Avete mai pensato alla morte? O meglio, a come morirete? Un infarto, un incidente, la vecchiaia... ci sono molti modi. Tempo fa, avrei detto che sarei morta per vecchiaia, se qualcuno me l'ho chiederebbe oggi probabilmente direi suicidio. Sì, suicidio. Quel buco nero in cui nessuno si salva e nessuno fa ritorno, dove, se ci salti dentro, stai pur certo che finisci all'inferno. Ma chi lo fa sa bene che l'inferno non è peggiore del posto da dove si sono buttati, forse è persino meglio. Ma non è così da me, io so che l'inferno è peggiore e che verranno tempi migliori, dove il sorriso albergherà sul mio viso pallido 23 ore su 24, dove mi verrà istintivo abbracciare la prima persona che capita senza una valida ragione, ma per adesso... per adesso credo che questi pensieri maligni rimarranno come un tumore nella mia mente per un po', nei quali mi rifugerò appena qualcosa andrà storto, o appena qualcuno mi guarderà con delusione. Ritornerò a casa da scuola e penserò che forse sarebbe meglio non esserci in questo mondo dannato, dove la bellezza e la cattiveria regnano sovrani, e dove non c'è posto per una quindicenne troppo timida, troppo imperfetta, troppo silenziosa, troppo diversa, troppo... tutto. Tutto quello che c'è di negativo, ovviamente. Mi basterebbe un coltello, un salto, mi basterebbe attraversare la strada nel momento sbagliato, basterebbe un niente, e tutto questo, tutta questa merda che esiste nel mondo e nella mia mente finirebbe. Così. D'un tratto. Ma resisterò. Per i miei genitori. Per mio fratello. Per gli amici sinceri che avrò. Per i miei futuri figli. Per il mio futuro marito. Per ogni singolo momento che vivrò con tutto il mio cuore. Per il destino, che è un gran bastardo. Per tutto. PER ME.