Capitolo
1. Corrispondenza inaspettata!
La
maniglia dorata della porta di casa Kambara si abbassò con foga e un ragazzo in
tenuta da liceale fece irruzione nella stanza.
-Cibo
cibo cibo!!!! Se non mangio fra meno di un secondo…- farneticò mettendosi a rovistare
nel frigo –sono certo che morirò!
-Uf!
Quante scene!- lo riprese con aria saputa un ragazzino più piccolo che gli
somigliava molto –come se fossero giorni che non mangi!
-Tu
non capisci…- ribattè l’altro seccato infilandosi in bocca una sorta di piadina
e accendendo il microonde per scaldare il pranzo lasciatogli dalla madre
-all’intervallo c’è stato un problema al bar…così non ho potuto prendere la mia
solita merenda!- terminò in maniera melodrammatica con gli occhi lucidi.
-Ah-
fece l’altro ironico -sono addirittura cinque ore che sei a digiuno! Dovrei
esibirti al circo come animale raro, Takuya!
Il
ragazzo lo guardò inferocito.
-Dovresti
andarci tu al circo, visto che sei una SCIMMIA!
-Mi
chiamo Shynjia, non Scimmia!
-Fa
lo stesso..- borbottò Takuya apparecchiando velocemente sul tavolino davanti
alla tv –sei solo una fastidiosa scimmia inappetente!
-Inappetente?!non
sapevo che il tuo limitato cervello potesse conoscere simili parole…- lo
punzecchiò il fratello.
-Ti
do dieci secondi per sparire!- mugugnò lugubre il maggiore.
-Me
ne bastano due! Meno ti vedo e meglio sto!
-E
allora sciò!
-Ero
venuto solo per darti questa…- sventolò sotto il naso del fratello una busta
rosa –è per te…
Takuya
afferrò al volo la lettera rigirandosela fra le mani dubbioso.
-non
c’è il mittente..- osservò.
-Di
solito si fa così per le lettere d’amore…E’ la tua fidanzata?- chiese Shinya.
-Sai
bene che non ho nessuna fidanzata!
-E
allora chi è?
-Se
me la fai aprire magari lo scopriamo!
Il
fratello minore annuì incuriosito avvicinandosi.
Takuya
sollevò il lembo di carta e sbirciò nella lettera.
Qualcosa
che vide lo convinse a richiudere subito.
-Che
c’è? Che hai visto?- chiese Shinya.
-Niente,
niente…- rispose Takuya allontanandosi dal fratello con movimenti impacciati –nulla
di importante…solo un mio amico…
Il
ragazzino lo guardò con occhi inquisitori e lui iniziò a sudare freddo:
conosceva quello sguardo, Shinya non aveva abboccato.
-non
ci credo!- gridò infatti puntandogli contro un indice inquisitore –fammi vedere
di chi è quella lettera! Voglio saperlo!!!
-Ti
ho detto che è di un amico…
-Un
amico chi?
Nella
mente di Takuya si formò istantaneamente un nome preciso, un nome che non
pronunciava più da tanto tanto tempo.
-Koji.
Si chiama Koji.
Il
fratellino lo scrutò a lungo cercando di trovare un cedimento nel suo sguardo:
sapeva che non era bravo a mentire e che spesso cedeva dopo una pressione anche
piccola. Purtroppo per lui questa volta non accadde.
-E
va bene…- brontolò con disappunto -per ora ti lascio la tua lettera e faccio
finta di crederti…ma sappi che scoprirò
cosa contiene e chi l’ha scritta…perché scommetto…che è di una ragazza…
Takuya
arrossì e lanciò un ultimo sguardo assassino a Shinya prima che sparisse in
camera sua. Poi si accasciò sul divano sospirando. All’improvviso un mare di
ricordi lo aveva sommerso riportandolo indietro nel tempo, a tanti anni prima,
in un posto lontano, magico, unico.
Il
timer del forno che squillava lo fece tornare bruscamente alla realtà. Prese il
suo piatto e qualcosa da bere e si riaccomodò di fronte al televisore.
Il
pranzo di sua madre era davvero ottimo, pensò mentre se lo gustava
sorridendo.
-Signori
e signore…- esordì un ragazzo corpulento parlando a sé stesso -ecco a voi, il
mio gioiellino…
Si
voltò sorridendo a trentadue denti verso un’automobile sportiva che troneggiava
nel piccolo garage.
-Sei
uno splendore tesoro…- disse a bassa voce accarezzando con un panno il cofano
nero metallizzato –ne è valsa la pena di fare tutta quella fatica per
rimetterti in sesto…
L’aveva
trovata quasi un anno prima abbandonata da uno sfascia carrozze e da subito se
ne era innamorato. Quello era il tipo di auto che faceva per lui: sportiva, ma
pratica, aggressiva, ma non appariscente, veloce, ma sicura. Ci aveva lavorato
sopra a lungo, ragionando attentamente su ogni modifica e su ogni riparazione.
Aveva anche dovuto cercarsi un lavoretto pomeridiano per pagarsi i materiali,
ma ora che la vedeva, così splendente e così sua, capiva che ne era davvero
valsa la pena!
Sospirò
ammirato.
Aveva
fatto un ottimo lavoro, doveva proprio riconoscerlo!
Si
intendeva di meccanica fin da bambino e aveva spesso ideato piccoli
marchingegni o fatto delle riparazioni, ma niente poteva eguagliare quello
aveva appena terminato.
Si
scostò i capelli dalla fronte e poi stiracchiò le braccia indolenzite: non
aveva quasi dormito quella notte pur di finire il suo gingillo, ma adesso era
davvero troppo stanco per poter uscire a farle fare un giro.
-Dovrai
aspettare ancora un po’…- sussurrò sottovoce agli specchietti incamminandosi
verso la scala che conduceva al piano di sopra.
Non
accese la luce, ma procedette tastando le pareti fino a riconoscere la
familiare porta di casa.
Entrò
richiudendosela alle spalle e dirigendosi subito in camera. Aveva molte ore di
sonno arretrate da recuperare.
Stava
già per buttarsi sul materasso quando scorse qualcosa sulla scrivania che
catturò la sua attenzione. Era un busta di colore rosa. Non c’era il mittente.
Il ragazzo la rigirò fra le dita perplesso: sul retro in un’elegante grafia
troneggiava la scritta Junpei.
-Koichi!!!!
Una
voce femminile si diffuse per il corridoio deserto del piccolo appartamento,
rimbalzando sulle pareti.
-Koichi!!-
ripetè la donna spuntando dalla porta della cucina e scrutando nel corridoio
–benedetto ragazzo! Ma si può sapere dove sei finito!?
La
donna sospirò, dirigendosi verso una porta alla sua destra per accertarsi della
presenza del figlio, ma non le fu necessario muovere un altro passo.
Un ciuffo di capelli neri fece capolino dallo
stipite.
-Koichi!
Finalmente!
-Scusa
mamma…- balbettò lui -stavo…ero concentrato su una cosa…non ti ho sentito…
La
madre lo scrutò con un po’ di apprensione: sembrava più pallido del solito e
soprattutto aveva l’impressione che sfuggisse al suo sguardo.
-Tutto
bene?- chiese infatti.
Lo
vide scuotersi, se pur impercettibilmente e cercare di apparire il più normale
possibile. Le sorrise anche.
-Certo,
certo! Ma…perché mi cercavi?- domandò lui tentando di deviare la sua
attenzione.
La
madre sobbalzò ricordandosi all’improvviso di qualcosa.
-Tuo
fratello…è al telefono…vuole parlare con te…
Stranamente
la cosa non parve stupire il ragazzo.
-Bene…
passami la chiamata sul telefono della camera per favore…- disse soltanto
chiudendosi la porta alle spalle.
Appena
fu solo sospirò di sollievo, poi afferrò una busta e si lanciò sul letto
aggrappandosi alla cornetta e attendendo impaziente il segnale di connessione.
-Pronto?
Koichi?- gracchiò finalmente una voce dall’altra parte del filo -Ci sei?
-Si-
rispose precipitosamente -ciao Koji! Aspettavo la tua chiamata…
-Non
mi pareva visto il tempo che mi hai lasciato ad aspettare…- brontolò l’altro.
-Scusami…è
che …la stavo ancora leggendo…
Ci
fu un momento di silenzio poi Koji sospirò.
-E
così non mi sbagliavo…ne hai ricevuta anche tu una uguale…
-Si…una
busta rosa col mio nome scritto dietro…cosa ne pensi?
-Be…non
saprei…all’inizio ero perplesso…pensavo fosse un tuo scherzo…
-Da
quando ti faccio scherzi?
-Da
mai…ma ci ho messo un po’ a realizzare che era autentica…
-Già…io
ho escluso lo scherzo quando ho visto…l’allegato…
-be…si…non
può che essere vero…funziona sai? Ho già provato!
-Incosciente…avresti
dovuto aspettarmi…
Koichi
sentì il fratello sbuffare a quel rimprovero: in fondo sapeva che a Koji non
piaceva sentirsi dire cose del genere, da quel ribelle testone che era.
-A
parte questo…credi…
-Cosa?
-Credi
che dovremmo contattare gli altri?
Koji
ci pensò un po’ su.
Gli
altri. Era tanto che non si sentivano. Chissa come, si erano persi di vista,
ognuno nei suoi impegni, nella sua vita, nel suo caos.
-Be,
Koichi, credo che non occorra…li troveremo là.
-Hai...hai
intenzione di andarci davvero?
-Certo
perché no!?- fece l’altro stupito -in fondo è un invito!
-Be
non so…non mi fido tanto e poi…
-Tu
non c’eri quando li abbiamo conosciuti…- lo interruppe Koji - in verità
all’epoca…non sapevo neppure di avere un fratello..
A
Koichi non sfuggì la sfumatura di tristezza e malinconia.
-Comunque
credo ci si possa fidare…
-Bene...allora
prepariamo una scusa per la mamma…
Il
campanello di casa Kambara suonò. Takuya , che si era appisolato sul divano
allungò una mano cercando una sveglia che non poteva trovare.
-Ancora
5 minuti…- mugugnò convinto che fosse mattina, ma il campanello suonò di nuovo,
con più insistenza. Passò un secondo e lo sconosciuto visitatore iniziò a
premere con più foga.
Takuya
si scosse alzandosi di scatto, quasi in risposta a un ordine. Gli ci vollero un
paio di secondi prima di capire dove si trovava e che cosa stava succedendo,
poi si precipitò con gli occhi ancora impastati di sonno alla porta.
“Ma
questo vuole rompermi il citofono!!” pensò con aria aggressiva mentre abbassava
la maniglia pronto a litigare con l’autore di tanto scompiglio.
-Ma
si può sapere chi è!- sbottò infatti spalancando il portone principale –che maniere
sono queste di…
Ma
la voce gli morì in gola. Davanti a lui un ragazzo atletico di qualche anno più
piccolo gli sorrise nervoso.
-Ciao
Takuya! Scusa per i modi…
Il
padrone di casa sbattè gli occhi un paio di volte, poi per sicurezza si diede
un pizzicotto.
Convinto
di essere sveglio non seppe più trattenersi e abbracciò con slancio il nuovo
venuto.
-Tommy!!!!-
gridò felice –ma quanto sei cresciuto!!!!
Il
più giovane rise contento.
-Hai
visto? Non ti arrivo più alle ginocchia adesso!
Takuya
lo squadrò da capo a piedi, cercando di riconoscere nell’adolescente che gli
stava davanti il bambinetto piagnucoloso e viziato che aveva conosciuto anni
prima.
-Che
piacere!- disse poi sorridendo –ma entra non stare sulla soglia…ti offro
qualcosa da bere?
-No
grazie…non ho moltissimo tempo…mi aspettano per gli allenamenti di calcio…-
rispose Tommy entrando timidamente nell’appartamento.
-A
cosa devo l’onore della tua visita?
L’altro
lo guardò un po’ perplesso, come se non si aspettasse quella domanda.
-Be
io…- balbettò –pensavo che…che fosse arrivata anche a te- concluse poi
estraendo dalla tasca della tuta una busta stropicciata.
-Oh!-
fece Takuya –quella! Pensavo di essermela sognata!
-Già…anche
io ci ho messo un po’ a realizzare che era vera…
-Cosa
ne pensi?
-Be,
sei tu il capo…
Takuya
sorrise. Era vero. Durante tutto il viaggio era stato lui a guidare il gruppo,
anche se non era il più grande e anche se Koji all’inizio non faceva altro che
contraddirlo…
-Non
serve più un capo…- ripose con filo di tristezza.
-volevo
solo sapere cosa pensi di fare…- replicò Tommy alzando le spalle con noncuranza
mentre giocherellava con uno strano aggeggio.
Takuya
si guardò attorno. Non aveva avuto molto tempo per pensarci.
-Be…-
rispose dopo una breve riflessione –è un’occasione unica no?
-Già…
-Allora
approfittiamone!
Tommy
sorrise contento.
-Era
proprio quello che speravo di sentirmi dire!
-Ci
andiamo insieme?
Il
più giovane annuì.
-Certo!!
Domani alla stazione di Shibuya?
-Sotto
l’orologio grande..- precisò il maggiore.
-Perfetto!
Ora scusa ma devo proprio scappare…il mio allenatore è un vero carceriere…
-Qualcosa
a che vedere con lucemon?!- domandò ironicamente.
Tommy
sorrise allo strampalato paragone.
-Si…un
parente stretto- rispose ammiccando mentre usciva sul pianerottolo.
Il
giovane Kambara restò a guardarlo mentre scendeva a precipizio dalle scale.
-A
domani…- gli gridò appena fu davanti al portone.
-Ok!
E non dimenticarti di portare questo!!- rispose l’altro indicando un oggetto
che teneva in mano.
Takuya
sorrise. Per quanto da lassù fosse quasi invisibile, per quanto fosse piccolo e
lontano, lui l’aveva riconosciuto subito, senza la più piccola ombra di
incertezza : il buon vecchio caro digivice!
Il
marciapiede era affollato di gente e Zoe iniziò a borbottare fra sé che quella
di accettare era stata una pessima idea. Faceva un caldo torrido, la valigia
che si stava trascinando dietro da casa era tanto pesante che le piccole di
ruote di cui era dotata minacciavano di cedere da un momento all’altro e la
stazione di Shibuya sembrava essere stata inghiottita dalla folla di persone
che le sciamava attorno.
Sospirò
calcandosi in testa l’ampio cappello di paglia per evitare che una folata di
vento glielo portasse lontano: ci sarebbe mancato solo quello!
-Maledetto
ventaccio- sibilò fra i denti –almeno fosse fresco! E invece sembra di stare
dentro a un gigantesco phon! Dilettante di un Eolo!- concluse poi lasciandosi
sfuggire un sorriso.
Anni
prima era stata lei a comandare il
vento. Lo sapeva che sembrava pazzesco e a volte faticava persino lei a credere
che fosse successo davvero, che davvero esistesse un mondo digitale che lei e
gli altri avevano salvato, che davvero aveva posseduto uno spirit e si era
trasformata nell’incarnazione di uno dei dieci leggendari guerrieri… Kazemon…
Quanto
le mancava la sensazione inebriante che provava ogni volta che compiva la
mutazione, ogni volta che si sentiva diversa e potente, ogni volta che si
alzava in volo in quel cielo dalle tre lune. Ma soprattutto le mancavano i
momenti in cui sentiva il vento sfiorarle i capelli parlando con lei,
raccontandole storie incredibili e lontane. La sentiva davvero la voce del
vento, e la notte quando non riusciva a dormire gli chiedeva di portarle i suoi
racconti e di cullarla con le sue canzoni. Era bello, bello da morire.
Si
stava dolcemente perdendo nei suoi pensieri, quando un’automobile sportiva le
si affiancò, rallentando per seguirla. Il conducente lasciò penzolare con
noncuranza il braccio fuori dal finestrino e le fece un cenno di saluto.
-Ehi
bionda! Serve un passaggio?
Un
fremito di stizza percorse il corpo magro e slanciato di Zoe. Odiava questo
genere di cose: odiava quei ragazzi che si sentivano tanto superiori da
permettersi di fermare una ragazza per strada solo per il fatto di averla trovata
carina e importunarla, che si atteggiavano a super uomini solo perché avevano
delle belle macchine o dei vestiti costosi. Ma la cosa che odiava più di tutte
e che la mandava letteralmente su tutte le furie era sentirsi chiamare
“bionda”!
-IO
HO UN NOME! MALEDIZIONE A TE!!!!- sbraitò voltandosi con occhi di fuoco verso
il malcapitato automobilista, pronta a incenerirlo con uno sguardo.
-Lo
so, lo so! volevo solo vedere se ti dava ancora fastidio!- rispose lo
sconosciuto ridendo, lasciandola completamente
di stucco.
-Ma…come…in
che senso…- balbettò lei confusa.
Il
ragazzo al volante della decappottabile sorrise togliendosi gli occhiali da
sole.
-che
c’è? Non riconosci più i vecchi amici?
Per
un secondo, un solo, lunghissimo secondo, Zoe guardò il viso di quel ragazzo
senza riuscire a parlare, poi nella sua mente si formò un’immagine. Cacciò un
urlo acutissimo lasciando andare valigia e cappello.
-JP!!!!!!!!!!!!
-In
carne ed ossa per servirla e…
Ma
non riuscì a terminare la frase perché la ragazza si era letteralmente lanciata
su di lui stringendolo in un abbraccio spontaneo e travolgente.
-Oh
JP…- proseguì lei sentendosi venire le lacrime agli occhi –quanto tempo…quanto
mi sei mancato…quanto sei cambiato…quanto sono felice di averti incontrato!!!
Il
ragazzo diventò immediatamente rosso come un pomodoro: Zoe aveva sempre
esercitato un’attrazione fortissima su di lui e per anni era rimasta nella sua
memoria come l’immagine di un primo amore mai vissuto, irraggiungibile, come il
simbolo di una bellezza insuperabile, di un ideale femminile inaccessibile. E
adesso era lì, con lui, sulla sua nuovissima macchina, e lo stava persino
abbracciando. Pensò per un istante che era davvero felice e che nonostante tutto il tempo passato
lontani loro due non si erano mai davvero persi, perchè adesso che erano di
nuovo insieme tutto sembrava esattamente come allora.
Zoe
intanto si era sciolta dall’abbraccio e guardava il nuovo JP con occhi
meravigliati e inteneriti.
-ormai
sei un uomo…- sussurrò appena, troppo emozionata per proseguire.
-Be…sai
com’è, il tempo passa…a tutti succede di crescere prima o poi! Anche tu sei
cambiata, sai? Non ero sicuro che fossi tu fin quando non ti ho visto negli
occhi: quelli sono sempre gli stessi, inconfondibili…Comunque, ti trovo bene,
davvero, bene…come sempre!
Zoe
sorrise.
-Grazie
JP! Anche io ti trovo benissimo..anzi, in splendida forma! Ti sei dato da fare
eh?
Il
ragazzo sfoggiò un sorriso così compiaciuto che Zoe comprese subito quanto
fosse orgoglioso del suo attuale aspetto.
-Si…un
giorno ho deciso che non poteva andare così e allora ho iniziato con la
palestra e un’alimentazione più equilibrata…adesso mi sento davvero meglio!
-Si,
si vede che sei proprio in forma! Ma questa macchina da dove salta fuori?
Vincita alla lotteria?
Di
nuovo JP sorrise soddisfatto.
-Bella
vero? L’ho presa che era un rottame e l’ho rimessa a nuovo da solo, pensa che…
-Oddio,
ma che ore sono???- chiese all’improvviso Zoe indicando ansiosa il quadrante
dell’orologio che spiccava luminescente oltre il volante.
Anche
JP si riscosse dalla discussione e controllò meglio l’ora.
-Cavolo…siamo
un po’ in ritardo…- constatò -ma non ti preoccupare, con questa ci mettiamo un
attimo! Aspetta, ti carico la valigia e poi andiamo…
-Immagino
abbia ricevuto anche tu la lettera…- fece Zoe mentre il ragazzo sistemava
agevolmente i suoi bagagli.
-Si-
confermò JP –è stata proprio una sorpresa, ma non me la sarei lasciata sfuggire
per nulla al mondo un’occasione così! Soprattutto per rivedervi tutti quanti!
-Ho
pensato la stessa cosa- asserì lei mentre JP girava la chiave e il motore
ripartiva con un rombo sordo.
-Si
parte!- annunciò lui ingranando la marcia.
-Evviva!-
replicò lei improvvisamente entusiasta; poi si alzò in piedi, aggrappandosi al
parabrezza e lasciando che il vento le scompigliasse la lunga chioma dorata.
Puntò
un dito contro al sole, poi la sua voce esplose cristallina –Digiworld, stiamo arrivando!
NOTA
DELL’AUTRICE
Salve
a tutti! Spero che il primo capitolo vi sia piaciuto e soprattutto che vi abbia
interessato. È la prima fict che scrivo sulla serie frontier, ma avevo proprio
voglia di rispolverare un po’ questi bellissimi personaggi che mi mancano
davvero…anche se so che mi pentirò di aver iniziato a pubblicare questa fict
prima di averla finita!! ^_^
Beh…vi
do appuntamento al capitolo successivo…e se avete voglia ditemi cosa ne
pensate!!
Alla
prossima!