Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: hug me peeta    29/05/2012    5 recensioni
“Quello è Justin Bieber. Bel tipo, eh?” ovviamente Janissa si era accorta dell’interesse di Luce verso quel ragazzo che ora la fissava attraverso i grandi occhiali. Le guance di Luce si riscaldarono e, per quanto volesse, non riusciva a non guardare quel magnifico ragazzo.
Justin si tolse gli occhiali e osservò Luce attentamente con aria burbera, poi, ad un tratto, le sue labbra scattarono in un sorriso. Automaticamente anche quelle di Luce sorrisero finchè Justin alzò una mano e le mostrò il medio.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 6

-













 
Luce vide Justin uscire dalla porta senza nemmeno salutarla. Capì di aver sbagliato e si sentì in colpa, come se avesse tradito Justin, nonostante loro non avessero una relazione. Abbassò lo sguardo. Sciolse con delicatezza l’abbraccio di Jason e sospirò. “Jason?” disse. “Sì?" disse lui, di rimando e sospirò.
"Dimmi tutto” disse, mentre Lucinda si guardava le mani, stava cercando un tono di voce non troppo duro per dirlgli che non poteva uscire con lui.  Agrottò le sopracciglia. “Be’, ecco, vedi, io…” cercò di dire.
“Non vuoi venire a casa mia” concluse Jason. Lucinda alzò lo sguardo, lui era così vicino…
“No, non è come pensi”
“Luce, so come gira il mondo, non sono un’idiota” fece una pausa e volse lo sguardo verso la porta. “E’ per via di lui? E’ a causa sua, non è vero?” Lucinda spalancò gli occhi. “Sai, è facile sapere cosa pensa una persona quando la si conosce da una vita” Jason si guardò le mani. “Non ti preoccupare, è sempre stato così. Sempre. Mi sono illuso di poter cambiare le cose” fece per andarsene, ma Luce gli prese un braccio.
“No. Non andare via. Sei il mio unico amico, qui. Per favore” disse con voce supplicante. Luce non voleva farlo andare via, ormai si era affezionata a lui. Non poteva lasciar andare via il suo unico amico. Il suo unico amico a parte Janissa e forse Cady. Jason si girò di scatto in preda alle risate. “Non posso crederci! Ci hai creduto veramente! Ahah! Oddio!” Si stava perdendo gioco di lei. Lucinda gli voltò le spalle, prese la sua roba e se andò. Non poteva credere a cosa le aveva appena fatto Jason. “Hei! Luce! Luce, torna qui!” Jason le si pose davanti e si scusò.
Si scusò per aver fatto lo stupido e per averla ingannata. Le chiese di fare pace e Luce accettò, ma solo perché sapeva perdonare la gente anche quando non se lo meritava. Perdonare la gente che non se lo merita. Tipico di Luce. Luce era troppo buona, anche se non sembrava. Avrebbe potuto perdonare anche una persona che avrebbe tentato di assassinarla.
Justin ad esempio. Justin, quell’odioso ragazzo con una bellezza mozzafiato, quel ragazzo per cui Luce stravedeva. Subito dopo uscì nel cortile a prendere una boccata d'aria.
Aveva iniziato da poco a piovere e lei era già zuppa. I capelli le si erano appiccicati alla testa e alle labbra morbide, che continuavano a grondare gocce di pioggia dentro i suoi vestiti. Rabbridiva ogni volta che l'acqua riusciva a entrare nei suoi vestiti e a percorrerle la schiena.
 Fece qualche passo e incrociò una lattina. Le diede un calcio e l'innocente lattina fu scagliata nei cespugli, che le stavano a qualche metro di distanza. Era arrabbiata con se stessa per essersi presa una cotta per un tipo lunatico, arrabbiata con Jason per quello stupido scherzo e con Justin, che l’aveva quasi strangolata e mandata a farsi fottere.
“Ahia! Hei!” urlò qualcuno da dietro un cespuglio. Lucinda fece un salto mentre dai cespugli sbucava Chaz. Si stava massaggiando la nuca e una smorfia apparve sul suo viso. “Mi vuoi spiegare come mai mi hai lanciato una lattina in testa?” Lucinda tentò di ricomporsi. “Scusa. Non credevo di aver colpito qualcuno” Lucinda abbassò lo sguardo e camminò via. “Hei, aspetta!” le urlò Chaz. Ma Luce non si girò e continuò a camminare.
“Hei, Lucinda! Lucinda!” la chiamò di nuovo. Anche stavolta Lucinda non si girò. Iniziò a sentire lo sguazzare dell’acqua e non fece in tempo a girarsi che Chaz era lì davanti a lei.
“Cosa vuoi?” le chiese lei duramente. “Dio! Sei cambiata da quando ci siamo visti l’ultima volta. Cosa ti è successo?” Sei cambiata dall’ultima volta che ci siamo visti. Cosa diamine significava? Lucinda non lo sapeva. Era ovvio che fosse stata a Stratford, ma nessuno le era venuto a dire come mai era andata via o a chiederle cosa aveva fatto in questi ultimi anni. La gente non poteva averla scambiata per un’altra persona, era impossibile dato che conoscevano tutto di lei. Pensò allora che magari da bambina era venuta a fare una vacanza a Stratford, ma data la sua scarsa memoria, se l’era dimenticato.
Smise di camminare e si fermò. La pioggia continuava a cadere, incessante. “Alleluia! Era ora che ti fermassi!” Chaz l’aveva rincorsa per tutto il tragitto. Una mano passò davanti al suo viso. Luce scosse la testa e tornò con i piedi per terra. “Eh?” disse. Chaz scosse la testa e guardò in alto. Poco dopo la guardò negli occhi e disse:” Tu non ti ricordi nulla, vero?” Luce scosse la testa. “Lo immaginavo. Bhe, siamo praticamente zuppi. Vieni, andiamo al coperto” Chaz le fece un gesto con la mano e Luce lo seguì. Non sapeva dove stavano andando, però in un certo senso si fidava di lui.
Durante tutto il tragitto nessuno disse nulla, ma a Luce andava bene così, aveva bisogno di riflettere. Chaz si era offerto volontario per accompagnarla chissà dove. Luce aveva accettato solo perché magari avrebbe fatto più chiarezza e acceso qualche luce in quella stanza buia che era la sua mente. Chaz di sicuro sapeva tutto, doveva essere uno dei suoi migliori amici. Luce scosse la testa, l’ultima cosa che voleva era pensare a lui.
“Eccoci, siamo arrivati” Chaz si era fermato davanti a una caffetteria molto carina, con due piante con le foglie tagliate a regola d’arte davanti all’ingresso. Luce fece scorrere il suo sguardo per tutta la caffetteria, per vedere se quello fosse stato un locale malfamato. Ma Luce non vide altro che vecchietti che giocavano a carte. Di sicuro non veniva frequentato molto dai ragazzi. Un posto perfetto per fare una chiacchierata senza venire disturbati e con solo i vecchi –che probabilmente erano sordi o con un apparecchio acustico- ad ascoltare.
Chaz entrò prendendo per il braccio Luce e lei non potè opporre resistenza. Si accomodarono in un tavolo abbastanza appartato, decorato con una triste tovaglia di carta dal colore grigiastro. Tutto in quel posto aveva un che di melanconico, ma i vecchi non sembravano farci caso. Luce, invece,  trovava il posto orrendo. Eppure sembrava un locale così carino e grazioso dall'esterno.
“Allora…” cominciò Chaz. Poi si passò le mani tra i capelli e sul viso, come se stesse cercando le parole adatte da dire. Dopo alcuni secondi disse: “Cosa vuoi sapere?” Lucinda aspettava quella domanda da secoli ormai. Era ora che qualcuno andasse da lei a dirle come stavano le cose.
“Tutto” disse, in un soffio.








Buongiorno bellissime!


Ok, mi sembra passato un secolo da quando la scrittrice
ha aggiornato v.v
comunque, tra un po' saprete tutto, non è bellissimo?
d'ora in poi sarò io ad aggiornare e la scrittrice
a rispondere alle recensioni :D
6 recensioni?! GRAZIE MILLE!
vi ringrazierei una ad una, ma devo andare! 

RECENSITE, COSì MAGARI IL CAPITOLO ARRIVA PRIMA(?)

 

  
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