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Autore: _Charlie_    30/05/2012    4 recensioni
« Combatteremo fino alla fine ».
Salazar scoppiò in una fragorosa risata da far gelare il sangue nelle vene.
« Sciocchi! Questa battaglia la vincerò io! E dopo che sarete morti, non ci sarà più nessuno ad ostacolarmi verso l'Immortalità ».
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La fiamma della Fenice'
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La fiamma della Fenice

 

Prologo

Era mezzanotte. Una calma assoluta ed un silenzio assordante avvolgevano le strade buie di un piccolo paese nel nord America. La tranquillità regnava sovrana; l'unico suono percepibile era quello del tenue e improvviso vento scaturito dalla comparsa di due uomini dall'aria ambigua. Questi si scambiarono un'occhiata veloce da sotto il cappuccio delle lunghe vesti poi presero a camminare.
<< Trovato qualcosa? >> chiese quello più alto.
<< Nulla >>.
Continuarono a percorrere la strada senza degnarsi di uno sguardo con le lunghe vesti che gli svolazzavano attorno alle caviglie.
<< Eccoci arrivati >>.
Uno di loro indicò una vecchia casa che spiccava sopra alle altre per via della sua altezza: le finestre erano illuminate da una fioca luce e la porta d'ingresso era sbarrata.
I due però non trovarono alcuna difficoltà ad oltrepassare la soglia e, appena furono dentro, una voce gelida li accolse. << Pensavo che non sareste più venuti >>.
Il più alto, abbassando il cappuccio della lunga veste nera e lasciando libera la visuale al suo volto simile a quello di un falco, s'inchinò con somma riverenza.
<< Portate novità? >> chiese la voce fredda e acuta proveniente da una poltrona posizionata per bene di fronte ad un focolare acceso e scoppiettante. Il silenzio cadde in quella grande sala.
<< Allora? >> continuò la voce sprezzante. << Igor? Deimos? >>.
<< Nessuna >>.
Lo scoppiettio del focolare si fece più forte.
<< Non va affatto bene >>.
Igor e Deimos rimasero immobili divenendo in un attimo bianchi come cadaveri.
Nonostante ci fosse la luce del fuoco, alcune candele morenti galleggiavano a mezz'aria intorno alle finestre.
<< Mio Signore >> disse Igor, il più basso. << Ce la stiamo mettendo tutta ma i frammenti sono difficili da trovare; più di qualunque altra cosa! >>
Questa volta la voce rispose con tono irato. << Difficili, dici? Oblivio! >> Una luce nera partì da dietro la poltrona e passò attraverso il petto di Igor facendolo cadere con un tonfo sordo.
Deimos deglutì vedendo il suo compare disteso a terra privo di vita.
<< Spero che almeno tu non ritenga difficile questa ricerca >>.
L'uomo con il volto di falco fece un cenno veloce con la testa paralizzato dalla paura. << Mio Signore, le prometto che...>>.
Non riuscì a terminare la frase in quanto la voce prese la parola prepotentemente. << Non fare promesse che non puoi mantenere >>.
Il servo fece un altro cenno di assenso con il capo poi riportò lo sguardo verso Igor.
<< Ho dovuto farlo >> disse la voce fredda. << Non mi era fedele. Sapete tutti quanto sia importante trovare quei frammenti >>.
Deimos balbettò qualcosa che fu incomprensibile da capire e quindi ripeté cercando di mantenere la calma. << Li troverò e glieli porterò! >>
L'uomo da dietro la poltrona allungò una mano dalle lunghe dita raggrinzite verso un tavolino lì vicino e prese un bicchiere di vetro contenente del vino rosso.
<< Te ne sei accorto? >> domandò sorseggiando. << Alcuni dei frammenti sono nascosti al Villaggio del Fuoco. Sai cosa devi fare, vero? >>.
Deimos rimase in silenzio inarcando le sopracciglia dando l'opportunità al suo padrone di continuare il suo discorso.
<< La mia ascesa sarà immediata se riuscirò ad assorbire quei maledetti frammenti! >>.
Come previsto, la luce delle candele si affievolì del tutto.
<< Deimos >> la voce gelida proseguì. << Distruggi il Villaggio del Fuoco e trovali! Altrimenti... >>.
Il servo ebbe il folle istinto di chiedere come avrebbe fatto a trovare quei piccoli oggetti luminosi in un posto tanto grande come il Villaggio del Fuoco, ma dopo si ricordò di Igor; steso a terra per un futile capriccio, e quindi si limitò ad annuire per poi sparire lasciando in quella grande sala un denso fumo nero.

  
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