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Autore: Meramadia94    02/06/2012    2 recensioni
John è rimasto orfano da piccolo, e dopo che anche il padre adottivo è morto e la sorella è dovuta andarsene, il fratellastro ne approfitta per trattarlo da schiavo.
Riuscirà a salvarsi dalla disperazione grazie ai suoi amici e all'amore per un misterioso ragazzo che tutti schivano.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non ho capito bene...

''Scusa, che cos'hai detto?''- gli chiedo.

''Ti ho chiesto se ti sei fatto male alle mani strofinando per terra o lavando troppo coltelli.''- ripete lui sorseggiando il caffè.

Mi prende la mano destra.... accidenti, quant'è freddo!!! E dire che siamo in piena primavera. Questo non ha una temperatura corporea.

''Strofinando il pavimento, ma come hai...''

''Hai le mani piene di graffi, ma considerando che qui servono solo cose da bere, gelati e panini non ci sono troppe cose affilate da pulire, e il pavimento viene lucidato con lo spazzolone. La pelle è irritata, come se una cosa bagnata e sporca venisse premuta ripetutamente contro le mani con forza, tipo uno strofinaccio, Inoltre dalle ginocchia perdi delle goccie di sangue, segno che sei stato inginocchiato a lungo, i segni sulle scarpe indicano che anche se sei in ginocchio devi muoverti. E non è l'unico lavoro che fai... le dita punzecchiate dall'ago, pelle ruvida probabilmente per i piatti che lavi ogni giorno, bruciature da ferro da stiro... una storia difficile.''

Sono estasiato: tutte le volte che Molly e Greg notavano le mie ferite riuscivo sempre a cavarmela dicendo che mi ero fatto male giocando a pallone o a pallavolo, questo qui mi ha conosciuto da trenta secondi e ha gia capito tutto.

''Sai, le mani di una persona dicono tutta la loro storia... compreso che i tuoi genitori sono morti quando eri piccolo. L'orologio che porti al polso sinistro viene pulito con regolarità ogni giorno, ma ha almeno dieci anni. Sul quadrante c'è scritto ''To John Watson From Lionel'', tuo padre ne deduco.''

Annuisco tristemente: quest'orologio è l'unica cosa che è veramente mia. A volte mi dimentico di essere stato un ragazzo come tutti gli altri, ci provo con tutte le mie forze... poi lo guardo e mi ricordo di tutto quello che avevo in passato e che altri hanno deciso di togliermi.

''Mettiti questo sulle mani: ti faranno meno male.''- dice porgendomi due sterline e una crema. Ha ragione: mano a mano che la metto è sempre più piacevole e non le sento più così indolenzite come prima.

Riprendo la tazza e vado di nuovo al bancone.

''Caro, è l'ora della tua pausa.''- fa la barista. E' la signora Marie Hudson, vedova da tre anni. Suo marito è stato giustiziato in Florida per omicidio, eppure lei è rimasta sempre quella donna allegra e premurosa di sempre. E' anche grazie a lei che sono felice di venire a scuola ogni mattina: primo, per cinque o sei ore non vedo Jim, secondo, mi considera il figlio che lei e suo marito non hanno mai avuto e grazie a lei riesco sempre a riprendere fiato almeno mezz'ora.

Mi faccio un caffè e vado a sedermi.

''Hai molti libri da consultare vedo... vuoi che vada altrove?''- chiedo a Sherlock avvicinandomi a lui con la mia tazza. Mi guarda e mi fa cenno di accomodarmi.

Finalmente un po' di tregua...

''Dev'essere dura per te, vero?''- fa Sherlock chiudendo il libro.

Sembra quasi che abbia intuito cio che stavo pensando...

''Non lo immagini nemmeno.''- rispondo prontamente. Dovreste provare ad alzare all'alba come un gallo, cucinare, fare le pulizie prima della scuola e arrivare distrutto alle lezioni, lavorare alla caffetteria della scuola, tornare a casa e finire addormentato ogni sera sui libri.

Ormai faccio tre lavori e non ho neanche vent'anni. L'unica via d'uscita da questo mondo crudele è venire qui a scuola, i miei unici due amici e la signora Hudson.

''Vuoi venire a casa mia?''- mi propone.

''Sherlock...''- tentenno-:'' non è che non voglio venire, ma dopo il lavoro devo tornare subito a casa per studiare e preparare la cena, Jim diventa isterico se non...''

''Vieni adesso allora. Per oggi le lezioni sono finite, e mi pare che entrambi non seguiamo nessuna attività del doposcuola.''- questo tizio non ha ancora incontrato qualcuno che gli ha fatto imparare che non sempre si ottiene tutto quello che si vuole.

''Non posso davvero. Ho solo mezz'ora di pausa e dopo ho un triplo turno.''- questo lavoro è la mia unica speranza. Sto racimolando abbastanza soldi per pagarmi da solo l'università e magari anche un appartamento, così dopo sarò libero di lasciare... non la chiamo casa perchè di solito la parola casa, implica un senso di sicurezza e affetto.

Bene, quella non è mai stata una casa per me, ma un carcere. Mi sembra sempre di stare per cadere, e non c'è nessuno pronto a prendermi prima che cada nel baratro, nessuno.

''Ascolta il tuo amico, caro.''- mi suggerisce la signora Hudson-:'' per oggi puoi prenderti la giornata libera, è venerdi in fin dei conti: esci con i tuoi amici, distraiti per una volta. Sei sempre a lavorare o a sgobbare sui libri.''

C'è una congiura allora.

Alla fine cedo... in fin dei conti ho proprio voglia di uscire senza dover fare spese o passare in tintoria per conto di quello.

 

 

''Wow... è bellissima.''- faccio senza parole dopo aver visto l'arredamento della casa del mio nuovo amico... sapevo tramite Greg che la casa di quel suo amico era molto bella e che erano messi abbastanza bene a soldi, ma non pensavo che assomigliasse a un palazzo reale.

''Si, diciamo che non è male.''- fa Sherlock con no chalance.

''Sherlock, allora com'è andata a scuola? Oggi non mi ha chiamato nessun insegnante...''- un ragazzo leggermente più alto di lui, capelli marrone chiaro, impomatati, pantaloni neri, scarpe lucide nemmeno fossero due specchietti retrovisori, camicia bianca... avrà circa ventiquattro anni, l'età di Jim... ma perchè ovunque vada tutto me lo ricorda nonostante io voglia buttarlo nel dimenticatoio del mio cervello per almeno qualche ora?

Se scopre che sono a divertirmi invece che al lavoro come minimo mi fa fuori. Chi cerca di farlo passare per fesso non se la vede brutta, se la vede orribile!!!

''Mycroft, fammi il piacere di farti gli affari tuoi. John, lui sfortunatamente è mio fratello, Mycroft.''- ringrazia che almeno tu c'è l'hai un fratello che ti vuole bene, idiota... quanto mi manca Harrieth. Vorrei dirle la verità in ogni momento e dopo averle scritto mi vergogno di me stesso per tutte le bugie che scrivo alla donna più importante della mia vita, ma se lo faccio lei è capace di portarmi via e nonostante la vita che ho, non voglio lasciare i miei amici e le persone a cui voglio bene.

E poi ho paura che Jim possa vendicarsi di me attraverso mia sorella.

Sherlock mi indica le scale e mi invita a seguirlo in camera sua. E' davvero magnifica, sembra la camera di un principe: scaffali pieni di libri di qualunque genere, perlopiù di chimica, anatomia e biologia, un violino, sulla scrivania un computer di ultima generazione e un altro tavolo con attrezzatura da laboratorio di chimica.

Non c'è niente che un adolesciente abbia in camera sua come poster di attori o attrici preferiti, cantanti o qualunque altra cosa simile.

Mi accomodo sul suo letto... erano secoli che non mi sentivo veramente a casa.

''Fai come se fossi a casa tua... scusa, non volevo.''- suo fratello ci ha portato del tè e anche una torta fatta in casa, ma il mio amico non ne ha toccata nemmeno una fetta invece Mycroft ne ha fatte fuori due.

Lo posso capire, è la migliore torta di mele che io abbia mai assaggiato.

''Raccontami qualcosa di te.''- chiede il mio nuovo amico. Cosa vuoi che ti dica? Sai che sono orfano di entrambi i genitori e che lavoro dalla mattina alla sera come l'ultimo degli stallieri, e quando non lavoro studio.

''Beh, non c'è molto da dire...''- inizio-:'' hai presente la favolo di Cenerentola?''

''Intendi quella ridicola quanto inverosimile storia di quel damerino che non trovava una signora che indossava scarpe composte di atomi, molecole o ioni una disposizione geometricamente regolare che si ripete all'infinito?''

Dimenticavo che è appassionato di scienze...-:''Bingo. La storia della mia vita è pressapoco quella. Solo che nella vita reale non esistono principi o principesse azzurre o rosa che vengono a salvarti, o fate con una pessima memoria che riescono a renderti le cose più facili.''

Se è solo per questo, un'altra differenza è che io ho solo un fratellastro che mi comanda a bacchetta nemmeno fossimo nell'esercito.

E meno male!!! Se avessi avuto una matrigna e un'altro fratellastro come Jim, non sarei riuscito ad arrivare nemmeno ai dieci anni di età.

Sherlock sorride... ha davvero degli occhi meravigliosi quando sorride. Il suo volto sembra più dolce: come mai hanno tutti una paura incredibile di lui?

''Ora tocca a te.''- faccio io sorridendogli.

''Tocca a me cosa?''- ma mi prende in giro o non capisce veramente?

''Raccontami qualcosa di te.''- insisto.

''C'è poco da dire... ho diciassette anni, frequento la tua stessa scuola, famiglia abbastanza benestante...''- ma dai? Non me ne ero accorto.

''E la tua famiglia?''

''Vivo con mia madre e mio fratello. Quando avevo pochi giorni mio padre è morto in un incidente aereo, e mia madre ha preso in mano le rendini dell'azienda di famiglia, anche se non so di che cosa tratti. Mio fratello aveva sette anni ed è stato lui a crescermi e educarmi, visto che mia madre non è mai in casa.''

Abbiamo entrambi la vita segnata dalle sofferenze, ma almeno lui ha avuto qualcuno che gli voleva bene e che farebbe l'impossibile per difenderlo. A me tutto questo è mancato.

Chi lo sa, magari riusciremo a curare le nostre ferite a vicenda.

''Ma allora perchè non sopporti Mycroft?''- gli domando curioso come non mai.

''Non sopporto che mi stia dietro come se avessi cinque anni e fossi incapace di badare a me stesso.''

''Lavora?''

''Studia giurisprudenza alla London University, ma ha buone probabilità di diventare l'uomo più potente di questo paese un giorno o l'altro, se non il governo stesso.''- allora in quel caso puoi chiedergli da parte mia di imballare Jim in una scatola e spedirlo al polo Nord? Ripensandoci... anche se lo spedissimo su Marte ancora non sarebbe lontano abbastanza.

''Io da grande farò il medico... e tu invece dove te ne vai dopo il diploma?''- gli chiedo. Di solito non sono così chiaccherone, ma parlare con questo ragazzo è un toccasana.

''Io lavoro gia, come consulente investigativo. Aiuto la polizia quando non sa dove sbattere la testa.''- mi risponde con orgoglio.

''Si, me lo ha detto un amico... oddio, di solito a quest'ora finisco il turno, devo correre a casa a fare le pulizie.''- dico allarmato guardando l'orologio.

Sherlock mi accompagna alla porta e di conseguenza alla fermata che mi porterà a casa. Fortunatamente Jim starà fuori casa fino a sera tardi, ora che mi ricordo e non si accorgerà che ho fatto un po' più tardi.

''E' stato bello conoscierti, sai?''- gli dico arrossendo.

''Altrettanto.''- in quel momento arriva l'autobus.

''Ci vediamo domani a scuola?''- gli domando. Ecco, ora penserà che sono stupido per l'ovvietà della domanda.

Bel lavoro John Watson.

''Ho un'idea migliore...''- fa lui dopo averci pensato su-:''Ci vediamo domani sera alle dieci e un quarto al centro della pista da ballo.''

Non posso crederci.... mi sta invitando alla festa di domani sera. 

  
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