Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: hug me peeta    03/06/2012    9 recensioni
“Quello è Justin Bieber. Bel tipo, eh?” ovviamente Janissa si era accorta dell’interesse di Luce verso quel ragazzo che ora la fissava attraverso i grandi occhiali. Le guance di Luce si riscaldarono e, per quanto volesse, non riusciva a non guardare quel magnifico ragazzo.
Justin si tolse gli occhiali e osservò Luce attentamente con aria burbera, poi, ad un tratto, le sue labbra scattarono in un sorriso. Automaticamente anche quelle di Luce sorrisero finchè Justin alzò una mano e le mostrò il medio.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ringraziamenti a:
Fraachecca
Ale_Swaggie
SimoeRossyBeliebers
Viviengli
Stoopid_
xeatmebieber
per aver recensito il capitolo 5 :D


 




Capitolo 7
-



 

 
Chaz la guardò accigliato e Luce si sfregò le mani per riattivare la circolazione.  Le aveva tenute in pugni per tutto il tempo.  Scrocchiò le nocche per cercare di ridare vita alle dita indolenzite. Chaz continuava a fissare la tovaglietta di carta e a non dire nulla. Luce cominciò a innervosirsi. “
Allora? Preferirei tirare le cuoia in un posto più carino” disse, con una voce più alta del dovuto. Alcune paia di occhi si posarono su di lei, finchè Chaz non fece un gesto con la mano. “Dammi il tempo di riprendermi, dolcezza” le disse, e stavolta guardandola negli occhi. “Non ho tempo da perdere, io. O mi dici quello che voglio sapere o me ne vado.” Nell’abitacolo risuonò una grossa risata. Chaz si stava asciugando le lacrime dagli occhi quando disse: “Sì, vai pure. Ma te lo dico: saranno poche le persone che ti diranno tutto” colpì la fronte di Luce “Ricordandoti tutto quello che è successo a Stratford circa sei anni fa”
Sei anni fa. Sei anni fa Luce faceva avanti e indietro da casa sua a quella dei suoi nonni a causa del lavoro dei suoi genitori. Non sapendo dove lasciare la figlia, la portavano dai nonni. A Luce non dispiaceva andare dai nonni. Da loro era tutto un ‘biscotti con gocce di cioccolato’, ‘nascondino’, e ‘giochi a non finire’. Loro la trattavano come meritava, non la lasciavano mai segregata in camera sua, abbandonata a se stessa, e con una baby-sitter a cui importava solo la paga.
Luce gli fece cenno di continuare. Chaz prese un sorso di acqua e si schiarì la voce.
“Partirò dall’inizio. Allora, avevi circa quattro anni quando arrivasti qui la prima volta. Mi ricordo ancora quel giorno. Portavi un vestitino giallo con un nastro bianco in vita che s’intonava benissimo con la tua pelle olivastra. Con le mani tentavi di tenerti stretto il cappellino. Io e Justin ti osservavamo da lontano. Poi il tuo cappellino prese il volo e tu lo rincorresti. Justin fu più svelto e lo prese al volo, ma si sbucciò il ginocchio. Ci portasti entrambi dentro casa e lo medicasti, dicendogli che tutto sarebbe andato bene. Da allora, passasti tutti i pomeriggi d’estate con me e con lui. Poi si presentarono anche Janissa, Cady e Jason. Jason e Justin facevano una sorta di competizione per giocare con te. All’inizio di settembre te ne andavi, ma promettevi di tornare all’inizio di giugno.”
Chaz fece una pausa e prese un respiro. Lo stomaco di Luce gorgogliò e entrambi risero, malgrado Luce fosse un po’ in imbarazzo. “Vuoi ordinare?” le chiese con dolcezza. Luce fece segno di sì con la testa.
Chaz chiamò una cameriera. Indossava una camicia nera –che depressione, questo posto- che le faceva risaltare il seno. La sua faccia era un tantino troppo truccata, facendola sembrare più vecchia di almeno dieci anni. Sotto quello strato di trucco, Luce vide due grandi occhi verdi e un viso paffutello, decorato con due labbra carnose e sopracciglia sottili.
“Cosa volete ordinare?” chiese. “Prima le signore” disse Chaz, e , con un cenno della mano, indicò Luce. Non aveva nemmeno dato un’occhiata al menù, perciò scelse la prima pietanza che i suoi occhi trovarono. “Ravioli ripieni di funghi porcini” disse, incerta. La cameriera le fece cenno di proseguire e Luce, fortemente impreparata, scosse la testa e cercando di riordinare i pensieri, fece correre lo sguardo sui secondi e sui dessert. “Gamberetti alla griglia con frutti di mare” disse, questa volta con voce più decisa. “Per dessert?” le chiese ancora la cameriera. Sembrava che la sua voce fosse stanca e dava l’idea che prima o poi avrebbe gettato a terra il grazioso grembiule che le cingeva la vita per poi andarsene. “Coppa di gelato quattro gusti. Crema, nutella, vaniglia e stracciatella” la cameriera fece un sorriso a Luce, ma sembrava uno di quei sorrisi del tipo: ‘ era ora’. Lucinda si accigliò e si sfregò nuovamente le mani. Aspettò che Chaz prendesse la sua ordinazione per poi fargli una serie di domande. Aspettò che la cameriera se ne andasse.
“Allora, cos’è successo dopo?” lo aggredì. Chaz prese una pagnotta e l’addentò. “Aspetta! Aspetta! Dammi modo di rimettere in moto il cervello, dolcezza. Certo che te hai una fretta di sapere…” ovvio che aveva fretta. Ironia della sorte, moriva dalla curiosità di sapere delle cose su se stessa. Lucinda lo incitò a sbrigarsi facendogli dei segni con le mani e il ragazzo posò la pagnotta e continuò il discorso precedente.
“Allora, dove ero rimasto? Ah, sì. Be’, tu tornavi ogni estate…”
“Sì, questo l’hai già detto” lo interruppe Lucinda. “Senti, la vuoi sentire questa storia sì o no?” Lucinda fece segno di sì con la testa. “Bene, allora smettila di interrompermi, grazie.” Chaz fece una breve pausa per poi riprendere subito. 
“Poi, un giorno, accadde l’irreparabile. Avevamo circa undici anni, credo. Stavamo giocando. E tu vidi un cagnolino sull’asfalto. Contro ogni previsione, tu corsi a prenderlo. Fu allora che arrivò una macchina. Justin si buttò in mezzo alla strada per tentare di salvarti e ci riuscì. La macchina vi prese di striscio, e finiste in un precipizio. Battesti la testa e anche Justin, infatti ha una  piccola cicatrice che si nota appena, sulla fronte. Quando arrivammo in ospedale, i medici ci dissero che avevi subito una commozione cerebrale, e , per questo, non riuscivi a ricordare l’accaduto. Non ti ricordavi più di noi. Per Justin è stato uno shock. Lui ti parlava, ti accarezzava la mano e tu, tremante, gli chiedevi chi fosse e perché ti stesse molestando. I medici ci allontanarono da te, per paura che tu avessi un crollo psicologico o qualcosa del genere. Per Justin fu il colpo di grazia. Sparì dall’ospedale e si chiuse in se stesso, diventando ciò che è oggi.”
Chaz si fermò e guardò attentamente Luce. Aveva la bocca semi aperta a causa di ciò che aveva appena sentito. I suoi sospetti erano fondati. Allora era vero che già la conoscevano. E si spiegava perché lei non ricordasse nulla di Justin, di loro. Ma ancora una cosa non le era chiara.
“Ma io ancora non capisco. Perché Justin mi ha mandata a quel paese?” chiese Luce. Intanto arrivò la caposala, che portò i piatti ordinati in precedenza. Luce guardò attentamente i ravioli dal profumo magnifico e il suo stomaco gorgogliò. Aspettò che la caposala servisse anche Chaz prima di iniziare a mangiare. Infilzò un raviolo e cominciò a mangiucchiarlo.
“Ah, la questione ora si fa più complicata. Credo sia per via della promessa” disse Chaz, ficcandosi il pane inzuppato di sugo in bocca. Luce smise di mangiucchiare il raviolo. “Promessa? Quale promessa?”
“La promessa che vi siete fatti. Non so bene di cosa si trattasse. Credo che vi foste promessi di rimanere amici per sempre o qualcosa del genere” Luce si rifletté un po’ sopra, poi annuì. Finirono di mangiare in silenzio. Ma alla terza portata, Luce si ricordò di una cosa.
“Janissa. Non l’ho più vista. Sai dov’è?” chiese, cauta. Era da una vita che non si faceva vedere. “Nemmeno io l’ho vista. Ma non ti preoccupare, lei è fatta così. Va e viene” Luce annuì nuovamente con la testa e finì il cibo che aveva nel piatto.
Alla fine del pasto, fu Chaz a pagare il conto per entrambi. Luce decise che Chaz le stava simpatico. Ma non solo perché le aveva pagato il conto.
Uscirono da quel posto così poco originale e s’incamminarono verso casa.
“Allora, Lucinda Dove, qual è la tua prossima mossa?” le chiese Chaz ad un tratto. La sua prossima mossa? Quale sarebbe stata la sua prossima mossa?
“La mia prossima è…parlare con Justin”
 


 




RECENSITE O VERRO' A PICCHIARVI IO STESSA(?)

ok, questo capitolo mi pare l’Odissea da quanto è lungo.
Non credo che nessun altra persona qui su EFP faccia capitoli così lunghi, o mi sbaglio? XD
Be’ comunque, dovreste essere grati a mia cugina, che vi ha fatto questo immenso(?) regalo, quindi, perché non farle arrivare almeno 10 recensioni a cui rispondere? Soprattutto vorrebbe sapere cosa pensano anche tutte quelle persone che hanno messo nei preferiti e nelle seguite questa storia (ma non quelle bellissime persone-sempre le stesse poi- che recensiscono ogni volta)

RINGRAZIAMENTI:

Jade_itsme
SimoeRossyBeliebers
Viviengli
ScriveMartina
Fraachecca

per aver recensito il capitolo 6 ;)

 

  
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