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Autore: Claudia    16/12/2006    11 recensioni
Sequel di Ritorno al Passato. Quindici anni, quasi sedici, sono trascorsi dalle vicessitudini di Inuyasha e Kagome. Kaeru è cresciuta e custodisce dentro di sè due entità distinte: quella umana e quella demoniaca. A quale delle due rivolgerà il proprio cuore?
Genere: Romantico, Azione, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Miroku, Nuovo personaggio, Sango
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Kaeru aveva avverato un desideri

Capitolo IVX

Al di là del Pozzo Mangiaossa

 

 

Se da bambina qualcuno le avesse detto, un giorno vedrai quel mondo, probabilmente non gli avrebbe creduto. E altrettanto probabilmente, nemmeno sua madre avrebbe tenuto conto di quelle parole. Proprio per quel motivo, Kaeru provò un emozione travolgente nel respirare un aria diversa, nel toccare con mano un suolo che nel suo mondo ancora non esisteva. E quell'emozione andava pian piano mescolandosi con una punta di orgoglio. Quel piccolissimo orgoglio che era nato nel constatare che lei era riuscita laddove sua madre aveva sempre fallito.

Osservò Kagome mentre si portava in piedi, spolverandosi lo yukata all'altezza delle ginocchia. Non riusciva a cogliere i tratti del suo volto, per questo non seppe giudicare lo stato d'animo di sua madre. E per un lungo attimo, Kaeru temette di aver sbagliato. Sbagliato tutto. Portare sua madre di nuovo nel suo mondo, cercare di ricordare qualcosa che la sua mente non riusciva ad evocare, forse, non erano state delle idee brillanti. Forse, nemmeno delle idee... ma dei bisogni, sì, delle necessità.

"Mamma, forse sarebbe meglio–" Sussultò in modo impercettibile nel sentire la mano di Kagome sulla sua testa corvina.

"Va tutto bene." Kaeru trattenne quelle parole nella sua mente il più a lungo possibile, studiando il tono di voce che la donna aveva usato. Non c'era tremore, nè sussurri, nè significati non detti. Era la solita voce di sua madre, calma, dolce. E soave.

Kaeru si sollevò a sua volta, in piedi, di fianco a Kagome. E nel farlo, notò l'interno del pozzo, fin quando la luce della luna glielo concesse. Era un normale pozzo. Non che lei fosse abituata a scendervi dentro... ma forse, aveva immaginato qualcos'altro. Qualcosa che le facesse pensare, eh sì, tutt'altro tipo di mondo.

Aggrottò la fronte, perplessa. Non che fosse cambiato poi molto.

"Kaeru."

La ragazza strappò la mente dai propri pensieri e sollevò lo sguardo sulla madre. Kagome abbassò gli occhi sulla figlia, nascondendo un cipiglio perplesso dietro ad una ciocca di capelli. "Mi piacerebbe sapere come ci sei riuscita."

Oh, bhè avrebbe voluto saperlo anche lei.

"Credo... che sia per via dello Shikon." Rispose Kaeru. Kagome incrociò le braccia al petto, tornando a guardare la bocca del pozzo sovrastante.

"Forse."

Kaeru guardò la madre stupita. Lei, ad essere sincera, non sapeva proprio come avesse fatto. Più che altro il suo era stato un desiderio. Il desiderio di ottenere quel fiore e di rendere felice sua madre. Tutto quello che aveva fatto era stato trarre delle conclusioni da ciò che sua madre le aveva raccontato fin da bambina... di come fosse stata parte dello Shikon. E forse quel pensiero l'aveva portata a pensare che in qualche modo, lei poteva funzionare da tramite tra i due mondi.

"Come si esce da qui?" Domandò la ragazza, sollevando di nuovo il capo verso l'alto.

Kagome sospirò alle parole della figlia. "Il problema non è tanto uscire, quando ciò che troveremo fuori dal pozzo."

Kaeru fissò la madre con sguardo interrogativo, ma rimase in silenzio.

"Sono passati molti anni." Disse semplicemente.

Notando l'esitazione della madre, Kaeru fissò il suolo sotto di lei. "Potremmo tornare indietro, ma non saprei co—"

"No."

Kagome abbassò lo sguardo per osservare la figlia e sorrise. "Vuoi quel fiore, no?"

Certo, lo voleva. Ma non se a soffrire era sua madre. Kaeru abbassò nuovamente gli occhi e prese a parlare, mentre Kagome ascoltava con attenzione. "Quel fiore mi permetterà di ricordare ciò che ho dimenticato, così mi ha detto Kaede."

Kagome aggrottò la fronte. "Dimenticato? Cosa avresti dimenticato, tesoro?"

Kaeru fissò la madre. "Non ricordo di Aki, mentre lui si ricorda di me. Kaede mi ha raccontato che quel giorno anche io sono stata trovata svenuta assieme a lui. Ma ignoro cosa è accaduto e come Aki è stato ferito. Ho la sensazione di esser stata io a creare tutta la sofferenza di quel ragazzo, Sango non lo accetta come figlio ed immagino che sia terribile sentirsi rigettati da coloro che ti hanno dato alla luce. Se mi ricordassi, potrei convincere Sango a non odiare più Aki e—"

Kaeru si interruppe, mentre Kagome, inginocchiata, l'avvolse in un delicato abbraccio. "Ciò ti fà onore, figlia mia, ma non credere che Sango odi Aki. Una madre non potrà mai odiare ciò che è nato dentro di lei. Sango è semplicemente arrabbiata. Sono sicura che un chiarimento potrà riappacificarli. Quindi, se il Caprifoglio è davvero così importante, dobbiamo trovarlo."

Il sorriso di Kagome scaldò il cuore della ragazza, che annuì alle parole della donna. Kagome si portò nuovamente in piedi ed afferrò con un gesto deciso un'edera rampicamente sufficientemente robusta. "Sorreggerà entrambe."

Uscire dal pozzo fu meno complicato del previsto, benché Kaeru soffrisse di vertigini. Kagome le aveva porto la mano e, senza grandi difficoltà, la ragazza era riuscita a sedersi sul cornicione del pozzo sacro. Kaeru si guardò attorno, con aria palesemente curiosa e fu delusa nel constatare che il pozzo era all'interno di una costruzione in legno. "E' un pozzo coperto." Aveva aggiunto Kagome, notando la sua delusione. Kaeru seguì la madre verso una piccola rampa di scale, anch'esse di legno, che presero a gemere sotto al peso delle due donne. Quando Kagome aprì la porta di legno, una sferzata di vento freddo la colse alla sprovvista.

Kaeru affondò lo sguardo nel piazzale di pietre che si estendeva di fronte a lei e sua madre. Le luci della città agevolavano i raggi della luna, favorendo la visione notturna e permettendo a Kaeru di osservare, per la prima volta, il mondo di sua madre. Con un gesto incoscio cercò la mano di Kagome e la strinse come in cerca di conforto. Kagome non parve sorpresa e contraccambiò il gesto. I suoi occhi si diressero verso una piccola abitazione, oltre al piazzale, dalle finestre illuminate a giorno. Un leggero batticuore prese a battere nel petto di Kagome, accompagnato da una lieve emozione, mista a gioia e preoccupazione. Il suo primo pensiero andò a sua madre. Sedici anni erano un arco di tempo inestimabile per la vita di una persona. Sedici anni che potevano essere stati protagonisti di eventi rivelanti come ad esempio, la morte di suo nonno o di sua madre. Una fitta al cuore bloccò il cessante battito, aumentando l'ansia nella donna.

Kaeru strinse la mano di sua madre, distogliendo la donna dai suoi pensieri.

"Andiamo." Disse Kagome, accennando un timido passo verso la casa. Man a mano che si avvicinavano, cresceva in Kagome l'impulso di tornare indietro, di tornare da Inuyasha e di dietruggere il Pozzo Mangiaossa. Se erano tutti morti? Se altre persone abitavano quella casa? Come avrebbe giustificato le vesti antiche? Il suo sbigottimento? Il suo dolore? Avrebbe sofferto a sapere la sua famiglia altrove o avrebbe provato indiferrenza sapendo sua madre morta?

"Mamma, com'è la nonna?" Domandò dal niente Kaeru, sorprendendo Kagome. La sacerdotessa tentò di ricostruire l'immagine di sua madre, ricordandone il volto con i delicati lineamenti e gli occhi di un caldo nocciola.

"Tua nonna era- è una persona molto bella e dolce." Rispose, mettendo assieme tutti i suoi ricordi. "Siamo arrivate." Aggiunse in seguito.

Di fronte a loro, il portone che Kagome ricordava nel periodo della sua adolescenza, si stagliava come una porta insormontabile e quasi inumana. Un leggero chiacchiericcio proveniva da oltre il solido massello e Kagome capì che altro non era che la televisione accesa in salotto.

"Va bene" Inspirò Kagome, "Suoniamo."

"Sì, suoniamo." Ripetè Kaeru, benché non sapesse con certezza cosa sua madre intendesse con suonare.

Kagome avvicinò la mano, leggermente tremante, al campanello adiacente alla porta. Quando le sue dita fecero pressione sul piccolo bottone di plastica, il cuore iniziò a batterle nel petto ed incessanti domande senza risposta iniziarono ad affollarle la mente.

Un tiepido arrivo risuonò oltre la porta, mentre un leggero click sembrò perforare l'udito di Kagome. Un filo di luce andò disegnandosi sulle mattonelle dell'entrata, andando ingrandendosi man a mano, fino a quando la luce dentro alla casa le illuminò del tutto. Aprì loro una donna, dal capo canuto e dalle rughe scavate nel volto, dalle labbra screpolare, un poco ingrigite, ma dallo sguardo nocciola caldo e attento. "Sì, chi è?" Domandò, con una voce impastata dagli anni.

Kagome rimase in silenzio, come ammutolita, fissando la donna di rimpetto a loro. Quest'ultima fissò attentamente Kaeru, senza tuttavia riconoscerla, ed infine posò lo sguardo sulla donna più anziana. Kagome osservò gli occhi color nocciola sgranarsi poco a poco, come se testimoni di un grande evento, ed udì il gemito roco che la donna emise.

"Oh, Kami-sama... Ka-Kagome!"

"Mam-ma." Kagome sentì le lacrime pungerle gli occhi, improvvisamente; il suo nome non le parve così dolce, se non nelle labbra di Inuyasha. Sentì le mani incallite della donna stringerle gli avambracci, mentre le lacrime rigavano le guance della signora Higurashi.

"Kagome, Kagome, la mia bambina!" Esclamò la donna, avvolgendo la figlia in un abbraccio. Kaeru osservò il connubio tra le due madri, trattenendo una lacrima commossa.

Ripresasi dalla sorpresa, la signora Higurashi sciolse l'abbraccio e si asciugò le lacrime. "Kagome, come mai? Come hai fatto? Oddio, sei proprio tu."

"Non saprei, mamma. E' stata una sorpresa anche per me." Disse Kagome, stringendo con un braccio le spalle di Kaeru e avvicinando la figlia a sè. La signora Higurashi osservò la ragazza, molto somigliante a Kagome e spalancò la bocca, sorpresa. "Kaeru?"

Kaeru, sentendo il proprio nome, sembrò doppiamente stupita. "Mi conosce?"

La madre di Kagome le sorrise. "Entrate." Disse, invitandole all'interno.

Kagome sorrise a sua volta.

Finalmente, era tornata a casa.

**

Quella sera Kagome ascoltò attentamente tutto ciò che sua madre ebbe da dirle.

Suo nonno, come aveva presupposto l'età avanzata, era spirato cinque anni prima con una serenità che la signora Higurashi non riusciva ad esprimere a parole. Kagome aveva provato una fitta al cuore dal momento che, seppur strambo e svampito, suo nonno era stato una delle persone più incantevoli, più gentili che avesse mai conosciuto. Senza darlo a vedere, Kagome rimpianse di non averlo potuto salutare da vivo e il giorno dopo visitò la sua tomba assieme a Kaeru, prima della loro partenza per il Sengoku Jidai.

Sota, il suo unico fratellino, era talmente cresciuto da sposarsi e vivere alla perferia di Tokyo e Kagome fu molto shockata nell'apprendere che era diventata zia di un bambino pestifero quanto suo fratello da piccolo; mentre Kaeru, parve eccitata all'idea di aver un parente più piccolo di lei. La signora Higurashi le aveva spiegato che Sota, per molto tempo, non aveva accettato il fatto che sua sorella fosse così repentinamente scomparsa e la madre di Kagome non nascosce che vi era del risentimento nel figlio più piccolo. Tale rivelazione accese del turbamento nell'animo di Kagome, che, improvvisamente, si sentì in colpa per non aver dato l'addio al suo stesso sangue. Tuttavia, la vita era fatta di continue decisioni e prese di posizione. Kagome era sicura che, a lungo andare, anche Sota avrebbe compreso le sue azioni.

La chicchierata notturna e la ritrovata quiete familiare, portò Kagome ad interessarsi a numerose persone che pian piano le tornarono alla mente. Hojo, il suo bizzarro pretendente, era rimasto scapolo benché attirasse l'attenzione di molte donne, in gran parte affascinate dalle sue numerose stranezze. Kagome si trattenne più volte dal ridere, ma sentì una punta di tristezza quando sua madre le raccontò come aveva scusato l'assenza continua della figlia. Hojo, benché strano, era stato un bravo ragazzo, molto gentile e con mille riguardi. Anche se le loro vite avevano preso pieghe molto diverse, Kagome era felice delle attenzioni che aveva ricevuto in passato da una così brava persona.

Infine, fu la volta di Kagome a raccontare ciò che era accaduto a lei e ad Inuyasha nell'arco di quei sedici anni. La signora Higurashi mostrò un vivido interesse, sorridendo di tanto in tanto alla giovane nipote che quiete, ascoltava le loro parole in silenzio.

"Sei sempre bella come un tempo, figlia mia." Affermò, osservando per l'ennesima volta Kagome: i suoi occhi grigi e penetranti e la sua capigliatura color dell'ebano.

Kagome ridacchiò. "Anche tu mamma."

La signora Higurashi aggrottò la fronte. "Signorina, vuole forse prendermi in giro?"

"Affatto!" Si affrettò ad aggiungere Kagome. "La mamma è sempre la mamma."

A quelle parole la donna lasciò che le labbra screpolate si piegassero in un sorriso sincero.

"Anche Kaeru si è fatta una bella ragazza. Devo forse credere che il merito sia tutto nei miei geni?" Ridacchiò.

E per la prima volta, Kaeru si rivolse alla donna. "Lei ha avuto mia madre molto giovane, vero?"

Sentendosi dare del lei, la signora Higurashi sollevò la mano facendo un cenno per aria. "Oh, per carità! Chiamami nonna, tesoro! Non c'è bisogno di essere così formali, mi fà sentire vecchia!"

Le guance di Kaeru si arrossarono all'improvviso.

"Comunque, ho avuto Kagome press' a poco all'età in cui lei ha avuto te. Ero molto giovane." Concluse, con tono nostalgico.

"Oh, a proposito. Quanto vi fermerete, Kagome?" Domandò, rivolta nuovamente alla figlia.

"Non molto, domani ripartiremo. Ci siamo assentate senza avvisare nessuno e probabilmente si staranno tutti preoccupando per noi."

Udendo la madre, Kaeru volò con il pensiero ad Inuyasha ed inghiottì rumorosamente. Con tutta probabilità era furente. Nel mentre, l'espressione della donna anziana si rabbuiò e notando lo sguardo della madre, Kagome si affrettò ad aggiungere "Ma adesso che siamo tornate indietro, continuerò a trovarti mamma."

Quelle parole sembrarono rassicurare la donna, che prese a parlare di tutt'altro argomento.

Il giorno seguente, madre e figlia si dedicarono alla ricerca del Caprifoglio, l'unico fiore che sembrava poter garantire un poco di armonia anche in un villaggio come quello di Kaede-sama. Trovarlo non fu affatto difficile, dal momento che il giardino del Tempio ne offriva in gran quantità.

"Andrò da Kaede-sama per capire come lo posso usare." Affermò decisa Kaeru, rafforzando la stretta attorno al cesto colmo di fiori che portava. Kagome non riuscì a trattenere uno sguardo preoccupato che, tuttavia, Kaeru non vide.

Visitata la tomba del nonno e salutata la signora Higurashi, con la promessa di un nuovo ritorno, Kagome e Kaeru scesero nuovamente nel pozzo ed esattamente come il giorno precedente le trasportò nel mondo del Sengoku Jidai.

A fatica, le due donne si arrampicarono in cima al pozzo, aiutandosi con le pietre sporgerti. Quando toccarono l'erba fresca della boscaglia, Kagome si lasciò sfuggire un debole sospiro. "Non so proprio come spiegare tutto questo ad Inuyasha."

"Mam-"

"Non servono delle spiegazioni," una voce fredda e tagliente provenne da dietro le loro spalle. "Ciò che ho visto è più che sufficiente."

"Inuyasha, io—" Iniziò a dire Kagome, ma il mezzo demone, con un agile salto, sparì nella fitta boscaglia.

"—desideravo tanto tornare." Concluse, fissando il punto in cui Inuyasha aveva atteso il loro ritorno. Kaeru provò una fitta di rabbia nei confronti del padre che, con delle semplici parole, aveva distrutto la felicità che sua madre andava cercando da molto tempo e si ripromise di fronteggiare Inuyasha a qualsiasi costo.

 

N/A: capitolo corto, di transizione, ma spero intenso :) Ehm, sì, non state sognando, avete appena letto un nuovo capitolo. Rinnovo le scuse, ma i tempi son duri ed io invecchio con il passare del tempo X'D Non rispondo alle recensioni, dal momento che sono datate, ma spero che continuiate a seguire la mia storia! Ne approfitto per augurare a tutti voi un buon Natale ed un Felice anno nuovo!

Claudia

  
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