Un leggero solletico al mento provocato da quel pizzetto che sempre avevo voluto sentire sotto le dita; l’inesperienza delle sue labbra che non erano andate oltre di un bacio a stampo; i brividi di piacere che mi passavano sotto il pigiama. Tutto era perfetto per l’inizio, per il primo passo che avevo tanto atteso.
 
Si staccò. Sbattei gli occhi che avevo chiuso automaticamente. Avevamo trattenuto entrambi il respiro e, ansimanti, ridevamo senza motivo. “Wow… è stato….” Cominciò interrompendosi per l’emozione.
 
“Com’è stato?” chiesi sorridendo. Mi avvicinai per abbracciarlo sopra le spalle.
 
Per me era stato come ricevere il primo bacio da adolescenti. Le farfalle nello stomaco non smettevano di svolazzare a destra e a sinistra; erano incontrollabili. Tremavo al suo tocco leggero.
 
Recuperato tutto il fiato, alzò un sopracciglio “Sai che non l’ho capito bene? Se magari… mi fai riprovare…” e fece un sorrisetto ammiccante. Delicatamente appoggiò le mani alle mie guance e avvicinò con più calma il suo viso al mio. Deglutì. Tentò di aprire leggermente le labbra, ma l’insicurezza lo portò a serrarle ancora di più.
 
“A parole sei bravo… ma fai con calma” lo rassicurai allontanandomi di pochi millimetri. Era bellissimo poterlo guidare; mi veniva voglia di coccolarlo, tornare indietro nel tempo per proteggerlo da quella marmaglia di razzisti che lo trattavano male. Ormai sapevo del suo passato, di ciò che aveva dovuto affrontare, la gente che lo guardava male per la sua diversità; e Metro Man, il suo acerrimo nemico, unico problema della vita di Megamind. Anche lui faceva parte di quelli che si prendevano gioco di lui, e per quello cominciai ad odiarlo. Altro che mio salvatore! Era solo un ragazzino viziato ed egoista. Certo aveva fatto molto per la città, ma come eroe doveva trattar bene tutti, a cominciare dai più indifesi.
 
“Roxanne?” mi chiamò. Anche con l’oscurità riuscivo a vedere le guance violacee. Era un timido di prima categoria.
 
“Dimmi” e affondai il viso tra la clavicola e il collo mentre gli massaggiavo con le dita, sotto il pigiama, le scapole. Aveva delle piccole cicatrici, segni delle precedenti battaglie con Metro Man.
 
“Tu hai mai baciato qualcuno…prima di me?” e mi fermai a quella domanda. Sembrava uno di quei tipici ragazzi insicuri di loro stessi.
 
“Ehm… si… ma non erano un granché. Tutti sapevano fare quel che dovevano fare…”
 
“Ah… e quindi erano avvantaggiati…” e bisbigliò “Non imparerò mai.”
 
“No, non intendevo questo. Erano noiosi… volevano prevalere su di me…” e lo riabbracciai, ma più forte. “Tu sei diverso dagli altri. Sei dolce, gentile, educato e hai moltissime altre qualità che ti rendono…” Ero tentata di dire sexy, ma non volevo aumentare il suo ego “… speciale. Quindi non farti problemi. Io ti prometto che non correrò.” E gli sfiorai un orecchio con le dita.
 
“Fa caldo qui, non credi?” chiese Megamind cambiando discorso e sventolandosi con la mano.
 
“In realtà siamo in pieno inverno e la temperatura più alta è di 9 gradi.” E sorrisi. Sapevo che stava arrossendo.
 
Sentii la coperta sovrastarci. Megamind l’aveva tirata su di noi.“Hai ragione. Ora però si dorme.” E cacciò un sonoro sbadiglio.
 
“Va bene. Buona notte.” Dissi accoccolandomi a lui. Intrecciai la sua mano alla mia.
 
“Cosa vuol dire questo? Che mi dai una seconda possibilità?” disse ad un tratto alzandomi il mento.
 
Mi allungai leggermente per baciarlo. Gli avrei dato una seconda possibilità “Si.”
Sapevo che era cambiato, che non avrebbe più fatto del male a nessuno, che avrebbe soddisfatto questa città, rendendola fiera di un uomo così responsabile e importante. “Si, Megamind.” e, sorridendo, lo guardai mentre chiudeva gli occhi stanchi.

CONTINUA