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Autore: Pwhore    31/05/2012    2 recensioni
Jack e Alex partono per una vacanza in una vecchia casa della famiglia Gaskarth e pian piano diventano sempre più affiatati, finché un vecchio ricordo non salta fuori dal cassetto e comincia a cambiare le carte in tavola per tutti.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Alex.. Ohhai, Alex" mi svegliò una voce, sussurrandomi sofficemente nell'orecchio.
"Eh? Cosa? Che ore sono?" sbottai io, tirandomi su velocemente e dando una testata sul naso di Jack.
"Ben svegliato, Gaskarth" esclamò quello massaggiandosi il naso dolorante, mentre io tornavo giù e riprendevo posto sul suo petto tiepido sbadigliando, scusandomi e aggiungendoci poi una risata.
"Sai, sei carino quando dormi" se ne uscì dopo un attimo di silenzio, mentre giocherellava coi miei capelli.
"Come dici, scusa?" gli domandai ridendo.
"Guarda che ste cose dovrei dirle io" sottolineai con un sorriso compiaciuto.
"Sì bho, uno scambio di ruoli ogni tanto non fa mai male" commentò, guardandomi dall'alto. Mi portai una mano vicino alla bocca e sbadigliai, poi la posai delicatamente sul petto pallido di Jack e mi voltai in modo da riempirmi la visuale con il suo viso.
"Allora, che si fa oggi?" domandai.
"Non dovevamo andare al municipio?" mi ricordò.
"Oh, già, è vero. Senti Jack, se dovesse succedere qualche casino tu te ne terresti fuori, vero?" mormorai. Lui mi squadrò attentamente per un paio di secondi, respirando a fondo, e mi lanciò uno sguardo confuso.
"Ti sei ricordato di qualcosa di importante, Alex?"
"No, sfortunatamente no, ma dopo quello che è successo l'altra notte non mi sento più tanto sicuro e preferirei sapere che almeno uno di noi due si comporterà in modo responsabile e starà bene, qualunque cosa accada all'altro"
"Capisco. Bhe, sappi che finché avrò l'occasione di proteggerti, io lo farò" disse, sdraiandosi.
"Capisco il tuo punto di vista, ma preferirei che quello che stia sempre a posto sia tu, Barakat, non io"
"Sì, bhe, a dire le cose come stanno a me non frega niente di stare bene e preferirei di gran lunga la tua di salute, Alex, mille e mille volte ancora. Quindi no, il responsabile dovrai esserlo tu, ok?"
Lo guardai a lungo, cercando di decifrare l'espressione sulla sua faccia, ma non ne cavai fuori niente.
"Jack, seriamente, nel casino ti c'ho portato io e se dovesse succedere qualcosa sarebbe giusto che fossi io a pagarne le conseguenze, non ti pare?"
"No, non mi pare proprio, perché così le conseguenze sarei io a pagarle. Tu pensa a fare il responsabile e io farò lo stesso"
"Okay, questo mi va bene. Tieniti sempre al sicuro, Jack"
"La stessa cosa vale per te" ripeté lui, stringendo tra le dita la mia solita ciocca di capelli castani.
"Ti voglio bene" sospirai, appiattendo la mano contro il suo petto magro.
"Anche io" mormorò. Sorrisi e gli diedi una pacchetta sulla pancia, poi mi tirai in piedi e mi avviai di sopra.
"Mettiti qualcosa addosso, ti porto a colazione fuori" gli gridai da sopra, socchiudendomi la porta alle spalle. Presi una maglietta e dei jeans puliti e li indossai, poi mi guardai un attimo allo specchio. Mi sentivo le guance bruciare, anche se non erano poi così rosse, così andai in bagno e me le sciacquai. Tornai velocemente di sotto e incrociai Jack, che camminava in giro con una lametta da barba in una mano e una bomboletta di schiuma nell'altra.
"Dieci minuti e sono pronto" mi avvertì, superandomi e sbattendosi la porta alle spalle con la sua solita leggerezza. Scossi la testa e sorrisi sotto i baffi, andando a cercare le scarpe. Indossai il primo paio che trovai e misi una mano in tasca per essere sicuro di avere il portafoglio, ma il vuoto mi colse completamente impreparato.
"Oh merda, vuoi vedere che.." sbottai, tastandomi tutte le tasche, una a una, e andando a controllare in quelle della giacca che indossavo la sera prima, rigorosamente vuote. Imprecai tra me e me e mi portai le mani davanti alla bocca, irritato. Nella migliore delle ipotesi l'avevo perso, nella peggiore il nostro ospite era davvero bravo a nascondersi e non aveva mai lasciato la casa, se non quando ci eravamo addormentati tutti e due, verso l'una. Andai in cucina e setacciai il salotto, senza trovarne traccia, e sentii il sudore corrermi lungo la schiena mentre il battito mi accelerava.
"Dì un po', Jack, non è che hai visto il mio portafoglio?" gridai.
"No, per niente. Non ce l'avevi in tasca, ieri sera?" ribatté dai piani alti, finendo di rasarsi la guancia destra.
"Infatti è così, ma è come se fosse scomparso assieme a tutti i documenti" replicai.
"Hai controllato sotto il divano?" provò ancora.
"No, ora lo faccio" dissi, piegandomi in avanti. Spostai le coperte e i cuscini e guardai sotto le lenzuola, ma non notai niente che somigliasse anche solo lontanamente a un portafoglio, così infilai una mano sotto il divano e tirai fuori un po' della roba che c'era stata abbandonata tempo prima. Una rivista porno di mio padre, 5 dollari, un braccialetto, degli scontrini e un pacchetto di fazzoletti mezzo vuoto, ma niente portafogli.
"Cazzo Jack, non lo trovo!" urlai di nuovo, esasperato.
"Come facciamo ad andare al municipio adesso?" sbuffai, sbattendomi le mani contro le cosce.
"Dio, sembra che tutto sia contro di noi" piagnucolai, sedendomi sul divano e scuotendo la testa. Jack mi raggiunse silenziosamente da dietro e mi circondò con le braccia mentre tremavo istericamente, si sporse in avanti e mi respirò sul collo, dolcemente. Mi accarezzò i capelli e cercò di consolarmi e tranquillizzarmi, senza mettermi fretta.
"Non c'è problema Alex, lo ritroveremo. Ora usciamo, facciamo la strada al contrario e chiediamo al proprietario del bar di ieri se l'ha visto, poi in caso andiamo a fare la denuncia e con la scusa chiediamo anche delle tue amiche, ok? Non ti preoccupare, andrà tutto bene" sussurrò, sorridendomi.
"Va bene" annuii, deglutendo e respirando a fondo.
"Scusa Jack, sta cosa dei ladri mi ha completamente distrutto" mormorai, abbozzando un sorriso.
"Non ti preoccupare, sono cose che capitano" mi calmò lui. Si staccò da me, s'infilò la giacca e mi aspettò per uscire. Ripercorremmo tutta la strada al contrario, scandagliando attentamente il terreno, ma al bar nessuno aveva visto il mio portafoglio e io mi sentii sprofondare nello scomfortò. Guidai Jack al municipio e da lì andammo al commissariato, che era ovviamente chiuso. Sbuffai amaramente e tornai sui miei passi, entrando in municipio, e una volta lì cercai un attimo di orientarmi nel grande palazzo bianco. Era molto cambiato dall'ultima volta in cui ci avevo messo piede e non ero sicuro di ricordarmi tutte le procedure necessarie, ma il chitarrista si mostrò molto informato al riguardo e mi condusse all'ufficio giusto senza troppi giri. L'impiegata era una persona gentile e sui trent'anni, e in qualche modo si ricordava ancora di me, quindi non esitò a darmi gli indirizzi delle mie amiche e ad augurarmi di trovarle a casa. La ringraziammo educatamente e uscimmo, dirigendoci verso il porto.
"Chi andiamo a trovare?" domandò Jack, riparandosi dal sole con una mano.
"Nichole. L'indirizzo dei suoi è rimasto lo stesso, quindi so come arrivarci e non abbiamo bisogno d'indicazioni"
Arrivammo dopo una quindicina di minuti e bussammo alla sua porta, cercando di assumere un'aria da persone sane e affidabili, ma sua madre ci disse che eravamo arrivati tardi ed era partita una settimana prima per andare da sua nonna, su in montagna. Ci scusammo del disturbo e ci congedammo velocemente, procedendo poi per l'indirizzo successivo, situato purtroppo dalla parte opposta della città, a circa venti chilometri. Salimmo su un autobus e ce la prendemmo comoda, fermandoci poi a prenderci un gelato al parco. Srotolai il foglietto dove avevo scarabocchiato tutto e lo mostrai a Jack, indicandogli poi tutti i posti più belli e spiegandogli perché erano famosi o perché la gente si fermasse a guardarli quando passava di lì. Lui seguiva con lo sguardo il mio dito e sembrava interessato, ma non saprei dire se mi stesse effettivamente ascoltando o se si stesse facendo i cazzi suoi. Bho.
"E questa Skye che tipo è?" mi chiese dopo un attimo di silenzio.
"Bhe, è simpatica e alquanto estroversa, ma non so se sia esattamente il tuo tipo"
"Guarda che non te l'ho chiesto per quello!"
"Sssì Jack, sì" scherzai, alzando le sopracciglia e tornando a guardare il foglio.
"Comunque è sempre meglio che tu lo sappia già da ora, magari avresti potuto restarci male o qualcosa del genere e bho, ti sarebbe sceso il morale e mi sarei sentito in colpa" aggiunsi per giustificarmi.
"Ma ti pare? E poi una fidanzata non è quello che cerco ora come ora" commentò, guardando il cielo.
"Ehh, neanche io" replicai con un sospiro, tirandomi in piedi e sgranchendomi le braccia.
"Avanti, vieni che te la faccio conoscere" esclamai, tendendogli la mano. Lui vi si aggrappò e mi seguì docilmente fino a casa della mia amica, quando ci fermammo sul pianerottolo e citofonai.
"Sì?" rispose una voce stanca, resa metallica dall'apparecchio.
"Buonasera, cercavo Skye" replicai, sperando che la donna riconoscesse la mia voce.
"Te la mando subito, ma chi parla?" domandò.
"Scusi ma vorrei che rimanesse una sorpresa" sorrisi. La sentii chiamare la figlia e poi percepii un rumore di passi e una porta che sbatteva, mentre pochi secondi dopo il portone si apriva energicamente.
"Alex!" urlò lei, sgranando gli occhi.
"Skye! Ciao!" replicai, sorridendo fino a farmi male.
"Ommioddio da quanto tempo! Dove sei finito durante tutti questi anni?" mi domandò, abbracciandomi.
"Un po' in giro, sai com'è.. comunque questo è Jack, il mio migliore amico. Jack, questa è Skye" li presentai. Si strinsero la mano a vicenda e si salutarono impacciatamente, poi la ragazza tornò a concentrare la sua attenzione su di me.
"Qual buon vento ti porta in questo paesino sperduto?"
"Questo" spiegai, porgendole il diario. Lei tacque un attimo, mi guardò e lo prese in mano.
"Di chi è?" domandò, rigirandoselo tra le dita.
"E' quello che vorrei scoprire. Aprilo, magari è tuo" la sollecitai, cercando di essere comunque gentile. Lei lo aprì, lanciò un'occhiata incuriosita a qualche pagina e poi scosse la testa, inumidendosi le labbra.
"Non l'ho mai visto prima, mi dispiace" mormorò. Nascosi la mia delusione e le sorrisi.
"Non importa, mi fa comunque piacere saperti così allegra e in forma" commentai, riprendendomi il diario.
"Devo dire che sei cambiata molto" ammisi poi.
"Bhe, tu neanche un po' invece! Stessi occhi, stessi capelli, stesso sguardo da sognatore innamorato.. Fammi indovinare, è ancora Gwen?" ridacchiò, scuotendo leggermente il capo in segno di scherno.
"Eh? No, ti pare, non ci vediamo da anni!" replicai, arrossendo.
"Sarà.. comunque non ha mai smesso di aspettarti" m'informò, facendomi l'occhiolino.
"Dici davvero?" mormorai, stupito.
"Davvero. Va' a farle una visita se ti capita, sarà contenta di sapere che sei cresciuto decentemente"
"Oh, cosa vuoi insinuare con 'decentemente'? Guarda che mi vanno dietro un sacco di ragazze, eh"
"Ssì, immagino. Quante esistono davvero?"
"Chiedi a Jack, te lo può dire tranquillamente lui" ribattei, piccato.
"Sarà, ma non credo che il tuo amico sia molto interessato a questa conversazione" rise lei.
"Che cosa intendi con.. Oddio, dove cazzo è finito?!" esclamai, guardandomi attorno freneticamente.
"Credo sia andato laggiù" m'informò, indicando un punto con il dito.
"C'è una bella vista lì" mi spiegò, sorridendo.
"Oh.. sì, bhe, in effetti mi sa che ha fatto la scelta migliore" ammisi, notandolo in fondo alla strada.
"E' da tanto che lo conosci?" mi domandò Skye, cambiando completamente argomento.
"Più o meno da quando mi sono trasferito in città; è stato il mio primo amico dopo di voi. E' una persona simpatica, anche se sembra un gran coglione. Credo che potrebbe piacerti" commentai.
"Non sono in cerca di un ragazzo" rise lei.
"Neanche lui vuole una relazione, io intendevo come amico" mi spiegai meglio.
"In quel caso sì, può anche darsi. Siete molto legati?"
"Bhe, sì. Diciamo che anche tra gli altri ragazzi lui è quello a cui sono più affezionato e a cui tengo di più"
"Capisco" commentò semplicemente lei, appoggiandosi con la spalla allo stipite della porta.
"Perché me lo chiedi?" domandai poi io, seguendo il suo sguardo.
"Bho, così, sembra tenerci molto a te"
"Sì, in effetti è così" sorrisi.
"E' un buon amico"
"Sono felice che tu abbia finalmente trovato qualcuno su cui contare"
"Ci siete anche voi" precisai.
"Sì, ma purtroppo noi siamo lontani ed è giusto che tu ti faccia la tua vita"
"Voi siete parte della mia vita" ribattei serio, guardandola negli occhi. Lei tacque, mi guardò in faccia e poi sospirò con un sorriso, abbassando lo sguardo a terra.
"Sei sempre lo stesso, Gask" commentò, scuotendo leggermente la testa.
"Mi sei mancato tanto"
"Anche tu a me" risposi, sorridendole.
"Parlerò io con gli altri ragazzi, stasera vedremo di festeggiarti come si deve!"
"Non preoccupatevi, a me basta rivedervi"
"Non rovinarci la festa, questo è un grande giorno per noi!" replicò Skye.
"Abbiamo aspettato questo momento per anni e non ce lo faremo scappare così facilmente" mi spiegò, stringendomi saldamente le mani tra le sue e sorridendo col cuore, gli occhi appannati dalle lacrime.
"E poi Gwen sarà felicissima di rivederti, vedrai" esclamò quindi.
"Va bene, va bene, fate questa festa" acconsentii.
"Ma dammi il tuo numero, così possiamo sentirci in caso di bisogno"
"Certo! Dammi il telefono che te lo salvo" sorrise, tendendomi pazientemente la mano. Glielo passai e lei digitò velocemente il suo numero, salvandosi come 'Skye:)' e rendendomi il cellulare con aria felice.
"Avvertirò io tutti! Non dovrai preoccuparti di niente, vedrai! Sarà tutto perfetto!" esclamò.
"Addirittura?" risi.
"Seriamente, non fatevi tutti sti problemi per me, non ne vale la pena"
"Zitto e mosca, Gaskarth! E ora fila a casa, che ho una festa da allestire!" ordinò, spingendomi via.
"'Npo' più violenta no, eh?" scherzai.
"Mi chiami tu, allora?"
"Sì sì, non preoccuparti!" mi salutò lei, avviandosi poi verso il supermecato più vicino. Le feci un cenno col capo e corsi a cercare Jack sul lungomare, completamente in fibrillazione. Dio, quanto amavo i miei amici.
"Jack!" lo chiamai, portandomi le mani vicino alla bocca.
"Ehi, Jack!" ripetei, correndo.
"Sì?" rispose lui, emergendo da un cespuglio.
"Eccoti, finalmente" esclamai, avvicinandomi a lui e mettendogli una mano sulla spalla.
"C'è una festa stasera" lo informai, allegro.
"Oh. E io che c'entro?"
"Ma come che c'entri! E' ovvio che verrai anche tu!"
"Non è che i tuoi amici si arrabbieranno?" domandò lui, sporgendosi per vedere Skye.
"Mannò, ti pare? Sarai il benvenuto, figurati. E poi piaci a tutti, figurati se loro faranno eccezione"
"E dobbiamo portare regali?" chiese ancora.
"No, tranquillo, è la mia festa quindi porteranno e organizzeranno tutto loro"
"Ah, perfetto allora" commentò.
"Sì infatti!" esclamai, ancora su di giri. Lui mi guardò e rise.
"Ho bisogno di calmarmi" constatai, sedendomi sull'erba.
"Prendi il diario e andiamo avanti, magari capiamo di chi è prima di stasera" propose.
"Oh, ma sai che non è una cattiva idea?" risposi, tirando fuori il libricino.
"Ecco, tieni, leggi anche tu".

6 maggio 2003
Oggi è il secondo giorno che passo senza sentire la voce dolce di Alex. In un certo senso posso dire di sentirmi un pochino meglio visto che ho esaurito completamente le lacrime, ma dall'altra parte sto lentamente morendo e non ho più voglia di uscire da questa stupida camera. Mi sembra improvvisamente così frivola e infantile, con tutti questi poster, disegni e fotografie varie attaccati alle pareti in ogni direzione. Mi viene voglia di alzarmi e buttare tutto giù, ma non riesco neanche a focalizzare l'idea di strappare via una sua foto dal muro, dopo tutto quello che è successo. Non che prima ci riuscissi, ma ora mi sembra che quei pezzi di carta siano la mia ultima speranza per mantenere vivo il suo ricordo e non dimenticare mai quanto mi facevano sentire felice i suoi sorrisi e le sue risate spontanee, che ora mi mancano come non mai. L'aria qui mi sembra così vuota e pesante che faccio fatica a respirare liberamente e riesco perfettamente a vedere la polvere volare libera da una parte all'altra della stanza, ma non ho la minima voglia di aprire la finestra e far passare un po' di corrente. Riesco ancora a sentire il suo odore sulla giacca che gli avevo prestato ma sta lentamente sparendo, come sta sparendo pure quello che ha lasciato in giro per casa durante tutti questi anni e che avrei pensato sarebbe rimasto per sempre. Non è strano, il suo odore rimane mentre lui se ne va via in una città lontana migliaia di chilometri. Mi sembra abbastanza assurdo, ma non posso negare che sia successo e che la cosa mi faccia stare male come non ero mai stata in vita mia. Non perdo le speranze, comunque, prima o poi tornerà e potrò abbracciarlo di nuovo, senza più lasciarlo andare via da me. Spero solo che quel momento arrivi presto.


8 maggio 2003
Ho ripreso a mangiare, anche se a forza. Ho perso completamente lo stimolo della fame stando rintanata in camera mia, e ora che mi hanno costretta ad uscire ho conservato l'abitudine. I miei mi vogliono portare da un medico e minacciano di farmi ricoverare se non torno a mangiare come prima, ma non è che me ne freghi molto. Continuerò a farmi morire fin quando non sarò così grave da essere portata d'urgenza nella città di Alex, e a quel punto lui verrà a trovarmi e saremo di nuovo insieme.
21:30
Sto lentamente impazzendo. L'idea di prima ora mi sembra completamente ridicola e insensata, anche se non ho comunque intenzione di tornare a mangiare come facevo una settimana fa. Spero che mi ricoverino fuori da qui, comunque, in una città con una stazione o con un aeroporto, così che possa partire alla ricerca del mio amico senza avere il permesso di mia madre. Dirò che sto andando a trovare mia nonna su in montagna e che i miei non mi hanno potuta accompagnare perché il papà sta male e ha bisogno di cure, ma che la mamma mi avrebbe raggiunto in pochi giorni per poi rimanere un po' lì e tornare a casa nel giro di qualche giorno. A quel punto tirerò fuori il biglietto e sorriderò al massimo, cercando di convincere l'ufficiale che non c'è niente di cui preoccuparsi. Mi sembra che come piano regga, ora devo solo aspettare e resistere ai morsi della fame. Tutto sommato, mi sembra di starmela cavando anche abbastanza bene.

9 maggio 2003
Il piano procede bene. Ho perso due chili, se continuo così potrò andare via presto. Speriamo bene.

10 maggio 2003
Mamma si sta preoccupando seriamente per me. Dice che mi si vedono le ossa, che non è normale e che devo cambiare abitudini se non voglio finir male nel giro di poco tempo. Sti gran cazzi, sono comunque vicina all'accompimento del mio piano e non mi fermerò proprio ora, costi quel che costi.

11 maggio 2003
Mi sento debole, ma sono ancora decisa ad andare avanti. Oggi ho vomitato della bile, non ho più niente dentro da vomitare ormai. Non l'ho detto e non lo dirò a nessuno, tantomeno a mamma.
Dio, quant'è dura.

12 maggio 2003
Com'è che questa penna pesa improvvisamente così tanto? E' complicato tenerla tra le dita, mi sembra di essere costretta a fare un sacco di pressione per far scorrere l'inchiostro su queste pagine. Domani ne compro una nuova più leggera e tanti saluti, sono proprio una schiappa. Meno altri due chili, comunque.

13 maggio 2003
Sento le ambulanze risuonare senza tregua per le strade della città. Che stiano cercando me? Non mi troveranno mai, comunque, mi sono nascosta bene e non ho intenzione di venire fuori finché non se ne saranno andate. Spero solo che se ne vadano presto, questo buio comincia a inquietarmi.
00:20
Un uomo è venuto a cercarmi e ha cercato di portarmi via di peso. Mi sono rintanata meglio e grazie al buio si è dovuto arrendere. Ho cambiato nascondiglio, ora, ma sono spaventata a morte.
Cosa vogliono farmi?
02:45
L'uomo non è più tornato. La zona qua attorno tace, ma non so quanto possa effettivamente fidarmi di questo silenzio e se mi convenga venir fuori per spostarmi. Certo, rimanere qui è pericoloso, ma scoprirmi lo è ancora di più, visto che non so in quanti siano e che cosa vogliono ottenere da me. Anzi, no, lo so cosa vogliono; catturarmi, ricoverarmi in ospedale e riempirmi di punture e stronzate varie finché non sarò abbastanza in forze da poter tornare a casa senza rischi. Non glielo posso permettere, non sono ancora dimagrita abbastanza per essere portata lontano e se mi prendessero ora tornerei alla normalità in meno di due settimane.
08:10
Mi sono addormentata. Quasi non ci credo, con la tensione e la paura che avevo in corpo. Mi sento un po' più in forze, credo che aspetterò un altro po' e poi cambierò nascondiglio in una zona più sicura, in mezzo al bosco. Nella cassetta ho qualcosa da mangiare, dell'acqua e una giacca, credo che basteranno. Passerò dalla base e prenderò qualcosa anche da lì, ma devo fare presto o ci troverò qualcuno di guardia, e a quel punto sarebbe tutto perduto.
10:45
Cazzo, non mi ricordavo che correre facesse così male. Mi sembra di stare per vomitarmi l'anima, talmente è forte la stretta al petto, e ho una voglia matta di ferirmi, in modo da concentrarmi su un altro tipo di dolore. Mi sono nascosta in una grotta, ma non so quanto rimarrò qui. Vorrei solo dormire per l'eternità.

Jack posò il diario sull'erba e tacque qualche secondo, mettendo a fuoco le cose, poi guardò con aria preoccupata. Ricambiai lo sguardo e mi morsi un labbro. Dovevamo assolutamente scoprire di chi si trattava.
   
 
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