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Autore: __Sayuri__    01/06/2012    6 recensioni
[post The Avengers] [Loki/OC]
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Può esistere redenzione per Loki, o sarà per sempre destinato ad essere una divinità oscura?
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(dal capitolo 6)
"Vedendolo così da vicino, la ragazza si chiese come potesse un mostro simile avere un viso tanto bello. Ma, in fondo, in molti dicevano che la morte, quando ti appare, ha le sembianze di una creatura bellissima. Ti sfiora il volto in modo rassicurante e poi ti trascina con sé nell'oscurità."
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[COMPLETA]
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 12 - Debolezza
Capitolo 12 – Debolezze




Loki camminava nervosamente lungo il corridoio in penombra. Non voleva restare solo, non voleva essere obbligato a pensare. Ma le parole della mortale continuavano a rimbalzargli nella mente, nonostante cercasse in tutti i modi di scacciarle.

Lui, il dio dell'Inganno, cresciuto all'ombra di Odino, Padre degli dei, sarebbe davvero rimasto a guardare, inerme, mentre Thanos metteva in atto il suo piano? Avrebbe lasciato che distruggesse tutto, Asgard compresa, senza muovere un dito?

Forse avrebbe potuto dimostrare una volta per tutte che era degno del potere che bramava.

Appoggiò le spalle al muro, sospirando, e si lasciò scivolare a terra, sedendosi sul pavimento freddo, riflettendo.

C'erano comunque due ragioni incontestabilmente valide per evitare lo scontro con quel mostro assetato di morte.

La prima: il suo orgoglio. Asgard non meritava il suo aiuto. Non avrebbe mai dimenticato gli anni di menzogne e tutto il disprezzo che aveva subito. Gli sguardi sospettosi, le parole bisbigliate alle sue spalle, gli scherni... tutto aveva contribuito a far crescere in lui un doloroso senso d'inferiorità, dal quale si sentiva costantemente schiacciato. Si passò una mano sul viso, lentamente. Qualunque cosa avesse fatto, ne era certo, non sarebbe bastata per riconquistare l'affetto e il rispetto che, in fondo, tanto desiderava.

La seconda: la sua impotenza. Di fronte alla furia di Thanos e al potere del Tesseract c'era ben poco da fare. Lo aveva chiaramente sperimentato di persona negli ultimi giorni. Eppure, si disse, era sopravvissuto. Che ci fosse un disegno dietro a ciò, una possibilità? Ma sapeva che Thanos avrebbe sprigionato l'illimitato potere del cubo, trascinando con sé l'intero universo verso la sua unica ed agognata meta: la morte. Non poteva fermarlo, era un processo inarrestabile.

Nella mente del dio balenò per un attimo un'idea, assurda e malsana. Lui non poteva contenere la forza del Tesserect, una volta attivato, ma forse era in grado di controllarla, di modificarne l'esito. Questo, però, implicava conseguenze con le quali non aveva intenzione di confrontarsi. Avrebbe significato smettere la maschera dell'odio e indossare quella del cambiamento, della redenzione, del sacrificio, e lui non poteva accettarlo. Assolutamente no.

Perso nelle sue sinistre elucubrazioni, Loki non si accorse nemmeno del rumore di un auto che parcheggiava nel vialetto e della porta d'ingresso che si apriva, né dei passi leggeri che risuonarono tra le mura, ponendo fine al silenzio.




Sarah poggiò sul tavolo la pesante borsa della spesa, emettendo un forte respiro. Ringraziò ancora mentalmente la signora Collins, passandosi una mano tra i capelli, e si guardò intorno.

Perché era tornata in quella casa? Perché, ancora una volta, non era fuggita?

Pensò a Jane: sarebbe dovuta andare da lei, avrebbe dovuto avvertirla del pericolo che incombeva su tutti loro. Ma non poteva. O, meglio, non voleva. L'unica persona a cui desiderava stare accanto, paradossalmente, era Loki. Un bugiardo. Un assassino. Un pazzo. Ma non era solo questo, la ragazza ormai l'aveva capito.

Era anche una persona sola e ferita, esattamente come lei.

Forse avrebbe potuto fargli cambiare idea, forse poteva convincerlo ad agire. Lo cercò con lo sguardo, camminando a passo svelto, e lo trovò seduto a terra, nel corridoio buio. Aveva lo sguardo fisso e immobile di chi è oppresso da pensieri infausti. Non si era nemmeno accorto del suo ritorno.

La ragazza si abbassò sulle ginocchia, di fianco a lui, e osservò il suo viso. Era teso, preoccupato, quasi smarrito. Si sentì stringere il cuore e provò a ridestarlo. Lo chiamò a voce bassa, poggiandogli leggermente una mano sul ginocchio.

Gli occhi del dio si posarono su di lei, percorsi da una strana luce, togliendole il fiato.




Incredibile, pensò Loki. Perché la mortale era tornata da lui? La fissò interdetto, aggrottando la fronte, e non riuscì a reprimere l'assurdo sollievo che provava.

"Ciao..." gli disse sorridendo lievemente "sono andata a comprare del cibo, visto che avevamo finito tutte le provviste..."

Lui annuì, spostando la sguardo dal suo viso alla sua mano, ancora appoggiata sul suo ginocchio. Lei si schiarì leggermente la voce, imbarazzata, e si alzò di colpo, dirigendosi verso la camera da letto. Loki la seguì, incuriosito dal rossore sulle sue guance. Non riuscì a resistere, la sua fragilità lo attirava; metterla in difficoltà era così divertente, e così facile. Gli faceva dimenticare i suoi ben più cupi problemi.

L'umana era immobile al centro della stanza, con un'aria piacevolmente confusa. La guardò negli occhi, sfoggiando uno dei suoi perversi sorrisi, e le chiese:

"Perché sei ancora qui, mortale? Se non sbaglio ti avevo chiesto di lasciarmi in pace."




Sarah lo fissò infastidita. Il suo tono le dava sui nervi, il suo sorriso beffardo la faceva sentire debole e sciocca. Eppure, non riusciva a staccargli gli occhi di dosso, percorsa da strani brividi. Strinse le spalle e gli rispose cercando di assumere un tono distaccato e indifferente, senza riuscirci. Decise allora di dire la verità.

"Non potevo...abbandonarti."

Lui alzò un sopracciglio, divertito da quell'inaspettata confessione, e le si avvicinò ulteriormente.

"Voglio dire...non posso andarmene senza avere almeno provato a farti cambiare idea. Tu sei l'unico che può aiutarci."

Ormai era di fronte a lei, distanziato di pochi passi.

"Non mi interessa aiutarvi" le rispose, gelido. "Ho già provato a farvi comprendere il vostro stato di inferiorità, a liberarvi, ma vi siete ribellati come dei bambini ottusi. É anche colpa vostra se siete in questa situazione."

La ragazza lo fissò sconfortata. "So che non ami noi terrestri, lo posso anche capire. Ma non puoi giudicarci tutti con lo stesso metro, a priori. Noi possiamo..."

Loki scoppiò in una fragorosa risata.

"Potete cosa? Cambiare? Migliorare? Sei proprio un'illusa, mortale!"

Sarah sentì montarle dentro una strana rabbia, e coprì con un passo la distanza che la separava da quel dio presuntuoso, fissandolo con astio, e gridò:

"Tu non conosci noi esseri umani! Tu non hai capito niente di noi!!"

Loki la allontanò con una leggera spinta, scuotendo la testa.

"Vi ho osservato a lungo, prima di venire sul vostro inutile pianeta, e ho studiato il vostro primitivo comportamento. So che i vostri 'buoni sentimenti' sono solo una facciata. Li indossate controvoglia, solo quando vi conviene. In realtà bramate il potere, il dominio, la violenza. Siete così prevedibili..."

Pronunciò quell'ultima frase a voce bassa, sussurrandola.

La ragazza arretrò istintivamente, spaventata dall'espressione sul viso di Loki. Sembrava quella di un gatto che gioca col topo, divertendosi a torturarlo. E lei era la sua vittima, la sua facile preda. Ammaliata da quelle iridi così verdi, si sentì improvvisamente arrendevole, realizzando con orrore che le avrebbe potuto fare qualsiasi cosa.

Il dio riprese a parlare, con un tono pericolosamente caldo e tranquillo, sempre fissandola negli occhi.

"Sai cos'ho imparato su di voi, piccola mortale? Che sono sufficienti tre cose per annientare le vostre difese, tre cose alle quali nessuno di voi si può opporre. La prima è la paura."

Detto questo Loki usò la sua capacità di moltiplicarsi, apparendole all'improvviso intorno da ogni angolazione, ridendo. Sarah cacciò un grido acuto, tentando di scacciarlo, di scappare, ma era nel panico, paralizzata dal terrore. Poi, di colpo, l'uomo sparì dalla sua vista, ponendo fine a quel tremendo scherzo.

Non appena Sarah riuscì a riprendere il controllo del suo respiro, si rese conto che lui era alle sue spalle, vicinissimo. Sentì che le stava afferrando un polso, poi udì il suo fiato sul collo e si sentì perduta.

"La seconda cosa a cui non sapete resistere...è il dolore."

Mentre parlava le torse il braccio con forza, bloccandoglielo dietro la schiena, innaturalmente curvato. Per il male atroce lei non riuscì nemmeno ad urlare, e le si annebbiò la vista. Sapeva solo che con un'ulteriore torsione le avrebbe facilmente spezzato le ossa. Sentì alcune lacrime rigarle il viso, inarrestabili.

Poi, finalmente, Loki allentò la presa, riposizionandole il braccio lungo il fianco, sostenendola sul suo petto, dato che ormai faticava a mantenere l'equilibrio.

Terrorizzata, si chiese quale sarebbe stata la terza cosa. La morte? Suo malgrado stava per scoprirlo. Lo sentì sospirare, pericolosamente vicino al suo orecchio. Sebbene intontita dal dolore e dalla paura, avvertì il braccio del dio intorno alla vita, la stava bloccando tenendola stretta a sé, mentre con l'altra mano le accarezzava leggermente i capelli.

"Sai qual è la vostra terza più grande debolezza?" le chiese a voce bassissima "E' stata decisamente la più divertente da analizzare. Se c'è una cosa a cui non potete resistere, anche a scapito della ragione e dell'assennatezza, è il piacere."

Sarah, già completamente sconvolta, per poco non svenne quando sentì le labbra fredde del dio sul collo, percorrerle la pelle fino alla spalla, per poi tornare indietro, con estrema lentezza. Quell'uomo era capace di crudeltà e tenerezza in egual misura, e stava dando vita ad un gioco perverso, di cui conosceva ogni regola. La cosa più assurda era che alla ragazza quel contatto, così intimo e proibito, piaceva. Loki, con una semplice carezza era in grado di risvegliare i suoi sensi più profondi, mandandola in totale confusione. Doveva reagire subito, altrimenti non sarebbe più stata in grado di resistergli, ma non riusciva nemmeno a pensare. Le sfuggì un gemito dalle labbra, mentre lui continuava ad assaggiare lievemente la sua pelle ormai bollente. Lo sentì sogghignare nel suo orecchio, deridendola con voce leggermente roca:

"Come vedi, ho ragione."

Con un ultimo moto di orgoglio la ragazza riuscì a divincolarsi e si voltò verso di lui. Non poteva essere così debole, non si sarebbe arresa così facilmente. Loki la guardava con un'aria beffarda e superba, che la fece infuriare. Non si rese nemmeno conto che anche il respiro del dio si era fatto più pesante e, senza riflettere, gli mollò un ceffone in pieno viso.

Poi fuggì fuori dalla stanza, imboccando quelle scale che non percorreva da cinque anni, diretta alla sua vecchia camera. Proprio come quando era ragazzina, dopo un'ennesima ed umiliante litigata col padre, cercava asilo nel suo rifugio al piano di sopra. Aprì la porta con una spallata, protendendosi in avanti, pronta ad affondare le braccia sul suo letto che, come sempre, avrebbe accolto le sue lacrime e i suoi singhiozzi. Ma, inaspettatamente, franò sul pavimento. Alzò lo sguardo, sorpresa. Era finita lunga distesa sul parquet di legno di quella che un tempo era stata la sua camera.

E che ora era solo una stanza completamente vuota.
   
 
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