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Autore: Everett    02/06/2012    1 recensioni
“Sorvola campi di grano,
dalle pareti i fiori cadono,
raccogli i sogni di un estraneo
dagli occhi neri e un profumo d'incenso”.
Era questa la canzone che ascoltava Zoe con il suo iPod mentre camminava a passo svelto per raggiungere Sara e Francesca, le sue coinquiline, al supermercato.
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 2

Cena con... imprevisto

 

Sabato mattina. Francesca si svegliò alle 11 circa, piuttosto di cattivo umore. La serata precedente era stata a dir poco disastrosa e lei non aveva alcuna voglia di alzarsi dal letto. Si malediceva per aver accettato l'invito di Chiara, ma d'altronde come avrebbe potuto immaginare che le cose avrebbero preso una brutta piega?

Si erano incontrate in centro come al solito e avevano fatto un giretto.

“Allora Fra, come va l'università? Gli esami?”

“Mah, come al solito. Non vedo l'ora di uscirne...questi due anni fuori corso mi stanno pesando moltissimo. A metà giugno ho lo scritto di inglese III, spero di non topparlo.”

“Ma sì, andrà benissimo! Non conosco nessuno che parli inglese meglio di te.”

“Peccato che non sia un semplice test di grammatica...potremmo cambiare argomento per favore Chià?”

“Sì, sì, hai ragione. Niente università stasera! Senti, io ho un po' di fame, non ho cenato...che ne dici di mangiare qualcosa?”

“Mmm potremmo andare in rosticceria e prendere un pezzo di pizza.”

“A dire il vero stavo pensando...perché non andiamo in un ristorantino qui vicino? Potremmo passare una serata diversa...poi la pizza non mi va, l'ho mangiata ieri.”

Francesca sospirò, cercando di mantenere la calma. Ma cosa diavolo voleva da lei questa? Non aveva affatto voglia di spendere un patrimonio per andare al ristorante! Però non poteva mica piantarla in asso così e fare la figura della taccagna! Anche perché diciamolo...a lei interessava soprattutto il post-serata e se non l'avesse assecondata un minimo, non ci sarebbero arrivate mica!

“E vabbè, andiamo a 'sto ristorante...”

Chiara la prese sottobraccio tutta contenta e si avviarono verso il ristorante. A quel punto l'umore di Francesca era già abbastanza nero, ma non poté che peggiorare quando il cameriere portò loro i menù ed ebbe modo di leggere i prezzi: “Oh madonna mia – pensò – ma questa qui è uscita fuori di testa! Pensavo saremmo andate in una trattoria o giù di lì...qua già i primi costano una fortuna e i secondi non si possono nemmeno guardare! Sto per sentirmi male...”

Chiara scrutava il menù con interesse e ignorava il crescente stato di disagio e apprensione in cui si trovava Francesca.

“Chià stavo pensando...perché non ci prendiamo un tagliere di affettati in due? Io non ho tutta sta fame stasera...”

“Mmm no, non mi va quella roba...credo che prenderò un bel piatto di linguine allo scoglio e una bistecca ai ferri. Poi vediamo se dopo mi va anche il dolce.”

Ma questa che ha al posto dello stomaco? Un buco nero?! Spero che abbia abbastanza soldi per pagare il conto astronomico che ci porteranno dopo!”

Arrivò il cameriere a prendere le ordinazioni e Francesca decise di ordinare solo il tagliere con gli affettati, visto che non aveva nemmeno tanti contanti dietro e visto che Chiara aveva avuto la brillante idea di ordinare anche una bottiglia di Chianti, che sicuramente avrebbero dovuto dividere. D'altronde un po' di vino era esattamente quello che le serviva per cercare di lenire le sofferenze che quella serata le stava provocando. Infatti appena il cameriere portò il vino, se ne versò un bel po' nel bicchiere e lo mandò giù tutto d'un fiato.

Chiara dal canto suo, era tranquilla e rilassata, come se frequentare ristoranti eleganti fosse per lei una routine.

“Beh dimmi un po', la Giulia l'hai più vista o sentita?”

Ecco, ci mancava solo questa. Era la ciliegina sulla torta: aveva tirato fuori l'unico argomento, a parte l'università, di cui non avrebbe mai e poi mai voluto parlare.

Francesca bevve un altro po' di vino per cercare di mantenere la calma e rispose: “Ogni tanto si fa viva, ma io non le do più di tanto corda. Insomma, pensa che io sia il suo zerbino o peggio la sua bambola gonfiabile?”

“Brava tesoro mio, mantieni la tua dignità. Tanto poi ci penso io a farti sfogare...” e come se niente fosse, Chiara cominciò a farle piedino sotto al tavolo.

Ecco, se avevo qualche dubbio, adesso non ne ho più: questa è proprio fuori. Spero di essere presto abbastanza ubriaca da non rendermi conto di quello che mi sta succedendo...”

Chiara era una studentessa di design d'interni, campo verso cui Francesca non provava alcun interesse. Né lei riusciva a coinvolgerla con le sue inutili chiacchiere su quanto fosse difficile arredare una casa. A Francesca andava bene che ci fossero un tavolo, delle sedie, una scrivania, un letto e un armadio comprati dall'Ikea, del resto se ne fregava altamente.

Chiara era terribilmente egocentrica...capace solo di vantarsi dei suoi meriti accademici e delle sue (vere o presunte?) conquiste in fatto di ragazze.

“La settimana scorsa sono andata con la mia migliore amica in quel nuovo discopub che hanno aperto, l'Euphoria, hai presente?”

“Sì Chià, ma in un posto simile non ci metterei mai piede. Comunque continua.”

“Beh non puoi capire chi ci ho incontrato!”

“Ma ho idea che la suspense non durerà a lungo...”

“Non fare la scorbutica, dai! C'era Marika, l'ex di Silvia, sai quella con cui avevo avuto una specie di storia.”

“Non ho la più pallida idea di chi siano queste persone, sinceramente.”

“Beh non è importante che tu sappia chi siano. Comunque, appena l'ho vista, l'ho subito puntata...c'è stato un gioco di sguardi tra noi...ti dico solo che dieci minuti dopo eravamo avvinghiate e io le avevo messo la lingua in bocca!”

“Ah beh, romantico...”

“Tu non puoi proprio parlare, visto che ricordo almeno un paio di occasioni in cui hai cominciato a baciarmi senza tanti complimenti!”

Francesca a quel punto avrebbe tanto voluto dirle che quello era il suo modo per farla tacere e porre fine ai suoi dialoghi inutili e tediosi, ma prima che potesse aprire bocca e probabilmente scatenare un incidente diplomatico, arrivò il cameriere con il conto. Guardando la cifra, Francesca per poco non cadde dalla sedia e ringraziò di non aver ordinato quasi nulla: la maggior parte del costo sarebbe stato a carico di Chiara. Purtroppo il sollievo durò poco: Chiara aprì il suo portafogli e si accorse di non avere abbastanza soldi per pagare il conto.

“Ehmmm...Fra...c'è un piccolo problema...credevo di aver preso degli altri soldi prima di uscire...ma ho solo venti euro...non è che potresti farmi un prestito? Ti restituirei tutto al più presto, ovviamente! Intanto tieni i venti euro...”

Francesca aveva la mente troppo annebbiata dall'alcool per poterle rispondere male e decise che avrebbe pagato tutto il conto con la Postepay, dato che non aveva abbastanza contanti con sé.

Una volta uscite da quel posto infernale, Francesca era sicura che sarebbero andate a casa di una delle due per dare finalmente un senso a quell'appuntamento, che fin lì era stato allucinante.

Devo trovare il modo di vendicarmi...potrei legarla al letto...oppure stuzzicarla finché non mi implorerà di farla venire...oppure non dargliela proprio stasera...”

Il suo flusso di pensieri fu interrotto da Chiara che le disse: “Oh Fra grazie per la bella serata e grazie ancora per aver pagato il conto! Non preoccuparti, ti restituirò tutto, ci mancherebbe...dai, allora ci sentiamo, no? Buonanotte!” e le diede un bacio sulla guancia. Dopo di che, le voltò le spalle e si allontanò, lasciandola lì impalata come una deficiente.

Francesca era incredula. Era appena stata scaricata da una che la dava praticamente a chiunque e quel che era peggio era che le aveva pure pagato un conto salatissimo in quel dannato ristorante!

La ragazza, come un automa, si sedette sul marciapiedi e cominciò a ridere istericamente. Non era possibile, non stava accadendo a lei. Dopo aver realizzato che non era un sogno, si alzò in piedi di botto e cominciò a gridare: “Sei una grandissima zoccola, capito? ZOCCOLA! E pure cogliona perché mi porti in un cazzo di ristorante carissimo e manco ti accerti di avere i soldi per pagare! Se non li avessi avuti manco io, che minchia avremmo dovuto fare, eh? Pagare in natura? Lo so che per te non sarebbe stato un problema visto che sei una troia! Ma io ho ancora una dignità, capito? VAFFANCULO!” Finalmente si era sfogata. Aveva gridato così forte che adesso ansimava; riprese fiato e si avviò anche lei verso casa.

A casa, nel breve tragitto porta-camera da letto, non incontrò nessuno che potesse farle delle domande, fortunatamente. Zoe doveva essere in giro con qualcuno, forse Eleonora, e Sara era in camera sua, e probabilmente stava parlando con Michela.

Francesca si buttò sul letto e cominciò a riflettere sul perché la sua vita aveva preso quella piega così assurda ultimamente; era da circa un anno che non stava seriamente con una ragazza e la sua ultima ex, dopo quasi due anni di relazione, l'aveva scaricata per mettersi con un'altra. Non capiva cosa non andasse in lei... perché attirava sempre gente con evidenti problemi mentali? Non riusciva nemmeno a farsi una trombamica come si deve! Sentiva che quella faccenda del ristorante non l'avrebbe dimenticata tanto facilmente... maledetta Chiara e maledetta lei che aveva accettato di vederla! D'ora in poi, si disse, non avrebbe più lasciato che i suoi ormoni pensassero al posto del cervello. “Anche se onestamente non mi sembra una cosa poi così grave. Gli uomini lo fanno di continuo e di sicuro non subiscono tutte queste disgrazie! Un momento... forse ci sono. Dev'essere il karma! Forse ho fatto di qualcosa di veramente orribile in una mia vita precedente e ora ne sto pagando le conseguenze! Mi chiedo poi cosa potrò aver mai fatto di così orrendo che mi renda meritevole di una punizione simile...”

Mentre tutti questi pensieri le attraversavano la testa, la stanchezza l'aveva sopraffatta e dopo un po' si era addormentata, così, vestita. Il suo ultimo pensiero però fu rivolto a Chiara: prima di crollare, aveva mormorato tra le labbra qualcosa che assomigliava molto a “baldracca”.

   
 
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