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Autore: JessL_    31/05/2012    14 recensioni
Si dice che l’amore è cieco e che la sfortuna ci vede più che bene; Jessica ha sempre concordato in pieno... soprattutto da quando ha capito che non vede più Francesco solo come un amico. Dovrebbe, perché lui è fidanzato, perché si conoscono da una vita... e perché in un certo senso lo ha promesso a sua cugina.
Come andrà a finire? Jessica sarà veramente innamorata di Francesco?
E Francesco che cosa prova per la sua migliore amica?
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Un caloroso ciao a tutti :) spero stiate bene... purtroppo ultimamente ne stanno accadendo troppe e spero vivamente che chi vive in Emilia Romagna stia bene. 
  
Questo secondo capitolo si è fatto attendere, ma è uscito come volevo; per quanto a Madda non faccia piacere, la notte finalmente ha portato consiglio come al solito :P detto ciò, vi lascio alla lettura, e sappiate che vi ringrazio di cuore per l’appoggio, mi auguro che il capitolo piaccia anche a voi, e per qualunque cosa, contattatemi pure nel gruppo, siete le benvenute! 
Buona lettura, vi lascio a Jessica e Francesco :)



Un amico è così – Laura Pausini.
 
  
Ci sono dei momenti che ti chiedi se quello che stai per fare è la cosa giusta, se non sarà un fiasco totale e dovresti fare finta di niente e mollare tutto. 
Ecco, questo, è uno di quei momenti. 
Sono pronta ad “affrontare” Elisa? Dovrei veramente ascoltarla e difendermi dalle sue accuse? Perché dovrei farlo? Perché dovrei per l’ennesima volta spiegare cosa lega me e Francesco, voglio dire... è così difficile capire che siamo solo amici? 
Certo, Elisa è sicuramente più giustificata degli altri ad avere dei dubbi e delle domande, ma perché farle dopo due anni? Che cos’è accaduto per farle scattare qualcosa? Per parlare direttamente con me? 
Attendere mi fa male se mi ritrovo alle dieci di sera sotto casa sua, nella mia auto, a farmi tutte queste domande. Non è da me farsi complessi o farsi sopraffare dalle incertezze, e perché no, dalla paura. 
Tengo tanto a Francesco, in qualche modo, due anni fa, è riuscito a vedere oltre confronto a tutti gli altri: è riuscito a vedere la vera me stessa. È riuscito a prendermi per mano, a farmi parlare, sfogare, mandare al diavolo tutto e tutti e mi ha fatto affrontare la mia più grande paura: la solitudine. Non che ora questa paura non ci sia più, ma ne sono meno terrorizzata, perché so che lui c’è e ci sarà, nonostante tutto quello che potrebbe accadere. Sì, anche affrontare una fidanzata pazza e gelosa. Non so come abbia fatto, ma in questi due anni lui è sempre riuscito ad andare altre al mio sorriso, ai miei capelli castani e ai miei occhi nocciola, e non potrò mai essergli grata abbastanza. 
Sospiro appoggiando il capo al sedile e picchietto le dita sul volante: Elisa è una terribile ritardataria, questo lo sapevo già, ma non immaginavo tanto. Sono venti minuti che attendo, e di lei nemmeno l’ombra. Sono quasi tentata di mettere in moto e andarmene. Osservo il suo portone, e spero insistentemente che si apra mostrando la sua figura esile. E dopo altri cinque minuti, accade... e io mi chiedo che senso abbia avuto acconciarsi per le feste quando dovremo stare semplicemente nella mia auto a parlare – o a scannarci, ma questo è ancora da vedere. 
<< Ciao, scusa per il ritardo, ma ero al telefono con Angela e non la smetteva più di parlare. >> Sorrido, cercando di farle capire che non fa niente – anche se non è proprio così. 
Angela è una ragazza che esce nel suo gruppo e quello di Francesco, io nonostante oramai sia due anni che conosco tutti loro, non ci esco regolarmente. 
<< Non importa... tutto bene? Perché volevi vedermi? >> Penso che andare dritto al punto possa solo giovarmi, più che altro perché voglio veramente vedere che cosa l’è passato per la testa, e poi perché – per quanto possa sembrare insensibile – ho decisamente bisogno di recuperare qualche ora di sonno, quindi prima finiamo qui, meglio è. 
<< Wow, dritta al punto come al solito. >> Mi sorride, ma questa volta non ricambio, osservo i suoi occhi neri e mi sistemo più comodamente per poterla guardare meglio. D’altronde ho un Citroen C3, non un Chrysler! << Sicuramente sai che io e Fra abbiamo discusso, e sai anche che l’ho lasciato senza parole dopo avergi detto che doveva discuterne con te... >> Annuisco e lei, prendendo fiato, riprende a parlare. << È che... mi sento sempre la seconda priorità, e mi chiedo perché, se è giusto e perché tu debba essere la prima, quando in realtà sono io la sua ragazza e non tu. >> Evito di alzare un sopracciglio e di non farmi sopraffare dal nervosismo, credo sia il caso di parlare in modo tranquillo, come due persone adulte, e diciamo che se dovessi innervosirmi, uno scaricatore di porto mi farebbe un baffo. 
<< Elisa, davvero, posso capire che tu abbia... delle paranoie ma... perché adesso? E perché ne parli a me? >> Ok, di certo sono stata chiara e diretta. Elisa si gratta un attimo al testa e guarda oltre il parabrezza, ed è pochi istanti dopo, mentre continua a guardare il cielo oramai scuro, che riprende la parola. 
<< Con lui non posso parlare, non riuscirebbe a capirmi, direbbe che esagero, che sono paranoica, che la faccio più grossa di quella che è; in pratica finiremo per litigare... >> Torna a incontrare i miei occhi. << Invece con te si può parlare e puoi capire. >> Non so che espressione io possa avere, ma gli occhi di Elisa si abbassano un secondo, meno convinti di qualche attimo prima. 
Mi arrovello le mani cercando le parole esatte da poterle dire. 
<< Tenendoglielo nascosto, intendo questo incontro, beh sbagli. >> Annuisco convinta e lei si morde le labbra rosse per qualche istante.
<< Francesco tiene a te molto più di quanto tu possa pensare, e so benissimo che non mi credi, ma non sta con te per ripiego, sta con te perché ti ama, nonostante i tuoi capricci e le tue paturnie. State insieme da tre anni... dovrà pur significare qualcosa, e il fatto che litighiate... quale coppia non lo fa? Soprattutto dopo tre anni! >> Cerco di farla ragione, di farle capire che non può vedere tutto nero, soprattutto quando non c’è niente del genere all’orizzonte.
 
<< È vero, chiedendoti di vederci a sua insaputa è stato sbagliato, e so benissimo di non poterti chiedere di tacere... ma ho bisogno di chiederti una cosa. >> 
Una parte di me pensa di conoscere già cosa vuole sapere, però attendo, perché potrei sbagliarmi e perché forse sono talmente masochista che voglio sentire le sue parole e cercare di non ridere. 
<< Ho bisogno che tu ti faccia da parte. Ho bisogno di avere il mio fidanzato solo per me, voglio sentirmi la sua prima priorità, voglio che abbia occhi solo per me e che non pensi alla sua migliore amica quando stiamo insieme. >> La sua proposta fa più male di un pugno nello stomaco, e questo forse perché non era la domanda che mi aspettavo. 
<< Come, scusa? >> Chiedo sperando di aver capito male. 
<< Fatti da parte, Jess. Francesco è il mio ragazzo... >> 
<< Ti assicuro che lo so. >> Dico interrompendola. << Lo so perché mi parla in continuazione di te, lo so perché ogni volta che ci vediamo sono la prima a chiedere di te, se va tutto bene, come stai e cosa avete fatto di bello la sera prima o qualche ora prima. Io lo so. E lo sa anche lui. E tu, da persona abbastanza matura, dovresti sapere che la tua richiesta è... non so nemmeno dire che cos’è! Mettiti nei miei panni, se Francesco ti dicesse di non vedere più la tua migliore amica, che cosa faresti? >> Elisa ha abbassato da un pezzo lo sguardo, io ho cercato di non urlare, di non farmi vedere troppo scioccata e offesa ma il mio gesticolare di certo non ha agito a questo fine. 
<< Lo so, lo so che non è una cosa carina da chiedere, e capisco anche che per te, Francesco, sia una delle persone più care che hai, >> Ora i suoi occhi sono di nuovo nei miei, e la cosa non mi fa di certo piacere, perché vederla con gli occhi lucidi, come se la sua proposta le fosse costato cara farmela, non mi scaturisce nulla, non mi fa pena né tantomeno riesce a intenerirmi. << ma, ripeto, mettiti nei miei panni... io ho una migliore amica, non un migliore amico. >> 
<< E questo cosa cambierebbe? >> Chiedo irritata, alzando lievemente la voce, aumentando la gesticolazione e soprattutto sporgendomi leggermente verso di lei. 
<< Cambierebbe tutto! Tu sei una bella ragazza, Jess, e Francesco è un ragazzo che ha più di due splendidi occhi azzurri! Voi passate molto tempo assieme, avete feeling, parlate tanto, riuscite a capirvi facilmente e sembra quasi che vi estraniate senza rendervene conto quando siete insieme... non è facile da digerire, per me. >> Le sue parole, di per sé, non mi stupiscono, è il concetto finale che ha lasciato sottintendere che quasi mi fa ridere, e non per il divertimento. 
<< Oh mio Dio... tu credi che andiamo a letto assieme? >> Le chiedo stupita, con gli occhi sgranati e finalmente con le mani ferme. Elisa arrossisce lievemente ma non abbassa il suo sguardo dal mio. 
<< In questi anni ho fatto tanti errori, ci saremmo potuti evitare tante ma tante litigate... e per quanto lui non sappia che io ne sia al corrente, so precisamente che và spesso a ballare a mia insaputa, o che esce con gli amici a bere una birra o che ti vede più spesso di quanto mi dice... ma queste cose hanno iniziato a darmi fastidio da poco, più che altro perché... l’ho dato per scontato per tanto tempo. Inizialmente ero persino contenta che tu fossi entrata a far parte delle nostre vite; Francesco era felice, anzi, mi correggo, è felice. Quando ci sei tu nei paraggi, lui s’illumina, riprende a sorridere e non sembra quasi lui... non posso permettere che mi venga portato via, e poco importa se non fate sesso... tu potresti farlo allontanare ancora di più da me. >> 
Le sue parole, a questo giro, mi fanno ridere... certo, non di gusto, ma sicuramente mi fanno ridacchiare. Non so più dove e cosa guardare, so solo che non ce la faccio a guardarla in faccia. Non riesco a credere di non averla ancora presa per i capelli. 
<< Ti rendi conto di cosa mi stai chiedendo? >> Guardo fuori dal parabrezza, dopo essermi messa nella posizione corretta, e stringo il volante con più forza del dovuto. << Sei talmente stupida e impaurita da voler allontanare una delle poche persone che continua a spronarlo per farlo stare con te, che gli dici di fregarsene degli ostacoli e affrontarli perché se ti ama, è giusto che andiate oltre a tutto e a tutti? Ti rendi conto che tu, ora, mi stai dicendo che lo hai dato per scontato... come se si trattasse di un paio di scarpe? >> Mentre pongo l’ultima domanda, i miei occhi si scontrano con i suoi, sempre più lucidi e quasi sconvolti. Eppure, nemmeno ridotta in questo stato mi fa tenerezza. 
<< Scendi da questa macchina. Subito! >> Fanculo l’essere maturi. 
Elisa quasi si scaraventa fuori, io metto in moto l’auto e mi ripeto più volte che non c’è bisogno che la metta sotto... dovrei pure pagarle i danni, ed è proprio l’ultima cosa che vorrei fare. 
  
<< Il tuo telefono è illuminato. >> Mi dice Rebecca, osservando il mio cellulare con uno sguardo omicida. Stiamo, in teoria, pranzando, ma è inutile dirlo: Rebecca è nervosa quasi quanto me. Solo che lei a causa di un esame, io perché non sono ancora riuscita a far scemare la rabbia di ieri sera. 
Per farla contenta, capovolgo il mio cellulare, così da non farle vedere quante volte s’illumina e cerco di sorriderle. 
<< Così va meglio? >> Le chiedo mentre addento un pezzo del panino alla milanese che sto mangiando. Rebecca annuisce mentre manda giù il suo boccone. 
<< Meglio, grazie. Potrei sapere perché s’illumina ininterrottamente? >> 
Già, ieri sera, una volta tornata a casa con un diavolo per capello, mi sono avventata su una vaschetta di gelato al pistacchio e mi sono chiusa nella mia stanza. Rebecca dormiva, e praticamente non si è resa conto di nulla, Lea poiché era nel dormiveglia mi ha beccato in piena fase “mi abbuffo pur di distruggere tutto”, perciò mi sono un po’ sfogata con lei, ma è stato inutile, più che altro perché il suo consiglio finale è stato di parlarne con Francesco, di metterlo al corrente degli ultimi svolgimenti e soprattutto di non far passare troppo tempo a ragionarci su perché non concluderei nulla tranne che mandare al manicomio tutti a causa del mio malumore. So perfettamente che ha ragione, ma non è facile. 
Francesco ha perdonato tante cose ad Elisa, ma non penso che le lascerebbe passare anche questa. Non quando è così confuso da non capire i suoi pensieri e incapace di scegliere cosa fare perché non sa cosa vuole. 
<< S’illumina perché Francesco mi chiama un minuto sì e l’altro pure. >> Ammetto dopo un minuto di silenzio. Rebecca mi guarda stranita e dopo qualche attimo, sbatte le braccia sul tavolo e mi guarda malissimo. 
<< So cosa stai facendo, e sappi che lo trovo enormemente stupido. >> Aggrotto la fronte ma non pongo nessuna domanda: Rebecca è scoppiata, di conseguenza mi dirà tutto senza farmi spiccicare una singola parola. << Non so alla perfezione che cosa ti abbia detto quella piccola subdola bambola, ma allontanarlo, non farà altro che farlo incazzare come una belva e visto che lo conosci meglio di me, saprai perfettamente che in serata passerà e ti chiederà informazioni sul tuo strano comportamento, e io devo studiare, non ho tempo da perdere dietro la tua vita che è più complicata di una sitcom! >> Ok, ho gli occhi sgranati e sono praticamente terrorizzata e non per le parole e il tono usato dalla mia amica, sono più che altro sconvolta dalla tonalità rossa che ha assunto il suo viso mentre “esponeva” i suoi pensieri. 
<< Ok, ok... hai ragione, non posso tenerlo fuori e devo parlargli. >> Bec sospira contenta e quasi sgrana gli occhi quando suona il campanello.
<< No, ti prego, dimmi di no. >> Supplico io mentre guardo i suoi occhi marroni. La disgraziata cerca di non ridere, e velocemente si alza.
 
<< Beh, è stato più veloce di quanto pensassi... ti conviene aprire, sarebbe in grado di buttare giù la porta. >> Mi fa l’occhiolino e divertita esce dalla cucina, lasciandomi al tavolo con i miei dubbi e lo scazzo a mille. 
Dopo l’ennesimo suono del campanello, decido di andare ad aprire... più che altro perché non voglio che mi venga mal di testa e perché ci tengo ad avere una porta d’ingresso. Con lentezza apro la porta, e non mi stupisco di vedere Francesco con la parte laterale del corpo appoggiato al muro mentre ha ancora una mano a mezz’aria per continuare a bussare. 
<< Oh, noto con piacere che sei ancora viva. >> Mi dice sarcasticamente facendomi fare una smorfia tra un sorriso e una linguaccia. Senza che gli dica nulla, entra in casa e si accomoda sul divano. 
<< Certo, fai pure come se fossi a casa tua. >> Dico chiudendo la porta. 
<< Eri così impegnata da non potermi rispondere? >> Mi chiede una volta che entro nel salotto; sbuffando lo affianco e lo guardo come se potessi fucilarlo con un’occhiata. 
<< E tu non avevi niente da fare che tartassarmi di chiamate e cercare di buttarmi giù la porta? >> 
<< In effetti no. >> Dice sorridendo guardando un attimo il soffitto mentre parlava. 
<< Beh sono contenta che tu non abbia mai un cazzo da fare. >> Dico sorridendo fintamente ma facendo ridacchiare lui. Si passa una mano tra i corti capelli castani chiari e increspo le labbra. << Come mai non sei a lavoro? >> 
<< Dovevo assicurarmi che la mia migliore amica stesse bene. >> Alzo un sopracciglio e senza farmi problemi gli tiro uno schiaffo sul petto divertendolo maggiormente. 
Mi metto lateralmente per vederlo meglio e lui si mette di conseguenza più comodo. << Ok, verità? >> Annuisco. << È da ieri sera che non mi rispondi, e sinceramente ero un po’ preoccupato... più che altro perché non mi risultava che dovessi uscire con qualche ragazzo, ma poi ho visto che non ti degnavi di farti viva nemmeno quest’oggi... quindi eccomi qui. >> 
<< Eri preoccupato? >> Chiedo scettica e stupita. 
<< Beh, preoccupato forse è troppo, ma di certo non ero tranquillo. Dov’eri finita? >> I suoi occhi azzurri riescono praticamente sempre a leggermi fin dentro l’anima, e non riesco a mentirgli, perciò abbasso lo sguardo, ma subito dopo con delicatezza, una sua mano mi fa rialzare il capo e mi tocca rispecchiarmi in quei bellissimi occhi azzurri. 
<< Ero con Elisa ieri sera. >> Ammetto in un sussurro. Le sue dita, lentamente, si allontanano dal mio viso. Il suo, di viso, si contrae mostrandomi un’espressione confusa. 
<< La mia Elisa? >> Annuisco e subito dopo inizio a torturami le pellicine delle dita. << Come mai? >> Scrollo le spalle abbassando nuovamente lo sguardo. 
<< Ma no, niente, volevamo parlare un po’. >> 
<< Sì, certo. >> Dice ironicamente portando gli occhi al cielo. << E dovrei crederci? >> Sbuffo e incrocio le braccia al petto mettendomi seduta composta. 
<< Credi a quello che vuoi. >> Mormoro, e dopo la mia frase regna per un po’ il silenzio. 
<< Dimmi che non ti ha chiesto quello che penso... >> Giro il viso verso il suo e osservo la sua espressione seria. Ho paura a rispondergli, non voglio essere io a doverlo aiutare a decidere su cosa deve fare con lei. 
<< Se ti riferisci alla domanda “ma andate a letto assieme?”, no. >> Si rilassa leggermente ma subito dopo torna all’attacco – forse più agitato di prima. 
<< E allora cosa ti ha chiesto? >> 
<< Perché vuoi saperlo? E poi... non potrei essere stata io ad averla cercata? >> Alza un sopracciglio. 
<< Ok, Jess, io ti voglio bene... ma non hai mai nascosto che non vedi di buon occhio la mia ragazza, perciò... scusami se non riesco a crederci che sei stata tu a contattarla per vedervi. >> Sospiro, ha ragione, come sempre. 
<< Davvero, Fra, è tutto a posto. >> Scuote il capo afferrandomi una mano. 
<< Non mi rispondi al telefono da più di dodici ore, e ieri sera eri con lei... dubito fortemente che sia tutto a posto. >> Mi fissa intensamente e sono in momenti come questi che mi chiedo come faccia ad esistere un colore così... penetrante. Repentinamente abbasso gli occhi, non riesco a tenerli troppo ancorati ai suoi, non quando mi guarda così. 
<< Fra, non posso dirtelo. Non deve essere compito mio. >> Sussurro senza guardarlo. Velocemente si ritrova in piedi, la sua mano non stringe più la mia, i suoi occhi non si fanno trovare nemmeno quando li cerco. 
<< Per non dirmelo vuol dire che è grave, e sappilo, quando verrò a saperlo, perché sai perfettamente che ne verrò al corrente, non pensare che mi toglierò il muso tanto facilmente. >> Con passo spedito va verso la porta, e com’è apparso, se ne va. 
E io rimango sul divano con lo stomaco stretto dalla paura di perderlo. 
Perché sì, adesso un po’ di paura ce l’ho.
   
 
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