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Autore: Talulah    31/05/2012    6 recensioni
<< Un piccolo movimento fece dirigere gli sguardi di tutti verso uno dei migliori palchi, verso una splendente nobildonna, e un magnifico gentiluomo.
“ Lo zarevic! “ sussurrò qualcuno, “ è arrivato finalmente!”
Un silenzio stupefatto e incantato accolse la loro entrata, e dopo pochi minuti mormorii, bisbigli e sospiri sognanti riempirono la sala. (...)
Il teatro sprofondò nel silenzio, tutti erano impegnati a non perdere neanche un attimo di quel raro momento. Lo zarevic si avvicinò lentamente alla sua dama, per poi prendere la sua mano e portarla alle labbra con una naturalezza così elegante e perfetta da essere disarmante. Osservai la scena con una punta di invidia e triste desiderio. Quanto le sarebbe piaciuto ricevere un baciamano così regale, così perfetto, sarebbe stato un sogno se un gentiluomo l’avesse guardata con quell’emozione unica trasmettendole quell’attaccamento profondo. Sarebbe stato il sogno di tutte.. Avevo avuto molti corteggiatori essendo di ricca e nobile famiglia, ma mai nessun uomo mi aveva trattata come il Granduca stava facendo con la sua dama. Che signora fortunata, pensai con la triste invidia che si acuiva sempre più.
Non saprei ben dire quanti cuori sognanti infranti ci furono a teatro quella sera.. >>

Una storia piena di passione, amore e veleno, fatta per far sospirare le sognatrici. In un epoca dove tutto è basato su ricchezza e nobiltà, può l'amore vincere su tutto?
Genere: Drammatico, Sentimentale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Russian Royal Family'
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Capitolo VI

 Danze dall’Inferno

 
 
 














Pensierosa, continuavo a fissarmi allo specchio. Ero sicura di quello che volevo fare. Sarei andata a quel dannato ballo, con quel dannato vestito, da cui sbucava la dannata giarrettiera. Si. Niente panico. Il danno, era che non ero altrettanto sicura di riuscire a presentarmi in pubblico senza i mutandoni. Mi avrebbero scambiata per una donnaccia? Al solo pensiero mi venne un capogiro.  Ma che importava? Chi mai avrebbe potuto scambiarmi per una donnaccia nel posto in cui a breve sarei stata? Fra tante donnacce, chi avrebbe notato me? La fasulla? Io avrei portato una maschera quella sera. Dentro e fuori. Altri invece sarebbero stati se stessi. Dentro e fuori. Donnacce e pervertiti. Dentro e fuori. Mi girai lentamente verso Jessica che pensierosa mi sorrideva con una ruga sulla pallida fronte contratta. La guardai per qualche attimo, assaporando quel silenzio teso.
<< Tutto bene, Vostra Grazia? >> mi chiese Jessica con una nota sarcastica nella voce, e un sorriso divertito.
Le feci un lieve sorriso di rimando, << s-si.. >> balbettai, incerta della mia risposta, abbassando il capo, guardandomi i piedi nudi. Un’oscenità. Li rialzai, guardandola in volto. Aveva in viso un espressione di pura curiosità, sopracciglia aggrottate, labbra strette, occhi ben aperti, << andiamo Jess.. Il tempo passa, la carrozza ci aspetta ma il ballo no.. Godiamoci questa cosa, e viviamo. Solo per un po’ >> dissi come a giustificarmi, di un qualcosa che forse, non poteva essere più giusto.
Jessica, dopo un attimo di smarrimento, fece un gran sorriso, gli occhi luminosi di gioia abbellivano maggiormente la sua figura. Si alzò, il seno prosperoso in bella vista nello stretto corpetto, mi venne incontro.
<< Andrà bene >> disse, una mano che si andava a posare delicata sulla mia guancia, << sarà la nostra notte, te lo giuro. Ci divertiremo, sarà una notte speciale. Vivitela Dominique. Devi farmi questa promessa. Vivitela, vivitela come se fosse l’ultima notte della tua vita.. Devi promettermelo.. Che questo significhi innamorarti, piangere, ridere, scherzare, ballare, ubriacarti o fare l’amore.. Non pensare al domani, ma goditi tutto, follia e libertà.. Per una notte. Abbiamo solo questa notte, nulla di più, nulla di meno. Fallo Dom. Vivi, potrebbero non esserci più occasioni per farlo.. Promesso? >> chiese, gli occhi grandi e lucidi.
La guardai per qualche attimo, confusa, sorpresa, con la bocca socchiusa. Che ragazza singolare era Jessica. Durante quel discorso, quel suo bel discorso, qualcosa si era smosso dentro di me, ascoltando quelle parole tanto mature, quanto infantili e dolci. Non riuscii a fare altro. Gli occhi fissi nei suoi, annuii, mentre le sue mani scivolavano via dalle mie spalle con delicatezza, e un sorriso radioso emerse sul bel viso rotondo di Jessica.
<< Bene >> sussurrò, << Perfetto! >> grido alle serve, << continuate ragazze e sbrighiamoci! >> disse con una risatina, raggiungendo una sedia rotonda e senza schienale. Le cameriere si avventarono su di lei, rendendomi difficile vederla. Pochi istanti, e anche io riuscii solo a vedere mani veloci che lavoravano frenetiche sulla mia pelle, sul mio vestito, e sui miei capelli. Mani, alcune nodose e pallide, altre paffute a abbronzate. Alzai il volto, guardando il vuoto, dove mi sentivo, come quello che avevo dentro.
Non sapevo a che ora fosse il ballo, così mi decisi a chiedere informazioni.
<< Jess a che ora comincerà il ballo? >> chiesi, con la mente leggera e ovattata.
<< Oh, comincerà a mezzanotte! Ovviamente molti arriveranno in anticipo, almeno così mi ha riferito Andrew.. >> disse con un sorriso dubbioso. Dubbioso per ogni cosa che potrebbe uscire dalla bocca o semplicemente riguardare il fratello.
Feci una smorfia quando delle mani non troppo delicate cominciarono ad armeggiare con i miei capelli. Uno strattone.
<< E dove si terrà? >> chiesi. Uno strattone.
<< Fuori Londra.. Zona nobile delle campagne presumo.. Andrew ha detto che ci vorranno circa due ore per giungere alla reggia.. >> disse, pensierosa.
Uno strattone. Fulminai con lo sguardo la cameriera poco delicata che subito arrossì.
<< Hai paura? >> chiese la marchesina, son un sorriso strano.
<< Ora no >> dissi ed era la verità, non avevo paura, non ancora forse, o non più probabilmente, solo una vaga e lontana sensazione di ansia, << e tu? >> chiesi con un sospiro.
Con un scatto alzò le spalle, per poi riabbassarle velocemente, facendo scattare la testa da un lato, quel movimento mi ricordava tanto quello degli uccellini, << non lo so ancora >> disse, voltandosi a guardarmi con un sorriso.
Sospirò. Sospirai. E i preparativi continuarono. Mani frenetiche, il ticchettio inesorabile e troppo veloce in alcuni momenti, e troppo lento in altri dell’orologio a pendolo, il mio umore altalenante, l’eccitazione e la speranza. La speranza di incontrare un principe che mi avrebbe rapito dalle grinfie di una vita fin troppo reale. Un principe che nella mia mente, e ahimè, nel mio cuore aveva già una forma e un nome preciso. Il cuore cominciò a battermi più lentamente, ma con più vigore, tanto da sentirlo premere contro il petto con forza. Scossi la testa, cercando di scacciare quei pensieri inopportuni. Infatuarsi del Granduca non era assolutamente una cosa che potevo permettermi, un cuore spezzato, un anima rubata era troppo da sommare al finto matrimonio che a breve sarebbe stato sul mio calendario. Sospirai rumorosamente, la cameriera dalle mani rudi arrossì nuovamente, pensando di aver usato troppa forza un’altra volta.
Un ora dopo, erano ormai le nove e qualche minuto. Io e Jessica, finalmente pronte, ci guardavamo nel grande specchio che le cameriere avevano portato con tanta fatica nella camera. Le serve erano riuscite a fare un lavoro sublime con i capelli. Era un ballo particolare e noi avevamo voluto sbizzarrirci con le acconciature. Jessica aveva richiesto un acconciatura alta, con riccioli perfetti che sfuggivano all’acconciatura, e che andavano ad incorniciarle il bel volto. I miei capelli adesso erano perfettamente lisci, con qualche boccolo sulle punte che soffice andava a posarsi sui fianchi, e alcune ciocche prese dall’altezza delle tempie e legate dietro il capo. Infine indossammo le mascherine, splendide entrambe. Di pizzo nero quella di Jessica, in velluto, seta e pizzo la mia, di un indaco scuro e viola. Entrambe facevano risaltare il nostro colorito pallido e le labbra carnose, aderendo come meglio potevano alla nostra pelle. Ci guardammo. Cominciammo a sorridere, piano, per poi iniziare a ridere, entusiaste e spaventate, Jessica prese a saltellare mentre io scoppiavo a ridere. La marchesina assunse un aria composta, sistemandosi e io la seguii a ruota.
<< Bene, adesso raggiungiamo Andrew, altrimenti minaccerà di lasciarci qui! >> disse con una risatina, precipitandosi alla porta.
Ancora non mi ero abituata all’idea che un uomo mi vedesse in quelle condizioni, vestita in quel modo, ma cercai di non pensarci. Attraversammo i lunghi corridoi, scendemmo le scale che portavano al salottino dell’ingresso dove Andrew impaziente ci aspettava. Sentendo il picchiettio dei nostri tacchi sul pavimento, il marchese si voltò. Ci sorrise, per poi prendere entrambe le nostre mani.
<< Splendide, siete entrambe meravigliose >> si complimentò, lanciandomi una lunga occhiata d’apprezzamento colma di malizia, << e adesso andiamo, è già tardi e potrebbe volerci più tempo del previsto per raggiungere Stockley Manor! Via, alla carrozza! >> aggiunse in tono teatrale dandoci dei pizzicotti sul fondoschiena.
Frettolosamente indossammo i guanti – neri in pizzo per Jessica, in velluto blu scuro con ghirigori in seta viola per me – e recuperammo li scialli sotto lo sguardo trepidante e impaziente di Andrew. A passo svelto ci avviammo alle carrozze, i valletti aiutarono me e Jessica a salire, seguite dal marchese. Una volta sedute nel lussuoso e freddo abitacolo, sia io che la marchesina tirammo un sospiro, mentre Andrew indifferente guardava fuori dal finestrino. Avere solo delle calze velate viola che mi coprivano fino a metà coscia, fermate dalle giarrettiere – il tutto in bella mostra – mi faceva attorcigliare lo stomaco per l’ansia e l’apprensione. Cercai disperatamente di coprirmi, con il corpetto rinunciai quasi subito conscia dell’operazione impossibile per poi arrendermi anche con la gonna. Pensare che le mie cosce fra circa due ore sarebbero state calamita per gli sguardi avidi e depravati di uomini dalla moralità corruttibile mi provocava palpitazioni spiacevoli e cali di pressione. Sentii le guance andarmi in fiamme. I minuti passavano velocemente, l’ansia cresceva di minuto in minuto e futili chiacchiere si disperdevano nell’abitacolo, accompagnate dal rumore degli zoccoli dei cavalli che battevano sulla strada o dal frinire delle cicale.
<< Jessica non mi hai detto nulla su come è stata l’opera al Drury Lane.. Dominique ho saputo che c’eravate anche voi quella sera.. Ho saputo anche del Granduca, era presente anche lui, a quanto si dice.. >> disse pensieroso Andrew.
<< Si è vero Andrew.. Non ricordo molto l’opera ma credo fosse bella >> rispose con una risatina Jessica.
<< Giusto, sicuramente avrai perso il lume della ragione fantasticando sul Principe, non è vero? Sfacciata >> la canzonò con un sorrisetto il fratello.
La marchesina avvampò, << chi non l’avrebbe fatto? Chi non avrebbe sognato avendo il bellissimo Granduca di Russia a pochi passi? >> disse a testa alta, << anche Dominique è rimasta folgorata! Il Principe poi, l’avrà sicuramente notata visto che l’ha guardata intensamente per qualche minuto! >> disse, come per vantarsi, poi arrossendo vistosamente, seguita a ruota da me.
Andrew si voltò verso noi, la noia e il disinteresse sostituti dallo stupore più assoluto che regnava sul suo volto.
<< Il Granduca?! Aleksej vi ha rivoltò la sua attenzione?! >> chiese stupefatto, una nota stridula nella voce.
<< B-beh.. >> intervenni balbettando incerta, << nessuna attenzione, solo qualche minuto di sguardi nulla di più! >> feci una risatina nervosa.
Jessica continuò a tenere lo sguardo basso con gli occhi spalancati, mentre Andrew con un espressione dubbiosa e sospettosa, si rilassava nuovamente sul sedile facendo schioccare la lingua sul palato. Prese il suo orologio da taschino e lo aprì con uno scatto.
<< Sono due ore e trentuno minuti che siamo in viaggio, ho sbagliato le mie previsioni, ma dovremmo arrivare a momenti.. >> disse per poi fermarsi qualche istante a guardarci, << all’inizio sarete spaventate dall’atmosfera del luogo.. Regna l’indecenza in questo tipo di intrattenimenti, inutile fare le puritane, ma credo che questo già lo sappiate >> disse lanciando un’occhiata ai nostri vestiti, << non sarà facile, fareste meglio a restarmi sempre vicino, il tipo di persone che frequentano questo genere di balli non è raccomandabile, come anche quello che si fa.. A voi la scelta, io sono disposto a farvi da guida, cercate di starmi vicino e di divertirvi >> concluse con un sorriso incerto.
Io e Jessica ci guardammo, per poi annuire un cenno d’assenso.
<< Ah, incontreremo un mio amico lì alla festa a cui ho dato appuntamento.. Si chiama Ralph. Nel caso io non sia, ehm, disponibile, sapete con chi restare.. >> disse imbarazzato, arrossendo lievemente.
Jessica strinse le labbra e arcuò un sopracciglio. Arrossii. Dopo poco, in lontananza, si cominciarono a sentire urla, musica, e risate. Io e Jessica ad occhi spalancati spiaccicammo il viso contro il finestrino, proprio come dall’altro lato della carrozza stava facendo Andrew. Mancavano ancora qualche centinaio di metri per raggiungere Stockley Manor, ma una lunga fila di carrozze ci precedeva, carrozze da cui provenivano gemiti, urla, frasi oscene gridate, e grasse risate. Vicino all’entrata della casa gruppi di persone l’affollavano, chi restava fuori sul prato a bere e a rotolarsi nell’erba chi invece decideva di entrare nella casa dai piaceri infernali.
<< Scendiamo, arriveremo a piedi alla villa, faremo più velocemente >> disse Andrew che si accingeva a riferire la decisione al cocchiere per poi scendere dalla carrozza e aiutare me e Jessica a fare altrettanto.
Superammo varie carrozze, da cui spesso dai finestrini sbucava una donna con il seno esposto, che gridava oscenità rivolte ad Andrew.
<< Marchese! Marchese! >> gridò una, prima di essere malamente tirata dentro l’abitacolo dal barbaro di turno che borbottava parole di dissenso.
Andrew ignorava con espressione seria questi richiami, mentre io e Jessica, ad occhi spalancati, non riuscivamo a credere a nulla di tutto ciò, ne capivamo come una signora potesse comportarsi in tale modo. Ma evidentemente non doveva essere una signora quella. Superammo varie carrozze, ignorando le urla per quanto fosse possibile. Avevo il cuore a mille, la testa ovattata e il viso in fiamme.
<< FitzMaurice! Ehi, voi, FitzMaurice! >> gridò un uomo grassoccio dal viso paonazzo, sportosi dal finestrino di una carrozza.
<< Salve Larry! >> gridò in risposta Andrew, senza voltarsi e continuando a camminare velocemente, trascinandoci.
<< FitzMaurice! FitzMaurice, oh vi prego fermatevi! Guardate il culetto della donzella in blu! >> presi a girarmi sconvolta e offesa per dire qualche parola all’uomo grassoccio e brillo quando la mano di Andrew mi strinse ferrea il braccio impedendomi di girarmi e continuando a farmi camminare, << Facciamo a cambio! FitzMaurice, tornate indietro! Mi viene una gran voglia soltanto a guardarlo, così succulento! FitzMaurice! >> gridò, per poi urlare insulti a chiunque e ritornarsene indispettito dalla prostituta che era con lui nella carrozza.
Più mi avvicinavo all’entrata, meglio sentivo la musica dal ritmo veloce, e le urla. Raggiungemmo la fila per entrare. Cercai di mettermi in punta di piedi per vedere meglio chi fosse il padrone di casa che all’entrata accoglieva gli ospiti. Vicino all’uomo, alto e imponente, dalla pancia grande e sporgente, c’era una donna, alta, formosa, e vestita di pochi veli, trasparenti, sui fianchi e sul seno che non lasciavano nulla all’immaginazione. Rideva e si muoveva in modo particolare, quasi sguaiatamente, tutto di lei era fatto per provocare. Anche Jessica la guardava, a bocca socchiusa e sopracciglia aggrottate.
<< Lei è Deborah Turner, Debby, una prostituta dell’alta società >> disse Andrew, rispondendo alle nostre mute domande.
Ci avvicinammo sempre più all’entrata, evitando gli uomini già ubriachi che, eccitati, lanciavano ululi per attirare la nostra attenzione. Avevo il respiro affannato, le guance scarlatte, e mille parole agitavano la mia mente, brutte parole che avrei tanto voluto dire a quei furfanti. Cercando di distrarmi, mi feci tranquillamente trascinare dal braccio da Andrew, rivolgendo poi la mia attenzione verso Debby l’oscena prostituta. Vidi che gli uomini – e talvolta anche le donne – prima di entrare nella casa dei piaceri proibiti, si chinavano per baciare la parte che più gli attirava della prostituta che, tenuta ferma da dietro dal padrone di casa che eccitato teneva i seni della donna sollevati, lanciava urletti e risatine. Sconvolta, sgranai gli occhi e sbiancai paurosamente.
<< Su via Dominique, cosa vi aspettavate di trovare? Forse, uomini e donne che prendevano il thè insieme senza guanti? >> mi derise il fratello della ormai mia cara amica.
Senza sapere cosa replicare, lo guardai semplicemente a bocca socchiusa e occhi ben aperti. Arrivò il nostro turno per entrare e rivolgere i saluti al padrone di casa, Mr Brown. Io e Jessica rimanemmo ferme a bocca socchiusa senza sapere bene cosa dire. Potevamo dire che fosse un piacere conoscere quel certo tipo d’uomo? Che continuava a palpare il seno di Debby senza pietà di fronte alle nostre facce sconvolte?
<< Marchese, ma che piacere averla qui questa notte! Godetevi la vostra permanenza! >> sghignazzò.
<< Oh, il piacere sarà immenso Mr Brown >> sorrise con uno scintillio negli occhi Andrew, << Deborah.. Siete un incanto >> disse finto, con voce torbida e profonda, chinandosi a succhiare le punte rosee dei seni della provocante donna, che fra i risolini, rivolse ad Andrew un lascivo sorriso gongolante per il complimento.
Non sapevo bene chi fra me e Jessica, fosse più sconvolta. La marchesina continuava a guardare suo fratello con un espressione alquanto buffa, sopracciglia aggrottate e labbra che si impegnavano per formare una O perfetta. Mentre frettolosamente cercavamo di spintonare gli altri per entrare finalmente nella enorme villa, Jessica assestò una gomitata al suo fratello.
<< Allora è questo che fai Andrew?! E’ questo?! Wow, i miei complimenti allora! Baciare le tette della prima sconosciuta che ti capita a tiro! Ti conviene aver paura Andrew, perché lo dirò a papà! >> strillò isterica.
Andrew rise, << cosa ti fa pensare che Debby sia una sconosciuta? >> insinuò lascivo facendo l’occhiolino, << ma se questo servirà a farti sentire meglio, dillo pure a nostro padre, come se lui non sapesse nulla >> sghignazzò diabolico, prendendo in giro l’ormai paonazza sorella.
<< Andrew! E va bene! Lo dirò alla mamma allora! >> minacciò trionfante la marchesina.
<< Fa’ pure Jess, così io dirò di questo ballo a cui tu hai insistito tanto per venire. >> le fece l’occhiolino sorridendole.
La marchesina, palesemente sconfitta, sbuffò rumorosamente, pestò il piede al fratello – guadagnandosi un’occhiataccia – e offesa lasciò cadere il discorso, decretando il vincitore di quel battibecco.
Sorrisi divertita per quello bisticciare, io non avevo mai avuto l’opportunità di farlo con nessuno. Non avevo fratelli o sorelle, ero sola, avevo solo Yolande per cui provavo affetto e rispetto, ma ambedue avevamo la nostra privacy che veniva rigorosamente rispettata. Mia madre invece veniva a farmi visita con meno frequenza di quella che avessi voluto, lei spesso cercava un modo per rilassare la situazione tesa, ma spesso, l’aria rimaneva piuttosto fredda. Non conoscevo mia madre, lei nutriva interesse nei miei confronti, e io le rispondevo con cordialità. Ma rimaneva una situazione strana. La musica si fece improvvisamente più forte e acuta. Eravamo finalmente entrati nel vivo della festa. Sfarzo e lusso ovunque, equilibristi volteggiavano in aria con abiti succiniti, lunghe file di banchetti, bevande di ogni tipo, e persone dai più vari costumi e portamenti. Tante, molte prostitute, donne vestite, o forse era meglio dire, svestite. Vedevo cosce, seni, caviglie, pance, inorridendo per tutta quell’impudicizia. Il grande salone era agghindato in rosso, tanto da sembrare l’Inferno, con tanto di fuochi, veri e in cartapesta, alti chi più chi meno. L’atmosfera era tetra e un lieve aroma di garofani e sudore aleggiava nell’aria bollente. Notai strani atteggiamenti negli invitati. Erano ubriachi? Di già? Sospirai con preoccupazione e un pizzico di angoscia. Qualcuno mi urtò violentemente, gridando frasi oscene. Mi voltai per guardare quel gran maleducato. Un uomo. Mezzo nudo. Che rincorreva una donna. Mezza nuda. Un piccolo strattone mi fece girare attirando la mia attenzione. Andrew.
<< Andiamo, dobbiamo incontrare Ralph, ci starà aspettando da un po’ ormai. >> disse corrucciato e alzando un po’ la voce per farsi sentire.
Ci trascinò attraverso la calca. A spintoni ci facemmo strada, tirando gomitate ai proprietari di alcune mani un po’ troppo curiose. Arrivammo ad un grande scalone in penombra alla sinistra del salone, salimmo frettolosamente le scale e camminammo dritto, superando numerose stanze, altre vuote, alcune occupate. Forse da malati a giudicare dagli strani versi che facevano gli ospiti lì dentro. Il mio cervello m’impedì di pensare in maniera così ingenua. Feci una smorfia, ma il capo si girò automaticamente per guardare quelle porte. Mi sentivo strana e una sensazione sconosciuta cominciava a farmi formicolare il ventre. Scossi la testa e affrettai il passo. Jessica si avvicinò a me saltellando un po’, acchiappando poi il mio braccio. Camminammo a braccetto.
<< Che ne pensi, Dom? >> chiese con un lieve sorriso e la voce un po’ affannata.
<< Pensare? Jess, è da quando ho accettato di seguirti in questa pazzia che non penso più >> puntualizzai divertita, fra la burla e il serio.
Lei mi spintonò lievemente con il gomito, sorridendo anche lei divertita.
<< Come pensi che sarà Ralph? Carino? >> mi guardò con occhi grandi e speranzosi. Quasi non me la sentii di deluderla.
<< Mmm, non so Jess, conosco solo il suo nome! >> dissi divertita, guardandola negli occhi.
Era diversi centimetri più bassa di me, e questo la rendeva ancora più tenera e graziosa ai miei occhi. Le sorrisi.
<< Dai, quando pensi ad un uomo di nome Ralph, che tipo d’uomo ti viene in mente? >> la speranza non l’abbandonava, << ho bisogno di una risposta Dom.. Il Granduca non mi guarderà mai, ma vorrei almeno trovare un uomo bello e di buona famiglia che sia disposto a corteggiarmi.. >> disse, con gli angoli della bocca piegati verso il basso.
Sorrisi con compassione aggrottando lievemente le sopracciglia, << vuoi la verità? >> le chiesi con un sorriso.
<< Si, per favore >> disse con un sorriso.
<< Me l’immagino basso, cicciottello, goffo, brutto e squattrinato. Mi dispiace >> aggiunsi vedendo l’espressione quasi ferita e sconvolta della mia migliore amica.
Jessica, ancora dispiaciuta, sospirò sconsolata. << Anch’io.. Oppure come un uomo alto, troppo muscoloso e barbaro. Ma ugualmente squattrinato. Uno stalliere forse.. >> aggiunse dispiaciuta, come se quella fosse la notizia più certa e brutta del mondo. Eppure per quello che ne potevamo sapere, Ralph, era un ricchissimo mercante, terribilmente bello e affascinante, magari anche con i superpoteri. Sospirai.
<< Santo cielo! Possibile che siate così frivole?! >> irruppe Andrew sconvolto.
<< Che vuoi Andrew? Prima o poi dovrò sposarmi sai? Scusa tanto se cerco di trovare un marito che abbia i giusti requisiti, invece di lasciare fare tutto a nostra madre! Occupati dei tuoi affari! >> disse, concludendo il tutto con una linguaccia e uno sguardo risentito.
Andrew assottigliò lo sguardo in modo buffo, << poche chiacchiere donna! Sei terribilmente superficiale! Tuo marito potrebbe anche essere il più bello e ricco del mondo, ma se poi ti trattasse come una sua schiava invece che come sua degna moglie, non ti piacerebbe comunque! Il mio amico, forse non sarà bellissimo, ma è un visconte ed una bravissima persona! >> esclamò impettito.
Jessica che a sguardo indifferente e quasi altezzoso era rimasta ad ascoltare il discorso di suo fratello, mi guardò e disse, << ecco, è brutto, hai sentito Dom? La solita sfortuna >> esclamò scocciata sbuffando.
Risi di gusto, mentre Andrew fulminava con lo sguardo la sorella. Jessica era pur sempre Jessica.
Camminammo per lunghi corridoi, agghindati a festa con i colori del fuoco, qua e la dei servitori monitoravano la situazione, invitati che correvano per raggiungere la privacy o l’incessante musica nel grande salone. Svoltammo a destra, dove i corridoi si facevano più bui e tetri. Alla fine di quel lungo corridoio una sagoma oscura c’aspettava. Assottigliai lo sguardo per riuscire a capire chi fosse quella presenza, se fosse il fantomatico amico a cui Andrew voleva affidarci. Mi corrucciai. Non volevo essere un peso, non avevo bisogno di una badante, maschio o femmina che fosse. La figura oscura alzò una mano in segno di saluto. Contemporaneamente io, Andrew e Jessica affrettammo il passo capendo subito di chi si trattasse. La figurava che andava a schiarirsi sempre di più, era di un uomo basso, alquanto cicciottello, dalla voluminosa pancia, strizzata in abiti fin troppo aderenti, dal viso rubicondo con un accenno di barba e ordinati capelli castani rossicci. Sospirai. Io e Jessica ci guardammo. In fondo, nessuna delle due era rimasta delusa. Ralph fece un gran sorriso luminoso, bello come pochi, con i grandi occhi color dell’ambra. Sorrisi spontaneamente a quella vista.
<< Buonasera signore >> disse facendo un piccolo inchino, << mentre il nostro Andrew farà baldoria, sarò la vostra guida in questo mondo infernale >> disse con voce spettrale, facendoci poi l’occhiolino.
Sorrisi divertita insieme a Jessica.
<< Falla finita Ralph >> sghignazzò Andrew, << spaventi le signore! A proposito, lei è mia sorella Jessica e questa bella fanciulla al mio fianco e la duchessina de Polignac, Dominique >> ci presentò facendosi poi da parte.
Andrew ricevette una gomitata da Jessica, << io qui di belle fanciulle ne vedo due Andrew! Non essere avaro! >> lo spintonò offesa.
Ci lasciammo andare ad una risata mentre Jessica metteva su un adorabile broncio.
<< E’ un piacere conoscerla, milady, ho sentito tanto parlare di voi >> disse con un sorriso gentile Ralph.
Non riuscii a trattenere una leggera smorfia a quelle parole, << spero di fare meglio la vostra conoscenza Ralph! Vogliamo cominciare la serata? >> dissi battendo le mani con un sorriso.
<< Giusto! Il tempo scorre donzelle! >> disse Jessica saltellando sul posto.
<< Io di donzelle ne vedo solo due qui Jessica! Non essere avara! >> la scimmiottò il fratello maggiore.
La marchesina fulminò Andrew con lo sguardo che, subito dopo, propose insieme a Ralph di tenerci ben strette le maschere e di raggiungere il salone centrale. Ci avviammo percorrendo lunghi corridoi dove corpi s’intrecciavano in passionali baci, in parti del corpo proibite. Andrew era costretto a trascinarmi per i corridoi. Non riuscivo a trattenermi, non avevo mai visto nulla di simile e ad ogni comportamento per me ambiguo e inusuale voltavo la testa per guardare meglio e più a lungo. Grida forsennate arrivavano dal fondo del corridoio dove una donna paonazza dal seno nudo schiacciato contro la parete sembrava offrisse il suo fondoschiena all’uomo che muoveva il braccio sotto la voluminosa e colorata gonna della donna che s’agitava sempre di più. Arrossii guardando quella scena.
<< Siete fin troppo interessate a tutto questo Dominique >> mi rimbeccò Andrew.
<< Se mi trovate troppo sfacciata mi scuso, ma non sono abituata all’oscenità.. >> dissi incerta, rossa in volto come una bambina colta sul fatto a rubare le caramelle.
Andrew rise. Un enorme scalone v’era d’avanti a noi dove numerosi erano i giovani che vogliosi si strusciavano sulle fanciulle felici di essere tanto attraenti e desiderate. Scendemmo la grande scalinata, arrivando poi al centro della pista da ballo, dove volteggiavano uomini e donne vestiti con le più varie e accecanti maschere e vestiti – alcuni si, altri meno – con abiti fluorescenti e osceni. Frenetici ballavano senza fermarsi un momento, con la coinvolgente e veloce musica di sottofondo aiutata dai divertiti ed eccitati uomini che incoraggiavano le danze con battiti di mano a tempo di musica. Mi voltai in cerca di Andrew, ma vidi solo Jessica che rapita guardava le danze. Ritornai a guardare quello spettacolo. Sembrava davvero un altro mondo. Le lunghe tende colorate cadevano dal soffitto dove alcuni uomini s’aggrappavano danzando nelle più strane e varie maniere. Andrew ritornò offrendoci da bere.
<< La mistura della casa, signore! Ralph le affido a te, divertitevi >> disse con un sorriso e facendo l’occhiolino a tutti.
Bevvi un sorso della mistura. Poi un altro. Finii il bicchiere. Cominciai a sentire la testa più leggera, il battito veloce del cuore e un languido calore al ventre. Una morsa mi strinse nella mia parte più intima e segreta costringendomi a stringere le cosce per alleviare quel bisogno. Presi un altro drink, bevendolo tutto d’un sorso. Il bisogno aumentava come l’umido fra le cosce, la testa si faceva sempre più leggera. Scossi la testa e strizzai gli occhi vedendo Jessica volteggiare in pista, felice e rossa in volto. Sentii qualcuno prendermi una mano e tirarmi. Non pensai a nulla. Cominciai a ballare a tempo della musica, sentendo toccarmi ovunque e non facendoci caso, la testa leggera, ad ogni volteggio sempre più lontana dalla realtà. Venivo sballottata ad ogni angolo della pista, da un uomo o da un altro, la musica che mi riempiva le orecchie. Non riuscivo a smettere di ridere, l’eccitazione aumentava di minuto in minuto. Dopo poco vidi i ballerini fermarsi, non capii cosa stesse succedendo, mi stavo così divertendo che mi dispiacque fermarmi proprio sul più bello. Jessica paonazza e ridendo a più non posso mi prese per mano e insieme corremmo verso l’entrata. Risi forte.
<< Jessica dove mi porti? Cosa succede? >> dissi a voce alta per farmi sentire non riuscendo a rimanere seria.
Sentivo la mano sudata e accaldata di Jessica che mi teneva stretta, il pavimento appiccicoso per i drink versati sotto le scarpe.
<< Il Granduca Dominique! E’ arrivato! E si mormora che ci sia qualcun altro con lui! >> rise a più non posso, continuando a correre.
Appena varcammo le enormi porte d’entrate , vedemmo l’enorme e splendida carrozza d’oro e di un nero lucente. Socchiusi la bocca per lo stupore di tutto quel lusso sfoggiato con eleganza. Non avevo mai visto nulla del genere. Appena vidi il valletto dirigersi per aprire lo sportello della carrozza. Jessica mi tirò via, dietro un cespuglio dove potemmo guardare tutto senza rischiare di essere scoperte e fare pessime figure. Il fiato sospeso, il cuore che batteva a mille, vidi il valletto aprire lo sportello e fuoriuscire dalla carrozza l’uomo che cominciava ad occupare le mie fantasie e la mia mente sempre di più. Appena lo vidi, l’umido in mezzo alle gambe aumentò e il languore s’intensificò. Meraviglioso, i capelli lucenti risplendevano sotto le fiamme rosse in cartapesta che erano poste a decorare l’entrata, assumendo uno splendido color miele, strabiliata rimasi a fissare il suo corpo statuario fasciato negli aderenti abiti, una camicia blu notte dalle rifiniture d’oro aderentissima e dai primi bottoni lasciati slacciati, lasciava ben poco all’immaginazione coprendosi però con uno stretto gilet dai bottoni d’oro, contribuivano all’immagine di adone i perfetti pantaloni che aderivano alle sue gambe muscolose come un guanto. Aleksej si voltò verso il valletto per lasciargli una generosa mancia ed io ebbi la sublime visione del suo fondoschiena. Arrossii per quell’impudico abbigliamento, lanciando poi uno sguardo a Jessica che, rapita fissava il principe. Una fitta di gelosia mi trapasso da parte a parte. Arrossii maggiormente e cercai di non farci caso. Io e Jessica facemmo per alzarci quando vedemmo un altro uomo uscire dalla carrozza. Strabuzzai gli occhi incredula. Un uomo, più o meno della stessa stazza di Aleksej, dai magnetici capelli rossi, vestito di nero, un nero scandaloso su quel corpo perfetto. Il cuore batteva sempre più forte mentre un’assurda idea cominciava a farsi strada nella mia mente sempre più cosapevole. Come se si sentisse osservato, il ragazzo guardò dove io e Jessica eravamo acquattate. Subito ci appiattimmo sul terreno umido, con il respiro affannato, timorose di essere state scoperte. Quasi riuscivo a vedere il bagliore azzurro di quegli occhi. Ormai certa strabuzzai gli occhi, boccheggiando.
Quell’uomo, quel ragazzo, dai magnifici capelli rossi, così bello, era l’amante con cui la duchessa si era intrattenuta la notte scorsa, che aveva riso di me per la mia pudicizia. Incredula continuai a fissare quel duo di splendidi uomini.
Che il rosso fosse un servitore dello zarevic? A giudicare dal suo lussuoso abbigliamento ne dubitavo fortemente. Che fosse un suo amico? Probabile, anche se la somiglianza fra Aleksej e il rosso era evidente. Un pensiero mi trapassò la mente, ma troppo sconvolta e agitata, non volli ascoltarlo. Le trombe e la musica che precedevano e annunciavano l’arrivo del principe cominciarono a suonare, creando un’atmosfera di puro lusso, austerità e potenza di cui tutti i presenti furono schiacciati.
Furono annunciati.
Il futuro Zar di tutte le Russie, Aleksej Ivan Miroslav Nikolaevic Romanov, figlio dello Zar Nikolaj e suo cugino, Dimitrij Isidor Petrovic Romanov, figlio di Petr, fratello dell’Imperatore.
Sbarrai gli occhi, pallida come un cencio. Yolande andava a letto con un ragazzo appartenente alla famiglia reale russa? Il ragazzo in questione aveva la fama di donnaiolo – come molti della sua famiglia – malizioso, e probabilmente se solo avesse voluto avrebbe potuto comprarsi senza tanti problemi Londra e provincia. Pregai per Yolande, per la sua reputazione, per il suo cuore e per il segreto che speravo sarebbe rimasto sempre tale. Sospirai sconvolta per quello che avevo appena constatato.
<< Sono fantastici vero? Quasi incredibile la loro bellezza.. Dev’essere una cosa di famiglia >> bisbigliò Jessica incantata.
Annuii tremante non sapendo che dire. Era vero. Erano splendidi ragazzi, costretti a diventare uomini prima del tempo. Rimanemmo a guardare i cespugli scuri per qualche minuto, nessuna delle due aveva idea di cosa fare e come comportarsi. Jessica mi prese la mano incitandomi ad alzarmi.
<< Rientriamo in sala, non voglio perdermi la visione dei Granduchi >> disse con un sorriso.
Mi alzai, intenzionata a seguirla. Neanche io volevo perdermi la loro presenza. Rientrammo nella sala, senza cercare di farci vedere. Nonostante sentissi la testa ancora leggera, l’aria fresca mi aveva svegliato un poco. Jessica prese altre due coppe di mistura che bevemmo avidamente, assetate con la gola arida. Un gruppo di nobili d’alto rango accerchiava e chiacchierava con i principi. Mi diressi alla pista da ballo, dove senza pensare, mi feci trasportare dal mio compagno e dalla musica sempre più incalzante. Sudata e con il cuore che batteva a mille, danzavo ad occhi chiusi, passando dalle mani di uomini e uomini. Aprii gli occhi e mi accorsi che molti mi fissavano con ammirazione. Arrossii fino alla punta dei capelli sorridendo, uscendo dalla pista e feci per dirigermi al buffet quando incrociai l’intenso sguardo di Aleksej, che con un cenno della mano in cui teneva una coppa di champagne mi invitò ad avvicinarmi. Feci un inchino al cospetto dei due principi.
<< Buonasera duchessa, non sapevo che voi frequentaste questo tipo di intrattenimenti >> disse freddo Aleksej con il suo accento russo.
Divenni paonazza non sapendo come rispondere a quella che poteva sembrare quasi un’accusa. Aleksej continuava a fissarmi, impassibile. Sentii una risata.
<< Lasciala divertire Vanja! >> disse divertito il cugino.
Aleksej contrasse le sopracciglia, << Dimitrij, ti presento la duchessina De Polignac >> disse continuando a fissarmi.
<< Vostra Altezza >> m’inchinai, rossa in volto. Sapevo che mi aveva riconosciuto.
Dimitrij fece un gesto sbrigativo con la mano, << Ma non mi dire Vanja.. La conosco già >> disse guardandomi malizioso.
Aleksej per la prima volta durante la conversazione distolse l’attenzione dalla mia figura, guardando a sopracciglia contratte il principe rosso.
<< Di che parli, cugino? >> chiese freddo.
Gli altri spettatori della conversazioni ascoltavano e guardavano avidi ogni gesto che i due membri della famiglia imperiale russa facevano.
Dimitrij rise, << tranquillo cugino, nulla che sia degno di nota, ci siamo conosciuti tramite conoscenze in comune >> spiegò con un sorriso, continuando a fissarmi, inclinando la testa e appoggiando il bordo del bicchiere dello champagne alla tempia.
<< Si Vostra Altezza. Non vorrei disturbare la vostra permanenza qui >> dissi facendo per andarmene.
<< Disturbare! >> sputò acido Dimitrij, << voi qui siete l’unica cosa interessante, come potreste disturbare, duchessa? >> mi domandò languido.
Arrossii violentemente, scatenando un sorriso ilare in Dimitrij, e un sospiro da parte di Aleksej.
<< Con il vostro permesso, duchessa.. >> disse Aleksej con un leggero inchino del capo, allontanandosi.
Dimitrij lo guardò andare via allontanarsi, << non ci faccia caso duchessa, è difficile entrare nel suo cuore, se è questo quello che speravate >> mi bisbigliò all’orecchio prima di allontanarsi anche lui.
Con il cuore che batteva a mille e il respiro irregolare mi diressi al buffet dove bevvi altra mistura. La testa cominciava a girarmi, il cuore batteva forsennatamente, il respiro fin troppo irregolare, mi appoggiai al tavolo, cercando di recuperare la lucidità e le forze. Avevo bisogno di silenzio, riposo, lontano da tutto quel trambusto, avevo bisogno di stare da sola e recuperare i miei principi e le mie idee. L’incontro con Aleksej mi aveva sconvolto, non ero riuscita neanche a formulare frasi intelligenti, ma solo una banale scusa per allontanarmi da loro. Con un forte sospiro e la testa che mi girava sempre più, mi allontanai dalla sala cercando di raggiungere e ricordare il percorso fatto poche ore prime con Andrew per trovare Ralph. Avevo bisogno di una camera per stare sola. Le gambe cominciarono a formicolare, un liquido bollente cominciava a colarmi per le cosce, mentre una morsa mi artigliava il ventre, un bisogno primario che cominciava a soffocarmi. Non capivo cosa mi stesse succedendo. Mi avviai quasi correndo verso lo scalone, dirigendomi nei corridoi più bui, da dove sentivo provenire grida di piacere che mi facevano contrarre le cosce in cerca di sollievo. Svoltai a destra e poi a sinistra in un corridoio più silenzioso dei precedenti. Mi catapultai verso una camera che aprii di botto e rimasi pietrificata e sconvolta.
Il principe Aleksej, sopra ad una donna dal prosperoso seno nudo e le gambe spalancate, si muoveva velocemente, con i pantaloni abbassati a lasciare in bella mostre quel fondoschiena sodo e perfetto che si muoveva a ritmo sostenuto. Si accorse della mia presenza, mentre la donna affannata e rossa si muoveva sotto di lui implorandolo di continuare. Ebbi la visione del suo enorme membro per metà dentro alle calde viscere della donna. Divenni paonazza, mentre lo zarevic mi rivolgeva un sorriso che mi parve diabolico con uno sguardo malizioso.
<< Sc-scusate.. >> balbettai sconvolta non riuscendo a distogliere lo sguardo.
Aleksej riprese a muoversi dentro la donna mentre questa cominciava a lanciare urletti e si faceva sempre più rossa in volto. Una morsa spiacevole mi contraeva lo stomaco ed un’altra la mia femminilità ormai grondante. Chiusi con un tonfo la porta correndo per i corridoi, con le gambe che mi tremavano e il cuore che pompava sangue forsennatamente, facendomi venire frequenti capogiri. Rabbrividendo corsi per lo scalone, precipitandomi attraverso la pista da ballo e uscendo fuori nella notte fredda. L’aria mi sferzò il viso, svegliandomi un poco. Continuai a correre, veloce, con il cuore dolorosamente pulsante. Mi aveva eccitata e lui lo sapeva. Ma vederlo fra le cosce di un’altra donna era stata comunque… Una sofferenza. Continuai a correre fino a quando le mie gambe stremate e tremolanti si fermarono nel pieno dell’enorme giardino, vicino al limitare con un boschetto. Respirai convulsamente tremando. Cos’era successo? Mi sentivo stordita. Rividi la scena infinite volte von gli occhi della mente. Quello che poco prima Dimitrij mi aveva detto, mi parve avere maggiore senso.
E’ difficile entrare nel suo cuore, se è questo quello che speravate.
Probabilmente non mi aveva solo tacitamente accusato di essere una cercatrice di dote, ma mi aveva anche messo in guardia. Com’ero stata stupida a nutrire fantasie per un principe, dal carattere così ambiguo e difficile poi. Respirai tremando, cercando di trattenere le lacrime. Mi sentivo vulnerabile. Ecco cosa accadeva se si fantasticava troppo. Ripensai a come il principe rosso aveva chiamato il cugino. Vanja. Che fosse il nome con cui lo chiamano i familiari stretti? In ogni caso mi piaceva, gli stava bene, lo trovavo un nome virile adatto a lui.
Passarono i minuti. Rabbrividii per il freddo, la mente perennemente occupata a pensare al Granduca, al suo corpo, al suo sorriso apparentemente subdolo, all’incalzante movimento del suo fondoschiena. Sentii la mia femminilità tremolare. Rabbrividii ancora, non per il freddo stavolta, cercando di riprendere la normale respirazione e il controllo di me stessa.
<< Vostra Grazia >> disse una voce intensa, roca e profonda, una voce virile, dall’accento russo, di cui sentii il fiato direttamente sul collo.
Rabbrividii violentemente, feci per voltarmi ma delle grandi e forti mani me lo impedirono, stringendomi le spalle nude. Sentii quelle stesse mani, calde sulla mia pelle umida e gelata, carezzarmi le spalle nude, disegnando piccoli cerchi, facendomi venire la pelle d’oca. Sentii tre dita toccarmi la nuca e poi scendere sempre più giù, sulle spalle, percorrere la spina dorsale e fermarsi sulle fossette di Venere. Un dito andò ad insinuarsi dentro il vestito. Rabbrividii violentemente cominciando a tremare. Era terribilmente piacevole e frustrante, volevo di più, le enormi spalle che mi superavano di gran lunga, poste proprio dietro di me erano una tentazione troppo grande. Una mano andò delicatamente ad arrotolarsi i miei lunghi capelli sulla mano e sul polso, mentre sentii dei lievi baci percorrermi la tempia, il lobo dell’orecchio, il collo le spalle. Un gemito mi sfuggì dalle labbra, ed io umiliata divenni paonazza ma non riuscii a scostarmi da quelle carezze tanto agognate. Sentii la lingua calda lambirmi il lobo, fitte di piacere mi trafissero il ventre, mentre una mano andava a carezzare i miei seni coperti dal corsetto e scendeva giù, sullo stomaco fino ad arrivare al ventre dove premette facendomi andare a scontrare contro quel corpo di marmo e contro una potente erezione che premeva sulla mia schiena, mentre la lingua prese a lasciarmi scie di piacere sul collo e umidi baci. Gemetti, dimenandomi contro l’erezione, facendo gemere anche il principe. Sentii il suo sorriso sul mio collo mentre mi baciava.
<< Vi siete eccitata, duchessa? Avreste voluto essere voi la ragazza in cui ero dentro fino a poco fa? Colei che mi ha accolto tanto umida e tanto voracemente dentro di se? >> mi bisbigliò mordicchiandomi un orecchio.
Le sue parole dette da lui, dalla sua voce, con il suo accento mi fecero perdere letteralmente il controllo. Mi appiattii contro di lui, facendo irrigidire se possibile, maggiormente il membro in erezione nascosto solo dai pantaloni. Mi girai verso di lui, velocemente ma con attenzione per via dei miei lunghi capelli intrappolati nelle sue mani. La prima cosa che vidi furono i bottoni d’oro della sua camicia blu notte, le sue enormi spalle e infine il suo viso. Gli occhi chiari, i capelli leggermente scompigliati che ricadevano in ciocche disordinate sulla fronte e andavano a sfiorare i suoi occhi, le labbra gonfie, carnose, e rosee, la sua pelle candida e perfetta. Lo desideravo, come non avevo mai desiderato niente e nessuno nella mia vita. Era bellissimo, perfino da vicino non aveva difetti. Mi strusciai contro la sua erezione, facendogli uscire un sospiro da quelle labbra perfette.
<< Vostra Altezza.. >> bisbigliai affannata, << perché siete qui? >> mormorai affranta dal piacere di stare così vicino all’uomo che mi scatenava reazioni e sentimenti così violenti.
<< Perché siete splendida e vi desidero >> disse serio, freddo, veloce e conciso.
Prima che potessi ribattere, mi prese il mento fra due dita, mi tirò i capelli facendomi piegare il capo e mi baciò, con voracità. Scomparsi letteralmente fra le sue spalle. La sua lingua si insinuò nella mi bocca ed io ricambiai, timida, tenendo gli occhi socchiusi per guardare più da vicino quello splendido e futuro re. Il cuore mi battevo a mille, tremavo mentre lui mi stringeva forte a se, quasi volesse diventassi parte di lui, e l’avrei fatto se avessi potuto. Aveva il sapore della menta e del miele, la cosa più buona che avessi mai assaggiato, la sua lingua mi avvolgeva e mi stuzzicava, mi mordeva le labbra, dolcemente o con furia, avvicinandomi sempre di più a lui, respiravamo entrami l’odore l’uno dell’altro, persi nell’estasi. Aleksej mi afferrò i glutei, alzandomi per farmi sentire la sua erezione potente fra le cosce, ed io mi feci ancora più vicina, mentre il principe mi afferrava la coscia lasciata scoperta dal vestito e me la mise attorno alla sua vita, premendo contro il mio punto sensibile la sua vistosa e marmorea erezione. S’intrufolò con una mano sotto il vestito sfiorandomi le grandi labbra, facendomi rabbrividire e gemere senza ritegno. Gli strinsi i capelli tirandolo a me, bisognosa e vogliosa del suo sapore, il cuore che batteva a mille e il respiro affannato, mentre lui mi strattonava i capelli impedendomi di allontanarmi da lui, ma quella era l’ultima cosa che volevo. Mi artigliava la coscia, mentre la sua lingua entrava in profondità nella cavità umida della mia bocca, e con l’altra mano mi sorreggeva dalla stretta vita. Il controllo ormai perso, feci scivolare la mia mano sulla sua camicia, toccando poi la sua patta dei pantaloni. Come risvegliatosi da un profondo torpore, Aleksej mi tirò i capelli scostandomi da lui e mettendomi a terra. Affannata e rossa in volto, non riuscii a guardarlo, tanta era la vergogna. Cosa avevo fatto? Mi ero comportata come una donna dai facili costumi e lui ora chissà cosa pensava di me. Per un momento, mentre eravamo avvinghiati e stretti l’uno all’altro avevo creduto di amarlo, ma non volli pensarci. Il cuore che batteva a mille, osservai di soppiatto Aleksej aggiustarsi la camicia.
<< Vostra Altezza m-mi dispiace.. >> balbettai incerta, umiliata.
Aleksej mi guardò, freddo e sbrigativo, << di cosa? >> chiese gelido con l’accento russo più marcato del solito.
Lo guardai in volto. L’unico indizione della passione di poco prima erano le labbra gonfie. Era come se non fosse successo nulla.
<< Credo.. Credo d-di aver bevuto troppo, perdonatemi.. >> dissi mordendomi le labbra, guardandolo con gli occhi umidi.
Mi detestavo, e detestavo lui. Il bacio più bello del mondo e lui era così freddo. Mi aveva derubato di una cosa importantissima, e adesso se ne stava lì, dritto ed imponente da vero principe. Volevo ritornasse a stringermi fra le sue braccia per nascondermi da tutto e da tutti, forse e soprattutto anche da lui.
<< Bevuto troppo? >> chiese corrucciando le sopracciglia e indurendo le labbra in una sottile linea.
Annuii mortificata senza sapere che dire.
<< Perdonatemi Vostra Altezza.. >> riuscii a proferire.
<< A questo tipo di feste, si danno delle misture, che sono degli afrodisiaci, se avete sentito amozioni o sensazioni strane, è per colpa della mistura, quella di stasera era potentissima >> spiegò sbrigativo.
Arrossii violentemente. Ero certa che la passione e l’irrefrenabile desiderio provato poco prima non avesse nulla a che fare con la mistura. Lo guardai in viso, mentre lui impassibile si risistemava. Io neanche avevo la forse per aggiustarmi i capelli o il vestito, ormai spiegazzato. Una donna chiamò Aleksej da lontano, agitando le braccia per farsi vedere. Lui sapendo già che si trattava di un’altra donna con cui presto avrebbe fatto sesso violentemente, non si voltò neppure.
<< Passate una buona notte, Vostra Grazia >> disse con un piccolo inchino, allontanandosi e scomparendo nel buio, raggiungendo la donna.
Rimasi sola, svestita e al freddo per non seppi dire quanto tempo.
Non dimenticherò mai il mio primo bacio.











Salve a tutti lettori :) lo so, mi dispiace per l'incredibile ritardo spero di essermi fatta perdonare con questo capitolo più lungo del solito! Spero vi sia piaciuto, da qui cominceranno tante cose :) adesso che ho più tempo dovrei tornare a postare con regolarità! Fatemi sapere cosa ne pensate di questo nuovo capitolo se vi va :) Prima di lasciarvi faccio pubblicità alle altre mie storie in corso:

The Muse of Genius (storia originale, raiting rosso)

In Bellum et in Amoris - Passionem Celts (storia originale, raiting rosso)

Black Soul (FanFiction Harry Potter, raiting arancione)

Sadistic Love (FanFiction Twilight, raiting rosso)



Grazie a tutti, siete la mia soddisfazione! Al prossimo capitolo :)
  
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