Memorie della Prole Oscura:
il dono dell’Artefice
Silenzio
assordante.
Prima
c’era questa musica, questa voce. Ci
dava degli ordini, ci guidava, ci dava qualcosa da condividere ed una ragione
per essere vivi. Questa musica ci rendeva noi.
Noi. Eravamo un’entità
collettiva, tenuta insieme dalla musica e dal sangue degli uomini. Eravamo
qualcosa in grado di lottare e di ululare di trionfo.
Prima
c’era uno scopo.
Ora
la mia testa è piena di pensieri. Lacerano e graffiano e si muovono e scavano,
scavano come in cerca di un appiglio. La mia mente è corrotta e non è fatta per
pensare. Io obbedirò alla musica, quando la sentirò di nuovo. Per il momento, i
pensieri fanno male ed io e il mio branco subiamo la tortura, di nuovo
affossati nelle Vie Profonde, di nuovo al buio, con il gocciolare dell’umidità
sulla pietra antica di millenni.
Abbiamo
trovato un modo per placare il dolore del silenzio. La violenza. L’ondata di
energia primordiale, ferina, dirompente, cancella per un attimo l’agonia del
vuoto. Ci fa dimenticare che la nostra guida, il nostro Antico Dio, il nostro
Arcidemone non è qui per guidarci. Abbiamo trovato un modo e affondare le zanne
nella gola di un essere di carne è l’unica cura per il nostro male.
Spaesati,
confusi, agonizzanti.
Il
mio branco, io.
Tutto
quello che sono.
Plic.
Plic. Sto impazzendo.
Devo
sentire la musica, devo sentirla, devo essere in grado di ascoltare il suo
richiamo ancora una volta, prima del buio eterno della nostra innaturale
prigionia…
- Ascoltatemi.-
Qualcuno
parla. Ma parla fuori, parla con una voce che non è musica.
Il
branco non lo ascolterà.
- Divideteli. Cominceremo
gli esperimenti domattina.-
Il
branco è diviso.
Il
branco è spezzato.
Il
branco è caduto.
Graffio
le pareti della mia cella fino a che il sangue non mi cola nero sulle mani.
Lo
straniero è tornato. Sembra uno di noi, ma non lo è, è qualcosa di diverso.
Sembra potente, ma non è il nostro Antico Dio. Non canta. Non suona.
Semplicemente dà ordini a creature che sembrano noi ma non lo sono.
Sta lontano, sta indietro.
C’è
del sangue nuovo, dentro di me.
I
pensieri graffiano meno, ma ancora mi sento dilaniare dalla nostalgia della
musica. Eppure, lentamente, affiora una strana sensazione. Qualcosa a cui
l’Artefice ha dato il nome di “coscienza”
E’
passato del tempo, non so dire quanto.
La
“coscienza” è cresciuta dentro di me, man mano che tutto tornava a diventare
nitido. Non sento più il bisogno di obbedire ciecamente alla musica, ad una
volontà che non posso comprendere. Rispondo a me stesso, ora. E ho scelto di
servire l’Artefice, per ringraziarlo di questo immenso dono e per la promessa
di un futuro diverso.
Un
futuro senza vie profonde. Senza buio. Senza agonia. Senza quel dolore sordo e
quella tristezza, senza quel vuoto di propositi. La coscienza è cresciuta
dentro di me. L’Artefice ha usato un sangue non mio per incrementarla. Un
sangue in cui però aleggia la nostra corruzione. Il sangue dei nostri nemici?
Il
mio maestro è l’Artefice.
Se
la mia coscienza sarà forte e non darò segni di cedimento, m’insegnerà a
portare la luce ai miei fratelli, come lui ha fatto con me.
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Mettiamola
così: è da qualche tempo che gioco e scrivo su DA e DA2, con tutti i loro Dlc.
Ma siccome alla base della mia storia c’è una specie di rovo per far convivere
tutti i dettagli delle mie varie esperienze di gioco mi è arduo pubblicare
qualcosa, a meno che io non decida di cimentarmi in un’immensa long-fic che
stremerebbe me e annoierebbe voi a morte. Questa è la prima shot “slegata” dalla
mia storia ed è, umiliante dirlo, dedicata alla Prole Oscura. O, per essere più
precisi, a quei membri della Prole Oscura che hanno trovato la ragione tramite
l’Artefice, cioè il boss di Awakening. Spero vi sia piaciuta. Siccome su questo
fandom non passa poi tanta gente, se ci sei, batti un colpo, così saprò che
qualcuno ha letto la mia piccola ingenua shot. Arduo pensare con la testa di un
hurlock.
Vostra
Char--