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Autore: curly_    03/06/2012    0 recensioni
Angie Smith, una ragazza come le altre..o almeno fino a quella stramaledetta mattina di fine Luglio. Quel giorno la sua vita finisce. Ma inizia un lungo viaggio, che magari le farà ritornare la voglia di vivere, la voglia di sognare..
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era una calda mattina di fine Luglio quando il cellulare iniziò a squillare, in un primo momento non mi resi nemmeno conto di quello che stava accadendo, mi svegliai di soprassalto e iniziai a cercare quello stupido telefonino tre le lenzuola. Sullo schermo lampeggiava il nome ‘mamma’, mamma? Ma stamattina non doveva andare a firmare il foglio per il divorzio? A quest’ora doveva già essere in tribunale, perché mi stava chiamando?
-Pronto?- risposi con una voce da mezzo tranz, quella notte ero riuscita ad addormentarmi alle tre, direi che mi era andata bene, rispetto alle scorse notti, ma la mattina ne subivo sempre le conseguenze.
-Sì? La signorina Angie Smith?- la voce che rispose dall’altra parte del telefono mi sorprese e non poco. Era un uomo, voce rauca, doveva essere sulla cinquantina passata, ma la domanda era: perché un uomo -che non conosco- mi sta chiamando dal cellulare di mia madre? -S-sì, scusi ma lei chi è?-
-Senta, deve venire subito in ospedale, c’è stato un incidente stradale e..- -Un incidente stradale?! Sta scherzando, vero? Dov’è mia madre? Che le è capitato? La prego mi risponda!- non lo feci nemmeno finire di parlare, già dalla parola ‘ospedale’ il mio cervello era andato in tilt, non riuscivo a capire niente.
-Senta, si calmi. Venga in ospedale. Subito. Le spiegheremo tutto.- -Fra cinque minuti sono lì.-
Mi alzai dal letto, presi i primi jeans che trovai sulla sedia, la prima t-shirt dal cassetto, chiavi del motorino, casco e mi catapultai letteralmente in strada; mentre l’aria asciugava le lacrime che avevano già preso a scendere sulle guance non riuscivo a non pensare alle parole di quel signore: ospedale, incidente stradale.. cosa diavolo era successo? Dov’era mia madre? Chi era quell’uomo?
Dopo nemmeno cinque minuti di viaggio arrivai in ospedale, chiesi di mia madre e mi mandarono in neurologia, stanza 244. Arrivata davanti alla porta di quella stanza trovai tre persone, un uomo, che molto probabilmente era quello della chiamata, e altri due uomini, in divisa.
-Lei è Angie, non è vero?-
-Sì, potrebbe smetterla di darmi del ‘lei’ per favore? Ho sedici anni, non venti e voglio sapere immediatamente cos’è successo a mia madre.- ero sempre stata così, timida sempre e comunque, a parte nelle situazioni eclatanti, usciva fuori un lato di me che nemmeno io conoscevo.
-Bene, vedi Angie, io sono un poliziotto, questa mattina in autostrada c’è stato un grosso incidente e tua madre ne è rimasta vittima.. –
-Aspetti.. vittima, ha detto?- chiesi siedendomi sulla prima sedia che si trovava vicino alla porta.
-Sì Angie, vittima. I dottori hanno cercato di fare il possibile, ma lo schianto è stato troppo forte, tua madre ha sbattuto la testa violentemente, più volte.. lei.. ecco, lei non ce l’ha fatta. Ci ha provato Angie, ci ha provato con tutta se stessa, ma non sempre tutto va come vorremo.-
Il mondo si fermò, l’intero mondo, per un tempo indeterminato, si fermò.
-Lei.. lei mi sta dicendo che mia madre è morta?- urlai –Lei mi sta dicendo che non c’è più? Che non potrò più vederla? Abbracciarla? Parlarle? E’ questo che mi sta dicendo? Io.. io non le credo, non posso crederci.. i medici, i medici mi hanno detto questa stanza, la 244, ci dovrebbe essere lei lì dentro!- urlai ancora più forte, aprendo la porta della stanza che trovai rigorosamente vuota.
-Angie, abbiamo chiamato i tuoi nonni, fra poco saranno qui, ci penseranno loro a te, non preoccuparti.-
-Mi sta davvero dicendo di non preoccuparmi, dopo avermi detto che mia madre è morta?- dissi con voce piatta, tagliente e con lo sguardo basso.
  
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