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Autore: FloxWeasley    29/05/2012    6 recensioni
Le anime gemelle non sono sempre fatte per stare insieme.
Capita che siano una bella coppia separate, mentre unite si respingano.
Dopo un addio burrascoso che li porta ad allontanarsi, Castle e Beckett giungono alla conclusione che provando a stare insieme hanno solo rovinato il loro rapporto.
Sono passati anni, ma sarà di nuovo un caso a riavvicinarli.
Riusciranno a mettere da parte i dissapori?
Avranno imparato la lezione, dopo così tanto tempo?
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Javier Esposito, Kate Beckett, Kevin Ryan, Quasi tutti, Richard Castle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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Cercando un equilibrio che non resterà
- Terzo capitolo

 

Abbassarono entrambi gli occhi, come scottati da quel contatto.
Erano fermi a un metro di distanza, immobili.
Le sbirciatine che si concedevano al volto dell'altro portavano sempre lo stesso esito: che diavolo c'è di così interessante in un paio di scarpe?
Quella distanza era veramente poca. Non erano così vicini da tempo immemore.
Perché agli scrittori mancano le parole sempre nei momenti meno opportuni?
Castle non poteva che chiederselo.
Perché non so ancora cosa dirti, dopo sette anni?
Questa era la domanda che ronzava nella testa di Kate.

È strano come a volte poche parole siano le più difficili da dire.
Quando servono non ci sono. E quando arrivano, restano ferme sulla punta della lingua per attimi interminabili.
Due parole. Erano lì, in mezzo a loro, potevano quasi vederle.
Sospese, come attaccate ad un filo.
Al diavolo.
«Mi dispiace».
L'avevano detto insieme. Quella coordinazione sembrava l'unica cosa che gli restava.
Anni prima, Kate avrebbe fatto un sorriso malizioso e Rick sarebbe rimasto fermo come un pesce lesso, prima di sorridere con strafottenza.
In quel momento, però, erano troppo impegnati nella frenetica ricerca di parole che non volevano venire.
«Mi dispiace perché non ho mai voluto farti soffrire ma l'ho fatto, mi dispiace perché ho sempre trovato le risposte per tutto ma non per quello che ti ho fatto. Mi dispiace perché me ne rendo conto solo ora».
Kate era lanciata. Non si curò di Ryan ed Esposito che sgattaiolavano fuori dalla sala relax, ma continuò a fissare lo scrittore negli occhi.
«Mi dispiace perché mi hai aspettato, ma non me lo meritavo».
Castle fece un passo verso di lei.
Era il suo turno, lo sapeva. E alla fine le parole vennero.
«Mi dispiace perché quando ti ho detto che non sei capace di amare mentivo, anche se non me l'hai mai dimostrato. Mi dispiace perché quando avevo immaginato un noi non l'avevo certo immaginato così. Mi dispiace per quel noi che è esistito solo quando eravamo separati».
Non erano proprio scuse, le sue, ma sapevano entrambi che lui non gliene doveva altre.
Avevano tutti e due le lacrime agli occhi.
Poi, non seppero mai per merito di chi, la distanza tra di loro venne annullata.
Si strinsero nell'abbraccio che avevano aspettato per tutto quel tempo.
Era strano come tutto, alla fine, si fosse risolto in quell'abbraccio.

Una volta sgretolato l'orgoglio, si può essere feriti o guarire.
Tempo prima si erano feriti.
Ora stavano guarendo, unica medicina l'abbraccio di un amore ormai finito.

 

In una città come New York, quando dici addio ad una persona, è un addio davvero.
Perché non è come nei paesini, dove il rischio di incontrarsi dal lattaio è altissimo.
A New York solo nei film si rincontrano le persone con cui si è deciso di tagliare i ponti.
Per questo non si erano mai visti in banca, gironzolando a mezzanotte tra le corsie dei supermercati o davanti ad una birra di pessima qualità.
A New York un addio è un addio.
Ma se si ha bisogno di un miracolo, a volte, e si è molto fortunati, allora è un'altra storia.
Non sapevano chi avesse chiesto quell'incontro: era venuto e basta.
Non se lo sarebbero lasciati sfuggire, questo era certo.

 

Quell'abbraccio fu lungo, infinito.
Ci misero tutte le cose che non avevano il coraggio di dire.
Quando si staccarono era come se fossero tornati quelli di una volta.
Solo, con il peso dei loro errori sulle spalle.


«Allora? Che mi sono perso della tua frenetica vita sociale?».
La voce di Rick era colma di affetto, ma la punta di ironia che si poteva cogliere era lì solo per metterla a suo agio, non certo per ripicca.
L'aria, in sala relax, era molto più leggera di un'ora prima.
Kate si strinse nelle spalle e sorrise leggermente, fissando il fondo della tazza che teneva tra le mani.
«Non... non c'è molto. Dopo un paio d'anni da-». Si interruppe per cercare le parole giuste. «Dall'ultima volta, ho conosciuto Ben. È un ragazzo fantastico, dovresti conoscerlo. Ha saputo come prendermi, e ha saputo farmi stare bene. Poi, beh... ». Si interruppe di nuovo, passandosi una mano tra i capelli, la scintilla che aveva negli occhi un secondo prima svanì. «Noi... volevamo un bambino, sai. Ma non... non ci siamo riusciti».
Castle abbozzò un sorriso comprensivo. Lei parve rincorrere un pensiero, poi si passò di nuovo una mano tra i capelli e rise amaramente.
«Parliamoci chiaro: ero io quella sbagliata. Ben, lui...». Sospirò. «Lui era a posto. Ma non si è lasciato abbattere, ha detto così, leggero, me lo ricordo bene: “Adottiamolo, no? Mi sono sempre piaciuti i bambini neri. Sembra che abbiano i denti più bianchi”. Era una cosa stupida da dire, ma mi ha tirato su. Alla fine non se ne è fatto niente, dopo il periodo in cui avevamo la fissa di fare i genitori è passata ad entrambi. Ma stiamo bene... stiamo bene così».
Beckett concluse con un vero sorriso.
Probabilmente in quel momento Ben la aspettava a casa con il numero della pizza da asporto a portata di mano, pronto per la serata in cui prendevano in giro i ciccioni in TV.
Castle le sorrise di rimando, ripensando a ciò che invece era successo a lui in quei sette anni.
«Non ci crederai, ma io mi sono rimesso di nuovo con Meredith! È durata poco, a dire la verità: non c'era molto oltre al sesso. Poi ho avuto qualche altra storia passeggera, tra cui Nina...». Abbassò gli occhi, cercando di non pensare a lei. «Ora sto con una a posto, ti starebbe simpatica... si chiama Alice. Devono essere due anni, quasi» concluse lui con un sorriso.

Si sentivano strani a mettere così a nudo i sentimenti che provavano per qualcun altro. L'attrazione era comparsa troppo presto, il periodo in cui erano stati soltanto amici era troppo lontano per ricordarlo davvero.
Gli era mancato il potersi confidare senza timore, ed ora ci si stavano riabituando.
Kate aveva di nuovo lo sguardo perso nel suo tè.
Rick aveva gli occhi puntati fuori dalla finestra.
Sorrisero, rincorrendo lo stesso pensiero.
Lasciarono che i loro sguardi si incontrassero a metà strada.
«Mi sei mancata»
«Mi sei mancato anche tu».

 

 

 

 

 

{Angolino FloxWeasley
In realtà non ho molto da dire su questo capitolo.
Credo di averlo avuto in testa per tutto questo tempo, non vedevo l'ora di buttarlo giù.
Esattamente come ho in testa il finale.
Eh sì, perché il prossimo capitolo è già il finale.
Dispiace anche a me e sento che forse è presto, ma mi sembra giusto.
Per come ho in mente io la conclusione, non deve accadere più niente.
Quindi non mi resta che darvi appuntamento alla prossima volta!

  
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