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Autore: himchanchan    30/05/2012    2 recensioni
Hello, this is Himchanchan~
Questa è la mia prima long-fic sui B.A.P che spero con tutto il cuore di finire.
La trama, come si può ben capire dal titolo, è ispirata al libro di Suzanne Collins "Hunger Games" ma a parte l'idea dei giochi, il resto è totalmente diverso. Amo questa saga e non potevo fare a meno di scrivervi qualcosa.
Corea del Sud - La nazione sta diventando sempre più la Germania nazista di un tempo. Le nuove riforme del comandante Kang Sudong si fanno sempre più dure e la popolazione tenta di ribellarsi. Purtroppo è tutto inutile... ma grazie alla venticinquesima edizione degli Hunger Games, qualcosa o meglio, qualcuno riuscirà a diventare il primo barlume di speranza nella buia strada per la libertà?
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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“Hyung!”
Junhong non poté fare a meno di saltarmi addosso e io non esitai a prenderlo al volo. Non mi vedeva da solo un giorno e già sentiva la mia mancanza. Quel piccoletto riusciva sempre a farmi tornare il buon umore più di chiunque altro senza neanche rendersene conto.
Ci sedemmo tutti sull'enorme divano di pelle bianca a parlare di come se la passavano senza di me i BAP e di ciò che avevo fatto all'addestramento.
Quando cominciarono a lodare la mia bravura durante l'allenamento, la mia mente all'improvviso se ne andò da tutt'altra parte ed ero lì, seduto e imbambolato a fissare un punto fisso sul pavimento. Riflettei su quello che mi aveva detto Jieun, su quello che io stesso stavo pensando non appena i ragazzi entrarono nell'appartamento.
Io, Bang Yongguk, sarei stato davvero capace di uccidere una persona?
Mi resi conto che però non avevo altra scelta; non avevo modo di scappare e se non avessi fatto in quella maniera, sarei stato io il primo a morire in quel bagno di sangue.
Decisi che era ormai ora di mettere da parte quel briciolo di pietà che mi era rimasta ma feci una promessa a me stesso: avrei ucciso solo se fosse stato necessario.
Venni riportato sul pianeta terra giusto in tempo per i saluti ma non riuscivo a non pensare ad altro.
Mi abbracciarono tutti quanti, dicendomi che io ero forte, che avrei potuto vincere. Arrivò, infine, il turno di Himchan che, secondo la logia della “famiglia”, doveva essere “mia moglie”.
“Ricordati chi sei”
Fu l'unica cosa che mi disse prima di scomparire dietro la porta d'ingresso di quell'infernale appartamento.
Ripensai alle sue parole tutta la notte e non riuscii a dormire per niente bene. Non capivo... sembrava che tutti attorno a me avessero la situazione sotto controllo e sapessero quello che dovevano fare. Poi c'ero io; il povero Bang Yongguk che a due settimane dagli Hunger Games non sapeva nemmeno far pace con i propri pensieri.
Mi sembra scontato dire che il giorno dopo sembravo un vero e proprio morto vivente. Come sarebbe potuto sopravvivere uno come me lì dentro?
Uscii dalla mia stanza senza curarmi troppo del mio aspetto e mi sedetti a tavola. Jieun era già lì, pronta per la nostra seconda giornata da tributi dei giochi. Anche quella mattina saremmo dovuti andare all'incontro con i nostri stilisti e preparatori. Non avevo capito di preciso per cosa ma ipotizzai che forse ci avrebbero dato le tute “ufficiali” per l'addestramento.
E così fu.
Kyunghyun non era presente, solo Soohyun è stata con noi quella mattina. Non ci azzardammo a chiedere cosa avesse fatto perché se solo provavi ad infastidirla ti avrebbe mangiato con gli occhi. Se ne stava seduta sul divano del suo studio con le gambe sopra il tavolino e con il cappuccio della felpa nera sulla testa. Non sembrava dare troppo peso alla nostra presenza. Ad un certo punto si mise persino ad ascoltare la musica e a giocherellare con il suo cellulare.
Io e Jieun ci scambiavamo di tanto in tanto un'occhiata per cercare di capire cosa avremmo dovuto fare ma non riuscivamo a trovare una soluzione.
Di colpo si alzò e venne verso di noi.
“Fate un giro”
La guardammo per qualche secondo per poi obbedire subito ai suoi ordini; forse si era finalmente resa conto che doveva occuparsi di noi.
Lei e Kyunghyun ci avevano disegnato una tuta completamente nera; avevamo una maglietta a maniche corte aderente che rientrava nei pantaloni. Questi a loro volta erano abbastanza larghi e di un nero più sbiadito. Infine, si presero la briga di sceglierci persino le scarpe. Erano alte e sembravano dei veri e propri scarponi da montagna. Forse volevamo abituarci già da subito per gli Hunger Games.
Mi presi qualche minuto per osservare Jieun. Non le si addicevano quei vestiti; lei era troppo femminile per indossare una cosa del genere. Cominciai a sorridere come un ebete e quando notai che lei e Soohyun mi stavano fissando con una faccia da “Sei tra noi o dobbiamo venire a riprenderti sulla luna?”, spostai lo sguardo in un'altra direzione facendo finta di niente e mi guardai freneticamente intorno, sentendo i loro occhi fissarmi senza muoversi un secondo.
“Beh, direi che può andare, no?”
Mi chiesi cosa avrebbe fatto se qualcuno avesse provato a contraddirla. Da testa calda qual ero, non potei fare a meno di togliermi la curiosità.
“E se ti dicessi di no?”
Fece una smorfia e focalizzò la sua attenzione di nuovo su di me, osservandomi con un sopracciglio alzato. Sentii Jieun sfiorarmi il braccio ma la ignorai.
“Sul serio, Yongguk?”
Fece un passo verso di me e io sostenni il suo sguardo.
“Sul serio. Non te l'avrei detto altrimenti”
Sbuffò.
“Sei simpatico, ragazzino. Potresti persino iniziare a piacermi; ma dovresti affinare la tua abilità di mentire”
Mi scompigliò i capelli e mi lanciò un sorrisino compiaciuto per poi lasciare la stanza senza alcun avvertimento. Non nego che rimasi sorpreso dalla sua reazione e mi si era creato in faccia uno strano rossore che non passò inosservato agli occhi di Jieun (e che non accennava ad andarsene). Mi stuzzicò tutto il giorno su questo “incidente”, persino durante l'addestramento, ma non le chiesi mai di farla finita. Mi dava fastidio, si, ma fin quando si trattava di lei, avrei potuto sopportare qualsiasi cosa.
All'allenamento mi fiondai subito a cercare la spada che avevo utilizzato il giorno prima proprio come un bambino che, appena tornato a casa da scuola, si mette a rovistare nella sua stanza per prendere il suo gioco preferito che la madre aveva rimesso a posto la mattina stessa.
Iniziai a sfogarmi sui manichini che mi avevano messo a disposizione e stranamente non si era creata la folla di ieri. Probabilmente gli altri tributi avevano ricevuto una bella strigliata dai propri manager per non aver combinato nulla nemmeno il primo giorno.
Atterrai anche l'ultimo dei manichini e decisi di prendermi una pausa per andare a vedere cosa stava facendo Jieun. La trovai ad osservare alcune delle armi messe a nostra disposizione.
“Trovato nulla di interessante?”
Si girò di scatto verso di me e mi guardò un po' spaesata.
“A dir la verità, no... non sono capace di usarle”
“E chi lo dice! Ho notato che stai passando parecchio tempo al corso di sopravvivenza, se proprio non trovi nulla, cerca di sfruttare al meglio quell'abilità”
“Lo farò. E' interessante, comunque. Quando ti stanchi di usare quella spada magari vieni a trovarmi”
Ridacchiammo entrambi per qualche secondo prima di tornare ad allenarci. Io, però, feci un giro per tutta la palestra, volevo vedere di cosa erano capaci gli altri. In fondo, sapevo solo che Jieun se la cavava bene nel corso di sopravvivenza e che Kwon Jiyong era bravo con la lancia. Stop.
Girovagai per un'ora bella e buona ma non sembrava che gli altri fossero particolarmente pericolosi. Notai però un paio di persone...

Chan Sunwoo dei B1A4.
Non capii molto bene lo scopo del suo allenamento ma non faceva altro che sollevare qualsiasi cosa fosse più pesante di un centinaio di chili che gli capitava sotto tiro. Non sapevo come avrebbe potuto sfruttare quell'abilità ma avrei fatto meglio a non sottovalutarlo.

Kim Hyojung delle Sistar.
Fuori sembrava una ragazza tanto innocente quanto Jieun, non avresti mai sospettato che sarebbe stata capace di fare certe cose e invece proprio quando meno te lo saresti aspettato e prima che avresti potuto dirle “ciao”, ti avrebbe piantato in fronte un coltello.

A parte loro, gli altri non risultavano una minaccia... per il momento.
Tornai dalla mia spada e notai che avevano messo in ordine tutti i manichini ma non ci pensai due volte ad avventarmi su di loro ancora una volta. Stesi finalmente tutti quanti, sentii che qualcuno alle mie spalle mi stava osservando.
“Sai, è da un po' che ti guardo. Non sei affatto male, amico. Cosa mi risponderesti se ti dicessi che noi due saremmo una buona coppia di alleati all'interno dell'arena?”


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YAY! Mi sto rimbecillendo!
*Non aveva pubblicato "L'angolo dell'autrice" (?)*
Btw, saaaalve~ da quanto tempo *^*
E' da un po' che non ci vediamo, ne?
Sono tornata domenica ma il capitolo è arrivato così tardi
perché fino ad oggi sono stata senza computer *sigh*
Ma eccolo qui! *^*
Buona lettura~
  
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