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Autore: scheggia18    31/05/2012    1 recensioni
Allison è la protagonista di questa storia. Una ragazza interessata allo studio, alla lettura e alla sua amica Francine. Ma è proprio nella monotonia di tutti i giorni che accade qualcosa di inaspettato che può cambiare il corso dei giorni. Sarà allora che dovrà scegliere tra il “tenere i piedi per terra” o vivere una vita diversa, piena di avventura, emozione e passione. Ma si tratta realmente di una scelta? Forse in cuor suo Allie l’ha sempre saputo da che parte stare…
“Francine prese il quaderno degli appunti e copiò alcune cose sul suo quaderno e io uscii il mio piccolo album dove racchiudevo alcuni schizzi.Mi piaceva stare seduta li, con la mia migliore amica e racchiudere in un disegno le scene che vedevo […] Ma in quel momento mi colpì in particolare una scena: c’era un ragazzo in lontananza che stava steso su una panchina, con dei fogli che gli coprivano il viso e il fodero di una chitarra appoggiata addosso a lui. Alcuni piccioni gli giravano intorno, come se fosse un corpo abbandonato. Così presi il mio gessetto e decisi di raffigurare quell’immagine…”
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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IX CAPITOLO

Ad attenderci più avanti c’era un auto. Mi aiutò a salire e ci sedemmo dietro. Era una Hyundai equus.Conoscevo il nome perché mio padre era patito delle macchine ed ogni giorno portava a casa una rivista diversa sulle auto.Guardai Tom, non mi aspettavo tutte queste attenzioni. Certo, mi faceva piacere però non mi sentivo a mio agio.
“Perché non guidi tu?”
Gli dissi appoggiandomi con la schiena al sedile in pelle.
“Perché dovrei guidare quando c’è qualcuno che può farlo al posto mio?”
Era convinto di ciò che diveva. Ecco il tipico figlio di papà.
Dissi nella mia mente. A volte era un ragazzo dolce, premuroso, quasi normale ma subito dopo subentrava quel suo lato da ragazzo viziato che detestavo. Non lo conoscevo così bene da affermare perfettamente che tipo di persona fosse, ma lo avevo osservato bene negli anni, osservato come di solito si usa fare con le persone che ti piacciono e non puoi avere, non ti rimane altro che cercare di capirle guardandole da lontano.
Mi arresi. Volevo contraddirlo ma non lo feci. Mi ero promessa di dargli un’altra possibilità e così avrei fatto.
Tom diede gli ordini all’autista di partire e si appoggiò al sedile.
I vetri erano oscurati perciò mi risultava difficile guardare da fuori al finestrino. Tom era rilassato e mi guardava con aria serena. Mi trasmise un po’ di tranquillità e cercai di rilassarmi anch’io come faceva lui.
“Parlami di te”
Disse a un certo punto, rompendo il silenzio. Mi girai dal lato suo e lo guardai confusa.Lui rise e si girò con il busto verso di me.
“Su avanti, si parla di questo ai primi appuntamenti o sbaglio? Vuoi raccontarmi qualcosa di te?”
“Non saprei… cosa vuoi sapere?”
“Ad esempio cosa fai oltre a lavorare?”
Odiavo parlare della scuola, era un argomento che mi irritava. Non sapevo cos’altro rispondere quindi fui costretta a uscire il discorso-scuola e troncarlo subito.
“Studio, piuttosto tu cosa fai?”
L’avevo perso di vista dopo le superiori e mi resi conto di non sapere molto sul suo stato attuale.
“Bè che sono un rubacuori lo sapevi?”
Questa volta il suo “umorismo” non mi diede fastidio. Non sembrava che si stesse vantando, ma semplicemente voleva dare una risposta che tutti si aspettavano da lui.
Passarono pochi minuti prima che l’auto si fermasse e la conversazione fu molto piacevole. Iniziai pian piano a sentirmi a mio agio e di questo dovevo ringraziare Tom.
Provai ad aprire la sportella e mi disse di aspettare perché ci avrebbe pensato l’autista a farlo.
Mi sentii fuori luogo, non ero abituata a tutte quelle attenzioni e onestamente non ne avevo mai sentito il bisogno. Nella vita non è fondamentale avere una persona che apre la sportella o guida al posto tuo. Ma è anche vero che dovevano lavorare tutti, quindi era giusto che l’economia girasse! Aveva il mio appoggio, nonostante non fosse del tutto importante.
Attesi che l’autista mi aprisse la sportalla e con un mano mi aiutò a scendere dall’auto. Certo, devo ammettere che mi sentii un personaggio famoso e questo non era del tutto negativo.
Thomas si posizionò dietro di me e uscì una benda nera.
“Permetti?”
Mi sussurrò delicatamente e mi bendò gli occhi dopo che io annuii.
Mi piacevano queste cose, amavo le sorprese e tutto ciò che riguardava il mistero. Prima che mi bendasse avevo notato che eravamo su una strada piuttosto familiare, ma non fui così attenta da capire di preciso dove ci trovassimo.
Posò le sue mani sulle mie spalle avvicinandosi sempre più al mio orecchio
“Adesso fidati di me, ti dirò io cosa fare e tu dovrai eseguire”
Questo giochino lo trovavo divertente e un tantino eccitante. Decisi di assecondarlo e feci quello che mi diceva.
Mi aiutò a salire il gradino, probabilmente di un marciapiede, e posando le mani dietro la mia spalla mi spingeva in avanti invitandomi a camminare. Mi sentii in imbarazzo pensando che qualcuno potesse vedermi. Chissà cosa avrebbe pensato, sicuramente niente di positivo. Anch’io non sapevo cosa pensare ma non volevo neanche farlo.
Tom mi aiutò a scansare qualcosa, forse dei pali, e camminammo per qualche metro finchè non mi disse che eravamo arrivati.
“Posso toglierla ora?”
Gli dissi ansiosa di vedere dove mi trovavo
“Certo che no! Adesso arriva il bello.. ancora un attimo di pazienza.”
Mi lasciò sola per pochi secondi e sentii aprire una porta di fronte a me. La sensazione di non vedere non era affatto piacevole ma resistetti pensando che questo gioco fosse quasi finito. Infatti Tom tornò subito accanto a me e nuovamente mi aiutò a superare un altro gradino. Appena varcai la soglia avvertii calore provenire da quell’ambiente in cui mi trovavo. Ma la cosa che mi sorprese e mi fece piacere nello stesso tempo fu quella di trovare un silenzio quasi apocalittico.
“Tom”
Bisbigliai. Lui in risposta fece una risatina e mi tolse la benda.

La prima cosa che vidi fu una stanza grande e bianca. A primo impatto non la riconobbi subito, poi mi girai alla mia destra e vidi il bancone così mi fu tutto più chiaro o quasi.
“Cosa ci facciamo qui? E perché è così vuoto?”
Gli chiesi perplessa, in cerca di qualche spiegazione. Thomas mi chiese di raggiungermi al tavole che era posizionato al centro della sala, dove di solito era pieno di gente.Camminando mi rispose
“E’ da qui che è iniziato tutto. Il nostro primo appuntamento non è stato come avrei voluto e ti chiedo di dimenticarlo e iniziare da capo, da dove ci siamo fermati”
Lo Sweet sembrò molto più bello in questa occasione che in quelle passate. Quel bianco vicino ai muri dava un’aria serena ed elegante. Gli sorrisi e mi sedetti di fronte a lui. Solo in quel momento feci caso a com’era vestito, infatti portava un vestito nero con sotto una camicia blu notte e la cravatta di un blu più chiaro. Fu allora che mi sentii veramente una stupida.
Io e la mia testardagine.
Per una volta dovevo smetterla di fare ribellioni su tutto e dovevo lasciarmi andare, magari mettendo qualcosa di più normale per quell’appuntamento o accettare il regalo di Tom. Ma la seconda opzione era fuori discussione, non avrei mai accettato una cosa così personale per un semplice primo incontro.
Le sue parole mi fecero piacere e trovavo davvero carino da parte sua organizzare tutto questo (una macchina che ci attendeva fuori dal negozio, la benda sugli occhi e il locale in cui ci siamo visti la “prima” volta)
“Ma scusami perché è vuoto?”
Sorrise, appoggiandosi il tovagliolo sulle ginocchia. Arrivò un uomo vestito di nero e bianco, probabilmente era il cameriere. Tom si girò verso l’uomo e poi verso me
“Non è proprio vuoto. Come vedi, c’è un’altra persona oltre noi due”
Sorrise sarcastico e io ricambia prendendolo in giro. Il cameriere si avvicinò e dopo avermi guardata con disgusto si rivolse a Tom come se io fossi invisibile. Guardai Tom con la bocca spalancata, sperando che se ne accorgesse, ma lui mi guardava confuso. Fu il cameriere a rompere quel segnale che stavo provando a mandare a Tom.
“Mi dica lei quando posso procedere. In cucina è tutto pronto”
“Allora può iniziare a portare ciò che è pronto”
Il cameriere fece un cenno con il capo sempre rivolto verso Thomas e poi si allontanò.
“Cosa stavi cercando di dirmi prima?”
Intervenne subito dopo sorridendo.
“Ma hai notato come mi ha guardata? A parte che mi ha fatto la radiografia in mezzo secondo ma poi la sua faccia di sdegno era terribile e fuori luogo”
Tom scoppiò a ridere. Quando lo faceva gli occhi si chiudevano in una piccola fessura ed erano davvero teneri e dolci. Ecco cosa mi piaceva di lui, il suo sorriso sincero che andava oltre quello che si diceva sul suo conto.
“Non è divertente”
Gli risposi ridendo anch’io, contraddicendomi allo stesso tempo.
“Bè un po’ si. E comunque io ti avevo avvisato di cambiarti”
Si ritornava sull’argomento del mio abbigliamento. Proprio non riusciva a sopportare di vedermi vestita così… semplice.
“Non sapevo saremmo venuti in un posto in cui conta il  modo di vestirsi anziché la persona”
“Non te ne faccio una colpa, la prossima volta sono certo che sarai ancora più bella”.
Si sforzò di farmi un complimenti e per il momento lo ritenevo più che sufficiente. Arrivò di nuovo il cameriere e senza dire niente mise le bottiglie del campari sul mio tovagliolo e poi appoggiò il vassoio pieno di stuzzichini vicino a Tom.
“Scusi può alzarle per favore? Devo prendere il tovagliolo da sotto”
Sembravo una ragazzina viziata che non sapeva spostarsi da sola delle bottiglie. Ma io lo feci apposta per dar fastidio a quel cameriere così antipatico.
Stava per dire qualcosa, ma bastò una finta tosse di richiamo da parte di Tom per farlo tacere. Tolse i bicchieri e mi fece prendere il tovagliolo. Appena andò via, Tom mi fece un applauso e io divenni subito rossa.
“Complimenti! Come vedi non siamo molto diversi. Tutti pensano che faccio lo stronzo, ma semplicemente mi faccio rispettare”.
La serata andò avanti tra le tante cose da mangiare che ci portarono e scherzi e prese in giro al cameriere. Fu una bella serata anche se non era ancora finita.
“Questo silenzio è diventato pesante non credi?”
Mi disse dopo aver pulito il piatto con il pane.
“Cosa intendi dire?”
Pensai di essere stata troppo noisa per lui e forse voleva andare via.
“Ci andiamo a prendere qualcosa da bere in qualche bar? Ti va?”
Mi rilassai cancellando l’idea di averlo annoiato. Non era male l’idea di andarcene da quel posto e stare insieme ad altra gente.
“Ok”.

Il locale in cui andammo era simile allo Sweet, frequentato da persone raffinate che indossavano vestiti firmati e le donne portavano abiti eleganti. Guardai Tom e gli sussurrai all’orecchio
“Ma perché mi hai portata qui? Mi sento fuori luogo”
“Così la prossima volta stai più attenta a come ti vesti”
E mi prese la mano per farci spazio tra le persone. Ovviamente mi osservavano tutti e sussurrano parole incomprensibili. Io per ricambiare facevo smorfie oppure le squadravo anch’io. Tom di certo non mi aveva aiutata, anzi se fosse per lui era giusto che io facessi questa figura. Da soli eravamo stati bene ma quando c’erano altre persone lui subito cambiava e in peggio. Questa era la cosa che non sopportavo in lui.
Ci sedemmo a dei tavolini e iniziò a salutare le persone una dietro l’altra. Sembrava di essere uscita con il sindaco.
“Allora che prendi?”
Anche il suo tono nei miei confronti era cambiato.
“Per me va bene un succo all’ace.”
“Allie per cortesia, non siamo in uno di quei locali che frequenti tu. Prenderesti qualcosa di diverso da il solito succo?”
“Allora prendo una birra”
Gli risposi seccata in segno di sfida.
“Qui le donne non bevono birra, ti guarderanno male”
“Più di come stanno facendo ora?”
Si rassegnò e controllò il menù delle bibite.
“Una Sangria va bene?”
Non gli risposi e mi girai dal lato opposto.
“Ho capito faccio io”
Nonostante erano le 23.00 passate il locale era molto pieno e si riempiva sempre più. Thomas si fermava a parlare con tutti, le persone passavano tra i tavoli e lo salutavano. Mi presentò delle persone che mi guardarono come per dire “poveraccia” forse mostravano anche pena per me. Dimenticavo il loro nome non appena si presentavano e se potevo evitavo di stringere la mano o subito dopo me la pulivo. Questa era la mia ribellione, la mia risposta alle loro offese. Tom si giustificava e chiedeva scusa al posto mio. Si avvicinò il cameriere che sembrava molto più cortese rispetto a quello che ci aveva serviti al Sweet. Ci chiese cosa volevamo da bere e mentre Tom stava ordinando per me io lo interruppi dicendo che volevo la birra.
“Ma tu non bevi birra, perché dovresti farlo proprio stasera?”
Mi disse in evidente imbarazzo dovuto alla presenza di una ragazza accompagnata da un ragazzo.
“Perché ora ne ho voglia”.
Riuscimmo a stare soli per pochi minuti e Tom non ebbe il tempo di rimproverarmi come voleva.
Gli dissi che volevo andare via, che quel posto non faceva per me e mi ero messa in ridicolo anche troppo. Lui un po’ dispiaciuto mi assecondò. Quando ci avvicinammo alla porta per uscire incontrò altre 3-4 persone che lo fermarono per salutarlo.
Sbuffai ma mi resi conto che si trattava di altri minuti, massimo cinque e poi ce ne saremmo andati. Ma iniziarono ad aprire un discorso serio, forse parlavano di politica, e iniziarono a discutere dei diversi pareri. Le ragazze che stavano si intromettevano raramente e sorridevano sempre. Mi sembrava di trovarmi in una scena di un film. Non mi ero mai interessata di politica, non sapevo come integrarmi nel discorso, ammesso che me l’avrebbero lasciato fare. Così mi misi buona ad ascoltare distraendomi ogni tanto nei discorsi che facevano altre persone accanto a me. Più o meno parlavano tutti della stessa cosa e mi irritai.
“Thomas si è fatto tardi andiamo?”
Lo interruppi a un certo punto. Lui non si degnò di guardarmi e continuò a parlare con i suoi amici o conoscenti che fossero come se io non avessi mai aperto bocca.
Decisi di aspettare altri pochi minuti, poi me ne sarei andata senza neanche avvisarlo.
A un certo punto mi sentii tirare da dietro e mi ritrovai fuori dal locale. Lasciai la mano e mi feci indietro riconoscendo quella sagoma. Non ebbi tempo di ragionare su ciò che stava succedendo e non sapevo cosa fare. Guardai dentro al locale che stava alle mie spalle e Tom non si era accorto che ero uscita. Poi rivolsi lo sguardo verso il ragazzo che mi aveva portata fuori.
“E tu che ci fai qui?”  
“Credevo avessi bisogno d’aiuto”
Mi rispose sorridendo.
“Non spetta a te salvarmi sempre”
“Quindi lo ammetti”
Non replicai, era inutile. Quel ragazzo lo avevo conosciuto da poco, e neanche potevo dire di averlo conosciuto, che lo ritrovavo ovunque. Credevo seriamente che mi spiasse. Non ricordavo neanche il suo nome.
“Ad ogni modo devi decidere in fretta. Il tuo amichetto ti sta cercando. Due sono le soluzioni: entri dentro scusandoti e continui la serata, passandola con quelle persone che ti annoieranno a morte”
Poi si avvicinò verso di me e mise una mano sul muro dove io ero appoggiata.
“Oppure vieni con me. Ci beviamo due birre e poi ti riaccompagno a casa”.
Mi girai guardando dentro al locale e notai che il cameriere aveva portato le bevande e Tom aveva in mano la birra guardandosi intorno. Si era accorto della mia assenza solo perché era arrivato il cameriere. Era divertente vederlo impacciato mentre tentava di giustificarsi con quelle persone che non conoscevo ma che mi avevano giudicata da appena avevo messo piede li dentro.
Il ragazzo di fronte a me aveva ragione, avevo solo due opzioni. E la seconda per quanto assurda mi sembrava era quella più fattibile.
“E tu sei…?”
Gli dissi cercando di ricordare il suo nome.
“Logan. Mi hai dimenticato subito. Tu invece sei la ragazza osti..”
“Allison, ma se ti è più semplice ricordare il mio nome chiamami Allie”
Sapevo cosa stava per dire e non mi andava affatto bene che mi ricordava come una ragazza ostinata.Preferivo essere ricordata diversamente.
“Giusto…”
Ammise
“Quindi cosa vuoi fare Allie?”
“Be visto che mi trovo, un birra andrebbe più che bene”.
Mentre ci stavamo per allontanare una ragazza uscì dal locale e notai che era la stessa ragazza con cui stava parlando prima Tom. Continuava a fissarmi come aveva fatto prima: con sdegno e disgusto. Allora persi la pazienza e alzai il dito medio seguito da una linguaccia. Logan scoppiò a ridere e corremmo in una strada buia.

Buon pomeriggio!
Scusate l'assenza, ho avuto troppe cose da fare e come potete notare il capitolo richiedeva tanta pazienza e attenzioni.
Come avevo anticipato si tratta di un doppio primo appuntamento. 
Ho dovuto dividerlo in un'altra parte altrimenti sarebbe stato troppo lungo.
Il comportamento di Tom è strano: prima si comporta da perfetto principe azzurro e poi si rivela un rospo.
Ma sarà realmente interessato alla nostra Allie?
Dal suo canto gliela fa pagare abbandonandolo da solo in quel locale e scappa con un'altro ragazzo.
Sicuramente in seguito scopriremo se Allie e Tom chiariranno e che ruolo ha questo Logan.
Ma non dimentichiamoci di Francine. E' allo scuro della presenza di questo ragazzo (Logan) e non sa neanche dell'incontro tra l'amica e Leonard.
Adesso vi lascio e vado a scrivere il prossimo capito. Spero di cuore di riuscire a pubblicarlo il prima possibile.
Ho pubbligato una storia corta che non mi ha richiesto molto tempo ma non mi lascerò più distrarre.
Ringrazio tutti quelli che mi aggiungono tra seguite e preferite e vi dico un'ultima cosa: LASCIATELO UN COMMENTINO CHE VI COSTA? :)
A presto.. baci scheggia ;)
   
 
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