L'ARTE DELLA GUERRA
L’isola
boreale di Router non aveva mai visto tanta attività sul proprio
suolo da almeno cinquecento anni. Collocata a modo di ponte fra le
grandi masse continentali di Folder e Server, l’isola era coperta
quasi completamente da un impervio altopiano coperto da conifere. Le
uniche zone abitabili erano le coste, e la maggior parte dei Digimon si
concentrava in quella sud, anche se da circa un anno i Chessmon avevano
stabilito un avamposto nella zona orientale. Fino a due giorni prima
questo era tutto ciò che si potesse dire dell’intera
isola, ma le cose erano cambiate.
Per gli abitanti della costa erano i giorni delle sorprese: prima
avevano visto un meteorite precipitare dal cielo, poi la grande aurora
rossastra aveva brillato per una notte intera. Infine la notizia dello
sbarco di un forte contingente di Chessmon sulla costa nord aveva
raggiunto il capoluogo dell’isola, una città governata da
tempo immemorabile dai sacerdoti di Baihumon, il Supremo
dall’aspetto di tigre. La popolazione, comprensibilmente
sconcertata, si era radunata nella piazza principale su cui si
affacciava il tempio, chiamando a gran voce l’intercessione dei
Supremi in loro difesa. Un sacerdote, su un podio vicino al tempio,
stava parlando alla folla.
All’improvviso un digimon si avvicinò all’oratore e
gli sussurrò qualcosa nell’orecchio. Il sacerdote allora
esclamò per l’esultanza e annunciò che
l’intervento divino era in arrivo. Questo era stato detto
dall’oracolo di Baihumon.
Il messaggio non fu disatteso: ben presto la città fu sorvolata
da quello che per la maggior parte dei Digimon era l’espressione
più grande della volontà divina a Digiworld.
La gioia esplose nella piazza, e un boato di acclamazioni si levò fino al cielo.
“IMPERIALDRAMON!”
I digimon passarono in pochi istanti dalla paura alla felicità,
in un modo che avrebbe fatto pensare ad un vero e proprio miracolo. Per
gli abitanti di una regione così periferica i Digiprescelti
erano un fatto reale ma remoto, distaccato dalla vita quotidiana come
la geografia della Luna. Anche una simile breve apparizione sarebbe
diventata un ricordo gradito per quei digimon.
TempleKnightmon osservò intento la folla dallo schermo che al
momento costituiva l’unica fonte d’illuminazione della sua
vettura.
“Il Digimon comune ha ormai più fede nei Prescelti che nei
suoi stessi dèi.” Commentò la figura incappucciata
di fianco a lui, come a rispondere ad una domanda mai posta. La sua
voce era incredibilmente acuta, quasi fastidiosa, e distintamente
femminile.
“Non è fede… è pura avidità”
disse TempleKnightmon. “Questi digimon hanno bisogno della loro
sicurezza. Si preoccupano per essa sopra ogni cosa, e sono pronti a
inginocchiarsi a chi glie la può fornire.”
“A volte non capisco come tu possa essere così
cinico” disse l’altra. “L’esultanza di questi
digimon è sciocca, ma sincera.”
“Le mie scuse. Continuo a dimenticarmi quanto tu ami la nostra specie.”
“Perché, tu non la ami?”
“Io? Certo che la amo. La amo intensamente, più della mia
stessa esistenza. Altrimenti non tenterei di sfidare le grandi
Potenze.” Disse l’Evoluto spegnendo lo schermo. “Ma
ciò non mi fa scordare che ci sono individui patetici ed
incapaci a questo mondo. Come quello scimmione da Server.”
“KingEtemon.”
“La sua nazione è ben piccola, ed è riuscito a
sopravvivere solo grazie alla pace dei Prescelti e a quel che resta
della tecnologia del vecchio Etemon. Con tutto ciò, pretende un
seggio in consiglio a fianco di KingChessmon e dei Beemon.”
Concluse il templare con fastidio.
“E perché gli corri dietro, allora?” commentò la sua interlocutrice.
“La sua Rete Oscura è in decadenza da anni, ma è
pur sempre la più avanzata dell’intero continente ed
è ancora collegata alle vecchie banche dati del periodo dei
Padroni delle Tenebre. Copre l’intera foresta centrale e tocca le
maggiori città di Server, fra cui Laito. Se riuscissimo ad
estenderla a tutta la Lega, otterremmo un consistente vantaggio
logistico.”
“Non potresti tentare di ottenerla con la forza?”
“No. A parte il fatto che si tratta di apparecchiature antiche e
delicate, la contesa fisica mi disgusta; preferirei utilizzarla solo se
strettamente necessario.”
L’altra si strinse nelle spalle. “Fa come vuoi. Ma
KingEtemon non è così stupido da darti in mano un simile
strumento alla leggera.”
TempleKnightmon scrollò il capo. “Lo so. Ho pensato a lungo a questo problema…”
Imperialdramon sorvolò una catena di colline, dirigendosi verso
nord ed entrando nel settore 2543. Volava senza sollevarsi più
di una trentina di metri dal suolo, nel caso improbabile che il
meteorite fosse più vicino del previsto. Con le grandi ali
frustava l’aria, piegando gli alberi e suscitando vortici di
aghi; anche se si muoveva lentamente rispetto alle sue
possibilità era nondimeno uno spettacolo impressionante di forza
e di velocità.
Al sicuro sulla sua schiena Ken e Davis non toglievano gli occhi dagli
strumenti che indicavano loro la via, cercando le tracce evanescenti
del varco dimensionale. In realtà Davis era solo per metà
concentrato sui sensori: qualcosa continuava a distrarlo, più un
insieme di osservazioni che un vero e proprio dubbio. Riguardava Ken.
Dei due, Davis era noto come il più impulsivo e Ken il
più razionale. In realtà era una caratterizzazione
superficiale: Ken aveva dimostrato più volte di saper correre
rischi considerevoli senza la minima esitazione, e solo il suo sangue
freddo e il contrasto con l’amico lo facevano sembrare
impassibile.
Da quando l’aurora di fiamma si era stesa sul mondo, invece, Ken
era cambiato lievemente ma senza ombra di dubbio. Sembrava pervaso da
un’eccitazione a stento contenuta. Certo, mostrava la sua
abilità decisionale come di consueto, ma il modo con cui la
esprimeva era mutato. Anche in quel momento, l’ex Imperatore
camminava nervosamente sulla schiena di Imperialdramon, scalpicciando e
tormentando un portachiavi a forma di cuore (donatogli da Yolei,
ovviamente).
“Sarà il nervosismo” pensò Davis, sforzandosi
di concentrarsi sul piccolo schermo del computer palmare.
“Dopotutto è la più grande crisi da sei anni a
questa parte”. Ma ovviamente razionalizzare non serviva a molto.
L’istinto semplicemente non taceva.
“Davis! Guarda là!” esclamò improvvisamente
Ken, puntando il dito oltre la superficie semitrasparente che li
proteggeva.
“Sembrano delle fortificazioni…” “No, sono dei
Digimon. Dei RookChessmon. Per quel che mi ricordo… livello
Evoluto, specializzati nella difesa antiaerea.”
“Avevo sentito che i Chessmon avevano avanzato diritti su queste
regioni, quindi perché ti stupisci?” disse Davis.
“Perché ci stanno sbarrando la strada, e non hanno
salutato il nostro arrivo. Ho il sospetto che siano ostili.”
Questa è certamente paranoia, pensò Davis. Non posso
accertarmi delle sottili cause psicologiche di una simile variazione
nel modo di pensare del mio amico, ma tutto ciò mi fa pensare
che…
Una raffica di proiettili sibilarono intorno ad Imperialdramon, esplodendo contro il corpo corazzato e lo scudo di energia.
…Aveva ragione lui. Come al solito. Concluse mentalmente Davis,
sconfortato. Perchè faccio sempre i ragionamenti sbagliati?
“Che diavolo fanno?” esclamò Ken.
“Ci sparano addosso” fece notare la voce di ExVeemon.
“Sì, questo l’ho visto anche io.” Disse Ken.
“Imperialdramon, sollevati fuori tiro. Supereremo lo sbarramento
dall’alto.”
“C’è un problema, Ken” disse Stingmon.
“Abbiamo usato troppo la forma Mega, ieri e oggi. Non so per
quanto tempo riusciremo a combattere efficacemente.”
“Capisco.” Disse Davis. “Non c’è tempo
da perdere, allora. Dobbiamo aprirci un varco attraverso le linee
nemiche.”
“OK” risposero in unisono le voci del drago.
La bocca del cannone sulla schiena di Imperialdramon si
illuminò, e un flusso coerente di positroni accelerati si
riversò nell’aria, centrando lo schieramento nemico. Ma
quando il fumo si diradò, i RookChessmon erano ancora in
formazione, perfettamente allineati, e dopo non molto ripresero il
fuoco.
“Come è possibile?” esclamò Davis.
“I dati dal Digivice indicano che i RookChessmon hanno un potere
speciale, quello di assumere una stazione difensiva molto
efficace” disse Ken leggendo il breve riassunto apparso sul
minischermo. “Al momento dal punto di vista difensivo è
come se fossero un unico Digimon di livello paragonabile al
nostro.”
“Insomma non possiamo sfondare senza consumare tutta
l’energia di Imperialdramon.” Disse Davis, pensoso.
“Possiamo tentare di superare il nemico dall’alto?”
“No” rispose ExVeemon. “Sono Digimon specializzati
nell’antiaerea. Riusciremmo certamente a passare, ma resteremmo
praticamente senza energia.”
“Non ha senso! Dobbiamo risolvere il problema il prima possibile.
Se permettiamo loro di fortificare la zona, potranno tenere in pugno
questa regione per mesi.”
“E non possiamo permettercelo, giusto?”
Ken assentì, mentre Imperialdramon compiva una brusca virata per evitare l’ennesima raffica di proiettili.
“Bene. Penso di sapere come potremmo agire, ma il rischio...”
“È mia responsabilità liberare le Colonie”
disse Ken. “Io non mi preoccupo. Se tu vuoi tornare
indietro…”
“Non se ne parla!” gli saltò sulla voce Davis.
“Io sono la testa calda e tu quello prudente, non il contrario,
mettitelo bene in testa! Imperialdramon, useremo la manovra R.”
disse Davis puntando il dito in avanti con furore, mentre Ken attivava
una funzione speciale del Digivice.
Il drago tacque per un secondo, prima di assentire. Poi caricò a testa bassa il muro di digimon torre.
Il digivice di Ken, giunto ad una distanza esattamente calcolata, smise
di fornire energia ad Imperialdramon. Il Digimon collassò
immediatamente, trasformandosi in Paildramon: più debole e
fragile… ma più piccolo. Abbastanza piccolo, infatti, da
poter sgusciare fra le gambe di uno dei RookChessmon relativamente
indenne. Nel passaggio una sua ala aveva urtato il RookChessmon,
facendogli perdere l’equilibrio, ma per sua fortuna era riuscito
a riprendere il controllo dopo un paio di piroette.
“Promettimi che non lo faremo mai più…” disse Davis, reprimendo un conato di vomito.
“Non prometto nulla…” rispose Ken, le mani chiuse a tenaglia sul collo di Paildramon.
I digimon torre ruotarono lentamente su loro stessi, cercando di
prendere di mira Paildramon, il quale però era già
svanito in mezzo agli alberi.
“Questa è strategia, bestioni!” urlò Davis, dimenticando per l’occasione il rischio corso.
“Veramente è tattica” non si poté trattenere dal dire Ken.
“Dettagli!” continuò ad urlare il leader dei Prescelti. “Come sei ad energia, Paildramon?”
“Nessun problema! Posso tornare Imperialdramon quando vuoi.”
“La direzione, Ken?”
“Sempre dritto.”
E ben presto la foresta di diradò fino a sparire. Di fronte ai
Prescelti apparvero le pendici di una maestosa montagna: erano le
propaggini meridionali del grande altopiano al centro dell'isola.
“Le emissioni provengono da quella cima” notò Ken.
“Il meteorite/vascello è lì. Non ci resta che
raggiungerlo.”
“Bisogna vedere se quei tizi tenteranno di nuovo di
fermarci” rispose Davis. “C’erano cinquanta digimon
di livello Evoluto: è impossibile che fossero lì per
caso.”
“Quello che mi stupisce di più è il fatto che
fossero dei Chessmon.” Disse Ken. “Il re dei Chessmon
è sempre stato un buon alleato, quelle poche volte che siamo
entrati in contatto.”
“Potrebbero non essere suoi sudditi” obiettò Davis.
“Impossibile. Non solo siamo vicinissimi al loro territorio, ma
forze così imponenti non esistono al di fuori
dell’esercito reale. Sono certamente i soldati del re. Questo
però potrebbe essere anche un vantaggio.”
Paildramon si infilò in una valle che affondava nel fianco della
montagna. Un impetuoso torrente scorreva sul fondo della fessura,
sollevando altissimi spruzzi. Macchie di verde sempre più rade
punteggiavano il fondo della valle, mentre progressivamente il suolo si
faceva più scosceso e nevoso.
“Guarda lì” disse Ken, indicando verso il basso.
“I Chessmon non hanno un’aviazione. Non possono portare in
cima alla montagna le loro unità pesanti attraverso questo
terreno.”
“Il che vuol dire…”
“Potremo studiare il vascello in tutta calma” sorrise Ken.
La sua voce era priva di nervosismo, per la prima volta dopo ore.
“È il primo passo per uscire da questo disastro.”
“TempleKnightmon!”
TempleKnightmon si voltò verso lo schermo a parete. Il re dei Chessmon era apparso in una piccola finestra laterale.
“Che è successo?”
“I Prescelti… hanno superato il nostro sbarramento.”
“Molto male, KingChessmon. Come è potuto accadere?” chiese il templare curvandosi in avanti.
“Inviategli il video” Ordinò il digimon a qualcuno
fuori campo. Una seconda finestra si aprì, mostrando un filmato
di scarsa qualità. TempleKnightmon osservò il breve
video, poi richiuse la finestra e rivolse la sua attenzione al sovrano.
“Capisco. Beh, era ragionevole aspettarsi che i Prescelti abbiano
a disposizione qualcosa di più che semplice forza bruta. Le tue
unità volanti?”
“Si tratta di mercenari di livello Campione. Non riusciranno a
sconfiggere Paildramon né portare in cima alla montagna truppe
in grado di farlo.”
“Quale sarà il tuo corso d’azione, dunque?”
“Ho elaborato cinque piani, ma nessuno mi soddisfa” rispose
il monarca. “Avevo puntato tutto sulla difesa dei RookChessmon,
che effettivamente avrebbe potuto respingere Imperialdramon da
qualsiasi direzione. Raggiungere la vetta in un tempo ragionevole
è impossibile. L’unica soluzione potrebbe essere quella di
bombardarla e sperare di distruggere il vascello o i Prescelti.”
“No... non è una soluzione pratica.” TempleKnightmon
si alzò dalla sua sedia e controllò un altro schermo su
cui erano apparsi alcuni simboli.
“TempleKnightmon, ho fatto un grave errore di valutazione.
L’intera operazione è a rischio e io…”
“Non ora. Ho quasi raggiunto KingEtemon e devo prepararmi per convincerlo.”
“C’è il 23, 14% di probabilità che abbia
successo, secondo la mia stima più ottimistica. Stai perdendo il
tuo tempo.”
“Vedremo.” Tagliò corto il templare, sprofondando nella sedia.
La Colonia americana era l’unica ad affacciarsi sul mare. Sebbene
meno popolosa della colonia giapponese, si estendeva su un’area
maggiore, occupando un’ampia fetta della riva destra del fiume
Atoi. Era in una perfetta posizione commerciale, avendo facile accesso
alla popolata valle fluviale e a tutti i porti del Golfo di Atoi. La
luce elettrica installata dagli intraprendenti manager statunitensi
illuminava l’intero estuario ed era tanto intensa da funzionare
come faro. Proprio essa aveva guidato MetalGreymon e Tai durante la
parte notturna del loro viaggio. Ora i due osservavano la vallata da un
punto panoramico in cima alla collina erbosa dove avevano passato la
notte, pronti a compiere l’ultima tappa del loro viaggio. Per ora
era stata una scampagnata: MetalGreymon non aveva avuto alcun problema
a coprire quella non indifferente distanza, ed entrambi avevano
apprezzato l’aria fresca e il silenzio della regione. Tai in
particolare non aveva degnato di uno sguardo le razioni da campo che il
suo compagno aveva preso in tutta fretta e si era pescato un bel pesce.
Il suo appetito normalmente formidabile si era espanso ulteriormente
per l’occasione, e persino MetalGreymon, vorace come la sua forma
intermedia, si era spaventato.
Grazie al clima temperato e alla notte limpida, Tai aveva deciso di
dormire senza montare la tenda, ma ben discosto dal partner.
“Russo?” aveva chiesto il Digimon. “No, ti giri nel
sonno” era stata la risposta. Il gigantesco Evoluto allora
– con notevole sforzo – aveva ricompresso i propri dati
fino a tornare Agumon. “Così non ci saranno problemi,
Tai” aveva detto il rettile giallo con la sua voce da pappagallo.
“Finché non starnutisci…” aveva riso il
ragazzo. E finalmente avevano dormito.
“Ti senti pronto, MetalGreymon?”
“A seguire discussioni politiche in cui l’unico contributo
che posso dare è fare da parasole? Ma certo.” Rispose
lievemente caustico il digimon.
“Mi sembri un po’giù. Non è da te questa scarsità di entusiasmo.”
“È da cinque anni che mi occupo di burocrazia. Al massimo
do ordini dalle retrovie, e non è cosa che mi soddisfi. A questo
ritmo, Gatomon raggiungerà il livello Mega prima di me.”
“Quello di cui mi preoccupo” disse Tai “è che Matt raggiunga il livello Mega prima di noi.”
“Intendi dire Gabumon? Certo, è possibile. Del resto si
allena duramente, e inoltre combatte sul serio, non come noi due
imbrattacarte.”
Tai strinse il pugno. “Dobbiamo assolutamente battere quei due!
Siamo sempre stati i primi nelle digievoluzioni, lo saremo anche
stavolta! MetalGreymon, finita questa crisi riprenderemo il servizio
attivo.”
“Siii!” rombò il dinosauro, facendo tremare le
rocce. “Ma scusa, poi chi si occuperà del Progetto
Armonia?”
“Eeeh… ci penseremo” minimizzò Tai.
Dopo che i Supremi avevano ricostruito le digipietre, avevano spiegato
che raggiungere l’ultimo livello come avevano fatto in passato
era impossibile. “Ci siete riusciti solo guidati dalla mano del
Fato. Vi ricordate? Quando gli angeli scoccheranno le frecce della
Speranza e della Luce, eccetera eccetera. Con la distruzione delle
pietre – e vostra – salta tutto. Le profezie non funzionano
mai due volte” aveva detto Gennai.
“E questa che sciocchezza è?” Aveva chiesto Izzy.
“Se un fenomeno non è riproducibile, un motivo ci deve
essere. Dal punto di vista scientifico…” Ma Gennai gli
aveva fatto capire che nessuno ne sapeva più di così.
“Se le profezie fossero scientificamente analizzabili, avremmo
già risolto tutti i nostri problemi. Abbiamo abbastanza testi
indecifrabili da riempire una decina di biblioteche… e non
controbattere ora, ne parleremo in futuro” aveva risposto per
evitare che Izzy iniziasse a esercitare il suo spirito galileiano
seppellendolo di domande.
“Non preoccupatevi, comunque. Prima o poi i vostri digimon
accumuleranno abbastanza energie da digievolvere naturalmente. Dovranno
passare di livello in livello come accade comunemente, e quindi ci
vorrà un po’, ma lo faranno con rapidità estrema
rispetto ai Digimon normali.”
Era praticamente certo che Tai e Matt sarebbero stati i primi a fare il
salto (o meglio, l’avrebbero fatto MetalGreymon e WereGarurumon),
a causa dell’esperienza accumulata prima dell’avvento di
Apokalymon e della loro forza intrinseca. Le scommesse erano aperte su
chi dei due ci sarebbe arrivato per primo, e questo era un prolungarsi
dell’eterna competizione fra i due capitani dei Digiprescelti.
“Vinceremo, Tai” gli disse strizzando l’occhio
MetalGreymon. “E finalmente farai colpo su Sora” aggiunse,
malizioso. Il ragazzo lo guardò con aria strana. “Sora?
Non ci penso neanche.” Ma MetalGreymon era stato troppo tempo
vicino al giovane per non capire che invece ci pensava, eccome.
“Insomma, Tai… sei il digiprescelto del Coraggio, dovresti agire!” continuò il Digimon.
“Di che ti impicci, MetalGreymon? Sono fatti miei. Che ne sai tu dell’amore?”
“Io? Nulla. Tu? Anche troppo.” Ghignò lui. “Su, lo sai che a me puoi parlare col cuore in mano.”
“Uffa piantala! Lo so quali sono gli obiettivi tuoi e dei tuoi
scagnozzi, Angemon e Angewomon” rise Tai. “Lascerò
Sora decidere, ti va bene così?”
Il dinosauro cibernetico guardò il partner con espressione
ironica. “Sai che novità… la lasci decidere da un
secolo e lei non si è ancora decisa. Il tuo astuto piano
è abbastanza fallimentare.”
“No comment!” chiosò Tai, muovendo la mano in orizzontale come se dovesse scacciare dei giornalisti.
Nonostante l’apparente spensieratezza, il capo dei Digiprescelti
non era tranquillo. Le Colonie erano il ventre molle del Progetto
Armonia, e lui lo sapeva. I motivi sono abbastanza chiari: pur essendo
ad una distanza incommensurabile dalla madrepatria esse erano nate e si
erano sviluppate come un elemento della civiltà occidentale. Con
la loro popolazione di impiegati, operai e ricercatori quegli
insediamenti erano del tutto inadatti ad una sopravvivenza autonoma.
Ma il vero motivo di preoccupazione di Tai era un altro, ed era legato
alla sopravvivenza delle Colonie solo superficialmente. Per quanto
odiasse doverlo ammettere, la cattiva pubblicità generata dalla
crisi era un problema più grave delle sue conseguenze
strettamente materiali e forse anche della sua stessa causa.
Ovviamente non era stato sempre così. Nel ’99 e nel 2002 i
Digiprescelti non avevano sul collo il fiato della volubile opinione
pubblica mondiale, e neanche l’attenzione di coloro che avevano
interesse a dirigerla. Ma Tai non aveva dubbi sul fatto che gli Stati
terrestri avrebbero sfruttato l’occasione per incolparli di
incompetenza ed erodere così il sostegno che godevano presso gli
uomini. In vari altri casi avevano tentato la stessa mossa, e non ci
erano mai riusciti.
Già dall’inizio l’intero Progetto Armonia era stata
una gigantesca scommessa sulla capacità dei Digiprescelti di
trovare una via pacifica alla convivenza, superando da un lato
l’amore per la guerra dei Digimon e dall’altro
l’amore per il potere dei terrestri: una scommessa fatta
però contro il banco. Era logico che qualcosa prima o poi
sarebbe andato storto. Era logico che le risorse naturali di Digiworld
non sarebbero state ignorate per qualche bella parola sulla fratellanza
universale. Era logico che gli avvoltoi della propaganda sarebbero
accorsi alla prima occasione buona.
Ma Tai aveva rifiutato quella logica. Aveva spiegato francamente a Mimi
che non avrebbe investito un centesimo in contro-propaganda, né
avrebbe tentato di accaparrarsi i favori di questa o quella parte
politica.
Era stata la mossa più nobile e contemporaneamente quella
più disastrosa della sua intera carriera, e ora doveva
assumersene le conseguenze, una delle quali era quella di evitare che
le colonie decidessero di abbandonare il progetto e rendersi
indipendenti.
“Tai”
“Che c’è?”
“Movimento sospetto ad ore dieci”
Il ragazzo estrasse il suo famoso telescopio e lo puntò nella
direzione indicata, ossia verso metà del corso del fiume. Si
vedeva infatti il confuso brulicare di una moltitudine di esseri che
sembravano muoversi verso il mare.
“Cosa può essere?” Tai mise a fuoco lo strumento.
“Sembra una folla, ma non capisco… Io suggerisco di andare
a controllare.”
Il digimon afferrò comodamente i bagagli col braccio destro,
facendo salire il partner sul tridente metallico, e poi prese il volo.
“Tai, non credi che potremmo entrare in contatto con la Colonia
via radio? Siamo abbastanza vicini.” Tai estrasse il suo
Digivice. Anche se non poteva più aprire varchi dimensionali, il
piccolo strumento era stato aggiornato con qualsiasi funzione potesse
essere anche remotamente utile, fra cui un intero set per le
comunicazioni. Tai lo collegò ad uno dei tanti accessori che
portava con sé e cominciò a trafficarci sopra.
“Perfetto” disse dopo un attimo Tai. Si aggiustò gli
auricolari ed entrò in comunicazione con la Colonia.
“Cosa dicono?” chiese il digimon, vedendo le labbra del suo partner contrarsi in una linea sottile.
“Quella folla… sono invasori!” rispose lui.
“La Colonia si sta preparando a difendersi militarmente.”
Afferrò il microfono. “Qui Tai! Stiamo arrivando, tenete
duro!”
“Ahem, Tai. L’esercito nemico è ancora ben lontano. Arriveremo prima di loro.”
“Capisco, comandante” disse Tai sempre nel microfono.
“Ete-ete Army, ha detto?” il giovane sobbalzò.
“E l’ambasciatore era una scimmia?” Altra pausa.
“Come intendete attaccare? In che senso, non me lo potete dire
via radio? La comunicazione è criptata, sì. Aspetti un
momento.” Tai alzò la testa. “MetalGreymon, punta
direttamente sul nemico.” Poi si girò di nuovo sul
microfono. “Ok, se non mi volete dire cosa volete fare mi
arrangerò da solo. Come? Va bene…” passarono una
ventina di secondi, poi Tai chiuse la comunicazione.
“A posto. Ci hanno informato di come intendono attaccare, così eviteremo di intralciarci a vicenda.”
“Chi è il nemico?”
“Questo è la parte interessante. Parlano di una Ete-ete Army, il che mi fa pensare…”
“… Etemon.”
“Allora, che te ne pare? Do I rock, or not?”
Anche se l'elmetto rendeva impossibile sincerarsene, era praticamente
certo che in quel momento TempleKnightmon aveva potentemente inarcato
un sopracciglio.
“La tua abilità tattica e politica rispecchia la tua arte musicale.” disse in modo affabile.
“Grazie, graazie” rispose il suo interlocutore in modo esagerato, inchinandosi affettatamente.
“Sei troppo buono, Temple, ma ora basta con le lodi e al lavoro!”
“KingEtemon” cominciò il grande digimon umanoide
“Le tue azioni mostrano che sei un perfetto alleato per la Lega
dei Re. Hai un ottimo esercito e sei pronto all’azione, giusto le
qualità di cui abbiamo bisogno.”
“I’m always ready, baby!” esclamò di nuovo il
digimon. Sebbene fosse una forma Mega più potente di
MetalEtemon, non era molto migliorato in quanto a intelligenza, buone
maniere, o solfeggio cantato. Anzi, per quanto riguardava
quest’ultimo, era talmente peggiorato da portare perfino il
flemmatico TempleKnightmon al limite della sopportazione.
TempleKnightmon aveva l’abitudine di non mentire se innecessario.
Non l’aveva rotta neanche in quell’occasione:
l’esercito di KingEtemon, sguinzagliato contro la Colonia
americana era veramente ottimo… ma guidato da un incapace,
pronto all’azione appena stimolato minimamente
nell’orgoglio. Se non fosse stato per le informazioni della Rete
Oscura, egli non si sarebbe probabilmente neanche preoccupato di
spazzar via le vedette della colonia.
Si trovavano appunto dove prima sorgeva un posto d’osservazione
della guarnigione umana. Scelto per la sua ottima elevazione, esso si
trovava nella posizione diametralmente opposta a quella di Tai, ossia
su uno sperone di roccia nella zona collinare che delimitava la valle
del fiume. Guardando verso il mare, TempleKnightmon poteva vedere con
chiarezza le colonne irregolari dell’esercito di KingEtemon
muoversi verso valle e in lontananza la chiazza grigia
dell’insediamento circondata dagli scacchi regolari dei campi
coltivati. KingEtemon, che non amava la scomodità, aveva fatto
montare un padiglione e vari schermi collegati alla sua Rete, che
permettevano di osservare da varie angolature e ingrandimenti
l’intero scenario.
“Comunque non so ancora se unirmi alla vostra allegra
combriccola.” Continuò a ciarlare il primate,
giochicchiando con il telecomando. “Sai com’è,
è dura dividere il palco con altra gente, anche se garantita dal
mio amico Temple. Che ne pensi? In fondo, una star come me merita un
po’di riguardo. Ricordati che, sebbene la reincarnazione cancelli
la memoria, io sono quell’Etemon, quello che ha combattuto contro
i Digiprescelti nel tentativo di liberare Digiworld”
“E allora- disse il sunnominato, appoggiandosi alla sua sedia
rigida– perché hai mandato un esercito a combattere contro
i nemici della nostra- hum- allegra combriccola?” La vera
risposta TempleKnightmon la sapeva già. Lo sconclusionato re
della foresta aveva già deciso di allearsi con KingChessmon e il
sovrano dei Beemon: aveva bisogno di amici potenti per sopravvivere in
quel mondo sempre più popolato da Digimon forti e ambiziosi.
Però cercava di ottenere un ulteriore vantaggio politico, anche
se in modo estremamente pedestre: aveva inviato l’armata per
mostrare la propria forza alla Lega dei Re, ma faceva il prezioso per
ottenere una parte da dirigente nella Lega, che la debolezza della sua
nazione non gli avrebbe permesso di pretendere. Ora sosterrà che
l’intervento contro la Colonia è un suo capriccio,
nonostante io stesso glie lo abbia suggerito, pensò il digimon
crociato bilanciando il compasso dorato in mano. Tanto meglio.
“La Colonia mi dava fastidio. Questi umani… solo
perché discendono da noi scimmie, si credono così…
così cool.” Infatti.
“Ma questa invasione potrebbe procurarti più danni che
benefici” disse il guerriero avvicinandosi allo schermo da cui
osservavano l’azione.
“Parli di Tai? Non solo non è ancora arrivato, ma ho una
sorpresa pronta per lui.” Il digimon scimmia si allungò
sul suo trono a sdraio con aria soddisfatta. “Grazie alla mia
Rete Oscura versione 2.0 ho individuato uno degli Antichi e glie lo sto
spedendo contro.”
“Davvero?” disse moderatamente interessato TempleKnightmon.
“Certo! Quel Digimon è vecchio almeno quanto i Supremi. Si mangerà il nostro Prescelto in un boccone!”
“Un Antico… di che specie fa parte?”
“E come faccio io a saperlo? È l’ultimo dei suoi simili! Non ce ne sono altri.”
TempleKnightmon rilasciò un breve sospiro. “Capisco. Di che livello è?”
“Dovrebbe essere un Mega.”
“Come fai a non esserne sicuro?”
KingEtemon gli lanciò un piccolo oggetto rettangolare.
“Toh, dagli un’occhiata e vediamo se ci capisci
qualcosa.”
Il cavaliere afferrò al volo il piccolo schermo e gli diede un’occhiata.
“Aallora?” sghignazzò KingEtemon. “Non è una bellezza il mio Antico?”
TempleKnightmon girò lievemente la testa. “Forse
l’ho già visto. Dovrò consultare un paio di
bestiari, ma non credo che sia affatto sconosciuto. Piuttosto, come si
chiama questo aggeggio?”
“Ah. Lo fabbricano sulla Terra, l’ho fatto importare. Lo
chiamano in un modo strano… sifone, mi sembra.” Disse
deluso KingEtemon.
“Pregevole. Dovrò procurarmene uno anche io.”
“Guarda, è utilissimo. Sono riuscito a farlo collegare
alla Rete Oscura. Dacci un’occhiata, non mi offendo. Ci sono
anche dei giochini, se vuoi.”
TempleKnightmon lo prese in mano e iniziò ad azionare il touch
screen. “Ottima macchina. Ma ora penso che faremmo meglio ad
osservare la battaglia. ”
MetalGreymon aveva raggiunto le prime file dell’esercito nemico,
formate da Gorillamon dal braccio a cannone. Essi tentarono di aprire
il fuoco, ma i loro colpi andarono sprecati contro l’ampio corpo
dell’Evoluto, che ricambiò spazzandone via una decina col
braccio meccanico. Poi batté le ali per prendere quota e
lanciò i suoi squali nucleari, che si unirono ad una pioggia di
colpi di mortaio provenienti dalla colonia. La formazione nemica non
era in realtà mai esistita, visto che l’esercito di Etemon
si affidava esclusivamente alla forza e al numero. Se c’era
stato un minimo di ordine, esso comunque scomparve
immediatamente: la pioggia esplosiva aveva lasciato ampi buchi nella
massa e una densa nebbia di dati e polvere si levava dal campo di
battaglia.
Il comando militare della Colonia, equipaggiato con speciali strumenti
a rilevazione di presenza simili a quello impiegato da Izzy nella prima
battaglia contro Diaboromon, annunciò che un buon dieci per
cento del numero nemico si era volatilizzato.
“Non esultate troppo” disse Tai via radio “ Abbiamo eliminato semplicemente i più deboli.”
Era vero. Dai crateri d’impatto si sollevavano i Digimon Campione
più forti e gli Evoluti: fra di essi, decine di Monzaemon, che
aprirono subito il fuoco contro MetalGreymon.
Se fosse stato un digimon normale, non sarebbe sopravvissuto. Anche con
la sua potenza, però, il Digimon di Tai perse stabilità,
cadendo pesantemente al suolo.
Il Digiprescelto, sempre sulla sua spalla, non si lasciò
intimorire. “Usa di nuovo gli Squali Nucleari. Mira
all’individuo.” MetalGreymon ubbidì. Quattro
Monzaemon esplosero in una nuvola di imbottitura bruciata, che si
disperse per tutto il campo di battaglia, peggiorando ulteriormente la
visibilità.
“Perfetto, e ora vai!” concluse Tai.
MetalGreymon accennò di sì con la testa e caricò. “Guidami tu, Tai.”
E Tai sfruttò il metodo inventato da Yolei qualche settimana
prima. Attivò lo schermo piatto che aveva collegato al Digivice
per migliorarne la risoluzione e vide le posizioni relative dei nemici.
“A destra, tre passi” disse. MetalGreymon scartò di
lato e morse. Un digimon simile ad un costume da Tyrannomon, preso fra
le possenti mascelle, svanì nel nulla.
“Ora procedi per cinquanta passi e colpisci a sinistra.”
Tre Woodmon ed un Cherrymon esplosero in frammenti di legno ad ogni
colpo del tridente d’acciaio del grande dinosauro.
Tai vide uno strano movimento con la coda dell'occhio, anche se il
digivice non segnalava nulla.“MetalGreymon, gira su te stesso e
attacca con la coda!”
Il rapido scatto giunse appena in tempo per intercettare un attacco
nella forma di un globo nero, che esplose con l’impatto.
“Ottimo lavoro, MetalGreymon!” Urlò Tai.
“E ora usa il Braccio a Tridente nella direzione
dell’attacco!”
Piccole cariche esplosive fecero staccare la mano metallica del
Digimon. Essa volò nella nebbia, assicurata ad una catena, e si
ritirò trascinando con se un Digitamamon. La punta centrale gli
aveva perforato il guscio e dopo qualche secondo lo sventurato digimon
si smaterializzò.
“Bene. Ora risolleviamoci.”
Le ali violacee da insetto iniziarono a battere e MetalGreymon
volò sopra il campo di battaglia. “Vi è bastato?
Ritiratevi, è meglio per voi!” ruggì al resto delle
truppe nemiche. Poi si sollevò, sgombrando il campo agli
elicotteri d’attacco della colonia, che lanciarono uno stormo di
missili.
“Devo ammettere che ci sapete fare” ridacchiò via radio il comando.
“State attenti. Una simile armata…” Tai si
tirò su i capelli dalla fronte, guardando contemporaneamente lo
schermo. Un’icona solitamente poco importante attirò la
sua attenzione. Non ci mise molto a realizzare cosa significava.
“Elicotteri, lanciate il napalm contro quella boscaglia! Il grosso delle forze nemiche è lì.”
Qualche secondo dopo il bosco andò in fiamme. Ancora una volta,
Tai si stupì della rapidità con cui veniva obbedito. Gli
metteva i brividi.
Consultò di nuovo il termometro del Digivice. Persino in guerra,
Tai non avrebbe lanciato un attacco devastante come quello al napalm se
avesse avuto altre opzioni. Ma il fatto che la temperatura fosse
diminuita improvvisamente di cinque gradi, insieme alle pazzesche
letture del misuratore di emissioni digitali, poteva significare solo
una cosa…
Un urlo oltraggiato percorse l’intera valle. Dal centro della
foresta in fiamme emerse una grande cupola viola e bianca. Quando le
fiamme ebbero divorato gli alberi alla sua base, Tai poté
vedere che si trattava in realtà della testa di un enorme
pinguino giocattolo, che impugnava due colossali ghiaccioli.
“Ecco il vero protagonista dello show.” Sussurrò a denti stretti. “MetalGreymon, che ne pensi?”
“È un digimon strano, ma potente. Direi, ad occhio, un Mega”
“Le sue emissioni energetiche non sono quelle di uno dei livelli
noti. Comunque dovrebbe essere più o meno pari ad un Mega.”
“Cosa facciamo, Tai?” chiese il dinosauro lasciandosi trasportare dalle correnti convettive dell’incendio.
“È più grande di quanto mi immaginassi. Sarà un osso duro.”
“Intendi attaccarlo?” disse la voce incredula del comandante della base dall’auricolare.
“Certamente!” urlò Tai. “Altrimenti sarebbe
stato inutile mandare a fuoco la foresta. MetalGreymon, uno squalo
nucleare fra gli occhi!”
Il digimon ubbidì, ma il suo attacco, pur andando perfettamente
a centro, non fece altro che irritare il mostruoso pinguino, che
iniziò a manovrare i suoi ghiaccioli come fossero mazze,
pestando i tronchi in fiamme ai suoi piedi e strillando a più
non posso.
“MetalGreymon?” disse tranquillo Tai cercando di sovrastare la cacofonia.
“Sì, Tai?”
“L’altro squalo nucleare, prego.”, continuò il
ragazzo indicando il becco spalancato dell’avversario urlante col
ditino.
“Servito!”
Un secondo tiro impeccabile. Il pinguino ingerì la pillola
atomica come un piccolo di pettirosso riceve un verme dalla madre. Per
qualche istante tacque, con espressione ben pasciuta. Poi del fumo
cominciò ad uscire dalle giunture del gigantesco giocattolo, il
quale raddoppiò le strida e devastò con un colpo di
ghiacciolo una decina di sventurati suoi compagni.
“Accidenti, hai visto che roba?” esclamò Tai. “Quelli erano di livello Evoluto!”
“Non correre rischi! Se ti attacca, sarà la fine!” urlò l’auricolare.
“A chi sta dicendo di non correre rischi, comandante?”
disse Tai con improvvisa furia. “Questo non è nulla in
confronto a MetalSeadramon, Machinedramon o Piedmon! Piuttosto dica ai
suoi elicotteri di stare indietro, prima che ci lascino le penne.”
Il megapinguino adesso era passato all’offensiva, e cercava di
spiaccicare MetalGreymon fra i ghiaccioli. Il dinosauro però non
si lasciava prendere facilmente, sfruttando ogni occasione per tentare
di avvicinarsi e colpire con il braccio a tridente.
Fu in uno di quei tentativi che rischiò veramente la vita sua e
del partner. Il nemico rigurgitò un getto di neve sciropposa
estremamente fredda, che avvolse i due, schiacciando al suolo
MetalGreymon. Stavano per soccombere, quando dagli elicotteri
d’assalto partirono un paio di missili che infilzarono un occhio
dell’avversario, distraendolo... e attirando l’attenzione
del mostro. “Metalgreymon, tirati su! Dobbiamo salvare gli
elicotteri!” urlò Tai al compagno. La densa neve vischiosa
non dava tregua al cyborg che tentava pazientemente di scrollarsi,
lottando contro la massa che gli tarpava le ali.
Il pinguino, concentrata la sua attenzione sugli elicotteri, decise di
mangiarseli. Spalancò il becco e cominciò a risucchiare
aria.
“Missili finiti” “Anch’io. Ritiratevi.” “Cosa?”
Uno dei velivoli accelerò in avanti, verso il becco del mostro.
Il copilota del secondo elicottero vomitò un fiume di
oscenità nella radio, prima di accorgersi che il collegamento
era caduto. L’aria si riempì di uno strano sibilo in
crescendo.
L’elicottero evitò il risucchio all’ultimo momento.
La mitragliatrice a canne rotanti montata sul muso ronzò alla
massima velocità, sparando nella gola del mostro una rapida
raffica di proiettili.
Il pilota sembrava agire come una zanzara. Approfittando della lentezza
dell’infernale pinguino, dovuta sia alla sua natura tarda che al
calore delle fiamme, il velivolo evitava comodamente sia gli spruzzi di
quella neve simile a catrame sia i ghiaccioli. Sempre usando le
mitragliatrici per attrarre l’attenzione del mostro berciante,
l’elicottero cominciò ad allontanarsi dalla Colonia.
“Ci sta riuscendo!” urlò la vedetta via radio. “Quel dannato si sta portando via il pinguino!”
Il comandante si mise a sghignazzare di sollievo, al vedere il
gigantesco Digimon inseguire starnazzando l’elicottero come un
bambino a caccia di farfalle. “Non lo prende più! È
fuori dal tiro sia degli sputi, sia dei ghiaccioli!” urlò
con la foga di un radiocronista impazzito.
Tai fissava intensamente la collina mobile allontanarsi con gran tonfi
e ancor più grandi strida. Poteva dirsi soddisfatto… non
c’erano in campo nemici all’altezza di MetalGreymon, e
neanche delle truppe regolari. Il suo compito era finito. E se il
pinguino fosse tornato sui suoi passi, avrebbe concentrato su di se il
tiro di ogni arma da fuoco della colonia. Ma non sarebbe ritornato, non
avendo più alcun motivo per farsi sparare addosso.
Con un riflesso condizionato, il ragazzo afferrò il medaglione
che portava al collo. L’aveva visto illuminarsi più volte
durante la battaglia, eppure MetalGreymon non era passato al livello
Mega. Tai ci aveva sperato… da un secolo non combatteva contro
un avversario così potente.
La testa del Digimon giocattolo si abbassava sempre di più, e i tonfi si facevano sempre più distanti.
Il simbolo del Coraggio brillava sul palmo di Tai, ammiccando come a volergli dire qualcosa.
Non aveva vinto quella battaglia. Aveva combattuto con coraggio, ma
alla fine il pericolo era stato semplicemente stornato, non sconfitto,
e per di più non da lui.
Tai ebbe una fitta di gelosia, assurda in quella situazione, quasi
ridicola. Ma in un secondo momento il giovane si rese conto che forse
il suo errore era quello: aveva sempre cercato di minimizzare la
propria importanza… agli occhi del mondo, evitando di farsi
pubblicità più dello strettissimo necessario; in amore,
comportandosi in quel modo indeciso con Sora, e ora anche in battaglia.
Era veramente sbagliato ricordare al mondo che lui aveva delle
capacità positive, che insomma era bravo?
No, si disse Tai. Era una forma perversa di umiltà quella di
nascondere il proprio lavoro per paura di essere chiamato egocentrico.
Non solo: era anche controproducente.
La Digipietra del Coraggio basta solo per il livello Evoluto, ora serve… serve… qualcosa in più.
Serve che il nostro coraggio sia riconosciuto da tutti. Dobbiamo ispirare, non solo proteggere.
“Metalgreymon, rialzati e ascoltami bene. Distruggeremo quel mostriciattolo. Lo ridurremo in dati.”
“Che bisogno c’è?” borbottò il cyborg.
“Sta andandosene via. Non sono riuscito a tirarlo giù
prima, e se ci riprovo potrebbe ritornare all’attacco.”
“Lasciandolo andare accetteremo la sconfitta. Non possiamo permetterlo, MetalGreymon.”
“Ma Tai, ci ha quasi uccisi.”
“Questa volta vinceremo. Se rimanesse impunito, ci mostreremo
deboli di fronte al mondo. Digimon più forti e intelligenti di
questo non si faranno scrupoli ad attaccarci. Una vittoria completa
invece incrementerà la nostra fama. E nessuno oserà
alzare un dito contro di noi. È vitale per il bene delle
Colonie, non capisci?”
Il digimedaglione brillava sempre più insistentemente. “Avanti!” ripetè Tai.
“Avanti” disse la voce profonda di Metalgreymon.
“Incredibile” osservò TempleKnightmon, il crociato bianco, nell’osservare le immagini della battaglia.
“MetalGreymon rientra nella mischia. Quel Digimon è veramente tenace.”
“La forza fisica è forse l’ultima preoccupazione dei
Digiprescelti.” Disse KingEtemon “Un digimon prescelto
è sempre in grado di sconfiggere un digimon normale un livello
più in alto del suo. In compenso, le mie armate stanno avanzando
verso la Colonia… completamente prive di opposizione. Questa
è tattica, mio caro.”
“A proposito, ho trovato quello che cercavamo. Quell’Antico
è un Daipenmon, e non ha un livello normale.”
“Comecomecome?” disse stupito il re delle scimmie.
“È un essere estremamente arcaico, anche per gli standard
degli Antichi. Risale ad un’era in cui i livelli attuali
semplicemente non esistevano ancora. Viene classificato come un
Advanced Hybrid, che equivale circa ad un Mega.”
“In che senso più antico… c’è stato un
periodo senza livelli?” chiese KingEtemon, con gli occhi fuori
dalle orbite.
“Sì. È un fatto poco noto visto che il mondo
digitale è stato distrutto e ricreato più di una volta da
allora, ma a quanto pare la struttura a livelli non è che un
metodo per esprimere al meglio i dati di un Digimon. In altre parole, i
livelli sono una funzione di Digiworld piuttosto che una sua
caratteristica. Capisci?”
“Ma certo.”
“Teoricamente si potrebbero addirittura progettare nuovi livelli.” Disse sollevando lo sguardo il Templare.
KingEtemon lo guardò con aria speranzosa.
“Ma è un lavoro che, come qualsiasi Digimon di buona
cultura può capire, implica una conoscenza del mondo in possesso
solo ai Supremi. E siccome hanno proibito ogni ricerca in proposito,
è ben difficile che qualcuno possa ottenerla.”
“Che peccato…” disse KingEtemon corrugando la fronte.
“Per questo è necessario spodestarli, e questo si
può fare solo in collaborazione. Sono sicuro che un Digimon
interessato allo sviluppo della scienza…”
“Beh, io sono interessato alla scienza” disse lo scimmione
indicando col pollice un minibar automatico. “Ma sai
com’è: questo è un mondo in cui servono risultati,
e non possiamo agire per pura compassione: serve dell’olio per
oliare gli ingranaggi… capisci?”
“Certo, certo.” Disse TempleKnightmon, senza che la sua
espressione pacata cedesse di un millimetro. “Potrei avere da
bere?”
“Brindare alla vittoria finale, eh? Champagne
d’importazione o vodka alla pesca, che mi consigli? Sono in
dubbio.”
“Per me acqua, grazie.” Rispose TempleKnightmon.
“Preferisco evitare gli inebrianti… dovresti farlo anche
tu. Non ne hai bisogno.”
Il cavaliere bevve una modica sorsata d’acqua. Non sembrava molto
coinvolto nei fatti che vedeva… rilassato, tranquillo, osservava
con distacco lo sforzo del digimon prescelto. KingEtemon non era nelle
condizioni migliori, ma se lo fosse stato, avrebbe notato un piccolo
dettaglio: il bicchiere nella mano guantata di bianco e d’oro
presentava una microscopica crepa, che prima non c’era, e il
guanto stesso era increspato da una violenta contrazione muscolare.
TempleKnightmon si stava trattenendo a stento.
Sullo schermo, MetalGreymon stava volando ad altissima velocità,
caricando il colpo di tridente. Sembrava veramente piccolo rispetto al
suo bersaglio. Tai, rimasto a terra, osservava teso la travolgente
carica del partner.
“Non riuscirà a sfondare la superficie di Daipenmon al
primo attacco” scommise KingEtemon, che era giunto ad un
compromesso e stava shakerando vodka e champagne. Le fiamme
dell’incendio si sollevano come onde, sospinte dal vento delle
ali del dinosauro. L’elicottero continuava a trascinarsi dietro
il pinguino infernale, che non aveva ancora finito di starnazzare e
sputacchiare neve.
“Tre… due… uno… impatto.” Disse il
Digimon guerriero. “Avevi ragione, KingEtemon.” E infatti
MetalGreymon era impattato e come previsto, non aveva perforato la
pelle del nemico. Intontito dalla gran botta, il dinosauro cibernetico
non riusciva a mantenersi perfettamente in equilibrio.
“Oramai è condannato. Peccato, quest’ultimo attacco
era veramente degno di nota. E ora, se permetti, devo andare a fare una
chiamata.” Disse TempleKnightmon, appoggiando lo smartphone di
KingEtemon su uno sgabello.
Sullo schermo Daipenmon si girò, improvvisamente attento, e sollevò entrambi i ghiaccioli.
“MetalGreymon… no.”
Il digimedaglione esplose in un lampo di luce rossa come i fuochi
dell’inferno. Tutta la rabbia e la potenza di Tai si
concentrarono in un’unica linea di incommensurabile
intensità che congiunse Digimon e partner. MetalGreymon
spalancò le fauci e lanciò un grido di sovrannaturale
violenza. Daipenmon perse la sua espressione stolida e contrasse le
pupille dal terrore.
“Kakikakiku…” strillò, abbassando i suoi
ghiaccioli, ma era troppo tardi. MetalGreymon ne spezzò il gambo
usando il suo braccio biologico e l’atmosfera rovente intorno al
digimon li fece sublimare all’istante.
La figura di MetalGreymon cominciò a crescere. La testa
scattò, i legamenti delle spalle si spostarono indietro con un
rumore di risucchio. L’armatura metallica andò in
brandelli, rivelando che il digimon possedeva entrambe le braccia. La
coda svanì e il digimon di Tai assunse una postura decisamente
eretta. Le fiamme dell’incendio si sollevarono e si avvolsero su
di lui come un mantello e si condensarono in un’armatura
d’acciaio scintillante. Daipenmon arretrò, rischiando di
inciampare nei suoi goffi piedi: davanti a lui c’era un
WarGreymon delle dimensioni di un piccolo grattacielo.
La mascella di KingEtemon si spalancò di scatto e lo shaker gli cadde dalla mano.
Daipenmon si mise a strillare come un disperato, sputacchiando la solita neve vischiosa.
“Basta.” Sussurrò Wargreymon, un sussurro che rimbombò per tutta la pianura.
Daipenmon ammutolì per un secondo, poi ricominciò ad
agitarsi, riempiendo l’aria del suo fastidioso richiamo.
WarGreymon allora gli tirò un calcio in pancia, facendogli
uscire ogni minima traccia d’aria dai polmoni. Poi si tolse le
lame da un braccio e gli tenne il becco chiuso con due dita.
“E ora ascoltami, stupida bestia. Se ci tieni al tuo frak, verrai
con noi alla Fortezza di Antivirus e farai d’ora in poi il bravo
Digimon. Se invece ti ribelli, scappi o anche solo tiri fuori un altro
versaccio dei tuoi…” Wargreymon fece apparire sul palmo
della mano guantata una gigantesca Forza Solare. “Hai già
provato il sapore della fissione nucleare. Proverai anche quello della
fusione. Sarà il tuo ultimo pasto. Fa la tua scelta.”
Lo sguardo di WarGreymon aveva calamitato quello di Daipenmon. Il
digimon guerriero lasciò andare lentamente la presa sul becco
del nemico. Dopo dieci o venti secondi, il pinguinone sgranò gli
occhi e cominciò a piangere. Silenziosamente.
“Ecco, bravo” disse con tono di rimprovero Tai attraverso
al digivice. “L’hai spaventato. Ora chi lo fa
smettere?”
“Mi dispiace, Tai” disse confuso WarGreymon. “Non mi immaginavo…”
“Questo è più che a sufficienza!” urlò
KingEtemon. “TempleKnightmon! Mostrerò a questi
insopportabili cretini la potenza della mia Rete Oscura 2.0!”
Il re della foresta calciò via il trono a sdraio e
afferrò il suo mantello scarlatto con una mano, mentre con
l’altra chiamava a raccolta una sfera d’energia azzurra. Il
cielo cominciò a oscurarsi, e i servitori del sovrano corsero a
ripararsi dietro alcune rocce. Un colpo di vento, improvviso e
impetuoso, spazzò via il ridicolo tendone.
KingEtemon alzò la mano illuminata verso il cielo. Un fulmine
guizzò in cielo e discese, avvolgendosi intorno al suo braccio.
“E ora l’entrata scenica, come una vera star!”
esclamò, e la sua voce risuonò amplificata su tutta la
cima. Il fulmine si tese, e KingEtemon si preparò a saltare.
“No.” Una mano inguantata gli si appoggiò sulla spalla. TempleKnightmon indicò la scena in lontananza.
“Uno scontro fra te e WarGreymon è altamente sconsigliabile in questo momento.”
“Oh lo so perfettamente. Voi diginerds non avete la minima
intenzione di graffiarvi, eh? Ma questo è il momento per un vero
uomo come me di sistemare le cose!”
“Prima di tutto non sei un uomo… ti servono almeno un paio
di milioni di anni per evolverti in un sapiens. E poi non ti sto
sconsigliando di attaccare WarGreymon per questioni di forza.”
“Uhu?”
“Spegni gli effetti speciali prima di discutere. C’è bisogno di cautela…”
Un gesto di KingEtemon, e i fulmini scomparvero.
“Mantieni la nuvola, c’è ancora una minuscola
possibilità che possa essere scambiata per un fenomeno
naturale.” Disse quasi annoiato il templare.
“Ora, ciò che ci interessa è vedere cosa succederà in città.”
Tutti i militari del distaccamento, i civili e i digimon accolsero in
trionfo Tai e il suo digimon, tornato al livello Evoluto. Dietro di
loro seguivano i resti dell’armata di KingEtemon: demoralizzati e
frusti, i digimon animale non avevano opposto molta resistenza.
I due eroi attraversarono l’intera città lungo la via
principale, fra due ali di folla urlante. Una banda musicale,
assemblata in tutta fretta, intonò la marcia scritta per
commemorare la vittoria contro MaloMyotismon del 2002, e nella piazza
principale apparve persino un podio.
Le più alte personalità della colonia erano presenti,
compreso il governatore Shoemaker. Tai era prevenuto nei suoi
confronti, ma Shoemaker non ebbe che parole di lode per lui e per il
progetto Armonia. E come lui anche gli altri uomini politici espressero
il loro sostegno incondizionato.
Questo è dunque l’effetto della gloria? Si disse Tai. Non male.
Poi qualcuno nella folla ebbe un’idea brillante, e la
comunicò ai suoi vicini. Uno dopo l’altro, tutti i
cittadini invocavano ritmicamente un discorso.
Metalgreymon impallidì sotto l’elmetto. Tai sapeva parlare
in pubblico, visto che aveva dovuto imparare volente o nolente e la
faccia tosta non gli mancava, ma era pessimo nell’organizzare
discorsi a braccio. Non potendo far nulla, il grande Digimon si
limitò a incassare la testa nelle spalle e sperare per il meglio.
Ma Tai non aveva finito di stupire. Prese il microfono con energia e si
lanciò subito in un focoso discorso, iniziando subito con
l’esaltare il ruolo insostituibile delle forze armate della
Colonia. “Questi coraggiosi che hanno stornato la fanteria nemica
alle nostre porte, loro sono i veri vincitori, oggi!” Al che ci
fu uno scroscio di applausi, che Tai lasciò sfogare con calma.
Ricominciò, approfittando dell’occasione per spiegare che
la situazione era comunque grave. “Ma la nostra gloria non si
fermerà! Il periodo che ci aspetta, duro o non duro, è il
momento migliore per dimostrare al mondo che nessun nemico può
schiacciarci, sia un nemico fisico, sia economico! Se resterete al
nostro fianco, usciremo indenni da qualsiasi confronto. Perché
chi combatte contro di noi” e qui tirò il fiato fino a
spaccarsi il torace “chi combatte contro di noi non combatte solo
contro uomini di carne e sangue! Combatte contro un’ideale che
illuminerà la storia futura, l’ideale di due mondi
uniti!”
“Cretino” disse TempleKnightmon girando una manopola. La
telecamera della Rete oscura ridusse lo zoom, inquadrando la folla
festante.
“Non avrei mai pensato che quel ragazzino avesse in sé lo
spirito del demagogo. Sinceramente mi aspettavo di più da un
Prescelto.” Il digimon estrasse un piccolo libricino e
cominciò a sfogliarlo.
“No, un momento. – esclamò dopo aver riletto un paio
di vecchie righe - Qui c’è qualcosa che non quadra.”
Scattò in piedi e si umettò la punta delle dita per
scorrere meglio le pagine. “È impossibile. Come concetti e
impostazione, quel discorso è in controtendenza con quelli che
ha fatto fino ad un mese fa. I discorsi se li scrive lui?”
Girò altre pagine “Sì. Quindi, non si
spiega.” Il digimon dalla corazza grigio acciaio si portò
la mano guantata di bianco ed oro alla fronte coperta
dall’elmetto. Premutosi il pollice sulle tempie, l’indice
appoggiato alla fronte, cominciò a sfogliare quella che appariva
un’antologia completa dei discorsi pubblici di Tai.
“Si può sapere cosa stai facendo, TempleKnightmon?” chiese KingEtemon infuriato.
“Sto cercando di comprendere la psicologia dei nostri
avversari” rispose l’interpellato. “Questo è
un passo fondamentale per poter prevedere le loro mosse e
sconfiggerli.”
“Un passo ancor più fondamentale sarebbe stato quello di
lasciarmi libero di combatterli! Perché diavolo mi hai fermato?
La vittoria sarebbe stata mia di certo!”
Il templare afferrò lo smartphone di KingEtemon e glielo lanciò senza una parola.
“Cosa?” esclamò il re della foresta dopo aver letto
rapidamente quello che era apparso sullo schermo. “Come è
possibile?”
“Probabilmente qualche elemento inaffidabile nel tuo organico si
è lasciato corrompere.” Rispose il cavaliere riponendo il
libro. “Fatto sta che Imperialdramon è stato avvistato
sulla costa sud di Router. Si sta dirigendo inequivocabilmente verso
Server. L’unica conclusione logica è che intenda
attaccarti, o potente KingEtemon.”
“Imperialdramon?”
“E forse avrà il sostegno di uno degli eserciti fedeli ai Supremi.”
“Dannazione! Devi contattare immediatamente gli stati della Lega.
Devono schierare le sue divisioni al confine o ci lasceremo le penne
tutti. Spicciati! Quel coso potrebbe piombare qui da un momento
all’altro e…”
“No.”
“Cosa no?” urlò KingEtemon sgretolando un videoschermo fra le grosse dita dorate.
“I vari sovrani a cui ti riferisci non muoveranno un dito,
perché ovviamente non ha nulla da temere, essendo come me fedeli
sudditi dei Supremi.”
“Che cosa?”
“Quest’azione di guerra è stata intrapresa da te e da te solo.”
“Ma è assurdo! Tu mi avevi garantito una
consistente…” Ma KingEtemon non finì la frase,
rendendosi conto del vicolo cieco in cui si era infilato. Aveva
affermato di aver inviato l’esercito per conto suo, sperando di
convincere la Lega dei Re della sua importanza combattendo contro il
nemico. Ma così facendo si era messo in una situazione
estremamente rischiosa. La sua posizione era tremendamente instabile, e
non poteva neanche accusare l’emissario della Lega di averlo
convinto ad ordinare l’attacco. Aveva affermato l’esatto
contrario solo un'ora prima.
Per un attimo pensò di staccare il collo a TempleKnightmon, che
in fondo era solo di livello Evoluto. Ma per sua fortuna si rese conto
che così facendo si sarebbe inimicato anche la Lega dei Re e per
lui sarebbe stata veramente la fine. Che poteva fare?
Non c’era che una via di uscita possibile.
“Il prezzo per entrare nella Lega è ancora quello?” Disse con voce lievemente ansante il digimon scimmia.
“Non è un prezzo, è un segno di alleanza”
disse con tono offeso TempleKnightmon. “In fondo, è giusto
mettere in comune le nostre risorse militari.”
Mettere in comune risorse militari. Prima, il Mega di Etemon si sarebbe
infuriato a quella proposta. Al momento, due o tre divisioni corazzate
gli avrebbero fatto veramente comodo.
“…ci devo pensare. Mi dai un tre giorni, TempleKnightmon?”
“Fa pure con comodo, io non ho fretta” sorrise l’interpellato.
“Comunque ora devo andare. Non voglio influenzarti con la mia presenza, e…”
“Aspetta, aspetta” disse disperato il re delle scimmie
“Ho deciso, mi alleerò con KingChessmon e la Lega.
Comunica la mia adesione, e riferisci loro…”
“Prima però il segno di alleanza” disse severamente TempleKnightmon, allungando la mano libera.
“I codici master per l’accesso alla Rete Oscura”
boccheggiò KingEtemon. “Eccoli, TempleKnightmon, e ora
sbrigati!”
Il templare prese la piccola sfera di dati e la assorbì. “Provala, e dimmi se ti ho ingannato.”
“Non c’è bisogno, o re. Mi fido”. E
girò i tacchi, fino a raggiungere la boscaglia dove lo aspettava
il suo trasporto.
“Ottimo lavoro con quel messaggio. Hai preparato tutto?”
chiese TempleKnightmon. L’incappucciata annuì. “Ho
preparato tutti gli allacci. Manca solo…”
“Il codice master” concluse per lei il templare. Poi
appoggiò l’indice su una piastra scura. Un piccolo globo
di luce brillò ad intermittenza sulla punta del dito. Infine una
voce meccanica comunicò “Access allowed. Clearance Level
110.”
“Perfetto” commentò TempleKnightmon. “E ora,
senza por tempo in mezzo. Connettiti alla rete civile di Laito e
mettimi in comunicazione con il Progetto Armonia. Hai registrato un
video passabile dell'esercito di KingEtemon?.”
“Il nostro agente a Laito è in standby e il filmato
è pronto. Non impiegheremo più di una decina di
minuti”.
Il cavaliere si coprì la bocca con un fazzoletto bianco e si
schiarì la gola. “Ascoltatemi attentamente, bambini
prescelti.” Disse. “Ho un’informazione per voi. Sono
sicuro che la troverete oltremodo interessante. Poco tempo fa, un
esercito si è diretto verso uno dei vostri amati insediamenti,
la Colonia Americana. Allegato a questo messaggio riceverete un video
che vi prova la mia affermazione. Buona giornata a voi.” E spense
il microfono.
“La connessione sicura è disponibile.”
“Invia il messaggio e il video allegato.”
TempleKnightmon si alzò in piedi, in modo da fronteggiare l’incappucciata.
“Con questo, l’affare KingEtemon può definirsi concluso.”
“È necessario che io contatti il re dei Chessmon?” chiese lei.
“Non sarà necessario.” Rispose il templare.
E infatti non lo fu. Pochi minuti dopo, infatti, sullo schermo apparve la familiare figura di KingChessmon.
“TempleKnightmon?”
“Sono io” Rispose il templare.
“Non crederai a quello che sto per dirti…”
“Imperialdramon ha abbandonato il suo viaggio verso il vascello e si sta allontanando verso Server?”
“Mi vuoi dire che in qualche modo tu sei l’autore di questo miracolo?”
“Miracolo? Non dire assurdità.”
“Se non è un miracolo, devi spiegarmi cos’hai fatto.”
“Molto semplice, KingChessmon, quasi banale. Tutti coloro che
hanno sfidato i Prescelti, pur con la più grande varietà
di strategie, hanno commesso lo stesso errore di fondo: hanno tentato
di opporsi a loro sul piano della forza militare, ossia su quello dove
essi hanno il vantaggio del partner umano e della Digievoluzione.
Eppure i Prescelti hanno subito i colpi più devastanti quando i
loro nemici hanno evitato il combattimento diretto. Apokalymon, capace
di annichilire un’intera dimensione, è caduto in meno di
un’ora laddove Cherrymon, servitore di un suo servitore, è
quasi riuscito a convincere i Prescelti a distruggersi da soli. Tutta
la scienza dell’Imperatore Digimon non lo ha portato più
vicino alla vittoria di quando ha ingannato e quasi portato al
sacrificio Daisuke con qualche pezzo di corda e dei Digimon
d’infimo grado.
Puntare tutto sulla riuscita del vostro blocco, o re dei Chessmon, era
pericoloso appunto per questo. Per stornare Imperialdramon serviva far
sì che si ritirasse di sua spontanea volontà. E quale
metodo migliore che metterlo di fronte alla sopravvivenza di migliaia
di umani?”
“Quindi l’intero attacco contro la Colonia non serviva solo a trattenere MetalGreymon?”
“Aveva altre funzioni ancora, principalmente quella di piegare
KingEtemon e ottenere il controllo della sua Rete Oscura, senza la
quale, fra l’altro, non avrei potuto inviare il mio messaggio ai
Prescelti.”
“Una strategia elegante, oserei dire, TempleKnightmon. Hai
guadagnato un subordinato alla lega col minimo possibile sforzo e hai
impedito ai Prescelti di impossessarsi del vascello. Mi rimane solo un
dubbio. Come fai ad essere sicuro che quelli che ti abbia dato siano i
veri codici master? Potrebbe averti ingannato e monitorare questa
conversazione in questo istante.”
“E se anche fosse? Se si mettesse contro di noi, l’Impero
dei Beemon non impiegherebbe un mese a conquistare il suo patetico
regno. A quel punto diremmo semplicemente che gli Amici e Alleati del
Progetto Armonia hanno ritenuto giusto impedire al tiranno di
minacciare le colonie degli esseri umani. Otterremmo un discreto
successo politico, perciò sarebbe comunque un guadagno netto.
La verità è che KingEtemon non è più
padrone del suo destino. Da quando è entrato nel tuo palazzo ha
avuto solo una scelta: diventare un nostro burattino o morire. In
condizioni normali avrebbe probabilmente scelto la seconda opzione, ma
è bastato mescolare un po'le carte perchè si buttasse a
pesce sulla prima.”
“Come è giusto che sia… ad un essere semplice e
primitivo come lui si addice l’essere guidato, non il guidare.
Ebbene, penso che tu ti sia meritato il tuo riposo, TempleKnightmon.
Non vedo l’ora di poter osservare ancora i frutti del tuo
lavoro.”
“Non credo che dovrete aspettare troppo, maestà. Vi auguro un piacevole pomeriggio. Ah…”
“Cosa?”
“Mi sono permesso di inviarle un regalo. Un telefono portatile di
fabbricazione umana. Il suo più grande difetto è che
permette a qualcuno dotato di discreta intelligenza di fabbricare un
messaggio e inviarlo a se stesso sotto falso nome, ma penso sia un
difetto correggibile.”
“Oh, capisco. E dunque addio, TempleKnightmon.”
“I miei riguardi, maestà.”
La comunicazione si chiuse.
“C’è solo una cosa che non riesco a interpretare, il
discorso di Taichi.” Disse TempleKnightmon. “Lo scimmione
dorato mi ha interrotto mentre cercavo di raccapezzarmici..”
“Taichi… intendi dire il leader dei prescelti?”
“E chi altri? Comunque, quello che ha detto non corrisponde al
suo profilo psicologico. È una cosa sottile, ma non credo di
sbagliarmi.”
“No, non credo che tu ti sbagli. Qualcosa è successo definitivamente.”
“E da cosa lo deduci?”
“WarGreymon… non è riuscito a mantenere la sua
forma, si è dedigievoluto. Ma ciò non doveva succedere.
Doveva guadagnare il livello Mega permanentemente, no?”
“Ora che mi ci fai pensare, è vero.”
“E c’è di più. Guarda quest’immagine.”
Era un primo piano della schiena di WarGreymon, lievemente sfocato.
“Noti qualcosa di strano?”
TempleKnightmon si avvicinò di più allo schermo.
L’incappucciata premette un paio di tasti e i colori
dell’immagine si invertirono. Ora la stranezza era visibile
chiaramente.
“Il sigillo del Coraggio.” Disse TempleKnightmon.
“Non c’è più, è stato
sostituito.”
“Ti dice qualcosa?” chiese lei.
“Mi dice qualcosa? Oh, se mi dice qualcosa!”
Le labbra del templare si arricciarono, mostrando i denti perlacei. Non
era un sorriso come i soliti: più sincero, più profondo,
più... carnivoro.
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Siamo arrivati al capitolo 6! Come promesso,
è massiccio, anche per compensare il calendario erratico che la
vita universitaria impone al mio sforzo (che quando sono bevuto come
KingEtemon io chiamo "letterario").
Commenti vari a questo capitolo: spero fortemente che il piano di TempleKnightmon vi sia piaciuto. Ditemi che ne pensate!
Il personaggio più divertente da scrivere è stato
MetalGreymon mentre punzecchia Tai. Anche se la storia come insieme si
prende abbastanza sul serio non ho la minima intenzione di costringere
i personaggi a ponderare dei massimi sistemi tutto il tempo (a parte
TempleKnightmon).
Il sottoscritto non è da ritenersi responsabile per eventuali
danni causati a cose o persone dall'impropria miscelazione di vodka e
champagne.
E per finire: Chi sarà la misteriosa incappucciata? Come al solito, materiale per tirare in lungo la fic. E qui chiudo.
Ringrazio kymyit per l'ultima recensione!
Avete trovato buona questa storia? Fatemelo sapere!
Avete delle critiche? Fatemele sapere!
...Se non l'avete capito, mi piacciono le recensioni.- R.