Libri > Hunger Games
Segui la storia  |       
Autore: Densie Arya    30/05/2012    11 recensioni
Finnick Odair è un mentore da quattro anni. Nessuno dei suoi protetti è ancora riuscito a vincere.
Annie Cresta è una ragazza come tante altre, addestrata da suo padre per offrirsi volontaria. Ma non ha intenzione di farlo.
Eppure il suo nome è destinato ad essere estratto.
A quel punto, che ne sarà dell'amore di Finnick nei suoi confronti?
POTREBBE CONTENERE SPOILER MOCKINGJAY
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Finnick Odair
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAPITOLO 4 - L'ultimo desiderio
"Ascoltami, ascoltami bene. Sii indifferente. Se ti fanno domande, rispondi in malo modo. L'arena è un reality show: apprezzano chi rende le cose interessanti."
Quelle parole mi rimbombavano nella testa come campanelli d'allarme.
Quando entrai nella stanza, gli strateghi avevano tutti il viso puntato su di me.
Sapevo che avevano sentito parlare di me, dopo la parata.
La Favorita bella, silenziosa e micidiale.
Detta in parole povere, tutto il contrario di quel che ero realmente.
"Prego" mi concesse il Capo degli Strateghi con un cenno.
Sentii i loro occhi sulla mia schiena come fossero avvoltoi pronti ad azzannare la preda.
"Annie Cresta, Distretto 4." il protocollo prima di tutto. Anche se tutti sapevano già chi io fossi. 
Mio nonno era stato un vincitore degli Hunger Games, così come mio padre.
Mi abbassai, per raccogliere tre coltelli da terra e metterli tra le giunture delle dita della mia mano destra poi, con un movimento veloce, lanciai.
Presi i tre punti vitali della sagoma: testa, petto e stomaco.
Era un giochetto che mi aveva insegnato mio padre: ma il bello doveva ancora venire.
Sapevo che non avrei trattenuto la loro attenzione ancora per molto: gli Strateghi erano molto volubili.
Presi i restanti tre coltelli e li posizionai dov'erano un secondo prima i precedenti. Se avessi sbagliato, non sarei riuscita a prendere nemmeno un 6.
Centro. Due su tre si conficcarono esattamente al centro delle teste delle due sagome laterali.
La sagoma centrale era la prima utilizzata, quindi avevo deciso di puntare al collo.
"E' vero che sei la prima vera protetta di Finnick Odair?"
"Affatto. Ero io a proteggere lui, mi sta solo ricambiando il favore."
Oh, che bella bugia. Finnick non ne sarebbe stato affatto contento, ma era esattamente ciò che mi serviva.
Gli strateghi mi guardarono incuriositi, mentre il loro capo sorrideva compiaciuto.
"Ci aspettiamo grandi cose, da lei, Signorina Cresta."
Io piegai leggermente il volto, fingendomi incuriosita. 
"Voi vi aspettate la mia morte. E non sarete affatto felici quando vincerò, ve lo assicuro."
Ci fu qualche bisbiglio, poi uno di loro alzò la mano.
Era diventata una specie di intervista?
"Mi dispiace, Signori." disse velocemente Seneca Crane Senior, per poi voltarsi verso di me. "Può ritenersi congedata."
Ovviamente dovevano ancora assistire a due terzi dei tributi, non potevano perdere tutto quel tempo per me.
"E' stato un onore." mi diressi verso l'uscita con ovvio sarcasmo, con una smorfia vincente sul viso.
Forse non sarei stata da 12, ma mi sarei accontentata di un buon 7, tanto per iniziare.
------------------------------------------------------------------------------
"Non sei venuta di là, stasera." osservò Finnick entrando nella mia stanza.
Ormai la mia privacy era inesistente, faceva sempre come voleva lui.
"Non avevo fame." Bugia. Ero semplicemente troppo in ansia per quel maledetto voto.
Non volevo saperlo. Che senso aveva? Se fosse stato basso, avrei deluso mio padre.
Se fosse stato alto, mi sarei illusa di poter sopravvivere.
Ovviamente Finnick non aveva la più pallida idea di quanto fossero realistiche le mie previsioni rispetto alle sue.
Dopo quel bacio, magari credeva che sarei stata un po' più ottimista e tenace anche io.
"Com'è andata con gli Strateghi?"
"E' inutile che ci giri intorno, Odair. I voti sono usciti. Sai meglio di me com'è andata."
"Nove."
"Cosa?"
"Il tuo voto. E' un nove. Lo sapresti se fossi venuta di là a guardare."
"Derek?"
"Quattro."
Affondai la testa sul cuscino.
Nella mia mente apparvero diverse immagini, tutte confusionarie.
Sentii la mano leggera di Finnick accarezzarmi la schiena.
"Ehi... E' un bene. Calcolato chi sei e il voto che hai preso, la maggior parte vorrà sponsorizzarti."
Mi voltai verso di lui.
"Non voglio morire." iniziai, con una voce flebile e angosciata "Non voglio vedere altre persone morire di fronte ai miei occhi."
"Io lo so. Ma... Questi sono gli Hunger Games, Annie."
Elizabeth, la nostra adorata accompagnatrice, bussò alla porta frenetica.
"Finnick, il presidente Snow vuole parlarti."
Io lo guardai quasi con disperazione.
Avevo passato molto tempo ad allontanarlo da me.
Davvero troppo tempo sprecato a fare la preziosa.
A fingere disinteresse. 
"Non lasciarmi..." mi sfuggì in un soffio.
Lui mi guardò.
Sapevamo entrambi che non poteva: Snow non avrebbe mai lasciato impunita una disobbedienza da parte sua.
"...Sai che non posso" si limitò a rispondermi, sfiorandomi le labbra, in un bacio casto.
L'idea che stesse per andare a scaldare il letto di qualcuno mi rendeva irrequieta. "Ma è da te che tornerò. Oggi e finchè lo vorrai."
Sapevo che non aveva scelta.
"Solo... Sta attento." lui sorrise, un attimo prima che le mie braccia riuscissero a circondarlo.
Rimanemmo abbracciati per un po', in silenzio.
Poi lui dovette assolvere i suoi incarichi.
Di lì a poco sarei impazzita, me lo sentivo.
Tutta la mia rinomata forza mi stava abbandonando lentamente.
Gli Hunger Games stavano estirpando il mio essere come fosse erbaccia.
A distrarre i miei pensieri, ci pensò il piccolo Derek, incerto sulla mia porta.
"Annie?" era la prima volta che lo sentivo davvero parlare da giorni.
Avevo ignorato la sua voce a tal punto da non saperne riconoscere nemmeno il timbro.
Eppure il mio cuore crollò, nel sentire il mio nome pronunciato con tale terrore.
Aveva paura di me?
L'intera bocca sembrò ardere come carbone acceso, rendendomi incapace di formulare una frase sensata.
"Uhm?" fu l'unico suono che riuscì ad uscire dalle mie corde vocali.
Il ragazzino sparì dalla mia vista in un lampo, così com'era arrivato.
Iniziai a temere di aver avuto un'allucinazione.
Mi accoccolai nel letto per quella che mi sembrò un'eternità.
Avrei dovuto riposare, visto che sarebbe stata la mia penultima notte prima dei Giochi, ma i miei occhi rifiutarono categoricamente di chiudersi.
Notai un'ombra sulla porta e mi sollevai dalla mia posizione, temendo il ritorno di Derek o, peggio, l'arrivo di qualche tributo degli altri Distretti scappato con il solo intento di uccidermi.
Paranoia, la persona in questione era solamente Finnick, appena tornato dalla sua... missione, per così dire.
"Non volevo spaventarti." disse lui, chiudendosi la porta alle spalle e avvicinandosi al letto.
"Uhm?" possibile che non riuscissi a dire nulla di più sensato?
"Volevo vedere se stavi bene. Che ci fai ancora sveglia?" sospirò, portando la sua mano sulla mia guancia. "Non stavi aspettando me, vero?!" 
Sembrava seriamente preoccupato di tale eventualità.
E improvvisamente capii perchè non sarei riuscita a dormire.
"Stavo pensando a quel che rimpiangerò di non aver fatto... Una volta morta."
Lui sospirò, probabilmente esausto di dovermi rassicurare ogni volta.
"Non morirai. Non avrai nulla da rimpiangere. Devi riposare."
"...Esaudisci sempre l'ultimo desiderio di ogni tributo, non è così?" chiesi, conoscendolo. Sapevo che considerava l'ultimo desiderio come qualcosa di sacro.
"Stai per dirmi il tuo, Annie?" domandò a sua volta, quasi esasperato.
"Non voglio morire..." iniziai, senza saper bene come continuare.
Se lui mi avesse rifiutata, probabilmente il mio orgoglio sarebbe sceso sotto i miei piedi.
"Puoi chiedermi qualsiasi cosa." mi rassicurò lui, sdraiandosi per potermi abbracciare.
Probabilmente pensava che il mio desiderio sarebbe stato struggente, non disperato.
"...senza aver mai..." continuai, in preda ad un panico che non sapevo come controllare.
Il batticuore, quel nodo in gola, le farfalle nello stomaco: l'amore era una vera e propria malattia. "...provato questo."
Le mie mani cercarono febbrilmente il contatto con la sua pelle, mentre la mia bocca si posò delicatamente sulle sue labbra.
Aveva capito le mie intenzioni?
Sembrò frenarsi appena quando comprese il vero senso di quella mia bizzarra richiesta.
"Annie.." sussurrò, piano. "Non è una richiesta da ultimo desiderio, questa."
"Ah no?" chiesi io, arretrando appena e mostrando la mia espressione rigida sul volto.
Mi stava rifiutando. Sarei morta vergine e con l'orgoglio a pezzi.
Lui scosse la testa, accennando un sorriso divertito probabilmente a seguito della mia espressione.
"Non è ciò che faresti se non fossi in punto di morte. Non posso approfittarne."
"...Te lo sto chiedendo io!" sbraitai, allontanandomi ulteriormente.
"Non voglio ferirti."
"Lo stai facendo, Finnick."
Lui sembrò davvero dispiaciuto per quella mia frase.
"Vieni qui."
Ci stava ripensando?
"No. Non ci sto ripensando." fece eco ai miei pensieri. "Ti amo, Annie. Non posso fare questo a te."
"Ti amo! Ed è per questo che voglio..." La mia voce, iniziata quasi come un urlo, morì in fretta.
Avevo pronunciato quelle due parole.
Lui sembrò sorpreso quanto me e anche un po' compiaciuto.
"Da quando?" mi chiese infine, curioso.
"Non ne ho idea. Mi piacevi, sai? Eri un vincitore: non saresti stato chiamato. Non avrei avuto paura per te ogni anno. Sarebbe stato già un bel sollievo. Poi... Poi hai iniziato ad essere, beh, famoso per altro." feci una pausa, cercando di chiarirmi le idee. "E, infine, hai iniziato ad avvicinarti a me."
"Non ne avevo idea."
"Ero la ragazzina brufolosa, non mi aspettavo che tu mi notassi." lui tentò di zittirmi con un bacio.
"La prima volta che ti notai... Era la Mietitura di tre anni fa. Una parte di me, pregava di non vedere uscire il tuo nome, qualunque nome avessi. Non sapevo nemmeno il perchè..." fece una pausa anche lui, per poi sorridere. "Ovviamente ho continuato a sperare, negli anni, che tu ti accorgessi di me. Ma vedevo solo disprezzo nei tuoi occhi."
"Ti disprezzavo. Pensavo che buttassi al vento la tua intelligenza per una bella vita piena di strambe amanti." lui trovò particolarmente divertente quella mia visione distorta del suo mondo.
"Credo di aver capito di amarti il giorno del tuo compleanno."
----------------------------------------------------------
"Ehi, Annie!" sentii la voce di Finnick alle mie spalle e mi voltai, con un'espressione dura sul viso. "Non sei venuta, oggi."
La nostra routine. Avevo spezzato la nostra stupida routine. Ma uno dei due avrebbe dovuto farlo, prima o poi.
Tutto si distrugge, prima o poi.
"Avevo di meglio da fare." sbuffai, come adirata.
"Ho fatto qualcosa di sbagliato?" mi chiese lui, io mi limitai a scrollare la sacca che avevo in mano.
Comprare il pane. Era questo il 'meglio' che avevo da fare?
"E' il mio compleanno." risposi infine. "Voglio solo stare da sola."
Lui si incupì. Sospirò, come se respirare gli costasse quasi fatica.
"Ho una sorpresa per te." mi sfiorò appena la mano. "Andiamo."
"Finnick dico sul serio, non ha senso!"
"Lo ha, per me." sorrise "Ti offro anche un gelato."
Gelato. Una cosa per ricchi.
Lui, ovviamente, poteva permettersene a milioni.
La mia famiglia non aveva problemi di soldi, in realtà, ma non era neanche ricca a tal punto.
Mio padre aveva sperperato i soldi della sua vincita, così come mio nonno prima di lui.
"Non attacca, con me. Smettila di sbattere le ciglia in quel modo, mi manda in panne!"
"Oh, andiamo Annie!"
----------------------------------------------------------
"E quale dei miei tanti comportamenti da bimba capricciosa e isterica ti hanno impressionato?"
"Intendi oltre il vederti solo con una mia camicia?" quel commento gli procurò una dolorosa fitta allo stinco. "Scherzavo!" si ribellò, ridendo. "Tu sei tu."
Quell'ultimo commento riuscì a farmi arrossire.
"Non ti rendi conto di quanto effetto hai su di me. Io, Finnick Odair, ho portato una ragazza in barca. Sulla mia barca."
"Pensavo lo facessi continuamente per impressionare le ragazze!"
Lui sorrise. "Di solito non ho bisogno della barca per impressionare. E poi scherzi? Invitare donne a bordo porta sfortuna!"
"Uh, hai debellato il tuo terrore verso un clichè antico come il mondo per me, dovrei sentirmi onorata?"
"Come minimo." rise.
La sua risata...
----------------------------------------------------------
Quella risata l'avevo sentita così poche volte!
Finnick Odair era un tipo che sorrideva spesso, ma che non rideva quasi mai.
Eppure il mio volto palesemente irritato per il suo stupido scherzo sembrava divertirlo più della mia reazione.
"Non posso credere di essere salita qui con te!" lo indicai, come a volerlo incolpare del mio scivolone in mare per colpa di un suo infantile 'buh!'.
"Dai, entra lì e togliti quei vestiti bagnati prima che ti venga un raffreddore." 
Senza pudore alcuno, si tolse la camicia, porgendomela con un grosso sorriso.
Mi persi alcuni attimi sul suo corpo perennemente abbronzato, studiando con precisione i suoi addominali e pettorali scolpiti, fino ad arrivare all'incavo del collo.
Il mento perfetto, le labbra armoniose, i suoi occhi verdi... Okay, mi stavo davvero perdendo nei suoi dettagli di fronte a lui?
"Tutto bene?" chiese, lievemente preoccupato.
"Può darsi che io abbia battuto la testa." fu la prima scusa che mi venne in mente.
----------------------------------------------------------
Io di tutta risposta mi fiondai tra le sue braccia calde.
Forse non mi avrebbe dato quel che credevo di volere, ma non mi avrebbe mai negato un po' di calore umano.
Godermi gli ultimi istanti con lui senza pensare che probabilmente sarei morta nelle 48 ore successive era il mio secondo desiderio.
"Non ci hai messo nemmeno un po' di fantasia, però!" mi lamentai io, non trovando nient'altro per contrastare il suo dire.
"...Forse hai ragione."
Alzai appena lo sguardo, guardandolo con aria interrogativa.
"D'accordo, d'accordo!" sbuffò lui, fingendosi impaurito per la mia aria palesemente minacciosa. "Io, Finnick Odair, non ho usato un briciolo di fantasia e tu, Annie Cresta, hai indiscutibilmente ragione."
----------------------------------------------------------
Uscii dalla cabina con indosso solo la sua camicia, arrotolata sulle maniche, e un paio di mutande.
"Questa me la paghi, Odair!"
Lui rimase un secondo immobile, studiandomi come avevo fatto io poco prima.
"Smettila di fissarmi." sibillai.
"Tuo fratello ti portava in barca, il giorno del tuo compleanno." 
Non gli chiesi come facesse a saperlo.
Finnick aveva sempre le idee chiare su di me.
Per esser stati mentore e tributo, dovevano essersela intesa parecchio.
Io mi limitai a scrollare le spalle, di nuovo.
"Non voglio sostituirlo. Ma era giusto che.."
Lo zittii con un semplice gesto della mano. "Non devi sostituirlo. Non puoi." la mia voce si fece leggermente più aspra.
"Quel che tentavo di dire, Annie, è che..."
Lo bloccai di nuovo, per poi accennare un sorriso. "Insegnami a fare quel gioco con il tridente."
Lo avevo visto, durante la sua edizione, girare il tridente come una ruota con una sola mano per poi uccidere. 
Beh, io preferivo i pesci alle persone, ovviamente.
"Temo che sia pericoloso." si limitò a rispondermi, ma sapeva che una volta deciso, non mi sarei fermata.
"E' il mio compleanno. Fammi contenta."
Il mio 17esimo compleanno. L'ultimo anno nell'urna. Un evento non da festeggiare, certo, ma...
"D'accordo. Ma fai quel che dico o rischi di cavarti un occhio."
"...O di rovinare il tuo bel faccino?"
Lui trovò decisamente divertente quel mio commento.
----------------------------------------------------------
Mi svegliai improvvisamente, scossa da un incubo tremendamente realistico.
O meglio, realistico lo sarebbe diventato ben presto.
Persa nei ricordi del mio compleanno, mi ero addormentata.
Il petto di Finnick si muoveva ritmicamente sotto il mio orecchio.
Eravamo ancora entrambi vivi.
Sentivo il suo cuore battere, il suo respiro regolare e il suo braccio proteggermi.
Peccato che non avrebbe potuto fare nulla per me.
Avevo una spada di Damocle sulla testa, ormai.
Era solo questione di tempo.
Elizabeth, con il suo solito tempismo, entrò nella stanza tutta eccitata.
"Annie, ti aspetta un'altra grandissima giornata! Finnick non è ancora tornato..."
Ovviamente poi si bloccò, notandomi abbracciata a lui.
Alzò appena un sopracciglio e poi sorrise.
Evidentemente, seppur lei avesse un certo 'feeling' con lui, il vederlo nel mio letto non le creava alcun problema.
Finnick, d'altro canto, non potè far altro che svegliarsi.
All'inizio fece per alzarsi di scatto ma, dopo aver visto la mia testa andare irrimediabilmente in avanti, si fermò.
"Ahi!" esclamai io, ricomponendomi.
"Scusa..." sussurrò lui in un mormorio quasi indecifrabile. "Beth, ci penso io al suo addestramento oggi. Tu pensa a Derek, con Mags."
"Ma... i tacchi!"
"Sa già camminare sui tacchi, Bethie. Dico sul serio. Istruite il ragazzino. Fatelo sembrare timido e indifeso."
Io studiai attentamente il comportamento del mio mentore. Era tutta una scusa per stare da solo con me a discapito del mio reale addestramento?
E che c'entravano i tacchi? Niente di buono, immaginai.
Elizabeth lasciò la stanza, poco convinta ma senza dubbio sconfitta.
Nessuno diceva mai di no, a Finnick.
In qualche strano modo, era impossibile non sentirsi soggiogati dal suo fascino.
"Che c'è?" mi chiese guardandomi di sottecchi.
"Bethie?" dalla mia bocca uscì un verso strano, a metà tra il sarcasmo e la gelosia.
Ovviamente non avrei mai saputo imitare il suo tono da seduttore incallito.
Lui sorrise, senza scomporsi. "Era anche la mia accompagnatrice, Annie..."
"Questo non le ha certo impedito di portarti a letto come chiunque altro. Uh, giusto... Tranne me." e dire che mi ero svegliata così di buon umore!
"Tranne te." riflettè lui come ad alta voce. "C'è un motivo. E poi no, Elizabeth non è tra quelle."
Una parte di me, mi urlava di non credergli.
Eppure sapevo che era la verità. Ma cosa avrei dovuto fare, a quel punto? Scusarmi? Non se ne parlava proprio.
La mia mancanza di risposte sembrò innervosirlo.
"Ho paura di sbagliare. Possibile che tu sia così... egoista da non capirlo?"
"Paura di sbagliare e Finnick Odair... Non suona molto convincente! Probabilmente hai solo paura di sbagliare nome!"
"O forse, più probabilmente... Tu mi piaci e ho paura di fare qualcosa di sbagliato! Ma no, io sono perfetto. Tu vuoi che io lo sia!"
"Tu vuoi sembrarlo, Finnick! Non darmi colpe che non ho!"
"Non con te! Non ho mai finto di essere perfetto con te!" si alzò, velocemente, e scattò fuori dalla stanza, adirato.
Avrei potuto scrivere un libro, se solo non fossi dovuta entrare nell'arena il giorno dopo. 
"Come rovinare un momento perfetto in cinque semplici secondi." mi dissi, ormai troppo tardi.
Avrei dovuto solo accettarlo e chiedere scusa.
Molto probabilmente in quel momento non avrebbe voluto nemmeno parlarmi.
E, di tutta risposta, entrò Mags nella stanza.
Ma perchè nessuno bussava mai?
"Vieni."
Annuii e, senza neppure pettinarmi, la seguii in una stanzetta a cilindro piena di specchi. Avrei potuto guardarmi sotto ogni angolatura.
Qualcosa in me ancora non andava. Sentivo il bisogno di piangere.
E io non piangevo quasi mai.
"Parlami di te." iniziò lei, con aria stanca.
"Io sono solo Annie Cresta, distretto 4, tributo per i settantesimi Hunger Games, probabilmente morta entro domani."
"Questo è quel che sanno tutti, Annie. Non puoi catturare il pubblico, se non dici qualcosa di te."
L'intervista con Caesar Flickerman. Come avevo fatto a dimenticarla?
Qualcuno entrò nella stanza, silenzioso, poggiandosi ad una parete alle mie spalle.
Impossibile per me non vederlo: vestito di tutto punto, capelli perfetti, Finnick mi guardava con sguardo severo e le braccia conserte.
"Dunque?" tentai di ignorarlo, riportando la mia attenzione su Mags.
"Parlami del Distretto 4."
"Il Distretto 4 è un Distretto cupo. Il mercato è così... marrone. I negozi anche. Mentre le case sono di un verde alga non troppo piacevole."
Mags sorrise appena, ma non di gioia. "Mi ricordi tuo padre." si limitò a dirmi, con sguardo addolcito. 
"Prendeva troppo alla lettera quel che gli veniva chiesto. Il pubblico trovò stranamente divertente questo suo lato." mi spiegò. "Ma non su di te, mia cara. Tu devi sembrare una donna."
Quel sembrare mi colpì in pieno viso.
Avevo preso il carattere di mio padre. Questo mi rendeva meno donna?
"Lascia che provi io." disse infine Finnick, sedendosi accanto a Mags, di fronte a me.
Notai distrattamente come quell'anziana vecchietta pendesse dalle sue labbra.
Lo guardava con stima, un orgoglio materno.
Sapevo che avevano un bel rapporto, ma non credevo fino a tal punto.
"Annie, cerca di essere più... romantica. Umile. Modesta."
"Credevo di dover sembrare una favorita."
"Se si parla dell'arena, sì. Se si parla della tua vita no. Ai cittadini di Capitol piacciono i sempliciotti. Strano a dirsi, ma è così." sospirò, facendo una pausa. 
"D'accordo."
"Ti ho promesso che avrei fatto tutto il possibile per farti uscire di lì. Non ho cambiato idea, perciò collabora." mi sembrò stranamente duro, con me.
Decisi che avrei chiarito con lui in un secondo momento, in assenza di Mags, preferibilmente.
"Allora, Annie, dimmi cosa ti piace del tuo Distretto." chiese la vecchia fingendo un po' di accento alla Capitol City.
"Non posso." guardai Finnick quasi con disperazione. "Non voglio parlare del Distretto, non voglio parlare della morte di mia madre e di come quella succube in cerca di ricchezza sia subentrata al suo posto."
"Caesar non ti chiederà cosa vuoi che lui ti domandi, Annie" mi fece notare lui.
Io, di tutta risposta, mi alzai dalla mia seduta.
"Vorrà dire che farò scena muta." ero troppo veloce per Finnick. Ero troppo veloce per chiunque e lui lo sapeva bene.
 
 
SPAZIO AUTRICE
Eccoci di nuovo ai 70esimi Hunger Games!
Possa la buona sorte essere sempre a vostro favore!
Dopo il nostro preambolo preferito (?) passo alle comunicazioni di servizio.
Io scrivo per i lettori.
Questo significa: niente lettori, niente capitoli.
Ho aggiornato in ritardo perchè si è rotto il mio computer çWç
Ecco il trucco: voi recensite, io mi sento soddisfatta per il lavoro, scrivo ancora e poi pubblico.
Due recensioni per il prossimo capitolo <3
E sì, vi amo, perchè davvero è bello scrivere per qualcuno.

-SPAZIO PUBBLICITARIO-
Niente capitolo tragico, ancora. Mi vengono idee su idee e sto allungando. >_<




 
  
Leggi le 11 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hunger Games / Vai alla pagina dell'autore: Densie Arya