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Autore: EvgeniaPsyche Rox    29/05/2012    8 recensioni
[ Long-fic sull'AkuRoku che descrive momenti quotidiani e il modo in cui si sviluppa il loro rapporto, il tutto diviso nei diversi mesi dell'anno. Ringrazio in anticipo tutti coloro che si soffermeranno a leggere.]
January -Normal-
February -Away-
March -Confused-
April -Hidden-
May -Burning-
June -Protection-
July -Doll-
August -Anger-
September -Together-
October -Sweetness-
November -Emotions-
Dicember -Mine-
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Axel, Roxas
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
Capitoli:
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July -Doll- 

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Sarebbe stato divertente per lui.
Senza alcun dubbio.
Axel si strofinò le mani con un sorrisetto sghembo dipinto sul volto, affrettandosi poi a sbottonarsi la camicia celeste, lasciando scivolare anche i jeans lungo il pavimento del bagno.
Osservò il proprio corpo perfetto allo specchio, infilando le dita tra i capelli fiammeggianti con aria fiera. «Ogni giorno mi stupisco della mia bellezza.», affermò con evidente narcisismo di fronte al proprio riflesso, spogliandosi infine anche dei boxer neri.
Improvvisamente qualcuno bussò alla porta e il fulvo si voltò di scatto con un allegro sorriso.
«Axel? Hai finito?», sentì la candida voce della persona che stava attendendo e si lasciò sfuggire un sospiro che aveva una vaga punta erotica.
«Entra pure: è aperto.», cercò di rassicurarlo il più grande, osservando la porta in legno massiccio che lentamente si apriva, facendo apparire una timida figura.
Con quell'espressione imbarazzata e le gote appena arrossate, ad Axel venne in mente la recita scolastica del biondo, in quarta elementare: avevano messo in scena la famosa fiaba di Hansel & Gretel, e Roxas, con quei corti capelli ribelli e i suoi grandi occhi blu, risultava perfetto per la parte del giovane protagonista.
Gli avevano fatto indossare un buffo vestito azzurro e verde con le bretelle che lo facevano sembrare più bambino di quello che già era.
E, nonostante il più grande non aveva fatto altro che prenderlo in giro per giorni e giorni dopo la fine dello spettacolo, la verità era che l'aveva trovato tremendamente adorabile.
Il ragazzo dagli occhi smeraldini scoppiò in una fragorosa risata di fronte al volto ulteriormente arrossato dell'altro; Roxas tentò di coprirsi goffamente la visuale e fece per andarsene, quando si sentì afferrare improvvisamente per il polso destro.
Axel lo trascinò verso il proprio corpo; sghignazzò così con aria divertita, baciando teneramente la chioma bionda del giovane.
«Avevi...Avevi detto di aver finito...», balbettò il più piccolo, appoggiando la testa sul petto muscoloso del fulvo che sorrise nuovamente, facendo scivolare una mano verso i pantaloni dell'altro, sbottonandoli con aria ambigua.
«Non preoccuparti, non ti faccio nulla.», si affrettò a sussurrare sordamente accanto all'orecchio sinistro del biondo, avendo notato la sua espressione improvvisamente impaurita e spaesata.
«Lo sai...», continuò a bisbigliare sommessamente mentre privava il giovane anche della maglietta, «Lo sai, sei bellissimo.»
Ormai lo stava sciogliendo completamente.
Quella lastra di ghiaccio che aveva caratterizzato per anni e anni il ragazzo dagli occhi blu cobalto si stava sciogliendo sotto il suo fuoco.
«Sei perfetto.», ripetè afferrandolo per i capelli, costringendolo ad alzare il volto, osservando così intensamente quel profondo sguardo.
Prima che Roxas potesse ringraziare in qualsiasi modo, il fulvo si lanciò con forza sulle sue piccole labbra, divertendosi a torturarle con la lingua e con i denti.
Strinse la presa al polso, mentre con l'altra mano lo spogliava anche della biancheria intima; lo vide stringersi timidamente le gambe e arrossire ulteriormente, con gli occhi sgranati e allarmati.
No.
Lui aveva paura.
Non voleva. Non ora.
Appoggiò la mano libera sul caldo petto del diavolo dai capelli fiammeggianti, cercando di spingerlo appena per ottenere la sua attenzione; egli, infatti, si allontanò con un'espressione infastidita, riducendo gli occhi a due fessure. «E adesso che hai, nanerottolo?»
Il biondo, dal canto suo, lo guardò male per quello stupido appellativo; successivamente sospirò, abbassando timidamente lo sguardo. «Axel, senti...»
«Ti ho già detto che non ti faccio nulla.», ribadì il rosso con esasperazione, estremamente infastidito per aver interrotto il proprio lavoro di seduzione; senza lasciare all'altro il tempo di dire qualcosa, si chinò nuovamente, riprendendo a giocare con le sue labbra.
Succhiò con avidità quella bocca che si arrossò sempre più, facendo gemere il biondo che temeva seriamente di poter perdere l'equilibrio, dato che le sue gambe si stavano sciogliendo come il burro sotto il sole bollente di luglio; in quel momento lo detestò più che mai.
Sperò che smettesse di baciarlo con tanta foga, ma, al tempo stesso, desiderò ardentemente che continuasse a stregarlo con quel suo caldo sapore così travolgente da annebbiargli i sensi.
«Axel...», lo chiamò con aria estasiata, mugugnando qualcosa di incomprensibile tra sé e sé; l'altro, dal canto suo, scoppiò a ridere, lasciandogli un ultimo bacio sulla fronte. «Ti piacciono i miei baci, eh?»
Roxas arrossì ulteriormente e non rispose, limitandosi ad incrociare infantilmente le braccia; il fulvo soffocò una seconda risata e si infilò una mano tra la folta chioma rossa, avviandosi poi verso la vasca da bagno che aveva preparato poco prima.
Si immerse nell'acqua calda e inclinò la testa all'indietro, lasciandosi sfuggire un lungo sospiro rilassato; il più piccolo, nel frattempo, lo osservò attentamente con le gote arrossate, stringendosi le spalle.
«Beh, non vieni a farmi compagnia?», chiese retoricamente Axel, socchiudendo gli occhi, mentre l'altro prendeva qualcosa dal cassetto bianco, affrettandosi poi a scivolare anch'egli nell'acqua.
Sentì l'intero corpo vibrare di fronte a quell'improvviso calore che lo rilassò completamente; osservò le due paperelle di gomma che aveva preso galleggiare allegramente accanto a lui e si divertì a soffiare su di esse, cambiando la loro direzione.
«Ma che stai combinando?», chiese improvvisamente il ragazzo dagli occhi smeraldini, sollevando istintivamente il soppraciglio sinistro.
«Gioco...Gioco con le papere, no?», domandò innocentemente il biondo, come se fosse la cosa più naturale del mondo.

«E poi dici che non sei infantile.», gli fece notare con affilata ironia il diavolo dai capelli rossi, lasciandosi sfuggire un'acuta risata.
«Io non sono infantile; è...E' divertente, tutto qui.»
«Ti diverte giocare con le papere di gomma?», chiese con aria sinistra Axel e si avvicinò appena all'altro, afferrandogli con un gesto secco il mento per poterlo guardare dritto negli occhi. «Ti faccio provare io qualcosa di più divertente.», bisbigliò poi senza lasciare al più piccolo il tempo di rispondere.
Lo costrinse ad inclinare la testa e appoggiò le labbra tra la spalla e il collo; strinse la sottile pelle tra i denti ed iniziò a succhiare lentamente, lasciandovi di tanto in tanto qualche bacio.
Le fiamme.
Quelle dannate fiamme lo stavano sfiorando ed erano pericolosamente vicine.
Troppo.
Ma lui, ormai, era troppo debole per lottare; lasciò le paperelle e gemette a lungo, sussurrando più e più volte il nome di quel ragazzo che lo stava facendo impazzire.
Allungò timidamente le braccia e appoggiò le mani sulla schiena di lui, socchiudendo gli occhi.
Era inutile lottare contro il fuoco, si ritrovò a pensare.
Lo aveva già sciolto del tutto.
Si lasciò trasportare da quella miriade di emozioni e, prima di chiudere definitivamente gli occhi, osservò le due paperelle di gomma che, galleggiando, si allontanavano da lui, nuotando nella parte opposta.

 


«Andiamo, Demyx, fatti accompagnare da Saix: sei praticamente ubriaco fradicio.», Axel scosse la testa con aria divertita, osservando l'amico sbronzo che stava tentando di avere un'animata conversazione con la lampada nel soggiorno.
«Perchè me ne devo andare? Io voglio rimanere qui!», si lamentò improvvisamente il castano, sbattendo infantilmente il piede per terra, tornando poi tranquillo come prima, osservando un punto perso nel vuoto.
L'altro sospirò, massaggiandosi le tempie per poi rivolgersi al ragazzo dai capelli celesti accanto a sé. «Saix, ti prego, fa' qualcosa.»
Il diretto interessato annuì, avvicinandosi al terzo presente, afferrandolo furtivamente per il colletto della maglia. «E' ora di tornare a casa.»
«No! No, no! Non potete trattarmi così! Tra me e Lucynda è nato un grande amore! Lucynda, non mi dimenticare!», gridò Demyx, allungando le mani verso la lampada con aria afflitta, mentre l'altro lo trascinò fuori dalla stanza.
«Grazie ancora dell'invito. E buon compleanno.», lo salutò apaticamente Saix prima di aprire la porta e svanire dietro di essa, portandosi dietro il castano che continuava a dimenarsi e a strillare come un bambino.
«Non aspettarti che ti aiuti a pulire tutto questo casino.», si voltò di scatto, notando l'improvvisa apparizione di un biondino dagli occhi blu cobalto che aveva incrociato le braccia, indicando con un cenno della testa il pavimento sporco di pop-corn, patatine, torta e birra.
«Eppure io ti avevo invitato proprio per questo.», rispose ironicamente il fulvo, sogghignando, mentre l'altro sollevò istintivamente un soppraciglio, schioccando la lingua in segno di dissenso. «Arrangiati. Così impari ad invitare venti persone.»
Axel ridacchiò, scuotendo la chioma rossa. «Beh, ho fatto vent'anni, no? Così ho invitato venti persone. Logico. L.O.G.I.C.O. Got it memorized?», e si picchiettò la fronte con un'espressione divertita, nonostante il biondo continuasse a guardarlo male.
«Certo, certo. Come vuoi tu.»
«Sei proprio uno stronzo, lo sai?», chiese retoricamente il rosso, storcendo le labbra in una smorfia improvvisamente imbronciata; l'altro, dal canto suo, sbuffò, intuendo già a cosa si stesse riferendo.«Ancora con questa storia? Ti ho già detto che non sapevo che cosa comprarti, diamine.»
«O forse è solo una scusa perchè ti eri scordato del mio compleanno, uh?», lo incalzò il più grande, tremendamente offeso.
«Mi vuoi spiegare come diavolo avrei fatto a dimenticarmi del tuo compleanno se me ne hai parlato già settimane prima?», Roxas sospirò nuovamente, avviandosi verso la porta, venendo però improvvisamente bloccato dall'imponente figura del ragazzo dagli occhi smeraldini.
«Mh, hai ragione. Non importa. Anche se...»
«Anche se cosa?», lo incitò a continuare con esasperazione il biondo, notando il sorrisetto ambiguo dipinto sul viso dell'altro.
«Anche se sei l'unico che non mi ha fatto il regalo.», continuò il fulvo, senza smettere di sorridere.
«E mi dovrebbe importare qualcosa?»
«Teoricamente sì.»
«Peccato che non sia così.», tentò di concludere il più piccolo, allungando la mano verso la maniglia, quando il rosso gli afferrò di scatto il braccio.
«Ehi, cos'è tutta questa fretta?»
«Axel, lasciami: devo andare, cavolo. Ho una vita fuori da vivere, sai?», domandò con sarcasmo Roxas, facendogli cenno di spostarsi, senza essere però ascoltato.
«Non ti ricordi che ti avevo parlato di una piccola sorpresina?», il ventenne lasciò la presa al braccio dell'altro, allontanandosi un poco, sapendo già di aver attirato la sua attenzione.
«Una piccola sorpresina?», ripetè il biondo con ingenua curiosità, guardandosi attorno. «E dov'è?»
Axel non rispose e si limitò ad avviarsi in camera sua in fondo al corridoio, lanciando una fugace occhiata al biondino che, come aveva sospettato, si precipitò a seguirlo; aprì velocemente la porta, facendo entrare il giovane ospite con un sorrisetto inquietante.
«Allora? La sorpresa?», chiese fremendo dall'emozione il ragazzino dalle iridi blu, facendo saettare lo sguardo da una parte all'altra della stanza, non trovando nulla di nuovo; si voltò di scatto, accorgendosi che l'altro aveva chiuso la porta a chiave.
«La vedrai presto, ma ad un patto...», iniziò a parlare con aria ambigua il rosso, muovendosi lentamente verso il biondo che era ancora in piedi al centro della stanza. «Mi devi dare il mio regalo di compleanno. Ne ho tutto il diritto in fondo, no?»
Roxas si sentì improvvisamente percosso da un brivido; annuì debolmente con aria incerta, sforzandosi di tirare fuori la voce che, stranamente, si era fatta più fioca. «Però adesso i negozi sono chiusi, è tardi. Non so se...Se riuscirò a comprarti qualco-»
«Non preoccuparti.», lo interruppe di scatto Axel. «Non ci serviranno i negozi. E non dovrai nemmeno spendere un centesimo. E' un piccolo regalo che desidero da tempo, Roxas.»
Il biondo si irrigidì, incastrando il volto tra le spalle; come un lampo che squarciava il cielo, la sua mente sembrò elaborare immediatamente che cosa avesse in testa quella specie di diavolo dai capelli fiammeggianti.
Eppure sperò con tutto il cuore di aver capito male.
«E tu hai già capito qual'è. E' proprio quello, dolcezza.», lo prese allegramente in giro il rosso, notando l'evidente disagio dell'altro che lo osservava con le iridi blu sgranate e spaurite; si avvicinò a lui alla velocità della luce, sedendosi comodamente sul letto.
Picchiettò le mani sulle proprie gambe, facendogli cenno di sedersi su di esse; ma il biondo scosse la testa, facendo un passo indietro.
«A-Axel, apri la porta, io devo a-andare. Sul serio.»
Eppure il più grande si limitò ad accennare un vago sorriso tirato; allungò il braccio, riuscendo ad afferrare il polso dell'altro, tirandolo verso di sé e facendolo sedere sulle proprie ginocchia. «Voglio il mio regalo di compleanno, Roxas.»
Era un bugiardo.
Gli aveva detto che avrebbe atteso quando lui sarebbe stato pronto.
E invece no.
Le sue calde labbra stavano già assaggiando ogni punto del suo collo, lasciandovi dei segni rossi di tanto in tanto; lo sentì ridere sommessamente e capì immediatamente che si sarebbe bruciato definitivamente.
Ormai era immerso tra le fiamme e non poteva più uscire.
Era in trappola.
Si lasciò spogliare e osservò i propri vestiti scivolare lentamente sul pavimento.
Uno bugiardo. Un bugiardo molto furbo.
E lui così stupidamente ingenuo.
«Hai paura?», lo udì chiedere accanto al proprio orecchio mentre lo costringeva a sdraiarsi sul letto, sistemandosi esattamente sopra di lui.
Lasciò che quegli occhi indecifrabili gli trapassassero l'anima; si lasciò guardare, nudo, così maledettamente nudo.
Si sentì sbagliato; troppo esile, le gambe troppo magre, il corpo troppo minuto; la pelle troppo chiara e nivea, gli occhi troppo blu, le labbra troppo piccole, lo sguardo troppo impaurito.
Era tutto sbagliato.
Lo vide togliersi velocemente la maglietta e sbottonarsi i jeans, lasciando che le sue vesti facessero compagnia a quelle dell'altro.
«Roxas, hai paura?», gli chiese nuovamente con insistenza, lasciando che le sue mani esplorassero il corpo del giovane che rabbrividì; si sforzò di scuotere la testa, ottenendo una squillante risata da parte dell'altro.
«Stronzate.», bisbigliò con aria divertita, facendo scivolare le calde labbra fino al suo ombelico; sogghignò, mordicchiandogli la pelle con dolcezza.
«Sei stato molto bravo», sussurrò improvvisamente dopo qualche secondo di silenzio il rosso, ottenendo l'attenzione del più piccolo. «Non hai opposto molta resistenza. Bravo.»
Bravo?
Era stato bravo?
Sì, era stato bravo.
I bravi bambini ascoltano sempre le parole degli adulti senza fare i capricci.
«Non immagini neanche quanto ti ho desiderato.», continuò a parlare piano, facendo scorrere le labbra lungo quel corpo vellutato e chiaro; lasciò che una mano lo privasse dei boxer e si tuffò in quell'oceano blu tremante.
«Cerca solo di rilassarti.», Axel si sdraiò accanto al più giovane, permettendo alla propria mano di sfiorare la sua intimità; lo vide arrossire violentemente e chiudere di scatto gli occhi, sperando forse di potersene andare al più presto.
Ascoltò i flebili sospiri del biondo aumentare di intensità non appena lui aveva iniziato ad accarezzarlo più velocemente; nel frattempo allungò la testa e gli baciò delicatamente il collo, cercando di tranquillizzarlo in ogni modo.
Quelle fiamme così brucianti lo stavano trascinando via, lontano.
Bruciava.
Stava bruciando.
«Axel...Axel...», lo chiamò ripetutamente, senza fermarsi; sentì il proprio colpo accaldarsi di fronte a quelle attenzioni a cui non era per nulla abituato, le gote che si arrossavano sempre di più e i gemiti che non riusciva più a trattenere.
Strinse le coperte con disperazione, soffocando a fatica un breve gridolino non appena raggiunse l'apice di quella miriade di emozioni; si ritrovò con il respiro affannato, gli occhi rivolti verso il basso e il cervello in tilt.
«Axel...», lo chiamò nuovamente con voce terribilmente stridula, sforzandosi di non tremare; l'altro gli alzò il mento, fiondandosi sulle sue labbra senza lasciargli il tempo per riprendere fiato, violandole immediatamente con la lingua.
E, per la prima volta, sentì il caldo mescolato ad una punta fredda.
Riaprì gli occhi, confuso e spaesato di fronte a quelle nuove sensazioni e vide che il più grande si era allontanato da lui, tirando fuori la lingua con un'espressione divertita, mettendo in mostra quella piccola pallina di metallo. «Dàdàn. Ecco la tua sorpresina.»
Il biondo allungò timidamente l'indice, sfiorando il piercing; l'altro, dal canto suo, ne approfittò e iniziò a mordicchiargli il dito, baciandoglielo delicatamente, spostandosi poi verso la mano e il braccio, lasciandogli una lunga scia di baci lungo la spalla.
Roxas si chiese se si poteva morire per la troppa emozione.
Sperò che la risposta fosse negativa, perché, nel caso non fosse stato così, sarebbe sicuramente morto.
Il diavolo dai capelli rossi gli afferrò entrambi i polsi, spingendoli contro il materasso; abbassò poi il volto verso il candido collo dell'altro, riprendendo a baciarlo con sensualità, scivolando poi verso i capezzoli, mordicchiandoli giocosamente.
Il biondo, nel frattempo, tra gemiti e sospiri, voltò faticosamente lo sguardo verso la finestra, scrutando l'immenso paesaggio che si ergeva di fronte a sé; vide la bellezza del tramonto e il miscuglio dei colori che amava tanto.
«Non potevi farmi regalo migliore.», commentò improvvisamente Axel, massaggiando dolcemente la gamba sinistra del più piccolo che si lasciò sfuggire un debole sorriso; poi si sentì capovolgere e si ritrovò a pancia in giù.
Ebbe paura.
«Sentirai un pò di dolore.», ammise in un sospiro erotico il fulvo, strusciando il proprio corpo sull'altro, il quale iniziò a mordersi furiosamente il labbro inferiore, cercando di concentrarsi sul cielo dipinto di rosso, arancio e giallo.
Volle improvvisamente dire un'infinità di cose.
Volle spingerlo via, alzarsi e scappare.
Volle dirgli che non era pronto.
Volle implorarlo di non fargli male.
Ma non disse nulla; sgranò solo gli occhi e si sentì mancare il fiato non appena l'altro lo penetrò lentamente.
Il rosso gemette appena, iniziando a muoversi con estrema attenzione dentro il corpo del giovane che temeva di impazzire all'impatto di quelle numerose emozioni a lui nuove.
«Roxas...Roxas, sei...Sei fantastico...», mugugnò a fatica, stringendo i fianchi del biondo con brama.
Fantastico.
Gli aveva detto che era fantastico anche se lui non stava facendo nulla.
Era fantastico a non fare nulla?
Eppure lui sentiva solo un dolore immenso mescolato ad un pizzico di piacere: infilò le unghie tra le coperte e si morse con forza il labbro inferiore, accorgendosi poi del liquido rosso che iniziava a sgorgare lentamente.
Sarebbe sicuramente impazzito.
Sussultò, sentendo le labbra di lui andare a succhiare la pelle della propria spalla, mordendola con forza per scaricare la tensione.
Strinse i denti, senza riuscire più a trattenersi: gemette e gridò, lo chiamò, più e più volte, gli disse che sentiva dolore e piacere, gli disse che non era giusto, che era tutto sbagliato.
Scosso da brividi sempre più frequenti, urlò con disperazione, raggiungendo il culmine di quelle violenti sensazioni, udendo il battito furioso del proprio cuore.
Sentì una scarica di calore all'interno del proprio corpo e socchiuse gli occhi, improvvisamente stanco, mentre l'altro uscì lentamente dalla sua apertura.
Rimase immobile, riempiendo la stanza con il proprio respiro affannato; lo aveva spogliato della sua verginità, della sua innocenza.
«Roxas...», si sentì chiamare sommessamente dall'altro, ma non si mosse: lasciò che il proprio sguardo vagasse per la stanza e notò una mensola vuota sulla parete gialla.
Gli venne in mente di quando, parecchi anni prima, si era recato a casa di Xion; nella sua piccola camera rosa, accanto alla scrivania, vi era una mensola di legno su cui sedevano ordinatamente numerose bambole di porcellana.
Indossavano candidi vestitini, la pelle lattea, gli sguardi persi e i capelli estremamente curati, ricadenti sopratutto in morbidi boccoli sulle spalle.
«Sono fantastiche.», gli aveva detto la giovane bambina, osservando con aria sognante le bellissime bambole.
E Roxas si era chiesto come potessero essere fantastiche, se erano lì, immobili, immerse nella loro bellezza.
«Roxas.», l'ennesimo richiamo e si sentì afferrare per un braccio; Axel lo costrinse a sedersi sulla propria gamba e infilò una mano tra i i capelli ribelli dell'altro, incollati al viso a causa del sudore.
«Sei bellissimo.», bisbigliò mordicchiandogli il lobo dell'orecchio, facendo scorrere l'altra mano lungo il corpo del biondo.
Troppo esile, troppo piccolo, troppo silenzioso; eppure era fantastico e bellissimo.
Si domandò se il rosso lo considerasse una bambola; una bellissima bambola di porcellana, come quelle in camera di Xion.
Se c'erano ancora.
«Ti voglio solo per me.», fu l'ultima cosa che disse prima di baciargli teneramente le labbra rosee, mentre il più giovane osservò intensamente il cielo che faceva posto alla sera.
Rabbrividì e si voltò verso il fulvo, sorridendo flebilmente. «Buon compleanno, Axel.»




«Perchè fanno così?», chiese il giovane bambino di otto anni, osservando una coppia di ragazzi che avevano le labbra incollate in un lungo bacio, seduti su una panchina di legno accanto alla fontana.
«Perchè fanno schifo.», Axel storse il naso in una smorfia disgustata; baciarsi era da sfigati.
«Mia zia mi aveva detto che la gente fa così quando ci si vuole bene.», spiegò impacciatamente il biondo, stringendo il piccolo skate bianco e nero tra le mani.
«Io voglio bene a tante persone, però non faccio così.», replicò fermamente il dodicenne, sbuffando.
«Ma forse si fa solo quando si vuole veramente tanto bene a qualcuno. Tantissimo.», aggiunse infine il più piccolo, annuendo con aria saggia.
L'altro sollevò un soppraciglio. «Ne sei sicuro?»
«Veramente no.»
Il giovane dai capelli scarlatti afferrò improvvisamente Roxas per le spalle, chinandosi per raggiungere la sua altezza; osservò intensamente quell'immenso oceano blu e gli stampò un rumoroso bacio sulle morbide labbra, facendo arrossire violentemente il biondo che aveva fatto cadere a terra lo skate.
«Ecco.», disse poi con espressione indecifrabile, allontanandosi appena.
Il bambino appoggiò una mano sulla bocca, tremando un poco, imbarazzato e allibito al tempo stesso; si guardò attorno, quasi timoroso che qualcuno avesse visto tutto, per poi sforzarsi di chiedere. «Quindi adesso...Noi facciamo schifo?»
Il fulvo assunse una smorfia pensierosa, tastandosi anch'egli le labbra per poi scuotere la testa. «No, non facciamo schifo.»
E si chiusero in un ostinato silenzio, nel quale Axel continuò ad osservare intensamente il più piccolo che, invece, tentava di concentrare la propria attenzione altrove.
Vide i due giovani alzarsi e allontanarsi dal parco mano nella mano, sorridendo e ridacchiando sommessamente, scambiandosi altri baci di tanto in tanto.
Si voltò poi impacciatamente verso il rosso. «Axel?»
«Sì?»
«Me...Me lo rifai ancora?», chiese timidamente, stringendosi le spalle, osservando poi l'altro che gli si era nuovamente avvicinato.
«Sì.», rispose brevemente prima di appoggiare entrambe le mani sulle guance dell'altro tinte dolcemente di rosso, unendo nuovamente le loro labbra.
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*Note di Ev'*
Ehm', sì...
Allora, eccoci qua a Luglio, con appunto il titolo di 'Bambola'.
Questo, per ora, è il capitolo più lungo della storia -Non capisco perchè lo dico tutte le volte; cioè, ma chissenefotte! D:- , ehm'...Mmmh...
Avevo deciso immediatamente di infilare il compleanno di Axel nel mese di Luglio; non so perchè, ma ce lo vedo bene nato in quel periodo .w.
Sicuramente ha maggiore importanza la parte centrale del capitolo, anche perchè, ecco...Sì, è la prima volta che descrivo una scena porn-hard più erotica; ho sempre avuto timore di scrivere qualcosa del genere perchè temo di non riuscire ad utilizzare i termini giusti, o di ricadere nel banale. -No, la verità è che mi vergogno a morte perchè poi arrossisco da sola ;__; -

Quindi, siate clementi; ho descritto la scena senza utilizzare termini espliciti o volgari -E, proprio per questo, ho pensato che, forse, potrei anche lasciare il Raiting Giallo; se qualcuno ha da ridire, mi faccia sapere e vedrò di cambiarlo.Anche se ho letto storie in Raiting Arancione che sono molto peggio.-, anzi, ho reso la scena più...Più riflessiva possibile, attraverso i pensieri di Roxas.
Mi vorrei scusare se sembro così impacciata o imbarazzata nel trattare tali discorsi ;___; -Cioè, cazzo, mi faccio pena da sola D:-
Comunque, mi auguro che il capitolo sia stato di vostro gradimento; e, se avete letto, vi prego di recensire.
Come ripeto sempre fino alla nausea siamo in un sito dove ci si deve confrontare, porco pinguino del Polo-Nord che vive insieme a Babbo Natale (?!)!
...Cioè, vi rendete conto che oggi c'è stato un terremoto? Va beh, che poi qui si è sentito a malapena; diamine, era assurdo vedere il volto scosso delle mie compagne, neanche ci fosse stata la fine del mondo D: Bah, gente catastrofica...
Non ho altro da aggiungere; piuttosto ora vado a farmi una bella piz- etciù ;___; Vi prego, ditemi che non ho preso again il raffreddore ;AAA;
Alla prossima, gente!
E.P.R.

 

   
 
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