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Autore: Bennieee    02/06/2012    1 recensioni
Chi l'avrebbe mai detto che anche nell'enorme Capitol City, capitale di Panem e centro degli Hunger Games, c'è ancora qualcuno che riconosce la mostruosità e la crudeltà di quegli orribili giochi?
Buona lettura :3
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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» Posso solo costringermi a non affezzionarmi a nessuno di loro.

Nell’istante in cui sentii bussare alla porta della mia camera, seppi chi sarebbe entrato. Infatti nessuno della mia famiglia si degnava di bussare, prima di irrompere in camera mia con qualche parrucca colorata, qualche smalto o qualche abito da farmi provare.
A parte mio zio.
Caesar Flickerman attese il mio ‘avanti’  prima di aprire la porta lentamente ed entrare in camera. I capelli tinti di blu, come le sopracciglia. A ogni edizione degli Hunger Games portava un colore diverso.. era sempre interessante vedere che colore sceglievano per lui, ma a volte lo rendevano davvero terrificante, come quando lo avevano tinto di rosso sangue. O ridicolo.. era una delle prime edizioni degli Hunger Games a cui assistevo quando avevano deciso il giallo brillante.
Si sedette sul letto sospirando e mi guardò. Posai le riviste che stavo sfogliando e girai la poltrona in modo da trovarmi di fornte a lui.
«Maylea..»
«Zio..»
«Hai già visto i tributi di quest’anno?»
Non poteva farmi una domanda più ovvia.
«Certo che li ho visti, e tu?» Ridacchiai. Forse, ironizzando la cosa, l’argomento sarebbe parso un po’ meno terribile di come realemente era.
Mio zio Caesar lavorava come presntatore agli Hunger Games da sempre, o almeno, da quanto la mia mente ricordava.Non era come tutti gli altri Capitolesi, era più simile a me. Provava un vero e sincero disprezzo verso quell’orribile evento che era costretto a presentare ogni anno, sorridendo e dipinto, con un vestito luccicante. Il presidente Snow in persona lo aveva scelto per quel ruolo, e mio zio non aveva potuto rifutare. Pena, diventare un senza-voce.
Una volta gli avevo chiesto come riuscisse a sopportare tutto quello, ad affrontare i visi dei tributi e dei loro familiari intervistati come se fosse tutta una messa in scena e che la loro vita sarebbe rimasta la stessa, dopo i giochi. “Non lo sopporto, infatti” mi aveva risposto, “ma non posso fare niente, lo sai. Se provassi a rifutarmi, a non ubbidire ai loro ordini, metterei tutti voi in pericolo. Non lascerbbero in vita nemmeno un Flickerman, nemmeno te, Maylea. Posso solo costringermi a non affezzionarmi a nessuno di loro.”
L’immagine di mio zio senza voce, l’impossibilità delle sue parole di rassicurarmi.. mi terrorizzo. Non feci più domande nè sull’argomento Hunger Games nè sul suo mestiere.
Fino ad oggi.
«Hai le interviste, questa sera..» altra cosa ovvia. Se avessimo continuato così non sarei riuscita ad arrivare dove volevo, e lui tra poco se ne sarebbe dovuto andare a preparasi per quelle dannatissime interviste.
«Maylea, sai che non ho molto tempo..» mi incitò.
«Giusto. Allora: ieri, sai alla sfilata.. due ragazzi.. due tributi, quelli del dodici..» non trovando le parole adatte, continuavo a perdere tempo.
«Katniss e Peeta?»
«Sì. Loro! I ragazzi in fiamme! Katniss e Peeta, Peeta e Katniss..»
«Maylea..» iniziava a innervosirsi, lo sentivo. Era una buona persona, ma pur sempre un abitante di Capitol City, e come tutti i Capitolesi non aveva molta voglia di aspettare.
«Insomma, zio, io li ho già visti. Li conosco! Sul serio! Katniss, la ragazza.. ho un qualche ricordo legato a lei, ne sono sicura! E Peeta, il suo viso.. non riesco a levarmelo dalla testa!» stavo quasi urlando.
«Bhè, è un bel ragazzo..»
«Non è per quello. Ma non voglio vederli morire, zio. Non agli Hunger Games.»
«May, mi dispiace dirtelo ma è inutile, e lo sai anche ti. Nè io nè te possiamo fare qualcosa per quei ragazzi. Moriranno, insieme agli altri ventuno tributi. Il vincitore sarà uno dell’1, o del 2. Magari quest’anno ce la farà qualcuno del 3. Ma non del 12. Il loro più recente vincitore, uno dei pochi, risale alla 50° edizione. Ed è pazzo, ubriaco tutto il giorno. E lo capisco, povero uomo, dopo quello che ha passato. Ma non riuscirebbe a salvarli da lì nemmeno se ci provasse davvero. Non sai quanto mi dispiace, Maylea. Ma è così.»
E detto questo si alzò e lasciò la stanza, improvvisamente fredda e scura, con me dentro.
  
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