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Autore: Alchbel    01/06/2012    7 recensioni
La storia si propone di ripercorrere con voi le tappe del rapporto tra Blaine e Kurt, soffermandosi sui pensieri che i due hanno avuto durante le canzoni che li hanno visti protagonisti... Verranno inoltre inseriti dei “missing moments” attraverso i quali si indagherà ancora sulle dinamiche del loro rapporto. Enjoy!
Genere: Introspettivo, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ebbene, eccoci qui per quest’ultimo capitolo di Klaine Songs. Per ora è Alchimista che vi parla… ed è giusto un tantino in ansia per quel che ha scritto.

Spero davvero che sia un finale degno di questa storia, che sono stata davvero felice di scrivere in compagnia della cara Pachelbel.

Ma via, vi lascio alla lettura e vi aspettiamo entrambe nelle note finali.

 

 

 

 

~ KlaineSongs ~

 

32°_ Dancing Queen ~ Blaine

~  Quando è tutto perfetto ~

 



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Aahhh

Aahhh

Ohhh yeeah

 

 

La musica dell'ultima canzone del ballo comincia a risuonare nella palestra e vedo Kurt e Karofsky arrivare al centro della sala, pronti per ballare come Re e Reginetta del ballo.

 

Il solo pensiero di questa cosa è un pugno dritto allo stomaco. E no, non perché Kurt è lì con Karofsky, ma perché non sarebbe proprio dovuto arrivare a questo momento, perché nessuno avrebbe dovuto fargli una cosa simile, umiliarlo in quel modo, davanti a tutta la scuola.

 

Sono colpevoli delle sue lacrime, di aver rovinato una serata che non stava andando poi così male... e nonostante prima, in corridoio, io abbia cercato di sembrare forte per lui, la verità è che tutto questo, l'ansia che colgo negli occhi di Kurt, la tensione che emana questa sala – e che solo in parte è stata sciolta dal modo perfetto con cui lui ha accettato la corona – destabilizzano per primo me, fanno in modo che la mia testa torni a quella maledetta sera e che io abbia paura.

 

E non devo avere paura. Non questa sera, non qui con Kurt.

 

 

«Cosa ci facevate qui, signorine? Speravate di essere elette come reginette del ballo?»

 

 

Sussulto al ricordo di quella frase. Fa male, soprattutto perché vedo in Kurt quello che altri idioti avevamo detto a me quella sera.

 

No. Non adesso, Blaine. Non farti fermare adesso.

 

Con un sospiro tremulo torno alla scena che mi si sta svolgendo di fronte, proprio in tempo per vedere che Karofsky balbetta qualcosa e lascia il cerchio di persone pronte a ballare non appena loro avessero aperto le danze. Kurt resta lì, lo sguardo sulla schiena del giocatore di football, come se sperasse in un suo immediato ritorno. Ma quello lascia definitivamente la sala, mentre la musica in sottofondo ricorda ancora che siamo tutti ad un ballo scolastico.

 

Mi basta un attimo per capire che cosa fare. Mi basta un attimo per racimolare tutto il mio coraggio e rendermi conto che se Kurt ha fatto la prima mossa, ora tocca a me agire. E non mi serve altro che questo – sapere che Kurt a bisogno di me al momento – per fare in modo che nulla abbia più valore se non la persona che ho davanti. In un attimo ogni mia paura è messa a tacere, i brutti ricordi sono rilegati in un angolo e mi sento come un supereroe alla ribalta, di quelli che nelle sciagure peggiori che possono capitare alla Terra, quando non sembra esserci ormai più speranza e ha intorno solo amici dagli animi atterriti ed arresi, si alza e a discapito di tutto decide di lottare. Per quelli che ama. Per Kurt. E so che lui farebbe lo stesso – l'ha già fatto questa sera.

 

Mi separo dalla massa di ragazzi ed entro nel cerchio lasciato vuoto per permettere alla coppia designata di ballare, mentre Kurt mi rivolge ancora le spalle, come se non avesse altra possibilità che guardare il punto da cui, ormai da più di qualche istante, è uscito il Re del ballo. Gli sorrido, anche se non mi sta guardando e prendo fiato.

 

«Scusami», comincio, la voce che lascia le mie labbra con più sicurezza e tranquillità di quella che ho o che credo di dimostrare «Posso avere l'onore di questo ballo?», chiedo con eleganza.

 

 

You can dance, you can jive
Having the time of your life
Ooh see that girl, watch that scene
Dig in the dancing queen

 

 

So perfettamente che gli occhi di tutta la sala sono puntati su di noi – su di me, ma al momento non mi importa: i miei sono in quelli di Kurt e non potrebbe esserci posto più sicuro. Lui mi guarda, la sorpresa iniziale che si mescola alla gioia e che illumina l'azzurro delle iridi in modo sensazionale. Non si aspettava una simile mossa da parte mia? Non sa che per lui sarei disposto a tutto? Credeva davvero che, nonostante le mie paure, lo avrei lasciato solo in un momento del genere?

 

Sorride e non avrebbe potuto essere più bello il movimento con cui le labbra si dispiegano con tanta leggerezza all'insù, quasi rilassandosi.

 

«Sì. Sì puoi», sussurra, con voce rotta dall'emozione del momento e con una tale confusione nella testa che credo non sappia bene cosa fare.

 

Per questo gli prendo una mano, poggiando l'altra sulla sua schiena ed avvicinandolo a me, quasi con un istintivo fare protettivo, come se con quel gesto potessi chiudere me e lui all'interno di quella stretta e dimenticare che in realtà ci sono decine e decine di ragazzi le cui menti, al momento, staranno sparando a zero su noi due che balliamo insieme.

 

Averlo tra le mie braccia sembra quasi rilassarmi ed è facile abbandonarsi alla musica e al pensiero che, in un modo o nell'altro, stiamo avendo il nostro ballo di fine anno, insieme.

 

Sorrido. Sorrido perché sono così fiero di Kurt e di come, nonostante sia fragile, riesca sempre a rialzarsi e a far vedere che non potranno mai fermarlo, che è invincibile. E più questo pensiero diventa forte nella mia testa più il mio entusiasmo aumenta, come quando un bambino è all'entrata del luna park e più il suo sguardo spazia tra le mille giostre, sommandole una dopo l'altra, più la sua gioia cresce, perché sono tutte lì per lui.

 

Lo muovo con più convinzione, cercando di coinvolgerlo nel ballo, mentre lui – perdendo a tratti il mio sguardo – osserva tra le mie braccia il resto dei ragazzi. Forse vorrebbe gridar loro quanto siano stati cattivi, crudeli in uno scherzo così stupido da fare tanto male; eppure... ti prego, lascia che invece vedano come dalla loro cattiveria possa nascere qualcosa di stupendo, Kurt! Che vedano quanto ci possiamo divertire, quanto ci amiamo. Perché ti amo, Kurt... credo di averti amato da sempre e vorrei dirtelo ora, qui, davanti a tutti, ma non credo sia il momento giusto. Basta colpi di scena per questa serata.

 


Friday night and the lights are low
Looking out for a place to go
Where they play the right music, getting in the swing
You come in to look for a king

 

 

Kurt incrocia il mio sguardo e sorride, ma stavolta c'è qualcosa di diverso sul suo viso. Quel gesto... intende qualcosa di più. Leggo un “grazie” lasciato lì, in bella mostra per chi sa davvero osservarlo e capirlo. Lasciato lì per me.

 

Grazie di cosa Kurt? Sei la sola persona di cui mi interessi davvero al momento, come avrei potuto fare qualcosa di diverso da ciò che ho fatto? Come avrei anche solo potuto pensare di non prenderti tra le mie braccia e farti ballare, fregandomene di tutto e di tutti, di ciò che avrebbero pensato e forse, anche se magari solo per un momento, anche della paura che nonostante tutto non caccerò mai del tutto? Siamo venuti anche per togliermi quel groppo alla gola, per provarci, per addolcirlo almeno e ci sei riuscito, ci siamo riusciti, insieme.

Non commettere l'errore di pensare che per te potrei esitare, o non esserci. Se c'è una cosa di cui sono certo è questa: al di là di tutto, di come andremo a finire e di quello che accadrà, ci sarò.

 

Per un attimo distolgo lo sguardo dal mio ragazzo ed intravedo Rachel che fa una graziosa giravolta ed apre le danze anche per gli altri. Oh, perché ci sono anche gli altri! Davvero me ne ero dimenticato per un attimo. Intravedo, poi, Sam e Mercedes ballare poco lontano da lei – tra quei due sta nascendo qualcosa o è solo il ballare così vicino a Kurt che mi fa vedere cose assurde?

 

Non ho tempo di pensare a quell'ipotesi che la luce improvvisa di un flash investe i miei occhi, costringendomi a chiuderli per qualche istante. Quando li riapro vedo chiaramente che Kurt ha avuto la mia stessa reazione e che Sam ha appena posato una macchinetta digitale nella tasca del suo abito. Dovrò ricordarmi di farmi passare quella foto: voglio tenerla con me e ricordare questa serata che, nonostante tutto, sarà indimenticabile e non solo per le brutte cose che comunque sono successe – anzi, per come sta andando adesso e per quello che leggo negli occhi di Kurt, quelle saranno relegate lontano da noi molto presto.

 

 

 And when you get the chance
You are the dancing queen
Young and sweet, only seventeen
Dancing queen, feel the beat
From the tambourine, oh yeah

 

 

Continuiamo a ballare, ormai entrambi sciolti e abbastanza a nostro agio nonostante i ragazzi che ci sono intorno. Scorgo Santana e Mercedes scendere dal palco e mescolarsi agli altri mentre continuano a cantare – chissà quanto male ci sarà rimasta l'ispanica, considerato che pur avendo vinto il suo cavaliere non è stata scelta lei come reginetta. Credo sarebbe stato meglio per tutti se fosse stato così, anche se io e Kurt non avremmo potuto avere questo bellissimo ballo.

 

Lo prendo per le mani e lo avvicino per poi fargli fare una giravolta. Lo vedo ridere di gusto mentre fa attenzione a che non gli cada la preziosa corona. Poi mi stringe con entrambe le braccia, poggiandole con dolcezza sul mio collo e muovendosi lento: è meraviglioso... non so quante volte l'ho pensato stasera, o da quando lo conosco – nessuno avrebbe potuto tenere il conto e per me è un pensiero fisso: non ha un inizio o una fine, è un dato di fatto, sempre presente.

 

L'ho pensato dal primo giorno in cui l'ho visto, sulle scale della Dalton, che era stupendo e in tutto questo tempo, per quante cose possono esserci successe, non ho mai cambiato idea, né lui mi ha mai dato motivo per pensare di farlo.

 

È semplicemente fantastico, in ogni cosa che fa. Ed è sorprendente: quando credo che non possa farcela, che abbia bisogno di qualcuno che lo tiri su, ecco che si rialza e guarda avanti, mostrando una fierezza che non ti aspetteresti. È più forte di me, anche se forse non sembra. Lo è stato stasera.

 

Mi concentro sui suoi occhi, che mi stanno guardando senza perdere il contatto e li vedo brillare, in quel particolare modo che mi fa battere il cuore più forte, perché sono indescrivibili.

 

Se non me ne fossi già follemente innamorato, basterebbe questo ballo per far nascere tutto. E me ne sto rendendo conto adesso: non esisterebbe un modo in cui non potrei innamorarmi di lui – anche se ci fossimo incontrati in modi o circostanze diverse, lo avrei notato e ci saremmo avvicinati.

 

Ci saremmo trovati.

 

 

You can dance, you can jive
Having the time of your life
Ooh see that girl, watch that scene
Dig in the dancing queen
Dancing dancing queen

 

 

Ormai siamo in mezzo alla folla di ragazzi che ballano ed io mi sono letteralmente fatto coinvolgere dalla canzone – probabilmente non riuscirei mai a non farmi coinvolgere – tanto che ora sto cantando la canzone di fronte ad un Kurt che ride felice, l'elezione e i pianti quasi fossero solo un brutto ricordo.

 

Sono felice che stia andando così. Sono felice di vederlo ridere per le mie idiozie e il modo infantile con cui mi sto muovendo nella sala. Guardami, Kurt, guardami! Non voglio fare altro che farti sorride, anche se per farlo mi dovrò rendere ridicolo: se non lo sono per te, non lo sono per nessun altro, nessuno che conti.

 

Si tiene ancora stretto la coroncina, mentre una cascata di palloncini ci investe, quasi arrivassero da ogni dove. Portano colore nella sala e tutti sembrano tornare bambini mentre li scacciano colpendoli o se li lanciano l'un l'altro improvvisando una lotta. Inutile dire che io mi faccio prendere dalla cosa in maniera quasi sproporzionata, lanciandone ovunque e ridendo come un idiota.

 

Kurt, ancora una mano alla testa, ne scaccia un paio che gli si avvicinano e sembra divertirsi molto, dato il modo felino con cui pare far la posta ad un palloncino giallo che gli si sta avvicinando leggero, pronto per lanciarlo lontano. Per questo non si accorge di un altro che sta praticamente per colpirlo in viso se non fosse per i miei pronti riflessi che lo allontanano con precisione, mentre gli sorrido.

 

Lui resta a guardarmi per qualche istante, sorpreso, rendendosi conto di quello che stava succedendo e il sorriso che si lascia scappare di rimando è distratto da qualche pensiero che lo allontana dal ballo. Era un semplice palloncino colorato, non c'è molto a cui pensare!

 

Anche se... l'avrei fatto a prescindere da cosa fosse, perché dopo stasera sono deciso a fare in modo che nient'altro lo sfiori, facendogli del male. So che è forte e che probabilmente non esiste cosa al mondo in grado di fermarlo... ma in ogni caso, farò in modo che tale forza non sia messa di nuovo alla prova.

 

Mi si avvicina di nuovo, quasi fosse attratto in modo magnetico, ed è naturale poggiargli una mano sul fianco e l'altra dietro la schiena. Mi fa sentire tranquillo averlo tra le braccia e non perché sia geloso o protettivo... solo perché mi pare di non poter più stare senza averlo così vicino, come se mi mancasse l'aria.

 

Intanto sento le ultime note della canzone che si disperdono nella confusione generale e scorgo le ragazze scendere dal palco e venire verso quelli del Glee che sono accanto a noi.

 

Quando torno ad osservare Kurt, vedo i suoi occhi improvvisamente seri che mi fissano, come se stessero cercando di cogliere ogni singolo dettaglio del mio viso. Che ti prende? Improvvisamente non mi sento più così tranquillo – impressionante il potere che ha su di me – ed il suo farsi serio mi incuriosisce, anche se cerco di trattenere la lieve preoccupazione che mi prende, giusto per non fare la figura del paranoico folle.

 

Dura solo pochi istanti, dopo i quali, resosi conto che mi stava fissando in quel modo, fa un mezzo passo indietro arrossendo leggermente – non sa quanto sia bello e mi faccia perdere la testa ogni volta che lo fa.

 

«Prima di andare, dobbiamo fare la foto», mi ricorda, ma ho come l'impressione che sia solo la prima cosa che gli è venuta in mente per impedirmi di fare domande.

 

Ad ogni modo lo assecondo, prendendolo per mano e avvicinandomi con lui al fotografo. Questo ballo è stato memorabile, la foto di certo non può mancare!

 

 

~ ∞ ~

 

 

«Ti amo».

Lo pronuncio in modo così spontaneo da non rendermene quasi conto e per un attimo credo di averlo detto semplicemente nella mia testa. È dal ballo che ci penso, da quella sera che vorrei dirglielo, ma nessun momento mi sembrava quello adatto.

 

Fino ad ora. Ora è perfetto. Perché non ci ho davvero pensato, perché è semplicemente stato la sola cosa che avrei potuto dire, osservandolo in tutta la sua bellezza e semplicità.

 

Lui pare sorpreso – ovvio che non se l'aspettasse. Il sorso di liquido caldo che aveva appena preso resta nella sua bocca per un po' di tempo, come se pensare a ciò che gli ho appena detto non gli permetta di fare altro, neanche qualcosa di semplice come deglutire.

 

Quando lo fa, lentamente, io non mi rendo davvero conto di essere giusto un po' in tensione.

 

«Ti amo anch'io», risponde e colgo nella sua voce la stessa semplicità che ho provato io.

 

Sentirlo pronunciare dalle sue labbra per la prima volta mi dà sensazioni contrastanti: ha il suono migliore del mondo e mi pare che il petto si sia gonfiato di gioia così tanto da non poter respirare; ma allo stesso tempo è come se ce lo fossimo già detto così tante volte da aver acquistato la semplicità di una cosa abituale, senza perderne la preziosità – lo sapevamo entrambi e i nostri occhi, i nostri gesti lo avevano detto tante volte.

 

Queste parole non sono altro che un sigillo e al momento vorrei dimenticare della gente che ci circonda seduta ai tavolini e baciarlo qui, adesso. Prendere il suo viso tra le mano ed assaporarlo lentamente, poi poggiare la fronte sulla sua e specchiarmi nel suo sguardo e sussurrare ancora una volta sue labbra quanto lo ami, quanto lo abbia amato da sempre.

 

«Sai, se mi fermo a pensarci, Kurt Hummel ha avuto un anno niente male», afferma Kurt mentre ancora penso al sapore del suo bacio.

 

Ha parlato in modo dolce ed io non posso fare altro che continuare a guardarlo con quella che deve essere un'espressione da pesce lesso o comunque estremamente imbambolata, perché per Blaine Anderson è stato il miglior anno di sempre.

 

 

*

 

 

Il metallo contro cui mi appoggio, una volta sceso dalla macchina, scotta del sole che lo ha riscaldato durante l'ora di viaggio ed il tempo di attesa. Incrocio le braccia al petto ed il suono della campanella dà segno della fine dell'ultima giornata di scuola al McKinley. Vero i primi ragazzi che escono con entusiasmo dalla scuola e cerco immediatamente con lo sguardo Kurt o almeno quelli del Glee ai quali di solito si accompagna.

 

Lo scorgo mentre, al braccio di Mercedes, ride ad una qualche battuta di Puckerman che, accanto a lui, gli dà un'amichevole pacca sulla spalla. Sembra così felice e spensierato che non me la sento di farmi notare ed interrompere una così bella scena.

 

«Blaine?!», lo sento, però, immediatamente gridare, come se mi stesse cercando, come se sapesse da prima che ero lì.

 

Gli sorrido e me lo ritrovo tra le braccia. Nessuno starà pensando a noi l'ultimo giorno di scuola, quindi abbandono ogni stupido timore e lo stringo forte a me.

 

«Che ci fai qui? Dovresti essere alla Dalton!», mi rimprovera, ma son che in realtà è felice di vedermi.

 

«É l'ultimo giorno di scuola, Kurt: ho fatto una corsa per arrivare qui in tempo!».

 

Si stringe di nuovo a me con dolcezza.

 

«Sei perfetto», sussurra leggero ed io gli bacio velocemente la guancia.

 

«Ehi, piccioncini, che fate? Vi unite a noi?», chiede Mercedes – avevo dimenticato che fosse qui con noi – ed un grosso sorriso le colora il volto scuro.

 

Kurt si volta verso di lei, senza però staccarsi da me.

 

«Dove si va?», chiedo.

 

«Da Breadstick: si festeggia la fine di un altro anno!», dice, come se fosse ovvio, Puckerman, senza trattenere l'entusiasmo per un simile evento e soprattutto per i mesi di vacanza che ci aspettano.

Io annuisco e salgo in macchina con Kurt.

 

 

*

 

 

«...E allora ho cominciato a parlarle dei diversi tipi di cloro per piscina che conosco, di dove li si può trovare e quando ci sono gli sconti migliori! Avreste dovuto vedere la faccia che ha fatto la prof!», conclude Puck tra le risate generali per tanta sfrontatezza.

 

«Da dove diavolo ti vengono simili cose?», gli chiede Mike, asciugandosi gli occhi.

 

«Sono automatiche, amico! Lei mi ha chiesto di parlare di un argomento su cui ero certo di essere ferrato ed io l'ho fatto!».

 

Nuove risate invadono la tavola.

 

«L'anno prossimo dovrai stare attento: c'è il diploma, non potrai permetterti simili svaghi!», lo rimprovera Artie guadagnandosi un'amichevole occhiataccia da parte dell'altro.

 

Kurt appoggia la testa sulla mia spalla con disinvoltura e sospira lieve.

 

«Il prossimo anno sarà l'ultimo per me», mi ricorda «E saremo in due scuole diverse per tutto il tempo... Ora è stato facile, il tempo è volato... ma l'anno prossimo...».

 

Gli sfioro la mano per far sì che mi guardi.

 

«Ci vedremo ancora di pomeriggio e nei weekend, ricordi? Non cambierà nulla, Kurt!», lo rassicuro, senza capire del tutto perché abbia improvvisamente un simile pensiero.

 

Lui mi guarda con occhi che diventano d'un tratto seri.

 

«Ma potresti... potresti trasferirti qui. Intendo, al McKinley. Così potremmo vederci sempre», propone spiazzandomi completamente.

 

Trasferirmi? Da loro? E lasciare la Dalton, lasciare i Warblers?

 

Mi ha preso così in contropiede che non so proprio che dire. Insomma non sarebbe male: l'idea di vederlo sempre, come quando eravamo alla Dalton, è una cosa che mi piacerebbe tantissimo – non posso negare quanto, nonostante tutto, mi sia mancato. Eppure... i ragazzi lì sono come una seconda famiglia... non posso di certo lasciarli così!

 

Non è una decisione che posso prendere ora, su due piedi. Kurt mi sta ancora fissando. Che voglia una risposta certa adesso?

 

«Era solo una cosa a cui pensavo, Blaine», specifica, non appena si rende conto di come la mia mente stia già viaggiando «Abbiamo un'intera estate per parlarne».

 

Mi rassicuro e lo stringo a me, avvolgendogli le spalle con il braccio. Non è il momento per pensare a cose del genere. Adesso tutto quello su cui riesco a concentrarmi è il tempo che avremo per noi.

 

«Sai...», gli dico avvicinandomi al suo collo «Non credo ci sia poi tutto questo tempo: l'ho già occupato tutto. Per noi» e gli lascio un veloce bacio sul collo.

 

 

*

 

 

«Sai che se c'è una cosa che necessito di sapere quando usciamo è dove stiamo andando».

 

«Ma dirtelo avrebbe svelato la sorpresa!».

 

«Sì... ma sono stato per delle ore davanti all'armadio, senza sapere da dove cominciare per poi scegliere... questo» e fa una smorfia indicando il jeans scuro e la camicia leggera che sta indossando.

 

Sorrido: credo che le sue scenate per l'abbigliamento siano una cosa che non mi stancherò mai di ascoltare. Lui mi guarda incuriosito dal gesto ed incrocia le braccia.

 

«Ti diverti?», mi chiede, facendo finta di offendersi.

 

«No, affatto! Sai che starei qui ad ascoltarti per ore. Ma davvero, come ti ho detto a telefono, non c'è bisogno di sapere dove andiamo: saremo solo noi, nessuno potrà vedere come sei vestito», lo rassicuro, senza rendermi conto che magari Kurt avrebbe potuto fraintendere la mia frase.

 

Non sembra farlo, ad ogni modo, o meglio se succede non me lo fa notare, ma sorride e si sporge quanto basta per sfiorare le mie labbra con semplicità. Io vorrei approfondire quel bacio, ma mi impongo di resistere e non rovinare tutto; metto in modo e comincio a guidare.

 

«Quindi... non posso avere neanche un indizio?».

 

Scoppio a ridere. Chi sarebbe il bambino tra noi due, adesso? Lo guardo con la coda dell'occhio e mi pare di osservare un bimbo curioso di sapere che sorpresa gli hanno preparato i genitori.

 

«Sembri me», sussurro «Non ci vorrà ancora molto, non riesci ad aspettare?», faccio con tono genitoriale e lo vedo mettere un broncio infantile che mi scopro ad adorare immediatamente.

 

«Va bene, papà», sussurra, ma non riesce a restare serio e scoppia a ridere con suono cristallino.

 

Intanto, siamo ormai usciti da Lima e la strada, libera da costruzioni, ci lascia vedere il paesaggio naturale che il tramonto appena cominciato colora di sfumature rosa ed arancioni. Basta un altro quarto d'ora per arrivare alla meta che ho scelto e quando mi fermo, osservo Kurt guardarsi intorno come se cercasse qualcosa che non riesce a vedere. Siamo fermi praticamente nel bel mezzo di nulla: un campo di erba fresca ci circonda ed il tramonto si dispiega all'orizzonte, davanti a noi. È uno di quei posti che non credi possano ancora esistere e che tolgono il fiato.

 

Quando anche lui se ne rende davvero conto, vedo i suoi occhi allargarsi, come se volessero cogliere tutta la bellezza che lo circonda in un solo sguardo. Un sorriso sincero gli si allarga sul viso senza che neanche se ne accorda davvero e l'azzurro delle iridi luccica.

 

«Blaine... è bellissimo!» sussurra, come se non avesse improvvisamente fiato.

 

Stavolta è il mio turno di allargare le labbra: sapevo perfettamente che la vista di questo paesaggio avrebbe avuto un simile effetto su di lui.

 

«Vedi quell'albero alla nostra destra?», gli chiedo e solo allora gli occhi di Kurt riescono a concentrarsi su un punto preciso di ciò che ci circonda: un albero, appunto, punto culminante di una breve salita alla nostra destra «Chi lo raggiunge per primo, ha vinto», propongo entusiasta.

 

Lui mi guarda per qualche istante, stupito e leggo qualcosa del tipo “menomale che il bambino lo stavo facendo io”, prima che scatti inaspettatamente fuori dalla macchina correndo verso l'albero.

 

Resto sbigottito dal gesto tanto rapido e reagisco con evitabile ritardo, così che, per quanto possa correre, non riesco a raggiungerlo e lo osservo esultare per la vittoria.

 

Sbuffo lasciandomi cadere sull'erba ed evito di guardarlo, mettendo un broncio di cui spero si accorga.

 

«Non te la sarai presa!», mi punzecchia infatti «La gara l'hai proposta tu. Io ho solo accettato», fa superiore.

 

«Sì, ma eri più vicino di me all'albero. Non vale», borbotto sulle mie, incrociando le gambe e le braccia e abbassando lo sguardo.

 

Non riesco a vedere la reazione di Kurt, ma lo sento avvicinarsi e poi piegarsi sulle ginocchia davanti a me, fino ad arrivare alla mia altezza. Allora mi è impossibile non cercare il suo sguardo. Lo vedo osservarmi con un misto di attenzione e divertimento negli occhi.

 

«Dovrò tenere a mente che è questa la tua reazione quando sono io a vincere», sussurra amorevole, sfiorandomi i capelli che più liberi del solito mi lambiscono la fronte.

 

Io cerco di reggere l'espressione offesa ancora per un po', ma averlo così vicino annulla tutto: non sono capace di reggere una vera litigata quando si tratta di Kurt, figurarsi far finta di essere arrabbiato. Con un sorriso che spero non abbia nulla di rassicurante, lo tiro a me, facendogli perdere il precario equilibrio che lo teneva in piedi e rotoliamo di poco lontano dall'albero.

 

Quando ci fermiamo, si ritrova ad essere sopra di me e colgo al volo il suo leggero smarrimento per baciarlo in modo intenso, come volevo già fare in macchina. Lui asseconda immediatamente il mio gesto, sostenendosi con un braccio sull'erba, mentre l'altra mano si stringe a coppa sul mio volto.

 

Non mi abituerò mai al suo sapore e ai nostri baci che, nonostante tutto, riescono ancora a strapparmi inaspettati mugolii di piacere. Le mie mani fanno a sostenere i suoi fianchi e solo quando abbiamo entrambi bisogno di prendere fiato ci stacchiamo; lo guardo negli occhi, la voglia di lui che mi annebbia la mente, ma so trattenermi. Kurt, con mia sorpresa, si appoggia con la testa sul mio petto e mi si stinge contro.

 

«Ehi, è tutto a posto?», gli chiedo, avvicinandolo se possibile ancora di più a me.

 

«Ti amo», mi sussurra lui.

 

«Anche io, Kurt», ed è imbarazzante il modo in cui senta le famosissime farfalle nello stomaco al momento e il mio cuore batta terribilmente forte.

 

«Potrebbe scoppiare», dico consapevole del fatto che lui lo senta, poggiato com'è proprio all'altezza di quel muscolo.

 

Si muove lievemente, in un goffo tentativo di annuire senza staccarsi da me e mi prende la mano, stringendola.

 

«Qui è davvero bello», dice poi ed io gli accarezzo la guancia con la mano libera.

 

«Io...», esito: non so quanto mi vada di mettere in mezzo un simile argomento «Da piccolo mi ci hanno portato i miei genitori, un paio di volte», spiego poi, mentre mi rendo conto di quanto siano lontani quei ricordi.

 

Kurt si alza, cercando il mio sguardo. Mi osserva per un attimo e poi sorride, poggiando con delicatezza le sue labbra sulle mie: ancora riesco a sorprendermi di quanto bene mi conosca e riesca a capire tutto ciò che mi passa per la testa. Io gli sorrido di rimando e gli sfioro una guancia leggero, scuotendo la testa per fargli capire che va tutto bene.

 

«Ora questo posto mi ricorda te. Mi dà pace», sussurro e lo scorgo arrossire lievemente in un modo che anche dopo tempo trovo tremendamente semplice e delizioso.

 

Si posa di nuovo sul mio petto, stavolta in modo da poter guardare il cielo striato di arancio del tramonto. Gli poggio una mano sul petto e sospiro, lasciandomi contagiare dalla pacatezza del posto e dalla dolcezza di Kurt.

 

«Sai...», parla, mentre il vento serale si alza fresco «Tutto questo è così nuovo che mi pare una meravigliosa fantasia, un bel sogno da cui non vorrei mai svegliarmi».

 

«Ma sono qui. Siamo entrambi qui. Non c'è bisogno di svegliarsi».

 

«Se ripenso a tutto quello che abbiamo avuto... al modo in cui ci siamo conosciuti...», continua e mi perdo in ricordi lontani.

 

«Nostalgico?», chiedo per alleggerire la situazione che, non so bene in che modo, sta prendendo un verso quasi triste.

 

Lo sento sorridere, come se potessi vederlo, mentre mi stringe la mano per rassicurarmi.

 

«Se non fossi mai venuto a spiarvi, se Puck non mi avesse mai mandato alla Dalton... o semplicemente se avessi incontrato traffico o magari fermato un ragazzo prima o dopo di te...»

 

«Dovrei essere geloso?», chiedo interrompendolo.

 

Lui si alza per potermi guardare negli occhi e colgo un'espressione confusa ed interrogativa marcargli i lineamenti.

 

«Di chi?», mi chiede senza capire.

 

«Del ragazzo che avresti potuto fermare al mio posto! Insomma, e se fosse stato David? O Wes? Magari Nick, Jeff o Thad! Non credevo di dover essere attento anche a loro!».

 

La faccia che ha al momento Kurt è qualcosa di impagabile – rimpiango il non avere una macchina fotografica con me, perché è da immortalare.

 

«Ma che diavolo...? Blaine, era solo una cosa ipotetica! E poi hai citato tutti ragazzi etero – o presunti tali!», esclama ed io non riesco più a trattenermi e scoppio in una sonora risata.

 

Lui mi guarda ancora qualche istante prima di capire che stavo scherzando e lasciarsi scappare un sorriso scuotendo la testa.

 

«Ero serio», si difende «è stato davvero il caso a farci incontrare, nella maniera più assoluta!».

 

«Ed è un problema?», chiedo mettendomi seduto e tirandolo a me.

 

«Ovvio che no...».

 

«Sai, credo che in un modo o nell'altro, anche se non fossi mai venuto alla Dalton per spiarci, noi ci saremmo incontrati. Non so come, ma ce l'avremmo fatta. Mi piace credere che fosse destino più che caso».

 

«E poi l'inguaribile romantico sarei io», mi prende in giro.

 

«Mai detto di non esserlo, anzi!».

 

Lui sporge indietro la testa, fino ad appoggiarla sull'incavo del mio collo e chiude gli occhi. Io faccio lo stesso godendomi quella pace. Non vorrei niente altro al momento.

 

È tutto perfetto.

 

 

 

 

 

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"I finali sono difficili, qualunque idiota può mettere giù uno stralcio di inizio, ma i finali sono davvero complicati..."

Chuck – conoscete Supernatural, sì? - ha sempre avuto ragione e alla fine di questa storia, anche noi ci stiamo rendendo conto di quanto sia difficile mettere la parola fine come si deve.

Speriamo di esserci riuscite in un modo quanto meno dignitoso... *no, non abbiamo ansia, no no*

E a questo punto non sappiamo davvero come salutare.

Ovviamente non sarà una cosa definitiva - a breve vi torneremo a tormentare con Klaine Songs 2 - eppure è sempre un misto tra orgoglio e malinconia quello che lascia la parola "fine"

Ma prima dei finali, tuttavia, c'è sempre un inizio.

L'inizio della storia è... non sappiamo definirla effettivamente. Questa storia era presente nelle nostre teste senza che neanche lo sapessimo. E' stato un caso il fatto che entrambe ci trovassimo a casa quella sera - Barbara priva di sonno, come al solito, e Chiara aspettando il fratello che era uscito per andare a una festa - , è stato un caso che cominciassimo a parlare di Glee, è stato un caso l'aver tirato fuori le nostre idee. E così è iniziato tutto, e non è stato poi così complicato - nonostante all'inizio ci siamo un po' scontrate (oh sì, è successo!).

Ma perché uno parla sempre dell'inizio e della fine? E quello che c'è nel mezzo? Che fine fa, quello che c'è nel mezzo? E' tanto importante quanto l'inzio e la fine, se non di più. E nel mezzo di questa storia... c'eravate voi. C'erano le persone fantastiche che abbiamo incontrato mentre la scrivevamo, commuovendoci e ridendo e sclerando e schifandoci con voi. Ma soprattutto, nel mezzo di questa storia c'è un'amicizia, la /nostra/ amicizia (e definirla tale ci sembra davvero riduttivo), che ha portato avanti tutto, costruendo mattone dopo mattone e raggiungendo quindi una conclusione. Senza quest'amicizia, non ci sarebbe stato poi molto. Questa storia non esisterebbe se non ci fossimo state entrambe. Barbara avrebbe fatto metà del lavoro, senza Chiara. E viceversa. Ci siamo date forza a vicenda.

Ma anche voi lettori avete avuto questa parte, siete stati parte della nostra forza. Ci teniamo, quindi particolarmente a ringraziare chiunque abbia letto la storia e soprattutto quelli che si sono fatti notare tra i 39 preferite, 10 ricordate e 93 seguite... Senza di voi la storia non ci sarebbe stata o non sarebbe stata tanto bella.

Giuriamo che stiamo cercando in tutti i modi di non commuoverci, ma è davvero dura...

Quindi non so... magari salutiamo qui, invitando a tenere la nostra pagina sotto controllo, perché il seguito arriverà davvero presto (abbiamo persino fissato una data! E sì, siamo maniacali fino a questo punto!)

Grazie. Grazie davvero ♥

   
 
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