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Autore: ccharlotts    31/05/2012    3 recensioni
-- momentaneamente sospesa, riprenderà a breve :)
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Nessuno dei due aveva proferito parola durante le prime due ore in macchina.
Leonardo era attento alla guida e ogni tanto chiamava la madre per avere notizie. Il nonno era in sala operatoria, aveva avuto un infarto e l’ambulanza era arrivata giusto in tempo per poterlo portare in ospedale e affidarlo alle mani dei medici. Stabile? Instabile? Leonardo, come il resto della sua famiglia, questo non poteva saperlo. Sarebbe sopravvissuto? Se ne sarebbe andato per sempre? Anche queste domande nella mente del ragazzo non trovavano una risposta.
Sofia guardava fuori dal finestrino, le stelle in alto attiravano la sua attenzione e i suoi pensieri. Ogni tanto, anzi, spesso, si voltava a guardare Leo. Studiava le sue espressioni, percepiva la sua tensione, i nervi a fior di pelle. Vedeva nei suoi occhi la voglia di scoppiare a piangere, sapeva perfettamente che in quel momento stava cercando conforto, un abbraccio, o semplicemente parole sicure.
“Non puoi continuare a chiamare ogni 5 minuti. La situazione non penso cambi così velocemente e rischi di perdere il controllo e sbandare.”
“Non c’è bisogno che tu faccia la saputella ora!”
L’aveva ferita. Certamente Sofia non avrebbe dovuto ammonirlo sulle telefonate perché era normale che lui volesse avere informazioni sul nonno, ma c’erano altri modi per risponderle.
Leonardo continuò a guidare fino all’area di sosta seguente. Sofia lo guardò con sguardo interrogativo mentre il ragazzo toglieva le chiavi dal quadro della macchina.
“Scusa, non volevo risponderti così. E’ che sto guidando per inerzia, non ce la faccio più. Vorrei che mia madre mi chiamasse dicendomi che il nonno è uscito dalla sala operatoria e che sta bene, che si riprenderà. Ma ad ogni telefonata mia madre ha la voce più rotta dal pianto e non riesco a sentirla così. Mi sta distruggendo.”
Sofia ascoltò attentamente ogni sua parola e rivide se stessa in quella situazione. La corsa in stazione, il treno, ancora la corsa in ospedale, le miriadi di telefonate, i sospiri e i singhiozzi dall’altra parte della cornetta. Era riuscita a tenere tutto chiuso per più di un anno, ma ora la vista di Leonardo in quello stato e quelle parole le riportavano tutto alla mente.
Prese la mano di Leo e la strinse tra le sue, sperando di dargli un minimo di conforto con quel gesto.
“Posso continuare a guidare io. Tu potrai chiamare senza preoccuparti di fare incidenti, ma ti prego solamente di non telefonare troppo spesso. Lo dico per te, tanto se succede qualcosa, sia in positivo che, spero di no, in negativo, tua mamma ti chiama. Cerca di stare tranquillo, qualunque cosa succederà dovrai vivere emozioni troppo forti e se riempi la mente già da ora rischi di scoppiare. Magari non hai capito il mio discorso, ma ti prego di fidarti. Prima o poi ti spigherò perché parlo così. Ti fidi?”
Il ragazzo non rispose, guardò Sofia e le sue mani che stringevano la sua. Sembrava titubante, timoroso, spaventato e agitato. Poi allungò le chiavi a Sofia con la mano che gli rimaneva libera. La ragazza mollò la presa. Pochi istanti dopo lei era alla guida, lui seduto sul sedile accanto. Le telefonate del ragazzo diminuirono.
 
Arrivarono a Viterbo all’alba. Il sole aveva appena iniziato la sua risalita e il cielo era colorato con tonalità tendenti al rosso chiaro.
Leonardo, al fianco di Sofia, si era appena addormentato e lei aveva fortunatamente trovato tutte le indicazioni per arrivare all’ospedale una volta uscita dall’autostrada. Una volta giunti davanti a questo il ragazzo era scattato come una molla. Si era fatto dire in precedenza, prima di appisolarsi, dove si trovasse sua madre con il resto dei parenti.
Leonardo appoggiò la testa contro il vetro della stanzetta dentro la quale stavano operando suo nonno. Non riusciva a vedere nulla poiché i medici coprivano il corpo.
“Dai nonno. Dai!”
Sofia lo sentì. Era seduta lontano dalla famiglia del ragazzo, non voleva essere di disturbo in quel momento di dolore. Mandò un messaggio al fratello e al padre per ricordare loro cosa avrebbero dovuto fare durante il giorno, li conosceva e sapeva che avrebbero faticato durante la sua assenza. Senza di lei l’organizzazione della casa crollava.
Quando alzò la testa notò che la situazione era completamente cambiata e si rese conto di avere tenuto gli occhi fermi sul cellulare più del dovuto. Era rimasta a fissare lo sfondo senza seriamente volerlo. Si era incantata mentre la sua mente viaggiava ancora una volta a quei terribili momenti accaduti poco più di un anno prima. Le sembrava tutto così vicino, erano rinati in lei ricordi che pensava di avere accantonato da tempo.
Tutti si stavano abbracciando, piangevano.
Sofia si sentì assalire dal panico.
Leonardo era seduto per terra, la schiena contro il muro, il viso tra le mani.
Un sorriso.
 
“Stai pur qua con i tuoi genitori, vado a prenderti io qualcosa per colazione. Cappuccino e cornetto può andarti bene?”
“Sarebbe perfetto!”
Avevano saputo della riuscita dell’intervento da ormai circa una mezzora e la serenità si stava impossessando dei famigliari, tra cui Leo che dopo un primo momento di incredulità era corso ad avvertire Sofia stringendola forte tra le sue braccia.
La ragazza arrivò al piano terra e una volta dentro il bar dell’ospedale ordinò per sé, poi per Leo dicendo però che quelli li avrebbe presi dopo altrimenti si sarebbero raffreddati. Si sedette in uno dei tanti tavolini liberi e aspettò il suo cornetto e il suo cappuccino.
“Sei la ragazza di Leo?”
Alzò la testa dal cappuccino e vide che una signora anziana, ma non troppo, si era avvicinato al suo tavolino e ora si stava sedendo posando su di questo la sua colazione.
Era la nonna di Leonardo. Sofia la riconobbe in primo luogo perchè l’aveva vista tra i tanti parenti nel corridoio e poi perché vagamente si ricordava di lei avendola vista qualche volta al mare.
“No, sono solo un’amica, circa.”
“Un’amica che l’ha accompagnata qua da Torino improvvisamente?”
“Non è facile affrontare dei viaggi da soli in certi momenti. Ho pensato che un po’ di compagnia non gli avrebbe fatto male.”
“Hai pensato bene. Ti ringrazio di averlo accompagnato, conoscendolo avrebbe sbandato alla prima curva sulla strada preso dall’agitazione.”
La donna sorrise e addentò il suo cornetto.
“Come fa ad essere così calma? Voglio dire, hanno appena salvato suo marito da un infarto.”
“Ero sicura che ce l’avrebbe fatta.”
“Come?”
“Lo sapevo, me lo sentivo. Quando vivi con una persona da così tanti anni il legame diventa così stretto che sai già quello che succederà.”
“Non ha avuto neanche un po’ di paura quindi?”
“Ammetto di essermi presa un bello spavento quando ho visto che stava male, ma poi mi sono detta che ce l’avrebbe fatta e nel caso remoto in cui fosse andata male ci saremmo rivisti prima o poi.”
Sofia rimase colpita dalla forza di quella donna. La sua determinazione l’affascinava. Avrebbe voluto essere come lei e pensarla così.
“Posso considerarti un’amica speciale di mio nipote?”
“Perché vuole farlo?”
“Perché hai fatto un bellissimo gesto stanotte accompagnandolo, come ti ho già detto, un gesto che in pochi avrebbero fatto.”
“Non sono un’eroina, ma mi fa piacere che lei la pensa in questo modo.”
“Sofia, giusto?”
“Si ricorda il mio nome?”
“Oh, io ricordo tutto cara. E proprio per questo mi scuso io da parte di Leo per quanto potesse essere infantile nell’età dell’adolescenza. Spero tu non ti sia fatto un’idea sbagliata su di lui o che almeno tu possa cambiarla. E’ un ragazzo tanto, troppo sensibile.”
“Penso di averlo capito in queste ultime 12 ore. Qualunque idea io potessi essermi fatta su di lui è sicuramente da rivedere.”
“Mi fa piacere, e credo proprio che farà piacere anche a lui. Un’amica speciale è pur sempre un’amica speciale. Ah, quasi dimenticavo, mi avrebbe fatto piacere se mi avessi risposto in modo positivo alla prima domanda che ti ho rivolto…”
 
Leonardo fu contento del fatto che Sofia non si sentiva troppo in imbarazzo con la sua famiglia. Aveva aiutato sua madre a cucinare per tutti a pranzo e alla fine aveva insistito per aiutarla a sparecchiare e a lavare i piatti e tutto il resto.
Sarebbero ripartiti per tornare a casa la mattina dopo.
Suo nonno era stabile ora e aveva anche avuto la possibilità di vederlo e parlargli nel pomeriggio. A breve sarebbe tornato a casa, doveva rimanere per alcuni accertamenti.
La situazione era tornata ad essere tranquilla.
Marco, così come tanti altri compagni di squadra, l’aveva telefonato poco prima di cena per chiedere sperando di ricevere notizie positive. Notizie che erano arrivare, fortunatamente.
Dopo cena si rese conto che Sofia era sparita e solamente dopo averla cercata in ogni angolo della casa notò  che la vetrata della cucina che dava sul giardino era aperta. Era uscita, magari a prendere una boccata d’aria. Decise di andare da lei.
“Freschino eh?”
La ragazza si girò, era seduta sul dondolo. I suoi piedi, poggiati a terra, facevano leggermente oscillare la struttura. Leonardo le si sedette accanto e allungò i piedi per permettersi una posizione rilassante.
“Ho avuto la premura di portare con me un maglioncino stanotte.”
Sorrise e Leonardo fece lo stesso.
“Perché sei venuta? Perché mi hai accompagnato fino a qua?”
“Te l’ho detto, sapevo che ne avresti avuto bisogno. Ma non chiedermi come lo sapessi, non mi va di parlarne ora. Questo deve essere un momento di gioia, tuo nonno sta meglio!”
“Non te lo chiederò se tu non vuoi dirmelo.”
“Okay.”
“Ne ho avuto bisogno!”
“Di cosa?”
“Di te, stanotte. Non parlo del fatto che ad un certo punto hai guidato al posto mio, ti ringrazio anche per quello, certo, ma mi serviva qualcuno che mi sostenesse, che mi aiutasse. E l’hai fatto, sia in silenzio che parlando.”
“Mi fa piacere di esserti stata d’aiuto.”
“Come posso ringraziarti?”
“Non ce n’è bisogno, davvero. Mi è sembrata l’unica cosa giusta da fare seguirti, è stata una mia idea, non me l’hai chiesto tu, non c’è alcun motivo per cui tu ti debba sdebitare ora.”
“Quindi questa è una tregua? Ricomincerai ad odiarmi una volta che rimetteremo piede a Torino?”
“Io non ti odio, Leo, e questa non è una tregua. Credo di avere aperto gli occhi stanotte. Sei stupido, tanto stupido. E lo dico riferendomi a ciò che hai fatto e detto. Però sei una bella persona, non sei un menefreghista come ho potuto pensare prima di venire qui con te. Ho visto quanto tieni a tuo nonno e alla tua famiglia in generale e questa è una delle cose che mi attrae di più quando stringo amicizia con qualcuno.”
“Quindi?”
Sofia aveva alzato per un attimo gli occhi al cielo per poi riportarli su di Leonardo.
“Quindi sta a te non deludermi un’altra volta.”
Si alzò e camminò per qualche metro sul prato, poi si sedette. Leonardo fu al suo fianco dopo pochi istanti.
“Quante volte guardi le stelle durante la sera?”
“Sempre, anche quando ci sono le nuvole. Te ne sei accorto?”
“E’ impossibile non farlo. Per tutta la notte hai guardato fuori dal finestrino, in alto.”
“C’è qualcosa di affascinante nel cielo di notte. Da piccola ho sempre pensato che io fossi una stella, i miei genitori mi convincevano di questo credendo in me. Sapevo che prima o poi avrei iniziato a brillare.”
“E poi?”
“Devo ancora iniziare a farlo. Spero di riuscirci laureandomii. Spero di brillare salvando la vita a qualcuno, aiutando la gente a guarire.”
“Sei una persona profonda.”
“Sono una sognatrice e questo non sempre è un pregio.”
Sofia sospirò e tornò a guardare le stelle. Leonardo sentì di doverle passare il braccio intorno alle spalle e lo fece. La ragazza si voltò per guardarlo negli occhi, sorrideva.
“Grazie.”
“No, grazie a te per avere brillato al mio fianco stanotte.”

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eccomi ragazze. nuovo capitolo dopo un po' di tempo :)
ho notato però che ci sono davvero poche recensioni (Simo tu sei sempre presente, ahahah) quindi, boh, non me lo spiego. perchè comunque i commenti sono tutti positivi! allora, che ne direste di suggerirla a qualcuno? non so, magari a qualche amica su twitter a cui immaginate possa interessare! mi farebbe davvero piacere, e grazie intanto a chi scriverà qualcosa <3
baci, Eli!
  
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