Fanfic su artisti musicali > Jonas Brothers
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Autore: yourtenderlips    31/05/2012    0 recensioni
Ashley è una normalissima ragazza di 16 anni, chi non è come lei?
Amiche, ragazzi più o meno seri, una famiglia.
Sì, lei è così come gli altri.
Ma per sua fortuna abita a New York e un giorno,
che lei pensava essere come gli altri,
si rivelerà essere il giorno più bello della sua vita.
Infatti incontrerà, dopo una serie di fortunati eventi,
un ragazzo che si rivelerà molto più importante
di quello che lei credesse in principio.
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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NO, NON CI BACIAMMO.
Se è quello che volevate sapere.
Perchè?
Indovinate?
Joe si era svegliato cadendo dal divano e svegliando anche Frankie che urlò spaventato per la confusione. Nessuno ci vide così vicini.
Arrivò anche Rob richiamato dall’urlo di Frankie ma anche dal Rolex che aveva al polso,
erano le 3 di notte e  il giorno dopo i Jonas avevano non tantissimi, ma non trascurabili impegni.
Salutai tutti i fratelli con un bacio sulla guancia e mente tutti andavano alla macchina io e Nick tornammo volutamente a essere soli.
«Ci sentiamo io e te, eh…» disse quasi con la paura di non rivedermi mai più.
«Ovvio, sai dove abito, il mio numero di cellulare, la scuola in cui vado, il mio cognome….non mi perdi no!» dissi ridacchiando
e lui mi abbracciò per un tempo che a me sembrò infinito ma  che durò allo stesso tempo troppo poco,
gli diedi un bacio sulla guancia e un sorriso, che era la promessa di rivederci a breve.
«NICHOOOOOOOOOOOOOOOOLAS» urlarono da fuori e Nick corse alla macchina mentre io salivo le scale per andare in camera mia a mettermi la maglietta dei Jonas,
che in quel momento mi fece ridere, e i pantaloncini da basket di mio padre, il mio pigiama appunto.
Mio padre venne in camera mia e mi diede il bacio della buonanotte, non fece domande su Nick,
non era mai stato tipo da mettersi in mezzo alle mie questioni personali, anche perché ero io stessa a riferirgli tutto subito,
ma ancora con Nick non c’era nulla e non potevo avere la presunzione di credere che ci fosse qualcosa dopo  neanche una giornata passata insieme,
i pensieri e le cose che pensavo su Nicholas Jerry Jonas già li sapeva, così si limitò a dire
«Certo che ti devi sentire fortunata ad abitare a NY, queste cose succedono solo qui.» 
e poi dopo avermi fissato per un buon secondo esplose in sorriso malizioso e disse «Mi piace la famiglia Jonas, sai?»
La mia risposta fu un grande sorriso e ci intendemmo.
Andò a dormire anche lui, il giorno dopo era sabato, lavorava, ma io ero a casa.
Infatti quando il giorno dopo verso le 11 mi alzai, anzi apri gli occhi, l’odore di brioches pervadeva la casa ma  di mio padre non c’era già più l’ombra.
Feci colazione con la mia solita enorme tazza di caffè e la brioche alla crema.
Accessi il portatile e mi distesi a letto, due nuove e-mail da Trazz, una in cui era tutto preoccupato per la mia ‘scomparsa’ e l’altra invece,
evidentemente dopo la rassicurazione di papà, dove mi raccontava del tour con la sua band.
Io gli scrissi velocemente l’esperienza del giorno precedente e di come eravamo stati tutti felicemente a casa a pranzare e giocare,
e ovviamente gli raccontai di aver  battuto Nick Jonas e tutti i suoi fratelli a Guitar Hero.
Chissà se mi avrebbe creduto subito o avrei dovuto convincerlo con altre mail o addirittura con una foto.
Controllai l’iPhone e vedi che c’erano altri 2 messaggi (cavolo ma si erano messi d’accordo?) da Nicholas,
uno della notte prima in cui mi ringraziava della giornata e l’altro di sta mattina nella quale mi avvisava che a mezzogiorno sarebbe stato a Soho per un Brunch,
se volevo andarci, e aggiungeva che  Frankie  non ci sarebbe stato e prendendomi in giro  mi chiedeva se sarei andato lo stesso.

‘Grazie per la buonanotte. Comunque ora avviso papà,ci troviamo direttamente a Soho?
Ah come ci si veste per un brunch?’

inviai mentre ero già disperata su cosa indossare, ero stata ad un unico brunch in tutta la mia vita ed ero talmente piccola che mi aveva vestito mia madre.
Chiamai subito papà e gli esposi l’invito e acconsentì a mandarmi a patto di non tornare  troppo tardi,
gli chiesi cosa si indossava ad un brunch e lui mi disse che potevo mettermi uno di quei vestitini estivi che non erano così impegnativi
e siccome più meno uguale fu la risposta di Nicholas presi  il primo vestito che trovai in armadio e lo indossai.
Era senza spalline, di quel tessuto così leggero che sembra tulle ed era completamente rosso tranne  per un grande fiocco blu sulla schiena,
misi il mio tacco 8 blu e sentii suonare il citofono. Chi poteva essere?  Era una macchina mai vista prima, un macchinone nero e alto, ne scese Nicholas.
Scesi le scale del vialetto ed andai ad aprirli il cancelletto.
Cavolo sembrava essere uscito da una di quelle riviste di moda, e indossava dei semplici jeans scuri invecchiati a dovere e una t-shirt azzurra con sopra un  cardigan grigio aperto. Venne verso di me sorridendo «Che hai scemo?» gli chiesi pizzicandogli un braccio
«Aaah,buon giorno signorina Lively …e io che pensavo anche di farle un complimento ,ma se lei mi tratta così…»
tentava di farmi incuriosire, ecchecavolo ero sempre e comunque una ragazza adoravo i complimenti e soprattutto se venivano dalla bocca di un ragazzo così…
«Dai su,spara..» feci la sostenuta, ma mi scappò un sorriso che lui ricambiò.
«Sei bellissima, ed è solo un brunch, se ti invito a cena cosa fai? Chiedi a Valentino di produrre un vestito solo per te?» Arrossì
«Tanto è una possibilità remota, che tu mi inviti a cena, quindi…» rimase in silenzio e non aggiunse nulla.
«Andiamo allora?» chiese «Vado a prendere la borsa e arrivo in un attimo».
Chiusi casa e usci saltando in macchina dove mi aspettava Nicholas.
«Non avevi questa macchina nelle ultime foto…» dissi curiosa, lui fece una faccia metà fra il sorpreso e l’arrabbiato
«Ahahaha,i miei amici paparazzi ormai mi beccano dovunque, ebbene sì questa è la macchina di Joe,
la mia ce l’ha lui perché è una Porsche e a lui oggi serviva una macchina veloce…quindi io ho la sua e lui la mia.
Hai buon occhi anche in fatto di macchine,mi stupisci ogni volta di più Ash»
feci la finta offesa
«Sei sempre te quello che mi sottovaluta, ti ricordo che giusto ieri sera hai perso contro di me, una femmina che suonicchia la chitarra a Guitar Hero
mentre tu sei anche un maschio pop star, quindi non è il caso di sottovalutami».

Fece una smorfia e appoggiò la sua mano destra sulla mia mano che a sua volta era appoggiata alla mia coscia,
devo dire che apprezzai quel modo di zittirmi.
Abitavo abbastanza vicino a Soho e il traffico, per gli standard di NY, era abbastanza limitato, quindi raggiungemmo il posto in poco tempo.

 
  
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