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Autore: Sarasvathi    29/05/2012    3 recensioni
Come dice il titolo l'amore è acqua e muta facilmente...non è possibile dire di amare una persona davvero se prima non si capisce chi si è veramente e chi ti sta davanti...
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi sembra doveroso ringraziare Ele_vislove per la sua recensione, che mi ha srponato a continuare questa fic e tutte le persone che hanno letto il primo capitolo e leggeranno anche il secondo.


“Sentite, posso chiedere a mia zia se lo può tenere; non abita neanche tanto lontano così Himchan può andare a trovarlo quando vuole”
“Basta che lo portiate via il prima possibile” aveva ribattuto Bang.
Zelo gli aveva fatto una smorfia “Allora è deciso. Mia zia ama gli animali e adora anche me, quindi non mi dirà mai di no”
Himchan lo abbracciò “Grazie Jun” e gli schioccò un bacio sulla guancia.
Zelo si ritrasse subito e Bang rise “E quello per cos’era?”
“Scusa Jun, non ci ho pensato e…”
Bang continuò a ridere guardando Zelo “Oddio che faccia schifata! Così farai piangere Himchan, Zelo!”
Jongup guardò la scena abbozzando un sorriso, quasi un ghigno.
 
“Da quant’è che non vieni da me?” sussurrò Bang nell’orecchio di Jongup durante la pausa dalle prove di ballo “Mi manchi” e gli accarezzò un braccio “È per caso successo qualcosa?” chiese poi a denti stretti, guardando verso Himchan che parlava con gli altri.
“Non è successo niente. Sono solo stato un po’ stanco ultimamente”
Bang sbuffò e si alzò in direzione degli altri “Io vado a casa. Sono troppo stanco, non ce la  faccio a continuare” e uscì sbattendo la porta.
Jongup fece per seguirlo, ma si trattenne.
“Va bene, andiamo anche noi” disse Himchan “Ah, Zelo andiamo a trovare Haejeog?”
“Sì, andiamo”
“Ciao ciao gentaglia, ci vediamo stasera”
 
“Juppie, sei tornato da paparino?”
“…”
Bang lo baciò forte e lo portò verso il letto.
Jongup si staccò dalle sue labbra “Non…non voglio hyung, non più”
Bang, a gattoni sopra Jongup scoppiò a ridere portandosi una mano sui capelli “Che c’è adesso che non va?”
“Non voglio più farlo così”
“E come vorresti? Vuoi essere tu a fottermi stavolta?”
“Non intendevo questo”
Bang si sedette sul ciglio del letto e Jongup si mise accanto a lui.
“Allora cosa intendevi?”
“Amore. Voglio che tu mi ami, non voglio semplicemente scopare. Voglio fare l’amore con te”
“E da quando in qua ne capisci qualcosa dell’amore? Sei solo un ragazzino che è venuto qui ad implorarmi di scopare e ora ti tiri indietro?”
“Non mi sto tirando indietro, vorrei solo qualcosa in più da te, tipo svegliarci la mattina insieme uno tra le braccia dell’altro”
“Sai benissimo che non possiamo”
“Perché no?”
“Perché per me sei solo sesso. Non ti amo e nemmeno tu mi ami: ti stai solo confondendo perché sono entrato dentro di te qualche volta di troppo, a quanto pare”
“No hyung, non è così. Io ti amo davvero”
“Io no”
Jongup subito non si mosse, sembrava perso nei suoi pensieri come spesso accadeva, poi si alzò dal letto e sbatté la porta.
Bang si coprì il viso con le mani e rimase così finché un Zelo tutto incazzato non buttò giù a calci la porta della stanza.
 
“Ajumma, dov’è Haejeog?” urlò Himchan appena fu entrato nella casa della zia di Zelo.
Lei lo tirò per un orecchio e lo portò dal coniglio; quando fu davanti al coniglio lei gli disse “Quante volte ti ho detto di non chiamarmi ‘ajumma’?”
Lui si massaggiò l’orecchio e si scusò mentre Zelo rideva alle sue spalle.
Pirata guardò la scena con disinteresse, poi Himchan lo prese e lo coccolò per dieci minuti buoni mentre Zelo aggiornava la zia su tutto.
“Quindi la dovrei chiamare Ajumma Sergente?”
Lei s’innervosì e disse al nipote “Ma questo dove l’hai trovato? Come fate a conviverci?”
“Non lo so” fu la risposta di Zelo.
Restarono lì circa mezz’ora, poi Zelo si stufò “ora dobbiamo andare Himchan o si fa tardi”
“Mica c’è la mammina a casa che si preoccupa”
“Lo so”
Himchan piegò il viso da una parte e fece una smorfia: “Va bene, andiamo cavallino” e saltò sul collo di Zelo.
“E staccati!”
Himchan rise urlando ‘Sono un cowboy’ finché non uscirono dalla casa della zia di Zelo; poi si staccò e non parlò finché non furono rientrati in casa.
 
 “Brutto bastardo, non ti è bastato far piangere Himchan?”
“Che vuoi, Zelo?” alzò lo sguardo Bang “Non sono in vena oggi”
“Che hai fatto a Moontos?”
“Che t’interessa?”
“M’interessa perché stai facendo star male tutti poco per volta”
Anche Youngjae entrò nella stanza “Zelo ha ragione. Sarai pure il leader e il più grande, ma ciò non ti autorizza a fare ciò che ti pare, anzi facendo così sembri un bambino delle elementari”
“Vai a fare il diplomatico da qualche altra parte”
“Almeno io penso prima di parlare; e lo dico anche a te, Zelo: a volte sei troppo impulsivo”
Zelo roteò gli occhi “Vado a vedere come sta Moontos, ma sappi Bang, che non è finita qui”
Youngjae scosse la testa e se ne andò.
Bang si sdraiò nel letto e rimase lì a pensare a ciò che aveva fatto da quando era diventato leader dei B.A.P, da quando aveva deciso di impegnarsi al massimo e di convivere con i membri della band per creare una famiglia calorosa. I suoi progetti erano enormi, ma raggiungerli era così difficile e non trovava mai nessuno con cui sfogarsi: era figo e sorridente nel mondo dello spettacolo, quasi uno yakuza del k-pop, ma in realtà era debole, era un coniglio: era tutto ciò che odiava.
Quando sentì bussare alla porta non si mosse: forse Himchan e Daehyun erano venuti per la loro carrellata di insulti o a fare i moralisti.
Sentì qualcuno entrare, chiudere la porta e infine sedersi sul suo letto.
“Hyung, che hai fatto?”
Quella era sicuramente la voce di Himchan: dal tono non sembrava arrabbiato, ma Bang disse lo stesso “Vai, scagliami le pietre del peccato”
Himchan scoppiò a ridere “Cosa sono le pietre del peccato?”
Bang sospirò “Allora, cosa ci fai qui?”
“Sono venuto a vedere come stavi: non so cosa sia successo tra te e Jongup, ma ogni volta che si litiga la colpa non è solo di uno, o sbaglio?”
Bang si alzò dal letto, prese una sedia e si accomodò.
Himchan andò avanti “Quindi non è giusto che tutti ti diano contro o che tutti consolino Jongup mentre tu te ne stai qui da solo”
“Oh, che belle parole. Sai, è meglio quando sei lo stupido Himchan che piange”
“Tu dici, Yong?”
“Mi fai schifo”
“Grazie. Ero venuto qui per consolarti nonostante tu mi abbia trattato male e mi dici certe cose…”
“Non ho bisogno delle tue belle parole o che chicchessia mi conforti. Andate tutti dal cucciolo ferito e lasciatemi in pace”
“Se è questo che vuoi me ne vado.”
Si alzò dal letto e aprì la porta; prima di uscire aggiunse “Chiederò a Jongup come stanno le cose visto che tu vuoi essere lasciato in pace”
 
“Hey, Jongup, posso parlarti da solo?”
“Perché da solo? Non siamo forse anche noi suoi compagni?” chiese Zelo.
“Vorrei, se possibile stare un po’ da solo con Jongup, se a lui non dispiace”
Jongup guardò Himchan, poi chiese agli altri di uscire dalla stanza.
“Che vuoi Himchan?”
“Siamo di cattivo umore vedo”
“Che intuito!” lo prese in giro Jongup.
“Dimmi cos’è successo”
“E perché dovrei?”
“Perché se né tu né Bang vi chiarite, le cose andranno solo peggiorando”
“Non mi interessa.”
“Eccome se t’interessa, Juppie…”
“Non lo faresti mai”
“Fare cosa?”
“Raccontare ciò che sai su me e Bang”
“Perché no? Perché sono ‘quello carino e tonto che non capisce niente’?”
“Ti prego vattene”
“Quando mi avrai raccontato quello che è successo”
“Chiedilo a Bang”
“Lui ‘vuole essere lasciato in pace’, in questo momento”
“Anch’io, se è per questo”
Himchan si voltò vero la porta, scosse la testa.
Zelo, Daehyun e Youngjae erano a pochi passi da lì; appena videro la porta aprirsi entrarono e Himchan salutò Jongup “Vado a parlare con Bang, è stato cattivo anche con me”
“Giusto” annuì Zelo.
Jongup non disse niente, gli occhi pieni di disprezzo.
 
“Bang, io entro”
Bang stava guardando un film di guerra al pc “Che vuoi ancora?”
“Vi uccido entrambi se non mi dite cos’è successo”
“Sono cavoli nostri”
“Tu e Juppie…non state più insieme? È questo il motivo?”
“Non siamo mai stati insieme”
“Se lo dici tu”
“È stato lui a volermi, e ora mi tira fuori la storia del ‘ragazzo innamorato’, ma per favore” sbuffò Bang.
“Quindi è così…a te non piace?”
“No.”
Himchan sorrise e si avvicinò all’orecchio di Bang “E dimmi, quanto di te gli hai dato?”
Bang si allontanò “Ti sembrano cose da chiedere?”
Himchan uscì dalla stanza senza rispondere.
 
Cenarono in silenzio, la TV pronta a riempire la stanza di parole.
Bang e Jongup, finito di cenare rientrarono nelle rispettive stanze e non uscirono per tutta la sera; gli altri guardarono la TV, poi uno alla volta ritornarono alle proprie stanze.
 
Himchan entrò nella stanza di Bang.
Visto che Bang stava dormendo entrò nelle coperte e cominciò ad accarezzargli i capelli; dopo qualche minuto Bang si svegliò e quasi cadde dal letto per lo spavento.
Himchan si mise a ridere: “Ti ho forse spaventato?”
Bang si riprese: “Cretino, è ovvio. Non lo fare mai più”
“Scusa, hyung” rispose abbassando lo sguardo.
“Comunque che ci fai qui?”
Himchan avvicinò il suo viso a quello di Bang “Prendo una parte del letto, visto che ora è vuoto”
“Non dire cazzate, ritorna nella tua stanza”
“Non mi va…sai, sono bravo…” e si leccò le labbra “Non sono Jongup, ma sono un bel ragazzo, giusto?”
Bang indietreggiò un po’, ma Himchan seguiva ogni suo spostamento.
“Lo so che mi vuoi”
 
Era bastato quel timido calore delle loro voci, gli infiniti discorsi di Youngjae, le frasi secche di Daehyun, quel modo di nascondere la propria identità agli altri a svegliare nell’uno l’interesse per l’altro.
Nessuno dei due amava parlare di sé, tra loro bastavano gli sguardi e i sorrisi; portavano al limite la sopportazione e si consumavano lentamente, aspettando ogni parola e movimento con dolcezza infinita.
Adoravano questo portarsi al limite per poi spogliarsi di ogni parola inutile e finalmente ritrovarsi.
 
Jongup pensò al casino che aveva combinato, sforzandosi di ricordare quando quel gioco animalesco con Bang era iniziato; non erano anni, forse poco più di qualche mese, eppure per Jongup era diventata una cosa così naturale che si era dimenticato come era iniziato.
Bang l’aveva accusato di essere stato lui a chiedere tutto ciò, ma i suoi ricordi si mescolavano tutti, formando una nebbia bianca; Bang gli era piaciuto da subito: così carismatico e sicuro di sé, gli occhi pieni di vita.
Non si era ‘innamorato a prima vista’, ma gli era subito sembrato una persona interessante; quando poi l’aveva afferrato per un braccio e stretto in un grande abbraccio dandogli il benvenuto nella band aveva capito che non si era sbagliato sul suo conto: Bang sarebbe stato di sicuro un buon hyung.
Quando ciò si fosse trasformato in sesso, Jongup non riusciva a ricordarlo, ma avrebbe voluto chiarire questa cosa; si fece coraggio e s’incammino verso la stanza di Bang, il cuore a mille, la forza di affrontarlo nascosta nel nucleo terrestre.
 
“Ti prego, Himchan: oggi non voglio niente”
“Dici oggi? Quindi mi vuoi?”
“Smettila Himchan, sei ridicolo”
“Non lo sono, ma vedo che a te va bene chiunque pur di scopare: saresti capace di fare male anche alla persona che ami davvero pur di soddisfare i tuoi egoismi”
Bang sorrise “Credi di conoscermi così bene?”
“Sì, il tonto Himchan non ha fatto altro che cercare di conoscere e capire le persone con cui vive per tutto questo tempo”
“Ma che bravo, vuoi un applauso?”
“Da uno come te no. Vai a vendere i tuoi sorrisi a qualcuno che ci casca”
Bang prese il viso di Himchan tra le sue mani “Quindi ti starebbe bene se mi facessi anche te?”
“…”
“Che c’è? Hai cambiato idea? Ti tiri indietro anche tu?”
 
Jongup trovò la porta della stanza di Bang socchiusa: bussò.
 
“…Anche tu uguale a Jongup: chiedete l’oro, ma quando vi accorgete che il prezzo da pagare è troppo alto ve ne andate”
 
Jongup aprì la porta.
 
Bang alzò lo sguardo verso la porta.
 
Himchan rimase immobile.
 
Jongup avanzò verso il letto di Bang.
 
Himchan scese dal letto.
 
Bang scese dal letto.
 
“Sei un bastardo” disse Himchan, poi voltandosi verso Jongup “Non volevo fare niente, non lo abbiamo fatto non ti preoccupare; dovevo far capire una cosa a Bang”
Uscì dalla stanza “Buonanotte Jongup. Buonanotte, Bang.”
 
Jongup non salutò ma andò verso Bang.
 
Bang non sapeva cosa fare “Che c’è? Hai cambiato idea e vuoi di nuovo il mio corpo?”
 
“Sai, ci ho sperato fino all’ultimo”
 
“Sperato cosa? Che io ti potessi amare?”
 
“Che tu fossi davvero come quel benvenuto che mi hai dato; ma forse anche quello era una presa per il culo”
 
“Non capisco a cosa ti riferisci”
 
“Mi sembra ovvio, Bang Yong Guk”
Voltò le spalle al più grande e uscì dalla sua stanza.
 
Bang fece un passo verso Jongup. Lo raggiunse.
  
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