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Autore: _Jaya    15/05/2012    5 recensioni
Questa storia parte da un sogno, e da lì ho tirato tutte le fila di questa breve storia. La scoperta dei poteri di Merlin da parte di Arthur è un argomento spinoso che tutti vorremmo vedere rappresentato nel telefilm, questa è un'ipotesi nata nella mia fantasia. Buona lettura.
Dal testo:
Geoffrey di Monmouth cominciò a parlare leggendo quello che era stato deciso in precedenza: « L’alta corte del Regno di Camelot, presieduta dal re Arthur Pendragon, figlio di Uther Pendragon, legittimo erede della stirpe Pendragon, ha stabilito la colpevolezza di Merlin, valletto al servizio dello stesso Re, per aver praticato la magia e di tradimento nei confronti del Regno. »
SPOILER 4 SERIE!
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gwen, Merlino, Morgana, Principe Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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Note preventive: La storia che state per leggere è stata ideata prima della messa in onda dell'ultima puntata della quarta serie in Gran Bretagna. Mi ci è voluto molto per finirla e si è allungata parecchio rispetto al piano originale, formata solo da questo capitolo. Scrivendo mi è venuto naturale il continuare a scrivere e non mi sono fermata. Sono in totale due parti e un epilogo che non so se pubblicare separato dal secondo capitolo oppure no.
Non so cos'altro se non Buona lettura!
Non posseggo nessun diritto sul telefilm Merlin trasmesso sulla BBC né sugli attori. Non è stato scritto a scopro di lucro.

Il momento giusto





La primavera era arrivata presto a Camelot quell’anno: era la fine di marzo e già i primi fiori sbocciavano diffondendo nell’aria il loro dolce odore e donando ai prati intorno alla città un tocco di vivacità. Lillà e margherite spiccavano con il loro colore sui prati verdi, attraversati in quei giorni da molte persone: un torneo stava per avere luogo a Camelot e, come ogni volta, la gente dei paesi vicino alla città stava affluendo per vederlo.
Quasi tutta Camelot era lì ad assistere ai combattimenti. Il popolo era sugli spalti ad agitare la bandierina del proprio campione preferito: i più patriottici stringevano il logo del Re, gli altri si erano distribuiti fra gli altri cavalieri, magari scegliendo per i colori a loro più congeniali o per le possibilità di vittoria. Ogni singolo elemento del pubblico amava i combattimenti con le spade, i tornei con le lance, la violenza.
Questo era un torneo indetto in onore al primo anniversario di matrimonio del re Arthur e la regina Guinevere. I sovrani volevano approfittare della festa per annunciare l’arrivo di un erede al trono, quindi niente e nessuno doveva turbare la giornata di festa.
« Merlin! Ma dove sei finito? » la voce del Re tuonava nei suoi appartamenti. Il servitore arrivò carico dell’armatura.
« Eccomi, Sire » gli rispose quello poggiando con malagrazia i ferri sul tavolo di legno. Era andato a recuperarli nell’armeria del castello, che, data l’occasione, era gremita di servitori dei cavalieri, pronti a recuperare le cotte di maglia dei propri principali. Tutti sembravano presi da una forte frenesia; questo torneo stava veramente risucchiando le energie di tutti: i cavalieri che combattevano fino alla spossatezza, servitori che lucidavano elmi e armature fino a consumare completamente gli stracci, le dame che facevano gli occhi dolci ad ogni combattente…
« Muoviti, voglio passare prima da Gwen! » disse il Re finendo di indossare la cotta di maglia e lasciando che il proprio servitore gli mettesse i pezzi dell’armatura al posto giusto. Merlin annuì distrattamente e, canticchiando un motivetto che aveva sentito intonare da un altro servitore, completò la vestizione del padrone.
« Merlin potresti smetterla? Mi fai venire il nervoso… » lo rimbeccò Arthur, sempre pronto a criticare l’amico.
« Ma voi non siete mai nervoso no? Voi non avete mai paura! » lo canzonò Merlin alludendo alla sua posa immobile e a diversi battibecchi precedenti.
« Taci… » fu l'unica risposta che ottenne dal biondo.
Re Arthur Pendragon era un bell’uomo, ammirato da tutta la popolazione femminile di Camelot, e non solo. Era biondo e i suoi occhi erano azzurri come il cielo a mezzogiorno. Era forte come un orso e coraggioso come un leone. E scemo come un asino, avrebbe aggiunto Merlin.
« Ci vediamo alla tenda » disse il Re indossando il secondo guanto di cuoio. Prese la corona e se la mise sui capelli prima di uscire dalla stanza.
« Ah Merlin? » aggiunse facendo capolino alla porta. Il servitore si voltò nella sua direzione « Prepara un bagno caldo per quando sarà tutto finito! » gli ordinò, riuscendo tranquillamente. Merlin fece una smorfia buttando le casacche del sovrano nell’armadio. “Merlin fa questo, va di là, sellami il cavallo, prepara la cena, Merlin dov’è la cintura? Merlin, Merlin, Merlin.” Il servitore sospirò e completò le sue mansioni nella camera del Re in qualche minuto, dopodiché uscì e si recò alla tenda del suo padrone. Sarebbe dovuto essere lì già da un po’, ma per sua fortuna il Re si stava intrattenendo con la consorte ed era in ritardo.
Il pubblico stava salendo sugli spalti e, vedendo il servitore del Re, si immobilizzò per qualche secondo aspettandosi il comparire del monarca.
A vederlo da lontano sarebbe potuto sembrare un bambino alto, tanto Merlin era gracile. Avvicinandosi si potevano distinguere una folta chioma corvina, dove ogni capello aveva una direzione differente dall’altro. Tentavano, invano, di nascondere le orecchie leggermente a sventola, ricordo di tutte le volte in cui Mastro Laces lo aveva preso per le orecchie per portarlo dalla madre e raccontarle la sua ultima marachella. Merlin era assolutamente sicuro che fosse colpa sua, ma nessuno conosceva questa versione se si escludeva la madre Unith e l’amico d’infanzia William. Ma non erano i capelli o le orecchie a colpire in quel buffo ragazzo: senza dubbio erano gli occhi blu e il sorriso instancabile ad attirare l’attenzione dell’osservatore. Occhi di un blu talmente profondo che si rischiava di caderci dentro, come in un pozzo senza fondo. Alla fine, forse, si sarebbe scoperto che questi nascondevano un enorme segreto per un ragazzo così fragile: la magia era nata e cresciuta con lui, faceva parte della sua natura, come una mano o un piede.
Merlin entrò nella tenda dedicata al suo padrone sgualcendo il tessuto Rosso Pedragon e non molti minuti passarono prima che il re facesse il suo ingresso. Aveva lasciato che la regina andasse sugli spalti a presenziare e a rendere pubblico l’ordine dei combattimenti che si sarebbero susseguiti nella giornata.
« Bella giornata no? » disse Merlin, tanto per fare conversazione « Piena di sole… perfetta per combattere! E sono arrivati comodamente tutti i partecipanti, senza nessun incidente! Non avevo mai visto una preparazione così attenta e solerte da molti tornei, e dire che insieme se ne sono viste di… »
« Merlin, taci » gli ingiunse il re passando le dita sulle meningi e massaggiandole lentamente.
« Sì, Sire » rispose il servitore per niente intimorito dal tono scortese del suo padrone « Spero proprio che tutto vada come deve, Camelot merita un po’ di pace e poi sono sicuro che voi… »
« Merlin! » la voce di Arthur risuonò più perentoria del solito. Quando usava dire il nome stesso del suo servitore come un insulto era il momento giusto per tacere: Merlin sapeva che non avrebbe ottenuto nessuna parola dal Re se non la minaccia di mandarlo alla gogna senza tanti problemi.
Merlin legò il mantello e lo fissò al suo posto cercando la giusta posizione affinché non desse fastidio al Re durante la cerimonia di inizio. Arthur sapeva essere molto puntiglioso quando si trattava del suo aspetto fisico, e non solo quando Merlin lo accusava non molto velatamente di essere grasso: ogni cosa doveva essere perfetta e in ordine, come era sempre stato e come doveva essere. Questo attaccamento quasi maniacale all’etichetta comparso dal matrimonio del re con Guinevere aveva stupito non poco Merlin, e da un certo punto di vista ne era rimasto anche preoccupato. Che questa fissazione improvvisa fosse una diretta conseguenza del matrimonio non tradizionale? Arthur aveva seguito l’amore e non la legge, e per quanto la parola di ogni re fosse legge, era abbastanza raro che un sovrano sposasse una serva.
Finalmente Arthur fu soddisfatto della sua figura e uscì dalla tenda. Non rispose al “Buona fortuna” di Merlin se non con un’occhiataccia poco amichevole. Prima di ogni torneo Arthur era teso, ma in questo momento lo sembrava addirittura di più, forse per l’annuncio che doveva seguire ad esso.


Il torneo cominciò normalmente per Merlin, senza grandi novità rispetto alla solita routine: i cavalieri, sempre “dannatamente arroganti”, erano pronti a sfidarsi a colpi di spada, i paggi e gli scudieri si affaccendavano nei dintorni delle tende portando continuamente acqua e cibo per i loro padroni. Il popolo ammirava le gesta di ogni cavaliere, facendo il tifo per entrambi. Finalmente scese in campo il Re di Camelot, accolto con urla e inni intonati in suo onore.
Merlin sorrise immaginandosi come il già enorme ego di Arthur stesse crescendo a dismisura in quei momenti: ci volevano le sue battute sgradevoli per rimetterlo a con la testa sulle spalle. Il servitore scosse la testa e cominciò a studiare l’avversario. Indossava l’elmo calato sul volto da cui si riuscivano a percepire solo un paio di grandi occhi verdi. Non aveva una grande stazza, anzi era piuttosto magrolino e gracile per essere un combattente. Non indossava alcuna insegna conosciuta da Merlin sull’armatura scura, ma solo un araldo viola con il simbolo di un fulmine che si abbatte sulla terra. Egli teneva la pesante spada con entrambe le mani e sembrava conoscesse bene il modo di combattere dell’avversario, fin dai primi colpi che si scambiarono. Merlin vide le labbra del re dire qualcosa all’avversario, che per tutta risposta si dimostrò ancora più aggressivo.
Arthur rispose agli attacchi con violenza, e con un colpo con lo scudo riuscì a far volar via l’elmo all’avversario. Il pubblico rispose urlando incitamenti al proprio sovrano, prima di zittirsi quasi completamente. Merlin fissò una massa di capelli neri cascare sull’armatura scura e realizzò subito la vera identità del combattente.
Morgana era entrata con l’inganno a Camelot e si era iscritta al torneo mostrando delle carte fasulle. Probabilmente aveva stregato i sorteggi dei combattimenti per affrontare subito il fratello, impaziente come al solito di aspettare. Arthur fissò per qualche momento la sorellastra, poi fece roteare la spada e la puntò verso di lei. Sul volto della donna comparve un sorriso terribile, seguito subito da una risata malefica e si preparò a colpire con la magia.
Merlin giudicò in fretta il momento propizio, e dopo qualche istante l’arena era piena di polvere alzatasi da un vento evocato nello stesso momento. Gli occhi del mago erano ancora dorati quando cominciò a correre verso il punto in cui qualche attimo prima aveva visto la figura del re. Doveva portare Arthur in salvo dalla rabbia della sorella, che era sempre stata pericolosa, ma da quando aveva scoperto come usare al meglio i suoi doni magici, era diventata ancora più spregiudicata. Merlin arrivò davanti alla figura del re, piantata in mezzo all’arena, con l’arma abbassata accanto al suo corpo.
« Arthur andate là dietro! » ordinò Merlin al sovrano cercando di trascinarlo via. Era troppo pericoloso. Non poteva lasciarlo lì, davanti a tutta Camelot, a lottare con la sorella. Lei era dotata di poteri magici e sapeva usarli fin troppo bene. Arthur non avrebbe avuto speranze contro di lei.
« Merlin ma cosa credi di fare? Io non scappo! » fu la secca risposta che ricevette il servitore. Il re era ben piantato con i piedi per terra. Merlin sembrava sconsolato. Possibile che Camelot avesse un sovrano così asino?
Una spinta ben assestata, con un certo aiuto magico riuscirono a convincere il monarca ad arretrare di qualche passo.
« Ma lei ha la magia! » cercò di motivare il servitore. Doveva mettere in salvo il re prima di affrontare Morgana. Quella volta l’aveva colto di sorpresa e non aveva avuto l’occasione di pensare ad un contrattacco velato.
« E tu cosa puoi fare? » chiese il Re puntando i suoi occhi in quelli del mago, distogliendoli per la prima volta dalla sagoma della sorellastra.
“Allora non è poi così asino…” pensò Merlin con un leggero sorriso.
Dentro si sentiva morire. Stava per spazzare al vento anni di amicizia e bugie. Finalmente l’avrebbe conosciuto per quello che era veramente: Merlin non si sarebbe tirato indietro questa volta né si sarebbe nascosto. Era tempo che Arthur aprisse i suoi occhi alla verità. Era pronto per fare un passo del genere, anche se non sapeva quanto potesse costargli.
« Non è la sola… » sussurrò il mago. I suoi occhi indugiarono in quelli dell’amico ancora un attimo. Voleva vedere la sua reazione a questa magra confessione. Le sopracciglia del re scattarono verso l’alto, ma nei suoi occhi non comparve alcun lume di comprensione. Forse non aveva ancora capito completamente le conseguenze della frase del suo servitore. Merlin dette un'ultima spinta al re e corse voltandosi indietro, verso Morgana. Il sipario si stava aprendo e il pubblico era seduto al proprio posto: si andava in scena.
Il cuore gli batteva forte. Stava per compiere una pazzia, che l’avrebbe condannato all’esilio solo nella migliore ipotesi. Gaius l’avrebbe sicuramente rimproverato per essersi fatto scoprire, ma per Merlin era un peso continuare a mentire ad Arthur, perché, in fin dei conti, lo considerava suo amico. Non poteva essere come realmente era, magia compresa. E ormai era troppo tardi per tornare indietro.
L’adrenalina scorreva veloce nelle vene del ragazzo che non riusciva a calmare il respiro nemmeno da fermo. Ricordava l’altra volta in cui aveva svelato i suoi poteri a qualcuno: Agravaine era davanti a lui, una povera e piccola pedina nelle mani di Morgana. Non era stato difficile avere la meglio su di lui, non dotato di magia e privo di un grande potere di persuasione.
La nebbia da lui provocata si stava diradando. Il mago si fermò poco distante dalla strega, aspettando una reazione da parte di Morgana. Ormai era tempo che conoscesse la vera identità del suo avversario, potente quanto, se non più di lei.
La strega guardò il servitore del re e sospirò. Sul suo bel volto si aprì un sorriso crudele che ormai la accompagnava da molto tempo.
« Merlin vai via, non è posto per te » gli ordinò con un pigro gesto della testa. Non aveva intenzione di giocare ora con lui. Prima voleva compiere la sua missione di uccidere il fratellastro. Poi si sarebbe potuta divertire con Merlin, aveva un conto in sospeso con lui dopotutto.
Il mago rimase immobile a un centro dell'arena ovale. Il silenzio era palpabile, risuonava nelle orecchie degli spettatori, abituati a forti suoni. Un sibilo arrivò fino alle orecchie del ragazzo "Merlin non fare l'eroe", proveniente da dietro di lui, ma nessuno, né nell’arena né nel pubblico, ci badò.
« Io invece ritengo sia arrivato il momento » disse semplicemente. La sua voce risuonò sicura in tutta l'arena. Morgana non riusciva a capire: cosa voleva fare quello stupido servitore davanti a lei?
« Emrys, quello che tu chiami Emrys, non è lontano » le parole uscirono dalla bocca del mago chiare e limpide. Pronunciando quel nome Merlin si guadagnò tutta l'attenzione della strega Morgana.
« Tu sai chi è Emrys… » sussurrò ella più a se stessa che al ragazzo. I suoi occhi fissi in quelli di Merlin, tanto che sembrava non esistesse nessun altro al mondo. Ormai anche il suo desiderio di vendetta sembrava venire meno davanti a quella rivelazione.
« Dov'è? Chi è? Che si faccia vedere! » La voce della strega era sempre più stridula dall’agitazione. Aveva pensato all'eventualità di trovarsi a faccia a faccia col suo nemico, ma non l'aveva considerata molto probabile. Dopotutto erano pur sempre a Camelot, luogo ostile alla magia. Gli occhi di Morgana lasciarono la figura del ragazzo davanti a lei e vagarono fra il pubblico dell’arena. Che fosse là, nascosto fra quelle persone, Emrys?
« È davanti a te »
Le parole suonarono piano nell'aria, cogliendo tutti di sorpresa, compresa la stessa Morgana. La strega riportò gli occhi sgranati dallo stupore su di lui. L'aria si riempì di brusii del popolo, che non capiva né chi fosse Emrys né perché il servitore del loro re stesse fronteggiando la strega.
La prima a riprendersi della scoperta fu appunta Morgana, anche se era evidentemente scossa.
« Tu... » sussurrò « Sempre al fianco di Arthur, a guardargli le spalle... uno stregone tanto potente un banale servo? » domandò poi, sorpresa.
Ma la strega non aspettò alcuna risposta alla sua domanda: attaccò subito il ragazzo con una magia, come per provare la veridicità delle parole di Merlin. La forza misteriosa mandata dalla strega fu prontamente respinta con un pigro movimento del braccio del servitore. Gli occhi azzurri del ragazzo diventarono per alcuni secondi dorati, per poi tornare del colore originale.
Arthur non fiatava, gli occhi fissi sul servitore e su quello che credeva fosse un amico sincero e leale. Che cosa era successo? Era sempre stato così e lui non si era accorto di niente? Tutte le frasi spezzate, le allusioni ritornarono nella mente del re. Lo aveva colpito in particolare una sua frase, pronunciata molto tempo prima.
“Posso distruggerti con meno di un soffio”.
Non aveva capito sul momento, ma ora tutto acquisiva una nuova prospettiva con quella scoperta. Non era stato l’amico di Merlin a Ealdor a compiere la magia, ma Merlin stesso. Non aveva ucciso lui la Bestia Errante, ma Merlin. Non era stato lui ad abbattere il drago, ma Merlin.

Incantesimi e stregonerie, magie pronunciate o istintive riempirono l’arena. Le magie si succedevano varie e diverse. Varie volte i corpi di entrambi finirono per terra, schiacciati dalla magia altrui.
Il pubblico piano piano si stava risvegliando. Nonostante lo spettacolo non fosse dei più frequenti a Camelot, le persone del regno avevano cominciato ad urlare ed inneggiare chi Morgana chi Merlin. A momenti alterni erano i primi a festeggiare o i secondi, a seconda di quello che accadeva nell’arena.
Ormai gli occhi dei due potenti maghi non sembravano mai tornare del loro colore naturale: le magie si susseguivano veloci e l'aria era piena di fumo e di sbuffi di scintille.
Morgana parve rendere improvvisamente il sopravvento sull'avversario. Aveva pronunciato una breve frase in una lingua sconosciuta ma dalla musicalità altalenante ed ora Merlin si stava rimpicciolendo sempre più. Questo vantaggio non durò a lungo: subito Merlin era passato al contrattacco senza preoccuparsi della sua statura minore del solito. Gli occhi dello stregone divennero dorati, e subito delle fiamme si strinsero intorno alla strega Morgana. Sembrava che i due maghi si fossero sopraffatti a vicenda con quella serie incalzante di magie. Morgana era accasciata a terra, ancora vigile, ma incapace di spegnere le fiamme. Merlin riuscì a gridare qualcosa che i popolani del pubblico definirono "un suono gutturale e inquietante” prima di accasciarsi a terra anche lui. Nessuno osò muoversi per qualche istante e l'arena cadde nel silenzio. Ben presto però le urla riempirono l'aria di nuovo: i cittadini di Camelot festeggiavano la caduta della strega Morgana, portatrice di tremendi mali al regno.
Arthur osservò il suo vecchio amico perdere le sue dimensioni originali e cercò di avvicinarsi a lui. Il re riuscì a percorrere solo qualche metro, ma un movimento d'ali lo costrinse a sfoderare la spada. Un drago enorme stava sorvolando l'arena in quegli istanti e si stava abbassando sempre più. Esso sputò fuoco alimentando il cerchio incandescente attorno a Morgana, finendola completamente.
Il drago rivolse la parola al biondo « Spostati re di Camelot! Devo compiere la missione per cui sono stato chiamato »
Il re fu sorpreso nel sentire un drago parlare, ma non si mosse da davanti a Merlin. Il suo animo era troppo puro per permettere che il drago uccidesse anche il mago: era dotato di magia, ma era suo amico.
"Asino" percepì da dietro di sé. La voce di Merlin sembrava più acuta del solito, forse perché rimpicciolendosi la sua altezza, anche le sue corde vocali stavano diminuendo di dimensione. Arthur si voltò verso di lui e il drago planò nell’arena vicino al corpo del mago approfittando della distrazione del re.
« Vai via! » gli urlò appunto il cavaliere cercando di spaventarlo con la spada, ma il drago non presto la minima attenzione alle parole del ragazzo. Chinò la testa su Merlin e aprì le fauci.
Non uscirono fiamme, ma un’aura magica circondò il giovane mago accasciato al suolo. Il ragazzo respirò a pieni polmoni l’ossigeno ma rimase a terra ancora per qualche istante, perso nella magia che riusciva a saturare l'aria, un’aria che aveva tradito da troppo tempo la sua natura, un'aria che mancava da troppo tempo della sua linfa vitale.
Il drago volò via subito dopo aver visto gli occhi azzurri di Merlino aprirsi e tingersi d’oro. Il suo compito era finito e poteva tornare nella foresta, lontano da quella miriade di uomini incapaci di vedere la grandezza della magia.
« Coff, coff… » un tossire prese completamente l’attenzione del mago. Non era ancora finita allora? Morgana era ancora viva, forse la magia della strega era più forte di quanto aveva preventivato Merlin. Il mago chiuse per un istante gli occhi per chiamare a sé tutte le forze che riuscì a trovare nel suo gracile corpo. Sarebbe rimasto nell’ozio per molto tempo dopo quella battaglia, se fosse riuscito ad uscirne vivo e a sopravvivere alle conseguenze della rivelazione della sua magia. Gli occhi blu si riaprirono di scatto. Il mago riuscì ad alzarsi a fatica e mandò con un movimento del braccio il Re al riparo dietro alle barriere in legno che chiudevano l’arena. Un ultimo sforzo, doveva farcela, per il futuro, per Albion, per Arthur.
La strega era ancora a terra davanti a lui, apparentemente priva di forze e di salute. Il suo petto si alzava febbrilmente, e di tanto in tanto più bruscamente ed era scossa da dei profondi colpi di tosse. Ad un occhio clinico sarebbe stato evidente le ferite interne, ma dei semplici occhi bastavano per riconoscere le brutte bruciature che facevano bella mostra di sé su ogni superficie del corpo. Ma non sembrava conclusa la battaglia: Morgana riuscì ad aprire gli occhi e a vibrare un attacco, evidentemente alla cieca, al fratello. La vendetta non passava mai in secondo piano agli occhi della strega, e anche ora, morente, voleva portare Arthur con sé nel mondo da cui non si ritorna più. Merlin però non le permise questo suo ultimo desiderio e rispedì l’attacco al mittente. Alzò la mano e con un gesto secco l’onda di energia ritornò indietro, abbattendo Morgana al suolo definitivamente.
Lo scontro era finalmente finito: Morgana era uscita sconfitta dal combattimento contro Emrys e Camelot poteva finalmente tirare un sospiro di sollievo. Non sarebbe più stata attaccata dalla strega o dalle sue bestie magiche.
Dopo un attimo di silenzio ci fu un grande boato: tutti si abbracciavano e gridavano contenti per la fine della maledizione, altri volevano vedere da vicino il mago Merlin, altri ancora si stavano chiedendo se si fossero persi un editto reale che concedesse l'uso della stregoneria.
Merlin rimase immobile, la mano ancora distesa in avanti dopo l'ultimo attacco. Non riusciva veramente a credere di aver sconfitto la strega e di aver svolto così buona parte del suo destino. Ora doveva solo riuscire a proteggere Arthur fino alla fine dei suoi giorni senza farsi vedere. Era sicuro che il re non lo avrebbe più voluto né vedere né sentire per molto tempo, se non per sempre: conosceva la sua proverbiale cocciutaggine e testardaggine, con cui più volte si era scontrato.
Lasciò cadere la mano lungo il fianco e Merlin si concesse il lusso di un breve sorriso per festeggiare la propria vittoria, prima di ritornare serio e uscire dall'arena a testa bassa. Alzò il capo solo per intravedere l'amico Gaius che lo fissava, orgoglioso di quello che aveva appena fatto. Riuscì a fare un secondo sorriso, seppur molto tirato, al suo mentore prima di raggiungere il re. Merlin rimase fermo davanti a lui, senza sapere cosa dire e cosa fare. Sapeva che Arthur si stava sentendo tradito e abbandonato da lui, suo amico da ormai molti anni.
Trovò la forza di cadere in ginocchio, ai piedi del Re come mai aveva fatto. Non si era mai inchinato davanti a lui, neppure la prima volta in cui si erano incontrati. La testa ciondolò sul petto.
« Sire... » una singola parola uscì dalle labbra del mago. Merlin non riusciva a trovare niente da dire, e ciò era strano per lui, perché era sempre stato conosciuto come un gran chiacchierone.
Intorno a loro calò il silenzio: chi conosceva l'amicizia che c'era tra il servitore e il re iniziò a sperare per il giovane mago che l'odio per la magia radicato in Arthur fosse minore di quello del padre Uther.
« Merlin! »
Un sussurro arrivò alle sue orecchie qualche secondo prima di un paio di braccia. La regina, da sempre amica fidata del ragazzo, si era inginocchiata accanto a lui e lo stava abbracciando, il volto rigato dalle lacrime. Merlin abbracciò un po' impacciato la regina, senza sapere cosa fare.
« Ho avuto così paura per te... » disse la donna, che però aggiunse « Cioè, sei mio amico e io ti voglio bene, non in quel senso, ma insomma, avevo paura di vederti cadere sotto Morgana… » le parole di Gwen riempirono l’aria come le prime volte in cui i due ragazzi si erano parlati: impacciate, sempre a correggersi. Merlin alzò lievemente la testa per vedere l'espressione di Artù.
Milioni di pensieri passarono per la mente del mago: l'avrebbe mai perdonato? Sarebbe riuscito a guardarlo di nuovo in viso senza accusarlo con lo sguardo di aver tradito la sua fiducia? L'avrebbe esiliato per sempre dal regno di Camelot o gli avrebbe permesso di restare, anche se ben lontano da lui? Lo avrebbe ringraziato e commentato che conosceva già della sua magia? Avrebbe mai potuto fidarsi ancora di lui?
Merlin trovò il re a fissare la mano del mago sulla schiena di Gwen, evidentemente perso nei propri pensieri. Il ragazzo sciolse l’abbraccio con l’amica e così facendo gli occhi del re incontrarono quelli della regina, che annuì. Ella avrebbe appoggiato ogni decisione del marito, sia che fosse quella che lei sperava sia fosse quella più dura, che andava contro il suo stesso volere. Avrebbe provato a fargli cambiare idea, ad ottenere al massimo l’esilio, perché mai avrebbe potuto sopportare di vedere Merlin sul rogo.
Merlin rimase inginocchiato per terra, sembrava un’altra persona rispetto a qualche minuto prima: se in precedenza aveva affrontato con coraggio una potente strega sotto gli occhi di tutta Camelot e della corte, ora era inginocchiato davanti a Arhur senza sapere cosa fare e cosa dire. I suoi occhi erano fissi un punto non ben definito vicino ai piedi del sovrano.
« Merlin, tu sarai… » il tono di Arthur, quando cominciò a parlare, fu autoritario, deciso: nessun’ombra di dubbio lo toccava. Sia il mago sia la regina chiusero gli occhi in attesa della sentenza. Gwen cercò e strinse la mano al marito, cercando forse di infondergli del coraggio. « Sarai ferito, fatti curare da Gaius, dopo presentati nella sala del trono »
Merlin strinse le labbra e le morse leggermente. Poi abbassò il capo e sussurrò un « Sì, Sire » prima di alzarsi e dirigersi verso il castello, affiancato dal medico di corte. Zoppicava leggermente nel camminare e sembrava ancora più pallido del solito. Gwen lo guardò preoccupata allontanarsi prima di voltarsi verso il marito. Voleva bene a Merlin ed era preoccupata per lui.
Arthur guidò la moglie verso il castello, per portarla nelle tranquillità delle loro stanze. Nelle sue condizioni aveva subito troppe emozioni, e nemmeno lui si sentiva molto bene. Troppi sentimenti si agitavano nel suo cuore: felicità e delusione, amarezza e serenità. Era felice perché con la morte di Morgana era finita la sua minaccia contro Camelot. Era deluso da Merlin, che non lo aveva fatto a parte di un segreto così grande. Amareggiato dal comportamento del suo servitore tanto tenuto in considerazione, che era riuscito a sorprenderlo negativamente così tanto: Arthur non riusciva a credere che un idiota come lui fosse un mago, anche potente da come era riuscito a sconfiggere Morgana. La serenità veniva dalla mano stretta in quella dell’amata moglie e dal pensiero dell'erede.




Fine prima parte


Note dell'autrice: Sono doverosi dei ringraziamenti:
-a elyxyz per avermi permesso di utilizzare il celeberrimo "Rosso Pendragon" e per alcuni consigli davvero molto preziosi. Vi consiglio di leggere le sue storie, è bravissima!
-al mio ipod e al mio computer che mi hanno vista sclerare per riuscire a completare questa fan-fiction -alla serie di Merlin e ai suoi bravissimi attori che ci permettono di sognare con la fantasia.
Grazie dell'attenzione, alla prossima parte :)
Chiara



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