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Autore: nanettaportasfiga    02/06/2012    1 recensioni
«Non oseresti mai.»
«Oh sì, lo farei, e lo sai.»
«Okay, cosa vuoi da me?»
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Non ho idea di come andrà a finire la storia, nè di come continuerà, e per questo ho avuto non poche difficoltà a scegliere le caratteristiche del racconto. Con ogni probabilità saranno poco fedeli al vero risultato :P
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Severus Potter, Hugo Weasley, Lily Luna Potter, Rose Weasley, Scorpius Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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I.


Hogwarts non era ciò che si poteva definire un luogo accogliente, in quelle sere. Non quando fuori la pioggia cadeva impetuosa, ed uno specchio del cielo reale rombava furioso sopra le loro teste; le matricole più impressionabili, come previsto, non facevano altro che evitare la Sala Grande ed il suo minaccioso soffitto, cui era difficile abituarsi all’inizio. Dava l’impressione che non esistesse un vero tetto, che il cielo scoperto fosse sul punto di cedere e sommergere come una marea l’ignara folla di studenti. Una sensazione con cui si imparava a convivere, e delle volte, a gradire.

Probabilmente i più avrebbero imprecato contro quell’impietoso fine Ottobre se fosse servito a qualcosa; forse lo facevano già. In ogni caso Rose non condivideva l’amore per la bella stagione, il caldo estivo e le giornate soleggiate, ritrovandosi spesso ad ammirare il soffitto mobile. Le nubi andavano compattandosi e, dal picchiettare sui finestroni, la giovane intuì che anche la pioggia andasse aumentando proporzionalmente all’inquietudine degli studenti. Sembrava che non tutti, sotto l’influenza di quel tempo capriccioso, fossero di buon umore come la giovane: al contrario, pochi sembravano gioire dell’arrivo del freddo.

E lo dimostravano in tutti i modi: sbuffando, lamentandosi per i propri capelli o coprendosi con quanti più vestiti riuscivano ad indossare. Rose, dal canto suo, si chiedeva spesso se fossero consapevoli di sembrare solamente ridicoli – forse un po’ buffi-, imbottiti a quella maniera. Quello che gli altri pensavano, invece, era che la Serpeverde fosse irrimediabilmente fuori luogo in quelle occasioni, quando il gelo si sostituiva alle alte temperature. Alcuni supponevano perfino che la sua fosse soltanto una scusa per mostrare qualche centimetro quadrato di pelle in più, non senza malizia. Rose era sempre riuscita a mettere a tacere quelle voci, ma sembrava innervosirsi quando si dubitava della sua intollerabilità al caldo; ovvero sempre. Era quasi certa che anche in quel momento il gruppetto di ragazzine che la fissava dall’angolo est della Sala Grande stesse commentando il suo abbigliamento – l’assenza del maglioncino nonostante il freddo- ed i suoi capelli.
Dopotutto, l’avevano già fatto tutti.

Rose aveva la fortuna di avere uno stupendo colore naturale: se per gli altri Weasley avere una chioma rossa era stata –ed era ancora- una piaga, per lei era una vera e propria benedizione. Certo, adorava l’indomabile rosso fiammante che si ritrovava per capigliatura, ma durante l’estate l’era venuta la bella idea di cambiare. Così, ora, tra le fiamme comparivano sparute ciocche color verde smeraldo, che gli altri studenti si guardavano bene dall’osservare con discrezione. Specialmente, notò, il sopracitato gruppetto di oche.
Rose sbuffò contrariata, alzandosi dal proprio tavolo, e si avvicinò alle tre, incedendo con una mano rigidamente posata sulla bacchetta. << Voi tre >> le indicò, e quelle smisero di parlottare ed additarla << Staccatemi gli occhi di dosso. Cinque punti in meno a Corvonero… Per ognuna di voi! >> Concluse con un certo voluto distacco, sotto lo sguardo sbalordito – ed offeso?- delle ragazze. Stava tentando di placare la sua irritazione, e punirle le era sembrato un metodo piuttosto attendibile.
L’anno scolastico era iniziato da più di un mese e la gente ancora non aveva finito di farsi i cazzi altrui, ma di cosa si stupiva ancora?
<< Ed ora, sciò! >> Le vide esitare un istante, lanciare uno sguardo alla Sala Grande alle sue spalle, ed andarsene furiose, biascicando qualcosa che assomigliava vagamente ad un “lurida stronza”.
Avrebbe potuto inseguirle, affatturarle, e farla pagare loro, ma rimase immobile, gelata sul posto da una voce che riconobbe immediatamente. Come si poteva confondere quell’irritante e viscido strascicare delle vocali? E quel timbro caldo, che riusciva ad ammaliare metà del gruppo studentesco? Semplicemente, non si poteva.
In rari momenti di follia, durante i loro litigi, Rose si era perfino ritrovata a pensare che fosse bella, la voce di Scorpius Malfoy. E sexy, soprattutto sexy. Ma, come dicevo prima, non erano altro che pochi istanti.

In quell’occasione, infatti, le sue parole non la scaldarono, ma furono in grado di raggelarla: una doccia ghiacciata sarebbe stata probabilmente molto più gradita.
Oh, immagino che la preside sarà molto felice di sapere come i suoi Caposcuola passino il tempo.
Cosa voleva dire? L’avrebbe denunciata alla McGranitt? Quel solo pensiero le fece defluire ogni colore dal viso; immaginò la sua ira, il momento in cui le avrebbe tolto la spilla con espressione delusa, e si sentì ribollire di rabbia nei confronti di Malfoy. Si voltò verso di lui, furiosa, e non poté fare a meno di notare il suo ghigno soddisfatto.
<< E con quale prove lo faresti? >> Era una domanda stupida, lo riconobbe perfino lei. Non gli servivano documenti per provarlo, sarebbero bastate quelle tre scialbe ragazzine, che sicuramente non si sarebbero tirate indietro da un’occasione così ghiotta di vendicarsi, portate a testimoniare dinnanzi alla preside.
Difatti, le sopracciglia del Serpeverde schizzarono in alto.

<< Sapevo fossi stupida, Weasley, ma non pensavo fino a questo punto. A me bastano delle testimoni. >> Lo sapeva bene, Rose, ma aveva cercato di illudersi e di ingannarlo. Il suo tentativo era evidentemente fallito, però, e si era comportata come una vera ingenua. Socchiuse gli occhi con espressione minacciosa; sentiva la rabbia ricominciare a ribollire e, nonostante il freddo, si sentì come andare a fuoco. Immaginava già le sue orecchie imporporarsi per l’ira, e si maledisse mille e mille volte, e lo maledisse ancor di più, se possibile.
<< Non oseresti mai. >> Sibilò a denti stretti. Egli parve particolarmente divertito dalle sue parole – o forse dalla sua rabbia – e la guardò negli occhi per un lungo minuto, prima di esordire con un irritante: << Oh sì, lo farei, e lo sai. >>
<< Okay, cosa vuoi da me? >>


***

Aveva avuto terribilmente paura di poter essere sollevata dal suo incarico, ammise a se stessa. Così tanta, che perfino quell’allocco di Malfoy se n’era accorto; aveva chiamato il loro uno scambio di favori, ma Rose non si era fatta abbindolare: quello era un ricatto bello e buono. Se n’era andato con uno strafottente sorrisino stampato in volto ed una frase sibillina, che la tormentava. Per ora nulla. Ma ricordati, sei in debito con me.
In. Debito. Con. Me.

In quel momento era scattata. Gli si era parata davanti, nonostante la rilevante differenza di altezza, e l’aveva guardato con sfida, che pareva essere totalmente ricambiata. << Io non sono debitrice a nessuno, Malfoy. >> Quindi l’aveva superato sbattendo accidentalmente contro la sua spalla.
Perché Malfoy era un viscido bastardo.
Non si trattava di pregiudizi, diceva lei. Semplicemente, Scorpius non aveva bisogno dell’aiuto del suo cognome per risultare insopportabile ai suoi occhi. Ora che le due famiglie erano giunte ad una tregua – i Weasley avevano finalmente capito che Harry doveva la vita a Narcissa, ed i Malfoy che Draco doveva la vita al ragazzo-che-è-sopravvissuto– Rose e Scorpius erano gli unici a portare avanti l’antico odio.
Nemmeno l’appartenere alla stessa casa era riuscito ad avvicinarli, anzi: sembrava che tra i due scorresse cattivo sangue anche a causa della competizione e del desiderio di primeggiare sull’altro. Quando capitava che i due si trovassero insieme nella Sala Comune, i presenti si dileguavano misteriosamente… Ma come biasimarli? I loro litigi erano pressoché insopportabili.
Ed ora, sono debitrice di quel Malfoy.

Probabilmente stava scaricando tutta la propria frustrazione sulla fettina di carne che aveva di fronte a sé, perché i cugini la osservavano allarmati e si scambiavano occhiate d’intesa cercando di non farsi notare.
Peccato che non ci stessero riuscendo. Sembrava che aspettassero un suo scatto d’ira, delle urla, insulti, oggetti volanti o roba simile: non fiatavano, e la cosa risultava essere piuttosto anomala per la famiglia Weasley-Potter.
<< Cos’avete tutti da guardare oggi? >> Alzò lo sguardo dalle pietanze, con la bocca ancora piena ed un poco rassicurante coltello in mano. Peccato che potesse usarlo solo su una povera braciola.
Tutti, in quell’istante, parvero capire. Incominciare ad avere un po’ di spirito di sopravvivenza –dunque ignorarla- ed abbassare gli occhi fu un tutt’uno: ognuno riprese le proprie conversazioni, meno che gli Scamandro. Quei due ridacchiavano sotto i baffi in modo complice. Lysander, il più pacato dei due, le lanciò un’esauriente occhiata obliqua. << Serata storta, Rose? >>
<< Oh, andate al diavolo. >> Borbottò la giovane seppur sorridendo. Perché quei due, incredibile a dirsi, non faticavano affatto a strappagliene uno anche nelle giornate peggiori.

Menomale che zia Luna si è data da fare.
Non che quella fosse davvero sua zia, così come Lysander e Lorcan non erano veramente suoi cugini, ma ormai facevano parte della famiglia – come se non fosse già di suo abbastanza numerosa. Erano praticamente cresciuti insieme, e le sarebbe sembrato strano considerarli esterni, anche se delle volte lo desiderava ardentemente. I due fratelli erano indiscutibilmente tra i più belli di Hogwarts; innanzitutto, possedevano il fascino dei gemelli. Paghi uno e prendi due, no?
In secondo luogo, bhè, erano oggettivamente attraenti. Spalle larghe, fisico asciutto e muscoloso ed abbacinanti occhi color ghiaccio.
In conclusione, un vero spreco per una che, come lei, si considerava loro cugina e non voleva certo peccare di incesto, oltre a non voler deludere la fiducia della sua migliore amica. Perché, ormai era chiaro come il sole a tutti meno che a Lorcan , Liz aveva una gigantesca cotta per quest’ultimo. In conclusione i due gemelli erano off limits.

<< Rosie, cos’hai? >>
Solo una persona poteva utilizzare nel rivolgersi a lei un tono così preoccupato e, di nuovo, era un componente della Weasley-Potter. Gli enormi occhi verdi di Albus la osservavano con pazienza da sotto le folte ciglia, ciglia che una qualsiasi donna gli avrebbe invidiato senza mezzi termini. Fortunatamente non Rose, che se possibile ne aveva anche di più e più lunghe.
<< È colpa di quello stronzo. >> Non vi fu nemmeno bisogno di specificare chi. Lo sguardo della Serpeverde sembrava togliere ogni possibilità di dubbio. Albus sospirò, passando una mano tra i capelli disordinati, ormai abituato a quegli scoppi del tutto giustificati. Perché Scorpius Malfoy era davvero uno stronzo, ed il Grifondoro aveva evitato in tutti i modi di entrare in contatto con lui in quegli anni.
<< Rosie… >> << ’Fanculo, mi sta ricattando! Secondo te perché sono qui? Non mi sono nemmeno seduta al mio tavolo, perché sono sicura che avrei finito col tirargli la mia porzione addosso o con l’affatturarlo! >>
Il cugino capì che si stava infervorando pericolosamente dall’arrossarsi delle orecchie, evidente sintomo della sua rabbia, ereditato senza alcun dubbio dal padre Ron. Era un’imbarazzante caratteristica che li accomunava e che entrambi odiavano, ma aiutava a comprendere quando il limite stava per essere superato. Per salvaguardare la propria vita, era bene fermarsi in quei momenti.
<< Rosie, calmati. Spiegami cos’è successo! Cosa hai fatto per permettergli di ricattarti? >> La giovane sembrò accorgersi solo in quel momento della foga con cui stava stringendo il coltello d’argento, perché lo lasciò cadere rumorosamente sul piatto ed incrociò le braccia al petto. Se le avesse lasciate libere, era sicura, avrebbe aggredito qualcuno.
<< Ha trovato poco fattibili i motivi per cui ho tolto una quindicina di punti. >> Sbottò stringendosi nelle spalle, ed Albus non indagò oltre. Avrebbe voluto farlo, ma Liz piombò sull’amica. << Dio, fiorellino! Le tue orecchie sono fucsia! Cosa è successo? >>
L’interpellata sbuffò, sbollendo un po’. La presenza della Tracey era un toccasana. << Solite cose, sai: punti tolti ingiustamente, ricatti, Malfoy… >>
<< Ooooh, capisco. >> Lisbeth era inquietante, con quel sorriso furbo e gli occhi affilati. Verdi, come la cravatta che portava al collo, similmente a Rose.
<< Ovviamente. >> Rispose quella. Sarebbe stato strano altrimenti, se non avesse intuito la presenza di un problema.
Albus le guardava accigliato, spostando lo sguardo da una all’altra, quasi stesse aspettando una mossa da una delle due, o quantomeno nuovi insulti od urla. Era abituato a tali sfuriate da parte della cugina, anche se non le condivideva il più delle volte. Era un essere pacifico, il secondogenito di Harry Potter. Quasi tutti erano rimasti un po’ perplessi dal vederlo diventare un Grifondoro: si aspettavano che diventasse un Tassorosso capace, piuttosto che vestire i colori rosso oro, ma erano fieri di lui.
Piuttosto, come si faceva a non esserlo?

Quell’anno anche lui aveva ricevuto la spilla da Caposcuola, e nonostante la sua modestia e reticenza, si era dimostrato essere un ottimo organizzatore. Era previdente e badava a non lasciare nulla al caso: questo bastava ad avergli assicurato la stima dei suoi colleghi. Erano una strana accoppiata, lui e Rose, eppure perfetta e funzionante.
O almeno, funzionante finché la Serpeverde non aveva bisogno di sfogarsi per una tale quantità di ira.
<< Scusami, Albus, ma questo è un codice d’emergenza. Te la devo rubare, ha bisogno di Zabini. >>
Effettivamente, si rese conto la giovane in quel momento, Michael sarebbe stato perfetto. Il suo migliore amico, nonché cugino di Malfoy – con il quale però non aveva alcun tipo di legame, se non il desiderio di affettarlo, letteralmente-, era il suo compagno di giochi, in tutti i sensi, tranne che a letto. Anzi a dire il vero, una volta lo era stato anche lì: entrambi però erano giunti alla conclusione che erano stati degli stupidi e si erano fatti una risata, per ricominciare poi a fare come se non fosse successo nulla. Nessuno aveva dato loro un paio di settimane dopo l’inconveniente, eppure erano ancora lì, ad un anno di distanza.
Effettivamente, una notte di sesso non avrebbe mai potuto compromettere la loro complicità.

Liz la prese per il polso, trascinandola per la Sala Grande come fosse stata una mocciosa. Per una volta, Rose non si sentì piccata da quel comportamento. Lanciò un’occhiata dispiaciuta ad Albus, che di risposta scrollò le spalle sorridente, ma alla fine la seguì di buon grado, fino a sedersi al tavolo dei Serpeverde. Evitò accuratamente di guardare qualsiasi individuo lì presente e puntò immediatamente gli occhi sull’amico, seduto accanto a lei. Quello notò subito il rossore di Rose; le sue sopracciglia schizzarono in alto, insieme ad un sorrido sardonico e consapevole. Consapevole di quello che avrebbe dovuto fare da un momento all’altro. Prima che la Weasley potesse parlare, però, lo fece Liz.
<< Zabini, siamo ad un livello B. >>










Nemmeno io ho idea di come si concluderà questa storia. Sono sicura che finirò per scrivere capitolo per capitolo, senza un filo conduttore od una trama già in mente! Sempre che –conoscendomi, e sapendo quanto io sia incostante- la continui!
Anyway, è la mia prima fan fiction, ed il mio primo lavoro in generale ad essere postato su Efp (: Spero vi piaccia, ma anche in caso con
trario, sono ben accette critiche costruttive, che possano aiutarmi a migliorare! :D
  
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