Ebbene, eccoci qui per quest’ultimo capitolo di Klaine Songs. Per ora è
Alchimista che vi parla… ed è giusto un tantino in ansia per quel che ha
scritto.
Spero davvero che sia un finale degno di questa storia, che sono stata
davvero felice di scrivere in compagnia della cara Pachelbel.
Ma via, vi lascio alla lettura e vi aspettiamo entrambe nelle note finali.
~ KlaineSongs ~
32°_ Dancing Queen ~ Blaine
~ Quando è
tutto perfetto ~
Aahhh
Aahhh
Ohhh yeeah
La musica dell'ultima canzone del ballo comincia a risuonare nella palestra
e vedo Kurt e Karofsky arrivare al centro della sala, pronti per ballare come
Re e Reginetta del ballo.
Il solo pensiero di questa cosa è un pugno dritto allo stomaco. E no, non
perché Kurt è lì con Karofsky, ma perché non sarebbe proprio dovuto
arrivare a questo momento, perché nessuno avrebbe dovuto fargli una cosa
simile, umiliarlo in quel modo, davanti a tutta la scuola.
Sono colpevoli delle sue lacrime, di aver rovinato una serata che non stava
andando poi così male... e nonostante prima, in corridoio, io abbia cercato di
sembrare forte per lui, la verità è che tutto questo, l'ansia che colgo negli
occhi di Kurt, la tensione che emana questa sala – e che solo in parte è stata
sciolta dal modo perfetto con cui lui ha accettato la corona –
destabilizzano per primo me, fanno in modo che la mia testa torni a quella
maledetta sera e che io abbia paura.
E non devo avere paura. Non questa sera, non qui con Kurt.
«Cosa ci facevate qui, signorine? Speravate di essere elette come reginette
del ballo?»
Sussulto al ricordo di quella frase. Fa male, soprattutto perché vedo in
Kurt quello che altri idioti avevamo detto a me quella sera.
No. Non adesso, Blaine. Non farti fermare adesso.
Con un sospiro tremulo torno alla scena che mi si sta svolgendo di fronte,
proprio in tempo per vedere che Karofsky balbetta qualcosa e lascia il cerchio
di persone pronte a ballare non appena loro avessero aperto le danze. Kurt
resta lì, lo sguardo sulla schiena del giocatore di football, come se sperasse
in un suo immediato ritorno. Ma quello lascia definitivamente la sala, mentre
la musica in sottofondo ricorda ancora che siamo tutti ad un ballo scolastico.
Mi basta un attimo per capire che cosa fare. Mi basta un attimo per
racimolare tutto il mio coraggio e rendermi conto che se Kurt ha fatto la prima
mossa, ora tocca a me agire. E non mi serve altro che questo – sapere che Kurt
a bisogno di me al momento – per fare in modo che nulla abbia più valore se non
la persona che ho davanti. In un attimo ogni mia paura è messa a tacere, i
brutti ricordi sono rilegati in un angolo e mi sento come un supereroe alla
ribalta, di quelli che nelle sciagure peggiori che possono capitare alla Terra,
quando non sembra esserci ormai più speranza e ha intorno solo amici dagli
animi atterriti ed arresi, si alza e a discapito di tutto decide di lottare.
Per quelli che ama. Per Kurt. E so che lui farebbe lo stesso – l'ha già
fatto questa sera.
Mi separo dalla massa di ragazzi ed entro nel cerchio
lasciato vuoto per permettere alla coppia designata di ballare, mentre Kurt mi
rivolge ancora le spalle, come se non avesse altra possibilità che guardare il punto da cui, ormai da più di qualche
istante, è uscito il Re del ballo. Gli sorrido, anche se non mi sta guardando e
prendo fiato.
«Scusami», comincio, la voce che lascia le mie labbra con più sicurezza e
tranquillità di quella che ho o che credo di dimostrare «Posso avere l'onore di
questo ballo?», chiedo con eleganza.
You can dance, you can jive
Having the time of your life
Ooh see that girl, watch that scene
Dig in the dancing queen
So perfettamente che gli occhi di tutta la sala sono puntati su di noi – su
di me, ma al momento non mi importa: i miei sono in quelli di Kurt e non potrebbe
esserci posto più sicuro. Lui mi guarda, la sorpresa iniziale che si mescola
alla gioia e che illumina l'azzurro delle iridi in modo sensazionale. Non si
aspettava una simile mossa da parte mia? Non sa che per lui sarei disposto a
tutto? Credeva davvero che, nonostante le mie paure, lo avrei lasciato solo in
un momento del genere?
Sorride e non avrebbe potuto essere più bello il movimento con cui le
labbra si dispiegano con tanta leggerezza all'insù, quasi rilassandosi.
«Sì. Sì puoi», sussurra, con voce rotta dall'emozione del momento e con una
tale confusione nella testa che credo non sappia bene cosa fare.
Per questo gli prendo una mano, poggiando l'altra sulla sua schiena ed
avvicinandolo a me, quasi con un istintivo fare protettivo, come se con quel
gesto potessi chiudere me e lui all'interno di quella stretta e dimenticare che
in realtà ci sono decine e decine di ragazzi le cui menti, al momento, staranno
sparando a zero su noi due che balliamo insieme.
Averlo tra le mie braccia sembra quasi rilassarmi ed è facile abbandonarsi
alla musica e al pensiero che, in un modo o nell'altro, stiamo avendo il nostro
ballo di fine anno, insieme.
Sorrido. Sorrido perché sono così fiero di Kurt e di come, nonostante sia
fragile, riesca sempre a rialzarsi e a far vedere che non potranno mai
fermarlo, che è invincibile. E più questo pensiero diventa forte nella mia
testa più il mio entusiasmo aumenta, come quando un bambino è all'entrata del
luna park e più il suo sguardo spazia tra le mille giostre, sommandole una dopo
l'altra, più la sua gioia cresce, perché sono tutte lì per lui.
Lo muovo con più convinzione, cercando di coinvolgerlo nel ballo, mentre
lui – perdendo a tratti il mio sguardo – osserva tra le mie braccia il resto
dei ragazzi. Forse vorrebbe gridar loro quanto siano stati cattivi, crudeli in
uno scherzo così stupido da fare tanto male; eppure... ti prego, lascia che
invece vedano come dalla loro cattiveria possa nascere qualcosa di stupendo,
Kurt! Che vedano quanto ci possiamo divertire, quanto ci amiamo. Perché ti amo,
Kurt... credo di averti amato da sempre e vorrei dirtelo ora, qui, davanti a
tutti, ma non credo sia il momento giusto. Basta colpi di scena per questa serata.
Friday night and the lights are low
Looking out for a place to go
Where they play the right music, getting in the swing
You come in to look for a king
Kurt incrocia il mio sguardo e sorride, ma stavolta c'è qualcosa di diverso
sul suo viso. Quel gesto... intende qualcosa di più. Leggo un “grazie” lasciato
lì, in bella mostra per chi sa davvero osservarlo e capirlo. Lasciato lì per
me.
Grazie di cosa Kurt? Sei la sola persona di cui mi interessi davvero al
momento, come avrei potuto fare qualcosa di diverso da ciò che ho fatto? Come
avrei anche solo potuto pensare di non prenderti tra le mie braccia e farti
ballare, fregandomene di tutto e di tutti, di ciò che avrebbero pensato e
forse, anche se magari solo per un momento, anche della paura che nonostante
tutto non caccerò mai del tutto? Siamo venuti anche per togliermi quel groppo
alla gola, per provarci, per addolcirlo almeno e ci sei riuscito, ci siamo
riusciti, insieme.
Non commettere l'errore di pensare che per te potrei esitare, o non
esserci. Se c'è una cosa di cui sono certo è questa: al di là di tutto, di come
andremo a finire e di quello che accadrà, ci sarò.
Per un attimo distolgo lo sguardo dal mio ragazzo ed intravedo Rachel che
fa una graziosa giravolta ed apre le danze anche per gli altri. Oh, perché ci
sono anche gli altri! Davvero me ne ero dimenticato per un attimo. Intravedo,
poi, Sam e Mercedes ballare poco lontano da lei – tra quei due sta nascendo
qualcosa o è solo il ballare così vicino a Kurt che mi fa vedere cose assurde?
Non ho tempo di pensare a quell'ipotesi che la luce improvvisa di un flash
investe i miei occhi, costringendomi a chiuderli per qualche istante. Quando li
riapro vedo chiaramente che Kurt ha avuto la mia stessa reazione e che Sam ha
appena posato una macchinetta digitale nella tasca del suo abito. Dovrò
ricordarmi di farmi passare quella foto: voglio tenerla con me e ricordare
questa serata che, nonostante tutto, sarà indimenticabile e non solo per le
brutte cose che comunque sono successe – anzi, per come sta andando adesso e
per quello che leggo negli occhi di Kurt, quelle saranno relegate lontano da
noi molto presto.
And when you get the chance
You are the dancing queen
Young and sweet, only seventeen
Dancing queen, feel the beat
From the tambourine, oh yeah
Continuiamo a ballare, ormai entrambi sciolti e abbastanza a nostro agio
nonostante i ragazzi che ci sono intorno. Scorgo Santana e Mercedes scendere
dal palco e mescolarsi agli altri mentre continuano a cantare – chissà quanto
male ci sarà rimasta l'ispanica, considerato che pur avendo vinto il suo
cavaliere non è stata scelta lei come reginetta. Credo sarebbe stato meglio per
tutti se fosse stato così, anche se io e Kurt non avremmo potuto avere questo
bellissimo ballo.
Lo prendo per le mani e lo avvicino per poi fargli fare una giravolta. Lo
vedo ridere di gusto mentre fa attenzione a che non gli cada la preziosa
corona. Poi mi stringe con entrambe le braccia, poggiandole con dolcezza sul
mio collo e muovendosi lento: è meraviglioso... non so quante volte l'ho
pensato stasera, o da quando lo conosco – nessuno avrebbe potuto tenere il
conto e per me è un pensiero fisso: non ha un inizio o una fine, è un dato di
fatto, sempre presente.
L'ho pensato dal primo giorno in cui l'ho visto, sulle scale della Dalton,
che era stupendo e in tutto questo tempo, per quante cose possono esserci
successe, non ho mai cambiato idea, né lui mi ha mai dato motivo per pensare di
farlo.
È semplicemente fantastico, in ogni cosa che fa. Ed è sorprendente: quando
credo che non possa farcela, che abbia bisogno di qualcuno che lo tiri su, ecco
che si rialza e guarda avanti, mostrando una fierezza che non ti aspetteresti.
È più forte di me, anche se forse non sembra. Lo è stato stasera.
Mi concentro sui suoi occhi, che mi stanno guardando senza perdere il
contatto e li vedo brillare, in quel particolare modo che mi fa battere il
cuore più forte, perché sono indescrivibili.
Se non me ne fossi già follemente innamorato, basterebbe questo ballo per
far nascere tutto. E me ne sto rendendo conto adesso: non esisterebbe un modo
in cui non potrei innamorarmi di lui – anche se ci fossimo incontrati in modi o
circostanze diverse, lo avrei notato e ci saremmo avvicinati.
Ci saremmo trovati.
You can dance, you can jive
Having the time of your life
Ooh see that girl, watch that scene
Dig in the dancing queen
Dancing dancing queen
Ormai siamo in mezzo alla folla di ragazzi che ballano ed io mi sono
letteralmente fatto coinvolgere dalla canzone – probabilmente non riuscirei mai
a non farmi coinvolgere – tanto che ora sto cantando la canzone di fronte ad un
Kurt che ride felice, l'elezione e i pianti quasi fossero solo un brutto
ricordo.
Sono felice che stia andando così. Sono felice di vederlo ridere per le mie
idiozie e il modo infantile con cui mi sto muovendo nella sala. Guardami, Kurt,
guardami! Non voglio fare altro che farti sorride, anche se per farlo mi dovrò rendere
ridicolo: se non lo sono per te, non lo sono per nessun altro, nessuno che
conti.
Si tiene ancora stretto la coroncina, mentre una cascata di palloncini ci
investe, quasi arrivassero da ogni dove. Portano colore nella sala e tutti
sembrano tornare bambini mentre li scacciano colpendoli o se li lanciano l'un
l'altro improvvisando una lotta. Inutile dire che io mi faccio prendere dalla
cosa in maniera quasi sproporzionata, lanciandone ovunque e ridendo come un
idiota.
Kurt, ancora una mano alla testa, ne scaccia un paio che gli si avvicinano
e sembra divertirsi molto, dato il modo felino con cui pare far la posta ad un
palloncino giallo che gli si sta avvicinando leggero, pronto per lanciarlo
lontano. Per questo non si accorge di un altro che sta praticamente per
colpirlo in viso se non fosse per i miei pronti riflessi che lo allontanano con
precisione, mentre gli sorrido.
Lui resta a guardarmi per qualche istante, sorpreso, rendendosi conto di
quello che stava succedendo e il sorriso che si lascia scappare di rimando è
distratto da qualche pensiero che lo allontana dal ballo. Era un semplice
palloncino colorato, non c'è molto a cui pensare!
Anche se... l'avrei fatto a prescindere da cosa fosse, perché dopo stasera
sono deciso a fare in modo che nient'altro lo sfiori, facendogli del male. So
che è forte e che probabilmente non esiste cosa al mondo in grado di
fermarlo... ma in ogni caso, farò in modo che tale forza non sia messa di nuovo
alla prova.
Mi si avvicina di nuovo, quasi fosse attratto in modo magnetico, ed è
naturale poggiargli una mano sul fianco e l'altra dietro la schiena. Mi fa
sentire tranquillo averlo tra le braccia e non perché sia geloso o
protettivo... solo perché mi pare di non poter più stare senza averlo così
vicino, come se mi mancasse l'aria.
Intanto sento le ultime note della canzone che si disperdono nella
confusione generale e scorgo le ragazze scendere dal palco e venire verso
quelli del Glee che sono accanto a noi.
Quando torno ad osservare Kurt, vedo i suoi occhi improvvisamente seri che
mi fissano, come se stessero cercando di cogliere ogni singolo dettaglio del
mio viso. Che ti prende? Improvvisamente non mi sento più così tranquillo –
impressionante il potere che ha su di me – ed il suo farsi serio mi
incuriosisce, anche se cerco di trattenere la lieve preoccupazione che mi
prende, giusto per non fare la figura del paranoico folle.
Dura solo pochi istanti, dopo i quali, resosi conto che mi stava fissando
in quel modo, fa un mezzo passo indietro arrossendo leggermente – non sa quanto
sia bello e mi faccia perdere la testa ogni volta che lo fa.
«Prima di andare, dobbiamo fare la foto», mi ricorda, ma ho come
l'impressione che sia solo la prima cosa che gli è venuta in mente per
impedirmi di fare domande.
Ad ogni modo lo assecondo, prendendolo per mano e avvicinandomi con lui al
fotografo. Questo ballo è stato memorabile, la foto di certo non può mancare!
~ ∞ ~
«Ti amo».
Lo pronuncio in modo così spontaneo da non rendermene quasi conto e per un
attimo credo di averlo detto semplicemente nella mia testa. È dal ballo che ci
penso, da quella sera che vorrei dirglielo, ma nessun momento mi sembrava
quello adatto.
Fino ad ora. Ora è perfetto. Perché non ci ho davvero pensato, perché è
semplicemente stato la sola cosa che avrei potuto dire, osservandolo in tutta
la sua bellezza e semplicità.
Lui pare sorpreso – ovvio che non se l'aspettasse. Il sorso di liquido
caldo che aveva appena preso resta nella sua bocca per un po' di tempo, come se
pensare a ciò che gli ho appena detto non gli permetta di fare altro, neanche
qualcosa di semplice come deglutire.
Quando lo fa, lentamente, io non mi rendo davvero conto di essere giusto un
po' in tensione.
«Ti amo anch'io», risponde e colgo nella sua voce la stessa semplicità che
ho provato io.
Sentirlo pronunciare dalle sue labbra per la prima volta mi dà sensazioni
contrastanti: ha il suono migliore del mondo e mi pare che il petto si sia
gonfiato di gioia così tanto da non poter respirare; ma allo stesso tempo è
come se ce lo fossimo già detto così tante volte da aver acquistato la
semplicità di una cosa abituale, senza perderne la preziosità – lo sapevamo
entrambi e i nostri occhi, i nostri gesti lo avevano detto tante volte.
Queste parole non sono altro che un sigillo e al momento vorrei dimenticare
della gente che ci circonda seduta ai tavolini e baciarlo qui, adesso. Prendere
il suo viso tra le mano ed assaporarlo lentamente, poi poggiare la fronte sulla
sua e specchiarmi nel suo sguardo e sussurrare ancora una volta sue labbra quanto
lo ami, quanto lo abbia amato da sempre.
«Sai, se mi fermo a pensarci, Kurt Hummel ha avuto un anno niente male»,
afferma Kurt mentre ancora penso al sapore del suo bacio.
Ha parlato in modo dolce ed io non posso fare altro che continuare a
guardarlo con quella che deve essere un'espressione da pesce lesso o comunque
estremamente imbambolata, perché per Blaine Anderson è stato il miglior anno di
sempre.
*
Il metallo contro cui mi appoggio, una volta sceso dalla macchina, scotta
del sole che lo ha riscaldato durante l'ora di viaggio ed il tempo di attesa.
Incrocio le braccia al petto ed il suono della campanella dà segno della fine
dell'ultima giornata di scuola al McKinley. Vero i primi ragazzi che escono con
entusiasmo dalla scuola e cerco immediatamente con lo sguardo Kurt o almeno
quelli del Glee ai quali di solito si accompagna.
Lo scorgo mentre, al braccio di Mercedes, ride ad una qualche battuta di Puckerman che, accanto a lui, gli dà un'amichevole pacca
sulla spalla. Sembra così felice e spensierato che non me la sento di farmi
notare ed interrompere una così bella scena.
«Blaine?!», lo sento, però, immediatamente gridare, come se mi stesse
cercando, come se sapesse da prima che ero lì.
Gli sorrido e me lo ritrovo tra le braccia. Nessuno starà pensando a noi
l'ultimo giorno di scuola, quindi abbandono ogni stupido timore e lo stringo
forte a me.
«Che ci fai qui? Dovresti essere alla Dalton!», mi rimprovera, ma son che
in realtà è felice di vedermi.
«É l'ultimo giorno di scuola, Kurt: ho fatto una corsa per arrivare qui in
tempo!».
Si stringe di nuovo a me con dolcezza.
«Sei perfetto», sussurra leggero ed io gli bacio velocemente la guancia.
«Ehi, piccioncini, che fate? Vi unite a noi?», chiede Mercedes – avevo
dimenticato che fosse qui con noi – ed un grosso sorriso le colora il volto
scuro.
Kurt si volta verso di lei, senza però staccarsi da me.
«Dove si va?», chiedo.
«Da Breadstick: si festeggia la fine di un
altro anno!», dice, come se fosse ovvio, Puckerman,
senza trattenere l'entusiasmo per un simile evento e soprattutto per i mesi di
vacanza che ci aspettano.
Io annuisco e salgo in macchina con Kurt.
*
«...E allora ho cominciato a parlarle dei diversi tipi di cloro per piscina
che conosco, di dove li si può trovare e quando ci sono gli sconti migliori!
Avreste dovuto vedere la faccia che ha fatto la prof!», conclude Puck tra le
risate generali per tanta sfrontatezza.
«Da dove diavolo ti vengono simili cose?», gli chiede Mike, asciugandosi
gli occhi.
«Sono automatiche, amico! Lei mi ha chiesto di parlare di un argomento su
cui ero certo di essere ferrato ed io l'ho fatto!».
Nuove risate invadono la tavola.
«L'anno prossimo dovrai stare attento: c'è il diploma, non potrai
permetterti simili svaghi!», lo rimprovera Artie
guadagnandosi un'amichevole occhiataccia da parte dell'altro.
Kurt appoggia la testa sulla mia spalla con disinvoltura e sospira lieve.
«Il prossimo anno sarà l'ultimo per me», mi ricorda «E saremo in due scuole
diverse per tutto il tempo... Ora è stato facile, il tempo è volato... ma
l'anno prossimo...».
Gli sfioro la mano per far sì che mi guardi.
«Ci vedremo ancora di pomeriggio e nei weekend, ricordi? Non
cambierà nulla, Kurt!», lo rassicuro, senza capire del tutto perché abbia
improvvisamente un simile pensiero.
Lui mi guarda con occhi che diventano d'un tratto seri.
«Ma potresti... potresti trasferirti qui. Intendo, al McKinley. Così
potremmo vederci sempre», propone spiazzandomi completamente.
Trasferirmi? Da loro? E lasciare la Dalton, lasciare i Warblers?
Mi ha preso così in contropiede che non so proprio che dire. Insomma non
sarebbe male: l'idea di vederlo sempre, come quando eravamo alla Dalton, è una
cosa che mi piacerebbe tantissimo – non posso negare quanto, nonostante tutto,
mi sia mancato. Eppure... i ragazzi lì sono come una seconda famiglia... non
posso di certo lasciarli così!
Non è una decisione che posso prendere ora, su due piedi. Kurt mi sta
ancora fissando. Che voglia una risposta certa adesso?
«Era solo una cosa a cui pensavo, Blaine», specifica, non appena si rende
conto di come la mia mente stia già viaggiando «Abbiamo un'intera estate per
parlarne».
Mi rassicuro e lo stringo a me, avvolgendogli le spalle con il braccio. Non
è il momento per pensare a cose del genere. Adesso tutto quello su cui riesco a
concentrarmi è il tempo che avremo per noi.
«Sai...», gli dico avvicinandomi al suo collo «Non credo ci sia poi tutto
questo tempo: l'ho già occupato tutto. Per noi» e gli lascio un veloce bacio
sul collo.
*
«Sai che se c'è una cosa che necessito di sapere quando usciamo è dove
stiamo andando».
«Ma dirtelo avrebbe svelato la sorpresa!».
«Sì... ma sono stato per delle ore davanti all'armadio, senza sapere da
dove cominciare per poi scegliere... questo» e fa una smorfia indicando
il jeans scuro e la camicia leggera che sta indossando.
Sorrido: credo che le sue scenate per l'abbigliamento siano una cosa che
non mi stancherò mai di ascoltare. Lui mi guarda incuriosito dal gesto ed
incrocia le braccia.
«Ti diverti?», mi chiede, facendo finta di offendersi.
«No, affatto! Sai che starei qui ad ascoltarti per ore. Ma davvero, come ti
ho detto a telefono, non c'è bisogno di sapere dove andiamo: saremo solo noi,
nessuno potrà vedere come sei vestito», lo rassicuro, senza rendermi conto che
magari Kurt avrebbe potuto fraintendere la mia frase.
Non sembra farlo, ad ogni modo, o meglio se succede non me lo fa notare, ma
sorride e si sporge quanto basta per sfiorare le mie labbra con semplicità. Io
vorrei approfondire quel bacio, ma mi impongo di resistere e non rovinare
tutto; metto in modo e comincio a guidare.
«Quindi... non posso avere neanche un indizio?».
Scoppio a ridere. Chi sarebbe il bambino tra noi due, adesso? Lo guardo con
la coda dell'occhio e mi pare di osservare un bimbo curioso di sapere che
sorpresa gli hanno preparato i genitori.
«Sembri me», sussurro «Non ci vorrà ancora molto, non riesci ad
aspettare?», faccio con tono genitoriale e lo vedo mettere un broncio infantile
che mi scopro ad adorare immediatamente.
«Va bene, papà», sussurra, ma non riesce a restare serio e scoppia a ridere
con suono cristallino.
Intanto, siamo ormai usciti da Lima e la strada, libera da costruzioni, ci
lascia vedere il paesaggio naturale che il tramonto appena cominciato colora di
sfumature rosa ed arancioni. Basta un altro quarto d'ora per arrivare alla meta
che ho scelto e quando mi fermo, osservo Kurt guardarsi intorno come se
cercasse qualcosa che non riesce a vedere. Siamo fermi praticamente nel bel
mezzo di nulla: un campo di erba fresca ci circonda ed il tramonto si dispiega
all'orizzonte, davanti a noi. È uno di quei posti che non credi possano ancora
esistere e che tolgono il fiato.
Quando anche lui se ne rende davvero conto, vedo i suoi occhi allargarsi,
come se volessero cogliere tutta la bellezza che lo circonda in un solo
sguardo. Un sorriso sincero gli si allarga sul viso senza che neanche se ne
accorda davvero e l'azzurro delle iridi luccica.
«Blaine... è bellissimo!» sussurra, come se non avesse improvvisamente
fiato.
Stavolta è il mio turno di allargare le labbra: sapevo perfettamente che la
vista di questo paesaggio avrebbe avuto un simile effetto su di lui.
«Vedi quell'albero alla nostra destra?», gli chiedo e solo allora gli occhi
di Kurt riescono a concentrarsi su un punto preciso di ciò che ci circonda: un
albero, appunto, punto culminante di una breve salita alla nostra destra «Chi
lo raggiunge per primo, ha vinto», propongo entusiasta.
Lui mi guarda per qualche istante, stupito e leggo qualcosa del tipo
“menomale che il bambino lo stavo facendo io”, prima che scatti
inaspettatamente fuori dalla macchina correndo verso l'albero.
Resto sbigottito dal gesto tanto rapido e reagisco con evitabile ritardo,
così che, per quanto possa correre, non riesco a raggiungerlo e lo osservo
esultare per la vittoria.
Sbuffo lasciandomi cadere sull'erba ed evito di guardarlo, mettendo un
broncio di cui spero si accorga.
«Non te la sarai presa!», mi punzecchia infatti «La gara l'hai proposta tu.
Io ho solo accettato», fa superiore.
«Sì, ma eri più vicino di me all'albero. Non vale», borbotto sulle mie,
incrociando le gambe e le braccia e abbassando lo sguardo.
Non riesco a vedere la reazione di Kurt, ma lo sento avvicinarsi e poi
piegarsi sulle ginocchia davanti a me, fino ad arrivare alla mia altezza.
Allora mi è impossibile non cercare il suo sguardo. Lo vedo osservarmi con un
misto di attenzione e divertimento negli occhi.
«Dovrò tenere a mente che è questa la tua reazione quando sono io a
vincere», sussurra amorevole, sfiorandomi i capelli che più liberi del solito
mi lambiscono la fronte.
Io cerco di reggere l'espressione offesa ancora per un po', ma averlo così
vicino annulla tutto: non sono capace di reggere una vera litigata quando si
tratta di Kurt, figurarsi far finta di essere arrabbiato. Con un sorriso che
spero non abbia nulla di rassicurante, lo tiro a me, facendogli perdere il
precario equilibrio che lo teneva in piedi e rotoliamo di poco lontano
dall'albero.
Quando ci fermiamo, si ritrova ad essere sopra di me e colgo al volo il suo
leggero smarrimento per baciarlo in modo intenso, come volevo già fare in
macchina. Lui asseconda immediatamente il mio gesto, sostenendosi con un
braccio sull'erba, mentre l'altra mano si stringe a coppa sul mio volto.
Non mi abituerò mai al suo sapore e ai nostri baci che, nonostante tutto,
riescono ancora a strapparmi inaspettati mugolii di piacere. Le mie mani fanno
a sostenere i suoi fianchi e solo quando abbiamo entrambi bisogno di prendere
fiato ci stacchiamo; lo guardo negli occhi, la voglia di lui che mi annebbia la
mente, ma so trattenermi. Kurt, con mia sorpresa, si appoggia con la testa sul
mio petto e mi si stinge contro.
«Ehi, è tutto a posto?», gli chiedo, avvicinandolo se possibile ancora di
più a me.
«Ti amo», mi sussurra lui.
«Anche io, Kurt», ed è imbarazzante il modo in cui senta le famosissime
farfalle nello stomaco al momento e il mio cuore batta terribilmente forte.
«Potrebbe scoppiare», dico consapevole del fatto che lui lo senta, poggiato
com'è proprio all'altezza di quel muscolo.
Si muove lievemente, in un goffo tentativo di annuire senza staccarsi da me
e mi prende la mano, stringendola.
«Qui è davvero bello», dice poi ed io gli accarezzo la guancia con la mano
libera.
«Io...», esito: non so quanto mi vada di mettere in mezzo un simile
argomento «Da piccolo mi ci hanno portato i miei genitori, un paio di volte»,
spiego poi, mentre mi rendo conto di quanto siano lontani quei ricordi.
Kurt si alza, cercando il mio sguardo. Mi osserva per un attimo e poi
sorride, poggiando con delicatezza le sue labbra sulle mie: ancora riesco a
sorprendermi di quanto bene mi conosca e riesca a capire tutto ciò che mi passa
per la testa. Io gli sorrido di rimando e gli sfioro una guancia leggero, scuotendo
la testa per fargli capire che va tutto bene.
«Ora questo posto mi ricorda te. Mi dà pace», sussurro e lo scorgo
arrossire lievemente in un modo che anche dopo tempo trovo tremendamente
semplice e delizioso.
Si posa di nuovo sul mio petto, stavolta in modo da poter guardare il cielo
striato di arancio del tramonto. Gli poggio una mano sul petto e sospiro,
lasciandomi contagiare dalla pacatezza del posto e dalla dolcezza di Kurt.
«Sai...», parla, mentre il vento serale si alza fresco «Tutto questo è così
nuovo che mi pare una meravigliosa fantasia, un bel sogno da cui non vorrei mai
svegliarmi».
«Ma sono qui. Siamo entrambi qui. Non c'è bisogno di svegliarsi».
«Se ripenso a tutto quello che abbiamo avuto... al modo in cui ci siamo
conosciuti...», continua e mi perdo in ricordi lontani.
«Nostalgico?», chiedo per alleggerire la situazione che, non so bene in che
modo, sta prendendo un verso quasi triste.
Lo sento sorridere, come se potessi vederlo, mentre mi stringe la mano per
rassicurarmi.
«Se non fossi mai venuto a spiarvi, se Puck non mi avesse mai mandato alla
Dalton... o semplicemente se avessi incontrato traffico o magari fermato un
ragazzo prima o dopo di te...»
«Dovrei essere geloso?», chiedo interrompendolo.
Lui si alza per potermi guardare negli occhi e colgo un'espressione confusa
ed interrogativa marcargli i lineamenti.
«Di chi?», mi chiede senza capire.
«Del ragazzo che avresti potuto fermare al mio posto! Insomma, e se fosse
stato David? O Wes? Magari Nick, Jeff o Thad! Non credevo di dover essere
attento anche a loro!».
La faccia che ha al momento Kurt è qualcosa di impagabile – rimpiango il
non avere una macchina fotografica con me, perché è da immortalare.
«Ma che diavolo...? Blaine, era solo una cosa ipotetica! E poi hai citato
tutti ragazzi etero – o presunti tali!», esclama ed io non riesco più a
trattenermi e scoppio in una sonora risata.
Lui mi guarda ancora qualche istante prima di capire che stavo scherzando e
lasciarsi scappare un sorriso scuotendo la testa.
«Ero serio», si difende «è stato davvero il caso a farci incontrare, nella
maniera più assoluta!».
«Ed è un problema?», chiedo mettendomi seduto e tirandolo a me.
«Ovvio che no...».
«Sai, credo che in un modo o nell'altro, anche se non fossi mai venuto alla
Dalton per spiarci, noi ci saremmo incontrati. Non so come, ma ce l'avremmo
fatta. Mi piace credere che fosse destino più che caso».
«E poi l'inguaribile romantico sarei io», mi prende in giro.
«Mai detto di non esserlo, anzi!».
Lui sporge indietro la testa, fino ad appoggiarla sull'incavo del mio collo
e chiude gli occhi. Io faccio lo stesso godendomi quella pace. Non vorrei
niente altro al momento.
È tutto perfetto.
_______________________________
"I finali sono difficili, qualunque idiota può
mettere giù uno stralcio di inizio, ma i finali sono davvero
complicati..."
Chuck
– conoscete Supernatural, sì? - ha sempre avuto
ragione e alla fine di questa storia, anche noi ci stiamo rendendo conto di
quanto sia difficile mettere la parola fine come si deve.
Speriamo di esserci riuscite in un modo quanto meno
dignitoso... *no, non abbiamo ansia, no no*
E a questo punto non sappiamo davvero come salutare.
Ovviamente non sarà una cosa definitiva - a breve vi
torneremo a tormentare con Klaine Songs 2 - eppure è sempre un misto tra
orgoglio e malinconia quello che lascia la parola "fine"
Ma prima dei finali, tuttavia, c'è sempre un inizio.
L'inizio della storia è... non sappiamo definirla
effettivamente. Questa storia era presente nelle nostre teste senza che neanche
lo sapessimo. E' stato un caso il fatto che entrambe ci trovassimo a casa
quella sera - Barbara priva di sonno, come al solito, e Chiara aspettando il
fratello che era uscito per andare a una festa - , è stato un caso che
cominciassimo a parlare di Glee, è stato un caso l'aver tirato fuori le nostre
idee. E così è iniziato tutto, e non è stato poi così complicato - nonostante
all'inizio ci siamo un po' scontrate (oh sì, è successo!).
Ma perché uno parla sempre dell'inizio e della fine?
E quello che c'è nel mezzo? Che fine fa, quello che c'è nel mezzo? E' tanto
importante quanto l'inzio e la fine, se non di più. E
nel mezzo di questa storia... c'eravate voi. C'erano le persone fantastiche che
abbiamo incontrato mentre la scrivevamo, commuovendoci e ridendo e sclerando e
schifandoci con voi. Ma soprattutto, nel mezzo di questa storia c'è
un'amicizia, la /nostra/ amicizia (e definirla tale ci sembra davvero
riduttivo), che ha portato avanti tutto, costruendo mattone dopo mattone e
raggiungendo quindi una conclusione. Senza quest'amicizia, non ci sarebbe stato
poi molto. Questa storia non esisterebbe se non ci fossimo state entrambe.
Barbara avrebbe fatto metà del lavoro, senza Chiara. E viceversa. Ci siamo date
forza a vicenda.
Ma anche voi lettori avete avuto questa parte, siete
stati parte della nostra forza. Ci teniamo, quindi particolarmente a
ringraziare chiunque abbia letto la storia e soprattutto quelli che si sono
fatti notare tra i 39 preferite, 10 ricordate e 93 seguite... Senza di voi la
storia non ci sarebbe stata o non sarebbe stata tanto bella.
Giuriamo che stiamo cercando in tutti i modi di non
commuoverci, ma è davvero dura...
Quindi non so... magari salutiamo qui, invitando a
tenere la nostra pagina sotto controllo, perché il seguito arriverà davvero
presto (abbiamo persino fissato una data! E sì, siamo maniacali fino a questo
punto!)
Grazie. Grazie davvero ♥