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Autore: Compostezza    01/06/2012    3 recensioni
«Sei peggio di mia madre quando ti ci metti.» sbuffò, aumentando il passo e scorgendo all’orizzonte il grande edificio in mattoni rossi.
«E’ per questo che sono la tua migliore amica.»
Si voltò verso di lei. «Perché sembri mia madre?»
«No, perché sono l’unica che riesce a non farti replicare ogni volta.»
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Synyster Gates, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Efelidi.

Los Angeles.
June, 99. h19.18.







«Facciamo un resoconto della situazione.» Jimmy drizzò la schiena sulla sedia di paglia bianca e spostò i piedi per far sedere Cass sul piccolo pouf di fronte a lui. «Ieri Brian e Sam si sono finalmente dichiarati con tanto di bacio, giusto?» aspettò che i due ragazzi di fronte a lei annuissero.
«Secondo quello che ci ha raccontato il diretto interessato, sì.» rispose Matt, addentando la mela.
«Tu, James, non eri insieme a loro?» domandò il chitarrista, seduto su un divanetto accanto al cantante.
«Sì. C’era anche Johnny, a proposito dov’è finito? Comunque ci siamo voltati e li abbiamo visti avvinghiati peggio di due sanguisughe.»
«Quindi adesso sono felicemente fidanzati?» Cass si voltò verso la spiaggia di fianco a loro, mentre il vento le spostava delicatamente i capelli sul collo nudo e puntò i grandi occhi, circondati da lunghe ciglia nere, sulla scogliera bianca vicino alla riva dove due figure se ne stavano ferme.
«Non penso che un bacio implichi il concetto “essere fidanzati”.» la ragazza tornò a guardare il cantante, storcendo il naso.
«Tu lo sai per esperienza, eh?» lo punzecchiò Zacky. Con una mano faceva volare una cartuccia nera del suo game boy e con l’altra teneva la sigaretta appena accesa.
«Io sono uno alla vecchia maniera. Non capisco perché basti un bacio per classificare due persone come fidanzate, sennò, a quest’ora, starei già con Val, non credi?»
«Tu, quella, te la sposeresti subito.» fece notare James.
«Questo che c’entra?» Matt tolse lo sguardo, sorridendo deliziato.
«Lo sapevo!» disse vittorioso, puntandogli il dito contro come un avvocato durante un processo, contento di aver ottenuto la verità.
«Io non ho detto di sì.» si portò le mani all’indietro in segno di difesa.
«Ma neanche di no.»
«Ok, abbiamo capito. Pensiamo più a quei due.» li interruppe Cass, sporgendosi in avanti per prendere una birra dal tavolino.
Zacky roteò gli occhi. «Oh andiamo, Cass. Sembriamo delle vecchie pettegole, lasciamoli perdere e vivere questi momenti in santa pace. So che sei preoccupata per Sam, ma se Brian combinerà qualcosa, ne pagherà le conseguenze lui stesso.»
«Io, semplicemente, non voglio che Sam soffra di nuovo per un ragazzo, tutto qui.» disse semplicemente.
«Soffra di nuovo?» domandarono in coro Matt e Zacky.
«Lunga storia, che, se vorrà, ve la racconterà, quando e come, lei stessa.» rispose Jimmy secco, senza voler udire altre spiegazioni. Quell’argomento era delicato, solo la bionda, poteva e doveva raccontarlo, infondo non erano affari loro.
«Ragazzi, ragazzi.. ragazzi!» una testa bionda e nera si muoveva giù e su per il pontile di legno, sventolando una mano con un apparente foglietto stretto tre le dita smaltate di nero.
«Fai piano nano o ti prenderà un attacco di cuore e ci lasci le penne. Anzi, no, rimaniamo nuovamente senza bassista sennò.»
«Fanculo Sullivan.» sibilò appena si fermò.
«Insomma?» lo incitò la mora, scolandosi la bottiglia di birra scura.
«Uhm?» all’iniziò non capì. «Oh, si, giusto. Guardate.» passò il foglio tutto stropicciato e sporco di cioccolato nelle mani di Matt, il più vicino, che lo lesse ad alta voce.
«Un mercatino? E che ci andiamo a fare ad un mercatino?»
«Lascialo finire di leggere!»
«.. alle ore dieci, nella strada adiacente alla ventesima dove si terrà il piccolo mercatino, ci saranno falò, banchi con cibi internazionali, alcool e giochi per i più piccoli. Oh merda, ci dobbiamo andare.» esultò, alzandosi in piedi e passando il foglietto a Zacky. Cass ne approfittò per sgattaiolare al suo posto e si lasciò abbracciare e cullare dalle braccia del suo ragazzo.
«Ci vuoi andare?» le sussurrò ad un orecchio scrutando il programma della sera.
Alzò la testa verso di lui, sorridendo. «Ovvio, da quando siamo qui non abbiamo fatto una sbronza come si deve.»
il ragazzo sorrise raggiante, lasciandogli un piccolo bacio sulla testa, poi guardò i suoi tre amici mimare degli strani balletti nella veranda azzurrina chiara. Il cielo iniziava già ad avere i classici colori tenui, i raggi del sole stavano svanendo dietro le montagne e i grandi grattacieli, lasciando spazio a una serie di piccole nuvolette di forma rotonda e ovattata, che non promettevano niente di buono. Cielo a pecorelle, pioggia a catinelle, giusto? Ecco e quel cielo sembrava pieno di pecorelle al pascolo. Scacciò via quei pensieri stupidi e aggrottò la fronte nel vedere Jimmy caricare il più piccolo sulle spalle ed iniziare a girare intorno come un pazzo, mentre Matt era piegato sulle ginocchia a ridere come un matto: rischiava seriamente di non respirare più.
«Sam, cosa hai fatto lì?» sbiascicò allarmata Cass, alzandosi velocemente e correndo verso l’amica. Teneva un braccio intorno alle spalle di Brian, visibilmente preoccupato, la faccia era una morsa di dolore,  infatti mordeva fortemente il labbro inferiore con i denti e il ginocchio aveva una lunga linea rossa accesa scenderle fino al piede nudo.
«Ha voluto scalare la scogliera, nonostante io le abbia detto che era pericoloso e testona come si ritrova è scivolata ed a strusciato la pelle contro una roccia.» spiegò.
C’era moltissimo sangue, un vero e proprio fiume di liquido rosso. Sembrava impossibile come, da un misero, all’apparenza taglietto, ne potesse uscire talmente tanto. Il viso della ragazza, già bianco di normale, iniziava ad essere più pallido e si vedeva come cercasse di trattenersi a non imprecare in tutte le lingue conosciute.
«Oddio.» sussurrò James arrestandosi immediatamente, e puntò gli occhi, sgranati in maniera non umana, sulla ferita.
Cass corse in casa per prendere degli asciugamani puliti e Matt del disinfettante, mentre Zacky aiutava Brian a far sedere la bionda. Johnny rimasto fermo a torturare un unghia del pollice e a guardarli con aria preoccupata, si voltò verso il batterista, sentendolo irrigidirsi ancora di più.
«Jimmy? Che hai?» gli scosse energicamente il braccio esile.
«Gli dà noia la vista del sangue.» Matthew tornò con la bottiglietta di disinfettante. «Fallo sedere e poi vai a prendere i sali in bagno, per favore.» il bassista annuì, facendo sedere, con un po’ di fatica, lo spilungone e tornò in casa.
Sam era seduta su uno dei divanetti, in mezzo ai due chitarristi che la tenevano saldamente, mentre Cass le tamponava prudentemente la ferita con un asciugamano color salmone a fiori e Matt preparava il disinfettante in un pezzetto di fazzoletto. Dopo aver pulito la gamba, glielo appoggiò piano e alla meglio glielo fasciò con una garza bianca e una retina del medesimo colore.
«Sicuro non ci vadano i punti?»
«Ha ragione, forse va portata in ospedale.»
«Ragazzi, calma. Non ci vanno i punti, fidatevi. Guardate me, sono pieno di cicatrici, ormai sono un esperto.»
«Ma tutto quel sangue..»
«Brian.» gli appoggiò una mano sulla spalla, tranquillizzandolo. «Non muore per così poco, so che ti sei spaventato però l’unico ricordo che avrà sarà una bella cicatrice e niente di più.»
«Cosa? Una cicatrice?» chiese debolmente Sam, riprendendo i sensi e sbattendo piano le palpebre.
«Razza di cretina, tu e le tue fissazioni del.. del cavolo!» disse Cass, tirando un respiro di sollievo, seria in volto. «Vuoi fare come all’età di sei anni, mh?» si lasciò scappare e tutti si guardarono interrogativi.
«Sono quasi caduta dalla terrazza di casa mia.» mormorò abbassando lo sguardo. Lasciò cadere la testa pesante sulla spalla di Brian che, sollevato, l’abbracciò.
«Te le cerchi proprio tu, eh?» abbozzò un sorriso e Zacky le scompigliò i capelli, prima legati in una lunga treccia, poi scattò in piedi ed aiutò i suoi amici a raccogliere i vari cerotti, bende, asciugamani sporchi e bottigliette vuote che impiastricciavano tutto il pavimento bianco.
La bionda ruotò la testa, sempre appoggiata alla spalla del moro, in direzione di James, seduto immobile sul pouf rosso poco distante da loro.
«Jim, stai bene?»
«Penso di sì, scusa. Solo la vista di quella roba mi fa bloccare.» le sorrise, ancora un po’ scosso, giocando il sacchettino dei sali che gli aveva portato Johnny.
«No, scusami tu. Sono una scema, ma lo sai come mi piace il pericolo.» scoppiarono entrambi a ridere, smorzando la tensione. James, barcollando, si alzò avvicinandosi alla bionda e le lasciò una carezza sulla guancia sorridendo e rientrò in casa, dalla quale provenivano dei urli su chi dovesse guidare quella sera.
«Scusa.» biascicò piano, sprofondando il viso nel suo petto.
«..»
«Dai, Brian, dì qualcosa.»
«Qualcosa.»
«Non sei simpatico.»
«Non lo volevo essere.»
Sam sospirò staccandosi e lo fissò in negli occhi nocciola e da qualche pagliuzza più scura sparsa nell’iride. Aveva imparato a conoscerlo come le sue tasche; lui non esternava nessuna emozione, la sua faccia rimaneva impassibile e dura in qualsiasi situazione e dovevi imparare, imparare a comprenderlo, perché i suoi gesti, movimenti, ogni cosa che faceva, parlava chiarissima al suo posto. Erano come pezzettini di un puzzle che dovevi studiare e incastrare uno affianco all’altro, riuscivi ad acchiappare qualche idea su come fosse e che, alla fine, dopo faticose ore, te lo mostravano finito. Era sempre una continua sorpresa.
Spostò lo sguardo su tutto il viso e non riuscì a trattenere una piccola risata. Avevano passato due ore sotto il sole cocente e si era bruciacchiato un po’ ovunque, con qualche residuo di crema sparsa sul naso e una delle sue bandane a teschi neri in testa.
Sfido chiunque a non ridere.
«Bri..» tentò.
«No, dico, hai rischiato di spaccarti l’osso del collo, te ne rendi conto?» alzò leggermente il tono della voce. «Saresti potuta scivolare e sbattere la testa, o nei peggiori dei casi finire dentro l’acqua in mezzo agli scogli.»
«Ma non è successo. Sono viva e vegeta, Brian, sono grande e vaccinata abbastanza da capire che ho sbagliato da sola. Ti chiedo scusa, non lo rifarò mai più, però non ne facciamo un caso nazionale, okay?»
Il moro la fissò severo, come un padre di fronte al proprio figlio che ha appena commesso un errore e sospirò, avvicinandola a sè.
«Fallo un’altra volta e te lo romperò io stesso l’osso del collo. Parola di Brian Elwin Haner Jr
«Sì, signorsì, signor Elwin.»














I mercatini sono fatti per attirare persone a comprare ogni tipo di sciocchezza o oggetti che fondamentalmente non servivano proprio a niente, se a non acquistarli solo per soddisfazione ed a buttargli in un angolo dimenticato in casa.
Matt si era comprato un elmetto risalente alla seconda mondiale, sottolineando il suo amore profondo per la guerra, con tanto di buco di proiettile, Johnny uno spremi agrumi a forma di mucca, regalo per sua madre, Zacky un porta cd africano a forma di giraffa decapitata, così avrebbe riordinato i milioni di cd presenti nella sua stanza, Cass una borsa di Woodstock, Brian un altro cappello, identico a quello che si era portato persino lì, a LA, Jimmy una felpa dei Pantera e Sam niente, se non un piccolo braccialetto fatto a mano con tre piccole pietre turchesi.
Si erano recati, poi, ai banchi dove vendevano la birra e il cibo proveniente da tutto il mondo, prendendone talmente tanto che bastava ad un esercito per un anno intero.
«Cazzo, mi voglio trasferire in Germania. Questa birra è fantastica.» Zacky teneva una caraffa enorme di birra ed era riuscito a malapena ad arrivare a metà. Cass, seduta al suo fianco, si stava gustando un secondo hamburger con James. Invece Matt era al terzo e Brian e Johnny stavano ingurgitando a una velocità impressionante un wurstel dopo l'altro.
«Vaffanculo, come torniamo a Huntington come chiedo a Val di uscire.» sbraitò Matthew, sbattendo il boccale di birra di vetro sul tavolino.
«E questa dove l’hai tirata fuori, mh?» Zackary alzò il sopracciglio fissandolo attraverso i suoi occhiali dalla montatura fine. Li usava soltanto a fine giornata o a scuola, quando la vista e gli occhi erano stanchi e iniziava a vedere le persone sbiadite e simili a dei fantasmi.
«Colpa loro.» con un cenno della testa indicò Sam seduta sulle gambe di Brian mentre si stavano dando un leggero bacio a stampo sulle labbra piene di ketchup e maionese. Fece una smorfia schifata. «Oh, sì, e vostra.»
«Noi?» indicò se stesso e la mora al suo fianco del tutto estranea alla conversazione, visto che ne stava facendo un’altra con Jimmy su quale tipo di panino fosse più buono.
«Sì, diamine. Ovunque mi volto vedo coppiettine che si baciano o si abbracciano e mi sono rotto le scatole di far finta di niente e non agire. Caspita mi ha fottuto il cervello e me ne sto con le mani in mano. A questo punto mi faccio frate o divento gay.»
«Almeno Johnny si trova qualcuno.»
«Ehi!» gli lanciò una patatina in viso, offeso. «Ti ricordo che la ragazza, io, ce l’ho.» gli rammentò e incrociò le mani al petto.
«Bene, se ce l’ha pure il nano, sono uno sfigato.» scosse la testa, stropicciò il fazzolettino di carta tra le mani e, insieme al piatto di plastica, li lanciò abilmente nel grande cestino verde alle sue spalle.
«Sam? Mi stai ascoltando?» le scocchiò due dita a pochi centimetri dal naso.
«Mh?» focalizzò lo sguardo su di lui, spostandolo da un punto non ben definito alle sue possenti spalle e tornando con la mente sulla terra. Il brusio delle persone presenti alla festa era alto, ma non così alto da sovrastare le loro voci e Sam si era perso ad ascoltarlo senza un perché, imbambolata come un vegetale.
Sospirò. «Sicura di stare bene? Sei più silenziosa del solito.» la incalzò, aprendo un’altra lattina di coca cola.
«Parlando con franchezza mi manca Huntington. Cioè siamo a Los Angeles ed a me manca casa, capisci?» alzò un angolo della bocca, lanciandogli un’occhiata.
«Pura e semplice nostalgia. Se vuoi possiamo tornare prima, non è un problema. Abbiamo due macchine, prendiamo quella di James e ce ne andiamo noi due, da soli.»
Scosse la testa, sorridendo. «Manca solo una settimana al nostro rientro. Queste sono volate, non trovi?» si allungò sul tavolino bianco e con cautela rubò una sigaretta dal pacchetto nuovo di Cass. «Sembro una mocciosa. A proposito della macchina di Jimmy.» abbassò il tono della voce. «Hai detto che la deve riverniciare, no?»
«Quando l’ho detto? Cosa più importante: l’ho detto?» aggrottò la fronte, abbassando il viso nella speranza di ricordarsi il momento in cui le aveva dato tale informazione.
«Giusto, me lo ha detto Matt. Comunque, il discorso era un altro. Vedi che mi fai perdere e imbrogliare?» rise. «Dicevo, se gli scriviamo a caratteri cubitali “Daisy” sopra al cofano di arancione?» portò la sigaretta spenta alle labbra dipinte di rosso.
«A patto che l’arancione sia di quelli che si illuminano di notte.» esclamò, entusiasta.
«Bri, si chiamano colori fluorescenti.» scoppiò a ridere e la sigaretta le cadde rovinosamente a terra, ma il ragazzo fu più veloce e la riprese poco prima toccasse l’erba.
«Fiscale e sbadata.»
«Okay, adesso dobbiamo soltanto dirlo al resto dei ragazzi e farlo quando il caro Sullivan è k.o per l’alcool.» si guardò intorno come un ladro sorpreso sul posto.
«Stasera?» sogghignando indicò lo spilungone in piedi dondolare e gridare di essere il miglior reverendo in circolazione a delle innocenti rocce.
«Nono, meglio la sera prima di partire. Così, appena torniamo, non passerà di certo inosservato.»
«Lo credo anch’io, sai?»
«Scusi, signora. Salve sono Jimmy, Jimmy The Reverend Tholomew Plague, piacere. Le posso chiedere una cosa? Come mai ha un gatto morto al posto dei capelli?»




















Scazzo is the way.
Saaalve, people :) Allora, come state? Spero bene, io sono strasuperultra felice: manca una settimana e potrò andare a letto alle cinque di notte e risvegliarmi alle quattro sette di sera ** così non vedrò il sole.
Beh, da una parte non lo sono molto, come tutti insomma. Mi riferisco al fatto del terremoto in Emilia e anche se io abito in Toscana e ne ho sentite davvero poche non oso immaginarmi come la stiano passando.
Mmh, torniamo a parlare del capitolo cortino.
Qui si può vedere come la furia, la voglia sotto i piedi insieme all'italiano e alla mancanza di idee regnino indiscusse. LOL
Povero Matthewino caro che gli manca tanto la sua Vaaal 
Quei due sono troppo dolci cavolo, anzi tutti sono troppo dolci. Bleh.
No, seriamente, non so che scrivere AHAHAHAHAHA.  
E' colpa del caldo ç_ç
Me ne vado, è meglio, però prima voglio ringraziare quelle meravigliose creature che hanno recensito: Amelie__,Mezmer_ e zetavengeance, Love u 
Grazie di cuore, come sempre, a chiunque legga, perchè vedo che siete davvero tanti :) (e se poi mi lasciate qualche recensione non mi offendo mica, :3)
Alla prossimaa, Ghè vivaicuoricini♥ 
Buona lettura.
  
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