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Autore: _Jaya    28/05/2012    3 recensioni
Questa storia parte da un sogno, e da lì ho tirato tutte le fila di questa breve storia. La scoperta dei poteri di Merlin da parte di Arthur è un argomento spinoso che tutti vorremmo vedere rappresentato nel telefilm, questa è un'ipotesi nata nella mia fantasia. Buona lettura.
Dal testo:
Geoffrey di Monmouth cominciò a parlare leggendo quello che era stato deciso in precedenza: « L’alta corte del Regno di Camelot, presieduta dal re Arthur Pendragon, figlio di Uther Pendragon, legittimo erede della stirpe Pendragon, ha stabilito la colpevolezza di Merlin, valletto al servizio dello stesso Re, per aver praticato la magia e di tradimento nei confronti del Regno. »
SPOILER 4 SERIE!
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gwen, Merlino, Morgana, Principe Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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Note preventive: Ecco il secondo capitolo. La storia comprende ancora un altro capitolo, l'epilogo, molto più corto e sintetico rispetto agli altri capitoli.
Spero che la storia vi piaccia *w* Buona lettura!
Non posseggo nessun diritto sul telefilm Merlin trasmesso dalla BBC né sugli attori. Non è stato scritto a scopro di lucro.

Il momento giusto





« Merlin, tu sarai… » il tono di Arthur, quando cominciò a
parlare, fu autoritario, deciso [...] « Sarai ferito, fatti curare da Gaius,
dopo presentati nella sala del trono »
Merlin strinse le labbra e le morse leggermente. Poi abbassò il capo e sussurrò
un « Sì, Sire » [...] Gwen lo guardò preoccupata allontanarsi prima di voltarsi verso
il marito. Voleva bene a Merlin ed era preoccupata per lui.




La giornata era una delle più serene: il cielo era terso, solo verso le colline si potevano intravedere delle nuvole candide. I normali rumori di una città riempivano l’aria e giungevano attutiti alle finestre del castello. Da alcuni corridoi più alti si potevano vedere le tende dei combattenti piantate intorno all’arena.
Arthur sospirando si allontanò dal vetro della finestra e prese una camicia bianca dall’armadio. La sua regina lo aspettava nella camera a fianco, come gli aveva annunciato una guardia. Il re non aveva alcuna intenzione di far aspettare Gwen, ma sapeva già il tema che voleva toccare la ragazza, un argomento che non gli aveva fatto chiudere occhio per tutta la notte.
Merlin.
Quel ragazzo sapeva essere un vero mistero quando voleva, un grattacapo davvero non facile.
Molto spesso lui stesso aveva paragonato Merlin a un puzzle complicato, ad un libro di cui non riusciva a leggere alcune parti. Perché aveva sempre avuto l’impressione di non conoscere a fondo il ragazzo che lo serviva da tanti anni. Mai nessun servitore, a parte la sua balia, era resistito così tanto. Solo lui.
Perché riusciva ad esasperare ed allo stesso tempo divertire il sovrano. Erano riusciti ad instaurare un rapporto basato sull'amicizia, quella vera.
Ma aveva un buio segreto, che era venuto alla luce solo il giorno prima. Possedeva la magia. Ed era un reato molto grave nel regno di Camelot, punibile con la morte.
Arthur aveva visto tantissime persone essere processate per aver compiuto magie ed essere decapitate o bruciate sul rogo per questo. Anche la sua stessa moglie aveva rischiato, ma si era salvata, come per miracolo o intercessione divina. Oppure semplicemente il destino aveva voluto così.
Destino… molto spesso aveva sentito dire quella parola dalle labbra di Merlin e di altre persone a lui vicine. Che fosse destino l’amicizia tra un mago e il sovrano di Camelot, luogo ostile alla magia?
Arthur non lo sapeva. Lui non aveva mai capito nulla di magia o di cose simili. Non si era mai sentito a suo agio quando l’argomento era la stregoneria: aveva provato odio per i maghi perché avevano provocato, con la loro stessa esistenza, la morte di entrambi i suoi genitori. Morgana aveva gettato al vento la loro amicizia a causa della magia. Però era anche vero che aveva pronunciato un giuramento tempo prima. Arthur ricordava bene di aver promesso allo spirito che si era impossessato del corpo di Sir Elyan che Camelot non avrebbe più condannato con la morte un mago solo perché creatura dell’Antica Religione. I ricordi di quei terribili momenti passarono davanti agli occhi del sovrano rapidi e inesorabili.
Il re si passò una mano sulla fronte, come per distendere delle rughe immaginarie, e lasciò la stanza per recarsi dalla moglie, anche se sapeva bene di non essere pronto ad affrontare l’argomento Merlin: percorrendo il breve corridoio che separava le due stanze ordinò ad una guardia di andare nelle stanze del medico di corte per convocare Merlin a comparire davanti alla corte.
« Comunica a Gaius di mandare il mio servitore tra due ore nella sala della tavola rotonda » disse, rifiutandosi di pronunciare il nome di Merlin « e di presentarsi egli stesso tra mezz’ora »
La guardia abbassò il capo in segno di rispetto e obbedì. Immediatamente tornarono alla mente del sovrano le innumerevoli occasioni in cui Merlin aveva osato contraddire i suoi ordini e i suoi comandi. Arthur scosse la testa e bussò alla porta della camera della sua regina. Aprì la porta l’ancella della ragazza, una giovane fanciulla dalla pelle porcellana e con dei luminosi occhi castani. Ella fece una riverenza e si fece da parte sussurrando delle parole come “La regina si sta acconciando i capelli”. Pochi secondi dopo la regina stessa fu visibile dalla porta ed accolse il marito con un sorriso luminoso.
« Arthur! » lo chiamò e gli fece cenno di avvicinarsi. Si rivolse poi alla serva e con gentilezza le chiese di recarsi alla lavanderia del castello a prendere la biancheria pulita.
« Subito, Maestà » rispose la ragazza che in qualche secondo fu fuori dalla porta. Per quanto stesse bene in compagnia della sovrana, la serva aveva sempre avuto terrore del Re.
« Povera Claire » commentò Guinevere avvicinandosi al marito e poggiando le sue mani sul suo petto « non riesce proprio a non vederti come il lupo cattivo… »
Arthur guardò sorpreso la moglie prima di rispondere « Perché? Cosa le ho fatto? »
« Niente in particolare, ma nel castello è famosa la tua scarsa pazienza con i servi… » le parole di Gwen galleggiarono nell’aria per qualche secondo prima che Arthur la stringesse a sé.
« Mi sei mancata Gwen » disse, per poi correggersi « mi siete mancati »
Sul volto della giovane regina si aprì un sorriso felice e le sue mani scesero verso il proprio ventre. « Non cambiare argomento, Arthur » lo ammonì blandamente. Il marito si scostò da lei e si avvicinò alla finestra. Nel cortile poteva vedere dei cavalieri a cavallo e dei servi affaccendarsi intorno a loro. Attraversò lo spazio vuoto anche Claire, l’ancella della regina, che fu subito raggiunta da un altro servitore.
« Cos’hai deciso? » domandò la regina. Ella prese la spazzola dalla toeletta e cominciò a pettinarsi i lunghi capelli.
Non serviva pronunciare il nome del mago, con la casuale frase precedente era ben chiaro di chi stesse chiedendo notizie.
« Non so cosa fare Gwen » ammise Arthur lasciando che la sua stessa la testa gli ricadesse sul petto « Ho sbagliato tutto… come ho potuto non accorgermene? Sono stato così cieco per così tanto tempo? Non… non ha senso » poi, come per rendere più chiaro il concetto, ripeté « Merlin non può essere uno stregone »
Pronunciando quelle parole rialzò la testa e si voltò a guardare Gwen. Ella rispose allo sguardo senza capire cosa vedessero in realtà i suoi occhi.
« Ricorderai sicuramente di quando mio padre ti accusò di stregoneria, giusto? » al cenno di assenso della ragazza continuò « Merlin entrò nella sala del consiglio subito dopo il tuo arresto, accusandosi di essere un mago, cercando di provare la tua innocenza. Io lo feci passare per pazzo, convincendo mio padre che fosse innamorato di te e che quindi stesse cercando di far ricadere la colpa su di sé. Invece stava pronunciando la verità. E io non l’ho riconosciuta »
Gwen si avvicinò al marito « Questo non me lo avevate mai detto, né Merlin né te » considerò la regina, per poi aggiungere « Il suo animo è buono, Arthur, lo sai bene »
Il re si voltò nuovamente verso la finestra e chiuse gli occhi. Rimase per qualche minuto in quella posizione e pronunciò la sua sentenza « Non posso far finta che non sia successo niente, perché qualcosa si è rotto »
Detto quello, Arthur si avvicinò a Gwen e le baciò la fronte. Sapeva di darle un dispiacere, ma una decisione andava presa. Con un’ultima carezza sulla guancia lasciò la regina da sola.
Gwen si sedette sul letto. Abbandonò la spazzola accanto a sé e i suoi occhi si persero nel vuoto. Gli episodi che aveva passato con il mago le vennero alla mente e cominciò a guardare al passato con un nuovo punto di vista, più consapevole e sicuro. Merlin era stato un suo amico, aveva combattuto per lei e le era sempre stato affezionato. Doveva fare qualcosa per salvarlo.


La convocazione nella sala del trono era per quella mattina: una guardia aveva avvisato il medico di corte di prima mattina ed era rimasta di controllo davanti alla porta dell’infermeria. Merlin era uscito molto debilitato dallo scontro con Morgana e, grazie al potente sonnifero somministratoli da Gaius, era riuscito a dormire tutto il pomeriggio e la notte, risvegliandosi alle prime luci dell’alba seguente. In un primo momento non sembrava ricordarsi della situazione: soltanto dopo essersi alzato a sedere sul letto ed essere caduto sdraiato di nuovo sul materasso per le forti vertigini cominciò a ricordare.
Il giorno precedente aveva mostrato i propri poteri ad Arthur e sconfitto Morgana. Non sapeva se dirsi più soddisfatto o più preoccupato per le conseguenze del proprio gesto.
Il ragazzo rimase steso sul letto per qualche minuto prima di cominciare a sentire dalla parte opposta della porta dei movimenti. Gaius doveva essersi svegliato e stava cominciando a preparare le sue pozioni per gli abitanti del castello e della città. A un certo punto Merlin credette di essersi riaddormentato giacché fu risvegliato da un timido bussare alla porta.
« Avanti » borbottò portandosi una mano sugli occhi e stropicciandoli. Doveva proprio essersi assopito, il sole non gli era sembrato così forte prima.
« Posso? » domandò una voce femminile. La regina fece capolino alla porta. I lunghi capelli ricci erano lasciati liberi sulle spalle, solo qualche ciuffo era tirato indietro. Il volto era preoccupato, i grandi occhi castani si muovevano repentini sulla figura del ragazzo, alla ricerca di una qualunque ferita.
« Vieni Gwen! » la accolse Merlin con un sorriso sulle labbra. Non aveva mai dubitato di lei, il suo buon cuore era più forte di ogni possibile convinzione.
La ragazza entrò nella stanza, chiudendo la porta troppo in fretta dietro di lei: non si era ancora abituata ai lunghi vestiti regali, e spesso le capitava di chiudere un bandolo di stoffa nella porta. Merlin accennò una risata e Gwen lo guardò male, prima di scoppiare a ridere con lui.
« Come ti senti Merlin? » gli domandò una volta che l’attacco di risate fu concluso. Merlin scrollò le spalle e rispose: « Normale, gli intrugli di Gaius fanno miracoli. »
Gwen sorrise, evidentemente soddisfatta dalla risposta, prima di mordersi il labbro: cominciava ora la parte più spinosa da affrontare, la magia.
« Perché non mi hai mai detto di essere un mago? » chiese. Accorgendosi di aver usato un tono forse un po’ scortese o accusatorio, Gwen corresse la sua frase « Cioè… volevo dire… non me lo avevi mai accennato, non ti avrei mai denun… »
Merlin frenò ogni tentativo di Gwen di continuare la frase. « Non potevi saperlo, era troppo pericoloso. Nessuno lo sapeva. » Gwen si morse le labbra, soddisfatta della risposta, ma curiosa di conoscere qualcosa di più sull’amico.
« Sono nato con i miei poteri, fanno parte di me. Li ho usati spesso per aiutare Camelot, e anche per proteggere Arthur o il Re »
« Hai protetto anche Uther? Ma lui avrebbe potuto metterti a morte! » ribatté la ragazza senza capire la logica del mago.
« Era il padre di Arthur. So cosa vuol dire vivere senza padre. E poi, se Arthur avesse ucciso il padre, sarebbe stato condannato sicuramente e così non sarebbe potuto salire al trono! » spiegò Merlin semplicemente. Con una mano lisciò il lenzuolo che copriva il suo torace, e la fissò con malinconia. Alzò poi lo sguardo per fissare gli occhi dell’amica « Sei una vera amica Gwen » le disse con un sorriso.
« Oh Merlin! » la ragazza lo abbracciò di slancio « Ti voglio bene, e sono sicura che anche Arthur smetterà presto di tenere il muso »
Merlin chiuse gli occhi nel sentire nominare il nome del Re, ma non disse niente. Doveva ancora decidere cosa fare e come comportarsi con lui.
« Lo sai bene com’è fatto » continuò la sovrana senza sciogliere l’abbraccio « è un asino cocciuto per quanto riguarda la magia. »
Merlin si ritrovò a sorridere e a ripetere una sua solita battuta « E’ una testa di legno » ma non trovò alcuna consolazione in ciò. La paura di aver rovinato tutto, il loro rapporto, la loro amicizia, lo attanagliava. Sapeva di aver tradito la sua fiducia.
Dopo qualche altro minuto Gwen dovette lasciare la stanza dell’amico per recarsi nella sala della tavola rotonda, dove si sarebbe tenuto il consiglio per emettere la sentenza sul giovane mago. La regina si scusò di non poter rimanere di più, ma Merlin le sorrise e pronunciò qualche parola a lei incomprensibile. Era una lingua antica, che era ormai parlata e compresa solo da poche persone. Una rosa comparve nel palmo del servitore e la porse alla regina. Ella lo guardò piena di stupore e allungò la mano fino a prendere il fiore. Si morse un labbro, terrorizzata dal potere che aveva davanti ma allo stesso tempo terribilmente affascinata.
« Grazie Merlin » disse appuntando la rosa al vestito « Ci vediamo dopo »


Merlin tornò a pensare alla questione della fiducia mentre si vestiva per recarsi all’udienza con tutta la corte. L’amicizia tra lui e Arthur era evidentemente in bilico su un filo molto sottile, bastava un minimo tentennamento da una sola parte e sarebbe potuta finire nel dimenticatoio. Merlin si sarebbe dovuto assumere la responsabilità di non essersi fidato di Arthur tanto da dirgli della sua natura magica, Arthur si sarebbe dovuto fidare di Merlin così com’era, com’era sempre stato del resto.
Una lacrima scese solitaria dall’occhio del mago, ma ebbe una vita assai breve: una mano la cancellò immediatamente. Le guardie che erano rimaste a controllare la porta dell’appartamento del medico, entrarono nella stanza e annunciarono che era finalmente giunta l’ora di andare. Merlin annuì e si lasciò trascinare verso la sala del consiglio dove era stata posta la tavola rotonda. Per tutto il tragitto fu preso dai brividi al solo pensiero di rincontrare il Re e di leggere delusione e odio nei suoi occhi.
Dopo aver aspettato qualche minuto fuori dalla porta, Merlin credette di non riuscire più a restare in piedi: i brividi erano sempre più forti e la tremarella stava cogliendo le sue ginocchia. Gwaine uscì dalla sala davanti a lui e lo raggiunse, cercando di rincuorare un po’ l’amico con qualche battuta: lui non essendo cresciuto a Camelot non aveva mai avuto in odio la magia. Purtroppo le battute del cavaliere non fecero star meglio il mago, troppo ansioso di scoprire il proprio futuro per prestare attenzione a lui. Se fosse stato condannato, avrebbe potuto fuggire da Camelot grazie ai suoi poteri, ma non sapeva se fosse le giusta decisione: se fosse fuggito non sarebbe più potuto tornare nel regno e poter compiere il suo destino. Aveva forse fallito proprio con la sconfitta di Morgana?
Le porte della sala si aprirono e Gwaine guidò all’interno Merlin, sempre scortato dalle due guardie. Lo strano quartetto si fermò a qualche metro dal tavolo e le guardie si fermarono ai lati del mago, a qualche passo di distanza, pronte a intervenire in ogni momento.
Merlin osservò i personaggi seduti al tavolo, rispondendo ai loro sguardi curiosi. Arthur prendeva posto direttamente davanti a lui ed era l’unico che non lo guardasse direttamente. Osservava i fogli posti davanti a lui con fissità e non dava segno di voler alzare la testa. Accanto a lui sedeva la Regina, Guinevere, che ruotava alternativamente gli occhi tra il marito e l’amico, indecisa su chi fosse ad avere più bisogno di conforto in quel momento difficile. Al petto aveva sempre appuntata la rosa donatale dal mago.
Accanto ai sovrani sedevano i cavalieri più importanti per il Re: Sir Leon e Sir Percival prendevano posto alla sinistra di Arthur, mentre Sir Elyan e il posto vacante di Gwaine erano alla destra del sovrano, accanto alla Regina. Gaius, medico di corte e consigliere, Goffrey di Monmouth, cerimoniere di corte, e qualche altro personaggio importante completavano la tavola.
Il bibliotecario di corte richiamò l’attenzione di tutti i presenti tossendo lievemente. Gwaine fece un sorriso di scuse e si allontanò dall’amico, risedendosi attorno alla tavola rotonda. Rimasero tutti seduti, soltanto Goffrey si alzò in piedi. Fra le mani teneva un rotolo di pergamena scritto fittamente. Merlin pensò che fosse evidentemente la decisione presa dalla corte su di lui.
Geoffrey di Monmouth cominciò a parlare leggendo quello che era stato deciso in precedenza: « L’alta corte del Regno di Camelot, presieduta dal re Arthur Pendragon, figlio di Uther Pendragon, legittimo erede della stirpe Pendragon, ha stabilito la colpevolezza di Merlin, valletto al servizio dello stesso Re, reo di aver praticato la magia e di tradimento nei confronti del Regno. »
Il bibliotecario prese fiato. Merlin guardò il volto del Re. Non esprimeva alcuna espressione, i suoi occhi erano fissi su una piuma intinta di inchiostro abbandonata sul tavolo.
« Secondo la legge di Camelot il ragazzo sarebbe mandato a morte. » Merlin chiuse i suoi occhi di un profondo azzurro per un tempo maggiore di normale battito di ciglia. Aveva vissuto diversi anni con il rischio di essere scoperto, di rivelare la propria natura magica da un momento all’altro. Ogni tanto era stato vicinissimo dall’essere scoperto dall’attuale Re.
Goffrey proseguì « Ma secondo gli ultimi accordi presi da Arthur Pendragon, re di Camelot, con lo spirito di un bambino druidico, il reato di magia non sussiste più. Per quanto riguarda il reato di tradimento, tutta la corte si è trovata d’accordo nel sollevare ogni possibile pena per ringraziarlo di aver salvato la vita del nostro Re, della nostra Regina e di tutto il popolo di Camelot »
Era salvo. Merlin non riusciva a crederci. La sua vita non era in pericolo, almeno per il momento.
Ma, nonostante questa fosse un fatto di indubbia importanza, non riuscì a sentirsi felice, bensì soltanto lievemente sollevato. Rispose al sorriso della Regina con un abbozzo di sorriso, ma sapeva che la sua battaglia non era stata ancora veramente vinta.
« Essendo questo provvedimento retroattivo, la reputazione di ogni mago punito soltanto per essere in possesso di arti magiche o aver attuato magie non nocive alla salute di alcun individuo o contro il Regno di Camelot è riabilitata. »
Molte persone avrebbero ringraziato molto calorosamente Merlin per questo risultato, molte altre sarebbero riuscite a vivere alla luce del sole la loro vera natura.
« Questa è la parola di Arthur Pendragon, sovrano di Camelot » concluse il sovrano alzandosi in piedi, come da rito, senza però alzare lo sguardo sul suo servitore. Con questa frase la riunione fu conclusa. Il re fece cenno a tutti i presenti di uscire, ma trattenne accanto a sé Gwen.
« Visto Merlin? » disse Gwaine al mago una volta che furono fuori dalla stanza « Sei un eroe »
Merlin finalmente si concesse un sorriso sincero e abbracciò per qualche secondo l’amico. Tutti gli altri cavalieri si complimentarono con lui e qualcuno lo prese in giro commentando la sua potenza, « potresti sconfiggere tutti i cavalieri di Camelot insieme » insinuò Leon.
Merlin arrossì leggermente ricordando un episodio in cui, travestito da Dragoon, aveva disarmato e resi innocui con estrema facilità tutti i cavalieri lì presenti. Non sembravano aver preso troppo male quella scoperta, perfino Sir Leon, il più ligio cavaliere che Camelot avesse mai conosciuto. Forse nella sua ottica la fedeltà dimostrata da Merlin nel corso degli anni era molto più importante del possedere la magia.

Dopo qualche altro minuto di chiacchiere, i cavalieri dovettero lasciare il mago per ritornare ad adempiere i loro doveri. Il mago sgattaiolò nella sua stanzetta e rimase lì, finalmente più tranquillo, fino al primo pomeriggio. Dalla finestra della camera poté vedere come i cavalieri stessero finendo il loro allenamento – sempre con la mazza ferrata, una tra le armi preferite del re – e come il Re si stesse incamminando verso il castello. Il mago si torturò a lungo le mani prima di decidere che fosse certo di trovare Arthur in camera. Fece passare ancora un po’ di tempo per essere sicuro di non trovarlo dentro la vasca del bagno – allora avrebbe sicuramente ripensato alla sentenza della mattina e lo avrebbe messo, come minimo, alla gogna per direttissima.
Merlin si fermò davanti alla porta del Re, ancora incerto sul da farsi. Aspettò qualche secondo prima di colpire brevemente il legno. Un invito a entrare risuonò dall'interno, e il mago tirò un sospiro per infondersi un minimo di coraggio prima di varcare la soglia.
Aveva paura di quello che sarebbe successo dentro quella stanza, temeva quel momento più di quanto avesse temuto l'esito ufficiale di quella mattina. Dopotutto avrebbe potuto fuggire dalle prigioni in ogni momento, con la minima fatica, evitando così la condanna.
Ma adesso era differente: Merlin avrebbe finalmente saputo se Arthur valesse davvero la sua fiducia, se potesse vederlo e apprezzarlo per quello che realmente era. Finalmente avrebbe smesso di dire quanto fosse incapace o sfaticato. Magari il sovrano avrebbe avuto addirittura paura di lui, del suo immenso potere.
La stanza del sovrano era molto disordinata, segno evidente della mancanza di un valletto da almeno una giornata. Arthur era seduto alla scrivania e apparentemente sembrava aver appena interrotto la lettura di un documento molto importante. Non appena riconobbe la figura sull’uscio, il sovrano riabbassò lo sguardo sui fogli, rimanendo in silenzio. Ad uno sguardo superficiale il suo viso poteva sembrare completamente privo di espressione, ma Merlin aveva imparato a conoscerlo durante gli anni passati al suo servizio. Avevano passato insieme tanto tempo e riconosceva bene i vari sintomi: la mascella contratta e la mano chiusa a pugno erano chiari simboli della tensione che regnava nel corpo del re. Ma non per questo il mago si tirò indietro dalla sua decisione: gli era costata non poca fatica convincersi di arrivare fino a lì.
Merlin provò a parlare « Arthur, io... » ma fu bruscamente interrotto dalla voce del sovrano. Finalmente Arthur si era alzato in piedi, appoggiandosi con braccia alla scrivania. I suoi occhi fiammeggiarono in quelli del servitore, pieni di rabbia.
« Perché? » domandò, sentendo da solo quanto fosse infantile una domanda del genere e arrabbiandosi ancora di più per questo.
Merlin prese fiato e cominciò a rispondere, parlando con chiarezza, ripetendo le parole rivolte quella mattina a Gwen: « Sono una creatura dell'antica religione, sono nato con i miei poteri, non potrei esistere senza... »
« No » riprese a parlare il re « io intendevo un’altra cosa… perché non me lo hai mai detto? »
Fu il turno di Merlin di rimanere in silenzio, senza trovare una risposta precisa. I suoi occhi lasciarono quelli dell’amico per indugiare sul pavimento ai suoi piedi.
Cosa poteva rispondergli in fin dei conti? Che aveva avuto paura di essere denunciato al Re? Che aveva paura di non essere accettato per la sua natura? Che non voleva rompere l’amicizia che li legava?
Arthur abbassò per un momento gli occhi seguendo la direzione dello sguardo di Merlin, ma poi li rialzò. Girò intorno alla scrivania per trovarsi davanti al servitore.
« Credevi seriamente che ti avrei denunciato a mio padre? Non ti fidavi di me? »
La domanda aleggiò nell'aria immobile. Il silenzio durò ben poco. Merlin era conosciuto per la sua loquacità, e nemmeno questa volta riuscì a stare in silenzio.
Il mago alzò gli occhi sul viso del Re e rispose, scandendo bene le parole: era per lui necessario e fondamentale che Arthur capisse le sue ragioni e che riuscisse a perdonarlo.
« Io ho sempre avuto fiducia nell'uomo, nel re che sareste diventato, fin da subito. Se non vi ho rivelato i miei poteri, è stata... prudenza immagino. Il mio compito, il mio destino, è quello di starvi vicino, di assistervi, in ogni situazione, in ogni luogo, ed io sono sempre stato con voi. » Merlin fece una leggera pausa, aspettando che le sue parole facessero effetto, poi concluse con una domanda « Se vi avessi rivelato chi ero, mi avreste tenuto vicino come prima? »
« Credi davvero che valga così poco l’amicizia che ci lega? Sono anni che passiamo insieme praticamente ogni momento, ogni situazione, sia piacevole che spiacevole. » rispose Arthur. Merlin riuscì a capire dalle sue parole che doveva aver pensato parecchio quella notte, a quello che doveva dirgli. Sentiva le parole scorrere via, come un discorso già deciso da tempo. Ma non era quello l’Arthur che conosceva lui.
« Dovevi dirmelo » concluse il Re incrociando le braccia al petto e imbronciando leggermente le labbra, facendo una smorfia buffa con le labbra, degna di un bambino capriccioso. Merlin intuì a ragione che questa fosse un’“aggiunta” al programma originario e apprezzò di più questa breve frase offesa delle parole precedenti.
« Avevate già troppi pensieri, dovevo aggiungere anche questo alla lista delle vostre preoccupazioni? » rispose Merlin accennando un sorriso « un asino, seppur reale, non può portare troppo carico »
« Merlin! » lo riprese il re usando un’inflessione particolare nel nome del ragazzo, come faceva di solito per rimproverarlo. Spesso il mago si domandava se il sovrano usasse il suo nome come un insulto o se solo gli piacesse ripeterlo in continuazione. « Sì, sire? » chiese innocentemente Merlin.
« Vuoi stare alla gogna fino alla fine dei tuoi giorni? » lo minacciò il sovrano. Senza nemmeno accorgersene aveva lasciato l’argomento principale del loro colloquio per continuare a litigare come al loro solito. Avrebbero proseguito a lungo su questa linea d'onda se Merlin non fosse deciso a terminare quel discorso una volta per tutte.
« No sire, non ci tengo particolarmente… ho ben altre ambizioni » rispose il mago concludendo così la breve schermaglia.
Dopo un attimo di silenzio Merlin aggiunse « Sono venuto per dirvi che lascio il posto di valletto e… »
« Lasci? » lo interruppe Arthur seriamente contrariato. Aggrottò la fronte e guardò il servitore stupito.
« Credo sia la cosa migliore, mio signore » rispose Merlin senza guardare un punto preciso. I suoi occhi serpeggiavano da una parte all’altra, senza mai fermarsi per più di qualche secondo su un oggetto preciso. Il labbro inferiore del mago continuò ad essere torturato per tutto il silenzio che seguì le sue parole.
« Credevo che avrei dovuto ucciderti per liberarmi di te… e invece lasci spontaneamente » commentò Arthur sinceramente sorpreso.
« Non voglio mettervi in difficoltà sire » la voce di Merlin risuonò così sincera e pura che il re non trovò niente da rispondere. Dentro di sé si sentiva offeso, ma purtroppo il suo cervello riusciva a capire le motivazioni del mago.
« Fai come vuoi Merlin, non sarò io a trattenerti » gli rispose con voce dura dando voce all'amicizia tradita, evitando di guardare dentro i suoi occhi « spero che Gaius non sentirà troppo la tua mancanza, e nemmeno Gwen… ti ha sempre voluto tanto bene »
Merlin rimase qualche istante in silenzio « Gaius sa della mia decisione… Gwen è intelligente, capirà »
Arthur annuì e strinse le labbra in una smorfia strana. Entrambi rimasero in silenzio per quasi un minuto, ognuno perso nei propri pensieri. Sembrava strano ad entrambi dire infine addio all’altro. Avevano passato insieme quasi ogni istante degli ultimi anni e ora sarebbe finito tutto. Tutte le loro avventure, le loro discussioni, i loro scherzi, i loro divertimenti… tutto sarebbe rimasto solo un ricordo. Un bel ricordo però.


Merlin percorse velocemente il cortile del castello. Voleva fare veloce, o non sarebbe riuscito a mantenere fede al suo proposito. I suoi occhi erano pieni di lacrime, ma stringendo forte i pugni riuscì ad evitare che scendessero troppo presto. Non si voltò indietro nemmeno una volta fino a che non raggiunse la foresta che circondava Camelot. Solo lì si volse indietro e ammirò la città, la sua casa per così tanto tempo, così come l’aveva ammirata la prima volta che c’era arrivato. I tetti delle case rilucevano sotto la luce del sole nascente e il castello si ergeva nella sua immensa imponenza. Delle bandiere sventolavano dalle torri più alte, rosse con un dragone dorato sopra.
Merlin non respinse le lacrime quella volta, che scesero copiose sulle sue guance. Era sempre stato un ragazzo emotivo e in questa occasione non faceva eccezione.
Lasciava Camelot, la sua casa, i suoi amici, il suo re. Una sua parte sarebbe sempre rimasta lì, una parte del suo cuore avrebbe continuamente domandato il motivo di questo allontanamento così doloroso. Perché era dovuto andarsene? Perché doveva abbandonare così i suoi amici?
Sarebbe ritornato, era suo destino farlo, di questo era certo. In tempi migliori, più calmi e sereni. Intanto il suo incantesimo di protezione, tanto potente da lasciarlo ancora spossato nonostante fossero passate diverse ore dal suo compimento, brillava intorno alle persone a cui voleva più bene.
I cavalieri, Gwen, Gaius. Arthur.
Il re del passato e del futuro era arrivato. La minaccia di Morgana era stata sconfitta. Albion era stata concepita.
Il suo destino era concluso.




~ Fine ~







Note dell'autrice: Grazie per essere arrivati fin qui! Per me è molto importante, come ho già detto questa storia me la sono portata dentro per diversi mesi prima di darle una forma definitiva.
Inoltre un enorme abbraccio va a chi ha recensito la storia e chi l'ha messa tra le seguite :) mi inchino davanti a tanta gentilezza!
Volevo notare una cosetta, sperando di non essere troppo prolissa nelle note finali xD Non ho descritto la fine dell'incontro tra Arthur e Merlin per passare subito alla partenza del mago per dare a ognuno la possibilità di immaginarsi una conclusione, in versione più romantica, slash o drammatica. Non era mia intenzione mettere dello slash, ma credo che qualche parolina qua e là facciano intuire che non mi dispiaccia particolarmente!
Tra non troppo arriverà l'epilogo della storia, cosa pensate possa trattare?
Grazie dell'attenzione, all'epilogo :)
Chiara



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