HEART: SHAMBLES
#Room: 1– At least it can’t get any worse… I wish.
Nami
poteva dire di aver attraversato momenti terribili nella propria vita, e
sarebbe stata pronta a giurare di esser preparata a tutto; anche essere
costretta ad albergare nel corpo di Franky era stato un brutto colpo per la sua
già minata salute psicofisica, ma comunque un colpo sopportabile. Avanti, non
poteva esserci nulla di peggio del dover girare scalzi ed in mutande nel vecchio laboratorio di uno
scienziato pazzo, totalmente ricoperto di neve, no…?
La
risposta a questa domanda le si presentò davanti una manciata di minuti dopo,
mostrandole chiaramente che non c’era mai, mai
limite al peggio.
E
andava bene il laboratorio disabitato, andava bene l’isola metà calda e metà
fredda, andava bene lo shichibukai, andavano bene i bambini giganti e la
marina… ma perché, perché Sanji-kun?
#Room: 2 – No problems with your body, pal.
“Ok,
Nami, pensa razionalmente”.
La
navigatrice sospirò e si lasciò cadere su una roccia vicina, analizzando il suo
nuovo quanto transitorio (o almeno
così sperava) corpo. Doveva ammetterlo, il fatto di indossare finalmente dei
pantaloni era piuttosto confortante; non avrebbe sopportato un minuto di più
l’idea di trovarsi nei panni di un pervertito totalmente privo di senso del
gusto -un moto di sconforto la attanagliò nel rendersi conto che, in quanto al
“pervertito”, era caduta dalla padella alla brace. Ma almeno, Sanji-kun era in
grado di vestirsi decentemente ed aveva un odore piacevole, sebbene anche lui (al
pari degli altri uomini della ciurma) non fosse particolarmente dedito
all’igiene personale… e insomma, forse quello scambio non era poi così malvagio
come inizialmente aveva creduto. Almeno adesso Nami era al caldo, non
costituiva più una palese sfida al buon gusto e non aveva delle fottute luci che partivano dai capezzoli –la
sola idea la fece vergognare di se stessa, al punto da arrossire (maledetto
corpo di Sanji-kun, arrossiva troppo facilmente!)
Tuttavia,
difetti di eccessivo sanguinamento a parte, quel corpo fin’ora non sembrava darle particolari problemi; almeno fino a
quando, tutto d’un tratto, una voce fin troppo familiare –la propria!- la strappò al flusso dei suoi
pensieri, riportandola bruscamente alla realtà di Punk Hazard. Guardò di fronte
a se e vide Zoro, Brook ed il suo corp- ehm, Sanji-kun che correvano in direzione del resto della
ciurma.
Finalmente…
Sanji-kun è qui, adesso potrò tornare ad essere la bellissima me stessa!
Nami
ridacchiò, preannunciando già la familiare sensazione che riappropriarsi del
suo amato, bellissimo corpo le avrebbe donato, ma il suo entusiasmo venne
immediatamente scalfito quando il sopracitato corpo le si avvicinò esultante…
fin troppo esultante.
«Nami-san, ho incontrato Chopper e quel dannato
shichibukai mentre venivo qui e mi hanno spiegato la situazione! Mia amata,
come sono felice, ormai noi due siamo una cosa sola…»
Poi
fece per abbracciarla, in un eccessivo slancio di entusiasmo, e fu solo in
quell’istante che Nami realizzò con orrore che adesso Sanji-kun era lì, ma Trafalgar
no. E niente Trafalgar, niente scambio di corpi. Niente Nami che era di
nuovo Nami e Sanji-kun che era di nuovo fottutamente
Sanji-kun, e che smetteva di palparle certe zone impronunciabili con
l’espressione di un bambino (parecchio maniaco) nel paese dei balocchi.
E
finalmente la navigatrice realizzò che no, non aveva assolutamente nessun problema con quel corpo da solo…
assolutamente no.
Il
vero problema era il suo maledettissimo proprietario.
#Room: 3 – But you’re still you and I’m still me, right?
«Capisci, Nami-san… adesso io sono te e tu sei me! E’ come se ci fossimo concessi l’uno all’altra! Adesso potremmo
anche far-»
«Sta zitto,
stupido cuoco! E smettila di strillare frasi indecenti con la mia voce!»
I due si guardarono negli occhi, l’uno di fronte
all’altra, le espressioni facciali diametralmente opposte a quelle abituali. Il
corpo di Nami fissava Sanji con un’espressione innamorata che mai la vera
navigatrice avrebbe riservato al compagno, mentre lui\lei
tentava di incenerire il cuoco che la squadrava con aria sorniona.
«Ma dai, mia amata, sto dicendo la verità! Prova a
pensarci… tu hai completo possesso del mio corpo, e puoi farci tutto ciò che
desideri! ~ E io ho totale e completo possesso del tuo bellissim-»
«NO, GRANDISSIMO IDIOTA! E ringrazia che non ho
nessuna intenzione di prendere a pugni il mio bel viso!»
«Aaaw, Nami-san…». Sanji
sorrise, in estasi, prima di lanciarsi ad abbracciare la compagna. «Quanto sei
gentile, ti amo sempre di più! ~ ♥♥»
«Che…! Non abbracciarmi, maniaco di un cuoco!»
«Ma, Nami-san, sto abbracciando il mio corpo! Non
c’è niente di male, no?»
La navigatrice ci pensò un po’ su, concludendo che,
in effetti, Sanji-kun aveva ragione. Certo era strano essere abbracciata da se
stessa, ma almeno non aveva nulla di che lamentarsi… perciò non si sottrasse
alle braccia sottili che l’avvolsero ed a lui che le si strusciò addosso come
un gatto, mugolando soddisfatto.
«Aaaaaw, sto abbracciando
la mia Nami-san… ~»
Lei sospirò, intenerita. «No, stupido… l’hai detto
tu, stai abbracciando te stesso».
«Invece no!» Sanji scosse il capo, lo sguardo
improvvisamente serio. «Certo, questo non è il meraviglioso corpo di Nami-san
che desidero tanto abbracciare, ma la Nami-san che adoro sei sempre tu… ed io,
che adesso ti sto abbracciando, sono sempre io!»
In effetti...
forse Nami aveva sbagliato a giudicare quell’idiota di un cuoco, magari c’era
qualcos’altro in lui oltre al maniaco senza speranza. Se non fosse stato che…
«Aspetta,
idiota, prima non avevi detto così! Mi hai ingannata per farti abbracciare! E
non osare tentare di baciarmi, razza di..!»
In fondo, in qualsiasi forma apparisse, Sanji-kun
restava sempre Sanji-kun.
#Room: 4 – Swapped
hearts, double trouble.
«Comunque,
Nami-san».
La voce di Sanji-kun (o la propria, che dir si
voglia), d’un tratto pericolosamente seria, la sorprese.
«Cosa c’è?»
«Stavo pensando… io ti ho donato il mio cuore tempo
fa, ma non c’era alcun bisogno che tu mi
donassi il tuo! ♥♥♥ Davvero,
lo custodirò come la cosa più preziosa ch-»
Sanji non fece neppure in tempo a vedere qualcosa
di furioso e di molto, molto
spaventoso abbattersi su di lui.
«Spera per te di essere ancora vivo e vegeto quando
tutto questo sarà finito, stupido cuoco!»
#Room: 5 – Perverted,
indecent, admirable chef.
Quel
giorno, Nami aveva imparato che non c’era mai, mai limite al peggio. E che una volta toccato il fondo si
continuava a cadere.
«Ascolta,
stavo pensando… »
La
navigatrice roteò gli occhi, snervata dall’intera situazione: quella era la terza volta in pochi minuti che
Sanji-kun tentava di comunicarle una delle sue idee geniali, e la cosa fin ora
non aveva preannunciato assolutamente nulla
di buono.
«Pensavo,
insomma… tu finalmente mi hai accolto
dentro di te, mia amata! Aspettavo
quest’evento da tempo, sono così felice… stare dentro di te mi fa andare dritto
in paradis-»
…L’aveva detto, lei, che non avrebbe dovuto prendersi
la briga di ascoltarlo.
«SMETTILA DI STRILLARE
FRASI EQUIVOCABILI MENTRE SEI ME, GIGANTESCO IDIOTA DI
UN CUOCO!»
Stavolta,
un paio di sberle in pieno viso a quel pervertito non gliele toglieva nessuno.
Certo le dispiaceva un po’ per la sua bella pelle, ma non c’era altro modo per
dare una lezione a quel maniaco senza speranza… coraggio, qualche sberla non
avrebbero mica fatto eccessivamente male al suo povero corpo, no? Nami si
preparò a colpire il compagno, ma un istante prima di abbattersi su di lui il
cuoco supplicò, gli occhi stretti «A-aspetta, Nami-san… per favore, non con
quel corpo!»
La
piratessa si fermò di botto appena prima di poterlo sfiorare, un po’ confusa. «…Eh?»
«Voglio
dire, per favore, non ferire il tuo bellissimo corpo con le mie mani!»
Adesso
Sanji aveva un’espressione quasi disperata negli occhi, e Nami non impiegò
molto ad indovinarne il motivo.
«Oh,
capisco… la tua cavalleria, giusto? In effetti, finché sono costretta a restare
in questo corpo temo dovrò adeguarmi alle tue regole…». Poi sospirò, conscia di
quanto quelle convinzioni apparentemente ridicole fossero importanti per
Sanji-kun. A ben pensarci, era piuttosto ammirevole il fatto che se ne
preoccupasse in un momento del genere. «Per stavolta ti sei salvato, stupido
cuoco, ma non azzardarti più a pronunciare ad alta voce i tuoi pensieri
indecenti!»
«Yes,
mellorine! ~ Sappi soltanto che tu invece hai il permesso di fare ciò che vuoi
col mio corpo, anche toccare il-»
«TAPPATI
QUELLA BOCCA E VA A SFOGARE LE TUE FRUSTRAZIONI DA QUALCHE ALTRA PARTE!»
Ci fu un
istante di silenzio imbarazzato, poi lui annuì e, con aria circospetta, corse a
rifugiarsi in un anfratto vicino.
«Aspett…-
NON SFOGARLE COL MIO CORPO!»
#Room: 6 – Ridiculously jealous chef.
Sanji
teneva lo sguardo fisso su Nami, che sotto il suo aspetto discuteva con gli
altri, rideva e si arrabbiava, che si accarezzava la guancia (la sua) per scacciare un po’ di neve che vi
si era posata, che si scostava i capelli –i suoi-
dal viso, e non poté evitare di sentirsi terribilmente, ridicolmente geloso di se stesso.
#Room: 7 – Take care of my treasure for me, will you?
La
stava fissando ancora da più di dieci minuti, e d’un tratto notò qualcosa che rischiò
di gelargli il sangue nelle vene. Nami-san si era avvicinata ad un mucchietto
di cocci di vetro sparsi tra la neve e le macerie e li fissava incuriosita, poi
fece per prenderli tra le mani. All’ultimo istante, appena prima di toccare il
vetro appuntito, Nami gettò un’occhiata improvvisa al cuoco –vide il panico che
per un attimo gli corse nello sguardo e sorrise, allontanando le dita sottili dai
cocci.
Mi prenderò cura delle tue mani, stupido
cuoco, dissero i suoi occhi.
#Room: 8 – Can you feel my heartbeat? And can I feel
yours?
«Sanji-kun,
aspetta… sento qualcosa di strano».
Il
ragazzo si sporse verso l’amica, ancora chiuso nel corpo di donna in cui era
(abbastanza felicemente, ammettiamolo) costretto.
«Ah? Cosa, Nami-san?»
«Non saprei… potresti avvicinarti un po’ di più?»
Lo
chef obbedì e fece qualche passo in avanti fino a trovarsi a pochi centimetri
dall’altra, che distolse lo sguardo, a disagio.
«…Nami-san, che hai? C’è qualcosa che non va?»
Lei trasse un respiro profondo, ancora turbata. «E’
che… fin dall’inizio avevo questa strana sensazione quando ti avvicinavi, come
di oppressione al petto e calore, e adesso ho capito perché…. Insomma, è il tuo
corpo che reagisce alla vicinanza del mio, o qualcosa del genere».
«A-ah, quello…». Sanji si grattò la nuca, in lieve
imbarazzo. «Mi succede ogni volta che ti sto vicino, ti chiedo scusa… è un po’
strano se non ci sei abitata. Ti batte il cuore o qualcosa del genere, non è
così?»
Nami annuì. «Un pochino». Poi sbuffò, rossa in viso
«E poi tu arrossisci troppo facilmente! E-e se mi
avvicino troppo le gambe ti diventano molli… non mi piace questo corpo! Come
fai a gestire ogni volta tutte queste sensazioni, Sanji-kun?»
«Ahem… diciamo che ci sono abituato, suppongo. Consolati,
anche la mia anima sta provando quelle stesse sensazioni adesso, quindi posso
capirti!»
«Sì, bene, sia il tuo corpo che la tua anima
reagiscono in questo modo vicino a me… wow, la cosa mi consola. Adesso, per
favore, potresti dire al tuo stupido corpo di smettere?»
Sanji fece spallucce, poi le rivolse un sorriso
mesto. «Se avessi saputo come fare l’avrei fatto smettere secoli fa, te
l’assicuro».
Ok, sembrava
sincero. Ma come faceva a sopportare da una vita
tutto quel miscuglio di sensazioni? Lei sentiva l’impulso impellente di
prendere a testate il muro più vicino, tanto per fare un esempio.
«Va bene, allora
ipotizza un modo. Cosa pensi che
potrebbe farti stare meglio quando ti succede questa cosa?»
Gli occhi di lui (o i suoi? Ormai non sapeva più
cosa pensare) d’un tratto si fecero accesi.
«Questo è
facile… quando mi succede, penso davvero tanto che vorrei abbracciarti».
No no no no no,
quella non era una soluzione. Per
niente. Era solo l’ennesimo tentativo di quel cuoco indecente per avvicinarlesi…
qualcosa fece i salti mortali nel suo petto al solo pensiero di avvicinarsi a lui.
Dannazione, le sensazioni di Sanji-kun mi stanno
influenzando troppo! Devo liberarmi di questo corpo al più presto.
A quel
punto, Nami si voltò a fronteggiare il cuoco, decisa a metter fine a tutta
quella storia una volta per tutte.
«Ok, mi assicuri che abbracciando il mio
bellissimo corpo tutte queste sensazioni avranno fine?»
«Non
posso assicurartelo, ma… si può sempre tentare, no?»
Va bene, Nami, è il tuo corpo. Non c’è nulla di male.
Lui non c’entra niente, non stai abbracciando lui.
«…D’accordo,
allora».
Con un
sospiro, la navigatrice fece un passo in avanti ed allungò le braccia a cingere
il suo stesso corpo -che al momento era Sanji-kun, ma la cosa non doveva assolutamente
interessarle.
Ed era
vero, quella specie di oppressione al petto parve cessare per un istante… salvo
poi moltiplicarsi, in una miriade di altre sensazioni e sentimenti che la
avvolsero fino a toglierle il respiro.
«S-Sanji-kun…»
pigolò, con una nota di isteria nella voce. «Il tuo corpo sta andando a fuoco»
Sentì lui
muoversi tra le sue braccia e ridere piano. «Il tuo non è messo meglio, temo…
ti batte il cuore».
«C-che..!
Quelle sono le tue sensazioni,
stupido cuoco, non c’entrano nulla col mio corpo!»
Sanji
intensificò la stretta e seppellì il viso nell’incavo della sua stella spalla,
che poi adesso era di Nami-san, che poi… va bene, l’intera situazione stava
diventando fin troppo complicata.
«Io temo,
Nami-san, che al momento sia piuttosto difficile distinguere i tuoi sentimenti
dai miei. Perciò che ne diresti di lasciar perdere e prenderla così come viene?
Ti va?»
Non è che
non le andasse, ma ecco… Nami era talmente confusa da non ricordarsi neppure
più che quello che stava abbracciando era il suo maledettissimo corpo e non
Sanji-kun, e che perciò non c’erano ragioni di sentirsi così… così…
Così bene.
Realizzarlo
la fece, se possibile, sentire ancora più confusa di prima –soprattutto nel rendersi
conto che, stavolta, i sentimenti di Sanji-kun non c’entravano nulla. Perché era
suo il cuore che batteva
furiosamente, sue le guance che
ardevano in mezzo a quel deserto di neve, sue, di Nami, e di nessun altro.
«Na-Nami-san…».
Sanji si strusciò su di lei, un sorriso beato a distendergli le labbra. «Si sta
benissimo così. E’ come il paradiso».
«Oh, sta
zitto, stupido cuoco…»
Non
appena quel Trafalgar avesse fatto ritorno alla base, Nami giurò a se stessa,
gliele avrebbe fatte pagare tutte… con gli interessi.
Angolo autrice (molto confusa).
Beeene, questa fanfic è stata
assurda da scrivere! Tipo “Ok, allora, poi Nami fa quest-
aspetta, quello era Sanji” … “ok sono confusa”. Sono felicissima di averla
finita >w< Inizialmente, come vi avevo preannunciato (credo òAò) avevo pensato di inserire un episodio spoiler nella
mia raccolta SaNami, ma le idee erano troppe ed ho
pensato di creare una fanfic separata XDDD E sì, io
sono confusa, quindi anche la fanfic stessa è
confusa. Mi spiace se magari non si capisce benissimo ciò che succede TAAAT.
Ah, e se non si è intuito, io ADORO gli ultimi capitoli. Adoro Trafalgar Law con Chopper sulla testa.
E sono sicura che Oda farà rincontrare questi due qui giusto in tempo per lo
scambio di corpi, ma non fa niente, ho voluto scriverci qualcosa prima che le
mie speranze venissero infrante TAAAT.
Ah, in
questa storia Sanji è molto molto pervertito, ma che volete farci, il corpo di Nami
gli ha dato alla testa *annuisce* Insomma, lui solitamente è un pervertito solo
a parole (ovvero che fa pensieri sconcissimi ma se si avvicina davvero ad una
donna sviene dall’emozione XDD), solo che stare nel corpo di Nami gli ha
concesso un’occasione che non pensava di poter provare XDDD E le battutacce
sono inevitabili, sappiatelo.
Per
favore, perdonate l’assurdità di base di questa fanfic,
okay? Bene. Adesso scappo perché ho fame e per svariati altri motivi che non
sto qui a spiegarvi, ma comunque sappiate che mi rivedrete presto… molto
presto. *ZAN ZAAAAN*
(Ah! Per
scrivere la mia storia mi sono ispirata a questa fanfic qui! Leggetela che fa
spanciare! http://www.fanfiction.net/s/8081892/1/Indecent_Mr_Prince)