*
MASCHERE *
Il
sole stava ormai tramontando oltre l’orizzonte e gli ultimi raggi tingevano di
rosso il paesaggio circostante, quando al gruppo del venerabile Genjo Sanzo
Hoshi fu concesso un po’ di riposo.
Nel
tardo pomeriggio avevano raggiunto l’ennesimo villaggio e si erano sistemati in
una modesta locanda in prossimità di un pacifico ruscello, un posto tranquillo
dove i quattro contavano di restare per qualche giorno prima di riprendere il loro viaggio
verso ovest. Caso fortunato, questa volta erano riusciti a sistemarsi in quattro
camere singole, cosicché ognuno avrebbe potuto godere di un po’ di calma e,
soprattutto, di un po’ di intimità.
Ma
se questo da una parte sembrava essere ben accetto da individui scorbutici e
solitari come Sanzo, provocava qualche difficoltà al più piccolo del gruppo che,
casinista com’era, non riusciva a stare zitto per più di cinque minuti; ma il
problema non stava solo nell’iperattività del giovane… era ormai un bel po’ di
tempo che strani pensieri gli affollavano la mente facendolo giungere alla
rassegnata conclusione che non sarebbe mai riuscito a mandarli via, anche perché
tutti questi pensieri erano rivolti verso un certo bonzo corrotto dagli occhi
suadenti di nostra conoscenza.
Se
all’inizio Goku si era limitato a pensare che il suo attaccamento incondizionato
a Sanzo fosse dovuto esclusivamente al fatto che era stato lui a liberarlo da
quell’oscura prigione di pietra nella quale era rimasto segregato per
cinquecento anni, ora cominciava a non essere più soddisfatto solo di questa
spiegazione… c’era dell’altro, e questo ormai era chiaro, qualcosa di talmente
forte ed indissolubile da non poter
essere più identificato con la semplice gratitudine, un affetto così profondo e
totale che la giovane scimmia si era ormai rassegnata a chiamare con l’unico
nome sufficientemente esplicativo: amore.
Si,
ormai non aveva più dubbi: si era innamorato di Sanzo, in un modo così spontaneo
ed inevitabile che si chiedeva come avesse fatto a non accorgersene prima e,
soprattutto, come potesse passare inosservato agli occhi degli altri. Ed era
questo il motivo principale per il quale cercava di evitare il più possibile la
solitudine: essere consapevole di questo sentimento e dell’obbligo di tenerlo
celato nel suo cuore, si faceva sempre più difficile, soprattutto quando
lasciava la mente libera di vagare, complice il silenzio di una stanza vuota.
Come se non bastasse, la consapevolezza di non avere la minima possibilità di
essere ricambiato dal suo sole, rendeva questa già delicata situazione ancora
più deleteria per il suo povero cuore.
Ormai
aveva perso il conto delle notti passate a piangere più o meno silenziosamente
(dipendeva dalla stanza in cui si trovavano ad alloggiare nella locanda di
turno, se era singola, doppia o quadrupla) per il suo amore non corrisposto, o
anche solo le volte in cui si era ritrovato a sospirare il suo nome senza
accorgersene, ad immaginare di accarezzare quei morbidi capelli biondi, quella
liscia e perfetta pelle d’avorio… quanto gli sarebbe piaciuto sentire la morbida
consistenza di quelle labbra insolenti sotto le sue, così affamate di
lui.
Dio,
se stava male! E il dolore era il suo unico compagno in quei, per fortuna rari,
momenti di solitudine.
Per
ovviare alla malinconia e alla tristezza che, piano piano, ancora una volta si
stavano facendo strada nel suo cuore, decise di uscire dalla sua stanza nella
speranza di incontrare qualcuno e distrarsi un po’. Le camere degli altri tre si
trovavano sullo stesso piano: la sua e quella di Sanzo erano due alloggi
adiacenti, mentre le altre due erano esattamente di fronte alle loro. Stava per
bussare alla porta del monaco, quando sentì degli strani rumori provenire dalla
stanza di fianco alla sua: era la camera di Hakkai. Arrivato davanti alla porta
bussò un paio di colpi; mentre attendeva una risposta da parte del ragazzo (che
non tardò ad arrivare), pensò che forse sfogarsi un po’ con una persona dolce e
sensibile come Hakkai non gli avrebbe potuto fare che bene… in fondo, cosa aveva
da perdere?! Si era sempre sentito particolarmente vicino a quel pacato ragazzo
sempre sorridente e gentile che aveva cominciato a considerare come una sorta di
fratello maggiore in grado di confortarlo e rassicurarlo se c’era qualcosa che
non andava.
Entrò
e lo trovò intento a medicare il piccolo Hakuryo che, durante il viaggio, si era
riposato pochissimo.
-
Ciao Hakkai, sono Goku. Ti disturbo? – chiese.
-
Oh, Goku… ciao! Entra, entra pure, qui ho quasi finito! – fu la gentile risposta
del demone bruno.
-
Come sta Hakuryo? Non deve essere stato un viaggio facile per lui,
poverino!
-
Infatti, stavo giusto finendo di medicarlo. Non è nulla di grave, ma è meglio
occuparsene subito. – tirò un lungo sospiro. - Ecco fatto, finito. Ora sei come
nuovo, piccolo!
-
Kyuuuuuuuuuuuuuuu!! – il verso festoso e riconoscente dell’animale risuonò per
la stanza.
-
E ora veniamo a noi. – aggiunse Hakkai voltandosi verso Goku con il solito dolce
sorriso sulle labbra. – Siediti pure, così potremo parlare meglio.
Il
più piccolo fece come gli era stato detto, mantenendo però lo sguardo un po’
basso: ora che si trovava di fronte al compagno di viaggio non sapeva cosa
dire.
Fu
l’altro a continuare.
-
Ho chiesto giù in cucina un po’ di the e dei biscotti, ma non li ho ancora
mangiati: mi fai compagnia? – chiese porgendogli una delle due tazze che aveva
appena riempito di liquido ambrato.
-
Volentieri, grazie!
Bevvero
il loro the ancora caldo in silenzio; una volta finito, le tazze furono riposte
da Hakkai in un angolo e la sua attenzione si focalizzò nuovamente sull’altro
ragazzo.
-
Allora Goku, come va? Sei stanco per il viaggio?
-
… no, io… io sto bene… grazie….
Il
demone gentile cominciò a preoccuparsi per la scarsa loquacità che il più
giovane stava mostrando; a pensarci bene, raramente lo aveva visto così giù di
morale, e la preoccupazione che fosse potuto succedere qualcosa lo spinse ad
indagare.
-
Tutto bene Goku? Ti vedo strano… c’è qualcosa che non va?-. Sperava che Goku si
aprisse almeno con lui, la sua sensibilità gli impediva di sopportare la vista
di uno qualsiasi dei suoi compagni triste o abbattuto. A Goku, poi, era
particolarmente affezionato: con la sua spontanea vivacità era capace di farlo
sentire sereno anche nei momenti più neri, e ora vederlo così giù di morale era
una cosa stranissima.
Il
silenzio che si perpetuava nella stanza gli fece capire che effettivamente c’era
qualcosa che non andava, un qualcosa che poteva avere un solo nome se si
trattava della vivace bakasaru: Sanzo.
-
C’entra Sanzo, vero?
Goku
non poté fare a meno di stupirsi per la perspicacia del ragazzo, che lo lasciò
un po’ interdetto, anche perché non si aspettava che arrivasse così rapidamente
al nocciolo della questione. Tirò un lungo sospiro che, insieme all’ulteriore
pausa innaturalmente lunga di silenzio, furono per Hakkai una risposta più che
esauriente; era sempre stato così, d'altronde: solo il biondo monaco era in
grado di provocare nella vivace e chiacchierona scimmietta un cambiamento di
umore tanto radicale, insinuando nel suo giovane cuore sentimenti, quali la
tristezza e la malinconia, altrimenti estranei al suo naturale modo di
essere.
-
Ecco, io… -, tentò il moretto; niente da fare, non riusciva a sostenere quello
sguardo dolce che lo invitava a sfogarsi. – Beh… si… cioè no, non direttamente
almeno. Ma vedi, il punto è che io…
-
Non ti sei ancora deciso a parlargli, vero? –, chiese ancora l’altro demone,
stando però attento a non incalzare il più giovane.
Goku
alzò lo sguardo e lo guardò perplesso… non capiva.
-
E per dirgli cosa… ?
-
Tu cosa vorresti dirgli? –, rispose Hakkai con un‘altra
domanda.
Lui
aveva già capito da un po’ come stavano le cose tra il monaco scorbutico e la
scimmietta esuberante, ma voleva che fosse l’altro a pronunciare quelle
parole.
Quando
però il silenzio si fece per l’ennesima volta troppo lungo e teso, decise di
aiutarlo.
-
… che gli vuoi bene…? –, chiese cauto.
-
… -, Goku continuava a tenere lo sguardo basso.
-
… che per te è importante…?
-
… -, ancora niente.
-
… che… lo ami……?
A
questo punto la bakasaru non riuscì a trattenersi; alzò la testa di scatto
incontrando gli occhi verdi dell’amico, mostrando uno sguardo talmente stupito e
disorientato che strappò una breve risatina all’altro
giovane.
-
E tu come fai a saperlo? –, esclamò senza sapere cosa pensare.
–
Credevi davvero che non ce
ne fossimo accorti? Certe volte è
così ovvio che mi
domando
come faccia Sanzo a non prestarci attenzione!
Quell’affermazione
lo imbarazzò non poco… non aveva mai preso in considerazione l’eventualità che
qualcun’altro potesse essere a conoscenza dei suoi reali sentimenti.
-
… è così evidente…? –, chiese in un sussurro, la voce e lo sguardo dorato velati
d’imbarazzo.
-
Abbastanza… ora tocca a te rispondere: non ci hai ancora parlato,
vero?
Capì
che ormai era inutile negare, e così rispose: - … come se fosse facile… Hakkai,
non ho la minima possibilità con lui… continuerà a considerarmi una stupida
scimmia fastidiosa e nient’altro… –, una lacrima gli solcò il viso; quella era
la prima volta che si concedeva di piangere davanti a qualcun altro, ma non se
ne preoccupava: sentiva che di Hakkai poteva fidarsi ciecamente, era come se il
giovane lo capisse come nessun’altro…
“
Come se mi capisse come nessun’altro…” questo pensiero gli attraversò la mente e
lo spinse a chiedere: - Tu… tu mi capisci, Hakkai?
Non
sapeva neanche lui cosa lo avesse spinto a dar voce ai suoi pensieri… ma l’
attenzione fu attratta dall’espressione del suo interlocutore che parve
rattristarsi tutto d’un tratto, e rispose: - Certo che ti capisco, Goku… meglio
di quanto tu possa pensare…
Quella
risposta lo colpì più di quello che diede a vedere e, ancora senza pensarci,
chiese: - … Kanan…? –. Non gli avevano detto quasi niente di quella vecchia
storia; sapeva solo che fu il grande amore di Hakkai in una vita passata, ed era
il motivo per il quale si incupiva dorante le serate di
pioggia.
Si
pentì di aver rievocato un argomento così delicato e stava per scusarsi, ma ciò
che lo sorprese fu la reazione del demone dagli occhi verdi: rise; una risata
vera, divertita… quel ricordo lo divertiva?
-
Perché ridi, Hakkai? – chiese per cercare di capire; com’era
possibile…?
-
… Kanan…! –, continuava a ripetere il bruno tra le risate.
Quando
finalmente sembrò calmarsi rispose.
-
No, non è lei…! Cielo, dovrei smetterla di nascondermi dietro questa vecchia
storia!
-
Nasconderti?! –, Goku era, se possibile, ancora più
confuso.
-
Si Goku, nascondermi. Mi rendo conto della vostra preoccupazione quando cado in
una delle mie crisi di malinconia, e per “tranquillizzarvi” dico che è per
Kanan… mi dispiace… -, ora c’era un po’ di amarezza nella sua
voce.
-
Ma Hakkai, tu non l’amavi?
-
Hai detto bene: l’amavo! Amai mia sorella più di qualunque altra persona
al mondo, ma ormai è passato, ormai fa parte… del passato. Occuperà sempre un
posto speciale nel mio cuore, ma non è il centro dei miei pensieri… non lo è più
da molto tempo…-. Distolse lo sguardo, sapeva che Goku stava per fargli l’unica
domanda alla quale non sapeva come rispondere.
-
Ma allora… se non è Kanan… chi è, Hakkai? La conosco? Come è fatta? È un uomo o
una donna? –, le domande uscirono a raffica dalla bocca di Goku e, come
succedeva sempre, tanta allegra spontaneità riuscì a contagiare anche lo youkai.
-
Ehi, calmo! Una domanda per volta! Beh, ti posso dire che è un uomo ed
è l’ultima persona che potrebbe ricambiare i miei sentimenti… -, un
sospiro rassegnato uscì dalle sue labbra a questa
affermazione.
-
L’ultima persona…? – fece Goku pensieroso. – Ehi Hakkai, non sarà mica il
principe Kogaiji?!
-
Come? No, non è Kogaiji, è una persona ancora più impensabile… io e lui siamo
molto diversi: lui è casinista, ama stare in mezzo alla confusione e fare
baldoria; può capitare che senza volere ferisca le persone con le parole, ma poi
è subito pronto a chiedere scusa; mi conosce come nessun’altro, e lo stesso vale
per me; è forte ma sa essere anche molto dolce e comprensivo; è carismatico, e
la sua bellezza riesce ad ammaliare, ma non è niente se paragonata allo
splendore della sua anima; e… si, lo conosci… -. Mentre parlava gli si
illuminarono gli occhi e, senza accorgersene, aveva cominciato ad elencare le
caratteristiche di questa misteriosa persona con una tale enfasi da lasciare a
bocca aperta il povero Goku che, dal canto suo, non aveva mai visto l’amico così
entusiasta per qualche cosa.
-
Beh, -, cominciò una volta ripresosi, – se ti fossi fermato a “casinista”, “ama
fare baldoria” e “ferisce senza rendersene conto” (quindi “insensibile”)
avrei potuto anche pensare che ti stessi riferendo a Gojyo… ma non lo vedo così
dolce e sensibile, e poi la bellez… -, la scimmia si bloccò nuovamente davanti
all’espressione seria e allo sguardo incupito che avevano repentinamente
sostituito, sul volto di Hakkai, l’euforia di poco prima; Goku l’aveva detto per
scherzare, ma ora un dubbio lo stava assalendo: possibile
che…?
-
Hakkai…? –, chiese cauto, vedendo che l’altro non dava segni di ricordarsi che
c’era anche lui nella stanza. - … Hakkai… Hakkai parlami… ehi Hakkai… non dirmi…
i-io scherzavo… non è… Gojyo…?
Pur
senza proferire alcuna parola, il silenzio del giovane fu una risposta più che
esauriente: la persona che Hakkai amava era proprio il loro compagno di
avventure Sha Gojyo… chi l’avrebbe mai detto! Anche se, ora che ci pensava bene,
non era poi così assurdo.
Cercando
di rompere il silenzio e di indurre l’amico a parlare, Goku prese la
parola.
-
Quindi è per lui che ti rattristi quando piove…? – fu la prima cosa che gli
venne in mente.
Finalmente
Hakkai si decise ad incatenare nuovamente il suo sguardo a quello dorato del
compagno più giovane.
-
Quando piove… -, riprese con un velo di tristezza sugli occhi, - mi ricordo
sempre il giorno in cui Gojyo mi salvò la vita… ed è in quei momenti che mi
rendo maggiormente conto di quanto sia impossibile questo amore, e di quanto sia
sciocco io che continuo ad amarlo, pur sapendo che lui non
mi…
-
NON DIRLO NEANCHE PER SCHERZO!! –, quasi urlò Goku interrompendo l’altro. –
Gojyo ti vuole bene, più di quanto pensi! Il tuo amore non è impossibile, il mio
invece… rimarrà per sempre a senso unico…
-
Non è vero, anche Sanzo ti ama, ne sono sicuro… solo, il suo orgoglio e l’ultimo
insegnamento del suo maestro lo ostacolano un poco. Ma vedrai che prima o poi
lo accetterà! –, gli disse tentando
di cancellare quel velo di malinconia che stonava tanto con il suo essere solare
e spensierato.
-
Tu… credi…? –, chiese Goku timoroso.
-
Non lo credo, lo so! –, rispose Hakkai strizzandogli l’occhio e scompigliandogli
affettuosamente la folta chioma castana.
-
Se ho qualche speranza io, tu ne hai il doppio… - aggiunse Goku tentando di
tirare su il morale all’amico.
-
No Goku… sono convinto di no…
-
Si invece…!
Ma
tutti i tentativi di protesta del piccolo furono interrotti sul nascere dalle
parole di Hakkai.
-
Gojyo è disgustato dalla sola idea di baciare un uomo… lui ama le donne, lo sai,
e io mi accontento di stargli accanto come amico. – Un sorriso forzato gli si
formò sulle labbra, e Goku potè
giurare di non aver mai visto nulla di più triste. – Mi basta questo… me lo
faccio bastare… .
Goku
non sapeva più cosa dire.
-
Ora è meglio che tu vada a letto! –, lo invitò gentilmente il ragazzo dallo
sguardo smeraldino. – Usiamo questi giorni per riposarci e riprenderci dalle
fatiche del viaggio! Domani ci aspetta una bella colazione e poi un giro per il
villaggio, forza… non perdiamo tempo!
Goku
aprì la porta per tornare in camera sua.
-
Buonanotte Hakkai! Buonanotte Hakuryo! – disse prima di uscire. Ogni tentativo
di continuare il discorso era stato prontamente bloccato dall’invito di
Hakkai.
-
Buonanotte Goku! – rispose quest’ultimo sempre sorridente.
La
giovane scimmia si richiuse la porta alle spalle sospirando; quando si voltò,
incrociò lo sguardo di Sanzo che in quel momento stava per entrare nella sua
stanza. Rivisse in un unico flash back la conversazione appena conclusa con
Hakkai e non poté fare a meno di arrossire, biascicare un: -Buonanotte Sanzo! –
e correre a rifugiarsi nella sua camera, con il cuore che batteva a mille…
chissà se Sanzo lo aveva udito!
L’atteggiamento
così timoroso della bakasaru non passò inosservato al giovane monaco che
l’avrebbe seguita se un pensiero non l’avesse bloccato: cosa gli avrebbe detto?
Con quale scusa si sarebbe presentato da lui chiedendogli spiegazioni per il suo
anomalo comportamento?
Non
lo sapeva, ed era troppo stanco per pensarci… e poi temeva che quei due
bicchierini di troppo che aveva bevuto durante la cena lo avrebbero fatto
parlare più del dovuto, facendogli rivelare cose che mai avrebbero dovuto
lasciare la sua anima… il suo cuore.
E
poi, a che pro rivelare i suoi sentimenti alla scimmia? A cosa sarebbe servito?
A niente, ecco a cosa! Goku era troppo impegnato a vederlo come “il suo sole”,
per notare anche l’uomo innamorato che c’era in lui…. Innamorato, proprio così, perché continuare a negarlo?! Con gli
altri era un conto, ma con sé
stesso poteva anche essere un po’ più onesto! Un amore che, ne era certo, non
avrebbe mai portato a nulla, se non a rivelare a tutti il suo lato più umano (e
quindi più debole), nel momento in cui questo segreto fosse stato rivelato… e
tanta sofferenza.
“Tutto
da perdere e niente da guadagnare… !”, e con questo amaro pensiero, accompagnato
da un sospiro rassegnato, il bonzo entrò nella sua stanza e si richiuse la porta
alle spalle.
La
nottata non fu una delle migliori per i quattro componenti del gruppo: Morfeo ci
mise parecchio tempo prima di riuscire a convincerli ad abbandonarsi nel suo
abbraccio, e i sogni che popolarono i loro sonni non furono tranquilli.
Per
fortuna arrivò presto l’alba che portò via i tormenti onirici dei nostri
eroi.
La
mattinata trascorse relativamente serena: fecero un’abbondante colazione,
durante la quale né Hakkai né Goku parlarono molto… la cosa, se non poteva
essere definita inusuale per quanto riguarda il primo, associata al secondo
insospettì un poco gli altri due che erano all’oscuro del discorso avvenuto solo
poche ore prima tra la scimmia e il demone gentile; poi decisero di farsi un
giro per le vie del paese che, quella mattina, ospitavano un allegro
mercato.
Il
tempo sembrò volare e, senza che nessuno se ne accorgesse, arrivò l’ora di
pranzo. Decisero quindi di tornare alla locanda, mentre densi nuvolosi neri si
avvicinavano minacciosi da sud. Il temporale non tardò a scoppiare con una
violenza non trascurabile, costringendo i tre demoni e il bonzo a trascorrere il
pomeriggio al chiuso.
Goku
stava ancora rimuginando su quanto rivelatogli la sera prima da Hakkai, non
riuscendo a sbrogliare la matassa; era sicuro che anche Gojyo provasse qualcosa
di profondo nei confronti del demone gentile, e a questa conclusione c’era
arrivato durante la mattinata quando, con occhi diversi, aveva cominciato ad
osservare i due amici. Gojyo poteva anche apparire superficiale, ma una strana
luce brillava nelle sue iridi rubino quando queste si posavano sul loro compagno
di viaggio: una luce carica di affetto ma anche di
tristezza.
Intenzionato
a capirci di più, decise che una visita al kappa pervertito lo avrebbe aiutato a
rispondere a qualche interrogativo.
Uscendo
dalla sua stanza, però, si trovò davanti Sanzo, anch’esso in procinto di
lasciare i suoi alloggi; in quei giorni sembravano rincorrersi a vicenda senza
rendersene conto. Tanto era perso nei suoi pensieri, che non si accorse di aver
mantenuto l’aria seria e pensierosa di poco prima, cosa che, nuovamente, non
sfuggì al monaco.
-
Goku! –, esordì, deciso a capire cosa frullasse per la testa della sua scimmia.
– Si può sapere cos’hai da qualche giorno a questa parte? Sembri sempre sulle
nuvole! –, concluse accendendosi una sigaretta e appoggiandosi al muro, come se
gli avesse appena chiesto notizie sul tempo… non era sua intenzione mostrarsi
preoccupato!
Goku,
colto di sorpresa da quella domanda, rimase in silenzio per qualche secondo, non
sapendo cosa rispondere; che Sanzo fosse in pena per lui?!
L’improvviso
arrivo di Hakkai salvò la situazione: Goku guardò il demone, per poi riportare
lo sguardo sul suo sole. Quest’ultimo capì che la saru non avrebbe parlato in
corridoio e, mantenendo l’aria impassibile, riaprì la porta della sua camera
precedendo Goku all’interno, lasciandola aperta per far capire all’altro che
doveva seguirlo; altro gesto che lasciò Goku interdetto:
Rimasto
solo nel corridoio, Hakkai si lasciò sfuggire un sorrisetto e un breve sospiro,
prima di chiudersi anche lui nella sua stanza; due occhi rossi, non visti,
avevano assistito a tutta la scena.
Una
volta soli, Sanzo si avvicinò alla porta-finestra che dava su un piccolo
balcone, apparentemente rapito dallo spettacolo offerto dal temporale che
infuriava.
-
Gli dei devono essere in collera con qualcuno… un qualcuno che non invidio per niente… -, disse in
un sussurro, più a sé stesso che a Goku.
E
così era, infatti: la divina Kanzeon Bosatsu, avendo la possibilità di osservare
da una posizione privilegiata ciò che avveniva sulla terra, era particolarmente
inviperita dalla cecità di suo nipote e dei suoi tre compagni di sventura che,
chiusi ognuno nei loro gusci sicuri e riparati per evitare ulteriori sofferenze,
non erano ancora riusciti a rintracciare tra di loro l’altra metà che avrebbe
reso complete le loro anime… ma questo Sanzo non poteva
saperlo….
-
Allora… -, disse riportando la sua attenzione sul compagno più giovane. – Si può
sapere che ti prende? Non sei un tipo malinconico, né tantomeno sei solito
chiuderti nel mutismo… ti stai ammalando? –, lo sguardo di ametista rimaneva
freddo, ma il resto del corpo, parole comprese, tradivano qualcos’altro: …
preoccupazione?
Dal
canto suo Goku era molto combattuto: confidarsi con il suo tutore e chiedergli
consiglio, o non dire nulla e tentare di sbrogliare l’intricata matassa da
solo?
Dopo
averci pensato per qualche minuto (il tempo in cui Sanzo finì di fumare la sua
sigaretta), optò per la prima: in due sarebbero potuti arrivare più velocemente
ad una soluzione.
-
Sanzo… -, da dove cominciare? Decise di essere il più diretto possibile. – Se tu
fossi a conoscenza dell’amore che lega due persone ma, allo stesso tempo, queste
persone non fossero in grado di capire che i loro sentimenti sono ricambiati, e
vedi che questo li porta a soffrire inutilmente… che
faresti?
Aveva
detto tutto quasi senza respirare, come a volersi togliere un peso dalla
coscienza; e ora aspettava una risposta dal suo tutore.
-
Tzè! Stai parlando di Hakkai e Gojyo, vero? –, chiese senza troppi giri di
parole l’interpellato.
Dal
silenzio di Goku capì di aver colpito nel segno.
-
Penso che se la debbano vedere loro, perché solo loro c’entrano: né io, né tu,
né nessun’altro, solo loro due… non ti devi impicciare. – rispose, forse un po’
troppo duro.
Ma
quelle parole non ferirono la scimmia che, testarda,
continuò.
-
Ma io ho parlato con Hakkai, e lui dice di non avere speranze; ma io so che non
è così! Oggi ho notato che lo sguardo di Gojyo quando lo guarda è un concentrato
di dolcezza che non usa con nessuno che non sia Hakkai… dimmi che ho ragione,
Sanzo!
-
Gojyo è legatissimo ad Hakkai, non credo che potrebbe fare a meno di averlo al
suo fianco… Sono due idioti, ecco cosa sono! Loro che potrebbero essere felici,
preferiscono rinunciare a questa felicità in nome di malsane paranoie da
innamorati, senza accorgersi che così facendo stanno solo perdendo tempo dietro
ad un qualcosa di inesistente…! – nelle sue parole ora c’era rabbia, tristezza e
amarezza, un cocktail esplosivo.
Resosi
conto di stare spingendosi troppo oltre, riuscì a riacquistare giusto in tempo
la sua proverbiale impassibilità, ma con una rapidità tale da lasciare quasi
sconvolto il povero Goku che non
sapeva più cosa pensare.
-
Quindi… -, riprese dopo poco, - … credi che io non debba fare
nulla…?
-
Si, lo credo. Poi fai come vuoi!
Sanzo
si accese un’altra sigaretta: la conversazione era palesemente
chiusa.
Goku,
così come era entrato, abbandonò la stanza del suo maestro, consapevole del
fatto che continuare ad insistere non sarebbe servito a nulla, se non a
procurargli una dose delle tanto odiate “sventagliate” che spesso il bonzo usava
per fargli capire che lo stava infastidendo; era però deciso più che mai a far
aprire gli occhi a quello scarafaggio idiota: ora che aveva scoperto che anche
Sanzo aveva le sue stesse convinzioni, nulla più lo avrebbe
fermato.
Bussò
alla porta del mezzo demone che si aprì quasi subito; Gojyo si affacciò e guardò per qualche secondo Goku fermo
sulla soglia, che prese la parola.
-
Ciao, ehm… posso… posso entrare? – chiese titubante.
Gojyo
non disse niente, ma aprì la porta facendo entrare il più giovane e chiudendola
subito dopo.
-
Allora Goku, che mi racconti? – esordì tranquillo. – In questi giorni mi sembri
strano!
“Ancora
con questa storia?! Ma si sono messi d’accordo?”
Il
disappunto dovette leggersi abbastanza chiaramente sul viso del ragazzo, tanto
che Gojyo chiese: - Che c’è? Ho detto qualcosa di
sbagliato?
Ma
Goku decise che era meglio sorvolare la questione: c’erano cose più serie di cui
parlare!
-
Gojyo senti… tu… che ne pensi di noi? – chiese con la massima semplicità e senza
inutili giri di parole, volendo arrivare il più in fretta possibile al dunque.
Il
kappa inarcò la sopracciglia.
-
Si, ecco… di me, di Sanzo e… di Hakkai….
Gojyo
non capiva dove Goku volesse arrivare, ma decise di dargli
corda.
-
Cosa ne penso di voi singolarmente, o come gruppo?
-
Singolarmente. Vorrei sapere cosa pensi di ognuno di noi. – rispose
sicuro.
Ci
pensò un po’ su, valutando le varie possibilità di
risposta.
-
Beh, facile: siete tre stupidi!
La
dichiarazione lasciò interdetto il più giovane.
-
Come, scusa…?
-
Hai capito bene: siete tre stupidi. Non c’è nulla di difficile da capire. Sei tu
che me lo hai chiesto, no? – ripeté sedendosi sul letto; subito fu imitato da
Goku, impaziente di sentire il resto… che non arrivò: il demone dalla chioma
scarlatta si accese una sigaretta e un silenzio teso cadde sulla
stanza.
Goku
allora si decise a domandare: - Cosa intendi con “tre
stupidi”?
-
Esattamente quello che ho detto! – continuò enigmatico il
kappa.
Goku
stava cominciando a spazientirsi…………
-
E perché saremmo tre stupidi?! – sapeva che, se avesse voluto ottenere qualche
risposta dall’altro, doveva mantenere la calma, ma non accettava di sentirsi
insultare con tanta leggerezza da uno che meno stupido di lui non era. Ma la
domanda non sembrò irritare il rosso, che non diede segno di aver colto la
provocazione celata in quelle parole.
-
Ok, sarò più chiaro… - si decise a rispondere. – In primo luogo tu e Sanzo siete
due stupidi perché tutti, anche Hakuryo, si sono accorti che siete innamorati
l’uno dell’altro; tutti tranne voi due, che non vi decidete a chiarirvi una
volta per tutte, preferendo portare avanti questa grottesca telenovela che non
giova a nessuno… se questa non è stupidità…! – si interruppe un attimo per
vedere la reazione che le sue parole avrebbero provocato.
Goku
spalancò occhi e bocca: sapeva che il compagno di viaggio era un tipo che
arrivava subito al dunque, ma mai si sarebbe aspettato tanta sincerità. E, quel
ch’era peggio, ci aveva colto in pieno… almeno per quanto riguardava
lui…
-
Vedo che almeno hai il buonsenso di non negare. – aggiunse Gojyo dopo aver
goduto abbastanza dello sguardo sconvolto della bakasaru.
Ma
Goku si riprese in fretta, tornando a ripetersi che il motivo della sua visita a
Gojyo era un altro: Hakkai.
-
Bene… - esordì non troppo convinto. – E Hakkai? Lui perché è uno
stupido?
La
domanda lasciò spiazzato il mezzosangue che non se l’aspettava proprio: già,
perché? Perché Hakkai era uno stupido?
…
perché continuava a farsi del male pensando al passato…?
…
perché così facendo si dimenticava di vivere il presente…?
…
perché non si accorgeva di quello che la vita aveva da
offrirgli…?
…
perché… non si accorgeva di lui…?
…
o magari per tutti questi motivi?
Goku
lo guardava aspettando ansioso una risposta: cosa avrebbe
detto?
Poi,
l’amarezza che covava dentro da tre anni a quella parte, lo fece
parlare.
-
Hakkai non è stupido… è il più stupido di tutti!
“Ecco!”
pensò Goku. “È arrivato il momento della verità!”. Non lo interruppe, e Gojyo
continuò.
-
Quello sciocco continua a volersi punire per una cosa successagli una vita fa…
continua a soffrire pensando a chi non c’è più, a farsi del male per un amore
così vano e lontano che non riesce a dimenticare…. È uno stupido perché,
continuando a pensare a Kanan, non riesce a guardarsi attorno e non si accorge
che è circondato da persone che lo amano e che soffrono nel vederlo ridotto in
questo stato; persone che si preoccupano quando, nel cuore della notte, lo
sentono gemere e lamentarsi in preda ad atroci incubi che basterebbe così poco
per scacciare: basterebbe aprire gli occhi e permettere a qualcun’altro di
entrare nel suo cuore, qualcuno che saprebbe come curare al meglio le sue
ferite… qualcuno che, pur standogli accanto, non viene notato a causa dalla sua
dannata testardaggine che lo porta ad essere cieco… cieco al dolore di chi lo
ama, ora, in questa vita… e di nascosto piange con lui quando lui sta
male…….
Nell’enfasi
del discorso, Gojyo non si era accorto che un sorriso compiaciuto era apparso
sul volto di Goku.
-
Ti sbagli, sai? Su parecchi punti. – disse semplicemente. Lo sguardo
interrogativo del kappa lo spinse a continuare: - Hakkai non vive nel
passato…
Una
risata di scherno uscì dalle labbra del rosso, che però non lo interruppe. – Ti
dirò di più: Hakkai ha da tempo accantonato il suo sentimento per Kanan, - al
solo sentir pronunciare quel nome Gojyo storse le labbra, - e da allora soffre
per amore verso un’altra persona che, lui ne è certo, non lo potrà mai
ricambiare.
Lo
sguardo di Gojyo esprimeva scetticismo, ma tradiva anche una punta di curiosità;
possibile che…
-
Ieri, parlando, mi ha confessato di amare quest’altra persona; me ne ha
descritto pregi sui quali ero e rimango scettico, ma lui ci tiene e io voglio
solo la sua felicità… ma non voglio che soffra a causa di uno stupido kappa
pervertito che non si rende conto delle sciocchezze che
dice.
Il
silenzio non fece in tempo a calare sui due, che fu subito spezzato dalla
seconda risata di Gojyo: una risata, questa volta, tesa e per niente
divertita.
-
Ma non farmi ridere! Hakkai innamorato di me!? – ma il tono scettico non
sembrava del tutto convincente neanche a lui; infondo, si sa: la speranza è
l’ultima a morire…!
-
Non sto scherzando, te lo assicuro! Durante i temporali il suo animo si
rattrista pensando al giorno in cui tu lo trovasti e gli salvasti la vita; anche
quel giorno pioveva, vero? E il ricordo di quel giorno lo riporta alla sciocca
convinzione di non poterti avere… e a soffrire… soffrire molto… ma per
alleviarci la preoccupazione ci fa credere che sia per Kanan. Ma soprattutto lo
fa per te, per non perderti… e tu non te ne accorgi… non sei meno stupido di
noi! – e, detto questo, senza lasciare all’altro il tempo materiale di formulare
una risposta, Goku si alzò dal letto sul quale era seduto e si diresse verso la
porta.
-
Non farlo soffrire… o te la vedrai con me…! – disse lanciando uno sguardo di
fuoco al kappa; Hakkai si era sempre mostrato gentile e premuroso nei suoi
confronti, quasi come un fratello maggiore… non poteva sopportare di vederlo
star male, non se poteva impedirlo.
Senza
aggiungere altro aprì la porta, oltrepassò l’uscio e se la richiuse alle spalle,
lasciando nella stanza un Gojyo ancora con la bocca aperta dalla quale non
usciva alcun suono.
-
Però avevo comunque ragione… - si disse dopo una manciata di minuti, tempo
necessario per riprendersi dallo stato confusionale nel quale era caduto. - È
proprio uno stupido! – e un sorriso rilassato gli distese le
labbra.
Una
volta fuori dalla stanza di Gojyo, Goku si trovò di fronte lo sguardo severo del
bonzo che, sapendo di non essere riuscito a convincerlo a lasciar perdere, lo
aveva aspettato in fondo al corridoio.
-
Non dirmi niente Sanzo, ti prego… dovevo farlo, cerca di capire: loro che
possono devono essere felici… almeno loro… - queste ultime parole furono seguite
da un sospiro rassegnato che la giovane scimmia non riuscì a
trattenere.
Passò
di fianco al suo maestro e qui si fermò.
-
… almeno loro… - ripeté in un soffio, alzando subito dopo lo sguardo e
incontrando le iridi viola dell’unica persona che amava; fortuna (o sfortuna)
volle che, per la seconda volta, l’arrivo di Hakkai (che li invitava a scendere
per la cena) interruppe quel momento.
Senza
aggiungere altro si divisero per prepararsi e, quando scesero nella sala
ristorante, all’appello mancava solo Gojyo che sembrava non essere intenzionato
a presentarsi al tavolo, visto che, dopo venti minuti, non era ancora
arrivato.
-
Ma che fine può aver fatto?! Non vorrei che fosse stato attaccato dai seguaci di
Kogaiji… abbiamo passato dei giorni troppo tranquilli. - Hakkai espresse ad alta
voce la sua preoccupazione.
-
Non credo, vedrai che sta bene. Magari è solo stanco e vuole riposare. E poi, se
ci fosse stato un attacco, non credi che ce ne saremmo dovuti accorgere? – lo
rassicurò Goku posandogli una mano sul braccio.
-
Se sei così preoccupato… perché non vai a cercarlo? Così magari lo trovi e
possiamo cominciare a cenare! – disse il monaco con fare irritato; non
sopportava proprio dover aspettare i comodi di quello stupido scarafaggio! Ma
nelle sue parole c’era anche una velata provocazione alla quale il demone
gentile rispose incatenando il suo sguardo a quello del compagno più
grande.
Rimasero
così per una manciata di secondi; poi Hakkai si decise.
-
Aspettatemi qualche secondo, vado a vedere come sta… - si alzò e uscì dalla sala
senza aggiungere altro.
-
Prega che abbiamo fatto la cosa giusta, altrimenti saranno guai… - mormorò Sanzo
guardando il demone sempre sorridente uscire celermente dalla sala con
un’espressione ansiosa sul volto.
-
Già… speriamo bene….
Dopo
qualche minuto Hakkai, non avendo trovato il compagno nella sua stanza né in
quelle degli altri, stava vagando per i corridoi della locanda apparentemente
senza una meta precisa.
“Ma
dove può essersi cacciato?! Non ci sono segni di lotta… ma se non è stato
attaccato, allora dov’è?”.
Con
questi pensieri in testa si fermò ad osservare la pioggia battente; fuori
infuriava il temporale, e questo contribuiva ad accrescere l’angoscia nel suo
animo.
Attratto
dall’ipnotica danza di quelle gocce che scendevano dal cielo, uscì in
veranda.
-
… Gojyo… - solo un sospiro, prima di voltarsi per rientrare, dandosi mentalmente
dello stupido per il tempo che stava perdendo… quando si accorse di non essere
solo; gli ci volle qualche secondo prima di mettere a fuoco l’alta figura
appoggiata con grazia al parapetto che gli dava le spalle; riconobbe subito la
lunga chioma scarlatta.
-
Cominciavo a chiedermi quando ti saresti accorto della mia presenza! – proferì
il kappa senza voltarsi. – Con i tempi che corrono non è saggio perdersi nei
propri pensieri quando si gira da soli… dovresti saperlo!
Dopo
un primo istante di smarrimento, Hakkai si riprese e si avvicinò al
compagno.
-
Ti stavo cercando. – disse, – Cominciavamo ad essere in pensiero per la tua
assenza… come mai sei qui?
-
Avevo bisogno di pensare un po’. Comunque ti è andata bene che fossi io,
qualcun’altro avrebbe potuto rivelarsi molto più pericoloso… cerca di stare
attento, ok? – finì voltando il capo e permettendo finalmente al demone dagli
occhi verdi di guardarlo in volto, i lunghi capelli rossi che ricadevano ai lati
del viso incorniciando il magnetico sguardo dello stesso
colore.
-
Sembrerebbe quasi che tu ti stia preoccupando per me…! – disse con un
sorriso.
“Magari
fosse davvero così, Gojyo…” si ritrovò a pensare
amaramente.
L’altro
rimase un po’ a fissarlo, poi si voltò nuovamente ad osservare la pioggia senza
realmente vederla. Stava pensando ad un modo per iniziare un discorso che, ora
lo sapeva, premeva molto ad entrambi.
-
Questo pomeriggio Goku è venuto a farmi visita. – buttò lì ignorando
l’affermazione che pochi minuti prima era uscita dalle labbra di
Hakkai.
Quest’ultimo
sgranò gli occhi, non sapendo come interpretare quella frase e temendo che il
più piccolo avesse parlato; la tensione era palpabile.
-
Mi ha fatto una domanda strana… - continuò, sperando che Hakkai dicesse
qualcosa, qualsiasi cosa.
-
… quale? … cosa ti ha chiesto…? – domandò in un sussurro.
Gojyo
prese fiato e continuò: - Mi ha chiesto cosa ne penso di
voi….
Hakkai
fissò il compagno, cercando di capire dove volesse arrivare, cosa significasse
quella domanda… perché glielo stava dicendo.
-
Anch’io all’inizio sono rimasto stupito, - confessò il demone dagli occhi rossi,
quasi avesse letto nella mente dell’altro, - ma ho deciso di dargli corda per
vedere dove voleva portarmi, e sai cosa gli ho risposto?
-
No… cosa?
-
Che siete tre stupidi! – questa frase colpì il demone gentile più della domanda
di cui era la risposta, soprattutto per la naturalezza con la quale uscì dalle
labbra del rosso, quasi fosse la cosa più ovvia di questo
mondo.
-
… come…? – tanto forte era il rumore della pioggia che per un attimo Hakkai
temette che l’altro non avesse sentito quello che poteva benissimo essere stato
solo un sospiro, un soffio di vento in mezzo ad un
uragano.
-
Si, hai capito bene… e questa semplice domanda mi ha fatto capire una cosa: …
che io non sono meno stupido di voi….
Altra
affermazione che lo lasciò di stucco; se prima Hakkai era confuso, ora si era
totalmente perso: continuava a fissare Gojyo aspettando che questi continuasse,
per tentare di fare chiarezza su questo discorso che, all’apparenza, non aveva
né capo né coda.
Decise
di fare la domanda più logica, la stessa che quel pomeriggio aveva formulato
Goku: - … e perché saremmo tre stupidi? – solo che nel suo tono non si celavano
risentimento o irritazione… c’era solo tanto stupore.
-
Beh, per quanto riguarda quel monaco corrotto e quella stupida scimmia,
concorderai con me che, se non si sono ancora resi conto che quello che il lega
va oltre la devozione
o
l’amicizia, dimostrano una profonda stupidità… come ho detto anche al moccioso,
“perfino Hakuryo se n’è accorto”… e non puoi darmi torto!! – concluse
infervorandosi.
Il
tono tra l’esasperato e il rassegnato con il quale erano state pronunciate
quelle parole, riuscì a strappare una breve risatina d’assenso ad Hakkai, che si
trovò perfettamente d’accordo con il mezzo demone su tutti i
punti.
-
Hai ragione, ma più che stupidi io li definirei prudenti… delle volte non è
facile ammettere i propri sentimenti con sé stessi, figuriamoci palesarli agli
altri; quando poi la situazione è così… delicata… ci si rende conto di quello
che si rischia, di quanto si rischia, e si preferisce accontentarsi di
quello che si ha piuttosto che mettere in pericolo anche il
certo….
-
E questa non è forse stupidità?! Nella vita bisogna rischiare ogni tanto, o si
finisce col soffrire, tormentarsi… nascondersi…
-
Nas… nascondersi?
-
Si, nascondersi! – Gojyo incatenò ai suoi gli occhi verdi di Hakkai e, mentre
parlava, gli si stava avvicinando sempre di più. – Nascondersi come fa il terzo
stupido del gruppo… mentre il quarto non se ne accorge e continua a somatizzare
le emozioni che prova, tentando di spegnere una fiamma troppo grande, tentando
di celarla facendo finta che non esista… quando sono tre anni che questa fiamma
mi divora dall’interno, mi consuma piano piano… e per quanto io abbia tentato di
fare come se non ci fosse, è ancora qui, - si posò una mano all’altezza del
cuore, - che continua a farmi battere il cuore per un certo ragazzo moro dai
bellissimi occhi verdi che ho qui davanti a me….
Le
ultime parole furono poco più di un sussurro, ma al cuore di Hakkai giunsero
come un urlo; d’un tratto tutti i timori, le preoccupazioni, la tensione… tutto,
fu spazzato via come da un soffio di vento; improvvisamente non c’era più
nessuno su quella veranda, in quel piccolo albergo, in quella tormentata
regione… su tutto il pianeta… c’erano solo loro due, loro due e quella fiamma
che da tre anni li stava divorando, loro due e i battiti veloci dei loro cuori,
loro due e i loro respiri accelerati… loro due e quell’amore che ora non doveva
più essere nascosto….
Non
poteva crederci, eppure era tutto vero; dalle iridi verdi di Hakkai cominciarono
a scendere perle trasparenti che andarono a rigare i suoi perfetti lineamenti…
quella sera, per la prima volta dopo tanto tempo, Hakkai pianse in una notte di
pioggia non per la tristezza o per la malinconia, no: quelle erano lacrime di
gioia, erano lacrime di sollievo, erano lacrime di quell’amore che, per la prima
volta, non faceva più male… erano lacrime di vita, che Gojyo prontamente
raccolse sulla punta delle dite con una delicatezza immensa, quasi avesse paura
di rompere quei preziosi cristalli con un movimento appena più accennato… le
raccolse e se le portò alle labbra, sentendo sulla lingua il loro gusto
salato.
Poi,
fu un attimo: le braccia di Hakkai si allacciarono dietro il collo del rosso e
le sue labbra si posarono su quelle del compagno, andando a colmare la già
ridotta distanza che si frapponeva tra esse. Gojyo, posandogli le mani sui
fianchi, lo attirò a sé facendo aderire i loro corpi, notando che combaciavano
come i pezzi di un puzzle; entrambi chiusero gli occhi e, ancora una volta, fu
Hakkai a prendere l’iniziativa: lentamente, fece scorrere la lingua sul labbro
inferiore di Gojyo, andando poi a mordicchiarlo molto sensualmente… ricevette
presto il permesso di entrare e, quando il rosso dischiuse le labbra, vi fece
scivolare dentro la lingua che intraprese subito una dolce lotta con quella
dell’altro, un lotta fatta di carezze e deboli gemiti.
Fece
scivolare le lunghe dita tra i morbidi capelli scarlatti attirandolo
maggiormente a sé, mentre il kappa gli accarezzava ora i fianchi ora la
schiena.
Si
separarono solo quando i loro polmoni cominciarono a protestare per la
prolungata mancanza di ossigeno; rimasero comunque stretti l’uno all’altro,
ansimanti, in un abbraccio quasi disperato… ora che si erano trovati non si
sarebbero più lasciati andare.
Hakkai
si strinse al corpo forte che lo sorreggeva posando la testa sulla spalla del
compagno, mentre Gojyo prese ad accarezzargli dolcemente i sottili capelli ala
di corvo: entrambi desiderarono che quel momento durasse in
eterno.
A
rompere il silenzio fu Hakkai.
-
Avevi ragione, sai? Siamo proprio due stupidi…!
Gojyo
lo scostò da sé quanto bastava per poterlo guardare in volto, e rimase
abbagliato dal più sincero sorriso che Hakkai gli avesse mai
rivolto.
-
No, ti sbagli: lo siamo stati fino ad ora, adesso… cominciamo a vivere…! Ti amo
Hakkai, più della mia stessa vita…!
-
Ti amo Gojyo, con tutto il mio cuore, con tutta la mia anima… ti amo
!
Le
loro labbra si unirono una seconda volta, e ancora le loro lingue tornarono a
duellare.
Nuovamente
si dovettero separare, e nuovamente Gojyo prese la parola… questa volta, però,
con intenzione diversa…
-
Se ci siamo riusciti noi potete farcela anche voi,
ragazzi!
-
È vero, ora tocca a voi! – aggiunse Hakkai; entrambi si erano accorti della
presenza di Sanzo e Goku poco distanti da loro che, evidentemente preoccupati
per la lunga assenza dei due, avevano deciso di andarli a cercare… o volevano
vedere come sarebbe andata a finire?
-
Basta mettere un po’ da parte l’orgoglio e le scuse assurde, e il gioco è fatto…
non è difficile! – concluse il demone gentile.
-
Tzè, ma sentili… fanno tanto i professori quando loro ci hanno messo tre anni, e
senza il nostro aiuto ne sarebbero passati come minimo altri trenta… - disse
Sanzo, più a sé stesso che altro. – Vieni Goku, lasciamoli
soli….
Sanzo
si voltò e, seguito dalla scimmia, tornò
verso le loro camere.
-
Se domani mattina scopro che hanno placidamente dormito ognuno nel proprio
letto, non risponderò più delle mie azioni… potrei diventare molto
pericoloso! – disse Gojyo rivolgendosi al compagno.
-
Sono d’accordo! – rispose Hakkai. – Approposito, ma… tu ed io dov’è che abbiamo
intenzione di dormire questa notte? – chiese con sguardo
malizioso
-
Dormire?! – fece Gojyo fingendosi sconvolto. – Tu sei proprio sicuro che questa
notte ti lascerò dormire? – ma non gli diede il tempo di rispondere che unì di
nuovo le loro labbra.
-
Ti è passato il sonno? – chiese in un sussurro quando si
separarono.
-
Mai stato più sveglio! – rispose il demone gentile.
Gojyo
sorrise; senza preavviso, sollevò Hakkai tra le braccia e ridendo entrambi, lo
condusse verso la sua camera.
-
E non ti preoccupi che Goku o Sanzo ci possano sentire? – chiese
Hakkai.
-
Se tutto va per il verso giusto saranno troppo impegnati per pensare a noi! –
rispose Gojyo chiudendosi la porta alle spalle con uno scatto secco e posando
delicatamente il compagno sul letto per poi riprendere a baciarlo con
passione.
Intanto
Sanzo e Goku avevano percorso in perfetto silenzio la strada che li avrebbe
portati ai loro alloggi adiacenti; giunti davanti alla porta della stanza del
bonzo, questi fece per aprirla, ma si fermò alle parole di
Goku.
-
Sanzo, io……….
-
Shhhhhhhhh… non dire niente… - ora nella voce del suo sole c’era quella nota di
dolcezza che raramente gli aveva sentito. Aprì la porta ed entrò nella stanza
facendo capire a Goku, senza parole, di seguirlo. Quando anche il più giovane fu
dentro richiuse la porta e, per la seconda volta in quella giornata, si
ritrovarono da soli tra quelle quattro mura.
Goku,
imbarazzatissimo, continuava a trovare estremamente interessanti i ghirigori che
ornavano l’unico tappeto della stanza, mentre Sanzo aspettava una qualche
reazione da parte del suo protetto; vedendo che non accennava a muoversi, gli si
avvicinò e con una mano gli sollevò il mento potendo finalmente ammirare lo
sguardo dorato della bakasaru che, sempre nell’imbarazzo più totale, arrossì
vistosamente senza però osare interrompere quel magico contatto visivo che si
era creato.
Questa
volta Sanzo era deciso a non tirarsi indietro; basta mentire, basta scappare,
basta continuare a nascondersi dietro antiche promesse… Hakkai aveva ragione:
doveva mettere da parte l’orgoglio per una volta ed essere semplicemente sé
stesso.
Fu
però anticipato dalla sua scimmia…
-
Sanzo… io ti amo… - quelle brevi parole sussurrate, pronunciate con quella
semplicità disarmante, fecero perdere un battito al suo cuore; tutto si sarebbe
aspettato, ma non certo una così spontanea dichiarazione da parte di Goku, che
ora aveva preso a sfiorargli con la punta delle dita il collo, le guance, gli
zigomi, le tempie, la fronte, le palpebre ora socchiuse, fino a soffermarsi
sulle labbra semiaperte dalle quali il respiro usciva
irregolare.
Sanzo
fermò quella mano, e con essa la dolce tortura alla quale lo stava sottoponendo,
e ne baciò i polpastrelli che poco prima lo avevano delicatamente accarezzato,
andando di nuovo a cercare gli occhi di miele dell’altro. Portò una mano ad
accarezzare quella folta chioma castana in cui fece scivolare le dita, per poi
colmare la distanza tra i loro visi che si era andata assottigliando sempre di
più di attimo in attimo; le loro labbra s’incontrarono: fu inizialmente un
timido ed impacciato sfiorarsi, quasi avessero paura che quell’incanto potesse
svanire da un momento all’altro.
Sentirono
distintamente il rumore di una porta che sbatteva nelle vicinanze, segno che
anche Hakkai e Gojyo avevano abbandonato la veranda per andare in un posto più
comodo e accogliente.
Si
separarono un attimo per scambiarsi uno sguardo d’intesa, per poi tornare ad
unire le loro labbra approfondendo il bacio, mettendo in quel gesto tutto il
loro amore e la loro passione. Le loro lingue si rincorsero e si trovarono, fino
a quando il bisogno d’aria non li costrinse, a malincuore, a
separarsi.
-
Alla fine Gojyo aveva ragione. – disse Goku ansimando, - Siamo stati quattro
stupidi…- e, senza dare il tempo all’altro di rispondere, lo baciò di nuovo, e
poi ancora, e ancora, e ancora, mai sazio di lui, del suo sapore, del suo odore…
del suo amore…
-
Ti amo Sanzo… ti ho sempre amato e sempre ti amerò… tu sei il sole per me… il
mio sole…! – dicendo questo, Goku si strinse al corpo del bonzo, aggrappandosi a
lui come unica ancora di salvezza… il suo sole….
-
Anch’io Goku, e solo ora mi rendo conto di quanto sia stato sciocco ad aspettare
tutto questo tempo…- il biondo lo guardò, ma non era più il solito sguardo
distaccato: ora Goku poteva leggerci tutto il suo amore.
Non
c’era più bisogno di parole tra di loro, e lo sapevano entrambi, così come non
ce n’era mai stato: i loro occhi che si incontravano valevano più di mille
discorsi
E
mentre le due giovani coppie si erano finalmente trovate, fuori la pioggia
cessava di cadere, segno che da lassù qualcuno era finalmente soddisfatto della
piega che avevano preso gli eventi.
-
E ora che vi siete trovati, non vi azzardate a perdervi ancora… o sarà peggio
per voi… parola della divina Kanzeon Bosatsu! – queste parole furono udite anche
dai nostri quattro eroi che rabbrividirono al loro tono minaccioso… avevano
infatti imparato a loro spese che contraddire la “misericordiosa” dea non era
una mossa saggia, motivo in più per ribadirsi vicendevolmente il giuramento
d’amore già tacitamente formulato.
Alloggiarono
in quella locanda ancora per qualche giorno ma, “stranamente”, due camere furono
liberate la mattina seguente… la fortuna di aver trovato, per una volta, quattro
camere singole, risultò vana.
Ripartirono
in una fresca mattina autunnale, diretti verso ovest incontro a nuove avventure…
ma per il gruppo del venerabile Genjo Sanzo Hoshi cominciava una nuova vita: ora
tutti e quattro avevano qualcuno da proteggere senza doverlo più tenere
nascosto.
-
Hakkai, io volevo ringraziarti!
-
No Goku, sono io a doverti dire grazie. Alla fine avevi ragione tu, ma io,
sciocco, non me ne rendevo conto…
-
Eccoci qui! Possiamo partire! – la voce di Gojyo interruppe le parole del demone
gentile, che baciò sulle labbra quello che ora poteva apertamente chiamare “il
suo ragazzo”.
-
Basta con queste smancerie e vediamo di muoverci… abbiamo una missione da
portare a ter… - ma Sanzo non finì la frase: le braccia della scimmia gli si
strinsero attorno al collo e la testolina castana gli si posò sul
petto.
-
Che combini scimmietta?! Ho detto che dobbiamo anda… - tentò di dire con tono
autoritario venendo però smentito dal gesto della sua mano che gli andò ad
accarezzare i capelli, ma fu per la seconda volta interrotto da Goku che gli
sfiorò le labbra in un casto bacio per farlo tacere.
-
Lo so… - disse quando si divisero, - … andiamo!
Sanzo
era rimasto sorpreso dalla dolcezza del più piccolo che, prendendogli la mano,
lo stava guidando verso la jeep… tutto questo sotto lo sguardo divertito di
Gojyo e Hakkai, quest’ultimo cullato dal dolce abbraccio del rosso che lo
cingeva per la vita da dietro tenendo la testa poggiata sulla sua
spalla.
Sanzo,
forse dimentico della presenza degli altri due o forse disinteressato alle due
paia d’occhi che li osservavano, con un gesto deciso fece voltare Goku
prendendolo per i fianchi, avvicinando maggiormente i loro
visi.
-
Eh no… - disse, prima di posare le proprie labbra sulle sue ottenendo subito il
permesso di violarle, mentre Goku rimaneva stupito dal gesto del maestro, dal
quale mai si sarebbe aspettato una simile dimostrazione d’affetto in
pubblico (non che la cosa gli dispiacesse, sia chiaro!).
Si
separarono in cerca d’aria, non accennando, però, a volersi
lasciare.
-
… “andiamo” lo dico io, ricordatelo! – concluse Sanzo.
Sentendo
queste parole, Hakkai e Gojyo scoppiarono a ridere contemporaneamente, e anche
Goku sorrise abbracciando il suo amore.
-
Ehi voi…! – cominciò Gojyo, - Non vorrei disturbare….
-
Lo stai già facendo! – lo interruppe “gentilmente” il
monaco.
Gojyo
fece finta di non aver sentito.
-
… ma vi informo che noi stiamo per partire, e che, se non volete perdere il
passaggio, vi conviene muovervi!
-
Provaci scarafaggio, e scoprirai che ci sono tante cose peggiori della morte! –
rispose Sanzo staccandosi a malincuore dalla sua scimmia.
Si
incamminarono, mano nella mano, verso la macchina alla guida della quale si era
già posizionato Hakkai, mentre il posto di fianco al guidatore era occupato dal
kappa.
Sanzo
scosse la testa ma non disse niente, salendo sul sedile posteriore al fianco
della bakasaru che, felice di averlo al suo fianco, gli diede un dolce bacio
sulla guancia, facendolo diventare dello stesso colore dei capelli del mezzo
demone che gli aveva soffiato il posto davanti.
Hakkai
sorrise vedendo la scena dallo specchietto retrovisore e mise in
moto.
-
Verso ovest! – disse Sanzo sicuro.
-
Verso ovest!! – confermarono all’unisono gli altri tre, pronti a lanciarsi verso
nuove ed emozionanti avventure.
* FINE *