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Autore: Hummingbird    03/06/2012    3 recensioni
Allora avete presente cosa succede quando una fan del royai si mette ad aprire a caso il vocabolario e scrive una storia per ogni parola che trova?
No? Ecco allora leggete questa fic, cento vocaboli (rigorosamente presi a caso) per raccontare cento storie su di loro. Cento.. non uno di più non uno di meno.
Non so perchè era sbagliato l'ordine dei capitoli, ora l'ho aggiustato.
Probabilmente, i primi capitoli li troverete brulicanti di errori ortografici, non fateci caso: appena possibile, li revisionerò tutti quanti...
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Riza Hawkeye, Roy Mustang | Coppie: Roy/Riza
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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Fuggire.

 

Inutile scappare da una paura, da un trauma che sembra sparito: giri a destra, poi a sinistra, provi a correre avanti, ma lui è sempre lì. Come fantasma, presenza silenziosa...

 

Niente,

in quella stanza poco illuminata sembrava non esserci niente; tutto ciò che era presente non aveva la minima importanza. Forse, le uniche cose che potevano essere prese in considerazione erano alcuni vestiti, sparsi disordinatamente per tutta la camera, e due persone, strette sotto le bianche lenzuola.

Una delle due, un ragazzo moro, si stiracchiò tranquillamente poiché svegliato da un movimento brusco, probabilmente compiuto dalla persona al suo fianco.

Allarmato, il nostro Roy aveva immediatamente aperto gli occhi, ma si era rilassato dopo poco: era solamente Riza, che doveva essersi spostata.

Girandosi su un fianco, si puntellò sul gomito, mettendosi ad osservarla senza muovere un muscolo; solamente lui poteva vederla così: rilassata, tranquilla e serena. I capelli biondi, dalle sfumature ocra, sparsi sul cuscino, che espandevano il loro profumo per quel piccolo spazio.

E continuava, continuava a fissarla.

Avete presente quella sgradevole sensazione che si prova quando, dormienti, pensate di essere sotto osservazione? Ecco, era quello che, in quello momento, provava la giovane cecchina.

Scocciata, si svegliò; aprendo solamente un occhio, s'accorse che il “disturbatore” altri non era che il suo ragazzo, che sorrideva beffardo.

-'Ngiorno... - Mugugnò lei, stanca.

Roy rise, non riuscendo a trattenersi davanti a quella specie di batuffolo biondo che sbuffava nervoso, stile “locomotiva”.

La prese per la vita, stringendola, e la portò accanto a sé; lei, ancora un po' assonnata, quasi non se ne accorse, almeno fino a che non sentì una pressione un po' troppo forte all'altezza dei fianchi, dolorosa.

-Roy, ehy... Mi fai male, piano!-

Il ragazzo sciolse immediatamente l'abbraccio, resosi conto di aver esagerato.

-Scusami,- mormorò dispiaciuto, mentre le sfiorava delicatamente le ciocche dorate -E' solo che eri così... Lontana; ti volevo portare più vicina.-

Riza lo guardò confusa, mentre si avvicinava a lui; insolitamente, la giovane lo strinse, lasciandolo piacevolmente sorpreso.

-Uhm, con la tua strana affermazione mi hai fatto tornare in mente una domanda che ti avevo posto ieri, a cui non hai risposto-.

Il moro si lasciò conquistare da quel tono dolce, ancora influenzato dal sonno, e storse il naso.

-Me lo sono dimenticato, mi pare che fossimo impegnati a fare altro...-

Riza arrossì di botto, pensando ad un veloce modo per evadere da quell'imbarazzante situazione; si schiarì la gola a fece per rompere l'abbraccio, ma Roy non glielo permise.

Rassegnata, si limitò a riproporre la domanda.

-Ti avevo chiesto,- disse alzando gli occhi al cielo e sperando che l'attenzione dell'altro fosse abbastanza alta -Perché ogni volta che vengo qui da te sembri quasi... Frettoloso, ecco. Ogni sera arrivo, appena posso, e tu praticamente ti fiondi addosso a me, non mi lasci mai parlare. Mi chiedevo, perché tanta fretta? Insomma, non scappo mica. Sono sempre qui, non mi pare di essere assente, eppure...-

Passarono secondi, minuti forse, ma non Roy non si permise di rispondere, né tanto meno di ribattere.

Vedendolo in difficoltà, Riza provò a lasciar perdere e fece per alzarsi dal letto, ma lui fu più veloce: la prese in braccio, stringendola più che poteva.

-Non so come spiegartelo,- incominciò -E' una cosa un po' strana.-

Intanto, la ragazza lo osservava in attesa, leggermente infastidita: chissà perché, stava diventando quasi troppo dolce, e questo non le era mai andato troppo a genio.

-E' solo che ho paura che tu possa sfuggirmi; svegliarmi una mattina e non trovarti più vicino a me, come se fosse stato solo un sogno-.

Riza, sorpresa, sgranò gli occhi: s'aspettava di tutto, ma mai una cosa del genere.

-Roy, dimmi una cosa...-

Richiamato all'attenzione, l'uomo si girò verso di lei.

-Tu... Sei forse un deficiente?!-

Istintivamente, il ragazzo si allontanò, sapendo quanto la sua donna potesse diventare pericolosa.

-R-Riza...?-

-Riza un par di scatole!Ti preoccupi per un'idea idiota! Dove pensi che possa fuggire, eh?! Non ti fidi di me, non ti sembro reale? Ma sei folle?! Scusami, se io sono riuscita a fidarmi di te, che non hai esattamente un'ottima reputazione con le donne, per quale assurdo motivo tu non dovresti fidarti di me?!-

Bum, l'aveva fatta arrabbiare seriamente.

Restarono in silenzio per un po', mentre entrambi cercavano di far ordine nella propria testa: Riza cercava di trovare la pazienza per non farlo fuori, mentre Roy voleva trovare le parole giuste per farla calmare definitivamente.

-Ti chiedo scusa,- disse lui, restando sulla difensiva -Hai ragione, sono un deficiente, un idiota. Solo che, non voglio né posso andare avanti se tu non ci sei e pensa, sto addirittura diventando uno scontato!Concludendo, e so che adesso mi arriverà un sganascione ben piazzato sulla guancia, io... Volevo solo dirti che penso di essermi innamorato di te.-

Fu un attimo: Roy vide Riza impallidire, diventare una specie di lenzuolo vivente, e poi cadere dal letto senza fiatare.

-Hey!-

Lui si precipitò a vedere se stesse bene, anche se sapeva benissimo che non si doveva essere fatta nulla; la trovò con la schiena appoggiata al muro, gli occhi ancora completamente aperti.

-Tu... Esageri sempre.- Lo riprese lei, abbassando il volto. -Sei un idiota, un povero scemo, e davvero non capisco cosa ci faccio ancora qua-.

Roy inghiottì rumorosamente, pallido.

-Però,- continuò lei -Prova un'altra volta dire che potrei lasciarti da solo e te lo giuro, ti riduco ad un formaggio gruviera...-

Non riuscirono a trattenersi e scoppiarono a ridere.

In un attimo, tutta la serietà, che pochi attimi prima governava la stanza, si sgretolò lasciando spazio ad un'interminabile ilarità.

 

...Ma come una paura, anche una persona amata riesce sempre a tornare da noi, per quando ci sia possibile sfuggirle.

 

 

Piccolo angolo dedicato a me:

YEAH! Scrittura clandestina ;)

Gente, oggi sono una gelatina vivente quindi voglio provare a far diventare gelatine pure voi.

Avviso: questo capitolo potrebbe essere pieno di errori, ma visto che ho smesso un po' di scrivere non riesco più a rileggerlo che le parole cominciano a girovagare nella mia povera testa tutte invertite...

Scusate in anticipo, anche per la dolcezza <3

Hum.

  
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