Scena Quinta: XI Atto.
Con della scemenza addosso da far paura, durante tutto il pranzo,
non smettiamo di ridere e scherzare e mio malgrado, molte volte avevo
desiderato di essere la bottiglia di birra che ogni tanto portava alle labbra,
solo per saggiare la morbidezza delle stesse... dovrebbero essere morbide, no?
Per scacciare via questi pensieri avevo dovuto bere anche io, ma
acqua, taaaanta acqua e solo a fine pasto mi ero accorta di un’occhiata
famelica al mio indirizzo da parte di Davide.
A parte questo, prendo a braccetto Sam e con tono giocoso le
faccio l’occhiolino.
<< Davide, adesso ti fai i piatti e non ci disturbi vero? >>
Poggio la mano sulla porta scorrevole e lo guardo di sottecchi
mentre sposta lo sguardo fuori dalla finestra, assorto, fumando una sigaretta. Mi
esce una risata, quando gli vedo sulla spalla una pezza bianca.
<< Capito? >>
Ancora in quella posizione, mentre da un’altra boccata, annuisce e
sorrido ancora quando si rende conto che, no, non lo avrei aiutato e che, si,
lo stavo prendendo in giro dandogli del servo.
<< EHI! Ma... brutta, se ti prendo!? >>
E avevo chiuso la porta, sentendo il tonfo sordo dello straccio
contro il legno e la risata cristallina che parte dal proprietario al suo
retro.
<< Dopo me la pagherai! >>
Urla, ma io sono già seduta accanto a Sem, che se la ride alla
grande.
<< Sembrate una coppia di sposini alle prime armi! >>
La guardo con stupore.
<< Ma se il primo contatto dopo un mese è stato oggi! >>
Ribatto rassegnata. Rassegnata per cosa, poi....
<< Ne sembri... dispiaciuta? >>
Non so che risponderle e poggia una mano sulla mia spalla,
rassicurandomi che fosse del tutto normale, che anzi, se partiamo così è un
bene...
<< Perché sarebbe un bene?
Sarebbe un male senz’ombra di dubbio. Se dovessi innamorarmi di Davide, Nicola
ne soffrirebbe... anche se non ricordo come e quando ci siamo messi insieme,
ricordo che mi diceva “Ti amo”, a casa mia... e poi Davide è grande, anche
troppo per me. Poi, chi ti dice che da qualche parte non abbia una ragazza? Chi
ti dice che avrebbe la orza di aspettarmi? Io non lo so... e non so nulla di lui. Non lo conosco da così tanto tempo... >>
Mi sembra sbagliato. Tutto il mio discorso ha buchi dappertutto e
Sam se ne accorge ignorando il discorso su Davide.
<< Tu quindi ricordi la risposta che gli hai dato? >>
Ci penso su, ma l’unica cosa che ricordo sono le mie mani a tenere
strette quelle sue vicino al petto.
<< Non è questo il punto! >>
Dico.
<< Si che è questo! Tu e Nicola non... >>
<< Ragazze, vi ho portato il dolce! >>
Sobbalziamo vedendoci spuntare davanti Davide con un sorriso
tirato e occhi spenti ed io mi sento in colpa per un qualcosa che non so
spiegare ma che Sam sembra capire, perché gli ricambia l’occhiata, in modo
affranto.
<< Stavate parlando di ragazzi, eh? >>
Ci lancia un occhiolino girandosi e si incammina verso la cucina
con la testa infossata tra le spalle.
<< Tornando a Domenico... che ti ha detto? >>
<< Ah, si... ha detto che mi ama, che vuole stare per sempre
al mio fianco, avere tutto da me e darmi tutto... ma... >>
Sembra così tranquilla quando parla, adesso, che non posso fare a
meno di pensare che ci abbia ragionato molto.
<< Ma la ragazza con cui si stava baciando una settimana ha
il cancro al pancreas al quinto stadio e non le resta tanto tempo. Solo tre
mesi. Lui era il ragazzo a cui tante volte si era dichiarata... insomma che
ama. Domenico ha solo fatto ciò che anche io avrei reputato giusto... anche se
mi avrebbe fatta soffrire, sapeva che io non sarei scomparsa come il fuoco di
una candela... >>
La guardo impietrita sul
posto e quando si gira a guardarmi in faccia, non posso fare a meno di
abbracciarla forte a me, perché quel sorriso forzato e quelle lacrime
intrappolate, mi feriscono in modo terribile.
<< Gli credo... io
credo in lui... >>