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Autore: Vichan    16/12/2006    6 recensioni
“E’ colpa tua! Mi hai bloccato cadendomi in grembo.” Rosso un po’ per l’imbarazzo, un po’ per l’ira, che sentiva nascere dallo stomaco nel venire rimproverato di essere stato così vicino a lei, Ron rispose aspramente... BUONA LETTURA
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“E’ tutto impossibile con te

“Il sentimento”

 

Nonostante la guerra incombesse e il tempo per gioire della bellezza della vita fosse praticamente minimo,  Hermione non  ricordava un’ atmosfera più calda di quella che viveva quando soggiornava a casa Weasly.

Mancava poco perché lei, Harry e Ron intraprendessero una via, che sicuramente gli avrebbe portati a combattere la loro più difficile battaglia. Intanto però, godeva dell’ospitalità  di quella grande, rossa e un po’ stramba famigliola.

Adorava passare i pomeriggi leggendo all’ombra di una grande quercia in giardino, passatempo che però veniva sempre interrotto dopo poco meno di un’ ora: o dal richiamo di Ginny, decisa a far qualcosa  che la distraesse o da Ron, che non sapendo cosa fare tutto il giorno, le si avvicinava ponendole la stessa ovvia, banale e alquanto irritante domanda.

 

“Cosa fai?”chiese il rosso accucciandosi sulle ginocchia di fronte a lei.

Con fare serio e senza alzare gli occhi dal libro sulle sue gambe, Hermione rispose:

 

“Escogitavo un modo assai doloroso per allontanarti da me!”

Meccanicamente il rosso muoveva su e giù la testa annuendo, poi si bloccò di scatto e la guardò un po’ stranito:

 

Caspita, grazie! Io vengo qui alla ricerca di un po’ di compagnia e tu mi ricevi in malo modo…”

“Oh Ron! Sembra che tu la faccia apposta a venire quando sto leggendo, per disturbarmi…”

Il ragazzo allora cercò con fare garbato di trovare un punto di incontro:

 

“Guarda che non ti voglio dare fastidio, ok?

E’ solo che a quest’ora tutti dormono; Harry invece…”e non continuò, abbassando lo sguardo sconsolato. Poi scrollò il capo e aggiunse:

 

“Mi rimani solo tu! Ma io sto qui buono, buono. Voglio solo stare con qualcuno, tu continua a leggere tranquilla!”

Terminò sfoggiando la sua espressione da cucciolo. Hermione era piuttosto stupita dai toni pacati e dalla gentilezza dei modi, che non seppe dire di no: lo guardò e annuì. A quel gesto di assenso Ron le si sedette accanto, appoggiato al duro e ruvido tronco dell’albero, sfiorando delicatamente la spalla di lei, che a quel tocco rabbrividì leggermente.

 

“Come siete delicate voi ragazze: solo questo venticello di tramontana ti fa sentire freddo.

 Hermione arrossì da far concorrenza alla chioma di Ron.

“Tu non ti preoccupare…”

 

“Su dai: togliti dall’ombra. Vieni più vicino a me!”

Non era un invito così malvagio ed Hermione seguì i consigli del rosso, che intanto gioiva di averla a se più vicino.

 

Era ormai quasi giunta a metà libro: ci aveva impiegato un’ ora in più rispetto al previsto, ma tutto sommato il tempo perso era stato sprecato bene. Ron non l’aveva per nulla disturbata e così mentre lui godeva sul viso del caldo sole d’Agosto, lei ogni tanto si distraeva contemplandolo. Le sembravano davvero incredibili i momenti passati in pace con Ron, sia perché così rari, dato che passavano la maggior parte del tempo a litigare o ad ignorasi prima di chiarirsi; sia perché erano occasioni in cui sentiva di provare sensazione ed emozioni di cui, fino  qualche anno fa, non aveva neanche immaginato l’esistenza.

 

“Ron?!”

“Uhm…”

“Io credo di rientrare: ho finito. Inoltre tu madre tra poco si sveglierà e vorrà una mano per preparare la cena. Vieni anche tu?!

Non ottenne risposta, sentiva solo il respiro del ragazzo appesantirsi e vide la sua testa rossa piegarsi sulla spalla destra. Il rosso scivolò con la schiena lungo l’albero e ricadde di fianco, in grembo ad Hermione.

La ragazza rimase per qualche secondo interdetta, poi capì che si era addormentato. Mirò allora il suo profilo e gli scostò una ciocca di capelli dalla guancia. Si sentì immensamente sollevata ma anche malinconica nel vederlo dormire così tranquillamente. Guardarlo poi, le infondeva forza: avrebbe lottato durante la guerra, con tutte le sue forze e l’avrebbe fatto per sapere che tutte le persone che amava, avrebbero dormito a quel modo. Senza accorgersene il sonno colpì anche lei: accomodandosi meglio sul prato si addormentò, mentre la sua mano ancora sfiorava il viso di lui.

 

*

 

“Hermione… ehi!”

Sentiva lontano, una voce calda e famigliare chiamare il suo nome. Aprì lentamente gli occhi: davanti a sé vedeva focalizzarsi il viso di un ragazzo dagli occhi sorridenti e le guance arrossate.

 

“Ron!”

Pronunciò il suo nome con tono sorpreso e allarmato. Pochi attimi e ricordò l’incantato pomeriggio trascorso. Incantato era l’aggettivo giusto: sapeva perfettamente essere quelli momenti unici e irripetibili. Insomma, erano sempre Ron ed Hermione: cane e gatto. E poi c’era Voldemort… sembrava quasi un lusso, addirittura ingiusto sperare che tutto quello accadesse di nuovo: bisognava pensare alla guerra!

 

“Tutto bene?! Sei riuscita a studiare o ti ho importunato. Scusa se, ehm… mi sono poggiato su di te… ma sono crollato.”

“Ah…ehm…”le uniche sillabe che riuscì a pronunciare, mentre le si imporporavano le guance.

“Uhm… Hai fame?!cercò il rosso di cambiare discorso.

“Ineff… Merlino, ma che ore sono?!chiese notando l’imbrunire della sera.

“Le sette…” rispose Ron, pacatamente.

“COSA!? Ma siamo qui dalle cinque!”costatò lei.

“Ebbene sì!”

 

Tutto ritornava alla realtà: Hermione riprendeva dominio della propria razionalità. E l’incanto di quel pomeriggio cessò.

 

“Ma che diamine: ho un sacco di lavoro da sbrigare. Certo che tu potevi svegliarti!”

“Come? Adesso incolpi me?”

Ron si sentì offeso da quelle parole: non lo infastidiva essere stato accusato di pigrizia. Il fatto che lei sembrasse così dispiaciuta di aver dormito tanto, mentre per lui era stata la dormita più bella da anni, lo colpiva nell’orgoglio. E se a farlo era Hermione Granger, non poteva che scoppiare bufera.

 

“Non ti saresti dovuta addormentare se avevi tutto questo da fare, non ti pare?”

Ecco che la paura di essere colti in fallo, di essere osservati nelle proprie debolezze, induce a colpire quelle degli altri.

 

“E’ colpa tua! Mi hai bloccato cadendomi in grembo.”

Rosso un po’ per l’imbarazzo, un po’ per l’ira, che sentiva nascere dallo stomaco nel venire rimproverato di essere stato così vicino a lei, Ron rispose aspramente:

 

“Bè, se mi avessi scostato non mi sarei arrabbiato, anzi te ne sarei stato grato: dato che ho dormito da cani. Avrei preferito essere cullato da Grop. Lui è senza dubbio più delicato di te.”

Mentiva spudoratamente, ma ora si sentiva meno indifeso davanti a lei.

Una sicurezza che scivolò via, appena la vide aflosciarsi sotto il suono di quelle parole.

 

“Ah! E’ così. Bene.”

Voltò le spalle e si indirizzò verso casa.

 

“Sono un emerito idiota!”

 

“Hermione, aspetta: io non volevo dire…”

“Ah Ron! Tu non volevi, tu non intendevi… quando cambierà questo disco?!”

“Ma sei tu che mi fai andare di matto!”

“IO!? Cerca di essere un po’ più sincero con te stesso.

“COSA! Sta parlando Miss so-tutto-io-Granger: ma cosa ne vuoi capire tu!”

“Cafone, bradipodo! Finisce sempre così…”

E corse via, verso la propria stanza, lasciando solo Ron sul prato con il viso ancora gonfio di sonno e corrucciato dall’irritazione.

 

“Ron, corri immediatamente qui!”

L’urlo  e il tono di voce di Molly, fecero capire al figlio che lo aspettava una bella ramanzina accompagnata da un “sistema la tavola e lava i piatti dopo cena”.

 

Entrò in cucina, da dove proveniva la voce della padrona di casa e la vide con in dosso il grembiule, un cucchiaio in mano e un braccio in vita:

“Cosa hai fatto ad Hermione?!”

“Ma perché pensi sempre che sia colpa mia!”

“Hermione è nostra ospite: qui deve sentirsi in famiglia e protetta.

“Mamma, lasciami stare!”

“No! Ronald Weasly. Insomma prima eravate così carini mentre dormivate…”
Ron divenne scarlatto.

“Mamma! Basta non ne voglio parlare.”

“Non parlarne, ma sistema la tavola e lava i piatti dopo cena!”

Ecco, appunto!

 

 

Dopo aver apparecchiato tavola, Molly lo aveva mandato a chiamare il padre, il quale,amante delle metodologie babbane, aveva l’uso di tagliar la legna nel boschetto vicino casa e usarla per accendere il caminetto.

Di farsi cinquecento metri di sentiero, Ron non ne aveva proprio voglia e così decise che avrebbe provato a smaterializzarsi, nonostante il voto che gli aveva permesso di essere promosso in quella disciplina non era per nulla paragonabile alla E di Hermione.

Se solo Hermione fosse meno rigida e severa…, pensava Ron mentre apriva e subito chiudeva alle sue spalle la porta che dava al giardino. E poi… POP!

Immediatamente dopo aver cercato di rispettare le tre D della materializzazione, avvertì un forte peso sulle spalle. Ma…non ricordava dovesse accadere niente del genere…

 

“Chi s-sei…

… Ron?!”

Hermione era in ginocchio alle sue spalle e gli puntava la bacchetta alla gola. Ron si voltò per guardarla: sul viso aveva un espressione sorpresa e infastidita. Ed era… senza maglietta.

 

“Perché sei qui, come osi entrare in questo modo?!

Ho temuto che fossi un Mangiamorte…”

Disse la riccia mentre scattava verso un cassetto, per tirarne fuori una canotta pulita e piegata. Ron notò che sul letto vi era gettata  quella che indossava precedentemente, sporca d’erba e resina.

 

“Scusami”disse arrossendo, mentre con gli occhi bassi vedeva scivolare il tessuto sulla schiena semi nuda di lei, “stavo provando a smateriallizarmi da mio padre ma pensavo ad altro e…”

 

“Tsk! Non hai ancora imparato. Potresti cercare di migliorare, invece di dormire tutto il giorno. Quando saremo in viaggio, dovrai essere in grado di farlo o rimarrai sempre in dietro.

Dando le spalle a Ron, nel tentativo di nascondere il viso ancora rosso dall’imbarazzo, Hermione pronunciò queste parole con tono stanco, disperato e triste allo stesso tempo.

 

“Bè non ti preoccupare, se dovesse accadere non sei tenuta a tornare in dietro per riprendermi.

 

“E’ vero, non lo sono. Tuttavia… non potrei mai non farlo. Non potrei mai...” Ora gli era di fronte, con le braccia conserte e il capo chino sulla spalla destra, lo sguardo basso, le guance purpuree.

Ron le si avvicinò e poggiò le sue mani sulle braccia di lei, il mento sul retro del suo collo. Hermione si abbandonò a quel tocco così insolito.

 

“Ron… scusami per prima…io ho avuto torto.

Una presa ancora più salda e le braccia di lui si strinsero con forza sulla schiena di lei. Un abbraccio quasi prepotente, ma infinitamente dolce allo stesso tempo: come uno scalatore e l’unico appiglio su una parete rocciosa, come un re e il suo più grande tesoro.

 

“ROOOOOON!”la voce di Molly risuonò dalla cucina.

Il rosso si tirò indietro, con un dolce sguardo e un delicato sorriso si voltò diretto alla porta. Pace era stata fatta. Sempre così fra loro: qualcosa di speciale…

 

“E’ pronta la cena, scendi con me?”

“Certo!”

 

*

 

“Tuo padre, signorino, è qui e non perché tu l’abbia chiamato. La signora Weasly  urlava ai piedi delle scale in direzione del figlio, di cui avvertiva i passi avvicinarsi in sua direzione.

“Sbaglio o…oooh!”si interruppe appena vide comparire sul pianerottolo Ron, accompagnato da un Hermione con un’ espressione che, non aveva niente a che vedere con quella con cui aveva varcato la soglia della cucina un’ ora prima.

“Venite che la cena è in tavola.”disse a quel punto cambiando tono.

 

Giunti dunque in cucina, ognuno sedette ai rispettivi posti Hermione accanto a Ginny, la quale aveva un aria apparentemente molto serena, Ron di fronte ad Harry, che per contro era taciturno e pensieroso. La cena passò tranquilla, fra qualche commento del padre di famiglia riguardo all’incompetenza del ministero nel gestire l’attuale situazione e qualcun altro relativo alle ottime pietanze preparate dalla moglie. Una tranquillità, destinata a scomparire dalla notizia che arrivò subito dopo il dessert.

 

“Io…”cominciò titubante Harry, mentre tutti si voltavano a guardarlo in attesa “… dunque tutti sapete qual è il mio compito: è ora che lo porti a termine.” Il silenzio calò tra i commensali.

“Non sarà facile: per me, per noi…”disse indicando Ron ed Hermione, “e non lo sarà neanche per voi, lo so. Ma… dobbiamo andare: domani partiremo.”Ora il suo sguardo era rivolto dritto ai suoi amici, i quali, nonostante non erano a conoscenza dell’immediata decisione di Harry, seppero trasmettergli forza e determinazione dai loro sguardi. Poi l’attenzione di Harry si spostò  completamente su Ginny, la quale aveva appena superato la soglia che conduceva in giardino. Il prescelto si alzò e la seguì.

 

“Oh, Ron caro!”cominciò sua madre, con tono grave; “io e tuo padre siamo molto preoccupati ma…”la voce le si era incrinata, così mentre cercava appoggio sul marito, questo continuò per lei.

“Voi, e mi rivolgo proprio a voi due”Ron ed Hermione si guardarono incerti e timidi; “ siete la forza dell’altro. Con questo voglio dire che solo sostenendovi, sarete in grado  di affrontare quello che vi aspetta e di essere d’aiuto ad Harry.

Questa certezza  ci permette di lasciarvi andare.”Terminò il signor Weasly, poggiando una mano sulla spalla del figlio, mentre cercava di trasmettergli anche un po’ della sua forza con lo sguardo.

“Ora, andate a prepararvi!”riprese la signora Weasly.

 

Silenziosamente Ron si incamminò verso la sua stanza ed Hermione lo seguì. Il rosso cominciò a tirar fuori dal suo baule le cose necessarie per il viaggio, che sarebbero andate tutte in uno zaino, certo più pratico da trasportare del baule. Hermione in tanto si era accomodata sul letto del ragazzo meditabonda. Poi improvvisamente spezzò il silenzio dicendo:

 

“Lo sai cosa vorrei?” si voltò verso di lui con un tenero sorriso. Ron la guardò interrogativo, concentrandosi su di lei.

“Vorrei andare a casa mia e portarvi tutti con me, nell’illusione che lì siate al sicuro.”

Non piangeva Hermione, non aveva intenzione di farlo. Il modo in cui guardava Ron, trasmetteva sì tanta tristezza, ma soprattutto determinazione e coraggio. Il ragazzo ne fu ammirato. Hermione era davvero la persona, non semplicemente la ragazza, più speciale che avesse mai conosciuto.

“Ci vorrei venire a casa tua; magari quando tutto questo finirà mi inviterai per un tè. Che ne dici?”disse sedendosi accanto a lei.

Hermione lo guardò negli occhi e un sorriso spuntò sulle sue labbra.

“Non lo so Weasly, se ti comporterai come dico io… ci potrei pensare.

Ron le diede un buffetto sulla guancia e un piccolo schiaffetto sul capo.

“Ron, cos’è quel pacchetto?! chiese la ragazza, indicando una piccola confezione un po’ malridotta tra gli indumenti nel baule.

“Oh, quello…E’ un po’ che non lo trovavo più. Era finito in fondo.”

“E…cos’è?”

“Bhe ecco… Natale scorso, io e te non ci parlavamo ricordi?!

E come dimenticarlo, pensò Hermione che subito si ricordò di Lavanda, dei canarini, delle litigate e dell’avvelenamento di Ron.

“E allora…”continuava lui; “…io non ti ho dato il mio regalo, ma lo avevo già comprato da un pezzo. Confessò imbarazzato.

Oooooh, interessante…”ora le era venuta la matta voglia di punzecchiarlo.

“E il suo contenuto è affare segreto o si può vedere?!E poi mi chiedevo, come mai non lo hai scaraventato dalla finestra, dato che in quel periodo praticamente non mi potevi  vedere?”

 

“Io… lo avevo conservato perché pensavo di regalartelo del tuo compleanno, insomma primo poi le cose si sarebbero aggiustate.

Anche se ci è voluto che io quasi morissi. Comunque visto  che ormai compi gli anni tra circa un mese: eccotelo in anticipo!”si avvicinò al baule, lo afferrò e tornò vicino a lei porgendoglielo.

 

“Tanto per essere esatti: io non ti ho mai potuta vedere; non solo in quel periodo…” disse cercando di allentare la tensione e di sciogliere l’imbarazzo.

“AHAHAHA, simpatico, davvero simpatico Weasly.

Quando il nastro fu sciolto, rivelò una semplice scatola quadrata. Hermione l’apri con cura e vi trovò dentro un raffinato fermaglio per raccogliere i capelli. Il pettine, destinato ad essere immerso nella chioma, era di un sottile ma resistente metallo argentato. La parte esterna invece era in avorio, modellato in modo da riprodurre la corolla di un giglio.

“L’ho trovato a Diagon Alley l’estate scorsa, da un commerciante ambulante egiziano. Appena l’ho visto ho pensato che forse, saresti finalmente riuscita a mettere in ordine i tuoi pazzi capelli. Ma dico li pettini mai?!

“Ma certo che mi pettino!”sorrise divertita, mentre lo colpiva leggermente sull’addome.

“Comunque… questo fermaglio è stupendo. Grazie!”

“Non ce di che. Lo sapevo che il mio buon gusto, ti avrebbe fatto ammettere primo o poi la mia classe…”.

“Non si direbbe da come tieni la tua stanza: sembra una stalla. Dovrei iniziare a credere che il fermaglio l’ha scelto tua madre, non tu.

“Invece l’ho scelto proprio io!”. Glielo tolse di mano, si alzò, afferrò Hermione per un polso e la trascinò di fronte allo specchio del suo armadio. Si posizionò alle spalle di lei e con un coraggio che credeva di non avere le raccolse i capelli sul collo, sfiorandole la pelle morbida e fermò i ricci ribelli con il bel giglio.

“Allora avevo ragione: te li raccoglie perfettamente.

“Già…”disse lei avvicinandosi di più allo specchio, con aria stupita per il successo con i suoi capelli e piacevolmente sorpresa dal comportamento di Ron.

“Ti meriti davvero, di essere ringraziato con il cuore questa volte. Sei stato perfetto!”

Gli occhi le brillavano quando si voltò a guardarlo,  Ron si sentì subito imbarazzato e impacciato sotto quello sguardo, tuttavia non resistette dal raccogliere una ciocca fuggitiva della sua crocchia e ordinarla dietro l’orecchio. Le si avvicinò ancora di più, le accarezzò la nuca e poi fu lei: fu lei a chiudere quella distanza tra i loro visi, a risolvere quel contatto tanto desiderato. Ron lo interpretò come il suo ringraziamento, così pensò di meritarsene davvero tanto visto il buon lavoro.

 

“Bene! Forse sarò risparmiato almeno dalla fatica di sentirvi litigare, durante questo viaggio. Si udì dire dall’uscio della camera. Harry era appoggiato sullo stipite, con l’aria stanca ma un sorriso sincero.

I due si staccarono improvvisamente, rossi in viso.

“Mi hai morsicato il labbro!”diceva Hermione ridente.

“Io?! Ma se sei tu che mi ti sei buttata sopra. continua lui con aria ancora più divertita.

 

“Mi sono illuso troppo presto…”si rese conto Harry.

 

FINE

  
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