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Autore: Manila    03/06/2012    1 recensioni
Heero, Relena, un invito a cena e tanti ospiti indesiderati...
STORIA MOMENTANEAMENTE SOSPESA. SONO MORTIFICATA E SARO' LIETA DI FORNIRVI SPIEGAZIONI IN VIA PRIVATA. A PRESTO!
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Heero Yui
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                              -Ospiti indesiderati-




Apro l’armadio per riporre la giacca e subito avverto la presenza di Relena poiché vengo investito dal suo tipico profumo fruttato che mi ricorda quelle caramelline che vendono chiuse in scatoline di latta. Il suo cappotto, la sciarpa e il cappello sono appesi dove li lascia solitamente. Non vi è alcun segno particolare che possa spiegarmi la presenza di Wufei in casa mia. Sbuffo sonoramente. Il solo fatto di aver assaporato quella fragranza dolciastra mi ha scaricato una notevole parte di tensione accumulata per via dell’infelice incontro avuto pocanzi. Ma dov’è finito lo spietato assassino di non molti anni fa? Mi maledico non una ma mille volte per essere caduto così in basso… Silenziosamente supero la porta a vetri  e da qui vengo guidato in soggiorno dalla voce di Relena, probabilmente impegnata in una conversazione telefonica. L’ambiente è caldo per via del camino acceso, sotto la finestra , a destra, c’è una tavola elegantemente apparecchiata e lei è seduta su una poltrona , accanto al camino. Regge ancora il cellulare in mano e quando si accorge della mia presenza ,si alza dal suo comodo giaciglio e il viso le si illumina del più radioso dei sorrisi. Mi basta questo per cancellare in un istante la stanchezza del viaggio, la nostalgia di casa e l’arrabbiatura causata dall’ospite indesiderato.
- Bentornato!- esordisce con la sua dolcissima voce.
- Grazie- le rispondo avvicinandomi sempre di più a lei.
-Mi sei mancato!- m’informa mentre le sue iridi cominciano a brillare nonostante il sorriso non l’abbia mai abbandonata. La osservo da capo a piedi. Indossa un vestitino viola e una maglietta glicine a maniche a tre quarti di lana cachemire con tre bottoni che si uniscono sotto il seno, stivaletti scamosciati neri e i capelli chiari raccolti in una coda di lato.
-Anche tu…- ammetto, ormai così vicino da tenerle le mani sulle spalle. Mi guarda un altro pochino forse in attesa di qualche mia iniziativa che puntualmente non arriva. Non sono davvero tagliato per certe cose. Non è che non avverta il desiderio di baciarla ma è totalmente fuori della mia natura cercare il contatto altrui. Come ad avermi letto nel pensiero, poggia le mani sulle mie, si alza in punta di piedi e unisce le nostre labbra. Non è un bacio possessivo ma un tocco leggero, delicato che trasmette semplicemente dolcezza. Si scosta un po’ da me ma non così tanto da impedirmi di sentire la sua bocca distendersi in un sorriso sulla mia. La stringo ancora più a me sperando possa capire che mi dispiace non avere mai le parole giuste, che mi dispiace essere così come sono perchè forse preferirebbe un ragazzo che perda ogni briciolo di pudore presentandosi qui con un mazzo di rose rosse e una chitarra, pronto a stonare esibendosi in una serenata improvvisata.
Un miagolio ai nostri piedi ci distrae. Un gatto bianco e marrone prende a strusciarsi sul mio pantalone scuro lasciano una scia di peli indesiderati. Inorridisco alzando gli occhi al cielo, mentre Relena si abbassa entusiasta prendendolo in braccio.
 - Ma che bello che sei- comincia a parlargli come se possa capirla – Da dove sbuchi? Sei adorabile!- continua  coccolarlo - Come ti chiami?-
- Fiocco … - rispondo io per quell’ammasso di pelo -…E scommetto che non si trova qui per caso…- sibilo guardando storto l’animale che sembra non apprezzare particolarmente la mia vicinanza.    
- Rimettilo pure in terrazza. E’ da lì che è arrivato ed è esattamente dallo stesso posto che tornerà a casa-
Relena scoppia a ridere e sembra aver preso il mio suggerimento come uno scherzo ma subito cambia espressione quando si rende conto che sono serissimo.
- Suvvia, Heero, è solo un gattino e fuori fa molto freddo stasera. Potrai restituirglielo domattina oppure riportarglielo più tardi, quando mi riaccompagnerai a  palazzo -
 Ricominciamo: io non voglio fare una cosa, lei sfodera le sue encomiabili capacità diplomatiche, sa che quando mi guarda con quell’espressione mi rivolge violenza psicologica ed ecco che tutte le mie difese crollano ed io acconsento a fare tutto ciò che ordina e anche quello che non ordina!!! Per la cronaca, quell’ammasso di pulci è della piaga che occupa il quarto piano e la sua presenza qui, stasera, non mi suggerisce nulla di buono… Stampo sulla mia faccia un ghigno che teoricamente dovrebbe essere un sorriso di accondiscendenza e, mentre lei va un attimo in bagno probabilmente per aggiustarsi il trucco, io ne approfitto per lasciare accidentalmente aperta la porta d’ingresso e sollecitare il gatto a tornare nel suo appartamento, ergo: prenderlo per la collottola e sbatterlo fuori da casa mia mollandolo sul ballatoio. Non ce lo voglio l’ammasso di pulci della piaga qui, si tenga il suo zoo a casa sua se proprio ci tiene! Silenziosamente mi avvio verso l’uscita ma appena riesco ad aprire il portone senza produrre rumori sospetti, ciò che si presenta ai miei occhi è decisamente peggio della visita felina. Vestito di tutto punto, con i capelli tagliati, profumato come un fiore e con un sorriso a trecentonovantadue denti, Paul Jafferson si appresta a salire l’ultimo gradino del mio piano. Come in trance, lascio la presa dalla collottola del gatto che casca e con un miagolio contrariato approfitta del mio evidente stato per sgattaiolare di nuovo in casa. Fino a cinque minuti prima lo avrei inseguito e braccato senza pietà pur di non darla vinta alla “Piaga” ma ora la situazione è precipitata. Che diamine ci fa qui? Come ha fatto a superare il cancello elettrico senza bussare prima al citofono? E come diavolo faccio a non farlo entrare? Se vede Relena succede un putiferio…Già vedo i titoli dei giornali interplanetari annunciare la relazione clandestina della principessa con la sua guardia del corpo e, contemporaneamente, mi chiedo come farò a tenere a bada il caro fratellino psicolabile in preda ad un attacco di gelosia. Sarebbe la volta buona che riesca a strappargli quei capelli biondo platino uno ad uno. Non mi lascerei mai uccidere da uno che porta un bidet sulla testa, non sarebbe dignitoso!E’ vero che prima o poi verrà a sapere della nostra relazione ma un conto è ragionarne a tavolino, un altro è apprenderlo da una rivista di gossip di terza categoria… Come intuendo il mio tumulto interiore, Paul scoppia in una fragorosa risata.  
- Tranquillo, ragazzo!- ma che tranquillo e tranquillo, viene qui, mi provoca un principio d’ infarto e dovrei stare tranquillo? Ma perché non è con sua moglie a porre rimedio al calo demografico registrato negli ultimi anni? Come me ne libero adesso? Continuo a guardarlo sospettoso senza proferire verbo. Giuro, vorrei dire qualcosa ma devo ancora riavermi dallo shock. Siccome il mio superiore è allo scuro del dramma che sta per consumarsi, non capendo il perché del mio viso sconvolto ( è riuscito addirittura a far apparire un’espressione sul mio viso, roba da matti!), e fraintendendo la mia reazione, si mette a fare l’ironico  - Non ti facevo così geloso!- osserva ammiccando malizioso  -  Non sono qui per sedermi a tavola con voi -  cerca di rassicurarmi. Sì, ci mancherebbe … Beh, questo è sicuramente un punto a mio favore, forse c’è speranza che la situazione da tragica non diventi irreversibile. Visto che stare qui con lo sguardo da uccello rapace non serve ad incenerirlo realmente, decido che parlare potrebbe essere utile a scoprire cosa ci fa qui e, soprattutto, quando andrà via.
  - Ma che sorpresa, Paul!- è il mio non proprio brillante esordio, mentre qualcosa di affilato mi afferra il polpaccio. Maledetto gatto! Quando l’ho lasciato involontariamente cadere si è infilato di nuovo in casa ma non è riuscito a superare l’ingresso poiché la porta a vetri si è chiusa. Dio, giuro che domattina né Lady Une, né la piaga riusciranno a sopravvivere alla mia furia omicida che ogni tanto ancora fa capolino nella mia coscienza…
- Scusa per l’improvvisata .Sono entrato perché ho incrociato un ragazzo cinese che stava aprendo il cancello, ho approfittato della sua gentilezza e sono salito senza bussare al citofono – mi spiega sempre più entusiasta. Maledetto Wufei, ora ci si metteva anche lui. Poteva almeno avvisare visto la mia “particolare” ospite …
 - In realtà sono qui perché sono un po’ preoccupato per te. Quando siamo atterrati mi hai dato l’impressione di essere rimasto deluso dall’assenza di qualcuno di particolare…- eccolo che ricomincia con la solita storia. Non gli è bastato torturarmi per due mesi nello spazio, deve farlo anche sulla Terra? - Deve essere davvero importante se riesce a tenerti così sulle spine -, ora il suo sguardo si fa dolce e le mie difese si abbassano leggermente. A questo punto mentire sarebbe inutile  -Va bene , lo ammetto: c’è davvero qualcuno che mi fa sentire così come dicevi tu nello spazio. Non mi limitavo a guardare il vuoto ma osservavo la Terra da lontano, come se fissare un punto preciso mi permettesse di riuscire a vederla -. Dio mio, come posso essere così patetico? Ma se serve a mandarlo via, m’invento pure che una notte mi sono messo a piangere …
 - Ah, lo sapevo!- afferma compiaciuto - E so anche che nonostante tu sia un ragazzo gentile e di bell’aspetto, sei anche inesperto. Si vede un miglio che questa è la tua prima ragazza - , ghigna divertito. Frena, frena! Che cosa?!?! Ma io lo…
- Sono certo che non hai pensato nemmeno di portarle un regalo!- e scoppia in una fragorosa risata.  - E cosa le averi dovuto portare da una stazione orbitale, una scatoletta di pappogna liofilizzata?- chiedo sprezzante per cercare di farlo smettere di ridere di me.
- Certo che no! Se c’è una cosa che devi imparare delle donne è che adorano i regali e che devi portargliene qualcuno anche se vai in un cimitero…- mentre questo concentrato di profonda sapienza sciorina i suoi consigli non richiesti, sento la porta del bagno aprirsi e Relena cominciare a girare per le stanze, chiamando il mio nome. Nonostante i vetri della porta siano fumé, nel momento in cui la principessa accede alla cucina, la sua sagoma è più che visibile e ciò basta a mandare in escandescenza Paul – Oh mio Dio!- esplode usando un decibel più alto del dovuto  - Ti sei trovato una bionda!!!-.
Se continua così lo sentirà anche il tenente Noin al primo piano.   - Shhhhhhhhhhhhhhhhh, vuoi chiudere il becco?!?!- bisbiglio io cercando di farlo calmare e , nel momento in cui si mette una mano davanti alla bocca col fare di un bambino birichino, il gatto comincia a miagolare insistentemente esprimendo il suo desiderio di riprendere posto in soggiorno accanto al camino. Ok, basta fare i diplomatici, quando mai lo sono stato? In passato avrei già annientato il nemico spingendolo giù per le scale…
- Senti Paul, non vorrei sembrarti scortese ma come vedi ho da fare. Ti ringrazio per la visita ma non posso proprio trattenermi oltre-  dico indietreggiando di qualche passo. - Ma certo , ragazzo, ero giusto passato per vedere come procedeva e per darti questi-  da una mano che solo in quel momento mi accorgo che aveva nascosta dietro la schiena, mi porge un mazzo di rose bianche e blu. - Mai presentarsi al cospetto di una signora a mani vuote-  afferma risoluto. Inutile dire che sul mio volto è comparsa un’espressione disgustata davanti al mazzo di fiori. E’ per caso morto qualcuno? Cosa dovrebbe farsene Relena, portarlo ad un funerale? Scommetto che Rareba il signorino del cavolo mi direbbe che manco di charme…Chi se ne frega! Trovo assurdo che ad una donna possa far piacere un regalo simile. Tuttavia in questo momento la cosa essenziale è liberarsi di Paul, per cui, con un po’ di titubanza, accetto l’omaggio floreale ringraziandolo con un grugnito.
- Lo sapevo che avevi bisogno del mio aiuto!- ammette compiaciuto, - Ora vado via ma non senza averti prima lasciato un regalino tutto per te- e dalla tasca del cappotto tira fuori una scatolina a cui non do importanza poiché mi preme troppo mandarlo via. Lui gira sui tacchi e si avvia all’ascensore, ma prima che le porte scorrevoli possano chiudersi, alza il pollice e ammiccando aggiunge  - 5, 19, 23. Vedrai che ti divertirai!-.
Scuoto la testa e con una scrollata di spalle entro in casa. Solo in questo momento mi rendo conto di ciò che Paul mi ha lasciato. Una scatola di profilattici!
U-N-A-S-C-A-T-O-L-A-D-I-P-R-O-F-I-L-A-T-T-I-C-I!!!
Non ho il tempo di ragionare sulla cosa che vedo la sagoma di Relena avvicinarsi pericolosamente alla porta a vetri, abbassare la maniglia ed infilare la testa nell’ingresso. Mi vergogno di ammetterlo con me stesso ma dopo mille battaglie, questa è la prima volta che vengo preso dal panico. L’unica cosa che mi viene in mente di fare, prima che possa accorgersi di cosa reggo tra le mani, è di aprire le ante dell’armadio a muro e di scaraventarvi profilattici e mazzo di fiori. Quando il suo sguardo incontra il mio viso, si accorge del rossore che è prepotentemente apparso sulle mie guance ( e non solo su quelle, credo di avere il fumo che mi esce dalle orecchie e dal naso…). Approfittando dell’uscio socchiuso, sacco di pulci smette di miagolare e s’infila in casa. - Non dirmi che stavi cercando di sbatterlo fuori?- mi domanda con aria accusatoria.  “Bingo!”, come diamine fa a leggermi nel pensiero ogni volta che faccio una cosa? E’ naturale che stavo cercando di disfarmene ma non vado mica a dirglielo -Certo che no!- rispondo offeso, scoprendomi improvvisamente attore provetto. - Ah, no?- Scuoto la testa cercando di assumere un aria innocente. –Allora cosa ci facevi qui col gatto? E, soprattutto, stavi parlando con qualcuno?-, indaga con fare sospettoso. Altro che principessa, diplomatica e vice ministro degli esteri,la mia ragazza potrebbe benissimo lavorare contemporaneamente per tutte le agenzie di spionaggio presenti sulla Terra e sulle colonie… Coraggio Heero, non sei stato addestrato solo per causare genocidi, fai lavorare anche la tua mente brillante, improvvisa!
- Beh…Ecco…- Come si fa a sudare freddo ed avere contemporaneamente le orecchie in fiamme? Lei continua a fissarmi con le braccia conserte, in attesa di una frase di senso compiuto. Ok , signorina, ti piace il gioco duro? Hai trovato pane per i tuoi denti. Sei pur sempre una femmina, no? E nessuna femmina resiste ai funerali…Cioè, volevo dire ai regali. Missione accettata… Apro l’armadio ed estraggo le rose. Abbasso lo sguardo sui fiori, poi lo alzo su di lei accorgendomi che la sua espressione è cambiata. Ahahah, ti ho in pugno!
 - Stavo parlando col fioraio- mento spudoratamente – Sulla stazione orbitale su cui ho lavorato non c’era niente di speciale da poterti regalare ma volevo farti ugualmente una sorpresa. Volevo che le ricevesi prima del mio arrivo ma a quanto pare il fattorino ha trovato molto traffico ed ha tardato. Scusami.- Gli occhi di una donna che s’illuminano tipo stelline indicano che sei stato perdonato, vero?
-Oh, Heero…Sono bellissimi!- afferma commossa mentre quasi me le strappa da mano annusandone il profumo. Salvato da un mazzo di rose, da non credere! Va bene, lo ammetto, di donne non ne capisco proprio niente e l’intervento di Paul è stato eccezionale ma non ammetterò mai in nessun caso la sconfitta. Non sono esperto in faccende amorose ma si può sempre imparare, no? Sarà un po’ come affrontare un ulteriore addestramento militare, tutto qui.
-In realtà non mi aspettavo niente- la voce di Relena interrompe il flusso dei miei pensieri- Tutti i regali del mondo non valgono quanto la tua presenza qui. Tutto ciò che ho desiderato in questi due mesi è stato il tuo ritorno. Ti sono grata per la sorpresa…ma… Il regalo più grande sei tu!-
E’ sempre stata così, Relena: innocente, sincera, non ha mai avuto paura di esprimere i suoi sentimenti sia che fossero d’amore sia che fossero impregnati d’ira. In passato il suo modo di fare mi ha spesso spiazzato, facendo crollare le mie certezze. Ora mi rende immensamente felice il fatto che tanto amore sia tutto rivolto a me. Un po’ mi dispiace di averla raggirata, giuro che in futuro mi farò perdonare. Mi avvicino annullando la distanza che c’è tra le nostre labbra. Le lascio un bacio dolce e quando ci separiamo le parole che le rivolgo escono senza che io possa impedire loro di uscire perché sento davvero di sentirmi così come mi descrivono.
- Sono a casa … - e come risposta ottengo il suo sorriso.
Non voglio altro e quei numeri 5, 19 e 23 possono tranquillamente restare chiusi nell’armadio a muro, c’è una cena che mi aspetta.
  
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