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Autore: KayeJ    28/05/2012    3 recensioni
No, no… non ti spaventare. Avvicinati pure.
Non ti preoccupare, non mordiamo, sebbene l’apparenza possa ingannare.
Entra, spettatore.
E lasciati avvolgere dai nostri tendoni rossi.
Il circo ti aspetta.
Genere: Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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.1.



Lo spettacolo serale, è la cosa più importante, in un circo.
I giocolieri, gli acrobati, gli illusionisti, i domatori, e tutti coloro che partecipano a questo grande movimento, vivono in funzione dello spettacolo.
Essere parte del primo gruppo, vuol dire far parte dell’élite.
Significa essere fra i migliori, essere fra coloro che aprono lo spettacolo, essere l’attrazione principale.
C’è chi ci sguazza in questa situazione, chi sorride di circostanza e accetta senza fare una piega, chi non interessa per niente.
Pensare che il circo sia solo spettacolo però è sbagliato. Dietro uno spettacolo, c’è la preparazione di mesi, ore e ore di allenamenti. Il sudore e la fatica sono lì, in agguato dietro ad ogni sorriso mostrato con orgoglio al pubblico.
Perciò, cercare di capire chi possa essere il più adatto ad aprire lo spettacolo, chi, fra tutti quanti, abbia le capacità di presentare in modo sempre impeccabile, non è affatto facile.
Ma nel circo “Ederlezi” non era stato affatto difficile scegliere.
Da quando era arrivato, si era capito subito che sarebbe stato proprio lui a presentare, sì.
Così allegro, così spigliato. Così chiacchierone e al contempo trascinante nel suo parlare.
Rendeva entusiasmante fare qualsiasi cosa.
Beh, sì, sarebbe stato proprio lui il loro presentatore.
 
«Per cominciare, dimmi il tuo nome. » gli chiese la ragazza seduta con lui al tavolo della sua roulotte.
«Lavi. » rispose lui con un ampio sorriso.
«Solo Lavi? »
«Sì, un cognome non ce l’ho. Ma conto di trovarne uno adatto prima o poi. » proseguì con una risata contagiosa, facendo ridere anche la ragazza davanti a lui. I suoi codini ondeggiarono allegri seguendo i movimenti della sua testa.
Lavi la guardava incuriosito e divertito al contempo. Era delicatamente bella, ecco come definirla. Aveva un sorriso gentile, sembrava non conoscere malizia dalla purezza del suo sguardo. Avrebbe voluto avere una sorella o un’amica come lei. Ma non sarebbe mai potuta essere nulla di più. Le mancava qualcosa –rifletteva- il punto era: che cosa?
«E tu come ti chiami? » le chiese a sua volta, sorridendo, come se volesse bonariamente rimproverarle qualcosa. Gli stava simpatica, sì.
«Hai ragione, sono stata maleducata a non presentarmi subito. Sono Linalee. Però ora tocca a me proseguire con le domande.» - continuò lei facendogli l’occhiolino.- «Quindi…  perché pensi di poter essere adatto al nostro circo, Lavi?»
«Perché voi non avete un mangiafuoco. » rispose lui, semplicemente.
«E tu sei un mangiafuoco?»
«Sì.»
«Mostrami qualcosa allora.»
«Come vuoi.» fece lui sorridendo in un modo che Linalee non seppe decifrare. Sembrava non aspettasse altro, eppure c’era qualcos’altro, nascosto in quel sorriso.
Mise il palmo ben aperto davanti a lei.
Linalee lo fissava intensamente.
Lavi la guardò per un istante dritto negli occhi, con ancora quel sorriso divertito e enigmatico sul volto.
Poi, eccola! Una fiammella, timida timida dapprincipio, poi sempre più ostinata, danzava davanti al volto di Linalee, sul palmo della mano di Lavi.
La ragazza sbatté un paio di volte le palpebre, incredula.
Senza pensarci, avvicinò la mano alla fiammella, e Lavi non glielo impedì.
Scaldava, ma non bruciava.
Linalee continuava affascinata ad osservarla. E la sua meraviglia crebbe, quando la fiammella si trasformò in un piccolo serpentello rosso e caldo, che le passò fra le dita e sul palmo della mano.
«Allora?» chiese Lavi continuando a sorridere mentre il serpentello fra le mani di Linalee si dileguava in un discreto sbuffo di fumo grigiastro.
Lei lo guardava con occhi luminosi mentre un sorriso bambinesco le rischiarava il volto.
«Preso. » disse semplicemente, prendendo un foglio di carta su cui erano segnati altri nomi, ed estraendo da uno dei cassetti del tavolino piuma e calamaio.
«Ora dobbiamo solo trovarti un nome d’arte» concluse sorridendo, guardandalo in attesa mentre puntava la piuma sul foglio.
Lavi sorrise.





 
 
Credevate sparissi come nulla?
Ah, ingenui. Se così vi hanno fatto credere vi sbagliate. Io sono sempre qui, dopotutto sono io che narro i fatti, no?
E quindi, sì, c’ero anche io in quel momento, quando Lavi si accese una sigaretta sui gradini della roulotte, mentre osservava quel mondo parallelo.
«Perché il circo è esattamente questo.» mi disse.
«Un mondo parallelo lontano dal mondo che tutti noi conosciamo, e che soltanto a volte si interseca con la realtà.
Qui, nessuno viene discriminato. In altri luoghi, in altri tempi» – continuò con una lieve inflessione del capo- «mi avrebbero ucciso, bruciato vivo, tagliato le mani per quanto ho fatto poco fa’.»
Si allungò contro la roulotte con un fare rilassato e pensieroso al contempo. Qualcuno cantava poco lontano da lì. I bambini delle altre tende rincorrevano una palla colorata grande quanto loro.
«Vedi quei bambini? A loro non importerebbe. Intendo, a loro non importa se ciò che io sono, ciò che io faccio, sia giusto o sbagliato. Nessuno di loro si sognerebbe mai di gridare alla strega, per quanto ho fatto. A loro sarebbe piaciuto e basta. E la gente del circo, è un po’ così. Non fanno domande sulle stranezze, su cose inutili, su cose su cui non avrebbero risposte. Semplicemente, accettano. Le domande sono preziose, vanno contate, misurate con attenzione, pesate. E loro sanno dare valore a tutto questo. E io per troppo tempo non l’ho fatto, rispondevo sempre, a tutto, ma ora…» sorrise, aspirando nuovamente dalla sigaretta, per poi lasciare uscire pigramente un denso fumo grigiastro dalle labbra.
«Ma tu mi stai facendo parlare troppo!» esclamò ridendo malizioso, mentre io sorridevo a mia volta.
Poi mi guardò più attentamente. Sembrava cercasse qualcosa sotto il mio cappello.
Lo guardai con curiosità.
«Ma sai che hai proprio un bel visino?» mormorò con sguardo divertito, scoppiando poi a ridere nuovamente vedendomi arrossire.
«Sta tranquillo! Non ti importunerò di certo, ragazzino silenzioso.» poi mi squadrò con uno sguardo profondo, avvicinandosi al mio orecchio.
«Io so. So perché sei qui. » sussurrò piano.
Fu il mio turno di sorridere.
«Ma non ti preoccupare, non lo dirò a nessuno! » continuò ad alta voce alzandosi dai gradini e stiracchiandosi come un gatto.
«Ora però è bene che vada a fare conoscenza con i miei compagni di lavoro. Ci si vede!» salutò allontanandosi con la cicca fumante fra le labbra.
Lo guardai allontanarsi.
 
Mi sembrava assurdo che un tipo così fosse riuscito a rimanere per tutto quel tempo lontano dal circo.
Era nato per viverci.
Lo si vedeva dal fondo dei suoi occhi.
Bruciavano, e analizzavano. Poliedrico, colorato, sfrontato eppure profondo come il cuore della
fiamma. Ipnotico come un falò notturno. E c’è gente attorno, che ci balla, canta, beve e ride. E si suona,  e si parla.
Ecco come era quel Lavi: una festa. Una festa circense notturna.
 
 
 
 
 
 
Notes:
 
Eccoci. Siamo tornati prestissimo. E con questo capitolo iniziamo a entrare un po’ nel vivo di questa storia.
Ma quello che ci interessa ora è sapere se siamo riusciti a rendere almeno un po’ quello che pensiamo del circo. È un luogo magico e noi –poveri cuori poetici!- non abbiamo potuto fare altro che innamorarcene perdutamente. Vogliamo renderlo al meglio ai vostri occhi, e farvene innamorare il più possibile.
Regalare un piccolo spazio di colore e musica e odori e suoni. Semplice, senza domande.
KayeJ.
 
  
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