Serie TV > Sherlock (BBC)
Segui la storia  |       
Autore: Mrs C    31/05/2012    8 recensioni
[Cap1]
John non sa che ore sono. In Afghanistan teneva sempre l'orologio di Harry nel taschino della divisa, sincronizzato sul fuso orario di Londra. Si ripeteva spesso che se avesse continuato a tenerlo lì, guardandolo quando lo riteneva necessario, sarebbe tornato a casa. E l'ha fatto, John è tornato, eppure l'abitudine di sapere sempre che ore sono è rimasta. Ha pensato che non se ne sarebbe mai più liberato, almeno finché non ha conosciuto Sherlock. Con lui, tenere conto dell'ora, è assolutamente impossibile perché non ha un orario e non gli interessa minimamente averne uno. E John non sa che ore sono.
[Crossover: Sherlock/Criminal Minds]
Genere: Azione, Sentimentale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Mycroft Holmes , Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
II
Dietro la schiena
II



La vita dei morti si trova nelle memorie dei vivi.
Cicerone





- Sette. E' il numero delle vittime che sono state accertate fin'ora. Non so dirti se ce ne sono altre o se è un numero circostanziale. Non sono al corrente di dettagli rilevanti alla tua indagine. Non guardarmi così, Sherlock, so perfettamente che ogni dettaglio è importante ma dovrai accontentarti di quello che ti sto dicendo ora. Non ci sono testimoni, non ci sono impronte. La scena del crimine è più pulita di Buckingam Palace e la cucina di Mrs Hudson messe insieme.

John batte nervosamente il piede sul parquet dell'aereo, in volo da quasi un'ora. Ne mancano solo altre sette, ma il Dottore non è così sicuro di arrivarci vivo o con un briciolo di sanità mentale, considerando le persone con cui sta condividendo il volo. Mycroft e Sherlock non fanno altro che punzecchiarsi come due bambini da quando sono partiti e John sta considerando l'idea di aprire il portellone d'emergenza e lanciarsi giù. Di testa, possibilmente.
John alza gli occhi dal dossier che Mycroft gli ha passato solo quando non sente più la voce del suo coinquilino insultare il fratello. Il Governo Inglese è sparito in un'altra ala dell'aereo e, in un lampo che comprende tutte le domande inutili dell'esistenza, John si chiede quante ce ne siano che non ha ancora visto.
- Tre. Una è quella in cui siamo noi, la seconda è la zona per le hostess - o possibili hostess, non sono sicuro al cento per cento che qualcuno di così frivolo possa salire in un aereo privato del Governo Americano - e la terza, com'è ovvio, è la cabina di pilotaggio.
John si massaggia gli occhi.
- Sherlock.
- Dimmi, John.
- Smettila. Mi irrita il fatto che riesci a leggermi nel pensiero, ci deve essere un pizzico di privacy almeno lì.
- Mpuff, la privacy è noiosa e sopravvalutata da voi uomini dal cervello medio.
John cerca di non concentrarsi sull'insulto, e ignora l'amico che invece non sembra intenzionato a lasciarlo in pace almeno durante le ore di volo. Si toglie il giaccone e la sciarpa, lanciandoli malamente sul posto occupato in precedenza da Mycroft, avvicinandosi quatto e silenzioso come un gatto, a John.
Il Dottore alza di nuovo le iridi, trovandosi uno Sherlock inginocchiato di fronte a lui, con le mani puntellate sulle sue ginocchia.
Perché fa così caldo qui dentro?
- John - mugola.
Il Dottore cerca di ricordarsi come si respira.
- Mi annoio.
Il Detective si lancia sulla parte di divano non occupato dal Dottore, mettendosi un cuscino sulla faccia e posizionando parte del corpo sulle gambe dell'altro. John ne approfitta per riprendere fiato e recuperare un colorito normale.
- Ch-che ne pensi di questo killer? Oh, no, non guardarmi così, so perfettamente che ti sei fatto un'idea sulla questione e gradirei saperla prima di giungere a destinazione e fare la figura dell'allocco di fronte a tutta l'FBI. Per cui sputa il rospo.
Sherlock ghigna, tirandosi a sedere per metà.
- Non mi fido dei poliziotti, lo sai, li ritengo tutti incapaci, Lestrade compreso. Beh, forse un po' meno lui di Anderson, comunque, ho avuto modo di giocare con i soldatini dell'FBI e non amano dover richiedere aiuto a qualcuno sui loro casi, quindi la situazione è effettivamente grave. Non è un Serial Killer qualunque, ci deve essere qualcosa di più, qualcosa che in quel fascicolo che stai leggendo con tanto affanno non hanno riportato per cui non ci serve a niente, mettilo via, bravo. Ora, considerato tutto quello che ti ho detto fin'ora, qual è la tua prima considerazione?
John tamburella le dita sulla gamba di Sherlock quasi senza pensarci. Il Detective mugola e John arrossisce come una ragazzina.
- Mycroft sa più di quanto ci ha detto.
- E...?
- E noi siamo più coinvolti di quanto ci ha fatto intendere.
Sherlock schiocca le dita, e John capisce che il punto della questione è proprio questo.
- Ora credo che dovremmo dormire un po', John. E' probabile che nei prossimi giorni non riusciremo a riposare neanche un minuto.
John inarca le sopracciglia, sarcastico.
- Da quando ti preoccupi di dormire, machine?
Sherlock lo guarda dal basso, con un sorriso a metà tra l'ironico e il divertito.
- Da quando ho un compagno che necessita di farlo.
Mentre Sherlock ordina a suo fratello di far abbassare le luci della cabina e di lasciar lavorare Lestrade invece di telefonargli a ogni ora del giorno, John ringrazia mentalmente quella semi-oscurità che spera gli copra, almeno in parte, il rossore sulle guance e sul collo.
God, che caldo.


- Mi sembri un po' sbattuto, Dottore. Non hai dormito bene?
John fulmina Mycroft con un'occhiata. L'idea di prendere l'ombrello e piegarlo a forma di amo da pesca ritorna a ruggergli nelle orecchie ma la ignora, insieme all'altra: non sarebbe un'idea intelligente scaraventare l'Impero Britannico giù da un auto in corsa. Prima deve capire perché sono stati trascinati fino a Quantico, poi potrà farci un pensierino.
- Ho avuto qualche problema d'insonnia, Mycroft, grazie per averlo precisato.
John schiocca la lingua, lanciando un'occhiata in tralice al Consulting Detective che sonnecchia guardando fuori dal finestrino. Sarebbe riuscito a dormire tranquillamente - e anche con una certa soddisfazione - se il signorino non avesse deciso di cambiare posizione e dormire con la testa poggiata sulla sua spalla, con il respiro leggero dell'altro che si schiantava senza pietà sul suo collo.
Anche in questa macchina c'è un caldo soffocante.
- Siamo arrivati.
La sede dell'FBI di Quantico è immensa. John non ricorda di aver mai visto una struttura governativa tanto grande da quando è entrato nel palazzo di Sua Maestà, ma quello probabilmente non fa testo. Prima di entrare Mycroft consegna loro i cartellini di riconoscimento con sopra la scritta FBI, precedendoli all'interno. Sherlock, disgustato, se lo mette in tasca senza nemmeno accennare al movimento di appenderlo al cappotto e John non fa in tempo a fargli notare che non potrà entrare nell'edificio se non lo metterà in bella mostra che due guardie, con le braccia grosse come tronchi d'albero, lo bloccano all'ingresso.
Sherlock inarca le sopracciglia, facendogli poi notare come la loro relazione non avrà ripercussioni sul lavoro se lo faranno passare senza fare storie o domande. Inoltre, consiglia a quello più basso, di usare un lubrificante, la prossima volta che intendono fare sesso nella macchina del Capo - piuttosto scomoda, essendo una Berlina - così da non precurarsi quelle escoriazioni alle gambe e alle ginocchia.
John riesce a portarlo via di peso e per miracolo, prima che quei due gli mettano le mani - e forse anche i piedi - addosso.
- Possibile che devi per forza cacciarti nei guai? Non riesci a stare zitto nemmeno una volta? Una, dico!
Sherlock mugugna qualcosa sulla stupidità umana e John gli tira un calcio negli stinchi, ricevendo in cambio un'occhiataccia.
- Sappi che tuo fratello è molto più furbo di te: lui sa quando è il momento di chiudere la bocca e salvarsi il culo.
- Lui non è furbo ma infido, John, manovra tutti da dietro le quinte senza realmente esporsi. Io ho il coraggio di combattere faccia a faccia.
- Tuo fratello una volta mi ha detto che coraggio è solo il sinonimo più gentile di stupidità. E almeno lui non è stato costretto a saltare giù da un palazzo per aver stuzzicato più del dovuto il peggior criminale del paese.
Sherlock sta zitto e John sente un piccolo brivido da senso di colpa serpeggiargli nella schiena mentre la figura di Mycroft si staglia in una sala immensa, in cui le uniche cose distinguibili sono le scrivanie, le pile di fogli e le pistole. John si chiede perché gli abbiano recquisito la sua, se qui sono tutti armati fino ai denti.
- Dottor Watson, Mr Holmes, avvicinatevi prego.
John inarca le sopracciglia al tono freddo e altisonante di Mycroft, rispetto a quello sarcastico che ha sempre usato nei suoi confronti. Ingoia la risata che gli è salita alle labbra, assumendo una postura militare quasi senza accorgersene. Un uomo in giacca e cravatta, seguito da un Mycroft più che tranquillo - forse troppo, vista la situazione - si avvicina ai due. Fare autoritario, estremamente elegante, passo fiero. John si sofferma sui suoi occhi e in quegli occhi, vede lo stesso velo di tristezza che imperlava i suoi quando credeva che Sherlock fosse morto. E rabbrividisce.
- Agente Speciale Aaron Hotchner, Supervisore della squadra di Profiler dell'FBI.
Sherlock gli stringe una mano, e socchiude gli occhi. John prega perché tenga la bocca chiusa e non dica nulla, almeno per una volta. E, stranamente, succede esattamente così.
- Sherlock Holmes. Lui è il mio compagno-
- Collega.
- Collega. Il Capitano John Watson.
Hotchner gli stringe una mano con una stretta vigorosa, e John inarca le sopracciglia in direzione dell'amico. Non l'ha mai presentato con il suo grado di Capitano. Perché questa volta è stato diverso?
- Vi presento al resto della squadra.
John sente uno strano formicolio alla mano sinistra, e il viso della sua psicanalista gli compare davanti agli occhi: sembra che le parole stress post-traumatico siano ormai all'ordine del giorno, nella sua vita, ma sa bene che la tremarella non dipende da questo. Il suo istinto da soldato è attivo, allarmato. John trema per la paura.
- Mycroft, gradirei la sua presenza, ma capisco che in Inghilterra ci sia bisogno di lei per cui, se è necessario che parta subito, metteremo a disposizione il nostro aereo fra mezz'ora.
Mycroft sorride leggermente.
- Stia tranquillo, si può dire che... io sia in ferie. Ho un po' di tempo libero.
- Tu non hai mai tempo libero, Mycroft. - Mormora Sherlock, atono.
- Oggi e per i prossimi giorni , fratellino.
John si chiede se, al posto di Mycroft, non possa usufruire lui dell'aereo privato del Governo Americano e tornarsene a Baker Street ma sta zitto. Inizia ad essere tutto troppo surreale per fare dello spirito.
- Loro sono la mia squadra - Hotchner indica le cinque persone alle sue spalle con un gesto della mano - l'Agente Speciale David Rossi, Jennifer Jareau, Derek Morgan, Emily Prentiss e il Dottor Spencer Reid.
Sherlock stringe la mano ai presenti in un muto silenzio. John sente quasi i muscoli del suo cervello - e tutti i suoi neuroni - lavorare frenetici nel leggere tutta la vita delle persone in questione solo da quanti calli abbiano nelle dita.  
- Ho sentito tanto parlare di lei, Signore, sono un appassionato lettore del suo sito e credo che la sua ricerca sui vari tipi di tabacco sia davvero interessante, ho usufruito delle sue informazioni per un caso particolarmente difficile qualche settimana fa.
Sherlock sbatte le palpebre un paio di volte e stira il collo verso l'alto, come un pavone a cui è stato fatto un complimento sui colori della sua coda. John immagina Sherlock vestito di piume e ride a bassa voce, scatenando la curiosità dell'amico.
- C'è anche un'altra nostra agente che non è qui presente, l'Informatica Penelope Garcia, avrete modo di conoscerla più avanti.
- Anche perché è lei che ci procura tutte le informazioni di cui abbiamo bisogno, non ne potrete più fare a meno. - Replica con un sorriso Prentiss.
Sherlock fa un verso di disappunto - lui, che è abituato a trarre conclusioni solo affidandosi a se stesso e, occasionalmente, a John - mentre Mycroft si accomoda su una delle sedie della sala, più piccola dell'altra, in cui si sono spostati. John si avvicina cautamente a una lavagna bianca, in cui spiccano una cartina con dei puntini rossi, le foto delle vittime e qualche foglietto sparso. Gli occhi si confondono fra loro nel giro di pochi secondi, il modus operandi - sempre lo stesso, nota John -  e sembra di essere nuovamente catapultato in Anfghanistan. Ma la mano questa volta è ferma.
Derek Morgan, gli si para davanti, quasi impedendogli di guardare oltre, con un'espressione innocente e allo stesso tempo intimidatoria sul volto scuro. John inarca le sopracciglia, facendo un passo indietro e Sherlock gli è subito accanto.
Il Dottore non se ne accorge subito - ma se ne accorge - che c'è una strana atmosfera, in quella stanza e il silenzio si è fatto subito pesante.
E' il silenzio di chi fugge, John.
E' inquietante che, pure avendolo accanto, il Dottore senta la voce di Sherlock persino nella sua testa. Deve iniziare a preoccuparsi?
- Se abbiamo finito con i convenevoli, gradirei sapere che cos'è stato omesso nel fascicolo che Mycroft mi ha fatto recapitare - Mormora il Detective, impaziente - oh, so perfettamente che voi non gli avete dato alcun fascicolo, ma mio fratello ha i suoi mezzi per procurarsi ciò che gli serve senza chiedere niente a nessuno. E' l'unica cosa che sa fare, in effetti. Per cui, fatemi il favore di non perdere tempo nel chiedermi come faccio a saperlo, ho già detto di saltare i convenevoli e non amo ripetermi, per cui fatemi vedere quella prova che avete in tutti modi cercato di coprire durante la nostra permanenza in questa stanza senza farmi perdere altro tempo, possibilmente.
John alza gli occhi al cielo. Sherlock ha tenuto la bocca chiusa fin troppo tempo. L'Agente Hotchner si aggiusta la cravatta, allentandola di qualche centimetro.
- Prentiss.
La donna dai lunghi capelli neri annuisce leggermente, frugando in uno degli scatoloni sul tavolo. Il bossolo di proiettile cade sulla mano di Sherlock senza fare rumore. Cinque secondi. E' il tempo che John conta prima che Sherlock inarchi le sopracciglia, stringa la mano in un pugno e scagli il bossolo contro la prima vetrata disponibile. John mette una mano sul braccio di Sherlock ma è irritato. E Mycroft ride.
- E' divertente vedere come cerchiate di prenderci in giro. Credete che sia un idiota?
L'agente Hotchner incrocia le braccia al petto, con l'espressione più pacifica che conosce. E anche quella più irritante. John sente la strana voglia di prenderlo a pugni come la prima volta che ha incontrato Mycroft.
- Non capisco cosa intende dire, Signor Holmes.
- Oh, for God's Sake. - John alza gli occhi al cielo - Quello è un bossolo di una 44 magnum, esattamente come quella che porta l'agente Rossi alla cintura. E' recente, si vede persino da lontano, probabilmente avete sparato il proiettile prima che arrivassimo noi per... cosa? Valutare Sherlock?. Che stronzata.
Sherlock lo guarda con un brillio di ammirazione nelle iridi chiare e John sente un piacevole calore sul retro del collo.
- Mycroft, di solito mi diverte mettere in imbarazzo te e i tuoi amichetti, ma sappi che in questo particolarissimo caso sono solo irritato - Sherlock ringhia sommessamente - ho cercato di essere più cordiale possibile, ma vedo che l'FBI non cambia, e non si fidano di nessuno a meno di una prova pratica. Per cui vi accontento, perché ho capito molte più cose di voi di quante possiate immaginare. -
John stringe le labbra. E Sherlock riprende a parlare.
- Hotchner ha appena perso sua moglie e ha un relazione con una donna molto più giovane di lui, sua cognata probabilmente, un uomo in lutto non sarebbe tornato a lavoro subito dopo una simile perdita a meno che qualcuno non si sia offerto di prendersi cura di suo figlio, ma non una persona qualunque, no, non l'avrebbe permesso, si tratta di qualcuno di cui lui può fidarsi e che possa passare molto tempo con il bambino, una persona a cui affidare la persona più importante della sua vita, potrebbe essere sua sorella, certo, ma no, perché è qualcuno che è pronto ad abbandonare qualunque cosa per stare vicino a un familiare così stretto, e per quanto vicino, la cognata della moglie non è di certo un parentado così intimo, no, è qualcuno che condivide il dolore di aver perso qualcuno d'importante, potrebbe essere la madre di sua moglie, ma solitamente le madri hanno una sorta di rifiuto verso la morte dei loro figli e accusano chiunque potesse salvarli, lei, che fa questo particolare tipo di lavoro è giust'appunto propenso a questo ruolo, quindi ad esclusione, sua cognata. Elementare.
Cala un silenzio gelido. Prentiss si schiarisce la gola e Mycroft sta quasi per scoppiare a ridere ma nasconde tutto dietro un colpo di tosse fittizio ricevendo in cambio un'occhiata fulminante da parte di John.  
- E ora, invece di perdere tempo, fatemi vedere il vero bossolo che avete trovato sulla scena del crimine. Non lo chiederò una terza volta.
Reid si allunga verso di lui porgendogli una bustina sigillata. La scritta Prova 15 campeggia in bella vista sulla plastica trasparente.
- E' un 5, 56 mm. Sembra un proiettile da fucile di precisione, difficile da utilizzare per chi non ha praticità in questo genere d'arm-
Sherlock spalanca gli occhi, interrompendosi a metà parola. Rimane immobile a guardare un punto indefinito del muro, poi dalle sue labbra esce solo un oh. Solo un oh e i suoi occhi si fanno severi, addirittura glaciali. John sente qualcosa tremare dentro le viscere quando le sue iridi si posano per un secondo su di lui. Sherlock ha capito, e John sta iniziando a farlo. E quello che sta intuendo non gli piace.
Per niente.
- Sherlock, fammi vedere quel bossolo per favore.
Il Consulting Detective, forse per la prima volta da quando si conoscono, gli obbedisce. Fa appena in tempo a posare l'oggetto sul palmo aperto del compagno che lo vede tremare. Di rabbia, di frustrazione, di ricordi dolorosi. John ha capito, Sherlock lo sa, e sa anche che è come se un fulmine avesse trapassato il cervello di John e il principio di emicrania è solo una delle conseguenze minori delle conclusioni a cui è arrivato.
- Il bossolo di un fucile d'assalto. Un Bullpup, probabilmente. Se i miei occhi non m'ingannano, c'è un'altissima probabilità che si tratti di un Enfield SA-80, un L-85 per la precisione.
David Rossi lo guarda inclinando appena il capo.
- Lei come fa a saperlo?
Non è una domanda. Lo è per formula, ma non è una richiesta. Perché loro - tutti loro, tutti quelli che sono in questa stanza - sanno esattamente quello che sta succedendo. John è l'unico ignaro, lo era, finché Sherlock non l'ha aiutato a capire. E John ribolle di rabbia. Si alza in piedi, stringendo il bossolo fra le mani con tanta foga da farsi male ai palmi e si morde il labbro per non lasciarsi fuggire una risata isterica. Mentalmente, si ritrova a dover maledire chi l'ha privato della sua Browling all'ingresso.
- La usavo - John sorride, di un sorriso amaro - erano le armi in dotazione ai Fucilieri* in Afghanistan.
Per qualche secondo cala un silenzio spettrale, uno di quelli pesanti che non sai come interrompere senza scatenare una guerra. Ma lo sai, e lo sa anche John, che quella guerra è già in atto.
- Avrei dovuto aspettarmelo da te, Mycroft - Sherlock schiocca appena le labbra, disgustato - non pensavo saresti arrivato a questo punto, ma evidentemente ho un'opinione fin troppo alta di te.
- Mycroft non sapeva nulla. Non fino a questo momento, almeno. - Mormora Hotchner, avvicinandosi di qualche passo al Soldato e ricevendo in cambio un ringhio sommesso da Sherlock.
- Non ha lavorato sotto la CIA o il SIS per poi farsi prendere in giro da voi giocattolini dell'FBI, agente Hotchner. Le garantisco che mio fratello sapeva ben più di quanto ha detto a voi e a me, lo fa sempre, è una sua particolarità e disdicevole abitudine tenersi sempre un passo avanti agli altri, non è vero, fratello? - Sherlock, si pone fra l'amico e il resto della squadra dell'FBI, in un istintivo senso di protezione - Non rimarremo qui un minuto di più e vi assicuro che sette vittime sono solo un piccolo prezzo da pagare per chi non sa fare il suo lavoro.
Sherlock lo sa. Sa come irritare le persone, e John capisce che lo sta facendo solo per lui, per proteggerlo a modo suo. Il Dottore gli posa una mano sul braccio per fermarlo prima che metà della squadra di Profiler gli siano addosso. Specialmente quello più grosso, l'agente Morgan, sembra sul punto di puntargli la pistola in fronte e non avrebbe nemmeno tutti i torti. Sherlock gli rivolge un'occhiata. John si limita a fare un cenno con la testa.
E' tutto ok, nessuna mossa stupida.

Sherlock lo capisce e non aggiunge altro.
- Sospettate sia un cecchino di Northumberland. Per questo mi avete fatto venire qui. - John non riesce a trattenere un fremito alla schiena mentre cerca di incastrare i pezzi che, lo sa, Sherlock ha già unito - Ma ci sono centinaia di Fucilieri nei vari reggimenti. E Dio solo sa quanti ne sono passati e quanti hanno fatto l'addestramento militare solo negli ultimi anni. Come credete possa aiutarvi?
John non riusce a collegare il puzzle. C'è un pezzo che stona, incastrato da qualche altra parte e che gli punzecchia il cervello per uscire ma non lo fa mai abbastanza forte e rimane lì, a solleticargli il lobo anteriore. E rimane lì, come un tarlo invisibile che scava nel suo cervello. John sente anche un fortissimo mal di testa che gli preme sul lobo frontale, ma in questo momento è proprio l'ultimo dei suoi pensieri.
- Perché il bossolo non è l'unica cosa che hanno trovato sulla scena del delitto.
Sherlock lo dice con lo stesso tono di quando ordina al Cinese.
Stasera non ho voglia che Mrs Hudson mi giri per casa, John, ordina il solito al take away.
John si volta di scatto verso di lui, incrociando i suoi occhi di giada. E lo sente di nuovo.
Il brivido freddo dell'eccitazione misto a qualcos'altro.
E' paura, John. Stai tremando come una foglia per la paura.
L'Agente Hotchner si schiarisce la gola, facendo un cenno con la testa verso quello più giovane. Reid, Spencer aveva detto. John ricorda bene tutti i nomi e i volti delle persone. In Afghanistan era l'unico modo per associare le facce alle piastrine dei morti.
- Nel quaranta per cento dei casi i messaggi su un cadavere indicano rimorso, vogliono essere un messaggio verso coloro che ritrovano il corpo, una specie di SOS per aiutarli a smettere, per intenderci. Il venti per cento, invece, è solo un modo stupido per sviare la polizia dalle indagini, solitamente con risultati disastrosi.
- I Serial Killer sono intelligenti, ma fanno errori banali. Cacciarli è più divertente quando sono in preda al panico per lo sbaglio commesso. Vai avanti.
Sherlock si lecca le labbra e anche questa volta John ha un brivido. Completamente diverso dagli altri. Spera solo che il Consulting Detective non si accorga della differenza.
- Sì, esatto - trilla il più giovane - il restante quaranta per cento invece, è un messaggio di natura diverso. E' rivolto a qualcuno in particolare ed è strano perché solitamente non vengono rinvenuti collegamenti ufficiali tra queste persone, ai predatori seriali basta uno sguardo per far scattare la molla della pazzia omicidia, mi ricordo di un caso del 1976 quando un ufficiale della marina tornato da poco da una missione di guerra-
- Reid. Arriva al dunque.
Il giovane agente accenna a un sorriso imbarazzato, mormorando qualche parola di scusa a tono basso. Il resto della squadra pare trattenere una risata. Sembra una cosa normale, fra loro, e John si sente un po' rincuorato. Ma solo un po'. Per qualche secondo c'è silenzio, mentre il giovane stacca dalla parete attrezzata un foglietto imbustato, lo stesso che Morgan ha impedito a John di vedere. Poi la sua attenzione si concentra tutta sul Dottore. John sente gli occhi di Sherlock puntati sulla schiena e il suo cuore sbattere forte contro la cassa toracica.
- Questo crediamo sia diretto a lei.
Il Dottore prende il foglietto con la mano sinistra. Sherlock ringhia. John sente la terra sotto ai piedi incredibilmente instabile, in quel momento. Sul foglietto a righe che tiene fra le dita, spicca una scritta in stampatello, rosso sangue.

Gioca con me, White Spider*.





Ps. I'm a Serial Addicted

Si beh, mi rendo conto di essere clamorosamente in ritardo. Me ne rendo conto, e mi scuso immensamente con tutte le splendide persone che hanno letto, recensito, aggiunto ai preferiti e alle seguite questo Crossover che vuole essere più un esperimento che altro. Ho dato molto (moltissimo) spazio a John, e alle sue sensazioni in questo capitolo, per questo la squadra di Hotchner compare più come un cameo che come vere e proprie co-star. Dal capitolo prossimo sarà tutto più amalgamato, ma mi serviva che in questo caso John e solo John fosse il protagonista. Un paio di piccole precisazioni, come sempre:

* L'Enfield SA-80 L-85 non è il fucile d'assalto usato dai fucilieri dell'Esercito Inglese, ma purtroppo ho fatto davvero una fatica immonda a trovare quello reale. Così ho optato per questo, che in realtà è usato dalla fanteria di Sua Maestà (me ne sono innamorata, lo ammetto, sono una dannata fanatica delle armi da fuoco). Prendetela come una piccola licenza poetica, ecco.

* Per quanto riguarda questo, invece, è un piccolo tributo alla bellissima Back to Afghanistan della meravigliosa Ermete <3 no, non nel senso che lei ha usato "White Spider", ma nel senso che ho usufruito della sua idea di dare dei "soprannomi" ai soldati nelle missioni speciali u_u non riuscivo davvero a venir a capo del problema "come faccio a far capire a John che il Killer lo conosce senza scrivere il suo nome nel foglietto?", e lei mi è venuta in aiuto senza saperlo, per cui mi sembra giusto renderle merito. Oddio, non se mi sono spiegata, mi esprimo come un cane in 'sti giorni ç_ç

Per il resto, ho faticato immensamente a buttar giù questo nuovo capitolo, ma spero di non avervi delusi, per cui nel caso fatemelo sapere e mangerò pomodori acerbi per chiedervi perdono u_u
see ya!


Jess
   
 
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: Mrs C