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Autore: _ether    30/05/2012    1 recensioni
«Elena Gilbert?» chiesi.
Lei si voltò verso di me e mi sorrise angelica.
«Esattamente.»
«Come sei morta?» chiesi curiosa.
Lei scoppiò a ridere e io aggrottai la fronte non capendo il suo comportamento.
«Non sono morta, o meglio è quello che tutti credono, ma non sono morta in realtà», mi spiegò.
«E perché tutti sanno il contrario?», potei sentire la mia sete di conoscenza voler uscir fuori.
«Non siamo qui per parlare di me!» esclamò autoritaria.
«Qualcosa è arrivato, qualcosa di potente - continuò - la morte è a Fell’s Church.»
Tremai al suono delle sue parole. L’aveva ripetuto anche la prima volta che ci eravamo incontrate.
«E questo cosa c'entra con me?»
Genere: Horror, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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2. il sussurro del vento
2. Il sussurro del vento



Il terreno sotto i miei piedi scomparve e mi sembrò di precipitare improvvisamente in una fossa profonda e senza fine finché non caddi a terra, sbattendo forte la schiena.
«Ao!», strepitai sommessamente per il dolore.
Cercai di tirarmi in piedi dolorante e notai che mi trovavo di nuovo nella solita radura, ma invece del solito cielo nuvoloso e terso, ora era notte e la luna brillava alta in cielo.
Tutto taceva, non si udiva neanche suoni lontani o versi di animali. Niente.
Però appena qualcosa si mosse tra gli alberi fitti sobbalzai per la sorpresa e poco dopo una figura uscì aggraziatamente dalla penombra, mostrandosi alla luce dei raggi lunari.
Trattenni il fiato; ancora lui, il ragazzo troppo bello per essere reale che animava ogni mio incubo.
Indietreggiai, che voleva quell’essere da me?
Si fermò subito a pochi passi da me per fissarmi con un’espressione indecifrabile dipinta sul volto, come era successo nell'incubo dello stesso pomeriggio. Sembrava rilassato, ma il suo solito sorriso compiaciuto l’aveva abbandonato.
«Damon» farfugliai a bassa voce, eppure lui mi riuscì a sentire ugualmente.
Lo vidi spalancare gli occhi e tirare la mascella, preoccupato e preso alla sprovvista.
«Come fai a sapere il mio nome?» mi chiese e per la prima volta sentii la sua voce.
Era calda e sensuale, ma aveva un tono pericoloso che mi fece contrarre tutti i muscoli in corpo. Ero in tensione ed estremamente impaurita.
«Me l’ha sussurrato il vento», gli risposi con voce tremolante, ormai bloccata dal tronco dell'albero dietro di me. Non sarei potuta scappare velocemente.
Lui aggrottò le sopracciglia e inclinò il capo. Inchiodò gli occhi chiari e luccicanti come due fari nei miei, con espressione seria ed interrogativa.
Improvvisamente scoppiò ridere sguaiatamente. Cosa c’era di così divertente? Mi chiesi irritata.
«Che vuol dire?»
Non lo sapevo, non sapevo cosa voleva dire, ma ero certa. Lui si chiamava Damon ed era pericoloso.
«Chi sei?» chiesi nuovamente, senza rispondere alla sua domanda.
Fece un passo avanti e io provai ad indietreggiare, ma ero praticamente bloccata e continuai a tenere gli occhi fissi nei suoi.
«Damon», disse e di nuovo quel sorriso comparve sul suo volto, quasi come se si stesse prendendo gioco di me.
«Questo lo so, intendo cosa sei?» gli chiesi, riformulando la domanda.
Uno spostamento d'aria e in pochi secondi me lo ritrovai a poche spanne dal mio volto. Sussultai, come aveva fatto? Nessun essere umano poteva muoversi tanto velocemente.
«Perché non lo chiedi al vento?», sorrise, deridendomi.
Desiderai ardentemente potergli dare uno schiaffo, ma qualcosa dentro di me mi bloccò. Non dovevo se ci tenevo alla mia stessa vita.
Poi improvvisamente si avvicinò con il suo volto a poche spanne dalla mia bocca, annusando l'odore che emanava la mia pelle, e io, anche se avrei voluto scappare e mettermi ad urlare, rimasi bloccata sul posto immobile, con il respiro trattenuto e corto. Prendendomi alla sprovvista, scese ad odorarmi il collo, finché non percepii le sue labbra fredde baciarmi delicatamente l'incavo del collo. Avevo la pelle d'oca per il terrore, volevo disperatamente scappare, ma i miei piedi erano pietrificati a terra.
Arrivò fino al mio orecchio e sentii la sua lingua giocherellare con il mio lobo. Un brivido di piacere mi attraversò l’intero corpo e chiusi subito gli occhi.
«Secondo te, cosa sono?» sussurrò con voce estremamente sensuale al mio orecchio.
Inghiottii, «non sei umano», risposi affannosamente con l’unica affermazione di cui ero certa.
«Perspicace», di nuovo quel tono sarcastico e beffardo.
«Hai paura?» chiese subito dopo, ritornando serio.
Annuii appena, mentre il mio respiro era sempre più accelerato, come se avessi corso per chilometri, e il cuore pompava a mille.
«Perfetto; sai il sangue è più corposo quando la persona prova terrore.»
Scese a baciarmi nuovamente il collo e io spalancai di scatto gli occhi. Che diavolo stava facendo? Che cosa stava a significare la frase appena detta?
Solo in quel momento riuscii a connettere il cervello e gli diedi una spinta per allontanarlo all'istante da me, ora consapevole del Potere che poteva esercitare sul mio corpo. Era come se fino a pochi secondi prima mi fossi trovata soggiogata al suo volere. Quale persona sana di mente non avrebbe urlato, trovandosi uno sconosciuto psicopatico a poche spanne da lei? Quale persona sana di mente non sarebbe scappata nel vederlo baciargli il collo? E perché invece di opporre resistenza avevo addirittura provato.. piacere?
«Che vuoi da me?» chiesi quasi sul punto di scoppiare a piangere.
Ciò che riuscii a vedere per ultimo fu il suo splendido sorriso pungente, poi tutto accadde troppo velocemente e percepii sulla mia stessa pelle come due spilli che mi trafiggevano il collo.
Un dolore indescrivibile travolse il mio corpo e sentii lentamente le forze venir meno.
Aprii di scatto gli occhi e feci un respiro profondo come se fossi rimasta per troppo tempo in apnea, mettendomi seduta.
«Cèline, stai bene?» mi chiese una voce familiare.
Mi guardai intorno e mi accorsi che ero svenuta tra le braccia di Travon e lui ora mi stava guardando preoccupato e disorientato.
Portai una mano fino alle tempie e massaggiai per far smettere il dolore lancinante, poi ricordai la sensazione che avevo provato pochi minuti prima, ovvero i due spilli che laceravano la mia carne. Qualcuno mi aveva morso; Damon mi aveva morso!
Mi toccai immediatamente il collo sicura di trovarci qualche ferita, ma non fu così. I miei polpastrelli sfiorarono solamente pelle liscia.
«Cèline? Mi senti?» chiese di nuovo Travon, cercando di attirare la mia attenzione.
Non avevo nulla sul collo, nessuna ferita, niente sangue, niente dolore. Avevo sognato ancora? Eppure tutto ciò che avevo provato sembrava così reale che non potevo crederci di aver solo perso i sensi.
«Cèline!» per l’ennesima volta il ragazzo moro ripeté il mio nome e io finalmente mi accorsi di lui.
Provai a mettermi seduta, ma mi sentivo stanca e debole, senza forze.
«Sì, sto.. sto bene» farfugliai.
«Ti stavo chiamando, poi sei svenuta tra le mie braccia, che ti è successo?» chiese ancora preoccupato.
«Un calo di zuccheri», fu la prima scusa che mi venne in mente.
Poi qualcuno si intromise; era una voce maschile che chiamò il nome di Travon.
«Travon, vieni, c’è stato un incidente!» disse con il fiatone il ragazzo appena arrivato.
Lui si mise in piedi e mi diede una mano a fare lo stesso, poi insieme ci dirigemmo di nuovo al cottage.
Già da lontano notai molte persone riunite intorno a qualcosa, o meglio qualcuno.
Travon corse preoccupato a vedere e io lo seguii. Vidi Joy che stava piangendo, con le mani che le nascondevano il volto, scossa di singhiozzi convulsi e Megan avvinghiata a Chris, con il viso nascosto nell’incavo del suo collo.
Mi feci spazio tra la folla, mentre sentivo in lontananza il suono dell’ambulanza e della polizia.
Un mancamento mi fece traballare e vidi Kim stesa a terra senza vita.
La pelle di solito olivastra ora aveva perso quella lucentezza umana, gli occhi spalancati, ancora pieni di paura e.. due fori sul collo.
Mi portai una mano davanti alla bocca. Come era possibile tutto questo?
Scoppiai a piangere sopraffatta dalle forti emozioni che sentivo esplodere dentro me.
Per un attimo ebbi paura di non riuscire più a distinguere tra sogno e realtà e realizzai che Kim, la mia cara amica Kim, era morta.

Megan era tornata a casa con Chris, subito dopo aver risposto ad alcune domande dello sceriffo, mentre io e Joy ci trovavamo all’intero del cottage di legno chiaro aspettando che qualche poliziotto arrivasse anche da noi.
Joy era ancora scossa dagli spasmi, aveva il trucco sbavato e gli occhi stanchi, con una luce di terrore che non era ancora scomparsa. Non ci voleva credere, non voleva credere a ciò che era accaduto alla sua amica.
Io non ero afflitta solamente per la tremenda perdita, ma per tutto quello che stava succedendo. Ero confusa e disorientata e ci si aggiungeva anche il fatto che avevo sentito i dottori discutere tra di loro e sostenere che Kim non aveva più una singola goccia di sangue in corpo.
Sta succedendo di nuovo, aveva detto un dottore sulla cinquantina, dai folti capelli brizzolati.
Ero terrorizzata nel vero senso della parola; qualcosa si stava abbattendo su Mystic Falls e non era la prima volta, da come parlavano. E cosa ancora più inquietante sembrava collegata a me.
Appena lo sceriffo ci raggiunse sul divano, Joy tirò su con il naso e si strinse ancora di più intorno alla coperta. Era scioccata.
«So che è una forte perdita per voi, soprattutto per te Joy, ma devo farvi qualche domanda», disse nel tono più gentile possibile, cercando di non urtare i nostri sentimenti più del dovuto.
Bevvi un sorso di caffè fumante che mi aveva portato Travon poco prima e constatai che mi stavano ancora tremando le mani.
«Qualsiasi domanda, può farmi qualsiasi domanda se aiuterà a fare luce sull'accaduto», riuscì a dire tra i singhiozzi Joy.
«Pensiamo che sia un animale che si nasconde nel bosco», le spiegò lo sceriffo.
Bugiardo, dissi acida nella mia mente. Lui sapeva che non era stato un animale, un animale non ti dissangua!
Al suono della sua spiegazione Joy scoppiò di nuovo a piangere e io allungai una mano per afferrare la sua in modo da poterla rassicurare almeno un po'.
«Quando l’avete vista l’ultima volta?» chiese.
«Io sono andata a fare un giro con Travon vicino alle cascate, perciò non so quando è successo l'incidente, sono stata avvertita per ultima penso, ma quando l'ho vista prima di andarmene stava con Joy, Megan e Chris. Parlava, scherzava, sembrava del tutto tranquilla», e mi voltai a guardare Joy che annuì.
«Io invece non.. non ricordo nulla!» e un'altra lacrime le solcò le guance accaldate.
«Sei stata tu la prima a trovarla?»
«Sì - rispose flebilmente - ho subito chiamato aiuto, alcuni amici mi hanno sentita e sono venuti. L’abbiamo trasportata vicino al fuoco, ma era troppo tardi», piagnucolò.
Lo sceriffo si voltò a guardarmi, «come ho già detto io ero con Travon, quando un ragazzo è venuto a chiamarci e siamo subito accorsi a vedere cosa era accaduto, ma già si erano radunati tutti», dissi io.
Poi spostai lo sguardo sul viso scioccato di Joy; come era possibile che non si ricordasse nulla se era stata la prima a trovare il corpo di Kim?
«Avete notato qualcosa di strano durante la serata?» chiese di nuovo lo sceriffo rivolto a Joy.
«No, mi sembra di no!» e scosse il capo lentamente.
Di nuovo quel tono di voce disorientato, di chi aveva totalmente il vuoto in testa.
Era tutto troppo strano.
Quando l’interrogatorio finì presi Joy per un braccio e l’accompagnai in macchina.
«Vuoi che guidi io, almeno fino a casa mia?» le chiesi vedendola ancora troppo turbata.
Annuì senza aggiungere altro, così presi le chiavi che mi porse e salii in macchina.
Il viaggio fu silenzioso, nessuna di noi due osò parlare fino all’arrivo di fronte casa mia. La salutai e le dissi di stare attenta prima di darle un bacio su di una guancia.
«Mi dispiace», mi disse fermandomi per un polso, «non volevo che la tua festa di bentornata si concludesse in una tragedia», si giustificò con gli occhi velati dalle lacrime.
«Nemmeno io», le risposi in un sorriso rassicurante, «ma non ricordi proprio nulla di questa serata?»
Lei spostò lo sguardo, quasi assente scosse il capo e flebilmente disse di no.
«Come è possibile?»
«Io.. non lo so - e altre lacrime rigarono le sue guance - non so nulla Cèline, come se avessi perso i sensi in quei dieci minuti.»
Era tutto così strano e confuso, non solo per me, ma per chiunque in città e il mio solito sesto senso mi informava che questo era solamente l'inizio, ci saremmo dovuti aspettare qualsiasi cosa.
La salutai e scesi dalla macchina.
Avevo bisogno di una doccia calda e di una bella dormita, se mai ci fossi riuscita.

Appena entrai in casa cercai di non fare rumore per non svegliare i miei genitori, non avevo nessuna voglia di affrontare domande su domande o sguardi interrogatori, ma fu inutile. Mia madre, dal soggiorno, mi venne incontro e sembrava fuori di sé. Sbracciava, si dimenava e non riuscii a capire una sola parola di quello che mi stava cercando di dire.
«Mamma, tranquilla. Fai un bel respiro e poi parla», le dissi innervosita.
Mio padre comparve da dietro di lei e le mise le mani sulle spalle per farla calmare mentre lei fece come le avevo detto.
«Che è successo? Ne stanno parlando alla televisione», parlò mio padre al posto suo, in tono più calmo.
Subito capii perché mia madre era così sconvolta.
«Avete sentito di Kim?» chiesi con voce tremante e la figura del suo corpo freddo e senza vita mi rivenne alla mente.
Mia madre annuì e si portò una mano alla bocca.
«Povera ragazza», disse con le lacrime agli occhi.
La mia attenzione fu subito rapita dalla televisione attaccata al muro, dietro le spalle dei miei genitori. Mi diressi verso il divano dove si trovava il telecomando e alzai il volume della tv per sentire cosa stessero dicendo.
«Notizia dell’ultima ora; Kimberly Donald, diciassette anni e studentessa al Robert E. Lee è stata trovata morta vicino al bosco durante una festa tra amici. Si pensa che sia colpa di un orso che pochi giorni fa è scappato dallo zoo.»
Spensi subito la televisione irritata. Sciocchezze!
«Tu stai bene, tesoro?» chiesero insieme i miei genitori, venendomi vicino.
Annuii, «sono stanca, andrò a letto» risposi secca.
Mia madre mi accarezzò il capo, ispezionandomi il volto per cercare di capire cosa mi passasse per la testa, e quando vide nei miei occhi tutta la stanchezza mi lasciò andare in camera.
Mi sfilai i jeans e la maglietta grigia lungo il corridoio e una volta in camera lanciai gli indumenti su una sedia vicino alla piccola libreria. Mi misi la maglia larga del pigiama e mi buttai letteralmente sul letto.
Ero così spossata che mi addormentai in poco tempo.

«Kim, Kimberly!» urlai vedendola immobile, di spalle, a pochi metri da me. La mia voce rimbombò vuota per la stanza scura.
Nessuna risposta, rimase girata di schiena e io mi avvicinai a lei lentamente, leggermente titubante, chiedendomi per quale motivo non si fosse voltata ai miei richiami.
Quando fui proprio dietro la sua schiena le toccai una spalla e appena si girò diedi un urlo e iniziai a correre. La sua pelle era quasi violacea, il viso deformato e i soliti capelli neri e lucenti erano diventati stepposi e quasi radi.
Corsi lontano da quella figura, cercando di aumentare sempre più l’andatura, ma ovunque andassi era buio, senza luce e senza via di scampo.
Ero in gabbia.
Inciampai e caddi a terra, ma provai il più velocemente possibile a rimettermi in piedi. Inutile, la mia caviglia si era slogata e il meglio che riuscii a fare fu rimettermi in piedi per cadere nuovamente.
Mi voltai e vidi Kim che si trascinava a passo veloce verso di me; gli occhi opachi e le labbra aperte che si muovevano senza produrre nessun suono.
Mi trascinai lontano, ma era tutto inutile, non avevo nulla con cui difendermi e non potevo nascondermi da nessuna parte. Appena mi fu davanti si scaraventò su di me e mi morse una spalla.
Urlai con tutto il fiato che avevo il gola, sentendo la pelle staccarsi. Mi avrebbe divorata viva se non avessi pensato a qualcosa.
Cercai di dimenarmi, di scagliare pugni, ma era tutto inutile. Lacrime fredde bagnarono i miei occhi; paura, dolore, rammarico e desolazione per una morte lenta e dolorosa.
Improvvisamente qualcuno la lanciò lontana da me e, lasciandomi a terra dolorante, si buttò verso quello che ormai era diventata Kim.
Un crack violento e poi il suo corpo cadde a terra, senza vita. Per la seconda volta.
Rimasi senza parole, in cerca d’aria e dolorante a fissarla finché la stessa persona che mi aveva salvato non mi porse una mano.
Alzai lo sguardo, ancora sotto shock, verso di lui e sobbalzai.
«Damon?!»
Mi sorrise, per la prima volta in maniera premurosa e io afferrai la sua mano per aiutarmi a mettermi in piedi mentre la mia spalla continuava a sanguinare copiosamente.
Appena si accorse della ferita la sua espressione cambiò, lo vidi tirare tutti muscoli e chiudere le mani in due pugni.
Serrò la mascella e il suo sguardo si fece furioso.
Scappa! Mi ordinò qualcuno nella mente, ma rimasi immobile a fissare i suoi occhi diventare più scuri.
«Scappa!», questa volta però fu lui ad urlarlo, prima di allontanarsi un poco da me e spostare lo sguardo verso il basso. Che gli stava succedendo?
Nessun muscolo del mio corpo volle muoversi e quando lui rialzò il capo verso di me vidi il suo sorriso sarcastico stampato in volto e rabbrividii.
«Te l’avevo detto di scappare», disse calmo e in modo ironico, piegando un poco la testa di lato.
Niente, nessun movimento, il mio corpo era come in blackout. Un passo in avanti verso di me e di nuovo la paura.
Mi svegliai ansimante sul mio letto; dei tiepidi raggi entravano nella mia stanza e tutto sembrava terribilmente tranquillo.
Mi alzai e andai in bagno di corsa per lavarmi il viso e darmi una rinfrescata. Mi guardai attentamente allo specchio e mi ispezionai, ma niente. Nessun livido o segni di morsi sul mio corpo.
Le mani mi tremavano e constatai che gli incubi stavano diventando sempre più reali e terrificanti.
Mi asciugai il viso nell'asciugamano e feci un profondo respiro; un altro giorno di scuola mi stava aspettando.

**
Scusatemi tantissimo per il ritardo, ma la scuola è un casino ç__ç
Però alla fine il secondo capitolo l'ho pubblicato :-D
Che ve ne pare? Lo so, ancora è tutto molto incasinato, ma con il proseguire dei capitoli avrete tutte le risposte.. intanto la persona che continua a sognare da anni è proprio Damon, svelato il primo arcano ahah :-)
Il prossimo capitolo sarà proprio POV Damon e si capiranno altre cose!
Ringrazio tutti/e i lettori, e grazie per le recensioni *-*
xx
  
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