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Autore: Raimondo    29/05/2012    1 recensioni
Anno 2008: i Digiprescelti hanno creato il Progetto Armonia, un imponente sforzo internazionale per mischiare umani e Digimon grazie ad insediamenti nel mondo digitale. Ma la situazione è tutt'altro che tranquilla: prive di un dittatore, le terre virtuali sono cadute in un vuoto di potere e varie fazioni si sollevano a riempirlo. Mentre i Digiprescelti devono affrontare nemici antichi e nuovi, un ragazzino incomincia la sua avventura nel mondo digitale, ma il suo modo di pensare non è quello dei Digiprescelti...
La trama contiene un personaggio umano originale che riveste un ruolo di notevole importanza. Siete avvisati.
Questa storia è incentrata sull'azione e l'avventura, e quindi la parte romantica non sarà sviluppata sistematicamente, ma neanche ignorata. Coppie? Non lo so neanche io quali saranno, quindi mettetevi l'animo in pace...
Genere: Avventura, Generale, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Cap. 6 L'arte della guerra

L'ARTE DELLA GUERRA


L’isola boreale di Router non aveva mai visto tanta attività sul proprio suolo da almeno cinquecento anni. Collocata a modo di ponte fra le grandi masse continentali di Folder e Server, l’isola era coperta quasi completamente da un impervio altopiano coperto da conifere. Le uniche zone abitabili erano le coste, e la maggior parte dei Digimon si concentrava in quella sud, anche se da circa un anno i Chessmon avevano stabilito un avamposto nella zona orientale. Fino a due giorni prima questo era tutto ciò che si potesse dire dell’intera isola, ma le cose erano cambiate.
Per gli abitanti della costa erano i giorni delle sorprese: prima avevano visto un meteorite precipitare dal cielo, poi la grande aurora rossastra aveva brillato per una notte intera. Infine la notizia dello sbarco di un forte contingente di Chessmon sulla costa nord aveva raggiunto il capoluogo dell’isola, una città governata da tempo immemorabile dai sacerdoti di Baihumon, il Supremo dall’aspetto di tigre. La popolazione, comprensibilmente sconcertata, si era radunata nella piazza principale su cui si affacciava il tempio, chiamando a gran voce l’intercessione dei Supremi in loro difesa. Un sacerdote, su un podio vicino al tempio, stava parlando alla folla.
All’improvviso un digimon si avvicinò all’oratore e gli sussurrò qualcosa nell’orecchio. Il sacerdote allora esclamò per l’esultanza e annunciò che l’intervento divino era in arrivo. Questo era stato detto dall’oracolo di Baihumon.
Il messaggio non fu disatteso: ben presto la città fu sorvolata da quello che per la maggior parte dei Digimon era l’espressione più grande della volontà divina a Digiworld.
La gioia esplose nella piazza, e un boato di acclamazioni si levò fino al cielo.
“IMPERIALDRAMON!”
I digimon passarono in pochi istanti dalla paura alla felicità, in un modo che avrebbe fatto pensare ad un vero e proprio miracolo. Per gli abitanti di una regione così periferica i Digiprescelti erano un fatto reale ma remoto, distaccato dalla vita quotidiana come la geografia della Luna. Anche una simile breve apparizione sarebbe diventata un ricordo gradito per quei digimon.
TempleKnightmon osservò intento la folla dallo schermo che al momento costituiva l’unica fonte d’illuminazione della sua vettura.
“Il Digimon comune ha ormai più fede nei Prescelti che nei suoi stessi dèi.” Commentò la figura incappucciata di fianco a lui, come a rispondere ad una domanda mai posta. La sua voce era incredibilmente acuta, quasi fastidiosa, e distintamente femminile.
“Non è fede… è pura avidità” disse TempleKnightmon. “Questi digimon hanno bisogno della loro sicurezza. Si preoccupano per essa sopra ogni cosa, e sono pronti a inginocchiarsi a chi glie la può fornire.”
“A volte non capisco come tu possa essere così cinico” disse l’altra. “L’esultanza di questi digimon è sciocca, ma sincera.”
“Le mie scuse. Continuo a dimenticarmi quanto tu ami la nostra specie.”
“Perché, tu non la ami?”
“Io? Certo che la amo. La amo intensamente, più della mia stessa esistenza. Altrimenti non tenterei di sfidare le grandi Potenze.” Disse l’Evoluto spegnendo lo schermo. “Ma ciò non mi fa scordare che ci sono individui patetici ed incapaci a questo mondo. Come quello scimmione da Server.”
“KingEtemon.”
“La sua nazione è ben piccola, ed è riuscito a sopravvivere solo grazie alla pace dei Prescelti e a quel che resta della tecnologia del vecchio Etemon. Con tutto ciò, pretende un seggio in consiglio a fianco di KingChessmon e dei Beemon.” Concluse il templare con fastidio.
“E perché gli corri dietro, allora?” commentò la sua interlocutrice.
“La sua Rete Oscura è in decadenza da anni, ma è pur sempre la più avanzata dell’intero continente ed è ancora collegata alle vecchie banche dati del periodo dei Padroni delle Tenebre. Copre l’intera foresta centrale e tocca le maggiori città di Server, fra cui Laito. Se riuscissimo ad estenderla a tutta la Lega, otterremmo un consistente vantaggio logistico.”
“Non potresti tentare di ottenerla con la forza?”
“No. A parte il fatto che si tratta di apparecchiature antiche e delicate, la contesa fisica mi disgusta; preferirei utilizzarla solo se strettamente necessario.”
L’altra si strinse nelle spalle. “Fa come vuoi. Ma KingEtemon non è così stupido da darti in mano un simile strumento alla leggera.”
TempleKnightmon scrollò il capo. “Lo so. Ho pensato a lungo a questo problema…”

Imperialdramon sorvolò una catena di colline, dirigendosi verso nord ed entrando nel settore 2543. Volava senza sollevarsi più di una trentina di metri dal suolo, nel caso improbabile che il meteorite fosse più vicino del previsto. Con le grandi ali frustava l’aria, piegando gli alberi e suscitando vortici di aghi; anche se si muoveva lentamente rispetto alle sue possibilità era nondimeno uno spettacolo impressionante di forza e di velocità.
Al sicuro sulla sua schiena Ken e Davis non toglievano gli occhi dagli strumenti che indicavano loro la via, cercando le tracce evanescenti del varco dimensionale. In realtà Davis era solo per metà concentrato sui sensori: qualcosa continuava a distrarlo, più un insieme di osservazioni che un vero e proprio dubbio. Riguardava Ken. Dei due, Davis era noto come il più impulsivo e Ken il più razionale. In realtà era una caratterizzazione superficiale: Ken aveva dimostrato più volte di saper correre rischi considerevoli senza la minima esitazione, e solo il suo sangue freddo e il contrasto con l’amico lo facevano sembrare impassibile.
Da quando l’aurora di fiamma si era stesa sul mondo, invece, Ken era cambiato lievemente ma senza ombra di dubbio. Sembrava pervaso da un’eccitazione a stento contenuta. Certo, mostrava la sua abilità decisionale come di consueto, ma il modo con cui la esprimeva era mutato. Anche in quel momento, l’ex Imperatore camminava nervosamente sulla schiena di Imperialdramon, scalpicciando e tormentando un portachiavi a forma di cuore (donatogli da Yolei, ovviamente).
“Sarà il nervosismo” pensò Davis, sforzandosi di concentrarsi sul piccolo schermo del computer palmare.
“Dopotutto è la più grande crisi da sei anni a questa parte”. Ma ovviamente razionalizzare non serviva a molto. L’istinto semplicemente non taceva.
“Davis! Guarda là!” esclamò improvvisamente Ken, puntando il dito oltre la superficie semitrasparente che li proteggeva.
“Sembrano delle fortificazioni…” “No, sono dei Digimon. Dei RookChessmon. Per quel che mi ricordo… livello Evoluto, specializzati nella difesa antiaerea.”
“Avevo sentito che i Chessmon avevano avanzato diritti su queste regioni, quindi perché ti stupisci?” disse Davis.
“Perché ci stanno sbarrando la strada, e non hanno salutato il nostro arrivo. Ho il sospetto che siano ostili.”
Questa è certamente paranoia, pensò Davis. Non posso accertarmi delle sottili cause psicologiche di una simile variazione nel modo di pensare del mio amico, ma tutto ciò mi fa pensare che…
Una raffica di proiettili sibilarono intorno ad Imperialdramon, esplodendo contro il corpo corazzato e lo scudo di energia.
…Aveva ragione lui. Come al solito. Concluse mentalmente Davis, sconfortato. Perchè faccio sempre i ragionamenti sbagliati?
“Che diavolo fanno?” esclamò Ken.
“Ci sparano addosso” fece notare la voce di ExVeemon.
“Sì, questo l’ho visto anche io.” Disse Ken. “Imperialdramon, sollevati fuori tiro. Supereremo lo sbarramento dall’alto.”
“C’è un problema, Ken” disse Stingmon. “Abbiamo usato troppo la forma Mega, ieri e oggi. Non so per quanto tempo riusciremo a combattere efficacemente.”
“Capisco.” Disse Davis. “Non c’è tempo da perdere, allora. Dobbiamo aprirci un varco attraverso le linee nemiche.”
“OK” risposero in unisono le voci del drago.
La bocca del cannone sulla schiena di Imperialdramon si illuminò, e un flusso coerente di positroni accelerati si riversò nell’aria, centrando lo schieramento nemico. Ma quando il fumo si diradò, i RookChessmon erano ancora in formazione, perfettamente allineati, e dopo non molto ripresero il fuoco.
“Come è possibile?” esclamò Davis.
“I dati dal Digivice indicano che i RookChessmon hanno un potere speciale, quello di assumere una stazione difensiva molto efficace” disse Ken leggendo il breve riassunto apparso sul minischermo. “Al momento dal punto di vista difensivo è come se fossero un unico Digimon di livello paragonabile al nostro.”
“Insomma non possiamo sfondare senza consumare tutta l’energia di Imperialdramon.” Disse Davis, pensoso. “Possiamo tentare di superare il nemico dall’alto?”
“No” rispose ExVeemon. “Sono Digimon specializzati nell’antiaerea. Riusciremmo certamente a passare, ma resteremmo praticamente senza energia.”
“Non ha senso! Dobbiamo risolvere il problema il prima possibile. Se permettiamo loro di fortificare la zona, potranno tenere in pugno questa regione per mesi.”
“E non possiamo permettercelo, giusto?”
Ken assentì, mentre Imperialdramon compiva una brusca virata per evitare l’ennesima raffica di proiettili.
“Bene. Penso di sapere come potremmo agire, ma il rischio...”
“È mia responsabilità liberare le Colonie” disse Ken. “Io non mi preoccupo. Se tu vuoi tornare indietro…”
“Non se ne parla!” gli saltò sulla voce Davis. “Io sono la testa calda e tu quello prudente, non il contrario, mettitelo bene in testa! Imperialdramon, useremo la manovra R.” disse Davis puntando il dito in avanti con furore, mentre Ken attivava una funzione speciale del Digivice.
Il drago tacque per un secondo, prima di assentire. Poi caricò a testa bassa il muro di digimon torre.
Il digivice di Ken, giunto ad una distanza esattamente calcolata, smise di fornire energia ad Imperialdramon. Il Digimon collassò immediatamente, trasformandosi in Paildramon: più debole e fragile… ma più piccolo. Abbastanza piccolo, infatti, da poter sgusciare fra le gambe di uno dei RookChessmon relativamente indenne. Nel passaggio una sua ala aveva urtato il RookChessmon, facendogli perdere l’equilibrio, ma per sua fortuna era riuscito a riprendere il controllo dopo un paio di piroette.
 “Promettimi che non lo faremo mai più…” disse Davis, reprimendo un conato di vomito.
“Non prometto nulla…” rispose Ken, le mani chiuse a tenaglia sul collo di Paildramon.
I digimon torre ruotarono lentamente su loro stessi, cercando di prendere di mira Paildramon, il quale però era già svanito in mezzo agli alberi.
“Questa è strategia, bestioni!” urlò Davis, dimenticando per l’occasione il rischio corso.
“Veramente è tattica” non si poté trattenere dal dire Ken.
“Dettagli!” continuò ad urlare il leader dei Prescelti. “Come sei ad energia, Paildramon?”
“Nessun problema! Posso tornare Imperialdramon quando vuoi.”
“La direzione, Ken?”
“Sempre dritto.”
E ben presto la foresta di diradò fino a sparire. Di fronte ai Prescelti apparvero le pendici di una maestosa montagna: erano le propaggini meridionali del grande altopiano al centro dell'isola.
“Le emissioni provengono da quella cima” notò Ken. “Il meteorite/vascello è lì. Non ci resta che raggiungerlo.”
“Bisogna vedere se quei tizi tenteranno di nuovo di fermarci” rispose Davis. “C’erano cinquanta digimon di livello Evoluto: è impossibile che fossero lì per caso.”
“Quello che mi stupisce di più è il fatto che fossero dei Chessmon.” Disse Ken. “Il re dei Chessmon è sempre stato un buon alleato, quelle poche volte che siamo entrati in contatto.”
“Potrebbero non essere suoi sudditi” obiettò Davis.
“Impossibile. Non solo siamo vicinissimi al loro territorio, ma forze così imponenti non esistono al di fuori dell’esercito reale. Sono certamente i soldati del re. Questo però potrebbe essere anche un vantaggio.”
Paildramon si infilò in una valle che affondava nel fianco della montagna. Un impetuoso torrente scorreva sul fondo della fessura, sollevando altissimi spruzzi. Macchie di verde sempre più rade punteggiavano il fondo della valle, mentre progressivamente il suolo si faceva più scosceso e nevoso.
“Guarda lì” disse Ken, indicando verso il basso. “I Chessmon non hanno un’aviazione. Non possono portare in cima alla montagna le loro unità pesanti attraverso questo terreno.”
“Il che vuol dire…”
“Potremo studiare il vascello in tutta calma” sorrise Ken. La sua voce era priva di nervosismo, per la prima volta dopo ore. “È il primo passo per uscire da questo disastro.”

“TempleKnightmon!”
TempleKnightmon si voltò verso lo schermo a parete. Il re dei Chessmon era apparso in una piccola finestra laterale.
“Che è successo?”
“I Prescelti… hanno superato il nostro sbarramento.”
“Molto male, KingChessmon. Come è potuto accadere?” chiese il templare curvandosi in avanti.
“Inviategli il video” Ordinò il digimon a qualcuno fuori campo. Una seconda finestra si aprì, mostrando un filmato di scarsa qualità. TempleKnightmon osservò il breve video, poi richiuse la finestra e rivolse la sua attenzione al sovrano.
“Capisco. Beh, era ragionevole aspettarsi che i Prescelti abbiano a disposizione qualcosa di più che semplice forza bruta. Le tue unità volanti?”
“Si tratta di mercenari di livello Campione. Non riusciranno a sconfiggere Paildramon né portare in cima alla montagna truppe in grado di farlo.”
“Quale sarà il tuo corso d’azione, dunque?”
“Ho elaborato cinque piani, ma nessuno mi soddisfa” rispose il monarca. “Avevo puntato tutto sulla difesa dei RookChessmon, che effettivamente avrebbe potuto respingere Imperialdramon da qualsiasi direzione. Raggiungere la vetta in un tempo ragionevole è impossibile. L’unica soluzione potrebbe essere quella di bombardarla e sperare di distruggere il vascello o i Prescelti.”
“No... non è una soluzione pratica.” TempleKnightmon si alzò dalla sua sedia e controllò un altro schermo su cui erano apparsi alcuni simboli.
“TempleKnightmon, ho fatto un grave errore di valutazione. L’intera operazione è a rischio e io…”
“Non ora. Ho quasi raggiunto KingEtemon e devo prepararmi per convincerlo.”
“C’è il 23, 14% di probabilità che abbia successo, secondo la mia stima più ottimistica. Stai perdendo il tuo tempo.”
“Vedremo.” Tagliò corto il templare, sprofondando nella sedia.


La Colonia americana era l’unica ad affacciarsi sul mare. Sebbene meno popolosa della colonia giapponese, si estendeva su un’area maggiore, occupando un’ampia fetta della riva destra del fiume Atoi. Era in una perfetta posizione commerciale, avendo facile accesso alla popolata valle fluviale e a tutti i porti del Golfo di Atoi. La luce elettrica installata dagli intraprendenti manager statunitensi illuminava l’intero estuario ed era tanto intensa da funzionare come faro. Proprio essa aveva guidato MetalGreymon e Tai durante la parte notturna del loro viaggio. Ora i due osservavano la vallata da un punto panoramico in cima alla collina erbosa dove avevano passato la notte, pronti a compiere l’ultima tappa del loro viaggio. Per ora era stata una scampagnata: MetalGreymon non aveva avuto alcun problema a coprire quella non indifferente distanza, ed entrambi avevano apprezzato l’aria fresca e il silenzio della regione. Tai in particolare non aveva degnato di uno sguardo le razioni da campo che il suo compagno aveva preso in tutta fretta e si era pescato un bel pesce. Il suo appetito normalmente formidabile si era espanso ulteriormente per l’occasione, e persino MetalGreymon, vorace come la sua forma intermedia, si era spaventato.
Grazie al clima temperato e alla notte limpida, Tai aveva deciso di dormire senza montare la tenda, ma ben discosto dal partner. “Russo?” aveva chiesto il Digimon. “No, ti giri nel sonno” era stata la risposta. Il gigantesco Evoluto allora – con notevole sforzo – aveva ricompresso i propri dati fino a tornare Agumon. “Così non ci saranno problemi, Tai” aveva detto il rettile giallo con la sua voce da pappagallo. “Finché non starnutisci…” aveva riso il ragazzo. E finalmente avevano dormito.
“Ti senti pronto, MetalGreymon?”
“A seguire discussioni politiche in cui l’unico contributo che posso dare è fare da parasole? Ma certo.” Rispose lievemente caustico il digimon.
“Mi sembri un po’giù. Non è da te questa scarsità di entusiasmo.”
“È da cinque anni che mi occupo di burocrazia. Al massimo do ordini dalle retrovie, e non è cosa che mi soddisfi. A questo ritmo, Gatomon raggiungerà il livello Mega prima di me.”
“Quello di cui mi preoccupo” disse Tai “è che Matt raggiunga il livello Mega prima di noi.”
“Intendi dire Gabumon? Certo, è possibile. Del resto si allena duramente, e inoltre combatte sul serio, non come noi due imbrattacarte.”
Tai strinse il pugno. “Dobbiamo assolutamente battere quei due! Siamo sempre stati i primi nelle digievoluzioni, lo saremo anche stavolta! MetalGreymon, finita questa crisi riprenderemo il servizio attivo.”
“Siii!” rombò il dinosauro, facendo tremare le rocce. “Ma scusa, poi chi si occuperà del Progetto Armonia?”
“Eeeh… ci penseremo” minimizzò Tai.
Dopo che i Supremi avevano ricostruito le digipietre, avevano spiegato che raggiungere l’ultimo livello come avevano fatto in passato era impossibile. “Ci siete riusciti solo guidati dalla mano del Fato. Vi ricordate? Quando gli angeli scoccheranno le frecce della Speranza e della Luce, eccetera eccetera. Con la distruzione delle pietre – e vostra – salta tutto. Le profezie non funzionano mai due volte” aveva detto Gennai.
“E questa che sciocchezza è?” Aveva chiesto Izzy. “Se un fenomeno non è riproducibile, un motivo ci deve essere. Dal punto di vista scientifico…” Ma Gennai gli aveva fatto capire che nessuno ne sapeva più di così. “Se le profezie fossero scientificamente analizzabili, avremmo già risolto tutti i nostri problemi. Abbiamo abbastanza testi indecifrabili da riempire una decina di biblioteche… e non controbattere ora, ne parleremo in futuro” aveva risposto per evitare che Izzy iniziasse a esercitare il suo spirito galileiano seppellendolo di domande.
“Non preoccupatevi, comunque. Prima o poi i vostri digimon accumuleranno abbastanza energie da digievolvere naturalmente. Dovranno passare di livello in livello come accade comunemente, e quindi ci vorrà un po’, ma lo faranno con rapidità estrema rispetto ai Digimon normali.”
Era praticamente certo che Tai e Matt sarebbero stati i primi a fare il salto (o meglio, l’avrebbero fatto MetalGreymon e WereGarurumon), a causa dell’esperienza accumulata prima dell’avvento di Apokalymon e della loro forza intrinseca. Le scommesse erano aperte su chi dei due ci sarebbe arrivato per primo, e questo era un prolungarsi dell’eterna competizione fra i due capitani dei Digiprescelti.
“Vinceremo, Tai” gli disse strizzando l’occhio MetalGreymon. “E finalmente farai colpo su Sora” aggiunse, malizioso. Il ragazzo lo guardò con aria strana. “Sora? Non ci penso neanche.” Ma MetalGreymon era stato troppo tempo vicino al giovane per non capire che invece ci pensava, eccome.
“Insomma, Tai… sei il digiprescelto del Coraggio, dovresti agire!” continuò il Digimon.
“Di che ti impicci, MetalGreymon? Sono fatti miei. Che ne sai tu dell’amore?”
“Io? Nulla. Tu? Anche troppo.” Ghignò lui. “Su, lo sai che a me puoi parlare col cuore in mano.”
“Uffa piantala! Lo so quali sono gli obiettivi tuoi e dei tuoi scagnozzi, Angemon e Angewomon” rise Tai. “Lascerò Sora decidere, ti va bene così?”
Il dinosauro cibernetico guardò il partner con espressione ironica. “Sai che novità… la lasci decidere da un secolo e lei non si è ancora decisa. Il tuo astuto piano è abbastanza fallimentare.”
“No comment!” chiosò Tai, muovendo la mano in orizzontale come se dovesse scacciare dei giornalisti.

Nonostante l’apparente spensieratezza, il capo dei Digiprescelti non era tranquillo. Le Colonie erano il ventre molle del Progetto Armonia, e lui lo sapeva. I motivi sono abbastanza chiari: pur essendo ad una distanza incommensurabile dalla madrepatria esse erano nate e si erano sviluppate come un elemento della civiltà occidentale. Con la loro popolazione di impiegati, operai e ricercatori quegli insediamenti erano del tutto inadatti ad una sopravvivenza autonoma.
Ma il vero motivo di preoccupazione di Tai era un altro, ed era legato alla sopravvivenza delle Colonie solo superficialmente. Per quanto odiasse doverlo ammettere, la cattiva pubblicità generata dalla crisi era un problema più grave delle sue conseguenze strettamente materiali e forse anche della sua stessa causa.
Ovviamente non era stato sempre così. Nel ’99 e nel 2002 i Digiprescelti non avevano sul collo il fiato della volubile opinione pubblica mondiale, e neanche l’attenzione di coloro che avevano interesse a dirigerla. Ma Tai non aveva dubbi sul fatto che gli Stati terrestri avrebbero sfruttato l’occasione per incolparli di incompetenza ed erodere così il sostegno che godevano presso gli uomini. In vari altri casi avevano tentato la stessa mossa, e non ci erano mai riusciti.
Già dall’inizio l’intero Progetto Armonia era stata una gigantesca scommessa sulla capacità dei Digiprescelti di trovare una via pacifica alla convivenza, superando da un lato l’amore per la guerra dei Digimon e dall’altro l’amore per il potere dei terrestri: una scommessa fatta però contro il banco. Era logico che qualcosa prima o poi sarebbe andato storto. Era logico che le risorse naturali di Digiworld non sarebbero state ignorate per qualche bella parola sulla fratellanza universale. Era logico che gli avvoltoi della propaganda sarebbero accorsi alla prima occasione buona.
Ma Tai aveva rifiutato quella logica. Aveva spiegato francamente a Mimi che non avrebbe investito un centesimo in contro-propaganda, né avrebbe tentato di accaparrarsi i favori di questa o quella parte politica.
Era stata la mossa più nobile e contemporaneamente quella più disastrosa della sua intera carriera, e ora doveva assumersene le conseguenze, una delle quali era quella di evitare che le colonie decidessero di abbandonare il progetto e rendersi indipendenti.

“Tai”
“Che c’è?”
“Movimento sospetto ad ore dieci”
Il ragazzo estrasse il suo famoso telescopio e lo puntò nella direzione indicata, ossia verso metà del corso del fiume. Si vedeva infatti il confuso brulicare di una moltitudine di esseri che sembravano muoversi verso il mare.
“Cosa può essere?” Tai mise a fuoco lo strumento. “Sembra una folla, ma non capisco… Io suggerisco di andare a controllare.”
Il digimon afferrò comodamente i bagagli col braccio destro, facendo salire il partner sul tridente metallico, e poi prese il volo.
“Tai, non credi che potremmo entrare in contatto con la Colonia via radio? Siamo abbastanza vicini.” Tai estrasse il suo Digivice. Anche se non poteva più aprire varchi dimensionali, il piccolo strumento era stato aggiornato con qualsiasi funzione potesse essere anche remotamente utile, fra cui un intero set per le comunicazioni. Tai lo collegò ad uno dei tanti accessori che portava con sé e cominciò a trafficarci sopra.
“Perfetto” disse dopo un attimo Tai. Si aggiustò gli auricolari ed entrò in comunicazione con la Colonia.
“Cosa dicono?” chiese il digimon, vedendo le labbra del suo partner contrarsi in una linea sottile.
“Quella folla… sono invasori!” rispose lui. “La Colonia si sta preparando a difendersi militarmente.” Afferrò il microfono. “Qui Tai! Stiamo arrivando, tenete duro!”
“Ahem, Tai. L’esercito nemico è ancora ben lontano. Arriveremo prima di loro.”
“Capisco, comandante” disse Tai sempre nel microfono. “Ete-ete Army, ha detto?” il giovane sobbalzò. “E l’ambasciatore era una scimmia?” Altra pausa. “Come intendete attaccare? In che senso, non me lo potete dire via radio? La comunicazione è criptata, sì. Aspetti un momento.” Tai alzò la testa. “MetalGreymon, punta direttamente sul nemico.” Poi si girò di nuovo sul microfono. “Ok, se non mi volete dire cosa volete fare mi arrangerò da solo. Come? Va bene…” passarono una ventina di secondi, poi Tai chiuse la comunicazione.
“A posto. Ci hanno informato di come intendono attaccare, così eviteremo di intralciarci a vicenda.”
“Chi è il nemico?”
“Questo è la parte interessante. Parlano di una Ete-ete Army, il che mi fa pensare…”
“… Etemon.”
 “Allora, che te ne pare? Do I rock, or not?”
Anche se l'elmetto rendeva impossibile sincerarsene, era praticamente certo che in quel momento TempleKnightmon aveva potentemente inarcato un sopracciglio.
“La tua abilità tattica e politica rispecchia la tua arte musicale.” disse in modo affabile.
“Grazie, graazie” rispose il suo interlocutore in modo esagerato, inchinandosi affettatamente.
“Sei troppo buono, Temple, ma ora basta con le lodi e al lavoro!”
“KingEtemon” cominciò il grande digimon umanoide “Le tue azioni mostrano che sei un perfetto alleato per la Lega dei Re. Hai un ottimo esercito e sei pronto all’azione, giusto le qualità di cui abbiamo bisogno.”
“I’m always ready, baby!” esclamò di nuovo il digimon. Sebbene fosse una forma Mega più potente di MetalEtemon, non era molto migliorato in quanto a intelligenza, buone maniere, o solfeggio cantato. Anzi, per quanto riguardava quest’ultimo, era talmente peggiorato da portare perfino il flemmatico TempleKnightmon al limite della sopportazione.
TempleKnightmon aveva l’abitudine di non mentire se innecessario. Non l’aveva rotta neanche in quell’occasione: l’esercito di KingEtemon, sguinzagliato contro la Colonia americana era veramente ottimo… ma guidato da un incapace, pronto all’azione appena stimolato minimamente nell’orgoglio. Se non fosse stato per le informazioni della Rete Oscura, egli non si sarebbe probabilmente neanche preoccupato di spazzar via le vedette della colonia.
Si trovavano appunto dove prima sorgeva un posto d’osservazione della guarnigione umana. Scelto per la sua ottima elevazione, esso si trovava nella posizione diametralmente opposta a quella di Tai, ossia su uno sperone di roccia nella zona collinare che delimitava la valle del fiume. Guardando verso il mare, TempleKnightmon poteva vedere con chiarezza le colonne irregolari dell’esercito di KingEtemon muoversi verso valle e in lontananza la chiazza grigia dell’insediamento circondata dagli scacchi regolari dei campi coltivati. KingEtemon, che non amava la scomodità, aveva fatto montare un padiglione e vari schermi collegati alla sua Rete, che permettevano di osservare da varie angolature e ingrandimenti l’intero scenario.
“Comunque non so ancora se unirmi alla vostra allegra combriccola.” Continuò a ciarlare il primate, giochicchiando con il telecomando. “Sai com’è, è dura dividere il palco con altra gente, anche se garantita dal mio amico Temple. Che ne pensi? In fondo, una star come me merita un po’di riguardo. Ricordati che, sebbene la reincarnazione cancelli la memoria, io sono quell’Etemon, quello che ha combattuto contro i Digiprescelti nel tentativo di liberare Digiworld”
“E allora- disse il sunnominato, appoggiandosi alla sua sedia rigida– perché hai mandato un esercito a combattere contro i nemici della nostra- hum- allegra combriccola?” La vera risposta TempleKnightmon la sapeva già. Lo sconclusionato re della foresta aveva già deciso di allearsi con KingChessmon e il sovrano dei Beemon: aveva bisogno di amici potenti per sopravvivere in quel mondo sempre più popolato da Digimon forti e ambiziosi. Però cercava di ottenere un ulteriore vantaggio politico, anche se in modo estremamente pedestre: aveva inviato l’armata per mostrare la propria forza alla Lega dei Re, ma faceva il prezioso per ottenere una parte da dirigente nella Lega, che la debolezza della sua nazione non gli avrebbe permesso di pretendere. Ora sosterrà che l’intervento contro la Colonia è un suo capriccio, nonostante io stesso glie lo abbia suggerito, pensò il digimon crociato bilanciando il compasso dorato in mano. Tanto meglio.
“La Colonia mi dava fastidio. Questi umani… solo perché discendono da noi scimmie, si credono così… così cool.” Infatti.
“Ma questa invasione potrebbe procurarti più danni che benefici” disse il guerriero avvicinandosi allo schermo da cui osservavano l’azione.
“Parli di Tai? Non solo non è ancora arrivato, ma ho una sorpresa pronta per lui.” Il digimon scimmia si allungò sul suo trono a sdraio con aria soddisfatta. “Grazie alla mia Rete Oscura versione 2.0 ho individuato uno degli Antichi e glie lo sto spedendo contro.”
“Davvero?” disse moderatamente interessato TempleKnightmon.
“Certo! Quel Digimon è vecchio almeno quanto i Supremi. Si mangerà il nostro Prescelto in un boccone!”
“Un Antico… di che specie fa parte?”
“E come faccio io a saperlo? È l’ultimo dei suoi simili! Non ce ne sono altri.”
TempleKnightmon rilasciò un breve sospiro. “Capisco. Di che livello è?”
“Dovrebbe essere un Mega.”
“Come fai a non esserne sicuro?”
KingEtemon gli lanciò un piccolo oggetto rettangolare. “Toh, dagli un’occhiata e vediamo se ci capisci qualcosa.”
Il cavaliere afferrò al volo il piccolo schermo e gli diede un’occhiata.
“Aallora?” sghignazzò KingEtemon. “Non è una bellezza il mio Antico?”
TempleKnightmon girò lievemente la testa. “Forse l’ho già visto. Dovrò consultare un paio di bestiari, ma non credo che sia affatto sconosciuto. Piuttosto, come si chiama questo aggeggio?”
“Ah. Lo fabbricano sulla Terra, l’ho fatto importare. Lo chiamano in un modo strano… sifone, mi sembra.” Disse deluso KingEtemon.
“Pregevole. Dovrò procurarmene uno anche io.”
“Guarda, è utilissimo. Sono riuscito a farlo collegare alla Rete Oscura. Dacci un’occhiata, non mi offendo. Ci sono anche dei giochini, se vuoi.”
TempleKnightmon lo prese in mano e iniziò ad azionare il touch screen. “Ottima macchina. Ma ora penso che faremmo meglio ad osservare la battaglia. ”
MetalGreymon aveva raggiunto le prime file dell’esercito nemico, formate da Gorillamon dal braccio a cannone. Essi tentarono di aprire il fuoco, ma i loro colpi andarono sprecati contro l’ampio corpo dell’Evoluto, che ricambiò spazzandone via una decina col braccio meccanico. Poi batté le ali per prendere quota e lanciò i suoi squali nucleari, che si unirono ad una pioggia di colpi di mortaio provenienti dalla colonia. La formazione nemica non era in realtà mai esistita, visto che l’esercito di Etemon si affidava esclusivamente alla forza e al numero. Se c’era stato  un minimo di ordine, esso comunque scomparve immediatamente: la pioggia esplosiva aveva lasciato ampi buchi nella massa e una densa nebbia di dati e polvere si levava dal campo di battaglia.
Il comando militare della Colonia, equipaggiato con speciali strumenti a rilevazione di presenza simili a quello impiegato da Izzy nella prima battaglia contro Diaboromon, annunciò che un buon dieci per cento del numero nemico si era volatilizzato.
“Non esultate troppo” disse Tai via radio “ Abbiamo eliminato semplicemente i più deboli.”
Era vero. Dai crateri d’impatto si sollevavano i Digimon Campione più forti e gli Evoluti: fra di essi, decine di Monzaemon, che aprirono subito il fuoco contro MetalGreymon.
Se fosse stato un digimon normale, non sarebbe sopravvissuto. Anche con la sua potenza, però, il Digimon di Tai perse stabilità, cadendo pesantemente al suolo.
Il Digiprescelto, sempre sulla sua spalla, non si lasciò intimorire. “Usa di nuovo gli Squali Nucleari. Mira all’individuo.” MetalGreymon ubbidì. Quattro Monzaemon esplosero in una nuvola di imbottitura bruciata, che si disperse per tutto il campo di battaglia, peggiorando ulteriormente la visibilità.
“Perfetto, e ora vai!” concluse Tai.
MetalGreymon accennò di sì con la testa e caricò. “Guidami tu, Tai.”
E Tai sfruttò il metodo inventato da Yolei qualche settimana prima. Attivò lo schermo piatto che aveva collegato al Digivice per migliorarne la risoluzione e vide le posizioni relative dei nemici.
“A destra, tre passi” disse. MetalGreymon scartò di lato e morse. Un digimon simile ad un costume da Tyrannomon, preso fra le possenti mascelle, svanì nel nulla.
“Ora procedi per cinquanta passi e colpisci a sinistra.” Tre Woodmon ed un Cherrymon esplosero in frammenti di legno ad ogni colpo del tridente d’acciaio del grande dinosauro.
Tai vide uno strano movimento con la coda dell'occhio, anche se il digivice non segnalava nulla.“MetalGreymon, gira su te stesso e attacca con la coda!”
Il rapido scatto giunse appena in tempo per intercettare un attacco nella forma di un globo nero, che esplose con l’impatto.
“Ottimo lavoro, MetalGreymon!” Urlò Tai.  “E ora usa il Braccio a Tridente nella direzione dell’attacco!”
Piccole cariche esplosive fecero staccare la mano metallica del Digimon. Essa volò nella nebbia, assicurata ad una catena, e si ritirò trascinando con se un Digitamamon. La punta centrale gli aveva perforato il guscio e dopo qualche secondo lo sventurato digimon si smaterializzò.
“Bene. Ora risolleviamoci.”
Le ali violacee da insetto iniziarono a battere e MetalGreymon volò sopra il campo di battaglia. “Vi è bastato? Ritiratevi, è meglio per voi!” ruggì al resto delle truppe nemiche. Poi si sollevò, sgombrando il campo agli elicotteri d’attacco della colonia, che lanciarono uno stormo di missili.
“Devo ammettere che ci sapete fare” ridacchiò via radio il comando.
“State attenti. Una simile armata…” Tai si tirò su i capelli dalla fronte, guardando contemporaneamente lo schermo. Un’icona solitamente poco importante attirò la sua attenzione. Non ci mise molto a realizzare cosa significava.
“Elicotteri, lanciate il napalm contro quella boscaglia! Il grosso delle forze nemiche è lì.”
Qualche secondo dopo il bosco andò in fiamme. Ancora una volta, Tai si stupì della rapidità con cui veniva obbedito. Gli metteva i brividi.
Consultò di nuovo il termometro del Digivice. Persino in guerra, Tai non avrebbe lanciato un attacco devastante come quello al napalm se avesse avuto altre opzioni. Ma il fatto che la temperatura fosse diminuita improvvisamente di cinque gradi, insieme alle pazzesche letture del misuratore di emissioni digitali, poteva significare solo una cosa…
Un urlo oltraggiato percorse l’intera valle. Dal centro della foresta in fiamme emerse una grande cupola viola e bianca. Quando le fiamme ebbero divorato  gli alberi alla sua base, Tai poté vedere che si trattava in realtà della testa di un enorme pinguino giocattolo, che impugnava due colossali ghiaccioli.
“Ecco il vero protagonista dello show.” Sussurrò a denti stretti. “MetalGreymon, che ne pensi?”
“È un digimon strano, ma potente. Direi, ad occhio, un Mega”
“Le sue emissioni energetiche non sono quelle di uno dei livelli noti. Comunque dovrebbe essere più o meno pari ad un Mega.”
“Cosa facciamo, Tai?” chiese il dinosauro lasciandosi trasportare dalle correnti convettive dell’incendio.
“È più grande di quanto mi immaginassi. Sarà un osso duro.”
“Intendi attaccarlo?” disse la voce incredula del comandante della base dall’auricolare.
“Certamente!” urlò Tai. “Altrimenti sarebbe stato inutile mandare a fuoco la foresta. MetalGreymon, uno squalo nucleare fra gli occhi!”
Il digimon ubbidì, ma il suo attacco, pur andando perfettamente a centro, non fece altro che irritare il mostruoso pinguino, che iniziò a manovrare i suoi ghiaccioli come fossero mazze, pestando i tronchi in fiamme ai suoi piedi e strillando a più non posso.
“MetalGreymon?” disse tranquillo Tai cercando di sovrastare la cacofonia.
“Sì, Tai?”
“L’altro squalo nucleare, prego.”, continuò il ragazzo indicando il becco spalancato dell’avversario urlante col ditino.
“Servito!”
Un secondo tiro impeccabile. Il pinguino ingerì la pillola atomica come un piccolo di pettirosso riceve un verme dalla madre. Per qualche istante tacque, con espressione ben pasciuta. Poi del fumo cominciò ad uscire dalle giunture del gigantesco giocattolo, il quale raddoppiò le strida e devastò con un colpo di ghiacciolo una decina di sventurati suoi compagni.
“Accidenti, hai visto che roba?” esclamò Tai. “Quelli erano di livello Evoluto!”
“Non correre rischi! Se ti attacca, sarà la fine!” urlò l’auricolare.
“A chi sta dicendo di non correre rischi, comandante?” disse Tai con improvvisa furia. “Questo non è nulla in confronto a MetalSeadramon, Machinedramon o Piedmon! Piuttosto dica ai suoi elicotteri di stare indietro, prima che ci lascino le penne.”
Il megapinguino adesso era passato all’offensiva, e cercava di spiaccicare MetalGreymon fra i ghiaccioli. Il dinosauro però non si lasciava prendere facilmente, sfruttando ogni occasione per tentare di avvicinarsi e colpire con il braccio a tridente.
Fu in uno di quei tentativi che rischiò veramente la vita sua e del partner. Il nemico rigurgitò un getto di neve sciropposa estremamente fredda, che avvolse i due, schiacciando al suolo MetalGreymon. Stavano per soccombere, quando dagli elicotteri d’assalto partirono un paio di missili che infilzarono un occhio dell’avversario, distraendolo... e attirando l’attenzione del mostro. “Metalgreymon, tirati su! Dobbiamo salvare gli elicotteri!” urlò Tai al compagno. La densa neve vischiosa non dava tregua al cyborg che tentava pazientemente di scrollarsi, lottando contro la massa che gli tarpava le ali.
Il pinguino, concentrata la sua attenzione sugli elicotteri, decise di mangiarseli. Spalancò il becco e cominciò a risucchiare aria.
“Missili finiti” “Anch’io. Ritiratevi.” “Cosa?”
Uno dei velivoli accelerò in avanti, verso il becco del mostro. Il copilota del secondo elicottero vomitò un fiume di oscenità nella radio, prima di accorgersi che il collegamento era caduto. L’aria si riempì di uno strano sibilo in crescendo.
L’elicottero evitò il risucchio all’ultimo momento. La mitragliatrice a canne rotanti montata sul muso ronzò alla massima velocità, sparando nella gola del mostro una rapida raffica di proiettili.
Il pilota sembrava agire come una zanzara. Approfittando della lentezza dell’infernale pinguino, dovuta sia alla sua natura tarda che al calore delle fiamme, il velivolo evitava comodamente sia gli spruzzi di quella neve simile a catrame sia i ghiaccioli. Sempre usando le mitragliatrici per attrarre l’attenzione del mostro berciante, l’elicottero cominciò ad allontanarsi dalla Colonia.
“Ci sta riuscendo!” urlò la vedetta via radio. “Quel dannato si sta portando via il pinguino!”
Il comandante si mise a sghignazzare di sollievo, al vedere il gigantesco Digimon inseguire starnazzando l’elicottero come un bambino a caccia di farfalle. “Non lo prende più! È fuori dal tiro sia degli sputi, sia dei ghiaccioli!” urlò con la foga di un radiocronista impazzito.
Tai fissava intensamente la collina mobile allontanarsi con gran tonfi e ancor più grandi strida. Poteva dirsi soddisfatto… non c’erano in campo nemici all’altezza di MetalGreymon, e neanche delle truppe regolari. Il suo compito era finito. E se il pinguino fosse tornato sui suoi passi, avrebbe concentrato su di se il tiro di ogni arma da fuoco della colonia. Ma non sarebbe ritornato, non avendo più alcun motivo per farsi sparare addosso.
Con un riflesso condizionato, il ragazzo afferrò il medaglione che portava al collo. L’aveva visto illuminarsi più volte durante la battaglia, eppure MetalGreymon non era passato al livello Mega. Tai ci aveva sperato… da un secolo non combatteva contro un avversario così potente.
La testa del Digimon giocattolo si abbassava sempre di più, e i tonfi si facevano sempre più distanti.
Il simbolo del Coraggio brillava sul palmo di Tai, ammiccando come a volergli dire qualcosa.
Non aveva vinto quella battaglia. Aveva combattuto con coraggio, ma alla fine il pericolo era stato semplicemente stornato, non sconfitto, e per di più non da lui.
Tai ebbe una fitta di gelosia, assurda in quella situazione, quasi ridicola. Ma in un secondo momento il giovane si rese conto che forse il suo errore era quello: aveva sempre cercato di minimizzare la propria importanza… agli occhi del mondo, evitando di farsi pubblicità più dello strettissimo necessario; in amore, comportandosi in quel modo indeciso con Sora, e ora anche in battaglia. Era veramente sbagliato ricordare al mondo che lui aveva delle capacità positive, che insomma era bravo?
No, si disse Tai. Era una forma perversa di umiltà quella di nascondere il proprio lavoro per paura di essere chiamato egocentrico. Non solo: era anche controproducente.
La Digipietra del Coraggio basta solo per il livello Evoluto, ora serve… serve… qualcosa in più.
Serve che il nostro coraggio sia riconosciuto da tutti. Dobbiamo ispirare, non solo proteggere.
“Metalgreymon, rialzati e ascoltami bene. Distruggeremo quel mostriciattolo. Lo ridurremo in dati.”
“Che bisogno c’è?” borbottò il cyborg. “Sta andandosene via. Non sono riuscito a tirarlo giù prima, e se ci riprovo potrebbe ritornare all’attacco.”
“Lasciandolo andare accetteremo la sconfitta. Non possiamo permetterlo, MetalGreymon.”
“Ma Tai, ci ha quasi uccisi.”
“Questa volta vinceremo. Se rimanesse impunito, ci mostreremo deboli di fronte al mondo. Digimon più forti e intelligenti di questo non si faranno scrupoli ad attaccarci. Una vittoria completa invece incrementerà la nostra fama. E nessuno oserà alzare un dito contro di noi. È vitale per il bene delle Colonie, non capisci?”
Il digimedaglione brillava sempre più insistentemente. “Avanti!” ripetè Tai.
“Avanti” disse la voce profonda di Metalgreymon.

“Incredibile” osservò TempleKnightmon, il crociato bianco, nell’osservare le immagini della battaglia.
“MetalGreymon rientra nella mischia. Quel Digimon è veramente tenace.”
“La forza fisica è forse l’ultima preoccupazione dei Digiprescelti.” Disse KingEtemon “Un digimon prescelto è sempre in grado di sconfiggere un digimon normale un livello più in alto del suo. In compenso, le mie armate stanno avanzando verso la Colonia… completamente prive di opposizione. Questa è tattica, mio caro.”
“A proposito, ho trovato quello che cercavamo. Quell’Antico è un Daipenmon, e non ha un livello normale.”
“Comecomecome?” disse stupito il re delle scimmie.
“È un essere estremamente arcaico, anche per gli standard degli Antichi. Risale ad un’era in cui i livelli attuali semplicemente non esistevano ancora. Viene classificato come un Advanced Hybrid, che equivale circa ad un Mega.”
“In che senso più antico… c’è stato un periodo senza livelli?” chiese KingEtemon, con gli occhi fuori dalle orbite.
“Sì. È un fatto poco noto visto che il mondo digitale è stato distrutto e ricreato più di una volta da allora, ma a quanto pare la struttura a livelli non è che un metodo per esprimere al meglio i dati di un Digimon. In altre parole, i livelli sono una funzione di Digiworld piuttosto che una sua caratteristica. Capisci?”
“Ma certo.”
“Teoricamente si potrebbero addirittura progettare nuovi livelli.” Disse sollevando lo sguardo il Templare.
KingEtemon lo guardò con aria speranzosa.
“Ma è un lavoro che, come qualsiasi Digimon di buona cultura può capire, implica una conoscenza del mondo in possesso solo ai Supremi. E siccome hanno proibito ogni ricerca in proposito, è ben difficile che qualcuno possa ottenerla.”
“Che peccato…” disse KingEtemon corrugando la fronte.
“Per questo è necessario spodestarli, e questo si può fare solo in collaborazione. Sono sicuro che un Digimon interessato allo sviluppo della scienza…”
“Beh, io sono interessato alla scienza” disse lo scimmione indicando col pollice un minibar automatico. “Ma sai com’è: questo è un mondo in cui servono risultati, e non possiamo agire per pura compassione: serve dell’olio per oliare gli ingranaggi… capisci?”
“Certo, certo.” Disse TempleKnightmon, senza che la sua espressione pacata cedesse di un millimetro. “Potrei avere da bere?”
“Brindare alla vittoria finale, eh? Champagne d’importazione o vodka alla pesca, che mi consigli? Sono in dubbio.”
“Per me acqua, grazie.” Rispose TempleKnightmon. “Preferisco evitare gli inebrianti… dovresti farlo anche tu. Non ne hai bisogno.”

Il cavaliere bevve una modica sorsata d’acqua. Non sembrava molto coinvolto nei fatti che vedeva… rilassato, tranquillo, osservava con distacco lo sforzo del digimon prescelto. KingEtemon non era nelle condizioni migliori, ma se lo fosse stato, avrebbe notato un piccolo dettaglio: il bicchiere nella mano guantata di bianco e d’oro presentava una microscopica crepa, che prima non c’era, e il guanto stesso era increspato da una violenta contrazione muscolare. TempleKnightmon si stava trattenendo a stento.
Sullo schermo, MetalGreymon stava volando ad altissima velocità, caricando il colpo di tridente. Sembrava veramente piccolo rispetto al suo bersaglio. Tai, rimasto a terra, osservava teso la travolgente carica del partner.
“Non riuscirà a sfondare la superficie di Daipenmon al primo attacco” scommise KingEtemon, che era giunto ad un compromesso e stava shakerando vodka e champagne. Le fiamme dell’incendio si sollevano come onde, sospinte dal vento delle ali del dinosauro. L’elicottero continuava a trascinarsi dietro il pinguino infernale, che non aveva ancora finito di starnazzare e sputacchiare neve.
“Tre… due… uno… impatto.” Disse il Digimon guerriero. “Avevi ragione, KingEtemon.” E infatti MetalGreymon era impattato e come previsto, non aveva perforato la pelle del nemico. Intontito dalla gran botta, il dinosauro cibernetico non riusciva a mantenersi perfettamente in equilibrio.
“Oramai è condannato. Peccato, quest’ultimo attacco era veramente degno di nota. E ora, se permetti, devo andare a fare una chiamata.” Disse TempleKnightmon, appoggiando lo smartphone di KingEtemon su uno sgabello.

Sullo schermo Daipenmon si girò, improvvisamente attento, e sollevò entrambi i ghiaccioli.
“MetalGreymon… no.”
Il digimedaglione esplose in un lampo di luce rossa come i fuochi dell’inferno. Tutta la rabbia e la potenza di Tai si concentrarono in un’unica linea di incommensurabile intensità che congiunse Digimon e partner. MetalGreymon spalancò le fauci e lanciò un grido di sovrannaturale violenza. Daipenmon perse la sua espressione stolida e contrasse le pupille dal terrore.
“Kakikakiku…” strillò, abbassando i suoi ghiaccioli, ma era troppo tardi. MetalGreymon ne spezzò il gambo usando il suo braccio biologico e l’atmosfera rovente intorno al digimon li fece sublimare all’istante.
La figura di MetalGreymon cominciò a crescere. La testa scattò, i legamenti delle spalle si spostarono indietro con un rumore di risucchio. L’armatura metallica andò in brandelli, rivelando che il digimon possedeva entrambe le braccia. La coda svanì e il digimon di Tai assunse una postura decisamente eretta. Le fiamme dell’incendio si sollevarono e si avvolsero su di lui come un mantello e si condensarono in un’armatura d’acciaio scintillante. Daipenmon arretrò, rischiando di inciampare nei suoi goffi piedi: davanti a lui c’era un WarGreymon delle dimensioni di un piccolo grattacielo.
La mascella di KingEtemon si spalancò di scatto e lo shaker gli cadde dalla mano.
Daipenmon si mise a strillare come un disperato, sputacchiando la solita neve vischiosa.
“Basta.” Sussurrò Wargreymon, un sussurro che rimbombò per tutta la pianura.
Daipenmon ammutolì per un secondo, poi ricominciò ad agitarsi, riempiendo l’aria del suo fastidioso richiamo. WarGreymon allora gli tirò un calcio in pancia, facendogli uscire ogni minima traccia d’aria dai polmoni. Poi si tolse le lame da un braccio e gli tenne il becco chiuso con due dita.
“E ora ascoltami, stupida bestia. Se ci tieni al tuo frak, verrai con noi alla Fortezza di Antivirus e farai d’ora in poi il bravo Digimon. Se invece ti ribelli, scappi o anche solo tiri fuori un altro versaccio dei tuoi…” Wargreymon fece apparire sul palmo della mano guantata una gigantesca Forza Solare. “Hai già provato il sapore della fissione nucleare. Proverai anche quello della fusione. Sarà il tuo ultimo pasto. Fa la tua scelta.”
Lo sguardo di WarGreymon aveva calamitato quello di Daipenmon. Il digimon guerriero lasciò andare lentamente la presa sul becco del nemico. Dopo dieci o venti secondi, il pinguinone sgranò gli occhi e cominciò a piangere. Silenziosamente.
“Ecco, bravo” disse con tono di rimprovero Tai attraverso al digivice. “L’hai spaventato. Ora chi lo fa smettere?”
“Mi dispiace, Tai” disse confuso WarGreymon. “Non mi immaginavo…”

“Questo è più che a sufficienza!” urlò KingEtemon. “TempleKnightmon! Mostrerò a questi insopportabili cretini la potenza della mia Rete Oscura 2.0!”
Il re della foresta calciò via il trono a sdraio e afferrò il suo mantello scarlatto con una mano, mentre con l’altra chiamava a raccolta una sfera d’energia azzurra. Il cielo cominciò a oscurarsi, e i servitori del sovrano corsero a ripararsi dietro alcune rocce. Un colpo di vento, improvviso e impetuoso, spazzò via il ridicolo tendone.
KingEtemon alzò la mano illuminata verso il cielo. Un fulmine guizzò in cielo e discese, avvolgendosi intorno al suo braccio.
“E ora l’entrata scenica, come una vera star!” esclamò, e la sua voce risuonò amplificata su tutta la cima. Il fulmine si tese, e KingEtemon si preparò a saltare.
“No.” Una mano inguantata gli si appoggiò sulla spalla. TempleKnightmon indicò la scena in lontananza.
“Uno scontro fra te e WarGreymon è altamente sconsigliabile in questo momento.”
“Oh lo so perfettamente. Voi diginerds non avete la minima intenzione di graffiarvi, eh? Ma questo è il momento per un vero uomo come me di sistemare le cose!”
“Prima di tutto non sei un uomo… ti servono almeno un paio di milioni di anni per evolverti in un sapiens. E poi non ti sto sconsigliando di attaccare WarGreymon per questioni di forza.”
“Uhu?”
“Spegni gli effetti speciali prima di discutere. C’è bisogno di cautela…”
Un gesto di KingEtemon, e i fulmini scomparvero.
“Mantieni la nuvola, c’è ancora una minuscola possibilità che possa essere scambiata per un fenomeno naturale.” Disse quasi annoiato il templare.
“Ora, ciò che ci interessa è vedere cosa succederà in città.”

Tutti i militari del distaccamento, i civili e i digimon accolsero in trionfo Tai e il suo digimon, tornato al livello Evoluto. Dietro di loro seguivano i resti dell’armata di KingEtemon: demoralizzati e frusti, i digimon animale non avevano opposto molta resistenza.
I due eroi attraversarono l’intera città lungo la via principale, fra due ali di folla urlante. Una banda musicale, assemblata in tutta fretta, intonò la marcia scritta per commemorare la vittoria contro MaloMyotismon del 2002, e nella piazza principale apparve persino un podio.
Le più alte personalità della colonia erano presenti, compreso il governatore Shoemaker. Tai era prevenuto nei suoi confronti, ma Shoemaker non ebbe che parole di lode per lui e per il progetto Armonia. E come lui anche gli altri uomini politici espressero il loro sostegno incondizionato.
Questo è dunque l’effetto della gloria? Si disse Tai. Non male.
Poi qualcuno nella folla ebbe un’idea brillante, e la comunicò ai suoi vicini. Uno dopo l’altro, tutti i cittadini invocavano ritmicamente un discorso.
Metalgreymon impallidì sotto l’elmetto. Tai sapeva parlare in pubblico, visto che aveva dovuto imparare volente o nolente e la faccia tosta non gli mancava, ma era pessimo nell’organizzare discorsi a braccio. Non potendo far nulla, il grande Digimon si limitò a incassare la testa nelle spalle e sperare per il meglio.
Ma Tai non aveva finito di stupire. Prese il microfono con energia e si lanciò subito in un focoso discorso, iniziando subito con l’esaltare il ruolo insostituibile delle forze armate della Colonia. “Questi coraggiosi che hanno stornato la fanteria nemica alle nostre porte, loro sono i veri vincitori, oggi!” Al che ci fu uno scroscio di applausi, che Tai lasciò sfogare con calma. Ricominciò, approfittando dell’occasione per spiegare che la situazione era comunque grave. “Ma la nostra gloria non si fermerà! Il periodo che ci aspetta, duro o non duro, è il momento migliore per dimostrare al mondo che nessun nemico può schiacciarci, sia un nemico fisico, sia economico! Se resterete al nostro fianco, usciremo indenni da qualsiasi confronto. Perché chi combatte contro di noi” e qui tirò il fiato fino a spaccarsi il torace “chi combatte contro di noi non combatte solo contro uomini di carne e sangue! Combatte contro un’ideale che illuminerà la storia futura, l’ideale di due mondi uniti!”
“Cretino” disse TempleKnightmon girando una manopola. La telecamera della Rete oscura ridusse lo zoom, inquadrando la folla festante.
“Non avrei mai pensato che quel ragazzino avesse in sé lo spirito del demagogo. Sinceramente mi aspettavo di più da un Prescelto.” Il digimon estrasse un piccolo libricino e cominciò a sfogliarlo.
“No, un momento. – esclamò dopo aver riletto un paio di vecchie righe - Qui c’è qualcosa che non quadra.” Scattò in piedi e si umettò la punta delle dita per scorrere meglio le pagine. “È impossibile. Come concetti e impostazione, quel discorso è in controtendenza con quelli che ha fatto fino ad un mese fa. I discorsi se li scrive lui?” Girò altre pagine “Sì. Quindi, non si spiega.” Il digimon dalla corazza grigio acciaio si portò la mano guantata di bianco ed oro alla fronte coperta dall’elmetto. Premutosi il pollice sulle tempie, l’indice appoggiato alla fronte, cominciò a sfogliare quella che appariva un’antologia completa dei discorsi pubblici di Tai.
“Si può sapere cosa stai facendo, TempleKnightmon?” chiese KingEtemon infuriato.
“Sto cercando di comprendere la psicologia dei nostri avversari” rispose l’interpellato. “Questo è un passo fondamentale per poter prevedere le loro mosse e sconfiggerli.”
“Un passo ancor più fondamentale sarebbe stato quello di lasciarmi libero di combatterli! Perché diavolo mi hai fermato? La vittoria sarebbe stata mia di certo!”
Il templare afferrò lo smartphone di KingEtemon e glielo lanciò senza una parola.
“Cosa?” esclamò il re della foresta dopo aver letto rapidamente quello che era apparso sullo schermo. “Come è possibile?”
“Probabilmente qualche elemento inaffidabile nel tuo organico si è lasciato corrompere.” Rispose il cavaliere riponendo il libro. “Fatto sta che Imperialdramon è stato avvistato sulla costa sud di Router. Si sta dirigendo inequivocabilmente verso Server. L’unica conclusione logica è che intenda attaccarti, o potente KingEtemon.”
“Imperialdramon?”
“E forse avrà il sostegno di uno degli eserciti fedeli ai Supremi.”
“Dannazione! Devi contattare immediatamente gli stati della Lega. Devono schierare le sue divisioni al confine o ci lasceremo le penne tutti. Spicciati! Quel coso potrebbe piombare qui da un momento all’altro e…”
“No.”
“Cosa no?” urlò KingEtemon sgretolando un videoschermo fra le grosse dita dorate.
“I vari  sovrani a cui ti riferisci non muoveranno un dito, perché ovviamente non ha nulla da temere, essendo come me fedeli sudditi dei Supremi.”
“Che cosa?”
“Quest’azione di guerra è stata intrapresa da te e da te solo.”
“Ma è assurdo! Tu mi avevi garantito una consistente…” Ma KingEtemon non finì la frase, rendendosi conto del vicolo cieco in cui si era infilato. Aveva affermato di aver inviato l’esercito per conto suo, sperando di convincere la Lega dei Re della sua importanza combattendo contro il nemico. Ma così facendo si era messo in una situazione estremamente rischiosa. La sua posizione era tremendamente instabile, e non poteva neanche accusare l’emissario della Lega di averlo convinto ad ordinare l’attacco. Aveva affermato l’esatto contrario solo un'ora prima.
Per un attimo pensò di staccare il collo a TempleKnightmon, che in fondo era solo di livello Evoluto. Ma per sua fortuna si rese conto che così facendo si sarebbe inimicato anche la Lega dei Re e per lui sarebbe stata veramente la fine. Che poteva fare?
Non c’era che una via di uscita possibile.
“Il prezzo per entrare nella Lega è ancora quello?” Disse con voce lievemente ansante il digimon scimmia.
“Non è un prezzo, è un segno di alleanza” disse con tono offeso TempleKnightmon. “In fondo, è giusto mettere in comune le nostre risorse militari.”
Mettere in comune risorse militari. Prima, il Mega di Etemon si sarebbe infuriato a quella proposta. Al momento, due o tre divisioni corazzate gli avrebbero fatto veramente comodo.
“…ci devo pensare. Mi dai un tre giorni, TempleKnightmon?”
“Fa pure con comodo, io non ho fretta” sorrise l’interpellato.
“Comunque ora devo andare. Non voglio influenzarti con la mia presenza, e…”
“Aspetta, aspetta” disse disperato il re delle scimmie “Ho deciso, mi alleerò con KingChessmon e la Lega. Comunica la mia adesione, e riferisci loro…”
“Prima però il segno di alleanza” disse severamente TempleKnightmon, allungando la mano libera.
“I codici master per l’accesso alla Rete Oscura” boccheggiò KingEtemon. “Eccoli, TempleKnightmon, e ora sbrigati!”
Il templare prese la piccola sfera di dati e la assorbì. “Provala, e dimmi se ti ho ingannato.”
“Non c’è bisogno, o re. Mi fido”. E girò i tacchi, fino a raggiungere la boscaglia dove lo aspettava il suo trasporto.
“Ottimo lavoro con quel messaggio. Hai preparato tutto?” chiese TempleKnightmon. L’incappucciata annuì. “Ho preparato tutti gli allacci. Manca solo…”
“Il codice master” concluse per lei il templare. Poi appoggiò l’indice su una piastra scura. Un piccolo globo di luce brillò ad intermittenza sulla punta del dito. Infine una voce meccanica comunicò “Access allowed. Clearance Level 110.”
“Perfetto” commentò TempleKnightmon. “E ora, senza por tempo in mezzo. Connettiti alla rete civile di Laito e mettimi in comunicazione con il Progetto Armonia. Hai registrato un video passabile dell'esercito di KingEtemon?.”
“Il nostro agente a Laito è in standby e il filmato è pronto. Non impiegheremo più di una decina di minuti”.
Il cavaliere si coprì la bocca con un fazzoletto bianco e si schiarì la gola. “Ascoltatemi attentamente, bambini prescelti.” Disse. “Ho un’informazione per voi. Sono sicuro che la troverete oltremodo interessante. Poco tempo fa, un esercito si è diretto verso uno dei vostri amati insediamenti, la Colonia Americana. Allegato a questo messaggio riceverete un video che vi prova la mia affermazione. Buona giornata a voi.” E spense il microfono.
“La connessione sicura è disponibile.”
“Invia il messaggio e il video allegato.”
TempleKnightmon si alzò in piedi, in modo da fronteggiare l’incappucciata.
“Con questo, l’affare KingEtemon può definirsi concluso.”
“È necessario che io contatti il re dei Chessmon?” chiese lei.
“Non sarà necessario.” Rispose il templare.
E infatti non lo fu. Pochi minuti dopo, infatti,  sullo schermo apparve la familiare figura di KingChessmon.
“TempleKnightmon?”
“Sono io” Rispose il templare.
“Non crederai a quello che sto per dirti…”
“Imperialdramon ha abbandonato il suo viaggio verso il vascello e si sta allontanando verso Server?”
“Mi vuoi dire che in qualche modo tu sei l’autore di questo miracolo?”
“Miracolo? Non dire assurdità.”
“Se non è un miracolo, devi spiegarmi cos’hai fatto.”
“Molto semplice, KingChessmon, quasi banale. Tutti coloro che hanno sfidato i Prescelti, pur con la più grande varietà di strategie, hanno commesso lo stesso errore di fondo: hanno tentato di opporsi a loro sul piano della forza militare, ossia su quello dove essi hanno il vantaggio del partner umano e della Digievoluzione. Eppure i Prescelti hanno subito i colpi più devastanti quando i loro nemici hanno evitato il combattimento diretto. Apokalymon, capace di annichilire un’intera dimensione, è caduto in meno di un’ora laddove Cherrymon, servitore di un suo servitore, è quasi riuscito a convincere i Prescelti a distruggersi da soli. Tutta la scienza dell’Imperatore Digimon non lo ha portato più vicino alla vittoria di quando ha ingannato e quasi portato al sacrificio Daisuke con qualche pezzo di corda e dei Digimon d’infimo grado.
Puntare tutto sulla riuscita del vostro blocco, o re dei Chessmon, era pericoloso appunto per questo. Per stornare Imperialdramon serviva far sì che si ritirasse di sua spontanea volontà. E quale metodo migliore che metterlo di fronte alla sopravvivenza di migliaia di umani?”
“Quindi l’intero attacco contro la Colonia non serviva solo a trattenere MetalGreymon?”
“Aveva altre funzioni ancora, principalmente quella di piegare KingEtemon e ottenere il controllo della sua Rete Oscura, senza la quale, fra l’altro, non avrei potuto inviare il mio messaggio ai Prescelti.”
“Una strategia elegante, oserei dire, TempleKnightmon. Hai guadagnato un subordinato alla lega col minimo possibile sforzo e hai impedito ai Prescelti di impossessarsi del vascello. Mi rimane solo un dubbio. Come fai ad essere sicuro che quelli che ti abbia dato siano i veri codici master? Potrebbe averti ingannato e monitorare questa conversazione in questo istante.”
“E se anche fosse? Se si mettesse contro di noi, l’Impero dei Beemon non impiegherebbe un mese a conquistare il suo patetico regno. A quel punto diremmo semplicemente che gli Amici e Alleati del Progetto Armonia hanno ritenuto giusto impedire al tiranno di minacciare le colonie degli esseri umani. Otterremmo un discreto successo politico, perciò sarebbe comunque un guadagno netto.
La verità è che KingEtemon non è più padrone del suo destino. Da quando è entrato nel tuo palazzo ha avuto solo una scelta: diventare un nostro burattino o morire. In condizioni normali avrebbe probabilmente scelto la seconda opzione, ma è bastato mescolare un po'le carte perchè si buttasse a pesce sulla prima.”
“Come è giusto che sia… ad un essere semplice e primitivo come lui si addice l’essere guidato, non il guidare. Ebbene, penso che tu ti sia meritato il tuo riposo, TempleKnightmon. Non vedo l’ora di poter osservare ancora i frutti del tuo lavoro.”
“Non credo che dovrete aspettare troppo, maestà. Vi auguro un piacevole pomeriggio. Ah…”
“Cosa?”
“Mi sono permesso di inviarle un regalo. Un telefono portatile di fabbricazione umana. Il suo più grande difetto è che permette a qualcuno dotato di discreta intelligenza di fabbricare un messaggio e inviarlo a se stesso sotto falso nome, ma penso sia un difetto correggibile.”
“Oh, capisco. E dunque addio, TempleKnightmon.”
“I miei riguardi, maestà.”
La comunicazione si chiuse.
“C’è solo una cosa che non riesco a interpretare, il discorso di Taichi.” Disse TempleKnightmon. “Lo scimmione dorato mi ha interrotto mentre cercavo di raccapezzarmici..”
“Taichi… intendi dire il leader dei prescelti?”
“E chi altri? Comunque, quello che ha detto non corrisponde al suo profilo psicologico. È una cosa sottile, ma non credo di sbagliarmi.”
“No, non credo che tu ti sbagli. Qualcosa è successo definitivamente.”
“E da cosa lo deduci?”
“WarGreymon… non è riuscito a mantenere la sua forma, si è dedigievoluto. Ma ciò non doveva succedere. Doveva guadagnare il livello Mega permanentemente, no?”
“Ora che mi ci fai pensare, è vero.”
“E c’è di più. Guarda quest’immagine.”
Era un primo piano della schiena di WarGreymon, lievemente sfocato.
“Noti qualcosa di strano?”
TempleKnightmon si avvicinò di più allo schermo. L’incappucciata premette un paio di tasti e i colori dell’immagine si invertirono. Ora la stranezza era visibile chiaramente.
“Il sigillo del Coraggio.” Disse TempleKnightmon. “Non c’è più, è stato sostituito.”
“Ti dice qualcosa?” chiese lei.
“Mi dice qualcosa? Oh, se mi dice qualcosa!”
Le labbra del templare si arricciarono, mostrando i denti perlacei. Non era un sorriso come i soliti: più sincero, più profondo, più... carnivoro.


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Siamo arrivati al capitolo 6! Come promesso, è massiccio, anche per compensare il calendario erratico che la vita universitaria impone al mio sforzo (che quando sono bevuto come KingEtemon io chiamo "letterario").
Commenti vari a questo capitolo: spero fortemente che il piano di TempleKnightmon vi sia piaciuto. Ditemi che ne pensate!
Il personaggio più divertente da scrivere è stato MetalGreymon mentre punzecchia Tai. Anche se la storia come insieme si prende abbastanza sul serio non ho la minima intenzione di costringere i personaggi a ponderare dei massimi sistemi tutto il tempo (a parte TempleKnightmon).
Il sottoscritto non è da ritenersi responsabile per eventuali danni causati a cose o persone dall'impropria miscelazione di vodka e champagne.
E per finire: Chi sarà la misteriosa incappucciata? Come al solito, materiale per tirare in lungo la fic. E qui chiudo.

Ringrazio kymyit per l'ultima recensione!
Avete trovato buona questa storia? Fatemelo sapere!
Avete delle critiche? Fatemele sapere!
...Se non l'avete capito, mi piacciono le recensioni.- R.


  
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