Anime & Manga > Saiyuki
Segui la storia  |       
Autore: Vitani    20/12/2006    3 recensioni
Una creatura centenaria, una creatura vecchia di cinque secoli, una creatura che può narrare la realtà dei fatti, come andarono allora. Lo racconterebbe, se qualcuno lo ascoltasse, lo racconterebbe se il suo potere gliene desse il tempo, lui che racchiude una memoria e una forza necessarie, necessarie per concludere il viaggio verso Ovest. A chi parlarne? A quel se stesso di cui non ha memoria? O a quel volto dai capelli dorati che è l'unica costante dei suoi ricordi? Lo ascolterebbero? Goku potrebbe mai riavere il suo potere, la sua forza, la sua memoria? Sanzo accetterebbe i sentimenti della creatura a cui tiene di più al mondo e quelli della creatura che non può abbandonare? Il Seiten troverebbe la possibilità di uscire alla luce senza perdere il controllo e divenire il mostro? Essere accettati... l'unica cosa che desiderano... dagli altri e soprattutto da se stessi. E Sanzo? Riuscirà a superare il passato? Riuscirà a superare lo spettro dei suoi crimini passati e del suo orgoglio? Che cosa vedrà nello specchio? Ipse Dixit.
Genere: Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Genjo Sanzo Hoshi, Son Goku
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
- 18 -

- 18 -

 

Era rimasto immobile, con quel corpo stretto fra le braccia. Lo sentì gocciolare ancora d’acqua, così Sanzo allungò un braccio e afferrò la sua tunica, avvolgendolo con essa in modo che si asciugasse e non sentisse freddo.

Guardò in su, verso le fronde degli alberi. Non s’era pentito di quello che aveva fatto, stranamente. Sperava solo di non doversene pentire in seguito.

Era incredibile… quel ragazzo gli aveva detto che lo amava. Mai avrebbe creduto che l’avrebbe fatto. Mai si sarebbe aspettato tanta… dolcezza, da una creatura così orgogliosa.

E forse il demone stesso ne era rimasto sorpreso, per quello probabilmente aveva voluto ribadire chi era – a suo dire – a comandare.

Inutilmente lui aveva cercato di opporsi alla sua intrusione, ma tra la sorpresa e la stanchezza, alla fine non ne era stato in grado.

E tuttavia neppure per quello riusciva a sentirsi veramente arrabbiato. Aveva troppe cose per la testa, e in ogni caso non era in grado di stabilire cosa che provasse per quel ragazzo.

Quella… cosa fra loro era nata tutta dalla rabbia, e in qualche modo dalla loro impotenza.

Dal desiderio, sì… ma amore non ce n’era mai stato.

Forse.

C’era quel piccolo dubbio che non lo abbandonava mai.

Forse veramente avrebbe dovuto farselo dire da Goku. Ogni volta che aveva detto, anche solo ipotizzato qualcosa su di lui, era sempre andato drammaticamente vicino al reale.

Stirò le labbra in un mezzo sorriso e chiuse gli occhi, continuando a stringere il corpo tiepido del demone.

Comunque fossero andate le cose, ciò che era successo non l’avrebbe mai dimenticato. Né quello né ciò che aveva imparato a provare. Almeno questo glielo doveva.

E poi… cos’era quello che ‘poteva’ dirgli? Sicuramente qualcosa che lo riguardava molto da vicino, altrimenti non avrebbe fatto così tanto il misterioso.

Lo sentì muoversi contro il suo corpo, mugolando appena ed accomodandosi meglio, allora anche lui si sistemò meglio contro il tronco di un albero, stringendosi addosso il giovane avvolto nella tunica.

Aveva deciso di smettere di chiedersi i perché, almeno per un po’.

Forse c’erano cose che effettivamente un perché non lo avevano. Forse c’erano cose che il cuore reggeva da solo, e basta.

Cose come quelle che stava provando lui. Che stavano provando loro, assieme. Perché il tentativo di Goku era stato quello di fargli capire che cosa sentiva, come percepiva la sua vita e la sua esistenza.

E lui… lui aveva percepito con cristallina chiarezza ciò che mai aveva sentito prima. Una simbiosi con tutto, con la natura, con Goku, un qualcosa che non avrebbe mai pensato neppure che esistesse.

Aveva guardato negli occhi di lui e aveva visto il sole, poi ancora il cielo sopra le loro teste e ancora la terra di cui era figlio, e il vento fra gli alberi, e l’acqua tutt’intorno a loro.

Tutto questo l’aveva visto nel riflesso dei suoi occhi.

E non aveva avuto paura di morire, paura di nulla.

Perché c’era lui, e in quel momento Sanzo aveva avuto una strana certezza, assurda quanto meravigliosamente giusta: la certezza che lui sicuramente l’avrebbe guidato fin dove sarebbe stato necessario, ovunque.

Lo guardò un’ultima volta, gli toccò piano il volto, poi chiuse gli occhi sospirando.

 

Fu con un brivido leggero che si svegliò.

Ah, quanto aveva dormito?

Prima ancora di ricordar bene dove si trovava, comunque, percepì che c’era qualcosa di strano. Qualcosa che non andava. Non avrebbe saputo identificare cosa con precisione.

Forse era solo per il fatto che stava calando la sera e l’aria s’era fatta più umida e fredda.

Forse.

Provò a muoversi, e scoprì che gli doleva la schiena per aver dormito in quella posizione.

Fu con un leggero sorriso che s’accorse che Goku ancora dormiva.

“Ehi…” lo chiamò.

Si sollevò a sedere con fatica, spostandoselo un poco di dosso e mugugnando per il lieve male alle spalle.

“Smettila di giocare…” gli disse, non ottenendo risposta.

Fu solo allora che se ne accorse, che capì cosa effettivamente non andava.

Fu con un brivido di freddo ed orrore che notò che il corpo di Goku, quel corpo solitamente sempre tiepido, ardente, come scaldato da un qualche fuoco interno che gli ribolliva dentro, pur se avvolto nella tunica s’era raffreddato.

Per un istante non vide più nulla, vide solo il buio, e a malapena percepì le sue dita serrarsi attorno all’abito che avvolgeva Goku.

Doveva cercare di calmarsi, anche se la confusione s’era impadronita della sua mente.

Anche se non capiva più nulla.

Anche se al posto del suo cuore sentiva solo un vuoto enorme e nero.

Goku!” lo chiamò.

Serrò gli occhi e lo strinse a sé, lottando contro il dolore. Non poteva averlo perso. Non in quel momento e non in quel modo.

Mille e mille volte avrebbe preferito ucciderlo.

Goku!”

Lo chiamò di nuovo, quasi con rabbia, lo scosse più volte, e solo allora, sottovoce, lo sentì mugolare.

Nh…”

Goku aprì un occhio, poi l’altro, sbattendo le palpebre più volte.

“Sì?” chiese a Sanzo.

Il monaco lo guardò con attenzione. Sembrava che non ci fosse nulla di anormale in lui, la pelle del suo viso aveva lo stesso splendido colorito di sempre.

Eppure… un particolare insinuò il dubbio nella mente del bonzo. Non avrebbe dovuto metterci così tanto a svegliarsi. Solitamente aveva il sonno leggerissimo e vigile di un gatto, la minima vibrazione anormale dell’aria sarebbe stata più che sufficiente a destarlo.

“Ti senti bene?” gli domandò allora, cercando di non tradire l’allarme che provava con la sua voce, di non mostrare la preoccupazione.

Il Seiten lo guardò, coi capelli ancora umidicci arruffati più del solito e un’espressione sorpresa nei grandi occhi dorati.

“Certo che mi sento bene. Dovrei stare male forse?”

“No.”

Sanzo preferì tagliare corto, ma notò che Goku era rimasto ad osservarlo con le labbra socchiuse. Non sembrava del tutto convinto di quella risposta. Aveva capito che qualcosa nel comportamento di Sanzo non andava. Maledetto lui e il suo intuito!

“Ero solo un po’ stanco, nient’altro”, si giustificò infatti.

Sanzo non gli diede retta, ed entrambi si rivestirono in silenzio, un silenzio che continuò per tutto il tragitto verso la locanda.

Stranamente, fu proprio il monaco a farlo cessare.

“Cos’era quella cosa che dovevi dirmi?”

Il Seiten continuò a camminargli accanto:

“Non è che dovevo…” disse, alzando le spalle “ho detto che potevo.”

“E allora?”

“Parliamone più tardi, dove ce ne possiamo stare tranquilli, e solo se lo vorrai.”

“Dimmi almeno di che si tratta.”

Il Seiten gli riservò una lunga occhiata obliqua, senza alcuna traccia di sorriso sulle labbra.

“Quello che sei stato”, gli disse.

Sanzo sgranò gli occhi, senza aver compreso del tutto.

“Quello che so posso dirtelo, se vuoi. Pensaci bene.”

Lo lasciò e se ne andò, precedendolo.

Sanzo rimase solo, a pensare, a cercare di comprendere ciò che gli era stato detto, e ciò che forse gli sarebbe stato rivelato.

 

Tornò ancora, invariabilmente, alla stanza dello specchio. A guardare il Goku dormiente, dal volto tranquillo, come se non avesse un problema al mondo.

Sanzo si chiese se avesse ancora l’anima, o se gli fosse stata portata via dall’altro. Forse per quello non si svegliava.

Gli carezzò i capelli, sorprendendosi, stupidamente, per quanto fossero simili a quelli dell’altro.

Sapere chi era stato… chi era quel Konzen che probabilmente aveva contato così tanto per Goku

Ma che cosa interessava a lui?

Ah… lo sguardo gli cadde ancora su Goku, sulla mano che gli teneva fra i capelli, e improvvisamente uno strano senso di colpa lo avvolse.

S’alzò. Non voleva che lui lo vedesse ancora là. Sapeva che gli avrebbe fatto del male. Sgranò gli occhi, passandosi una mano sulla fronte. Stava impazzendo.

Aprì la porta senza pensare, fece per uscire.

E se lo trovò davanti.

Dio, odiava quella sua capacità di essere sempre dove non voleva che fosse.

Lo scrutava, con nello sguardo una strana sfumatura indagatrice e i capelli che gli ombreggiavano le iridi donando loro la medesima sfumatura del miele opaco.

Non parlava, stava poggiato in piedi contro il muro, a fissarlo.

Sanzo ebbe improvvisamente paura di ciò che avrebbe potuto dire.

Vide le sue labbra piegarsi in un sorriso sereno, tranquillo, senza che i suoi occhi lo abbandonassero.

Ma s’erano addolciti. Sì, c’era della dolcezza.

Stette immobile, incerto, e fu solo capace di osservarlo e attendere.

“Sta’ tranquillo,” furono le parole che udì “so che non è me che ami.”

Non seppe definire quanto lo colpì quella frase.

Ma seppe, perfettamente, quanto nel profondo lui fosse ferito.

Lo vedeva in quegli occhi dorati. Vedeva la sofferenza, dissimulata ma presente.

“Smettila”, gli disse allora.

Senza avere altre parole per lui. S’era insinuato in lui il timore che, ancora una volta, avesse pronunciato una profezia. Che quelle parole potessero avere un fondo di verità. Per questo e solo per questo non riuscì a proferire una risposta.

Poi se lo sentì improvvisamente addosso, che lo abbracciava, e a sua volta lo tenne stretto di rimando.

Per un istante sentirono solo il loro respiro, poi la sua tenera voce:

“Allora? Che hai deciso?”

Tacque per un po’, pensando, e fu grato che Goku gliene concedesse il tempo.

“No”, rispose poi “Non mi interessa chi o cosa ero.”

Goku sorrise.

Sorrise e lo baciò con tenerezza, una volta sola.

Già… ormai lui era una creatura di quel tempo. Ormai Konzen apparteneva al passato, al passato di entrambi.

Sanzo aveva le guance poggiate sui suoi capelli, e fu respirandone il profumo che disse: “Però… c’è qualcos’altro che vorrei fare.”

Il Seiten non gli rispose, ma Sanzo era certo che lo stesse ascoltando.

“Vorrei guardare nello specchio.”

 

- continua -

 

N.d.A. Capitoletto di transizione verso i prossimi due e in particolare il venti, quello che concluderà la vicenda del Seiten… non ho molto da commentare, se non che mi sta venendo un’angoscia allucinante! °_°

 

Vit

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Saiyuki / Vai alla pagina dell'autore: Vitani