Certe notti
Certe
notti non riesci a dormire.
Ti rigiri nel letto e pensi. Ricordi il primo giorno di scuola, la
figuraccia
più eclatante che tu abbia mai fatto e per la quale vorresti
ancora
sotterrarti. Ricordi tutto ciò che hai in sospeso: le
bollette da pagare, la
tesi da elaborare, i compiti da finire e ti chiedi se mai riuscirai ad
andare
avanti. Ti riprometti di cambiare, di finire ciò che hai
iniziato, giuri di
cambiare. Poi finalmente verso mattina
ti riaddormenti e non pensi più a queste cose,
almeno fino alla prossima
notte insonne.
Certe
notti ti svegli sconvolto.
Le immagini dell'incubo ancora vivide nella tua mente. Ti guardi
intorno e
tutto ciò che il tuo occhio scorge ti sembra figure
inquietati uscite proprio
dalla tua immaginazione. Ti stringi nelle coperte e chiudi gli occhi,
ripetendoti che i rumori tutt'attorno a te sono naturali e ti
riprometti di non
guardare più un film di paura, ti riprometti di non farti
più suggestionare
dalle parole degli amici. Rassicurato ti riaddormenti e non ci pensi
più,
almeno fino al prossimo film horror.
Certi
giorni, invece, piangi.
Fissando il soffitto non riesci a fare altro se non restare
lì a sentire le
lacrime scivolarti sulle guance, sul collo e infine cadere sul cuscino,
bagnandolo. Ti chiedi perché la tua vita fa così
schifo, ti chiedi cos'hai
fatto di male per meritarti tutto quello, ti chiedi come poter andare
avanti. Quelle
notti trovare la forza per uscire dal buio della tristezza e quasi
impossibile
e allora, vittima della propria mente, non puoi fare altro che pensare.
Pensi a
tutto ciò che ti è andato male nella vita, a
tutte le occasioni perse a tutte
le persone care morte. La tua testa diventa un alveare di "se" e
"ma" che mai potranno sparire. In quei momenti non puoi far a meno di
pensare se, magari, la facessi semplicemente finita. Inizi ad
immaginare il
modo in cui finire; tagliandoti le vene, gettandoti dalla finestra,
buttandoti
nel traffico. Pensi alle reazioni che la tua famiglia potrebbe avere e
piangi.
Un grande uomo una volta disse che morire è il coraggio di
un attimo ma vivere
è il coraggio di sempre. Ma tu te ne infischi, stai troppo
male, e ti ritrovi a
pensare che piuttosto che vivere una vita piena di sofferenze come
questa
preferisci soffrire per l'ultima volta e poi, semplicemente, smettere
di
provare qualsiasi cosa. Quelle notti il sonno alla fine arriva, ma le
lacrime
non si fermano. Quando ti svegli ti accolgono un cuscino umido e due
occhi
gonfi.
Certe
notti, infine, vorresti
semplicemente spaccare tutto; ti trattieni ma sai che prima o poi quel
desiderio diventerà incontenibile. Quando quel giorno
arriverà darai di matto,
lo sai, ma lo farai con così tanta energia che nessuno
riuscirà a fermarti.
Rimarranno tutti incantati osservando la tua rabbia distruttiva che ti
sei
portato dentro per tanto, troppo, tempo. Quel giorno, osservando il
disastro
provocato dalla tua rabbia incontrollata, finalmente riderai. Riderai
come non
ridi da anni, come non hai mai riso e come non riderai mai
più.