Prologo.

Un lungo sospiro come per calmarmi, di colpo riaprii gli occhi, e guardai la mia immagine riflessa allo specchio.   
Ero ridotta malissimo. Mi toccai le guancie, bruciavano,così come anche le orecchie, capelli spettinati e diciamo che ero ridotta in uno stato pietoso.
Cercai di ricompormi, inutilmente. Trattenevo le lacrime a stenti, avevo dei buoni motivi per dire che non era giusto e pensai a come poteva mia madre farmi una cosa del genere: dovevamo trasferirci a Doncaster, una città piovosa, grigia, insomma una merda, da un momento all’altro, all’improvviso. Diceva che aveva trovato un nuovo lavoro. Ma mi chiedo.. non se lo poteva trovare qui? Perché proprio li? Dannazione. No! 
La mia città era troppo importante, avevo amici, avevo la scuola, avevo la danza, e soprattutto in quella piccola cittadina di Holmes Chapel avevo ancora parte di mio padre. Lui per me c’era ancora.
“ Tesoro, dobbiamo andare avanti, tuo padre ormai non c’è più, non abbiamo niente da fare qui..”  
“Andare avanti?! Come puoi dirmi questo? Hai sempre saputo che tutto questo era già difficile di suo, era difficile per me, non per te, tu te ne sei sempre fregata altamente di mio padre. Diciamocelo, non l’hai mai amato veramente..” infatti prima erano praticamente separati, lui dormiva in un’ altra casa, mentre io ero rimasta con mia madre, ma nonostante ciò lui trovava sempre tempo per me, ci teneva a non perdermi. Anche se alla fine però fui io a perdere lui.
Mi asciugai le lacrime, mi calmai. Non poteva neanche trattare così mia mamma e subito i sensi di colpa e il rimorso m'invasero. Ripensai alle mie parole.
"Scusa, ho sbagliato.. non volevo.. scusa mamma" Cercai le sue mani e la guardai negli occhi ormai lucidi, non l’avevo mai vista cosi. 
"No, niente, hai tirato fuori quello che avevi dentro.." continuò lei scacciando la lucidità dai suoi occhi e mi ritrovai tra le sue braccia. Era la prima volta che faceva quello. Con il carattere che si ritrovava era suo solito gridarmi in faccia in situazioni simili, ma quel giorno no. Probabilmente perché aveva capito (forse) che quel momento era 'veramente' difficile. Si schiarì la voce "Sai, abbiamo un’opportunità irripetibile. Qui faccio fatica ad andare avanti con le spese.. sai com’è..Vedrai che quando saremo li si aggiusterà tutto.. avremo qualcuno che c'appoggierà.."
"Si mamma, pensiamo positivo dai.." L’abbracciai di nuovo, era tutto vero, anche se non volevo. A quel punto non ero nessuno per oppormi, dovevamo avere un futuro migliore, e per averlo avrei dovuta seguirla. Pensai a cosa sarebbe successo se mio padre fosse vivo, per quanti problemi non saremmo passati se solo lui ci fosse. Ma lui non c’era. L’attimo di ira era passato.