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Autore: Rain e Ren    30/05/2012    1 recensioni
[ Nessuno sa come finirà il Manga, ma provare ad inventare non mi dispiaceva affatto. Senza pretese, triste, e forse qualcuno non lo gradirà affatto. Ma chi ha voglia passi pure xD] Le poche certezze della piccola Sakura sono miseramente crollate, e al loro posto ne sono sorte altre, certamente meno fiabesche e divertenti. Rinate dalle proprie ceneri… Ma non vi è traccia di una resurrezione, o di un perdono. È solo la condanna finale che finalmente mostra la sua vera essenza. C’è la Guerra, ora. C’è la Morte – quella che dà e quella che riceve! – e il Disgregamento del qualsiasi valore conosciuto.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sakura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Renaissance

 

 

 

Da piccola non aveva avuto chissà quali certezze, ma le poche che possedeva parevano dogmi. Era certa che il bel rapporto che aveva con la mamma non sarebbe mai venuto meno; che la sua amicizia con Ino sarebbe stata eterna, priva di qualsiasi screzio; che il suo amore per Sasuke non avrebbe mai vacillato e che un giorno lui l’avrebbe ricambiata; che Naruto era prima il bambino da cui stare lontana perché era pericoloso, e poi una totale testa quadra senza speranze; che sarebbe stata felice. Si, queste erano le certezze di una Sakura bambina che ora è solo un ricordo sbiadito.

Quante delle sue certezze sono rimaste tali con lo scorrere del tempo? Nessuna! La realtà ha disilluso i suoi sogni infantili e li ha gettati nella polvere senza remore alcuno. Nessuna pietà per l’ingenuità di una bambina, per l’innocenza che lei come i suoi coetanei covava nel cuore.

Il bel rapporto con la mamma è andato deteriorandosi nel corso degli anni, man mano che lei prendeva le sue decisioni e sceglieva la strada del Ninja; l’amicizia con Ino si è sfasciata sotto all’egoismo e alla cattiveria che non erano proprie di nessuna delle due, ma che hanno mosso le loro azioni; il suo amore per Sasuke è ora putridume, trasformato in rancore senza che lei se ne accorgesse, divenuto tale a causa di azioni che non erano nei piani; Naruto non è più quello che ricorda – né il bambino né la testa quadra – ed è cresciuto divenendo un giovane uomo che lei non temo o disprezza più, ma ammira e ringrazia per la sua presenza costante; la felicità agognata giocosamente da bambina non è mai arrivata, uccisa ancora prima di nascere, mutilata dei polmoni per impedirle di respirare.

Le poche certezze della piccola Sakura sono miseramente crollate, e al loro posto ne sono sorte altre, certamente meno fiabesche e divertenti. Rinate dalle proprie ceneri… Ma non vi è traccia di una resurrezione, o di un perdono. È solo la condanna finale che finalmente mostra la sua vera essenza. C’è la Guerra, ora. C’è la Morte – quella che dà e quella che riceve! – e il Disgregamento del qualsiasi valore conosciuto.

Si porta le mani alla faccia, Sakura, e gli occhi che le si intravedono dalle dita aperte le regalano un aspetto folle, reso ancora più magnifico dai capelli che le ricadono inermi. Potrebbe sembrare pazza, lì seduta su quel letto, chiusa in se stessa, con il respiro che si spezza e lo sguardo perso e tremante. Potrebbe sembrare che la ragazza – o è una donna? Ormai non ha più importanza! – si sia smarrita, arrivando al confine del non razionale, rischiando di perdersi per sempre nel baratro nero che sono i suoi ricordi. Potrebbe sembrare indifesa.

Ma Sakura è sempre stata una brava attrice, e lo dimostra il fatto che nessuno si sia mai accorto del suo reale stato d’animo. Solo Naruto. Ma lui ormai… Scuote la testa con forza e un ringhio gutturale spezza il silenzio della stanza. Non deve pensarci: non può permetterselo! Non può essere debole perché sa di non esserlo. Non più!

Di giorno le cose sono più facili. È di notte che i fantasmi tornano a trovarla, salutandola scherzosamente ed invitandola con parole suadenti ed armoniose a seguirli. Ma lei non cede. Sakura, il cui nome rappresenta il fiore di ciliegio, la fragilità della vita umana, rimane salda sulle proprie gambe – sulle proprie scelte –. E quindi si ritrova in quella posizione, a respingere il passato, ad allontanarlo da sé. Ci sono troppe cose che deve ancora fare. Quando le avrà terminate, ecco, allora accetterà quella mano che da troppo tempo rifiuta.

Ridacchia istericamente a quel pensiero. Se gli altri sapessero si questi suoi pensieri certamente la internerebbero nel reparto “Malattie Psichiatriche”, in “Traumi Post Guerra” probabilmente. Ma gli altri ignorano, e lei continua a camminare per le strade della Foglia senza che nessuno sospetti niente. E sorride, cordiale, salutando con gentilezza o regalando un carezza a qualche bambino che le corre intorno per giocare. Sembra così pacifica in quei momenti. Sembra normale.

Eppure sa che qualcuno ha iniziato a sospettare. Ino e Tsunade particolarmente. Le ha sentite parlare, in una stanza vuota all’ospedale, preoccupate esattamente per chi non l’ha capito. Probabilmente per chi la circonda più che per lei stessa: hanno paura che possa perdere il senno e diventare pericolosa! Povere sciocche! Come fanno a capire che lo ha già perso, il senno?

Ridacchia nuovamente facendo scivolare le braccia lungo i fianchi e con studiata lentezza si alza per raggiungere la finestra chiusa; la spalanca con forza e il vento s’insinua violento nella stanza ululando straziato. Curioso: potrebbe sembrare l’urlo della sua anima! E socchiudendo gli occhi si lascia cullare da quel lamento che non accenna e chetarsi.

Ora è nuovamente sul campo di battaglia, circondata da fango e pioggia, e dal sangue che ha ormai intriso la terra. È una landa desolata quel posto, sradicato dal suo silenzio dalle sciocche Guerre degli Uomini. Non sa da quanto tempo è lì. Non sa quanti nemici ha abbattuto, o quante persone ha curato o quante ne ha perse. Non ha voluto contarle, certa che un numero sconosciuto sarebbe stato già abbastanza doloroso.

In lontananza riecheggiano i rumori di un’altra battaglia, ben più violenta. Ed è lì che Sakura vuole andare. Ed è lì che sta andando, camminando con la sola forza della disperazione a permetterle di poggiare un piede davanti all’altro. Ed è lì che li vede, impegnati nella lotta, e una volta ancora si rende conto che l’hanno lasciata indietro, che lei non sarà mai al loro livello. Mai!

Quando riapre gli occhi il vento si è calmato, e un sorriso nuovo fa capolino sulle sue labbra. Eccola là, un’altra delle sue certezze, miseramente crollata. Ha creduto di non poter reggere, di non poter camminare al loro fianco perché troppo debole; ha finito con l’auto smentirsi, trascinando un Mondo intero alla rinascita. E loro? Loro chissà dove sono! Li ha persi in quel giorno di battaglia, perché loro devono fare gli Eroi!

Quando la coscienza che loro non sarebbero tornati alla Foglia con lei si è fatta largo tra i suoi pensieri caotici, Sakura ha aperto gli occhi. È rimasta spaesata per un momento, poi il suo sguardo si è fatto deciso, facendo trasparire una forza immensa. Quella forza che, silenziosamente, Kakashi ha visto germogliare, timida e spaurita, quando lei era solo una ragazzina; quella forza che Tsunade ha coltivato con cura e impegno, quando la ragazzina ha iniziato a crescere; quella forza che Naruto ha sempre visto rispecchiarsi nei suoi occhi – unico tra tutti! – e ha preservato con sorrisi caldi e una spalla a cui appoggiarsi quando ormai lei era una giovane donna. Quella forza così particolare, invisibile ai più, resistente come la roccia e delicata come un petalo di ciliegio. Quella forza che Ino ha intravisto, Sasuke ha scavalcato disinteressato e sua madre ha negato. Eppure c’è sempre stata. Nascosta, ma c’era.

È la forza che ha risollevato la Foglia e tutti gli altri villaggi; ha dato coraggio e comprensione, aiuto e sorrisi, lacrime e abbracci. Ha forgiato la catena che unisce tutti quei Ninja che hanno visto l’Inferno, e che da esso sono riemersi.

E ora Sakura è rispettata. Ora non è più – definitivamente! – la bambina dalla frontespaziosa che tutti prendevano in giro all’Accademia; non più la compagna di Team di Naruto Uzumaki e Sasuke Uchiha. È solo Sakura, una persona che vale per sé e per le proprie decisioni.

C’è uno strano odore, nell’aria. E anche un o due Chakra troppo potenti.

Li riconosce! Rimane immobile, gli occhi fissi sul buio della notte senza stelle che tutto inghiotte. Spicca il salto, agile ed elegante, e in pochi minuti è al cancello principale del Villaggio. Due figure ora davanti a lei. Due figure che lei ha conosciuto bambine, poi cresciute e diventate quelle di due giovani uomini, e ora completamente mature.

Un sorriso dolce e amaro le dipinge il volto con un’espressione troppo vecchia per appartenere ad una ragazza di 23 anni. Ma non ha importanza. Sono sempre i soliti!, borbotta mentalmente. L’uno ha una brutta cicatrice sullo zigomo sotto l’occhio nero d’antracite; l’altro una cicatrice di una decida di centimetri sul petto. Entrambi hanno i capelli cresciuti ed arruffati.

Fa un passo, Sakura, e poi un altro, e un altro ancora. Sempre più rapidi. Ed è lì che li stringe, insieme, riconoscendo i loro profumi così diversi così come è diverso il calore della loro pelle e delle loro mani che la stringono a loro volta. Ed entrambi pensano che lei sia bella. Anche con addosso una tuta troppo grande, le ciocche di capelli tagliate male e i piedi scalzi.

È Sasuke a sciogliere il loro abbraccio. Naruto non vorrebbe lasciarla andare, e allora le stringe forte le dita tra le sue. È simbolo? È un legame? Non importa. A nessuno importa in questo momento.

Sakura sorride – non più ghigni o imitazioni o altro – e lo fa veramente. Il calore della mano di Naruto la costringe alla realtà, anche se vorrebbe lasciarsi andare al sollievo di saperli finalmente a casa. Gli Eroi sono a casa. Loro sono nuovamente insieme. Lui è tornato, proprio come Naruto le aveva promesso tanti anni fa. Ma lei non è più la ragazzina di un tempo, e chi è tornato per lei è un grande amico e niente più ora. Ma la mano che stringe la sua…

Sorridono tutti e tre. Niente parole, niente lacrime, niente frasi stucchevoli.

Solo uno sguardo intenso, una stretta di mano e un sorriso.

Nient’altro.

   
 
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