Renaissance
Da piccola non aveva avuto chissà
quali certezze, ma le poche che possedeva parevano dogmi. Era certa che il bel
rapporto che aveva con la mamma non sarebbe mai venuto meno; che la sua
amicizia con Ino sarebbe stata eterna, priva di qualsiasi screzio; che il suo
amore per Sasuke non avrebbe mai vacillato e che un giorno lui l’avrebbe
ricambiata; che Naruto era prima il bambino da cui stare lontana perché era
pericoloso, e poi una totale testa quadra senza speranze; che sarebbe stata
felice. Si, queste erano le certezze di una Sakura bambina che ora è solo un
ricordo sbiadito.
Quante delle sue certezze sono rimaste
tali con lo scorrere del tempo? Nessuna! La realtà ha disilluso i suoi sogni
infantili e li ha gettati nella polvere senza remore alcuno. Nessuna pietà per
l’ingenuità di una bambina, per l’innocenza che lei come i suoi coetanei covava
nel cuore.
Il bel rapporto con la mamma è andato
deteriorandosi nel corso degli anni, man mano che lei prendeva le sue decisioni
e sceglieva la strada del Ninja; l’amicizia con Ino si è sfasciata sotto all’egoismo
e alla cattiveria che non erano proprie di nessuna delle due, ma che hanno
mosso le loro azioni; il suo amore per Sasuke è ora putridume, trasformato in
rancore senza che lei se ne accorgesse, divenuto tale a causa di azioni che non
erano nei piani; Naruto non è più quello che ricorda – né il bambino né la
testa quadra – ed è cresciuto divenendo un giovane uomo che lei non temo o
disprezza più, ma ammira e ringrazia per la sua presenza costante; la felicità
agognata giocosamente da bambina non è mai arrivata, uccisa ancora prima di
nascere, mutilata dei polmoni per impedirle di respirare.
Le poche certezze della piccola Sakura
sono miseramente crollate, e al loro posto ne sono sorte altre, certamente meno
fiabesche e divertenti. Rinate dalle proprie ceneri… Ma non vi è traccia di una
resurrezione, o di un perdono. È solo la condanna finale che finalmente mostra
la sua vera essenza. C’è la Guerra, ora. C’è la Morte – quella che dà e quella
che riceve! – e il Disgregamento del qualsiasi valore conosciuto.
Si porta le mani alla faccia, Sakura,
e gli occhi che le si intravedono dalle dita aperte le regalano un aspetto
folle, reso ancora più magnifico dai capelli che le ricadono inermi. Potrebbe sembrare
pazza, lì seduta su quel letto, chiusa in se stessa, con il respiro che si
spezza e lo sguardo perso e tremante. Potrebbe sembrare che la ragazza – o è
una donna? Ormai non ha più importanza! – si sia smarrita, arrivando al confine
del non razionale, rischiando di perdersi per sempre nel baratro nero che sono
i suoi ricordi. Potrebbe sembrare indifesa.
Ma Sakura è sempre stata una brava
attrice, e lo dimostra il fatto che nessuno si sia mai accorto del suo reale
stato d’animo. Solo Naruto. Ma lui ormai… Scuote la testa con forza e un
ringhio gutturale spezza il silenzio della stanza. Non deve pensarci: non può
permetterselo! Non può essere debole perché sa di non esserlo. Non più!
Di giorno le cose sono più facili. È di
notte che i fantasmi tornano a trovarla, salutandola scherzosamente ed
invitandola con parole suadenti ed armoniose a seguirli. Ma lei non cede. Sakura,
il cui nome rappresenta il fiore di ciliegio, la fragilità della vita umana,
rimane salda sulle proprie gambe – sulle proprie scelte –. E quindi si ritrova
in quella posizione, a respingere il passato, ad allontanarlo da sé. Ci sono
troppe cose che deve ancora fare. Quando le avrà terminate, ecco, allora accetterà
quella mano che da troppo tempo rifiuta.
Ridacchia istericamente a quel
pensiero. Se gli altri sapessero si questi suoi pensieri certamente la
internerebbero nel reparto “Malattie Psichiatriche”, in “Traumi Post Guerra” probabilmente. Ma gli altri
ignorano, e lei continua a camminare per le strade della Foglia senza che
nessuno sospetti niente. E sorride, cordiale, salutando con gentilezza o
regalando un carezza a qualche bambino che le corre intorno per giocare. Sembra
così pacifica in quei momenti. Sembra normale.
Eppure sa che qualcuno ha iniziato a
sospettare. Ino e Tsunade particolarmente. Le ha sentite parlare, in una stanza
vuota all’ospedale, preoccupate esattamente per chi non l’ha capito. Probabilmente
per chi la circonda più che per lei stessa: hanno paura che possa perdere il
senno e diventare pericolosa! Povere sciocche! Come fanno a capire che lo ha
già perso, il senno?
Ridacchia nuovamente facendo scivolare
le braccia lungo i fianchi e con studiata lentezza si alza per raggiungere la
finestra chiusa; la spalanca con forza e il vento s’insinua violento nella
stanza ululando straziato. Curioso: potrebbe sembrare l’urlo della sua anima! E
socchiudendo gli occhi si lascia cullare da quel lamento che non accenna e
chetarsi.
Ora è nuovamente sul campo di
battaglia, circondata da fango e
pioggia, e dal sangue che ha ormai intriso la terra. È una landa
desolata quel posto, sradicato dal suo silenzio dalle sciocche Guerre degli
Uomini. Non sa da quanto tempo è lì. Non sa quanti nemici ha abbattuto, o
quante persone ha curato o quante ne ha perse. Non ha voluto contarle, certa
che un numero sconosciuto sarebbe stato già abbastanza doloroso.
In lontananza riecheggiano i rumori di
un’altra battaglia, ben più violenta. Ed è lì che Sakura vuole andare. Ed è lì
che sta andando, camminando con la sola forza della disperazione a permetterle
di poggiare un piede davanti all’altro. Ed è lì che li vede, impegnati nella
lotta, e una volta ancora si rende conto che l’hanno lasciata indietro, che lei
non sarà mai al loro livello. Mai!
Quando riapre gli occhi il vento si è
calmato, e un sorriso nuovo fa capolino sulle sue labbra. Eccola là, un’altra
delle sue certezze, miseramente crollata. Ha creduto di non poter reggere, di
non poter camminare al loro fianco perché troppo debole; ha finito con l’auto
smentirsi, trascinando un Mondo intero alla rinascita. E loro? Loro chissà dove
sono! Li ha persi in quel giorno di battaglia, perché loro devono fare gli
Eroi!
Quando la coscienza che loro non sarebbero tornati alla Foglia
con lei si è fatta largo tra i suoi pensieri caotici, Sakura ha aperto gli
occhi. È rimasta spaesata per un momento, poi il suo sguardo si è fatto deciso,
facendo trasparire una forza immensa. Quella forza che, silenziosamente,
Kakashi ha visto germogliare, timida e spaurita, quando lei era solo una
ragazzina; quella forza che Tsunade ha coltivato con cura e impegno, quando la
ragazzina ha iniziato a crescere; quella forza che Naruto ha sempre visto
rispecchiarsi nei suoi occhi – unico tra tutti! – e ha preservato con sorrisi
caldi e una spalla a cui appoggiarsi quando ormai lei era una giovane donna. Quella
forza così particolare, invisibile ai più, resistente come la roccia e delicata
come un petalo di ciliegio. Quella forza che Ino ha intravisto, Sasuke ha
scavalcato disinteressato e sua madre ha negato. Eppure c’è sempre stata. Nascosta,
ma c’era.
È la forza che ha risollevato la Foglia
e tutti gli altri villaggi; ha dato coraggio e comprensione, aiuto e sorrisi,
lacrime e abbracci. Ha forgiato la catena che unisce tutti quei Ninja che hanno
visto l’Inferno, e che da esso sono riemersi.
E ora Sakura è rispettata. Ora non è
più – definitivamente! – la bambina dalla frontespaziosa
che tutti prendevano in giro all’Accademia; non più la compagna di Team di Naruto
Uzumaki e Sasuke Uchiha. È solo Sakura, una persona che vale per sé e per le
proprie decisioni.
C’è uno strano odore, nell’aria. E anche
un o due Chakra troppo potenti.
Li riconosce! Rimane immobile, gli
occhi fissi sul buio della notte senza stelle che tutto inghiotte. Spicca il
salto, agile ed elegante, e in pochi minuti è al cancello principale del
Villaggio. Due figure ora davanti a lei. Due figure che lei ha conosciuto
bambine, poi cresciute e diventate quelle di due giovani uomini, e ora
completamente mature.
Un sorriso dolce e amaro le dipinge il
volto con un’espressione troppo vecchia per appartenere ad una ragazza di 23
anni. Ma non ha importanza. Sono sempre i
soliti!, borbotta mentalmente. L’uno ha una brutta cicatrice sullo zigomo
sotto l’occhio nero d’antracite; l’altro una cicatrice di una decida di
centimetri sul petto. Entrambi hanno i capelli cresciuti ed arruffati.
Fa un passo, Sakura, e poi un altro, e
un altro ancora. Sempre più rapidi. Ed è lì che li stringe, insieme,
riconoscendo i loro profumi così diversi così come è diverso il calore della
loro pelle e delle loro mani che la stringono a loro volta. Ed entrambi pensano
che lei sia bella. Anche con addosso una tuta troppo grande, le ciocche di
capelli tagliate male e i piedi scalzi.
È Sasuke a sciogliere il loro abbraccio. Naruto non vorrebbe
lasciarla andare, e allora le stringe forte le dita tra le sue. È simbolo? È un
legame? Non importa. A nessuno importa in questo momento.
Sakura sorride – non più ghigni o
imitazioni o altro – e lo fa veramente. Il calore della mano di Naruto la
costringe alla realtà, anche se vorrebbe lasciarsi andare al sollievo di
saperli finalmente a casa. Gli Eroi
sono a casa. Loro sono nuovamente
insieme. Lui è tornato, proprio come
Naruto le aveva promesso tanti anni fa. Ma lei non è più la ragazzina di un
tempo, e chi è tornato per lei è un grande amico e niente più ora. Ma la mano
che stringe la sua…
Sorridono tutti e tre. Niente parole,
niente lacrime, niente frasi stucchevoli.
Solo uno sguardo intenso, una stretta
di mano e un sorriso.
Nient’altro.