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Autore: Lilius_Sagitter    02/06/2012    3 recensioni
Questa storia è un'ucronia. Cioè un storia ambientata in un mondo dove qualcosa è cambiato lungo la linea temporale. Questa storia è ambientata nel 1840. Federico, ufficiale dell'esercito del duca, farà la conoscenza di un misterioso personaggio che cambierà per sempre la sua vita e non solo.
Genere: Science-fiction, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Avanzavano lentamente. Il sole colpiva i grossi copricapi blu scuro mentre i soldati marciavano in ordine lungo la strada a ranghi serrati. Il ritmo della marcia era serrato e lungo la strada si alzava una grossa nuvola di polvere nell'aria. Nessuno fiatava per paura di punizioni ma intanto dentro di loro maledicevano ogni metro percorso e ogni raggio di sole che colpiva il  loro capo. Guardavano avanti verso la loro meta sconosciuta ma la loro testa guardava alla caserma e al riposo che li attendeva.
Il tenente dall'alto del suo cavallo non era da meno. La sella ormai era una parte integrante del suo corpo e lo stesso si poteva dire della pesante uniforme verde scuro. Al pari dei suoi sottoposti malediceva "quell'ingrato figlio di nobile stirpe" che alla fine di giugno li mandava a scarpinare mentre lui se ne stava comodo comodo nel suo ufficio. Sempre che il bordello in città non aprisse in anticipo. Se fosse stato per lui certe esercitazioni forzate le eviterebbe evitate volentieri. Soprattutto con questo caldo. Ma per il suo superiore era una storia diversa: “sono necessarie per temprare il carattere e migliorare la disciplina”, per concludere con la solita frase: "lei e troppo buono!”. Al tenente dicevano sempre cosi. Chi dall'alto per rimproverarlo chi dal basso per ringraziarlo. Ma di sicuro nessuno spendeva una parola di elogio per lui da molto tempo. Lo avevano inchiodato in quella caserma sperduta nella Brianza vicino al confine sull'Adda ed erano passati 3 anni. Dopo anni di servizio però sapeva come trattare gli uomini di leva. I contadini non sono soldati e vanno trattati per quel che sono. Ottenere da loro più di un minimo di disciplina e le basi della marcia o del mettersi in riga era già una conquista. Per i borghesi o gli abitanti di città era diverso. Erano più propensi all'ordine e qualcuno a volte restava come soldato professionista. Pensava che l'influenza della Gendarmeria avesse influito. Non erano soldati di professione certo, ma erano comunque parte dell'esercito. Tra l'altro almeno chi veniva dalle città sapeva leggere e parlava un italiano alquanto decente. Le scuole del ducato funzionavano in città ma nei villaggi sembrava una battaglia persa.
I pensieri correvano nella sua testa mentre lo sguardo si dilungava a guardare il panorama dei campi di grano nel pieno della loro vita. Guardando i suoi soldati vedeva che lo sguardo di molti di loro si perdeva spesso in quel mare giallo con invidia e rimpianto. Di sicuro molti di essi avevano solo diciotto anni e sicuramente non erano mai andati oltre il loro campo o il paese vicino. La leva era la loro la prigione. Non c'era nulla di peggio per un giovane contadino che vedersi strappato dalla madre per vivere in una lercia caserma dispersa chissà dove e costretto a fare qualcosa di diverso, estraneo. L'esercito era tutto tranne quello per cui avevano vissuto. Ed i casi di diserzione non erano mai rari sebbene la gendarmeria usasse la mano pesante. Aveva sentito che in Piemonte un intero villaggio si era rifiutato di mandare i giovani ed alcuni erano scappati in Svizzera, ma era il solito caso isolato. Sinceramente avrebbe evitato certe cose. L'esercito, per lui era per chi lo voleva fare di professione. Ma per la sopravvivenza del ducato questo era necessario. Ripensandoci su era entrato nell'esercito per questo. L'imperatore d'Austria tollerava la presenza del duca a fatica e per paura di un’invasione per un decennio non si era badato a spese. Dalla cerchia di fortezze intorno a Milano alla leva obbligatoria in tutto il ducato. Tutto questo era necessario. O almeno cosi credeva. Erano passati ormai lunghi anni da quando era entrato al collegio e molte cose avevano perso di senso. Restando in quella squallida caserma.
<< Signor Tenente! >> urlava un grosso sergente con un accento pesante. La colonna si era fermata improvvisamente senza il suo ordine mentre il sergente che stava in testa alla colonna si sbracciava per attirare l'attenzione. La cosa non poteva che farlo imbestialire. << Vuole che vada a controllare io? >> il giovane attendente che lo seguiva al suo fianco si propose per controllare. <> gli rispose il tenente con tono alquanto scocciato. Tra se pregava che non fosse l'ennesima scusa per riposarsi prendendo a pretesto qualche fortunoso inconveniente che, sicuramente, meritava la sua attenzione. Certe scuse lo irritavano da morire e si accingeva a raggiungere il sergente a cavallo pronto a punirlo nel caso avesse avuto ragione. Odiava essere preso in giro.
<< Che diavolo accade stavolta >> il tono stizzito era quello delle grandi sfuriate, quelle rare occasioni in cui faceva vedere l'inferno ai suoi sottoposti. Ma con sua grande sorpresa davanti a lui, seduto su grosso sasso, c'era un bell'uomo vestito in modo impeccabile che con sguardo benevolo e divertito lo osservava quasi soddisfatto nel vederlo. << Sono davvero dispiaciuto per ciò che mi sta accadendo e per i problemi che le sto arrecando ma purtroppo mi è accaduto uno spiacevolissimo incidente e avrei proprio bisogno del vostro aiuto. Se gentilmente potesse aiutarmi le sarei debitore. >> Parlava in modo impeccabile, senza nessun accento e usando un linguaggio tanto educato che il tenente rimase per un attimo a guardarlo stupito tanto era abituato al parlare rozzo ed accentato dei suoi soldati. Rimase per un attimo in silenzio meravigliato quando il grosso sergente da sotto i folti bassi si fece uscire parole schiacciate dal suo pesante accento, che tentava di coprire inutilmente: << Era li seduto sul masso e mi ha detto che si era rotto >>, il signore misterioso intervenne interrompendolo: << Purtroppo mentre stavo compiendo la mia usuale camminata dopo pranzo sono caduto per colpa di una radice, credo di essermi fatto male a una caviglia e non riesco proprio a camminare. Spero che possiate aiutarmi signor..>> destato dalle parole gentili si affretto subito a presentarsi: << Tenente Villoresi per servirla. Sarò lieto di aiutarla nel miglior modo possibile. >> Che idiota, pensò, sono rimasto imbambolato come un cadetto qualsiasi. << Oh grazie signor tenente, il suo arrivo e stato provvidenziale. >>
<< La dobbiamo riportare da qualche parte? Signor…>>
<< O che maleducato. Sono il signor Francesco Clerici e credo che un dottore o un farmacista siano più che adatti allo scopo. Potrebbe accompagnarmi gentilmente da uno di essi? >>
<< Tosi! >> L'attendente scrollo il cavallo che subito lo porto dal suo comandante che intanto era sceso da cavallo per aiutare l'infortunato. << SI Signore? >>
<< Ho bisogno del tuo cavallo. Devo portare il signore dal medico del paese. Tu fai ritornare gli uomini alla caserma. >>
<< Sicuro signore? >> con la domanda il giovane intendeva ricordare quanto il capitano si sarebbe infuriato alla notizia. << Il comandante della compagnia sono io quindi decido io! Falli tornare indietro, falli lavare, li voglio puliti prima del rancio serale. >> Congedatosi, Tosi inizio a urlare ordini mentre il tenente e il misterioso malato cavalcavano lungo la strada.
 
  
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