Storie originali > Drammatico
Ricorda la storia  |      
Autore: Weird Rock    29/05/2012    21 recensioni
Amar ha solo sei anni quando i ribelli distruggono il suo villaggio e la sua vita.
Genere: Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
amar

Vivi la vita appieno se hai la fortuna di farlo.

AMAR, IL BAMBINO SOLDATO

Amar viveva nel villaggio di Kalamankara nell’estremo nord della regione del Darfur, in Sudan. Era un piccolo raggruppamento di capanne, dove tutti erano devoti all’anziano stregone Kafrà. Lui era un sostenitore della guerra e con la sua capacità di suggestionare le persone aveva spinto molti uomini ad arruolarsi negli eserciti dei ribelli.  Un giorno i ribelli occupano e distruggono il suo villaggio mentre lui accompagnava la sorella Mariam al pozzo per prendere l’acqua. Amar ha solo sei anni.

 

Il villaggio è un cumulo di macerie, ci sono i miei amici per terra, non giocano, non ridono, non si muovono, sembra che dormono ma hanno gli occhi aperti. Cosa è successo? Mariam lascia cadere l’anfora dell’acqua quando vede nostra madre a terra con la piccola Karime.

-Mamma! Karime! Parlatemi!- urlo disperato

-Stai zitto Amar se ci trovano uccidono anche noi- sibila Mariam

-Ma chi è stato? E cosa vuol dire uccire?-

-Uccidere testa di una capra, non uccire-

-Ma chi?-

-I ribelli-

-Ma Kafrà dice che fanno il bene! Non ti credo bugiarda!-

-Tutto ciò che dice quel vecchio rimbambito di Kafrà non è la legge e soprattutto non è la verità. Solo uno stolto pende dalle sue labbra come fai tu!-

-Io non ti permetto di insultare Kafrà, lui è il più anziano e va obbedito e rispettato!- detto questo mia sorella mi dà un potente schiaffo

-E’ morto, ora la più anziana sono io e vedi di stare zitto una litigata ora non è ciò che spero, cerchiamo qualcosa da mangiare-

Così facciamo, di capanna in capanna, di cortile in cortile in cortile, cerchiamo da mangiare, ma le uniche cose che troviamo sono polvere, terra e persone senza spirito della vita. Sollevo una pietra, sotto c’è uno scarafaggio, lo prendo e lo mangio, Mariam fa la stessa cosa. Ci rincamminiamo verso il pozzo a prendere dell’altra acqua, mi fanno male i piedi, la terra rossa scotta, il sole brucia e il sentiero è brullo.

Arriviamo al pozzo beviamo e riprendiamo il cammino. Ci spingiamo a ovest, verso il confine. Camminiamo finché il sole bacia i monti e va a dormire. Dormiamo anche noi.

 

Amar e Mariam camminano nel deserto del Sahara per cinque giorni, sopravvivendo come meglio possono alla fame, alla seta, ai serpenti e alle tempeste di sabbia. Il loro obiettivo è raggiungere il confine a 238 chilometri dal loro villaggio, lì non c’è la guerra civile e Mariam lo sa.

 

Stiamo camminando, ancora, quando vediamo una tendopoli e delle cose con quattro ruote che non ho mai visto e degli uomini. Mariam urla e corre via. Poi uno scoppio e cade. L’uomo con il mano un tubo lungo, forato, con un mirino posizionato sopra, ghigna poi mi vede.

-E tu? Che hai intenzione di fare?- non rispondo, non ne avevo idea

-Vieni con me!- ringhia l’uomo e mi porta in una tenda.

 

Amar in quella tenda imparò a usare il fucile, a obbedire al capo e ad uccidere.

 

C’è un ragazzetto, mi guarda.

-Forza prendi il coltello e puntalo sul cuore qui- dice l’uomo indicandomi un punto leggermente a sinistra rispetto al centro del torace del ragazzo. Capisco ciò che vuole: che io lo uccida.

 

Ad Amar non viene spiegato il motivo per cui vogliono che uccida il ragazzo, undicenne. Era un modo per legarlo all’esercito psicologicamente e allo stesso tempo la punizione per il ragazzo che aveva tentato la fuga.

 

L’uomo urla di fare ciò che mi ha ordinato, allora lo faccio. È un attimo: la punta del pugnale affonda nel petto del ragazzo e subito la estraggo stupito e inorridito per il mio gesto, il ragazzo si piega in due e sputa ai miei piedi del sangue, trattengo un conato di vomito. Avevo appena ucciso una persona, un ragazzo, come me. Giuro a me stesso che non lo farò mai più.

L’immagine di quel ragazzo mi tortura, sia di notte che di giorno, sono passate due settimane dal fattaccio. Faccio qualunque cosa per tenermi occupato: lavo i piatti, pulisco le automobili e i fucili, monto e smonto le tende, ci muoviamo continuamente, noi bambini a piedi, loro, gli adulti in automobile.

Ripercorriamo la strada che io e Mariam abbiamo fatto per arrivare al campo base dei ribelli, spesso penso che aveva ragione, che ora non c’è più e come mi sarebbe piaciuto sentirmi dire te l’avevo detto da lei. Non ho più nessuno, mamma, papà, il nonno, Mariam e Karime sono tutti morti e gli altri bambini non sono come i miei amici del villaggio: sono silenziosi, terrorizzati e sottomessi, come me. Sembriamo fantasmi.

 

I ribelli si stavano spostando verso est, dovevano affrontare l’esercito nemico per l’occupazione della zona orientale di quella piccola zona del Sudan. Amar si fa coraggio e fugge, non sopporta l’idea che presto potrebbe uccidere delle altre persone. Non lo notano.

 

Cammino da due giorni e tre notti, non mi cercano, e se lo fanno non mi trovano, sono fortunato. Ho trovato una roccia che può ripararmi dal freddo della notte nel deserto e dalle tempeste di sabbia, mi nascondo e dormo.

Il sole non si è ancora svegliato, sento le esplosioni. Stanno combattendo e non sono lontani. Mi alzo, corro, non penso, corro e basta. Ho paura non voglio morire, non voglio tornare indietro, voglio andare dove voleva andare Mariam, perché Kafrà aveva mentito a tutti? La guerra è terribile, non è bella.

BAAAM!

 

Era una mina antiuomo, l’arma che miete molte vittime in questa regione dell’Africa, un ordigno che l’uomo ha creato con l’unico scopo di uccidere, chiunque, amici, nemici, animali… qualunque cosa si posi sul terreno sopra ad essa innesca un’esplosione e la morte è molto frequente. Amar è stato fortunato, se si può dire, è morto subito senza soffrire, ma è morto. Aveva solo sei anni.

 

SPAZIO AUTRICE

CIAO RAGAZZI QUESTA E’ LA MIA SECONDA ONE-SHOT, SPERO CHE VI PIACCIA ANCHE SE A ME SEMBRA UN TOTALE SGORBIO.

CON QUESTA STORIA VOLEVO PERO’ FARVI CAPIRE CHE NON TUTTI VIVONO COME NOI E NOI NON CI ACCONTENTIAMO DI TUTTO CIO’ CHE ABBIAMO SENZA PENSARE CHE BAMBINI E RAGAZZI MUOIONO TUTTI I GIORNI PER QUESTI CONFLITTI O ALTRE RAGIONI.

SPERO DI RICEVERE  MOLTE RECENSIONI E VI RINGRAZIO PER AVER LETTO ANCHE SE NON RECENSITE.

@SuperCannaGirl_

   
 
Leggi le 21 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: Weird Rock