IMPORTANTE: I personaggi
di queste storie non mi appartengono, ma appartengono a JK Rowling e chi per
essa.
Il testo di “I’ll
be” appartiene ad Edwin McCain.
Da questa storia non ci ricavo niente.
La storia è stata scritta nel 2006, prima
dell’uscita del Settimo Libro, quindi non tiene conto della linea temporale su
cui si è basata la Rowling.
Buona lettura!
[Edit: Fan
Fiction riveduta e corretta il 14 Marzo 2010]
Lo Specchio delle Brame.
Rain
falls angry on the tin roof
As we
lie awake in my bed
You're
my survival,
you're
my living proof
My
love is alive not dead
Tell
me that we belong together
Dress
it up with the trappings of love
I'll
be captivated I'll hang from your lips
Instead
of the gallows of heartache,
that
hang from above
I’ll Be - Edwin McCain.
Era
una delle tante giornate che trascorrevano serene nel Castello di Hogwarts. Hermione, Caposcuola e fiera
Grifondoro del settimo anno, stava tornando verso il
suo dormitorio dopo aver passato l’intera mattinata in Biblioteca a studiare in
previsione dei M.A.G.O. che si sarebbero tenuti alla
fine di quell’anno.
Ma
non sapeva, che qualcosa - o meglio qualcuno
-, le avrebbe fatto cambiare rotta durante il suo cammino.
Stava
tranquillamente passeggiando, quando dietro un angolo sentì la squillante e
agitata voce di Lavanda che stava parlando con Calì
di come stavano andando le cose tra lei e il suo amato Won-Won.
Si,
proprio così. Dopo che Lav-Lav lo aveva lasciato
l’anno precedente, i due all’inizio del Settimo anno si erano di nuovo messi
assieme.
Hermione
non riusciva a capire come tutto ciò fosse potuto accadere. Probabilmente a Ron
non era bastato avere quella zecca appiccicata durante il Sesto anno, tanto che
per qualche motivo - che lei non aveva voluto sapere -, i due si erano messi di
nuovo assieme.
E
per di più, la castana e il rosso, da quando lui si era di nuovo messo con
quella bravissima ragazza, avevano
ripreso con le loro ormai famose litigate.
«Oh
Calì, non puoi capire quanto sono felice in questi
giorni! Ormai sono quattro mesi che io e Ron stiamo nuovamente assieme. E
questa volta non ci sarà nessuno a dividerci. Il nostro amore è imbattibile! Me
lo dice sempre anche lui!!»
«Lav sono così felice per te! Te lo meriti proprio. Dopo il
brutto episodio dell’infermeria dello scorso anno con Hermione
“Castoro” Granger, l’hai riportato sulla retta via»
«Non
me lo ricordare…» sembrò pensarci un po’ su, poi alzò
le spalle «…ma non ha più importanza adesso. Ron è
solo mio»
Già.
Non
aveva più importanza.
Ron
era solo suo.
Hermione
sentì che i suoi occhi si stavano inevitabilmente riempiendo di lacrime, ma
fece di tutto per non farlo. Doveva trovare un modo per non farsi notare da
nessuno.
Non
poteva certo continuare la sua strada, altrimenti sarebbe capitata proprio
davanti alle due pettegole, quindi cercò una soluzione migliore.
Nel
mentre le due continuavano a parlare.
«Già!!
Hai proprio ragione Lav! Ma dimmi…
So che sono una curiosona, ma in fondo sono la tua migliore amica e queste cose
a me puoi dirle. Avete già fatto…»
Hermione
sentì Lavanda soffocare delle stupide risatine. «Oh, ma si
che importa. Sei la mia migliore amica e se non le dico a te, a chi
le dico queste cose? Beh in effetti si, ci siamo spinti oltre»
Ad
Hermione questo bastò. Nel momento in cui Lavanda
pronunciò quella frase, sentì le sue guance rigarsi di lacrime salate e amare.
Decise
di entrare nella prima stanza che trovò.
Chiuse
la porta alle sue spalle e andò ad appoggiarsi contro un muro, piangendo a
dirotto.
Lo
sapeva benissimo che non aveva senso piangere per Ron. In fondo in sette anni
che si conoscevano, lui non era mai stato troppo carino con lei.
Sapeva
solo prenderla in giro, dicendole ti amo,
quando gli faceva copiare i compiti.
Stupida, stupida Hermione!
Ron
era solamente un insensibile, un immaturo, un bambino.
Ma
in fondo lo sapeva, che era il suo bambino preferito. Con quegli occhi blu come
il mare e quel sorriso splendente.
Le
lacrime continuavano a scenderle imperterrite, quando si accorse che in sette
anni di scuola non era mai stata in quella stanza.
Una
stanza spoglia.
All’apparenza
sembrava addirittura vuota.
Ma
voltandosi, Hermione notò che in fondo alla stanza,
nascosto nell’ombra, c’era un grandissimo oggetto nascosto da un telo.
Spinta
dalla curiosità, si asciugò le lacrime con il lembo della camicia e si diresse
versò il fondo della stanza.
Arrivata
davanti all’oggetto misterioso, con una mano strinse il telo e lo tirò via.
Davanti
ai suoi occhi si ergeva un grande specchio.
Lo specchio delle Brame.
Harry
le aveva parlato di quello specchio. Lo aveva trovato una notte, durante le vacanze
di Natale del primo anno mentre stava cercando informazioni su Nicolas Flamel nella sezione proibita della Biblioteca, dopo essere
stato scoperto da Gazza. Fuggendo si era imbattuto in Piton
e Raptor e per non farsi trovare si era chiuso in una
stanza e l’aveva trovato.
Ricordò
che Harry aveva visto nello specchio i suoi genitori, le persone che avrebbe
voluto con sé.
Hermione
si posizionò davanti allo specchio e attese.
In
fondo non costava niente vedere se quello specchio, rifletteva veramente i sogni
più segreti delle persone.
Così
attese e dopo qualche secondo restò a bocca aperta.
Non
aveva più dubbi.
Lo specchio rifletteva veramente il suo
desiderio più segreto.
Si
avvicinò ancora di più allo specchio, fino a toccarlo con una mano, come se non
credesse veramente a quello che stava vedendo.
Pensare
ad una cosa era una cosa, ma vederlo
faceva tutto un altro effetto.
All’interno
dello specchio c’era lei. E Ron, che la teneva abbracciata.
Non
solo.
Hermione
teneva per la mano una splendida bambina con gli occhi blu e dei vivissimi
capelli color rosso fuoco, che sorrideva felice; mentre Ron, teneva per la mano
un bambino che aveva dei capelli marrone scuro molto scompigliati e dei
profondissimi occhi color nocciola.
Decisamente
si doveva trattare dei loro figli.
I figli di Ron ed Hermione.
Hermione
rimase davanti allo specchio con un’espressione estasiata per qualche minuto,
poi improvvisamente si riscosse.
Le
era tornata in mente la stupida voce di Lavanda.
“Ron
adesso è solo mio!”
Lo
specchio le aveva semplicemente mostrato il suo desiderio più segreto, nient’altro.
Non
sarebbe successo un bel niente.
Harry
aveva per caso rivisto i suoi genitori?
Come
avrebbe potuto?
Erano
morti.
E
lei non sarebbe mai stata assieme a Ron e tanto meno avrebbe mai avuto figli da
lui.
Nuovamente
sentì le sue guance inumidirsi e nuove lacrime scenderle sul viso.
Si
diresse verso una finestra e guardò fuori.
Ragazzi
felici, correvano e si divertivano nel cortile di Hogwarts.
Lei
non aveva quella felicità.
Ma
aveva pur sempre il suo bel desiderio da osservare.
Così
con le lacrime agli occhi tornò verso lo specchio e si sedette, proprio di
fronte ad esso, a osservare il suo bel segreto.
Piangeva
e si osservava felice.
Proprio
un bel controsenso.
Quando
sentì i morsi della fame, si riscosse per un attimo dallo Specchio.
Guardò
fuori e si accorse che era buio.
Era
già sera, aveva saltato il pranzo ed aveva perfino saltato le lezioni del
pomeriggio.
Ma
poi tornò allo specchio.
Non
le importava più niente di niente.
Adesso aveva il suo bel desiderio da
osservare.
Altri
minuti passarono, forse ore.
Dopo
del tempo, a lei indeterminato, la porta si spalancò e si voltò di scatto.
«Per
la barba di Merlino, Hermione! Ma dove diavolo sei
stata tutto il santo giorno? Qui?! Miseriaccia, ci hai fatto prendere un colpo
a me e ad Harry!!!»
Tsk. Che
incoerente.
Adesso
lui era preoccupato per lei?
«Ma
a te che importa?» cominciò stizzita Hermione «Stai
tutto il giorno appiccicato alla tua anima gemella. Che ti importa se io
sparisco? Tanto se ci sono o non ci sono per te è la stessa cosa!»
«Non
dire stupidaggini Hermione! Lo vedo quando ci sei…»
«Appunto!
E fai di tutto per evitarmi. E non so neanche il perché…»
Aveva
nuovamente cominciato a piangere.
Ed
era una cosa che lei odiava, piangere davanti a Ron.
Era
segno di debolezza e lei di fronte a lui, non avrebbe dovuto mostrarsi debole.
«Herm… ‘Mione, per favore non
piangere. I-io…»
«Tu
non sai cosa dire, ecco»
Ron
abbassò gli occhi verso il pavimento, poi la guardò con quegli occhi da
cucciolo.
Quegli occhioni blu da cucciolotto
pentito, che solo lui sapeva fare.
E che
a lei scioglievano il cuore.
Ron
stava per parlare, quando il suo sguardo cadde sullo specchio.
«Hermione? È lo Specchio delle Brame quello?»
«Si»
rispose lei secca. Con una mano si asciugò le lacrime che ancora le stavano
scendendo.
«Oh!
Non lo vedevo da sei anni. Pensa che una volta mi ero riflesso allo specchio,
ed avevo visto me stesso come Caposcuola, Capitano di Quidditch,
che tenevo in mano la coppa del torneo» poi notò lo sguardo arrabbiato di Hermione e continuò «Ma non è questo il punto. Herm, sei stata qui tutto il giorno a rifletterti nello
specchio?»
«Anche
se fosse, che ci sarebbe di male?»
«Hermione lo sai anche tu che quello specchio potrebbe farti
smarrire o addirittura perdere il senno! Silente lo disse. Non serve a niente rifugiarsi nei sogni»
«La
fai facile tu!» sbottò lei «Non sei nella mia situazione»
«Che
situazione?»
Nessuna
risposta arrivò da parte della ragazza.
«Che
hai visto nello specchio?» chiese improvvisamente Ron.
Lei
si voltò di scatto.
«Sono
cose che non ti riguardano» rispose secca.
«Hermione, che cosa hai visto in quello specchio?»
Lei
non si trattenne più. «HO DETTO CHE SONO COSE CHE NON TI RIGUARDANO!»
«Invece
si, dannazione! Sono preoccupato per te, lo capisci questo?»
«Preoccupato
per me? Tu… TU SARESTI PREOCCUPATO PER ME? Sono stata
chiusa qui dentro tutto il giorno per colpa tua se proprio ci tieni tanto a
saperlo. Ho visto te in quel dannato
specchio. Se tu fossi realmente in apprensione per me, ti saresti accorto che
io ti amo, sciocco e stupido che non
sei altro. Ma tu no!! Non te ne saresti mai potuto accorgere, visto che stai 24
su
Ron
era rimasto shockato dalle parole di lei.
Non
riusciva a proferire una sola parola.
«E
chi tace acconsente»
Detto
questo la ragazza uscì dalla stanza, lasciando solo Ron, a fissare il punto in
cui la ragazza era sparita.
*
La
mattina seguente Hermione si svegliò stanca e triste
per tutto quello che le era accaduto la sera precedente. Fortunatamente per lei
era Domenica e quindi gli altri ragazzi avrebbero sicuramente dormito fino a
tardi.
Con
gli occhi umidi e rossi si trascinò in Sala Grande per fare colazione; poi si
diresse in Biblioteca e rimase lì fino all’ora di pranzo, fino a che Dobby non le portò il panino che lei gli aveva gentilmente
chiesto quella mattina.
Nel
primo pomeriggio aveva finito di ripassare tutto ciò che avevano fatto fino a
quel giorno, quindi decise di rilassarsi un po’ e si diresse verso
Era
il posto in cui si sentiva più a suo agio.
Era
un posto perfetto per liberare la mente da tutti quei problemi che la facevano
stare male.
La
vista che c’era dalla terrazza della Torre era meravigliosa.
Per
un momento si sentì felice di poter godere di quel paesaggio, poi i suoi
pensieri tornarono fissi su Ron.
Ron.
Non
l’aveva più visto dalla sera precedente. Non che la cosa l’avesse stupita…
Sicuramente
il ragazzo era sempre nel letto a dormire, non curandosi affatto di ciò che era
successo con lei.
Probabilmente
non le avrebbe più rivolto la parola.
Ma
in fondo Hermione aveva detto ciò che pensava e le
era sfuggito che lo amava.
Adesso
lui sapeva che lei lo amava e non sapeva come affrontare la situazione.
Come
si sarebbe comportata? Forse, non avrebbe neanche più avuto il coraggio di
guardarlo negli occhi.
Mentre
era persa nei suoi pensieri, con gli occhi inevitabilmente velati dalle
lacrime, dietro a lei apparve Ron.
Quando
lei si voltò e lo vide sussurrò:
«Che
c’è? Sei venuto di nuovo a vedere il mio misero spettacolino? Non ti è bastato
ieri sera vedermi piangere?»
Ron
la guardò, triste, colpito dalle sue parole:
«Hermione» disse sospirando «per favore. L’ultima cosa che
voglio è vederti stare nuovamente come ieri sera. I-Io sono venuto qui con
l’intenzione di parlarti. Ho delle cose da dirti…»
«A
che proposito?»
«Me,
Lavanda, te. Noi…»
«Noi?»
«Si,
noi. Ma fammi partire dall’inizio» Prese a torturarsi le mani, impacciato.
«Ieri
sera mi hai lasciato completamente basito con le tue parole. Non credevo che tu
provassi determinate cose per me, anzi, non ci avrei mai sperato. In fondo io e
te abbiamo sempre litigato in questi sette anni e sinceramente credevo di
essere solo un peso per te…»
«Adesso
lo sai. Ma dove vuoi arrivare?»
«Dopo
che te ne sei andata, ieri, io ho cominciato a pensare. Tu ami me, tu mi ami»
«Si,
Ron, visto che l’hai capito non ripetermelo mille volte. Io lo so cosa provo per te, e non è che ci stia troppo bene in
questo momento…»
«No
Herm! Invece è bene ripeterlo. Tu ami me»
La guardò dritta negli occhi e sospirò «Io ero stupidamente convinto che tu
amassi Krum…»
«Victor?
E che c’entra Victor adesso? Non lo vedo dall’estate passata»
«Proprio
lì che volevo andare a parare. Dopo che Harry sconfisse Voldemort
a fine estate, tu andasti in Bulgaria a trovare Krum,
per constatare le sue condizioni di salute. Noi… Noi
in quel periodo, ci eravamo molto avvicinati, e poi dopo abbiamo affrontato la
battaglia. Credevo seriamente che tra noi potesse nascere qualcosa, ma tu... Tu
te ne sei andata in Bulgaria dal tuo bel Vicky! E
allora ho capito che voi due vi amavate. Poi ieri mi hai detto quelle cose… E per la cronaca ciò che hai sentito dire da Lavanda
non è vero»
«Non
ci posso credere Ron! Pensavi seriamente che io fossi innamorata di Krum? Ed è per questo che è dall’inizio dell’anno che non
mi tratti più come prima e che ti sei rimesso con quell’oca? Dimmi che mi sto
sbagliando e che non è così. Dimmi che non è per un banale pensiero che io e te
siamo stati lontani tutto questo tempo, che adesso non possiamo stare assieme…»
«Vedi
Hermione» cominciò Ron completamente rosso in viso
«Quando una persona è estremamente gelosa di un’altra, può arrivare a compiere
delle sciocchezze belle e buone, come ad esempio pensare che la ragazza che ami
in realtà ama un altro, oppure quella di mettersi con una ragazza per la quale
non si prova assolutamente niente e così via….»
«No,
no. Frena! Hai detto di essere innamorato di me? Ho capito bene Ron? No, no...»
disse lei scuotendo la testa convinta «Non puoi averlo detto. Tu sei fidanzato,
ed io sono Hermione. Impossibile che tu sia
innamorato di me»
«Perché?
Lo troveresti così impossibile?»
«Beh.
N-no.. È-è che…» balbettò lei «È che non mi sembrerebbe vero»
Ron
la fissò.
«Ed
invece lasciatelo dire… è proprio così, fidati!»
«Ma
tu hai la ragazza! Non puoi dirm…»
«Non
più» Hermione si voltò.
«Cosa?»
«L’ho
lasciata»
«Quando?»
«Stamani»
«Perché?»
«Te
l’ho già detto perché!» disse lui con un sorriso.
«Non
direttamente» ribatté lei.
«Perché
ti amo sciocca!»
«Anche
io ti amo Ron!»
Ron
si avvicinò ad Hermione e l’abbracciò.
Un
tenero abbraccio per capire che si erano ritrovati, che sarebbero stati sempre
assieme, che si sarebbe sostenuti nel momento del bisogno.
Che non si sarebbero mai abbandonati.
*
I'll
be your crying shoulder
I'll
be love suicide
I'll
be better when I'm older
I'll
be the greatest fan of your life
I’ll Be
– Edwin McCain
15 anni dopo…
Sala
Comune Grifondoro, primo anno.
Un
ragazzino castano dagli occhi color nocciola, stava sbuffando e camminando
avanti e indietro nel mezzo della Sala.
Odiava
dover sempre aspettare la sorella, sempre perennemente in ritardo.
«Clelia non possibile che tu debba preparare il tuo baule
sempre all’ultimo minuto! Non potevi farlo ieri sera quando ero andato a farlo
anche io? Sarai anche la maga più brava di questi tempi - come dice sempre la
mamma -, ma in quanto alla puntualità hai sicuramente preso da papà! Muoviti!»
«Si
si, arrivo, arrivo Tom! Comunque tu sarai simpatico come Pà,
ma rompi più di mamma quando ti ci metti»
«Lo
so che ti rompo, lo so, ma sai anche che ti voglio bene!»
Una
ragazzina con due rossissime treccioline che le
pendevano dalla testa e con due occhioni blu intenso,
apparve dalle scale del dormitorio femminile con in mano un paio di Jeans e tre
magliette tutte raggrinzite.
«Anche
io ti voglio bene Tom! Comunque sul serio, cerco di fare più in fretta
possibile! Anche io non vedo l’ora di rivedere mamma e papà»
Tom
sorrise.
In fondo era sua sorella gemella e le
voleva proprio bene.
Non poteva non volerle bene.
«Dove
hanno detto che sarebbero venuti?» chiese la rossa.
«In
Sala Grande! Si, ci aspettano in Sala Grande!» rispose il fratello.
Clelia si
affacciò nuovamente dalle scale.
«Ok,
mi muovo!»
Detto
questo, la ragazza riprese a preparare il suo baule.
Nel
frattempo davanti al castello di Hogwarts erano
arrivati i genitori dei due ragazzi con la loro macchina volante.
Una
donna castana con dei boccoli ben definiti e due splendidi occhi profondi,
scese dalla macchina e rimase a bocca aperta a fissare il castello che le stava
davanti.
Osservare
dopo tanti anni quel posto che era stato a lei, così tanto caro, le faceva
provare intense emozioni, proprio come la prima volta che lo aveva visto.
«Oh!
È esattamente come l’avevamo lasciato 15 anni fa. E adesso i nostri figli
stanno frequentando il primo anno…»
Un
uomo alto, con dei vivissimi capelli rossi e due splendidi occhi azzurri come
il cielo, raggiunse la moglie e le rispose:
«Lo
so! Sembra così irreale che io e te siamo qui a prendere le nostre due pesti
per la loro prima vacanza natalizia... Sembra ieri che eravamo qui anche noi»
«Hai
proprio ragione Ron!!»
I
due si diressero verso il castello e una volta dentro, decisero di girovagare
un po’ per quei corridoi a loro così familiari, per ricordarsi un po’ dei loro
vecchi tempi.
Erano
quasi giunti alla Sala Grande, quando Hermione vide
una porta, che le ricordava qualcosa.
Un giorno in particolare.
Aprì
lentamente la porta ed entrò dentro la stanza.
Uno
specchio, le si ergeva davanti, vicino alla parete, proprio come 15 anni prima.
Hermione
si avvicinò e poi si specchiò.
Aspettò
un po’… e un altro po’.
Ma
niente oltre a lei appariva nello specchio.
“Probabilmente in tutti questi anni lo
specchio si sarà rotto!”
E
tornò da Ron, che le chiese:
«Ehi!
Dove eri finita?»
«Ero
andata a vedere in un posto una cosa. Non so se ti ricordi un certo specchio….»
«Come
potrei dimenticarlo? Dimmi un po’, che ci hai visto?»
«Stranamente
non ho visto niente oltre a me…»
Ron
le sorrise, ricordandosi cosa le aveva detto Harry e ripeté esattamente le
stesse parole.
«L’uomo più felice della terra
guarderebbe nello specchio e vedrebbe solo se stesso, esattamente com’è…»
«Oh!»
Hermione sorrise al marito «allora tutto torna…»
I
due raggiunsero
Hermione
sorrise.
Adesso
sapeva che lo specchio non mentiva.
Non
le mancava niente.
Aveva tutto ciò che aveva sempre
desiderato.
FINE.