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Autore: Aelle Amazon    02/06/2012    12 recensioni
Evangeline Smith ha diciassette anni e pensa che la sua vita sia una vera merda. Odia tutti, odia anche se stessa.
Quando scoppia un improvviso temporale le cose cominciano a cambiare. Scopre che gli dèi Olimpi esistono e che sono stati imprigionati dai terribili Titani. Gettati in gabbie sporche, gli dèi hanno deciso di privarsi dei loro poteri per darli ad un mortale prescelto. I Discendenti- così sono chiamati i mortali prescelti- devono risvegliarsi e salvare gli dèi, altrimenti per il mondo sarà la fine.
Ed Evangeline è una di loro.
[STORIA MOMENTANEAMENTE SOSPESA]
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Volcano 2
Eccomi con il secondo capitolo di questa storia, perdonate il ritardo. Spero che vi possa piacere.
Un grazie enorme va a Acquamaryne, Tea_Zeus, AleJackson, Dafne Rheb Ariadne, Lord_Inglip. Grazie mille dell’accoglienza nella sezione fantasy e delle recensioni fantastiche!
 
 

Volcano

Storia dedicata a Dafne Rheb Ariadne, per la sua gentilezza.
 
2
 
La donna, pur essendo palesemente cieca, aveva uno sguardo terrificante, capace di ispirare soggezione a chiunque lo incontrasse. Venature bordeaux partivano dalla pupilla  e si diramavano attraverso l’iride donando agli occhi scuri una strana sfumatura rossastra. Solo guardandoli, Evangeline sentì brividi freddi percorrerle la schiena. La mente, quella parte razionale di sé che ancora non era stata ipnotizzata, le suggeriva di distogliere lo sguardo, di scappare senza voltarsi mai indietro. Eppure non ci riusciva: i piedi erano diventati di piombo e si rifiutavano di spostarsi da lì. Poi, la stretta insanguinata della donna sul suo braccio non aiutava molto.
Evangeline provò a liberarsi, ma ebbe scarso successo. Quella presa sembrava fatta di acciaio. Le dita piegate ad artiglio affondavano nella sua carne,mentre le unghie affilate come coltelli le ferivano la pelle.. I graffi pizzicavano in modo fastidioso e la ragazza cercò di ricacciare indietro le lacrime che tentavano di solcarle le guance. Non avrebbe ceduto al bisogno di piangere in un momento simile. Doveva dimostrare di essere forte.
-Chi sei?- domandò con voce arrogante.
La donna inarcò un sopracciglio. –Ho già detto chi sono. Non ho mai amato ripetermi, perciò ascoltami attentamente-
Suo malgrado, Evangeline rabbrividì ancora. Esattamente come gli occhi, quella voce bassa e mascolina che poco si adattava ad una donna era qualcosa di spaventoso, paragonabile solo alla morte. Allontanando il suo sguardo da quello magnetico della donna, la ragazza tentò di riassumere il controllo di se stessa. Si ritrovò a fissare una ragnatela di crepe nel muro dello spogliatoio, scoprendola molto più interessante di quanto avesse mai pensato.
-Guardami quando ti parlo!- la sgridò la donna.
Evangeline fu costretta ad eseguire. Il cuore le saltò in gola quando si accorse del ghigno crudele apparso sulle labbra carnose di Ker, che la guardava con la soddisfazione tipica di chi è abituato ad essere obbedito. Senza accorgersene, Evangeline si era inginocchiata ai suoi piedi, le gambe a contatto con il freddo pavimento dello spogliatoio.
-Il messaggio che ti porto è un’esplicita richiesta di aiuto da parte degli dèi Olimpi. Sono stati catturati da forze antiche quasi quanto il mondo stesso e ora giacciono in gabbie come se fossero la peggior specie di animali. Vai in loro soccorso, Discendente-
Evangeline spalancò la bocca a formare una O muta. Gli dèi Olimpi –la donna aveva detto proprio dèi, non poteva aver sentito male- non esistevano. Facevano parte della mitologia greca, popolavano opere come l’Iliade e l’Odissea, ma erano solo frutto della mente umana che, incapace di giustificare alcuni eventi, ricorreva a loro. Ma nella realtà non esistevano, Evangeline ne era più che certa.
-Gli dèi non esistono- disse con la voce più ferma che le riusciva.
Veloce come la luce, la mano della donna calò sulla sua guancia con una violenza fuori dal comune. Evangeline rimase scioccata da quel gesto e con dita tremanti toccò la parte lesa, sentendo la pelle scottare.
-Blasfemia!- strillò Ker, il volto livido per la rabbia che conteneva a malapena.
La ragazza strinse i denti, ma non replicò. Rimase zitta e chinò la testa davanti alla furia che stava per scatenarsi. Percepì la paura che si faceva largo nel suo cuore, arpionandolo in una stretta famelica, e per la prima volta nella sua vita desiderò non avere parlato. Maledetta lei e la sua arroganza.
Ker lasciò la presa attorno al suo gomito e si avvolse le braccia attorno al busto, come se cercasse un conforto che poteva trovare solo in se stessa. Poi, gettò in capo all’indietro e gridò. Un urlo disumano che costrinse Evangeline a coprirsi le orecchie doloranti, ma che non le impedì di rimanere a fissare la figura femminile con occhi sgranati.
-Ma che cazzo … - sussurrò appiattendosi con il muro, proprio sotto il lavandino.
All’improvviso- nel momento stesso in cui il grido si affievolì- la donna evaporò. Davanti al suo sguardo incredulo, divenne della stessa consistenza dell’aria e le si avvicinò fluttuando, mentre sul viso trasparente riaffiorava lo stesso sorriso soddisfatto di poco prima. Pur non avendo consistenza materiale, i contorni del suo corpo erano ancora visibili perché un gioco di luci e ombre li metteva in risalto.
-Ora non hai nessun motivo per dubitare della nostra esistenza- la voce di Ker rimbombò contro le pareti dello spogliatoio –Spero che questa dimostrazione ti basti. Da quando gli dèi sono stati catturati la mia forza è diminuita drasticamente. Non posso fare altro, altrimenti mi scoprirebbero. Più libero potere, più la mia posizione è chiara come il sole. Se non voglio essere imprigionata devo contenermi. Sono una dea minore, la mia vita è collegata a quella degli dèi maggiori tramite un filo sottilissimo. E in quanto tale non mi è concesso scegliere un Discendente. Se finissi in gabbia morirei-
Evangeline deglutì. –Cosa sono i Discendenti?-
La donna roteò gli occhi, spazientita. –Quando tutto sembrava perduto, gli dèi non hanno abbandonato la speranza. Su consiglio del Grande Zeus, hanno trasferito gran parte delle loro essenze in individui mortali. Essi sono la loro unica fonte di salvezza. Se non combatteranno per vincere, il mondo precipiterà nel caos totale-
La ragazza si appiattì ancora di più contro il muro, il cuore che minacciava di uscirle dal petto. Una ciocca di capelli scivolò a coprirle il volto, ma Evangeline era troppo spaventata per preoccuparsi di spostarla. Perché la mente le diceva di non ascoltare quelle parole assurde e l’istinto la spronava a fare tutto il contrario? Il suo essere si era scisso in due parti contrastanti ed la ragazza non sapeva a quale dare ascolto. Seguire la ragione o un impulso momentaneo?
Si schiarì la gola. –Se decidessi di crederti?-
-Ti assumeresti le responsabilità del tuo gesto. Io non posso dirti cosa esattamente accadrà in futuro. Scorgo solo brevi sprazzi di vita, ma tutto è sempre confuso perché il destino è imprevedibile e incontrollabile. L’unica cosa che vedo limpida è la morte. Accumuna tutti gli uomini e persino gli dèi possono esserne soggetti. Nessuno sfugge alla sorte, ricordatelo-
Evangeline cercò di calmare il respiro accelerato. –Io non so come si fa a salvare degli dèi- obiettò.
La donna finalmente sorrise. –Su questo, posso assicurarti che dentro di te c’è una parte latente che sa già tutto. Lasciala uscire, falla emergere e vedrai che non avrai nessuna difficoltà ad affrontare questa situazione. Non posso dirti altro, mi dispiace. Non posso condizionare il futuro-
Prima che Evangeline potesse dire qualcos’altro, Ker si dissolse in una nuvola di fumo, lasciandola da sola e confusa.
 
-Avete qualcosa sulla mitologia greca?-
La bibliotecaria le gettò una rapida occhiata e annuì. Digitò il campo della ricerca sul computer e tamburellò le dita sul piano della scrivania mentre aspettava che la macchina finisse di lavorare. Guardò attentamente i risultati e poi si alzò, facendo segno ad Evangeline di seguirla.
-Vieni-
Evangeline fece come le era stato detto, l’ansia in agguato. Una volta che la scuola era terminata, aveva camminato fino alla biblioteca senza rendersene conto. Una volta davanti all’antico edificio, non se l’era sentita di andarsene, così era entrata. Aveva pensato che magari lì avrebbe trovato le risposte che cercava.
-Vediamo. Sezione antica, scaffali dall’uno al dieci. Sì, siamo arrivati- disse la bibliotecaria con un ampio gesto della mano –Qui c’è tutto quello che abbiamo. Spero che ci sia quello che cerchi. E’ una ricerca scolastica?- si informò.
Evangeline si sentiva stranamente tesa, come se nessuno dovesse sapere quello che stava facendo. Prima di rispondere con uno stentato sì, si sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio. La bibliotecaria le sorrise e finalmente se ne andò.
Con calma, la ragazza cominciò a spulciare tra i vari scaffali che le erano stati indicati. Fece scorrere un dito sulle varie copertine finché non incontrò un volume particolarmente impolverato. Incuriosita, Evangeline lo sfilò dal ripiano. Era un libro piuttosto vecchio, con le pagine ingiallite che scricchiolavano appena venivano anche solo sfiorate. Lettere sinuose e quasi sbiadite componevano il titolo.
Mitologia greca. Divinità ed eroi dell’antica Grecia. (*)
Evangeline capì che quello era il volume che stava cercando. Avvistò un tavolo e vi si sedette, aprendo il libro ad una pagina a caso. In fondo, era estranea alla mitologia greca. Si irrigidì sulla sedia non appena vide cosa c’era scritto.
 
Ker o Chere era la dea del destino, colei che nel campo di battaglia simboleggiava la morte violenta che colpiva i guerrieri durante duelli o azioni furtive. Omero, nell’Iliade, la descrive come una figura bardata in un mantello bianco imbrattato del sangue degli uomini che da lei stessa venivano portati al cancello dell’Oltretomba.
 
Chiuse di scatto il libro e rimase a fissarlo finché il battito del cuore non si regolarizzò. Come diavolo era possibile? Non poteva essere tutta una strana coincidenza. Ker –se veramente aveva incontrato una dea- le aveva parlato dei Discendenti, dicendole chiaramente che era una di loro. Ma quale dio o dea l’aveva scelta?
Evangeline chiuse per un attimo gli occhi. Quando li riaprì, il suo sguardo si era fatto più deciso. Doveva sapere. E il libro aveva le risposte. Lo spalancò ad una pagina a caso, esattamente come aveva fatto prima.
 
Nel mondo greco, Efesto era il dio del fuoco, della tecnologia, dell’ingegneria, della scultura e della metallurgia. Era adorato in tutte le città della Grecia in cui si trovassero attività artigianali, ma specialmente ad Atene. Nell'Iliade, Omero racconta di come Efesto fosse brutto e di pessimo carattere, ma con una grande forza nei muscoli delle braccia e delle spalle, per cui tutto ciò che creava era di un'impareggiabile perfezione.
 
Non lesse oltre. Ormai aveva capito.
 
 
(*) Mitologia greca. Divinità ed eroi dell’antica Grecia.
     Di Panaghiotis Christou; Papastamatis Katharini
     2003, Editore Bonechi
Non conosco nello specifico i contenuti di questo libro, perciò ciò che ho scritto non ha nulla a che vedere con il libro stesso. Mi sono permessa di inventare.                    

         


  
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