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Autore: Purple_Rose    29/05/2012    7 recensioni
Cosa succede quando si mettono insieme i personaggi di Inazuma Eleven, Inazuma Eleven Go e un gruppetto di OC in una città chiamata Inazuma?
Me lo chiedo anche io! Ed ecco una possibile risposta!
P.S. ho ricevuto tutti gli OC che mi servivano, grazie!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Si va a scuola!


-Ciao mamma! Vado a scuola!-
-Buona giornata, tesoro!-
Era un giorno come tanti a nella tranquilla città di Inazuma. Eppure, era anche un giorno speciale: il primo giorno di scuola per gli studenti della Raimon Jr. H., la sua prestigiosa scuola. La sua fama era a livello nazionale e la fama di tutti i calciatori professionisti usciti da essa era indiscutibile. Ogni ragazzo legato anche solo di poco al calcio sapeva quanto era conosciuta la squadra e come ogni giovane calciatore desiderasse ardentemente entrarvi.
Una studentessa appunto di questa scuola stava uscendo di casa in quel preciso istante con l’immancabile divisa scolastica addosso, formata da una minigonna a balze blu, una camicetta bianca a maniche corte e un foular rosa legato attorno al collo. Attraversò il cortile appena fuori e mise piede sulla strada, limitandosi ad una camminata tranquilla. Era uscita presto apposta per prendersela comoda e vedere la scuola. Alzò per un momento lo sguardo verso l’alto.
Il cielo azzurro del mattino limpido e cristallino era il mare in cui qualche candida nuvoletta bianca nuotava dolcemente. Il sole splendeva e illuminava la città che piano piano si risvegliava.
Una folata di vento le scompigliò i capelli neri lucenti, mentre un paio di occhi di un timido viola spiccavano da una carnagione leggermente abbronzata. Il viso si allargò in un sorriso radioso.
Quella giornata pareva volerle dare il buongiorno!:
-Buongiorno anche a te!-
-Tsubomi!-. Una voce la costrinse a voltarsi indietro. Una ragazza stava correndo verso di lei, sbracciandosi con il sorriso stampato in faccia.
I capelli blu cobalto le arrivavano a malapena fino alle spalle, mentre due occhi celesti scintillavano alla vista della mora:
-Aoi! Ciao!-. Le due studentesse si affiancarono, l’una accanto all’altra, dirigendosi nella stessa identica direzione. Entrambe avevano presentato un’iscrizione alla Raimon, entrambe si dirigevano là ed entrambe... erano molto unite tra loro:
-Non vedo l’ora di arrivare! Chissà com’è fatta!-
-Ma come, Tsubomi, non l’hai ancora vista?-
-No! Per questo sono eccitata!-
-Capisco... questa è l’occasione buona per accalappiare qualche bel ragazzo!-. La mora arrossì di colpo per l’imbarazzo:
-Ma che cosa dici!-. Aoi lasciò andare una risatina maliziosa:
-Andiamo, sei talmente carina! Qualcuno lo troverai senz’altro!-
-Non dire sciocchezze! E poi... ho già abbastanza problemi-. Tsubomi abbassò lo sguardo, sospirando. L’amica la guardò con tenerezza.
Il suo vero problema era la sua difficoltà nella comunicazione con le altre persone. Povera Tsubomi... il fatto di dover assolutamente dire qualcosa ad una persona per stringere amicizia la mette sempre in agitazione, il che la fa sudare, il che le fa credere di non essere il massimo nell’aspetto fisico in quel momento, il che la mette ancora più in agitazione... Aoi ridacchiò leggermente a quel pensiero:
-Senti, Tsubomi, sei una persona eccezionale, dolce, gentile... e anche molto brava a fare i biscotti!-. Sul volto della mora comparve una risatina, la quale diede la carica alla blu per continuare:
-Quindi non c’è motivo perché tu debba avere dei dubbi! Sei una persona fantastica! Te la caverai alla grande! Troverai, anzi, troveremo tanti amici e... magari daremo un’occhiata ai fighi della scuola!-
-Aoi!!!-
-Che c’è? Guardare è lecito!-. Entrambe scoppiarono a ridere. Tsubomi lanciò un altro sguardo al cielo: quello sarebbe stato il suo panorama d’ora in avanti.
Sorrise. Non era affatto male.
 
Poco lontano, con la stessa destinazione e la stessa tensione, una ragazza camminava per le vie immersa nei suoi pensieri, come se fosse in uno stato di meditazione. Voglio entrare nella squadra della Raimon! Ce la posso fare! Devo solo mostrare a tutti le mie capacità... dimostrerò quanto valgo e diventerò calciatore professionista!:
-Ciao, Shìn!-. Una voce fece irruzione nella sua mente, riportandola alla realtà. Si girò, scrutando e riconoscendo il proprietario della voce. Esso la guardava dolcemente con due occhi castani, appena sotto una capigliatura color caffè lunga appena fino alle spalle.
La ragazza scostò una ciocca di capelli neri dai due occhi a mandorla, stranamente uno azzurro e uno verde, sorridendo largamente all’amico:
-Ciao, Shindo!-. Il ragazzo la raggiunse, camminando al suo fianco. Rimasero in silenzio per circa un minuto, poi lui stesso decise di prender parola:
-Sei tesa? Di solito ti metti a parlare piuttosto animatamente!-. La ragazza abbassò il capo:
-Beh, forse solo un po’...-. Non amava mostrarsi debole, voleva sempre dimostrare la propria abilità senza tentennamenti o incertezze. Questo Shindo lo sapeva, e ne sapeva anche il motivo:
-Sei preoccupata per la selezione della squadra? Non ne vedo il motivo!-
-Concordo, sei sempre stata grande in campo, Shìn!-. In mezzo ai due si infilò un terzo studente, sfoderando un sorriso smagliante.
Presentava uno strano contrasto nell’aspetto, che si notava confrontando il nero intenso degli occhi e il verde eccentrico dei capelli, accuratamente legati in una coda:
-E poi ci sarò anche io in campo per la selezione! Se prendono me, prenderanno senz’altro anche te!-. La ragazza annuì, mutando espressione. Perché essere tristi quando aveva degli amici come quelli?:
-Grazie, Midorikawa!-
-Ovvio che io sarò tra gli spalti a tifare per entrambi!-
-Grandioso, tutto quello di cui abbiamo bisogno è di un pianista fallito che schiamazza per noi!-. Al trio si unì un ragazzo dall’insolita capigliatura a cresta e gli occhi marroni dall’aria acida. Il ragazzo nominato lo fulminò con gli occhi:
-Ma che bello vederti, Fudou! Scommettiamo che non passerai la selezione?-. Fudou sorrise arrogantemente:
-Guarda che se non prendono me, non prendono nessuno di voi! Io sono il migliore!-
-Certo, Akio-kun, come no...-
-Fai poco la spiritosa con i soprannomi, Shìn, che in campo dimostrerò a tutti quanto valgo!-. La mora sospirò, rassegnata. Fudou non sarebbe mai cambiato:
-Ciao a tutti!-. Da una via sbucò una seconda ragazza, la cui zazzera di capelli mori dominava sul capo. I due occhi grigi con riflessi azzurrini sprizzavano d’energia, sotto uno dei quali era ben visibile una voglia a forma di fulmine sulla pelle rosea.
Il saluto fu deliberatamente ignorato, visto come Shindo fissava male Fudou, Fudou fissava male a sua volta Shindo, Midorikawa non sapeva come o cosa guardare e Shìn sperava in cuor suo di aver sbagliato gruppo di amici.
Traduzione: la mora appena arrivata era completamente priva di attenzione.
Alzò il sopracciglio, confusa. Si era persa qualcosa? Mi sarò persa qualcosa?:
-Mi sono persa qualcosa?-. Il gruppetto alzò lo sguardo verso la nuova arrivata, riconoscendola:
-Ciao Alexia-. Questa, ritrovatasi dopo l’attimo di confusione, rinacque con un sorriso:
-Ciao a tutti! Di nuovo!-. E il quartetto divenne quintetto:
-Allora, Alexia, sei nervosa?-
-Forse solo un po’, ma non vedo l’ora di mostrare a tutti la potenza del mio tiro!-
-Peccato che in campo ci sarò anche io, contro di me non ha speranze!-
-Lo vedremo, Fudou, lo vedremo!-
-Sono arrivato ultimo? Devo pagare una penitenza?-. Alla fine fece capolino un sesto studente, la cui folta chioma di capelli rosso fuoco formava qualcosa di simile ad una fiamma. Gli occhi gialli si sposavano alla perfezione con essi, quasi in sintonia perfetta:
-No, Nagumo, per stavolta passi! Ma alla prossima dovrai mangiare in piedi!-
-Ne prendo atto, Alexia, non arriverò più in ritardo!-
-Non esagerate! Siamo in anticipo! Arrivati alla scuola avremmo un sacco di tempo per vedere il campo e guardarci un po’ in giro!-
-Va bene, Shìn, mi hai convinto!-. Anche un osservatore estraneo al loro gruppo avrebbe compreso al volo l’amicizia che legava quel gruppetto di studenti. Erano in parecchi, eppure nessuno prevaleva sull’altro, ognuno era libero di parlare  senza problemi.
E tra questi ragazzi vi erano giovani calciatori desiderosi di entrare nella squadra della Raimon, ma non erano certo gli unici...
 
-Akira, lasciatelo dire, sei paranoica-. Nella stessa città e con la stessa meta due ragazzi attraversavano le vie di Inazuma che, una dopo l’altra, li avrebbe condotti nella loro nuova scuola.
Erano un maschio e una femmina
Il ragazzo teneva dei lunghi capelli turchesi legati in una coda, che lasciava una grossa ciocca di essi proprio davanti all’occhio sinistro, che come il destro erano marroni.
La ragazza aveva lo stesso tipo di capelli, ma li teneva stretti in uno chignon con due ciuffi cadenti davanti alle orecchie. Gli occhi, simili a quelli del ragazzo, presentavano inoltre delle striature color miele molto singolari.
Quest’ultima era visibilmente nervosa e maneggiava nervosamente con la collanina dorata che portava al collo:
-Ma potrebbe succedere, no? Insomma, cosa c’è di strano nel fatto che durante l’iscrizione al club di tennis una meteora ci colpisce e fa esplodere l’edificio?-
-... direi tutto-. Akira sospirò, rimettendo al suo posto il ciondolino a forma di chiavetta con cui giochicchiava:
-Scusami, Kazemaru, è che...-. Il ragazzo sorrise teneramente:
-Sorellona, so benissimo quanto sia importante per te entrare nel club di tennis della scuola, ma devi stare tranquilla! Tieni in mano la racchetta da tennis da tanto tempo che nemmeno ricordo quanto! Sei bravissima, entrerai all’istante!-. Di rimando la sorella sorrise. Suo fratello sapeva sempre come tirarla su di morale e aiutarla nei momenti difficili, per questo gli voleva così bene:
-Akira-chan! Sei proprio tu!-. L’interpellata si voltò in direzione della voce e notò una studentessa che correva verso di lei. La riconobbe all’istante:
-Reina-chan!-. Si mise a correre verso di lei non appena la vide. Appena si trovarono l’una di fronte all’altra, si presero le mani e presero a saltare insieme ridendo come pazze. Mentre una qualsiasi persona le avrebbe definite “matte”, Kazemaru preferiva il termine “amiche”:
-Akira-chan, non sapevo che abitassi a Inazuma!-
-E io non sapevo che tu abitassi qui! Che scuola frequenti?-
-La Raimon!-
-Anche io!-. E ripresero a saltare e ridere, sotto lo sguardo divertito del turchese.
Reina aveva i capelli blu zaffiro che le toccavano le spalle, di cui due ciocche dietro alle orecchie erano invece argentee. Gli occhi erano due cristalli azzurri splendenti, che in quel preciso istante brillavano di felicità:
-Sono felice di rivederti, Reina-
-Grazie, Kazemaru!-
-Coraggio! Andiamo a scuola! Muoviamoci!-. La turchese prese entrambi gli studenti per le braccia e li trascinò a forza lungo la via, impaziente di arrivare. Solo quando la fatica la sorprese iniziò a rallentare:
-... Akira-chan, noi possiamo camminare anche da soli...-. La ragazza annuì, rinunciando alla “forza bruta” in quel caso ed evocando pensieri pacifici, limitandosi a camminare a fianco agli altri due:
-Allora, avete intenzione di iscrivervi a qualche club?-
-Certo, la mia cara sorellona stava per farsi venire un infarto con le sue idee insensate riguarda al club di tennis!-. Akira mise ridicolmente il broncio, gonfiando le guance:
-Non è colpa mia se l’Universo può piombarti addosso da un momento all’altro!-. Kazemaru scoppiò a ridere, mentre Reina non capiva ovviamente a cosa si riferiva:
-Ma che vuol dire?-
-Niente, Reina, storia lunga!-
-Tu che cosa hai intenzione di fare?-
-Vorrei provare ad entrare nel club di calcio!-
-Buona fortuna! Dicono che non sia così semplice!-
-Beh, pazienza, voglio comunque provarci!-. La blu sorrise:
-Capisco, allora in bocca al lupo!-
-Crepi!-. Il turchese le fece l’occhiolino. Le sue aspirazioni per il futuro erano fin troppo positive per lasciarsi spaventare da qualche piccolo ostacolo.
 
Al contrario di questi ragazzi, alcuni erano già alla meta: la Raimon Jr. H..
L’edificio sulle tonalità del blu e del giallo svettava imponente nella proprietà privata che lo circondava, in parte consistente in zone di prato verdi e l’immancabile campo da calcio esattamente davanti. Gli alberi di ciliegio erano già in fiore e i petali delle loro rosee tonalità venivano trasportate dal vento che accarezzava quel luogo, donandogli un aspetto magico.
Accanto alla proprietà, appena fuori dal cancello, stava un trio di studenti: due ragazzi e una ragazza, rigorosamente in divisa scolastica. Essi si divertivano con un semplice pallone da calcio: i due ragazzi palleggiavano o si passavano tra loro la palla e poi , inaspettatamente, la tiravano verso la ragazza, che prontamente parava.
Palleggio, passaggio, palleggio, passaggio, palleggio, palleggio, passaggio, palleggio... tiro, parata:
-Gran bella parata, Swan! Migliori sempre di più!-
-Spero che sia sufficiente, Shirou...-. I due ragazzi erano gemelli, si capiva da varie caratteristiche: per esempio, oltre ai tratti del viso sovrapponibili, entrambi presentavano due occhi grigi e un taglio di capelli simili, ma mentre nel primo questi tendevano al rossiccio e erano all’insù, nel secondo erano completamente argentati e più rivolti verso il basso.
La ragazza aveva gli stessi occhi e la stessa carnagione chiara dei due gemelli, ma i capelli erano azzurri, nonostante la similitudine nella pettinatura. Inoltre, al contrario dei due ragazzi, lei era l’unica a indossare dei guanti da portiere:
-Non devi pensarla così, puoi farcela Swan!-. La ragazza sorrise:
-Grazie Atsuya! Coraggio! Fatemi un altro tiro!-. L’albino non se lo fece ripetere due volte. Prese la rincorsa e si diresse verso la sorella. Appena in prossimità della porta, che consisteva perlopiù nella distanza tra due alberi, posò una mano sul terreno e la palla si alzò in aria, avvolgendosi di neve e ghiaccio. Atsuya raggiunse la palla dopo varie rotazioni su se stesso e tirò, sprigionando tutta la potenza del colpo:
-TORMENTA GLACIALE!!!-. La ragazza strinse i pugni. Sapeva bene quanto era forte quel tiro, ma doveva farcela:
-La parerò!-. Si mise esattamente davanti alla traiettoria, sperando che bastasse la sola forza delle sue mani. Ma il tiro, con tutta la sua potenza, la scaraventò all’interno della “porta” senza che la potenza avesse tentennamenti:
-Swan!-
-Accidenti! C’ho messo troppa potenza!-. I due gemelli albini accorsero, mentre la sorella ancora era a terra:
-Swan! Come stai?-
-Sorellina! Non sai quanto mi dispiace!-. Il portiere alzò gli occhi, sospirando:
-Se avessi una tecnica micidiale forte e veloce come le vostre, sarebbe più semplice parare i soliti tiri come questo...-
-Che cosa vorresti insinuare sul mio tiro?-
-Atsuya, non è il momento!-. Questo distolse lo sguardo offeso. Shirou si sedette vicino all’azzurra, sorridendo:
-Lo sai quanto tempo c’è voluto perché io e Atsuya imparassimo i nostri tiri speciali? Un sacco, te lo posso garantire! Se ti allenerai con impegno anche tu ce la farai!-. Anche il fratello arrabbiato dovette annuire. Dal viso della ragazza svanì ogni traccia di insicurezza, mostrando un sorriso radioso e determinato:
-Bene! Ricominciamo!-. I due gemelli sorrisero, rasserenati.
Quella era la Swan che conoscevano e alla quale volevano un mondo di bene.
 
C’erano anche altri studenti che non erano nemmeno usciti di casa...:
-Muoviti, Afuro! Se non ti sbrighi ce ne andiamo!-
-Un momento! Ancora un momento!-
-Questo lo hai detto già due ore fa!-. Infatti davanti ad una delle belle case della periferia di Inazuma stavano due ragazze dall’aria piuttosto infastidita.
Una di queste aveva una chioma di capelli bruni tendenti al nero lunga poco più giù delle spalle, mentre gli occhi grigi tendenti all’azzurro parevano voler fulminare la casa che aveva davanti.
L’altra ragazza aveva i capelli azzurri raccolti in una strana acconciatura a forma di due ventilatori, gli occhi dello stesso colore ribollivano di rabbia e avrebbero potuto incenerire una persona sul posto vista l’intensità:
-Se non ti sbrighi arriveremo in ritardo! E se perdo il discorso del preside agli studenti del primo anno per colpa tua, giuro che te la faccio pagare cara!-
-Ho quasi finito! Non ti innervosire, che ti si fanno le rughe!-
-NON TRATTARMI COME UNA ZITELLA, DIAMINE!!! ORA BASTA!!!-. La bruna si lanciò decisa verso l’interno della casa, entrando senza difficoltà dalla porta già aperta, salendo le scale e irrompendo nella stanza del “dannato”:
-AH!!! CHE COSA CI FAI TU QUI???-
-DOVREI FARTI LA STESSA DOMANDA!!!-. Con una presa a dir poco ferrea, la ragazza afferrò l’obbiettivo per i lunghi capelli biondi, trascinandolo fuori casa ripercorrendo al contrario la marcia già fatta. Arrivata fuori, lasciò libero il prigioniero, sorridendo soddisfatta:
-Et voilà! Un biondo effeminato pronto per andare a scuola catturato nel giro di qualche minuto! Acclamatemi!-. La ragazza-ventilatore applaudì ammirata, mentre il biondino puntava il suo sguardo da cane bastonato su entrambe attraverso i suoi occhi rosso scarlatto:
-Perché mi fate questo???-
-Non ci andava di aspettare, Eri ha fatto bene a venirti a prendere!-
-E che cosa dovevo fare, Maki? Dovevo sistemare i miei setosi e magnifici capelli biondo naturale! Oggi li ho profumati alla pesca! ALLA PESCA!!!-. Si annusò una ciocca con fare da intenditore, scostando i capelli come in una pubblicità di shampoo. Le due ragazze lo guardarono basite:
-... ehi, Eri, sei sicura che sia un maschio?-
-A questo punto, ho qualche dubbio in proposito-. Le due scoppiarono a ridere:
-Di che cosa state parlando?-
-Niente, niente...-. E con grande sollievo delle due ragazze, il trio si avviò finalmente verso la nuova scuola, mentre Afuro passava il tempo a farsi passare i capelli tra le dita e pensare a quanto fossero stupendi. Anzi, PARLAVA di quanto fossero parlava:
-Oh, mia chioma bionda perfetta, sei meravigliosa! Se fossi una donna, ti avrei già sposato! E senti che profumo delicato ma intenso... mm! Che delizia! I miei capelli sono anche così morbidi e soffici! Un dio non ne avrebbe di così belli! E poi...-. Le due amiche lo fissavano quasi come se fosse stato un estraneo, chiedendosi se non sarebbe stato meglio lasciarlo, anzi, rinchiuderlo a casa sua. Finalmente il biondo dio si decise a parlare di qualcosa di diverso dai suoi “meravigliosi capelli”:
-Dunque... come sta Hakuryuu?-. Eri ringraziò mille volte il cielo poiché aveva un fratello:
-Sta bene, probabilmente è con papà, lo aiuta a cercarsi un lavoro-
-Capisco... Maki, hai intenzione di iscriverti al club di calcio?-
-Ma neanche per sogno! Io il calcio proprio non lo capisco, in fondo i calciatori passano la giornata solo prendendo a calci un pallone!-. L’amica ridacchiò. Aveva sentito quella frase dalla sua amica decisamente troppe volte:
-Maki, sai quante volte ti avrò ripetuto che il calcio non è così facile come dici tu?-. L’interpellata iniziò a contare sulla dita:
-... non so, dimmelo, sei tu il genio matematico!-. Eri si mise un momento a riflettere. Il suo genio matematico si mise all’opera per risolvere quel difficile dilemma. Bastava calcolare velocemente la percentuale di possibilità che Maki aveva avuto di dire quella frase in tutto il tempo trascorso insieme, per poi sottrarre tutti gli avvenimenti sfavorevoli ad esso e moltiplicare il tutto con...:
-... direi un bel po’!-... la grande definizione matematica per eccellenza:
-Mi sa che ci toccherà iscriverci a qualche club... mia madre non vuole che ciondoli tutto il giorno!-
-Io sono già propensa ad iscrivermi al club di calcio come manager! Tu Afuro?-
-... che cosa hai detto? Ero distratto da capello che era andato fuori posto, ma con cura e amore l’ho fatto tornare dov’era prima!-. Un altro sguardo rassegnato ma divertito partì dalle due.
Non si poteva parlare d’altro con Afuro, lui era fatto così.
Ma quelli non erano gli unici ragazzi che erano partiti da poco da casa...
 
Rosso.
Rosso come il sangue.
Sangue è ciò che la circonda.
Vivo sangue rosso scarlatto.
E a terra i suoi genitori.
Morti.
Privi di vita.
Vita che è stata loro rubata.
Rubata... da lei.
-... Mio, perché?-
Un ghigno risuona nel silenzio.
Due occhi dorati paiono compiaciuti.
Una mano tiene saldamente un coltello sporco di sangue.
Un altro ghigno.
-MIO!!!-. Un cuore in tumulto si destava or ora, scontrandosi di colpo con la realtà. I raggi del sole filtravano dalla finestra e la costrinsero a chiudere gli occhi per un momento.
Sospirò:
-Un’altra volta...-. Due piedi si posarono a terra, sostenendo il corpo che piano piano si dirigeva in bagno. Arrivatoci, il viso di esso si riflesse nello specchio: mostrava una ragazza dai capelli blu notte, che leggermente scompigliati le arrivavano a sfiorare le spalle. Due occhi color dell’oro erano decisi e in quel momento anche un po’ arrossati, chiaro segno di chi non aveva dormito molto. La fronte dalla pelle candida era ancora sudata, qualche capello appiccicato alla pelle.
La ragazza tirò un altro sospiro. Perché? Perché lo hai fatto?:
-Haruhi? Ci sei?-. Sentendosi chiamare, la blu uscì dal bagno e si affacciò dalla finestra della sua camera, notando all’istante tre studenti.
Colei che l’aveva chiamata, una ragazza, saltava e si sbracciava largamente temendo di non riuscire a farsi notare. Ad ogni balzo i corti capelli corvini si muovevano con esso, rischiando di far cadere la montatura rossa di occhiali che svettava su di essi. Gli occhi grigi puntavano dritti alla meta: la finestra dell’amica.
Accanto vi era un ragazzo dai capelli color del tramonto, che insieme a due specchi azzurri puri appena sotto ad essi non nascondevano una certa indole allegra e vivace. Lo sguardo energico e il sorriso radioso non facevano altro che confermare il carattere esposto.
E infine c’era un ultimo studente dall’insolita chioma rosa. La pelle estremamente abbronzata faceva immediatamente pensare ad una vita marittima. Gli occhi nero pece avevano l’aria di chi non aveva la minima voglia di aspettare. Infatti, proprio non ne aveva:
-Muoviti, Haruhi! Voglio vedere questa famosissima scuola! Sbrigati!-. La ragazza ancora in casa sorrise, vestendosi rapida con la divisa ufficiale della Raimon Jr. H. e andando incontro ai tre amici:
-Eccomi ragazzi! Vi sono mancata?-
-Certo, un sacco!-. Il quartetto appena formato si avviò verso la scuola ormai conosciuta, senza fare a meno di chiacchierare tra loro:
-Che mi dici, Haruhi? Ti proporrai come manager nella squadra di calcio?-
-Assolutamente sì! Non vedo l’ora! Dicono che nella Raimon siano nati dei grandi campioni a livello mondiale!-. Il rosso sbuffò, incrociando le dita delle mani e portandole dietro la testa:
-Che ti importa? Mica giochi!-
-Non capisci, Tayou? Vedrò tanti ragazzi e ragazze volenterosi di lanciarsi nel calcio professionistico e di viaggiare per il mondo alla conquista del mondo sul campo sportivo! È un’occasione unica per vedere il mondo!-. Sorrise:
-Capisco, sempre la solita sognatrice!-
-Puoi dire quello che vuoi, ma io rimango della mia idea! Voglio vedere il mondo e per farlo non c’è modo migliore se non quello di veder nascere una squadra famosa a livello mondiale!-
-Buongiorno, ragazzi-. Dall’angolo della strada sbucarono altri due ragazzi, caratterizzati dalla stessa identica freddezza.
Uno dei due aveva uno strano sguardo vitreo, come se non gli importasse ciò che lo circondava. Dalla carnagione color caramello facevano capolino due occhi viola intenso estremamente misteriosi, uno dei quali coperto da una ciocca di capelli mori.
L’altro presentava la stessa imperturbabilità. I capelli argentati e la pelle chiara erano mirati a mettere in evidenza gli occhi azzurri, che in loro assenza sarebbero sembrati come due pietre opache e prive di riflessi.
Entrambi accennarono ad un saluto molto misero, che nonostante ciò i compagni parvero accettare:
-Suzuno! Gabriel! Eccovi qui, ragazzi!-
-Buongiorno, Tsunami-
-E basta con questo “buongiorno”! Siamo amici! Sciogliti, fratello!-. Tsunami circondò il collo di Gabriel col braccio, sorridendo largamente. Questo rimase immobile e impassibile, come se non fosse successo niente. Il ragazzo si arrese:
-Capito, oggi non ti va di fare l’amicone! Ma quando ti passa fammi un fischio, fratello!-. Fece l’occhiolino, affiancando Tayou e iniziando a parlare di chissà che cosa:
-... b-buongiorno G-Gabriel...-. L’interpellato posò il suo freddo sguardo sulla corvina, che si stringeva le mani quasi stesse pregando:
-Ciao, Haruna-. La ragazza sorrise, arrossendo leggermente. Il moro aumentò il passo e si mise nuovamente in parte a Suzuno:
-Non te la prendere, sai com’è fatto!-. La blu posò una mano sulla spalla di Haruna, sorridendo dolcemente all’amica, che ricambiò:
-Non sono amareggiata, perché... mi ha detto “ciao”, non “buongiorno”!-. Gabriel... questi piccoli gesti mi bastano per lasciarmi ancora sperare...
Haruhi ridacchiò. Certo non capiva quelle storie romantiche e strappalacrime, le trovava solo buffe dal suo punto di vista.
Chissà se andando alla Raimon avrebbe cambiato idea...
 
-Dico solo che se mettessi il cuore in ciò che fai, non sembrerebbe una tortura-
Nel frattempo altri due ragazzi si dirigevano nel medesimo posto. Uno dei due parlava palleggiando con un pallone da calcio quasi senza accorgersene:
-Goenji, te l’ho detto e te lo ripeto, io non gioco a calcio perché mi piace! Ci gioco solo perché lo vuole mio padre! Accidenti!-. L’argomento faceva irritare non poco l’altro studente, lo si capiva facilmente.
Questo aveva tratti fisici molto chiari, a cominciare dalla pelle color latte, quasi irreale. Una chioma argentata non poteva essere di un colore più adatto in coppia con gli occhi color ghiaccio. Sotto uno di essi, quello destro, appariva uno strano segno, simile ad una cicatrice.
Il “palleggiatore” invece appariva con uno strano contrasto tra il biondo pallido dei capelli e la leggera abbronzatura della pelle. Gli occhi color cioccolato penetranti parevano calmi e dolci come sembravano duri ed energici:
-Lo so, Lance, lo so! Ma ti ripeto, che se ci mettessi un qualche tipo di sentimento...-
-Uffa, ma vuoi stressarmi tutto il giorno? Lasciami in pace!-. Lance accelerò leggermente il passo, mettendo le mani in tasca.
Il biondo sospirò, lasciando cadere il pallone e correndoci dietro. Raggiunse il compagno nel giro di qualche secondo, ritrovandosi accanto a lui nuovamente. Esso sospirò:
-Senti...-
-Lo so che ti dispiace, Lance, tranquillo... è che se tu lo volessi potresti davvero divertirti a giocare a calcio!-
-Certo... quando scoprirai che il calcio risolve in un batter d’occhio i problemi delle persone, prova a richiedermelo. Altrimenti lascia stare, ho cose più importanti a cui pensare invece che imparare come si mette il cuore in un pallone di cuoio!-. Goenji scosse la testa. Certe volte non riusciva proprio a capirlo:
-Almeno hai la vaga idea della fama della squadra a cui sei iscritto?-
-Guarda che anche se non giocassi a calcio, tutto l’Universo sa che squadra è la Raimon! La sua fama è ovunque! Comunque non mi serve sapere molto: mi basta sapere che sarò il numero dieci, che sarò il capitano e che sarò il capo cannoniere della squadra, fine della storia! Hai capito?-
-Ho capito, signor “misere aspettative”-. Lance grugnì, distogliendo lo sguardo. Goenji è davvero fissato, non capisco perché attaccarsi tanto ad uno sport come questo! Io ci sono costretto da mio padre, lui non ha vincoli... quanto lo invidio... Improvvisamente il suo volto si fece scuro. Perlomeno uno dei miei familiari è felice di me, questo per adesso può bastare...:
-... Lance?-
-Dimmi-
-Mi sa che ci siamo-. Ed era così. L’imponente struttura della scuola era davanti ai loro occhi, quasi mirata a metter soggezione. E forse Goenji un po’ ne aveva:
-Direi niente male-
-Nah, Goenji! Tu ti sorprendi sempre per tutto! È solo una scuola, ricordatelo!-
-Certo, è solo una scuola... una scuola famosa per la sua squadra di calcio dalla quale sono usciti giovani promesse calcistiche nonché vere leggente nel gioco nel pallone!-. L’albino sospirò. Che ci trovava in quello sport, non gli sarebbe mai stato chiaro...
 
-No, ritenta!-
-Dunque... è il club di tennis?-
In prossimità della scuola un altro gruppetto di ragazzi camminava in divisa scolastica verso di essa. Un trio con uno studente e due studentesse:
-No, ritenta!-
-Allora... è il giornalino scolastico?-
-Ma ti sembra che io scriva qualcosa se non sono obbligato?-
-Giusto, giusto...-. Il ragazzo e una delle due ragazze sembrava che stessero giocando a una specie di indovinello:
-... niente, non mi pare di conoscerne altre!-
-Allora te lo dico! Tieniti pronta... è il club di calcio!-
-Davvero?!-
Il ragazzo orgoglioso della sua iscrizione aveva una folta chioma rosso rubino, che non passava certo inosservata visto il colore estremamente pallido della pelle. Gli occhi verde-acqua sembravano inespressivi eppure incredibilmente fieri:
-Ebbene sì! Ho deciso!-
-Scusa... sai come si gioca?-
La ragazza dubbiosa portava dei lunghi capelli rosa confetto. Gli occhi verde prato trasmettevano una dolcezza incredibile, forse dipesa dalla leggera bassezza di statura:
-Certo che lo so! Ho anche un tiro imbattibile!-
-Ah, io ti credo, Hiroto... ma il resto del mondo direi proprio di no!-. Le due scoppiarono a ridere, mentre il rosso metteva ridicolmente il broncio.
L’ultima del gruppo era una bionda dagli occhi azzurri limpidi, che le donavano un aspetto angelico grazie alla pelle leggermente pallida:
-Ridete, ridete pure! Ma quando sfodererò la mia tecnica micidiale imbattibile allora non riderete più!-
-Scommettiamo? Tanto la selezione la faremo insieme!-. Al ragazzo per poco non venne un infarto:
-Cosa?! Ma, Mizuka, dici davvero?-. La bionda sorrise orgogliosa:
-Ovvio, credevi che saresti stato l’unico ad iscriverti? Credenza molto intelligente, visto quanto “non” è famosa la prestigiosissima scuola della città di Inazuma!-. Hiroto assunse la classica espressione “sono-odiato-da-tutto-il-mondo-che-qualcuno-mi-dia-conforto!”:
-Marie! Aiutami almeno tu!-
-Scusa, Hiro-chan, ma contro Mizuka non puoi vincere!-. Il viso del ragazzo passò velocemente all’espressione afflitta, con tanto di braccia lasciate penzolanti e occhi da zombi. Le due amiche lo fissavano esterrefatte:
-Ma dai, non ti sembra di esagerare?-
-No-
-Quando fai così sei insopportabile!-. C’è solo un modo per rimetterlo in sesto...:
-Beh, comunque nella Raimon ci saranno un sacco di belle ragazze che non conosci a cui fare la corte!-. Il mezzo zombi resuscitò miracolosamente dal suo stato catatonico e si lisciò i capelli, eseguendo un perfettamente collaudato “sguardo da Don Giovanni”:
-Sono pronto! Che vengano a me le pupe!
-Non dovrai aspettare molto, la scuola è proprio lì-. La rosa indicò l’istituto blu e giallo che si innalzava poco lontano da loro, circondato dai suoi meravigliosi ciliegi:
-Grandioso!-
-Splendido!-
-PUPA!!!-. Il rosso pazzo maniaco si lanciò verso la sua preda: una ragazza dai capelli azzurri con dei guanti da portiere addosso. Hiroto la prese per una mano, inginocchiandosi ed esibendosi in un elegante baciamano:
-Salve, leggiadra creatura! Io, umile essere umano, chiedo che tra le tue innumerevoli doti ci sia quella della clemenza nei miei riguardi! Voglio essere colui che ti insegnerà cos’è l’amore e ti mostrerà come due cuori possano...-
-TORMENTA GLACIALE!!!-. Prima che potesse dire altro, il rosso venne preso in pieno da un tiro decisamente violento, che lo mise al tappeto in un nanosecondo. Il calciatore proprietario del tiro si avvicinò al “cadavere”, abbassandosi leggermente per vederlo in faccia:
-Scusami tanto, ma nessuno può fare la corte a mia sorella senza il mio permesso! Avrei dovuto dirtelo, bell’imbusto!-
-Atsuya, avresti potuto evitare...-
-Shirou, tu sei fin troppo clemente! Per fortuna che ci sono anche io nella tua vita!-
-Già... che fortuna-. Le amiche del rosso si avvicinarono ad esso, controllando il suo stato di salute. Questo parlava abbastanza piano, quasi in sussurro:
-... Marie...-
-Dimmi, Hiro-chan-
-... ho i capelli a posto?-. Lei sospirò rassegnata:
-Nemmeno una tempesta potrebbe rovinarli, tranquillo!-. La portiera si avvicinò al trio, sorridendo imbarazzata:
-Vi chiedo scusa da parte di mio fratello, Atsuya sa essere un tantinello aggressivo...-. La bionda le sorrise:
-Lascia stare, Hiroto si meritava una lezione! Mi chiamo Mizuka Sato, mentre lei è Marie Storm! Piacere di conoscervi!-
-Il piacere è mio! Mi chiamo Swan Fubuki, loro sono i miei fratelli Atsuya e Shirou Fubuki!-. Entrambi salutarono, nonostante l’aggressivo fosse un po’ astio:
-Ehm... mentre il farfallone a terra è Hiroto Kiyama che... non è assolutamente in grado di parare un tiro...-. Il rosso si alzò in piedi, come le altre due fecero:
-Guarda che se c’è un ruolo che mi si addice, è quello dell’attaccante!-
-Quindi... volete iscrivervi alla squadra di calcio?-. Mizuka annuì:
-Io e Hiro-chan vorremmo tentare, anche se le selezioni sono piuttosto severe. Anche voi?-
-Certo! Siamo il trio di fratelli più forte che esista!-. Atsuya trascinò entrambi i suoi fratelli accanto a lui:
-Mentre io sono attaccante, mio fratello è difensore e mia sorella portiere! Siamo grandi!-
-Veramente... come portiere ho ancora molto da imparare, ma farò di certo del mio meglio!-. Swan portò una mano sul petto, assumendo uno sguardo deciso:
-Questo è lo spirito! Diamoci dentro ragazzi! Scendiamo in campo e entriamo nella squadra!-
-Sì!!!-
 
Così cominciava l’avventura di ogni singolo studente, una lunga storia che cominciava lì.
In quell’enorme edificio sopra il quale si ergeva un fulmine giallo sfavillante.
Eppure ancora non sapevano che le loro vite erano collegate.
Collegate dal filo rosso del destino.
 
E finalmente comincio!
Innanzitutto ci tengo a ringraziare tutti coloro che mi hanno inviato gli OC! GRAZIE!
Inoltre premetto che non tutti gli Inazumiani saranno calciatori! Dopo tutto, ne verrebbe fuori una squadra talmente numerosa che non saprei gestire!
Oltre a questo, vorrei chiarire che mi servono comunque dei personaggi secondari, quindi è ancora possibile compilare la scheda del capitolo precedente e mandarmela in recensione(ho già un preside, un allenatore e un’insegnante, gli altri sono ancora liberi)
E per ultimo vorrei mettere in chiaro che questa è la prima fic che faccio nella quale appaiono così tanti personaggi principali, quindi è probabile che farò qualche errore o sbaglierò qualcosa. Se capita, gradirei che me lo diceste. Dopo tutto, sono qui per imparare!
Bene, e con questo chiudo! Al prossimo capitolo(anche se non so di preciso quando arriverà…)
Purple_Rose 

  
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