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Autore: Pan17    30/05/2012    5 recensioni
"Sei molto più carina quando sorridi"
Io mi fermo, rimango indietro di qualche passo e sconvolta, ti guardo.
Cavoli.
Il tuo viso così bello sotto tutti gli aspetti non riesco a vederlo, ma nella mia mente già lo immagino.
Arrossisco poi quando ti volti verso di me e prendendomi per le spalle mi porti dinanzi a te.
"Rimani dove posso vederti." mi dici.
"So badare benissimo a me stessa!" Ti urlo contro, mascherando la mia timidezza.
"Certo certo"
Porca miseria.
Non pensavo oggi facesse così caldo..
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bra, Goten, Pan, Trunks | Coppie: Bra/Goten, Pan/Trunks
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciao amooriiii sono tornataaaaa!!! <3 perdono per il mio ulteriore ritardo ma fra scuola esame e altro non ci capisco più niente!!! Beh che dire il capitolo... Lo lascio alle vostre considerazioni, forse vorreste uccidermi alla fine.. O forse no! Ahahahahhaha! 

Comunque la canzone finale è stupenda: è la canzone che m'ha fatto nascere (Cattiva mamma T.T e anche se non avrei mai pensato di dirlo: grazie Festival di Sanremo di esistere!) ahhahahah beh ora vi lascio al capitolo davvero! 

Ciaoooo un bacione grande e recensite Perfavore :)

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Avvertiva un forte senso di calore trapassarle il corpo. 

Aprì lentamente gli occhi, ma i raggi del sole che vide irrompere nella stanza le offuscarono la vista: l'estate a poco a poco stava lasciando il posto ad un tiepido autunno, ma le temperature alte sembravano non voler lasciare più quello strano mondo chiamato Terra. 

Al contrario dei suoi coetani, lei l'estate l'aveva passata a casa, in camera sua o al massimo a casa della cara nonna Chichi... 

Vani erano stati i tentativi della famiglia e di Bra di farla uscire, di provare a divertirsi, di godersi i pochi mesi di libertà prima di cominciare il nuovo ciclo di studi. 

Il punto era che lei non voleva divertirsi, non voleva uscire e soprattutto non aveva la minima intenzione di CONTINUARE a STUDIARE! I patti erano chiari: una volta terminata la scuola avrebbe cominciato a insegnare alla palestra, tuttavia, com'era noto a tutti, Pan sembrava aver rinunciato anche a quel suo grande desiderio, perché vi era qualcosa a turbarla profondamente da qualche tempo a questa parte, qualcosa che l'aveva tenuta segregata in casa per quasi 4 mesi.  

Pan prese il cellulare che per comodità aveva lasciato sul comodino accanto al suo letto, e come era solita fare da un mese ormai, compose quell'odioso numero, che l'avrebbe ricondotta a colui che da un po' di tempo ormai considerava il suo peggior nemico, a colui che minacciosamente si era "insediato" nel suo corpo 4 mesi prima, a colui che le aveva rovinato la vita in una frazione di secondo. 

Attese la sua risposta, ma come già s'aspettava essa non arrivò mai, le uniche parole che poté percepire furono quelle della segreteria telefonica: il codardo che un mese prima aveva sancito violentemente la fine, non solo della loro storia, non solo della loro amicizia, ma anche la fine della gioventù e della spensieratezza della piccola eroina, aveva ben pensato di sparire dalla circolazione, cambiando numero e riuscendo a depistare tutte le indagini di Pan. Un senso di vomito sopraggiunse nel momento in cui lesse, sul display dello strumento elettronico, il nome RYO!

La persona che 4 anni e mezzo prima aveva cominciato ad allontanarla dalla grande solitudine e disperazione, in pochi istanti ce l'aveva spinta dentro con tutte le sue forze, facendole perdere il sorriso, la dignità ma, cosa più dolorosa di tutte, il suo bellissimo Trunks. 

Anche solo pensare a lui, le recava immenso dolore, vederlo ogni sera allo stesso orario scherzare e combattere con Goten l'aveva condotta a una disperazione ineffabile, in particolar modo vedere, immersa nella più completa oscurità della sua cameretta, i suoi occhi splendenti rivolgersi verso la finestra della sua camera con fare speranzoso e sofferente, ogni sera, le aveva provocato innumerevoli pianti. 

Quante volte Trunks Brief aveva provato a cercarla, pregando il suo perdono? Ricordava di una sera in cui lei, sfinita e dolorante per una spiacevole notizia che aveva appena appreso, scrutando il suo cellulare, che imperterrito sembrava non volesse smettere di squillare, decise alla fine di rispondere. 

"Amore mio" disse la voce dall'altro capo del telefono. 

Quelle due parole risuonarono tanto dolci nella mente della ragazza, come aveva potuto permettere tutto questo? Come avrebbe detto "addio" all'uomo che amava e che aveva sempre amato?

 In una frazione di secondo percepì il viso bagnato da minacciose lacrime.

"Pronto? Junior ma stai giocando col cellulare di Pan?" 

La voce di Trunks trasmetteva tutta la confusione che probabilmente stava provando in quel momento, ma nonostante questo essa risuonava forte e decisa come sempre, quel suo timbro di voce così caldo e pacato anche attraverso un telefono le sembrava infondere tanto amore. 

Il ricordo di loro due uniti per la vita, in quel gesto di disperato affetto le procurò brividi per tutto il corpo: era stata la sua prima volta, a cui ne seguirono tante tante e tante ancora. Per Trunks, invece, quella fu solo una delle tante volte in cui si abbandonava ai lussuriosi piaceri, ma non avrebbe mai dimenticato quando in uno dei loro soliti incontri al rifugio, con quello sguardo perso le disse: 

"Non è sesso, ma amore con te."

Trasalì al ricordo di quel momento, che inaspettatamente le procurò un grande dolore; i singhiozzi cominciarono a farsi vivi, le lacrime di dolore che le rigavano il viso, ricadevano sulla maglietta arancione che aveva indossato, la mano destra, che prima aveva lasciato libera sul suo fianco, in quel momento andò a coprire le sue labbra, nella speranza, che essa avesse il potere di mascherare il suono della sua disperazione. 

"Non sei Ju... Vero? Sei la mia piccola Pan" disse lui, evidentemente catturato dalla sofferenza della sua amata. 

La sayan, sentì le ginocchia improvvisamente cedere, come se fossero stanche di reggere il peso del

Suo corpo, per cui tra un pianto ancora più profondo e sofferente, cadde sul pavimento, attendendo ancora il suono di quella voce melodiosa. 

"Non piangere... Se piangi, mi uccidi..." provò a convincerla il lilla, toccato dal pianto della bella mora. 

"ascoltami" continuò "non voglio sentirti piangere... Non so cosa sia successo, ma non rinuncio a te! Hai capito Pan?" 

Avrebbe voluto risponderlo, avrebbe voluto svelargli il suo segreto, avrebbe voluto passare il resto della sua vita con lui, nel loro rifugio d'amore, inebriandosi del dolce profumo di quel sentimento così intenso e travolgente. Ma non poteva... Non avrebbe mai più rivisto Trunks, non avrebbe mai toccato il suo viso, i suoi morbidi capelli, i suoi pettorali scolpiti. Niente di tutto questo sarebbe stato più suo, ma qualche altra giovane donna avrebbe avuto la fortuna di goderne, avrebbe avuto la fortuna di diventare sua moglie e la madre dei suoi figli, ma soprattutto poteva avere  la fortuna di crescerli assieme a lui, i suoi figli! 

Lei, invece, non lo avrebbe visto mai più, e lui non sarebbe mai venuto a conoscenza della sua gravidanza.

Era la scelta migliore per lei, per lui e per il bambino che incosciente albergava nel ventre della piccola Saiyan, e che ogni giorno minacciava di farsi sempre più grande. 

"Ti adoro" infine le disse, chiudendo la chiamata. 

Se la ricordava bene quella sera di mezza estate, quando il caldo combatteva contro quel venticello fresco, che in quella notte era passato a far visita ai cari monti Paoz. 

Dovette lottare con tutta la sua volontà per ritrarre le lacrime, che inaspettatamente avevano deciso di bagnar il terreno di pelle, dovette lottare soprattutto quando sentì la porta aprirsi con delicatezza: prontamente chiuse gli occhi e Avvolgendosi nelle coperte finse di essere ancora prigioniera di un dolce sonno. 

Sentì un leggero tocco in direzione del suo viso, le mani delicate e piccine di Videl le spostavano i capelli dal viso, mentre con tutto l'amore che solo una madre può concedere le disse: 

"Pan, tesoro svegliati" 

Lei finse di aprire gli occhi con un certo sforzo, e rivolgendo un dolce sorriso alla madre rispose:

"Buongiorno mamma" 

"È passato solo un mese ma i capelli già t'arrivano alle spalle... Mi piacevano lunghi, perché l'hai tagliati?" chiese incuriosita la donna. 

"Così" sospirò la figlia. 

Vide la madre scrutarla un secondo finché non fu in procinto di parlarle. 

"Pan, oggi è il compleanno della nonna. Ti andrebbe di andarle a comprare qualcosa?" propose Videl. 

"No mamma non mi va" 

Videl, che fino a quel momento aveva accettato in silenzio le punizioni che la stessa figlia si imponeva, perse il controllo, e mostrando la paura nei suoi occhi per ciò che angustiava Pan da tutti quei mesi cominciò: 

"Pan Son non ti riconosco più! Che fine ha fatto la mia bambina arrogante e prepotente? Dov'è la mia Pan allegra e combina guai? 

Scendi dal letto e usciamo Pan"

Mentre la donna disperata, tentò di convincere la figlia, alzando le lenzuola e cacciandola dal letto, Pan dal canto suo strinse il pezzo di stoffa con tutta la forza che poté, per impedire alla madre di scorgere il rigonfiamento in direzione del suo ventre. 

"Almeno puoi dirmi cosa ti è accaduto?" chiese implorante la donna dai lunghi capelli neri. 

"Non puoi sapere sempre tutto mamma.  Adesso è Ju che comincerà a renderti  partecipe di ogni minimo particolare della sua vita, io non più!" 

Le sue, erano parole colme di rabbia, le sue erano parole di una bambina che troppo presta aveva allontanato il suo ruolo, lasciando che poi il fratello lo usurpasse definitivamente. Videl, ferita da quelle parole, non si oppose, si limitò ad alzarsi dal letto per poi sparire al di là della porta. 

Si alzò per poi andare a guardarsi allo specchio, come ogni mattina: il suo pancino rivelava quel dolce gonfiore, percepibile al tocco, visibile a nessuno; non l'aveva mai toccato, e non l'avrebbe mai fatto, sapeva di non avere uno spirito materno ma non si sarebbe mai aspettata che addirittura riuscisse a non provare amore nei confronti del bambino, inoltre non avrebbe mai saputo se ne fosse stata capace. 

"Paaaaaaan" 

Una voce allegra e squillante irruppe con furia nella camera della ragazza. 

Bra, in tutta la sua allegria, quel giorno aveva insistito tanto per passare  da Pan, prima di recarsi a lavoro alla Capsule Corporation. 

"Vedi che ti ho portato!!! È una maglia stupenda" esclamò gioiosa e fiera del suo amorevole gesto. 

"Peccato sia troppo stretta Bra..." aggiunse la piccola Pan, recatasi ad accogliere la compagna; Poi come presa da una piccola intuizione continuò: "Mi stai incitando a dire tutto alla mia famiglia?" 

"Naturalmente! Ma dov'è l'amore della zia, fammela vedere!!!" cominciò lei, com'era suo solito, accarezzando e baciando la pancia della migliore Amica. 

"Fammela?" chiese incuriosita Pan. 

"È femmina lo sento." le spiegò la turchese. 

"Mmm.. Secondo me no... " rispose lei pensierosa.

Effettivamente era un'eventualità a cui non aveva mai pensato, cosa si nascondeva dentro di lei... Un bambino o una bambina? Era troppo presto per dirlo forse. 

Tuttavia, si era sempre riferita al feto al maschile, non aveva mai pensato all'eventualità che potesse nascere una femminuccia. 

"Beh.. Se lo dice la mamma!" sorrise l'amica. 

La mamma... Uno strano brivido le percorse il corpo, e guardandosi il ventre esclamò spontaneamente: 

"La mamma dice che è un maschietto"  

Poi come ridestatasi da un sogno, si rese conto di ciò che inconsciamente le era uscito dalla bocca, di quelle strane parole che aveva pronunciato, e quasi impaurita dalla situazione, che avrebbe potuto farle cambiare decisione, urlò a Bra: 

"Ma cosa mi fai dire?! Quante sciocchezze!!!" 

"Mmm... Brontolona che non sei altro! Tieni t'ho portato un vestito di mia madre, aveva sedici anni quando lo indossava, ma a te dovrebbe andar bene... Poi è largo!" la informò buttandole addosso un vestitino rosa    Che aveva inciso sul petto il nome Bulma. 

"Almeno è sportivo stavolta.. Grazie!" cominciò a scherzare la piccola Pan. 

"Tu non sai che significhi il termine eleganza! e a quanto pare nemmeno mia madre alla tenera età di 16 anni!"disse la maggiore scrutando il vestito, poi prendendo altro dalla borsa continuò: "questa è una sciarpa che puoi metterci sopra, non è pesante quindi va bene per le temperature! 

Pan non puoi ammalarti! Potrebbe nuocere al bambino...

Ah! Poi c'è la cintura ma non metterla troppo stretta, la pancia ha cominciato a farsi più grande!" 

Da quando le due ragazze avevano scoperto della gravidanza della più piccola, Bra si era data tanto da fare per non farle mancare mai nulla, anche lo stesso vestito appartenuto alla madre, che per giorni aveva incessantemente cercato, ne era la prova. Faceva di tutto pur di darle comodità e gioia. 

Lei però non sapeva che Pan quel bambino non lo voleva.. E chissà quale scusa avrebbe dovuto inventarsi pur di spiegarle il motivo. 

Pan ancora non era riuscita a spiegare le cose come andarono quella notte, non ne aveva avuto il coraggio di parlarne con nessuno, il dolore, dovuto all'umiliazione e alla collera, era ancora troppo forte e ripercorrere quei momenti era come riviverli una seconda volta, tuttavia finché non avrebbe detto la verità alla migliore amica, non avrebbe mai capito perché lei non sarebbe mai stata madre di quel bambino. 

"È successo quella notte..." cominciò.

"Eh?" chiese curiosa Bra, non riducendo a capire l'amica a cosa si riferisse. 

"sono rimasta incinta quella stessa notte... Ricordi? Eravamo alla cerimonia a casa tua... E io li vidi: Trunks e Misaki scambiarsi quei gesti di affetto, le loro mani sul volto dell'altro e così fui invasa dalla gelosia. 

Trunks mi aveva tradito, ma forse neppure lui sapeva di averlo fatto, neanche lui forse sapeva che in fondo provava qualcosa per lei. 

Ma io l'avevo potuto scorgere nei suoi occhi.." 

"Pan io non credo che Trunks sia innamorato di Misaki" la interruppe Bra. 

"Aspetta, fammi finire" le chiese Pan. 

"Ok scusa continua" 

"Sono scappata fuori, mentre Trunks dopo avermi avvistata mi inseguiva, sono volata via e sono andata da lui... Da Ryo. Ricordo ancora che addirittura lui fu sorpreso di vedermi, forse aveva perso le speranze riguardo noi due, ma la mia visita sembrò aver riacceso in lui la passione di un tempo. 

Mi fece entrare dentro, piangevo ma non mi chiese il perché, si limitò a stendermi sul letto di camera sua e a baciarmi il collo, le braccia. Delicatamente poi prese a sfilarmi il vestito continuando a ripetere quanto fosse contento che io ero lì, quanto gli fossi mancata, quanto mi amasse; ed io immobile, lo lasciavo fare. Volevo vendicarmi, volevo far provare a Trunks ciò che lui stava provando a me, volevo dimenticarmi di lui... 

Io l'ho lasciato fare... L'ho lasciato fare... 

Dopo essersi liberato da ogni costrizione, dinanzi il mio corpo nudo e immobile, non seppe contenersi, allora penetrò in me con molta facilità, inizialmente i suoi gesti erano delicati e lenti ma poi, come scatenato da qualcosa, con foga cominciò a farmi sua, con violenza cominciò a muoversi ritmicamente sopra di me, mentre io, addolorata, gli intimavo di calmarsi. 

Poi in quel momento chiusi gli occhi e lo vidi: il mio Trunks che, accogliendomi fra le sue braccia, mi ripeteva che fare l'amore con me fosse la cosa più bella che gli fosse mai capitata. 

Le lacrime cominciarono a solcare il mio viso e per un secondo ebbi la speranza, che alla vista di quelle, Ryo si fermasse, tuttavia non fu così. 

Ryo cominciò a muoversi sempre con più dinamica violenza ed io, ormai distrutta dal rimorso, non feci nulla. 

Provavo disgusto nei suoi confronti, le sua mani sul mio corpo sembravano essere aghi taglienti, che delicatamente picchiettavano sulla pelle, concedendo un lieve fastidio. 

Il suo tocco mi bruciava da dentro, mi disgustava.

Poi, alla fine , lui sprigionò tutto il suo piacere dentro di me... Tutto...

Al che io persi la pazienza e cominciai a scostarmi da lui, dirigendomi verso il bagno nella speranza che con una doccia calda la conseguenza di un'azione del genere potesse essere solo Una brutta ipotesi! 

Ero in bagno quando  avvertii degli strani rumori provenire dalla camera. 

Corsi subito ad accettarmi che tutto andasse bene, ma Ryo mi accolse lanciandomi addosso materiale pesante, con tutti i miei vestiti. 

Naturalmente la facilità con cui era entrato in me l'aveva insospettito e dunque durante il mio bagno, aveva controllato il mio cellulare. 

Ricordo che urlava e imprecava contro di me, contro la sua Pan che l'aveva tradito con... Il Presidente! Continuava a lanciarmi addosso tutto quello che gli capitava a tiro, con l'intento di farmi del male; non aveva capito però che il dolore più grande lo avevo già provato per il comportamento nei suoi confronti, ma intanto dalle sue labbra potevo udire parole agghiaccianti, parole d'odio che andarono a insediarsi nel mio animo con sofferenza e collera. 

Poi qualcosa cambiò: il suo discorso andò a diffondersi alla mia famiglia e a te, mia dolce Bra. 

Ha avuto da ridire su tutto! Ha parlato male del mio Ju, ha osato affermare che mio nonno aveva fatto bene ad abbandonarci, il mio nonnino... Come si può parlar male di una persona tanto speciale? 

E poi Bra... Mi ha dato della 'puttana', aggiungendo poi che il merito andava tutto alla mia maestra, tu. 

In quegli interminabili istanti potevo percepire ogni singolo muscolo del mio corpo fremere, potevo percepire la rabbia crescere dentro di me, e la voglia di vendicare il nome di tutti voi farsi sempre più necessaria! 

Quello che accadde subito dopo me lo ricordo a stento: posso dirti che lui mi ordinò di andarmene, e io, vestita della sua lunghissima maglia e dei tuoi tacchi, non mi sprecai a togliermi nulla, sentivo l'adrenalina scorrere nelle mie vene e la sensazione di potenza accrescere ogni secondo sempre di più, sentivo le braccia incredibilmente potenti e a quel punto, notando il terrore negli occhi di Ryo, capì tutto. 

I miei capelli improvvisamente biondi mi aiutarono a far chiarezza e io, che avevo sempre aspettato quel momento, non feci un solo sorriso per il suo avvento; mi limitai ad avvicinarmi a lui, e con tutta la forza che avessi mai sprigionato.. Gli ho dato un pugno! 

È caduto a terra sanguinante quella feccia umana ed io, fiera del mio comportamento, cominciai a non pentirmi più per il mio tradimento... E così, tornata al mio quotidiano aspetto, presi il tuo vestito e me ne andai... Il resto lo conosci." 

Bra che era rimasta in silenzio a lungo pur di ascoltare le parole di Pan, commossa, si inginocchiò e abbracciandola le disse: 

"Mi hai difesa... Anche se mi rendo conto che ti ha ferita parecchio! Sono fiera di te tesoro mio" 

Osservare quei due grandi occhioni blu era sempre stato un martirio per Pan durante gli ultimi quattro mesi, le ricordavano quelli del suo grande amore, del suo Trunks che lei, ingenuamente, aveva lasciato andar via. 

"Io ora vado via tesoro, per qualunque cosa chiamami!" salutò la bella Saiyan. 

Così nuovamente Pan rimase sola. 

Quanto le mancava la sua vecchia vita, tutto quel tempo passato assieme a Trunks, seppur poco, aveva avuto un importanza notevole nel suo cuore, si era ripromessa di pensare positivo e di provare a riconquistarlo! Ma la notizia della gravidanza l'aveva buttata giù nuovamente! 

Per questo quella mattina avrebbe scritto definitivamente la fine di quell'odioso incubo... Bra non le avrebbe rivolto la parola per un bel po' di tempo ma poi avrebbe capito, ne era sicura! Invece Trunks e la sua famiglia, loro non avrebbero mai saputo nulla riguardo quella storia e così tutto sarebbe tornato alla normalità, e con essa anche la felicità di Pan sarebbe tornata presto. Prese a lavarsi e a vestirsi in fretta, così, dopo aver indossato il vestitino comodo di Bulma uscì, per adempiere al suo compito. 

"Pan tesoro.. Aspetta!" 

Gohan, che come ogni Mattina negli ultimo giorni si era riproposto di fare, in quel momento sembrava mantenere fede alle sue promesse (fatte a Videl) di fare un po' di spazio per i libri di Junior, che avrebbero cominciato a comprargli il prima possibile. 

Una montagna di libri universitari poteva coprire buona parte del suo viso, così Pan non poté trattenere un dolce sorriso dinanzi all'aspetto buffo del padre. 

"Esci finalmente? Brava va' a divertirti" la spinse il padre, mentre cercava di posizionare i suoi libri su un'altra scaffale. 

Non udendo la risposta di Pan, Gohan allora si avvicinò ad ella, e con fare paterno e completamente premuroso, spinse il capo della sua bambina contro il suo petto. 

Quando Pan era più piccola, scene del genere erano molto più frequenti, anzi a dire il vero facevano parte del bagaglio quotidiano! Ultimamente però, data l'avanzata dell'età, il suo rapporto con i genitori era andato maturando, e come ogni ragazza della sua età ne aveva preso le distanze. 

Senza dir nulla, rivolse un sorriso al papà, e staccandosi da quell'inusuale abbraccio gli disse:

"Vado a salutare la nonna ed esco! Ciao papà" 

E così andò via, correndo verso l'abitazione di nonno Goku, con la speranza di trovare Chichi già sveglia, per concederle le dovute feste. 

"Nonnina Nonninaaaa" urlò Pan, irrompendo nella casa accanto alla sua. 

Non vi fu risposta, per cui la mora provò a cercarla in cucina, in bagno, in giardino, ma della cara nonna nemmeno l'ombra; finché come colta da un'improvvisa ma scontata intuizione, corse in corrispondenza della sua camera da letto, certa di trovarla intenta a terminare gli ultimi servizi. 

"Nonna!" urlò nuovamente Pan, entrando con furia in camera della moglie di Goku. 

La sua euforia, che in quel giorno si era ripromessa di ritrovare solo ed unicamente per la donna che era diventata negli anni il suo unico ed inimitabile pilastro, scomparve istantaneamente nel momento in cui vide Chichi dinanzi a sé, piangente con gli occhi arrossati forse per la troppa sofferenza, che stringeva a sé le due polsiere Blu di Goku. 

"Nonna ma che..." cominciò Pan, cambiando timbro di voce. 

"TESOROOOO!!! Forza andiamo amore.. C'è Taaanto da preparare" urlò euforica la nonna, chiaramente velando il suo stato di tristezza. 

Pan la vide incamminarsi veloce verso la cucina, finché come se improvvisamente si fosse ricordata di un qualcosa, tornò nella stanza, appoggiando sul letto le due polsiere del nonno, poi fingendo nuovamente sparì oltre la porta. 

La Saiyan mora per un attimo fu in procinto di andarsene anch'ella, ma poi sospirando non poté fare a meno di percepire quel forte senso di calore, quell'odore di montagna, di aria pura e di freschezza che aveva sempre contraddistinto Lui. D'istinto si fermò, avvicinandosi con discrezione al letto dove la nonna aveva poggiato le due polsiere del marito, e fu in quel momento che, scrutando una polsiera rossa di parecchio più piccola delle due blu, il

Cuore le si incendiò radicalmente e le mani presero a tremare. 

Sfiorò con i polpastrelli il piccolo polsino, e in quell'istante poche lacrime cominciarono a rigarle il volto. 

"Nonno.." sussurrò appena. 

Una folata di vento caldo andò a colpirla, il suo vestito, spinto indietro dal vento, cominciò a delineare il profilo del suo ventre albergatore. 

Rimase immobile, sapendo che il nonno stava cercando di comunicarle qualcosa: lui sapeva del bambino, lui sapeva tutto e la stava conducendo per mano sulla retta via. 

Poi improvvisamente, senza alcun apparente motivo uscì veloce dalla stanza chiudendo la porta, e dopo qualche secondo la aprì nuovamente di scatto, si avvicinò di nuovo al letto e, felice di aver dato esito positivo alle sue supposizioni: sul letto le sue polsiere più grandi erano completamente sparite, al loro posto era comparso un piccolo polsino rosso accanto al suo simile. 

Quei due polsini erano proprio quelli con i quali il nonno aveva lasciato la terra quasi 5 anni prima. 

"Nonno, sei tornato" cominciò a pronunciare la piccola Pan fra un singhiozzo e l'altro. 

Un profondo senso di felicità le percorse il corpicino, e la voglia di urlare, saltare e sferrare calci e pugni all'amato zietto Goten per sfoderare la propria allegria, divennero sempre più necessari. 

Son Goku aveva fatto ritorno sui suoi Monti Paoz, fra le persone che l'avevano tanto amato e che sempre lo avrebbero portato nel cuore. 

Goku Voleva che quei due polsini appartenessero al bambino, ecco perché li aveva lasciati a lei, probabilmente lui aveva trovato il modo di tornare nelle sembianze adulte e per questo che aveva Chiesto alla moglie di riprendergli le polsiere più grandi! 

Faceva già mille supposizioni, sognando ad occhi aperti il momento in cui avrebbe potuto abbracciarlo nuovamente dopo tutti quegli anni, sognava già il momento in cui il suo udito avrebbe percepito i suoi soliti brontolii di stomaco per la troppa fame, sognava il momento in cui avrebbe continuato ad allenarsi con lui sfoderando i nuovi progressi che grazie al caro Vegeta aveva fatto, ma soprattutto già sognava il momento in cui l'avrebbe reso fiero di lei, dopo avergli fatto vedere la sua trasformazione in super Saiyan.. Perché lui sarebbe stato il primo, così aveva deciso! 

"Ti voglio bene!" urlò prima di sparire dietro la porta, correndo per l'eccessivo ritardo. 

Andò in cucina dove la nonna era intenta a preparare tutto l'occorrente per il pranzo del giorno, che si prospettava duraturo e vasto per l'occasione. 

Pan, colta da un momento di improvvisa tenerezza, abbracciò la nonna e con gioia e affetto le disse: 

"Hai visto è tornato per te, nonnina..." 

"è tornato per tutti noi... Anche per il tuo bambino, tesoro mio" 

Un Ondata di brividi le percorse la schiena in una frazione di secondo, gli occhi erano completamente sbarrati e sembrava che  ogni cellula del Suo 

corpo avesse terminato il suo processo vitale. 

"T-t-te l'ha detto lui?" chiese Pan preoccupata per il giudizio che la  nonna avrebbe potuto manifestare da un momento all'altro. 

"Ma Perfavore!!! Sono io che l'ho detto a lui!" cominciò la donna, riprendendo la nipote per la "negligenza", poi scrutandole il viso e accarezzandolo un minuto dopo, continuò: "Bambina mia, è tanto fiero di te, dice che sei diventata una donna fantastica, e che non vede l'ora di battersi con te... 

Ah e lui tifa per Trunks, come me! 

Dice che sarebbe contento di vedere la reazione di Vegeta!" 

Quelle parole non poté mai dimenticarle. Quelle parole le diedero tanto amore e coraggio, che solo i nonni erano capaci di donare.  

Il nonno... Lui era l'unico a non considerarla una semplice bambina, quando lo era per davvero e anche ora, come sempre, sapeva qual era il metodo opportuno per dare la arriva giusta alla nipotina, come al solito lui sapeva sempre come comportarsi con lei. 

"Pan?" le chiese la nonna, destandola da quel momento, inebriato di pensieri. 

"Uhm?" rispose la ragazza. 

"sarai una mamma fantastica... Lo pensiamo entrambi."

Così uscì definitivamente dalla stessa porta da cui era entrata. 

 

 

Camminava calma e composta per le vie della Città dell'Ovest, che già sembravano essere affollate di uomini che, dopo una splendente e soleggiata estate, ritornavano distrutti ai propri lavori, o ancora di bambini e ragazzi, che tristi per l'avvento forse troppo prematuro di un nuovo anno scolastico, tristemente di dirigevano verso le tanto odiate scuole. 

Lei, invece si accingeva, a buttar via l'unica cosa bella, l'unica certezza che la vita le stava donando, un bambino. 

Non era mai stata una sua prerogativa avere un bambino, in un lontano futuro non si era mai vista con un paio di bambini da crescere, ma solo in una palestra a combattere, allenarsi e combattere! Si era vista campionessa mondiale al torneo Tenkaichi, si era vista con un uomo al suo fianco si, ma mai con dei figli. 

Figli... Ma certo la creatura che albergava nel suo ventre era suo figlio... E lei invece lo stava uccidendo, sangue del suo sangue, la sua piccola e dolce creatura che si stava cullando nel pancino della madre doveva essere negata della sua stessa vita? 

Il nonno forse, donandole quei polsini le stava dicendo che quel bambino meritava di vivere e di indossarli, do combattere e di sorridere, con la sua mamma. 

"Aaaah che sciocchezze!" urlò la ragazza spazientita da quei stupidi momenti di debolezza a cui si abbandonava da un paio di giorni. 

"Quali sciocchezze?" 

Una voce calda e tenebrosa invase i suoi timpani e la spinse a ricercare la fonte di tanta oscurità, alzò il capo e i suoi occhi furono invasi da un'imponente figura, non troppo alta, ma muscolosa e autoritaria, la fronte alta era corrucciata nella solita espressione infastidita e le folte sopracciglia sembravano unirsi in corrispondenza di quell'ammasso di pelle al centro, che sembrava volesse sottolineare il suo malumore. Vegeta! aveva imparato a volergli bene e a modo suo, ne era convinta, anche lui riservava un po' d'affetto per la ragazza, e Pan non poté essere più felice di vederlo, fu in procinto di risponderlo ma sfortunatamente l'uomo prese nuovamente per primo la parola: 

"Dove sei finita? Sono quattro mesi che salti gli allenamenti!" urlò l'uomo. 

In fondo era una ramanzina assolutamente meritata, in fondo lei avrebbe dovuto avvertirlo, ma ricordava bene che più volte fu sul punto di farlo, tuttavia ogni volta non poteva fare a meno di tirarsi indietro probabilmente impossibilitata dal trovarsi una scusa. 

Si sentì terribilmente in colpa per il comportamento assunto nei confronti di Vegeta, abbassò gli occhi, pronta a rispondere al suo maestro, quando ancora una volta fu lui a dirle: 

"Capisco..." 

"Cosa?" chiese Pan, spaventata dalla strana risposta del Saiyan. 

"Sento un'aura... Debole ma pur sempre un'aura.. Di un Saiyan, un nuovo Saiyan" rispose lui senza mostre il minimo cambiamento. 

Anche Vegeta, scrutando la ragazza era stato capace di smascherarla nuovamente e lei, che in questi mesi aveva tanto lavorato per crearsi una forma nuova, adesso si ritrovata completamente disarmata dinanzi il suo maestro. 

Se lo avesse detto a qualcuno? 

La sua vita sarebbe finita! Non provava nemmeno a immaginare un eventualità simile. 

"Ti prego non..." cominciò a dire ella. 

"Ottimo, un Saiyan in più! 

Lo allenerò stesso io e soprattutto... Teniamolo lontano da quegli scansafatiche di Trunks e Goten!" la interruppe Vegeta. 

Al suono di quel nome Pan non poté non sussultare, fra le labbra di chiunque quell'ammasso di parole poteva essere percepito come un dolce canto, e la sua immagine, vivida nella mente della ragazza ancora le risvegliava vecchi dolori. 

Quando avrebbe rivisto il suo Trunks? 

Chissà se avrebbe mai avuto il piacere di far godere i suoi occhi di un simile onore... Chissà... 

Salutò Vegeta e dopo alcuni minuti accorse in ospedale, dove definitivamente avrebbe posto fine a quell'esperienza, che aveva portato solo dolore e angoscia nella sua vita. 

Quanta importanza avrebbe mai potuto avere un misero, piccolo, e incosciente bambino? Quanta importanza poteva avere la creaturina più bella di quel mondo,  che si stava creando dentro di lei? 

Un piccolo Son da crescere e amare... "Un nuovo Saiyan"...

Quanto Importanza avrebbe mai avuto un esserino, dolce e innocente come il fagottino che le era di fronte? 

"mi perdoni.. Come si chiama?" chiese Pan al ragazzo che le sedeva di fronte. 

"Jin" rispose sorridente il ragazzo. 

Istintivamente Pan si alzò, per accorrere in corrispondenza del neonato che era circondato dalle braccia del papà. 

Agitava le manine in aria, con la speranza di riuscire a prendere qualche parte del viso del genitore, la boccuccia, organizzata in un sorriso Un minuto prima, si restrinse in uno sbadiglio. Quell'immagine così amorevole del cucciolo, le fece tanta tenerezza, avvicinò la mano in corrispondenza di quelle del piccolo, e lui subito prese a stringere il suo indice.

Pan dal canto suo, non riusciva a staccare gli occhi da quell'incanto, quelle manine così piccine cercavano di stringere con forza l'indice della Saiyan, mentre le piccole labbra erano unite in un espressione di completa confusione, gli occhietti vispi invece erano rivolti solo a lei, in un misto di ammirazione e divertimento. 

Immaginò che anche il bambino che portava in grembo, un giorno potesse guardarla così, e si sciolse;  Avrebbe voluto stringere fra le sue braccia quel piccolo neonato e coccolarlo, ripetendogli che aveva catturato il suo cuore, ma poi capì che forse quegli intimi pensieri non erano rivolti verso quel bimbo, figlio di un'altra donna, ma proprio al suo bambino, che inconsciamente amava, amava più di quanto amasse Trunks? Questo non lo sapeva.. 

Ma lo amava, nonostante gli avesse apportato tanto dolore, lei amava SUO FIGLIO INCONDIZIONATAMENTE! Quell'uomo che scherzava con il figlio, e provvedeva a coccolarlo ogni volta che il pargolo ne sentiva la necessità ispirava tanta tenerezza, ma al contempo non poté non destare in Pan un enorme tristezza...  

Il suo bambino non avrebbe mai avuto un papà.. Mai. 

"Salve, posso fare qualcosa per lei" chiese gentilmente un'infermiera che le si era avvicinata. 

"No! Io qui non devo fare proprio un bel niente!" rispose infastidita la Saiyan, che dopo aver dato un'ultima occhiata alla felice famiglia corse via, con tutte le forze che aveva per salvare il suo bambino da quell'ingiusta punizione. 

Ancora una volta si ritrovò a camminare sconsolata per le vie della sua amata città, era stanca e non aveva nemmeno la possibilità di utilizzare la nuvola Speedy, che aveva prestato a Junior. 

Il sole caldo le batteva in testa e le alte temperature miste alle lacrime che le fuoriuscivano dalle orbite le provocarono vari giramenti di testa, fu così costretta a sedersi per riprendere le forze e continuare il tragitto più tardi. 

Si osservava la pancia sempre più grande ma questa volta la sensazione che provò non fu di inspiegabile odio, ma di irrefrenabile amore, di incondizionato affetto, di necessaria protezione. 

Non aveva mai accarezzato il suo bambino, in quei quattro mesi non lo aveva mai fatto, ma ora la sua mano sembrava muoversi da s'è per condurla direttamente dal suo bellissimo pargolo. 

Non appena sfiorò la sua pelle, una profonda scossa le invase il palmo della mano per poi diffondersi in tutto il corpo, sentiva una sensazione di immenso piacere e un emozione di tranquillità e pienezza, i tocchi poi pian piano si rivelavano sempre più amorevoli e disperati. 

"Bambino mio, è la mamma che ti parla... 

Io e te non ci siamo mai sentiti è vero, ma solo Perché io ero troppo stupida per capire quanto fosse bello il regalo che la vita mi stava donando. 

Perciò mi presento: ciao piccolo mio, la tua mamma si chiama Pan.. Pan Son! Noi siamo figli di una gloriosa stirpe, i Saiyan e il nostro compito è quello di difendere la terra costantemente.

Spero che un giorno mi perdonerai per il male che ti ho fatto e che capirai, ora piccolo ti desidero con tutto il mio cuore. Ti proteggerei Fino alla morte perché la tua vita vale Più della mia stessa vita, non so ben dirti da dove escono questa parole, ma ora fra un singhiozzo e l'altro è questo ciò che mi esce spontaneo rivelarti. 

Io ti desidero e ti amo, ma proprio perché ti amo non posso condannarti  ad una vita di sofferenze, senza un papà. Come posso prometterti di concederti felicità se nemmeno io posso esserne sicura!? 

Cosa devo fare piccolino? Dimmelo tu... 

Dammi un segno, qualsiasi segno e io accontenterò qualsiasi tua richiesta!" 

Fra singhiozzi, carezze e pianti La piccola Pan si abbandonò a questa confessione e, adagiandosi completamente su una panchina, si abbandonò ad un pianto liberatorio. 

 

"Pan?!"

Eccola quella voce, così calda e precisa da far innamorare chiunque, eccola quella voce che così chiaramente non riusciva a sentire da ormai quattro mesi. 

Doveva essere un sogno.. Si proprio così.. Stava solo sognando.. 

Eppure quella voce così nitida, non risentiva dell'eco dei sogni, no era perfetta e reale. 

Si rese conto di avere gli occhi chiusi quando la voce si fece sempre più insistente,  e l'uomo così evidentemente preoccupato per lei cominciò a scuoterla sempre più forte. 

"PAN? PAN!!" continuava a ripetere. 

Le ci volle qualche minuto per mettere a fuoco bene l'immagine che le si poneva di fronte, ma quando poi capì che effettivamente si trattava del suo Trunks e che quello non era un sogno, non seppe contenere la sua gioia, e come se non fosse passato neanche un giorno dal loro ultimo incontro, si buttò fra le sue braccia, assaporando quel candido profumo dei suoi capelli. 

"Amore mio, mi dispiace..." cominciò il giovane, abbracciando la sua donna sempre più forte. 

Pan non rispose, ma si limitò a stringere la presa e a baciargli il collo, bagnando con le lacrime la maglia che l'uomo indossava; sentiva le sue mani scorrere delicate sulla sua pelle e massaggiarle teneramente i capelli, sentiva il suo respiro sbattere incessantemente sul collo e le sue labbra toccarle la pelle senza mezze misure, il suo abbraccio così forte e passionale sembrava volerle dire che mai e mai poi sarebbe scappata di nuovo da lui, i suoi occhi dolci e color cielo pregavano la donna di riaccentarlo nella sua vita. 

"è un sogno..." continuava a ripetere Trunks accarezzando le guance della sua ragazza. 

"Allora ti prego non svegliarmi" rispose lei, completamente rapita da quel momento sublime e paradisiaco, avrebbe voluto dirgli che il bambino era suo figlio e che l'avrebbero cresciuto insieme, ma non si sarebbe mai permesse di mentire all'unico Uomo che nella sua vita era stato sempre rispettoso nei suoi confronti. 

"Pan... Stavolta non ti lascio andare più" affermò il lilla. 

La mora, dal canto suo, sapendo quanto fosse improbabile l'affermazione del giovane non rispose ma si limitò ad abbracciarlo forte, per unire definitivamente i loro due corpi che per giorni interminabili erano stati divisi. Poteva sentire il battito del suo cuore aumentare drasticamente, fino a determinare una magnifica armonia con quello del suo uomo, chiuse gli occhi, ritrovandosi magicamente nel suo mondo, lontano dai guai e dalle sofferenze... Col suo Trunks.. E col suo bambino. 

Riaprì gli occhi, conscia di aver dato troppo peso ai suoi sogni e di dover ritornare alla vita reale, ma ciò che vide fu più magico di qualsiasi illusione, più bello di qualsiasi favola, un'immensa volta celeste investì il suo viso e lei, ipnotizzata dall'angelica perfezione di quegli occhi, sentì a poco a poco un leggero tocco agli angoli delle sue labbra, la sensazione di piacere che la invase poteva essere paragonata minimamente a tutte le altre volte: quel piacere nasceva da un indispensabile bisogno di farlo suo... Quella volta per sempre. Il leggero tocco in corrispondenza degli angoli della bocca, si spostò quasi subito sulle labbra stesse perdendo la delicatezza che lo aveva caratterizzato fino a poco prima. Quel bacio, così appassionato e ricco d'amore lo aveva desiderato da tanto... 

 

Erano in macchina, silenziosi a guardare la strada Che li divideva dalla cara vecchia casa Son; 

Trunks mostrava in quel Giorno il sorriso più bello che potesse mai donare ad un essere umano, mentre Pan, venuta a sapere dal suo stesso ragazzo che quel giorno avrebbero passato la giornata insieme in occasione del compleanno di Chichi, cadde in preda allo sconforto, così appena la macchina fu ferma dinanzi la casa dei Monti Paoz Pan disse: 

"Trunks... Sono incinta" 

L'incanto marino di quegli occhi blu elettrici si tramutò in sorpresa, silenzio.. Poi un sorriso, quasi il più bello che potesse donare. 

 

 

 

Il DIARIO DI TRUNKS... 

Risalirò col suo peso sul petto come una carpa il fiume, mi spalmerò sulla faccia il rossetto per farlo ridere... 

per lui poi comprerò sacchetti di pop corn, potrà spargerli in macchina

per lui non fumerò, a quattro zampe andrò e lo aiuterò a crescere... 

lui vive in te, si muove in te con mani cucciole... La sera, poi, con noi due farà il bagno e vi insaponerò, per lui mi cambierò, la notte ci sarò perché non resti solo mai, per lui lavorerò, la moto venderò e lo proteggerò aiutami

lui si accuccerà... dai tuoi seni berrà, con i pugni vicini tra noi dormirà e un pò scalcerà, saremo i cuscini noi due!!!

  
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