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Autore: fewlish    29/05/2012    1 recensioni
«Conosci l’effetto farfalla?» Mi chiede guardando la farfalla camminare sulla sua mano.
«No, cosa sarebbe?»
«Dice che il minimo battito d’ali di una farfalla è in grado di provocare un uragano dall’altra parte del mondo. Sai cosa significa?»mi chiede mentre la farfalla vola via dalla sua mano.
«Che ogni azione presente può comportare delle conseguenze in futuro?»
«Esattamente. Se io adesso buttassi questa sigaretta nel bosco, potrebbe provocare un incendio devastante. Se tu ieri
non avessi mangiato quella mela, probabilmente io e te non ci saremmo mai conosciuti»
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ok, ora resta solo lui, Ale. Ho un’ansia assurda, mi tremano le mani e le gambe mi cedono. Vorrei non farlo, ma devo.
«Quindi oggi glielo dirai» mi ricorda Mary mentre usciamo dalla mensa.
Annuisco senza risponderle, proprio non mi vengono le parole. Succede così quando sono nervosa: mi blocco, mi paralizzo e la gola mi si secca.
«Su dai, fatti coraggio, non è poi la fine del mondo!» aggiunge dandomi una pacca sulla spalla. Ha ragione, non è la fine del mondo, peggio! Sapere di doverlo perdere mi logora dentro, mi distrugge fino alle ossa.
Prima di vederlo però, ho bisogno di un po’ di tempo da sola, per rilassarmi e riflettere, parlarne con gli altri m’innervosisce di più.
«Ti dispiace se vado a farmi un giro da sola?» le chiedo non appena riprendo l’uso della parola.
«Non ti preoccupare, credo ti farà bene restare un po’ da sola» dice sorridendomi e dopo avermi dato un bacio sulla guancia se ne torna in dormitorio.
Il sole è ancora alto nel cielo e i jeans che porto mi si stanno appiccicando alla pelle. Fa così caldo, che entrare nell’ombra del bosco è come fare una doccia fresca.
Lo so che sembra strano che una persona antisportiva come me, decida di sana pianta di andare a fare una passeggiata, ma ne ho veramente bisogno!
Goffamente cerco di evitare ogni tipo di ostacolo sul mio cammino: radici che escono dal terreno, sassi, sassolini....ma che palle, perché anche la natura mi va contro?
Finalmente giungo al mio prato, quello disseminato di fiori, quello che emana un profumo floreale inebriante. Cerco attentamente un posticino all’ombra, finché trovo un piccolo rifugio nascosto sotto un albero. Mi siedo su una radice che esce dal terreno e chiudo gli occhi, perdendomi nei suoni della natura: uccelli che cinguettano, il vento fra le foglie, un corvo in lontananza, delle risate...un momento! Da quando fra i rumori tipici del bosco rientrano le risate?
Con la fronte corrugata, apro gli occhi per vedere chi altro conosce il mio posto segreto.....oddio spero non sia Thomas con quella sottospecie di ragazza!
Cerco con lo sguardo e con le orecchie da dove provengano le risate. Dalla mia posizione non posso vedere nulla perché l’albero alle mie spalle, m’impedisce di poter vedere appieno il prato.
Decido di alzarmi e di spiare chi abbia scoperto il mio piccolo angolo di paradiso.
Resto dietro all’albero per non farmi vedere e allungo la testa per poter osservare la scena. Due ragazzi sono seduti sul prato e si stanno baciando. Da qui vedo solo la ragazza, una bionda con una maglietta di un colore improbabile, che non conosco.
I due si staccano dal bacio e finalmente posso vedere la faccia del ragazzo.
Il mio cuore si ferma.
La gola si secca.
I miei occhi si spalancano.
Una lama mi perfora il petto e mi strappa il cuore con violenza.
Rimango paralizzata con la bocca spalancata.
Non sento più le gambe, non sento più nessuna parte del corpo.
Le lacrime mi pizzicano gli occhi e l’unica cosa che penso è “non piangere, non piangere”
Ale.
Con il suo giubbotto di pelle.
Con la sua sigaretta in mano.
Con il suo sorriso dolce.
Con i suoi occhi scuri.
Ale, il mio Ale, sta guardando negli occhi la ragazza che ha appena baciato.
Non riesco a parlare, non riesco a muovermi, rimango solo lì, impalata come una colonna, a guardare la scena.
Perché? Perché mi fa questo?
«Ale....» dico non appena riacquisto l’uso della parola.
Ale si gira di scatto verso la mia direzione, e non appena si accorge di me, spalanca gli occhi e mi guarda come se avesse visto un fantasma.
“No Ale, non sono un fantasma” vorrei dirgli, ma mi mancano le parole.
Gli occhi mi pizzicano sempre di più e sento che sto per scoppiare a piangere da un momento all’altro. Faccio retro front e incomincio a correre in direzione del campo, non voglio che mi veda piangere, non si merita le mie lacrime. M'inoltro nel bosco e corro a perdifiato.
Sento dei passi dietro di me e io prego, spero che non sia lui: non voglio parlargli, non voglio vederlo mai più, non voglio più baciarlo, non voglio più toccarlo. Mi fa schifo, mi fa ribrezzo pensare che con le sue labbra abbia baciato me e quell’altra ragazza.
All’improvviso avverto uno strattone al braccio che blocca all’istante la mia fuga e mi fa sbattere sul petto di Ale.
Con una mano, Ale mi tiene stretto il braccio, e con l’altra, mi blocca al suo petto.
Invano cerco di liberarmi dalla sua presa, ma lui è decisamente più forte di me. Con l’unico braccio libero incomincio a colpirgli il petto duro finché non mi fa male la mano.
Allora le lacrime incominciano a sgorgarmi sulle guance.
«Scricciolo...» mi sussurra Ale nell’orecchio.
«Non chiamarmi “scricciolo”, brutto bastardo!» gli urlo con gli occhi pieni di lacrime.
«Quella ragazza, quella che hai visto, era solo un’ami...»
«Non me ne frega un cavolo di chi sia quella ragazza, tu l’hai baciata, ti ho visto!! Tu sei cattivo, sei subdolo, l’hai pure portata nel mio posto segreto. Ti odio, TI ODIO!» gli urlo liberandomi dalla sua presa.
«Non dire così» mi dice guardandomi serio.
«È cosa ti dovrei dire, scusa? “Grazie Ale, grazie davvero. Sono proprio contenta che ti scopi un’altra a mia insaputa, è carina, potremmo fare una cosa a tre”» urlo disperata.
«Beh non sarebbe male» mi risponde sorridendo. Io non ci vedo più dalla rabbia, mi giro e faccio per andarmene.
«Aspetta» mi dice prendendomi di nuovo per il braccio.
«Lasciami in pace Ale, o come diavolo ti chiami» dico e lui molla lentamente la presa.
Guardandolo negli occhi aggiungo prima di andarmene«Io ti credevo quando dicevi che ero l’unica, non volevo dare ascolto alle voci. A quanto pare mi sbagliavo»
Piangendo corro via da lui, da quella ragazza, lasciandomi alle spalle il mio piccolo angolo di paradiso che è appena stato violato, il mio amore, il mio cuore.
  
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